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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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STORIE IGNOBILI

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PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI

CUNNILINGUS

(La trasformazione sessuale d’una donna.)

 

“... quello che non vorreste accadesse mai a vostra moglie...”

 

 

Note:

                                      “…fattela leccare ma non farti chiavare…”

… mi diceva sempre mia nonna quando giovinetta uscivo con i ragazzini…

 Monica.

 

 

Premessa:

 

Avviso il lettore che la parte iniziale della discussione tra me e il dottore che mi spiega e mi prepara al cunnilingus e a tutte le sue espressioni e forme dall’anatomia della vagina e della vulva alla loro fisiologia, per quanto assurda possa apparire, è veritiera e ho voluta riportarla nella sua interezza. Forse molti la troveranno un po’ lunga nella parte iniziale, ma è un argomento obbligatorio e istruttivo che prepara al passaggio successivo, per seguire e capire il resto della storia e contribuisce a costruire il contenuto e farlo comprendere nella sua completezza.

Non è facile esprimere le proprie emozioni nello scrivere, ma ci proverò.

Questa storia è diversa dalle altre, per narrazione e per la delicatezza dell’argomento trattato. Quanto accaduto, è reale ed è stato umiliante per me viverlo nella parte finale.

Una storia nata stupidamente da un gioco, un diversivo, che ha avuto un epilogo tragico.

 

 

Salve, mi chiamo Enrico, quella che narrerò è una storia strana, ma vera, e spero di essere utile a qualcuno narrandola.

Avevo 40 anni nell’esposizione che farò, ero sposato da 15 anni con Monica una donna stupenda ed eravamo genitori di due ragazzi meravigliosi di 13 e 11 anni, maschio e femmina.

Il suo come mio passato era stato interamente etero con una vita sessuale normale, coniugale, ma soddisfacente.

Mia moglie aveva 39 anni, era una bella signora che con gli anni e le due gravidanze aveva preso qualche chilo, ma non passava inosservata agli sguardi maschili; alta 1,65 circa, corpo adulto da falsa magra, i capelli castano chiaro, con un bel seno prosperoso che aveva allattato i nostri figli.

Quest'ultima sua caratteristica, da sempre era l’attrazione degli sguardi maschili.

Insieme da quando c’eravamo conosciuti, avevamo progettato il matrimonio, quanti figli avere, come chiamarli e dove vivere.

 Sembrava che saremmo restati insieme per sempre, tutta la vita e ne eravamo convinti e sicuri entrambi, anche se con il tempo e la quotidianità il rapporto divenne abitudinario, soprattutto nell’ultimo anno, dove non avevamo più l’intimità iniziale, non c’era passione e molte volte lei con mille scuse si rifiutava di fare sesso.

Io ero stato il suo primo ed unico uomo, anche perché essendoci messi assieme giovani, lei non aveva avuto modo di avere rapporti sessuali con altri. Difatti era vergine quando lo conosciuta.

Stavamo bene alla sera assieme ai ragazzi a guardare film alla televisione o in dvd abbracciati

sul divano e mai ci saremmo sognati di lasciarci.

Ma il nostro matrimonio andò in crisi circa 3 anni fa o poco meno... e recentemente mia moglie ha chiesto la separazione, con motivazioni che riconosco reali, ma che non mi tornano come sufficienti a giustificare tale richiesta.

Da due anni Monica, mia moglie, la madre dei miei figli ha una relazione lesbica con una donna più giovane di lei, e da persone civili ne abbiamo parlato.

Lei non sa dire se considerarsi realmente lesbica… certo è che da questa donna si sente fortemente attratta sessualmente e sentimentalmente, quasi innamorata, e mentre chiedeva la separazione da me... andava a vivere con lei.

Avemmo anche un periodo di litigi e riflessione prima di giungere alla separazione voluta solo da lei e alla luce di quello, capii il motivo dei miei tanti "perché", che ora hanno una spiegazione.

Premetto che mentre vi scrivo sono ancora innamorato di mia moglie come il primo giorno e non mi nascondo, ho fatto tanti errori, ma non posso rinunciare a capire, ad amarla... anche perché in mezzo a tutto questo ci sono i nostri figli.

So che la responsabilità è mia, perché l’ho iniziata io per gioco e trasgressione, ma leggete da voi…

 

Una mattina di qualche anno fa, non so nemmeno io come avvenne, in un momento di furore erotico a letto, giocando con lei mi misi a mangiargliela per scherzo e leccargliela e notai che accettava con piacere quella pratica che da sposini avevamo fatto solo qualche volta perché a me non piaceva, e notai che godeva e ansimava di più a farsela leccare, che se la chiavassi e questo mi stupì e incuriosì molto oltre a divertirmi.

Devo essere sincero, come dicevo sopra a me non piaceva e non mi è mai piaciuto leccare la figa, lo sempre ritenuto poco igienico e una perdita di tempo, e lo facevo più che altro quando sentivo che avevo scarse erezioni per soddisfarla e visto quell’episodio curioso riprovai a farlo la settimana dopo, a leccargliela ancora e scoprii così che a mia moglie quasi quarantenne ormai le piaceva di più farsi leccare la figa che chiavare, il contrario di me.

Ero sorpreso e interessato, avevo scoperto il suo segreto sessuale dopo quindici anni di

matrimonio.

Lei quando gliene parlavo e le chiedevo qualcosa in proposito se ne vergognava.

Comunque quella scoperta mi eccitava e nei momenti di intimità prima o dopo avergliela leccata un po’, la stimolavo con domande ad aprirsi e a ricercare assieme a lei stessa il perché di quel piacere, visto che diceva di non conoscere il perché le piacesse così tanto, più di un rapporto sessuale.

Le parlai e facendole una specie di analisi personale vinsi le sue resistenze e mi confidò tra timore di una mia reazione e vergogna, che prima di conoscere me aveva avuto per qualche mese un ragazzo che gliela leccava soltanto.

Ricordo che le chiesi irriverente e sfacciato per provocarla e metterla in imbarazzo:

“Un ragazzo o una ragazza?”

“Un ragazzo scemo! Non sono lesbica e non sono mai andata con una donna e non andrò mai, mi fanno schifo!”

Le dissi che scherzavo, che la mia era una battuta e riprendemmo a discorrere e mi confessò così, che lei pensava che quella propensione al cunnilingus le era venuta da ragazza,

quando con le amiche frequentavano i ragazzi e sua nonna per preservare il valore della sua

verginità le diceva sempre:

” Fattela leccare ma non farti chiavare... nipote mia, che hai la dote in mezzo alle gambe! “In modo così da restare vergine.

E fu con quella frase divertente e quello spirito che non si concesse mai a nessuno, e il primo e unico ragazzo che ebbe prima di conoscermi, non la chiavò mai, non glielo permise, ma se la lasciava leccare soltanto. Ci sarebbe da ridere se l’epilogo non fosse tragico.

Restai stupito e sorpreso da quella confidenza visto che non me ne aveva mai parlato e da quando ci conoscevamo ci dicevamo tutto. Sapevo che aveva avuto un ragazzo prima di me, ma non che gliela avesse leccata, visto che era vergine quando la conobbi.

La prima domanda che le feci da marito sospettoso fu:

“Te la leccava soltanto?”

“Si me la leccava solamente, te lo giuro!” Si precipitò a precisare timorosa.

Le credevo, perché l’avevo sposata illibata almeno fisicamente, l’avevo sverginata io, ma il

fatto che il suo ragazzo prima di me gliela leccasse, mi infastidì ed eccitò allo stesso tempo e

le feci altre domande.

“Ma perché te la leccava solo e non ti chiavava? ...Non le veniva duro?” Domandai

“Si che gli veniva duro!” Rispose seria.

“E allora perché non ti chiavava?”

“Perché io non volevo fare altro...” Ribatté.

“E che facevate?”

“Lui si masturbava!” Replicò.

“Lui! ...Da solo o glielo facevi tu?”

“A volte glielo facevo io…” Mormorò imbarazzata quasi vergognandosi di quello che mi diceva.

“E tu glielo leccavi a lui?” Chiesi curioso e dubbioso.

“No! Ma che dici!? Io non ho mai fatto queste schifezze, solo con te perché hai insistito tanto e sei mio marito! E non mi piace farle nemmeno ora e lo sai…” Replicò scandalizzata.

“Lo masturbavi anche tu? ...Le facevi le seghe?” Domandai ancora.

“Si!” Rispose infastidita.

“E lui te la leccava solo?”

“Si!” Ripeté seccata:” Te l’ho detto ...Non mi credi? Lo sai, che ero vergine quando mi hai

conosciuta, sei stato il primo e unico uomo e amore della mia vita.”

“E non ci provava a chiavarti?” Domandai ancora eccitato, sospettoso e divertito.

Fece un sospiro e rispose:

“All’inizio si!! Ci tentava, ma poi vedendo che non c’era niente da fare si è adattato così.”

“Ubbidivi a nonna!” Dissi sorridendo:” Te la facevi solo leccare!”

“Stupido!” Rispose:” Certo che facevo quello che mi consigliava mia nonna o mia madre. Non sono mica tutti come te i ragazzi che pensano solo a fare quella cosa... era un bravo ragazzo lui e mi rispettava!”

“E perché non l’hai sposato allora se era tanto bravo ragazzo!” Ribattei sarcastico.

“Perché mi sono innamorata di te, volevo te, e l’ho lasciato per te! “Rispose seccata.

“Te la leccava bene almeno?” Chiesi ridendo.

“Si, come può leccarla un ragazzo di 15 anni!” Rispose mia moglie.

“E allora a nostra figlia insegnerai anche a lei a farsela leccare e non farsi chiavare?!” Esclamai

divertito continuando a ridere.

“Cretino!!...Sei un cretino!!! Non ti dico più niente!” Mi rispose, offesa.

“Dai!... “La coccolai:” Sono solo curiosità, però mi fai ingelosire!” Dissi mentendo.

Abbozzò un sorriso.

“E come si chiamava?” Domandai.

“Gianni!” Rispose subito.

La presi e abbracciai stringendola a me, mi faceva tenerezza quel suo imbarazzo e ingenuità a 38 anni, delle sue confessioni giovanili.

“Tu invece chissà quante ne hai avute prima di me?!!” Esclamò seria.

“Qualcuna!” Risposi ridendo.

“Ehh si qualcuna… Lo so!... Ti vedevo…  con le altre!”

Sorrisi, fiero di fare il donnaiolo con lei e ribattei:

“Quel che facevo, erano tutti giochi sessuali innocenti da ragazzini se vogliamo, baci, ditalini…. E dentro di me mi dicevo:” Meglio che gliela abbia leccata e non me l’abbia chiavata!”

Mi confidò che uscì quasi sei mesi con quel ragazzo e gliela leccava tutte le settimane, il sabato

sera e lei lo masturbava.

Discutendo e ragionando divertiti, pensammo che fu allora che in lei nacque il desiderio e la

tendenza per quella pratica sessuale del cunnilingus, che fu la prima che provò dopo il bacio.

Ero soddisfatto della sua confidenza, anche del fatto che lo lasciò quando conobbe e si innamorò di me, era stata sincera e per vergogna non mi parlò mai di lui e di quello che facevano.

Tra me e lei fu diverso, la nostra frequentazione fu l’inizio di una relazione d’amore che ci portò al matrimonio, io nei nostri momenti intimi le praticavo ditalini e carezze, e così innamorata com’era pochi mesi prima del matrimonio riuscii a chiavarla, a sverginarla e iniziammo ad avere rapporti sessuali completi con penetrazione al sabato sera invece delle leccate di figa di quell’imbranato del suo ex ragazzo; ed era soddisfatta di come la chiavavo e godeva e io mi sentivo un Dio.

Non gliela leccai quasi mai dopo il matrimonio, lo feci qualche volta da sposini, come tutti i

neo sposi per far vedere che ero completo sessualmente, esperto e facevo di tutto. Ma poi smisi non mi piaceva, era noioso, mi restavano i peli in bocca e mi dava fastidio alla lingua il sapore e io non provavo piacere nel leccare la figa di Monica, lo provava solo lei. Invece chiavando lo provavamo tutte e due. A me piaceva chiavare e non leccare.

Ma da quella scoperta che le piaceva farsela leccare, anch’io come il suo ex ragazzino ogni sabato sera a letto, presi a leccargliela prima di chiavarla, come dicevo sopra non che mi piacesse in modo particolare farlo, ma mi divertiva metterla a disagio dicendole:

” Te la lecco meglio io o lui?”

Paragonandoci, facendola eccitare e imbarazzare del ricordo e del confronto.

Quando volevo chiavare poi, mentre la leccavo smettevo e mi tiravo su con il viso e con il corpo e mi sdraiavo sopra di lei penetrandola e possedendola con gioia e novità reciproca.

Notai che se lo facevamo così, prima leccandola e poi chiavandola era più partecipe

e godente e la chiavata che seguiva era più intensa.

Con il tempo bastava che le dicessi, vieni andiamo in camera che te la lecco un po’, che

lei andava in bagno a fare il bidet, lo stesso se capitava al mattino che eravamo a letto, si alzava se la lavava bene e poi ritornava a letto disponibile mettendosi a gambe divaricate.

Prendemmo l’abitudine che prima di avere un rapporto sessuale io gliela leccavo e a lei piaceva molto e andammo avanti così alcuni mesi, mi divertiva sapere il segreto sessuale di mia moglie che nessuno conosceva, solo io, mi faceva sentire un po' come se dipendesse da me, che mi appartenesse di più al di là del matrimonio. 

Come dicevo erano passati parecchi mesi e tra leccate e sputate di peli della figa sulla lingua

avevamo intrapreso un modo nuovo di fare sesso. Io non ero un esperto e leccandogliela a volte deglutivo, saliva e umori, seppi poi che è normale. Ma un giorno accade qualcosa, non so se fu un caso o una coincidenza o proprio quello che facevo, il leccargliela.

Una mattina festiva che gliela leccai e deglutii forse più del solito, subito non avvertii nulla,

chiavammo tranquillamente e dopo il rapporto sessuale mi alzai andai in bagno a lavare i denti e sciacquare la bocca con il collutorio, come facevo sempre quando le praticavo il cunnilingus e prosegui nella giornata normalmente.

Il giorno dopo iniziai ad avere disturbi di stomaco dispepsia, bruciori e sensazione di

pesantezza, che si protrassero e andarono avanti nei giorni.

Andai dal medico accompagnato da mia moglie che mi fece fare delle analisi del sangue

dandomi una forte terapia per bocca il pantoprazolo. Secondo il medico visto che gli esami

erano a posto le cause erano due o era il cortisone che avevo fatto durante la primavera per un terribile mal di schiena con sciatalgia refrattaria a tutti gli analgesici e che mi passo dopo due settimane di terapia, oppure avevo ingerito qualcosa che mi aveva fatto male.

Ci pensai e ripensai a cosa potessi aver mangiato, ma nulla mi era parso guasto, l’unica cosa

stonata era stata la leccata di figa a mia moglie e siccome a me quei disturbi avevano iniziato a

comparire molto distante da quando avevo finito la terapia cortisonica, ma molto ravvicinati al momento in cui le avevo leccato la figa l’ultima volta deglutendo saliva, umori e peli, diedi la

colpa alla seconda ipotesi, al leccarle la figa.

Così smisi di farlo, anzi ne avevo timore al pensiero di doverlo fare e riprendemmo i nostri

rapporti sessuali come prima, solo chiavando senza più cunnilingus preliminare.

 

Passarono alcune settimane, dove mia moglie dopo un paio di volte che ci provava con il nostro comune segnale per farsela leccare che era quello di dirmi: ” Me la baci un po’!”

Mi domandò impacciata e sorridente: “Ma non me la baci più?”

Capii che mi chiedeva il motivo e visto che sapevo che le piaceva e lo preferiva al chiavare le

dissi la verità:

“Sai ho paura con il mal di stomaco e la gastrite che ho avuto che leccandotela mi torna.”

E le spiegai il mio timore.

Quello che disse lei per continuare fu:” Ma non puoi sputare invece di deglutire?”

Risposi di no, che non era semplice e non ci riuscivo: “Quando lecchi per respirare devi

deglutire…. “Risposi.

Così continuammo con carezze, ditalini e chiavate settimanali o quindicinali ritornando di

conseguenza a diradare i nostri incontri, con lei non pienamente soddisfatta.

Nei rapporti sessuali che avevamo, comunque vedevo che non godeva come prima, era meno

partecipe e passionale e mi cercava anche meno.

A quel punto ci pensai e ripensai, sapevo che io non gliela avrei più leccata e fantasticai su un

sostituto, qualcuno che lo facesse al mio posto, un leccatore di figa, ma solo leccare senza chiavare e il pensiero mi eccitava che un altro uomo potesse leccargliela e iniziai a immaginarmela con un altro che le leccasse la figa e subito dopo io che la chiavavo.

Chiavandola con questo pensiero andai avanti dei mesi, finché la fantasia si spostò a desideralo nella realtà.

“Chiavare no! “Mi ripetevo, quello mai, non avrei mai fatto chiavare mia moglie da un altro uomo, ne ero geloso:” Ma leccare la figa si!” Poteva avvenire.

In fin dei conti era tutto esterno e anche se godeva non lo consideravo un tradimento. Un po' come quei uomini che considerano il rapporto della moglie con un’altra donna non un tradimento ma un diversivo e la mia mentalità maschilista mi imponeva di pensare:

 ” Se non c’è penetrazione di qualsiasi tipo orale o vaginale, non c’è tradimento.”

Iniziai a parlargliene nei momenti intimi o coccolandola quando eravamo soli e i figli non

c’erano. Iniziai a dirlo come battuta:

“ Ehhh...dovremmo trovare qualcuno che mi sostituisca, un leccatore di figa !” Dicevo

sorridendo fingendo di parlare da solo e mi eccitavo a dirglielo. Lei non rispondeva sorrideva pensando che io scherzassi.

Poi quelle mie esclamazioni divennero più ravvicinate e precise nei giorni e nelle settimane,

fino ad arrivarle a dire:

“Perché non proviamo? Troviamo qualcuno che te la lecca soltanto e poi vediamo!”

La vidi farsi seria in viso e dirmi:” Ma stai scherzando?”

“Ma no! Perché? È una trasgressione, un diversivo.”

“No! Non mi vanno queste cose sporche!” Rispose.

“Ma non sono sporche e poi sarebbe solo leccare e non chiavare e ci sarei io vicino a te e subito dopo ti chiaverei io!”

Mi guardò seria dicendo:” Ma sei pazzo!!”

“Ma che pazzo! ...Lo fanno in tanti...” Continuai:” ...come diceva tua madre o tua nonna ora lo dico io, fattela leccare, ma non farti chiavare e se una mamma accetta che sua figlia se la faccia leccare significa che non è considerata una cosa sporca. Lo facciamo diventare il motto di famiglia anche per nostra figlia.” Dissi ridendo.

“Ma tu sei matto!... Farmela leccare da un altro. Assolutamente no!” Esclamò ancora indignata.

“Se preferisci possiamo cercare una donna!” Replicai.

“Ma tu sei folle, dissennato! Come ti vengono in mente certe cose?? Con una donna mai e poi

mai!!” Gridò quasi:” Lo sai come la penso io riguardo a quella gente lì che queste cose tra loro!”

Sorrisi:” E allora troviamo un uomo! Guarda facciamo così, come se fosse un gioco, lo

cerchiamo e vediamo se lo troviamo e se accadrà e ti piacesse proveremmo a farlo una volta.

Deciderai tu! Provare non costa niente ...” Subito restò in silenzio poi….

“E dove lo cercheresti!” Chiese.

A quella domanda ebbi un tuffo al cuore, era una mezza risposta affermativa alla mia proposta.

“Ci sono i siti di annunci su internet ... vediamo lì!” Risposi.

“Però io ti avviso, te lo dico già che non faccio niente!” Esclamò.

“Va bene! Intanto giochiamo a cercarlo e poi vedremo... .”

Sapevo che avevo influenza su di lei. La convinsi a provare per gioco, un gioco per me eccitante che lo divenne anche per lei in seguito.  Così tra gli annunci iniziai a cercare un leccatore di figa per mia moglie.

 

Sempre tenendo informata Monica andai a visionare siti internet specifici, ma sui leccatori o

linguisti come si facevano chiamare loro c’era molta confusione e non si riusciva a distinguere

chi mi interessava, così cambiai idea dicendo a mia moglie che avrei messo io un annuncio.

Anche se lei contraria, lo postai lo stesso in un sito di incontri molto frequentato, un annuncio breve e chiaro:

” Cercasi abile leccatore di figa per soddisfare bella moglie. No perdi tempo e no senza

esperienza e capacità.”

E stop, breve e coinciso, senza tante parole .

Ne giro di una settimana mi arrivarono decine di email che io feci vedere scherzoso a mia

moglie:

“Guarda Monica ... quanti pretendenti ti vogliono leccare la figa!” Le dissi sorridendo

mostrandole la schermata sul monitor.

“Ma sei matto!? Lo hai messo davvero l’annuncio?!” Esclamò stupita

“Si!” Risposi allegro e dopo aver scherzato un po' con lei che diceva che non se la sarebbe mai

E poi mai fatta leccare da un altro uomo che non ero io le dissi:

“Va bene! Vedremo, è un gioco e abbiamo appena iniziato, ora siedi qui che le leggiamo assieme e vediamo se troviamo ‘l’eletto’ tra i candidati.”

E con lei seccata e controvoglia ci mettemmo a leggerne alcune. La sua prima esclamazione fu:

“Ma che schifo! Ma questi non vogliono solo leccare!”

Effettivamente alcune email proponevano incontri completi, che scartai subito.

“E’ meglio che vada a preparare cena per i ragazzi.” Mi disse disgustata alzandosi e allontana dosi.

“Si vai che io continuo!” Risposi sorridendo:” Te lo trovo io un bravo leccatore!” E mi misi a leggerle tutte, una per una e mentre lo facevo ne arrivavano altre nuove. Alcune aveva ragione mia moglie erano penose, altre volgari, altre ancora si proponevano anche di chiavarla e incularla. Altre con foto, mostravano i loro cazzi.

Erano inviate da persone di tutte le età, da giovani ragazzi ventenni a vecchi maturi sessantenni e oltre.

Quella sera eccitati dagli annunci, sia io che Monica facemmo l’amore con più passione, con me

che le sussurravo che prima o poi l’avremmo trovato un bravo leccatore di figa e lei che diceva

che non se la sarebbe mai fatta leccare da un estraneo.

Ma la conoscevo bene e sapevo che se insistevo avrebbe ceduto.

 

Nei giorni seguenti leggendo le email, le scartai quasi tutte, ne restarono solo tre degne di serietà e attenzione. Due di pretendenti della mia età e una di un sessantenne, un vecchio che si definiva: “Abile linguista.”

Da come si presentavano sembravano tutti idonei e così scrissi a tutte e tre richiedendo le loro fotografie anche con il viso coperto. I giovani la mandarono subito uno di essi anche con il viso scoperto erano della mia età, quarantenni, ben fatti fisicamente, dei bei ragazzi, uno

Palestrato, muscoloso e rasato e l’altro con capelli scuri, certamente a mia moglie sarebbero

piaciuti di più fisicamente, ma forse loro non si sarebbero fermati solo a leccargliela, cosi

decisi di scrivere per primo al sessantenne.

Il sessantenne era un tipo elegante alto, magro e di bell’aspetto, con una testata di capelli grigi e mi scrisse anche, certamente intuendo che ci sarebbero stati pretendenti più giovani:

“La lingua non ha età, e la maturità di una persona, oltre che saggezza significa anche esperienza e la mia professione e serietà ne sono la conferma.”

Tutte e tre scrissero che ci volevano incontrare per un caffè.

Quella sera ne parlai con mia moglie che ai suoi:” No.…no...no.… non voglio! “Comunque visionò assieme a me quelle tre persone.

“Per gioco scegliamone uno e vediamo se abbiamo la stessa affinità” Le dissi scherzando.

Per me quello che facevo assieme a mia moglie era un divertimento, un passatempo erotico.

Guardammo e riguardando e confrontandoci tra noi sui più giovani ci parve troppo rischioso e poi sia lei che io condividemmo che con persone della stessa età era molto imbarazzante incontrarsi.

Convenni con lei: “Un vecchio...” Dissi io:” ... lo gestiamo di più.”

Così decidemmo nonostante la sua contrarietà, di sondare il sessantenne che si firmava Giò, lei certamente pensando che mai avrei deciso di fargliela leccare da un vecchio, e seppur in disappunto con me esclamò:

“Fallo ma io non ci vado! Te lo dico già subito!” Mi avvisò seria alzandosi.

Le risposi: “Va bene... d’accordo!”

E intanto con questo Giò iniziammo a scriverci vari email di conoscenza e approfondimento, e alcune sere informavo mia moglie a che punto fossimo arrivati, discutevo con lei per poi fare sesso accaldati. Si eccitava anche lei.

Iniziai con Giò una corrispondenza che in breve divenne giornaliera, scriveva bene ed era educato.

Dopo quasi una settimana mi scrisse che se volevamo potevamo incontraci di persona, dato che eravamo della stessa città.

La prima volta che me lo propose dissi di no, ma la seconda curioso da quello che scriveva

accettai.

Ci incontrammo nel dehors di un bar di periferia ordinammo due bibite e facemmo la nostra

conoscenza presentandoci.

Piacere io sono Giovanni.” Disse.

“Piacere io Enrico!” Risposi stringendogli la mano.

Era un bell’uomo per gli anni che aveva, educato, ben vestito e curato, molto signorile. Ci sedemmo in un tavolino ad angolo e ordinammo da bere. Lo informai subito di non farsi illusione, per il fatto che io fossi li, che non significava assolutamente che avevamo accettato.

“Sorrise e mi tranquillizzò:

“Stia tranquillo nessun impegno, ci mancherebbe…  faremo solo una chiacchierata, invece di farla per email la faremo direttamente, che sono più belle e sincere.”

Attendemmo che il cameriere posasse le prenotazioni, ed esclamò prendendo il bicchiere in mano:

“Sono il Dott. Giovanni!” Disse.

“Dottore?” Domandai stupito.

“Si!” Rispose.

“Io sono un medico ...” Aggiunse. Lo guardai un po' sorseggiando anch’io.

“Ospedaliero?” Chiesi curioso.

“No…no!!” Ribatté sorridendo:” Sono un medico condotto, della mutua, di famiglia come si dice ora, con studio in città! Ho i miei pazienti e tra qualche mese andrò in pensione. Tornerò dalle mie parti, nel mio paese natale in Piemonte.”

La prima curiosità che mi venne in mente e gli chiesi fu:” È sposato?”

“Sono vedovo da molti anni, ho due figli che lavorano a Roma e che raggiungerò per salutarli

appena andrò in pensione.” E aggiunse senza che io gli chiedessi nulla:” E ho praticato

cunnilingus anche con mia moglie.” Sorseggiò ancora domandandomi: “Lei che lavoro fa?”

“Sono impiegato!” Risposi.

“E la sua signora?”

“Anche! ...Lavoriamo tutte due nella stessa azienda con mansioni diverse.”

Chiacchierammo del più e del meno e quando il ghiaccio fu rotto, iniziammo a parlare del

motivo del nostro incontro e stranamente e inspiegabilmente eccitato gli raccontai tutto quello che avevo scoperto di mia moglie, del suo ex ragazzo di quando era giovane, la mia volontà di praticarlo, il problema della gastrite, la mia rinuncia per timore e repulsione e il suo desiderio a farsela leccare.

Sorrise:” Partiamo dall’inizio Enrico!” Esclamò:” Poi arriveremo anche a questo!”

E quel giorno per la prima volta mi parlò di quella pratica erotica chiamata cunnilingus, cioè del leccare la figa a una donna.

La prima cosa che mi disse mi corresse:” Si dice linguista e non leccatore “E sorrise e iniziò a

parlarmi con tranquillità e a spiegarmi, avendo capito che ero a digiuno di queste cose,

mentre scoprii in seguito che lui era un vero esperto e mi introdusse in quel mondo trasgressivo e insolito per me:

“Il cunnilingio è una pratica sessuale atta ad offrire a chi la riceve una grande gamma di intense sensazioni che derivano dalla stimolazione, con bocca e lingua del clitoride, dell'orifizio vaginale e delle piccole e grandi labbra mediante sfregamento, leccamento e suzione.

L'utilizzo della saliva come lubrificante consente peraltro una stimolazione dolce e fluida, ed è

indicata per indurre il piacere nella partner che la riceve, nel coinvolgerle tutti i sensi in un

crescendo di sensazioni coinvolgenti all'estremo.

Saper leccare la figa è un’arte e non un passatempo e bisogna avere talento, passione, amore per farlo, e per vedere godere sotto le proprie labbra e la propria lingua la donna. Bere il suo piacere aspro e fluido e sentirlo sulle labbra e sulla lingua mescolarsi alla saliva è sublime.

Non è un semplice leccare, ma lambire con la lingua e le labbra la sua intimità, la sua timidezza, la sua vergogna, il suo segreto che si perde con il piacere che si avverte nella bocca.

La vagina è la porta dell’intimità, l’origine del mondo come il celebre quadro su olio di Gustave

Courbet…” Disse.

Sorrisi: “Conosco!” Esclamai, e lui sorseggiando la bibita e guardandoci attorno continuò.

“Solo chi la lecca può dire che conosce bene la figa in tutti i suoi aspetti, anatomici e fisiologici,

pieghe e pliche, aroma e odore, gusto e sapore che emette nel piacere e si avvertono durante il

cunnilingus, che per molti sono veri e propri odori e sapori afrodisiaci.”

Più lo ascoltavo e più mi convincevo che era davvero un esperto.

“Leccare la figa...” Continuò:” ... è una delle tecniche sessuali per far godere una donna più potenti ed utili da conoscere.

Nella mia vita ne ho leccate tante, centinaia di fighe, di tutti i tipi, di donne belle e donne

brutte, grasse, magre e normali, giovanette o mature, sposate e single e mi sono fatto una

esperienza che solo l’amore di una lesbica ha … .” E sorrise soffermandosi a osservarmi.

“Quindi le conosce bene le varie fighe!” Dissi io ridendo dietro al bicchiere della mia bibita.

Gli occhiali scuri da sole mi davano una certa sicurezza, come avessi una maschera e osavo di più.

“Si!... Ognuna è soggettiva e diversa dall’altra per forma, odore e sapore.” Fece una pausa e proseguì:” Anche se si assomigliano tutte e sembrano tutte uguali, ognuna è diversa anatomicamente dalle altre, per forma, dimensione, consistenza e profondità. Ognuna ha la propria gustosità e reazioni individuali alla lingua, e anche l ‘odore, l’aroma, è caratteristico e individuale.” Fece una pausa e proseguì:

“Leccando si conosce il profumo del piacere e del sapore che ha il godimento di una donna, tutte cose che con il semplice rapporto sessuale non si scoprono, apprezzano ed amano!”

Restai stupito da quella esposizione.

“Interessante, mi sta dicendo alcuni aspetti della sessualità che per me sono nuovi!” Lo informai, e lui calmo e a suo agio proseguì: 

 “Per molti leccare la figa è solo un preliminare o un accessorio, un completamento del rapporto sessuale, ma per ogni linguista degno di questa definizione e per me, è l’inverso, è il chiavare un completamento del rapporto sessuale e non il leccare che è il proprio e vero atto sessuale amatorio a sé stante. “

“Quindi se ho ben capito lei con una donna preferisce leccarle la figa piuttosto che chiavarla? Giusto?”

“Esatto!!” Rispose serio e deciso. “Chiavare non mi interessa, non che non lo pratichi

intendiamoci, chiavo anch’io le donne o meglio le ho chiavate e tante, sono stato sposato e ho

figli, ed ho avuto avventure ed amanti; ma come gli ho detto poco prima per me è solo un atto complementare, il mio e un chiavare dopo avergliela leccata bene, dentro e fuori e averla fatta godere e impazzire così.

 Il rapporto sessuale è un’aggiunta al piacere primario del cunnilingus.”

Non dissi nulla, ognuno la vedeva a modo suo, ma diedi un’altra sorsata mentre lui seguitava:

“La sua signora probabilmente è come me, in una situazione complementare alla mia come

capita ad alcune donne, a me piace leccare la figa e lei farsela leccare, le cause possono essere quelle che mi ha accennato prima, essendo stato il cunnilingus il suo primo atto e piacere sessuale e fisico che ha inciso psicologicamente quand’era ragazza e preferisce e prova piacere più a farsela leccare che chiavare. Prova il piacere così!... E la penetrazione con il coito sono solo l’atto finale accessorio, come gli dicevo prima…”

Ero attento, mi piaceva il suo modo di parlare e di esporre le cose che avevano una logica, e poi sempre educato e mai volgare e da come parlava intuivo sempre più che probabilmente era vero che fosse un esperto linguista.

Ero incuriosito dalla sua competenza e dal fatto che non mi avesse ancora chiesto, come invece avrebbero fatto gli altri, come fosse mia moglie fisicamente.

“Scusi!” Domandai: “Ma a lei non interessa conoscere la donna a cui leccherà la figa o per lei

sono tutte uguali.”

“Beh no!!” Sorrise: “E chiaro che se è una bella signora, è più piacevole e intricante leccargliela e farla godere.” Aggiungendo: “Credo che alle donne piaccia più di quanto si pensi farsela leccare, un buon linguista non si scorda mai, ed è bello ed eccitante sentirsi tirare per i capelli e sentire la lei saltellare e vibrare con il bacino sotto la propria lingua e la loro vulva palpitare, respirare e bagnarsi di umori, è una soddisfazione enorme; ci vuole esperienza a rilevare i punti più sensibili e percepire dove e come preferisce essere leccata, ritmo velocità.

Di contro ci sono molti uomini che non leccano.

Ho un amico che ha diverse signore sposate che vanno con lui solo per farsi leccare la figa dato che i loro mariti non lo fanno, e conosco qualche lesbica che a volte si presta a leccare assieme a me ed è da lei che ho imparato tutti i trucchi, anche se non sarò mai come loro.

A un certo punto prima di congedarsi e salutarci mi domandò:

“Ma mi dica la verità lei sarebbe disposto a fargliela leccare davvero la figa a sua moglie?” Subito restai spiazzato da quella domanda improvvisa ed esitante risposi:

“Si! Perché no! … Devo convincerla ancora un po’, ma credo di riuscirci. Ma solo leccare!”

Precisai subito, aggiungendo:” Sempre se lei vuole!”

“Sa perché glielo chiesto? “Disse, rispondendosi da solo.

“Perché in genere le donne per il 50% si lasciano guidare dal marito e accettano le loro scelte, il 20% le subisce e per l’altro 30% dicono no ma desiderano provare qualcosa che le piace ma non amano parlarne, si vergognano e si fanno coinvolgere in silenzio. “

“Si! È vero…” Risposi, pensando al comportamento di mia moglie:” Forse è l’ultima definizione che la riguarda.” Dissi con un sorriso che contraccambiò dicendo:

“I mariti sono disponibili a far sì che un estraneo o nuovo conoscente lecchi la figa alle loro

mogli perché se non c’è penetrazione non lo vivono come un tradimento ma come un diversivo un gioco. Non sentono venire meno l’appartenenza delle mogli e la loro proprietà su di esse, una semplice leccata di figa non li cornifica, ma la vivono come un brivido veloce o un

momento furtivo di trasgressione, non ci trovano infedeltà senza penetrazione anche se le loro mogli godono molto di più!”

C’era del vero in quello che diceva e mi riconoscevo anch’io con quella definizione e glielo dissi:

“Si, anche per me la trasgressione sessuale senza penetrazione non è tradimento, o meglio farsela leccare non è come farsi chiavare, è tutto esterno e non si perde dignità, onore e fedeltà.” Mormorai sorridendo.

“Si, diciamo che la trasgressione scatena un vulcano di emozioni che investono la coppia che

nella vita sociale è seria e rispettata, ma nel privato beneficerebbe di una nuova carica erotica che la migliora.” Sussurrò proseguendo: “Quando uno trasgredisce, uomo o donna che sia, ha una carica adrenalinica molto alta, si è carichi di energia, fare sesso o atti di libidine o vederli fare al partner ha un effetto positivo sul sistema nervoso, immunitario e cardiovascolare, diciamo che è positivo per la salute e molto afrodisiaco. “E sorrise.

Sorrisi anch’io:

” Si vede che è un medico…” Esclamai:” … trova anche nella trasgressione aspetti salutari oltre che erotici.”

Ci salutammo con l’accordo di rivederci e risentirci per email….

Il suo incontro fu positivo per me, mi aveva affascinato con il suo modo di parlare e quello era ancora niente... e aveva tutti i requisiti adatti per non essere geloso e provare, l’età… non importava che non fosse giovane, il fatto che da li a pochi mesi sarebbe andato via in pensione era un motivo in più di privacy per noi… poi era un medico e quindi una persona seria e stimata e soprattutto sapeva come leccare.

Quando tornai a casa ne parlai con Monica.

Lei fu evasiva e mi diede del matto a pensare che facesse quello che io volevo.

Ma io restai lo stesso in contatto con Giò, il dott. Giò come lo chiamavo io.

Ci rivedemmo ancora nel solito dehors in un tavolino isolato prendemmo da bere e curioso e

affascinato gli chiesi subito:

“Mi racconti ancora qualcosa del cunnilingus ...” Gli dissi:” ...visto che è così esperto.”

Sorrise:” D’accordo, ma a patto che ci diamo del tu!”

Sorrisi anch’io:” Va bene! Diamoci pure del tu.” Dissi anche se la differenza di età io quaranta e lui sessanta e oltre mi metteva un po' a disagio, e lui vedendo la mia espressione esclamò:

“Stai tranquillo, senza nessun impegno e obbligo a, me piace trovare gente con cui parlare del

cunnilingus , se poi si arriva a praticarlo meglio ancora ... .” E iniziò.

“Del cunnilingus se mi permetti, per esperienza trasgressiva, sociale e professionale posso dirti molto. Ci sono molti mariti dicono di conoscerlo e poi sono a digiuno, e vorrei dirti qualcosa.”

“Ma certo, ti avrei chiesto io di parlarne …” Risposi.

“Naturalmente ci sono vari metodi e anche una serie di tecniche per praticarlo bene in modo

soddisfacente e darle il massimo del piacere, bisogna avere le capacità e conoscere le tecniche

delle lesbiche, perché il cunnilingus è uno dei pochi atti sessuale che può praticare indistintamente un maschio o una femmina. E loro in questo, le lesbiche, nel leccare la figa sono insuperabili credimi. “

Sorrisi di più:” Le lesbiche?” Chiesi.

Sorrise anche lui:

” Si! Le seguaci di Saffo… sono persone che del leccare la figa e far godere una donna sanno tutto e sono impareggiabili, io ne conosco alcune, ho assistito ai loro amplessi e ho provato a praticare il cunnilingus su di loro, soddisfacendole anche, come avviene quando lo praticano tra loro e questo fa di me un linguista maschile di prima scelta e lo dico senza presunzione.”

E in quella pausa che ebbe nel sorseggiare la bibita gli chiesi:

“Ma è così complicato leccare la figa? A me non pare che ci voglia molto se non fa schifo.”

“Lo credi tu “Mi rispose:” Come dicevo leccare la figa è un’arte, non è un gelato. È come fare

pompini, ci sono donne che li fanno da Dio e altre che ti fanno provare solo fastidio... così è il

leccare la figa.” Fece una pausa chiedendomi con un sorriso:

“Se vuoi ci addentriamo meglio nell’argomento e ti spiego alcune tecniche del cunnilingus

suggeritemi direttamente dalle lesbiche e dalla mia esperienza sul campo.” Acconsentii e stetti ad ascoltarlo.

“Leccare la figa da orgasmi pazzeschi. “Iniziò.

“Le donne per natura amano essere leccate, sulle labbra, sul viso, le orecchie, il collo, il seno, i   capezzoli, la figa e tante altre parti del corpo e chi è predisposta come tua moglie gode in modo folle.

Il fatto che usi la lingua sulla sua vulva e sul suo clitoride per lei è importante così come per te ricevere un bel pompino.

Quando riceve il cunnilingus la donna è passiva, dominata, sottomessa, non è attiva e reagisce solo dimenandosi dal piacere che prova.”

Mi sistemai meglio sulla sedia e sorseggiai la mia bibita mentre lui continuava.

“Tantissimi uomini quando lo fanno, le danno una brava leccata tanto per accontentarla.

Altri trovano un sacco di scuse pur di evitarlo, non amano il sapore o l’odore della vagina e ad altri fa schifo farlo.

Esistono vari tipi di non linguisti, quello che non la lecca perché se ci prova gli viene la gastrite o i conati di vomito...” E mi guardò e rise: “... quello che la sensazione di pelo in bocca o del

gusto di figa sulla lingua non lo sopportano. Altri che lo fanno solo se la donna è la compagna

della loro vita se no niente, hanno schifo delle altre. Altri lo fanno una volta ogni tanto e quasi sempre non lo fanno bene e poi smettono.

Vi sono poi quelli che non amano praticare il cunnilinguo, ma sentono che ormai è culturalmente richiesto in un rapporto sessuale di un certo tipo come vedono nei film porno e molte donne in un rapporto sessuale se l’aspettano, quindi, per almeno tre minuti la leccano come un cane che beve alla ciotola.

Ma non è questo il cunnilingus ... se si impara ad usare bene la lingua come una lesbica non come un cane, alla donna si daranno forti orgasmi da far vibrare tutto il suo corpo, gemere e contorcere sotto le tue linguate.”

“Quindi sono sempre loro, le lesbiche le migliori nel dare e ricevere piacere con il cunnilingus!” Dissi. Mi guardò rispondendo:

“Certo, perché loro lo fanno con passione, ma non solo, anche con amore, loro amano la donna, il loro corpo e la loro figa oltre che naturalmente la loro mente e personalità, ma è ovvio che bisognerà prestare attenzione ai segnali che la partner più o meno volontariamente darà. Non si può pensare di adottare un modello standard per qualsiasi donna. C'è a chi piace che le venga succhiato e stuzzicato particolarmente il clitoride, chi preferisce che la lingua lecchi le grandi e piccole labbra e chi la penetri ed esplori l’interno vaginale per poi passare al perineo e all’ano, e chi assolutamente no...niente di questo, da tutto fastidio.

L'importante, secondo me...” Disse:” ... è ricordarsi che per quanto possa piacere tanto anche a noi leccargliela, il fine ultimo resta il suo piacere.

Non si tratta di usare la bocca solo per sostituire il pene come tanti pensano ... ma di creare e farle provare sensazioni ed emozioni nuove, deliziose e sensuali.

Dita e lingua sono strumenti per il piacere di una donna tanto quanto il pene o una parola eccitante sussurrata all'orecchio.

Semplicemente bisogna saper capire i momenti e accompagnare la lei alla gioia seguendo i suoi tempi e non i nostri.”

Il suo discorso era chiaro, spiegava bene e inoltre mi piaceva stare ad ascoltarlo e vista la mia

attenzione e interesse su mia sollecitazione visto che era un medico passò a spiegare l’anatomia e la fisiologia della figa, perché anch’essa aveva una sua importanza nel cunnilingus e proseguì:

“Molte donne pur desiderando il cunnilingus non lo praticano perché lo considerano un

comportamento sconveniente e provano disagio a chiederlo e soprattutto a mostrare il sesso direttamente in faccia al loro marito o compagno o amante… molte perché si vergognano di essa, della loro figa, sia vulva che vagina.

Ognuna ha la sua forma e le sue caratteristiche proprio come il pene e i testicoli di ogni

uomo e il seno e i capezzoli di ogni donna, per forma, dimensione e capacità. Ho visto donne bellissime con una brutta figa, fatta male e asimmetrica che a guardarla faceva perdere il fascino erotico e lo splendore del corpo. Altre con la figa slargata e labbra cadenti, altre ancora giunoniche con delle belle fighe simmetriche, armoniose e cicciottine, ricche di adipe, ma anche belle donne, con un bel corpo e con belle fighe armoniose e desiderabili.” Fece una pausa e riprese:

“Comunque ricorda che non esiste la figa perfetta… esiste solo quella ideale.

Poi c’è chi c’è la pelosa, chi depilata, chi con la striscia, con pelo riccio, liscio, arruffato… dorato, bruno o nero e alcune donne con la particolarità del rutilismo, che hanno capelli ramati e lentiggine, c’è l’hanno con peli rossi.

Comunque l’ideale è averla tutta depilata, si ha meno fastidio a leccare, si può entrare in tutti

gli affranti e pieghe e si sentono di più le parti e le contrazioni del piacere sulla vulva e per loro è un piacere essendo maggiormente sensibile, avvertendo la lingua nuda che scorre, ne sentono la ruvidità, il calore, l’ampiezza direttamente su di essa avendo fremiti maggiori.

“Quindi anche se ci sembrano tutte uguali, ogni figa è diversa?” Chiesi.

“Si come dicevo poco fa, ogni figa è diversa dalle altre, per forma, dimensione e

Caratteristiche e non solo, anche nell’eccitazione e reazione nel fare sesso.

Chi è più sensibile e chi meno, chi quando gode si bagna molto e chi poco e chi addirittura eiacula come noi nel cosiddetto squirting.”

“Si ne ho sentito parlare.” Dissi.

Così come per altre parti del corpo, i parametri della bellezza della vulva sono la simmetria delle grandi e piccole labbra, la regolarità nei profili e l’armonia delle curve e dei contorni delle stesse oltre che il colore della cute della vulva. “

“Anche il colore della cute?” Chiesi stupito

“Si! alcune hanno la pelle chiara e le labbra vaginali scure, altre viceversa, chi rosa e chi brune,

altre pallide e grigiastre, altre ancora l’interno vaginale corallino…. Anche la vulva e la vagina si modificano nel tempo…” Sospirò proseguendo:” … a quarant’anni non è più come a vent’anni, in seguito alle gravidanze, ad interventi chirurgici o semplicemente con l’avanzare dell’età cambia conformazione.

Per questioni fisiologiche nelle donne giunoniche l’adipe si concentra nella regione pubica

creando un dislivello evidente rispetto alla pancia. Il grasso talvolta si deposita sul monte di venere rendendo il profilo più armonioso e sensuale.

Può capitare una situazione contraria a quella precedente, ovvero che a seguito di diete o forti

dimagramenti la percentuale di grasso sul monte di Venere non sia adeguata, e quindi l’aspetto non sarà più turgido e armonioso. Come in tutte le cose la perfezione sta in mezzo.

“Però c’è da imparare davvero!” Dissi sarcastico:” Forse perché non ho molta esperienza.”

Lui proseguì come un insegnante felice di spiegarmi ed erudirmi e riprese:

“Le donne hanno clitoridi di varie grandezze e lunghezza, proprio come noi uomini abbiamo il

cazzo di varie dimensioni e forma. Questo non centra assolutamente niente con la capacità di

godere da parte di una donna o di arrivare all’orgasmo, vuol dire soltanto che alcune donne c’è l’hanno più nascosto sotto il prepuzio labiale e altre no. Lo puoi baciare, leccare o succhiare ed è estremamente sensibile.

Inoltre possono riscontrarsi differenze di forma o di volume, tra la parte destra e sinistra della vulva, come per tutti gli organi “pari” del corpo. Se l’asimmetria è marcata, crea un disagio psicologico rilevante, oppure se le dimensioni delle piccole labbra sono eccessive rispetto alle grandi, possono causare fastidio nella vita di tutti i giorni. “

Sorrise penso della mia ignoranza in materia e proseguì:

“L’elasticità dei tessuti è importante, sono quelli che fanno la figa stretta e quando

cedono la fanno restare larga. E poi c’è la vagina, che anche se non si vede cambia per ampiezza, profondità e reazione agli stimoli.

Più o meno tutti sanno com’è fatta una figa, ma si deve anche sapere quali sono le zone più sensibili e che quindi si devono stimolare per farla godere di più.

Le zone principali sono le labbra grandi e piccole e il clitoride.

Le labbra, chi più chi meno sono sensibili. Le puoi leccare all’inizio per stimolarla e farla eccitare, stessa cosa puoi fare per la zona intorno alla figa, anche l’interno coscia che puoi mordere o baciare, ma è il clitoride la parte del corpo della quale ti devi dedicare maggiormente se vorrai farla impazzire di godimento.”

Si fermò e dette una sorsata alla bibita, proseguendo ormai preso di quella sua esposizione, con me sempre più interessato, pensando in quel momento alla figa di mia moglie, di come c’è ce l’avesse lei.

Continuò:

“Io ho la fortuna di essere medico e conoscere bene l’anatomia e la fisiologia del corpo umano e come ogni cosa per farla bene devi conoscerla. Devi conoscere bene la parte genitale da leccare, che non è solo la figa, ma il monte di venere, le cosce che si congiungono nell’inguine con la figa, il perineo e l’ano. “

“L’ano? “Lo interruppi.

“Si, l’ano o come lo chiamano volgarmente il buco del culo.” E rise proseguendo:

“Queste parti anatomiche che ti ho appena accennato sono accessori e fanno parte della cornice della figa... e hanno ognuno una loro funzione specifica nel cunnilingus che ti spiegherò. 

Poi c’è la vulva e la vagina, meglio conosciute volgarmente come figa, la vera e propria parte

centrale del piacere del cunnilingus .

La vulva è la parte esterna, con il clitoride in alto, dove si uniscono le grandi e le piccole labbra interne, sopra l’orifizio vaginale di color rosa corallino.”

Fece una pausa, sorseggiò ancora la sua bevanda e procedette con me sempre più interessato

che ascoltavo la sua spiegazione.

“La tecnica anche è particolare!” Disse:” E spero di non annoiarti?!”

“No…no...no…!” Risposi interessato:” Continua pure.

“Ti darò alcune spiegazioni.

Il cunnilingus è un atto troppo bello e complesso per poter essere attuato sempre alla stessa

maniera, quindi vi sono molte modalità di leccare la figa.

Volendo si può iniziare prima che vengano tolte le mutandine, baciando e toccando sopra di esse a lungo la figa, per poi spostarle di lato quel tantino che basta a sfiorarle i peli e la vulva con le labbra e la lingua, e può essere usato sia come preliminare che atto unico del rapporto sessuale.

Impazzirà di piacere, basterà spostarle il tanto giusto per poterla assaporare, allargandole le labbra

vaginali e iniziando a leccare con movimenti verticali e circolari e godrà molto.

La delicatezza nel farlo è fondamentale perché il clitoride è delicato e sensibile e non va aggredito con leccate violente e concitate, anzi, va titillato con la lingua con estrema cautela, cercando di

capire come reagisce lei. Se lei mostra di apprezzare, si intensificano piano piano le leccate, il

movimento e la pressione, altrimenti si rimane dolci e delicati e si riprova in seguito. “

Fece una pausa bevendo e guardandosi intorno e poi riprese:

“La monotonia e la ripetitività annoiano. Non si deve leccare sempre allo stesso modo, alla stessa velocità, allo stesso ritmo, sullo stesso punto. Si può leccare con la punta della lingua, poi passare a movimenti di lingua piatta, poi a movimenti circolari, poi andare su e giù, variare l'intensità.

Il tutto facendo attenzione alle reazioni e ai segnali che lei, il suo corpo e la sua vagina e vulva mandano, come quando inarca la schiena per porgere più agevolmente la vulva alla tua bocca e ti tira il capo verso lei, è sicuramente un segno di grande apprezzamento e piacere.”

“E’ proprio una vera scienza…!” Esclamai.

“Un arte Enrico, non una scienza ...un arte!” Ripeté, continuando:

“Se il praticante è un neofita e non hai mai leccato la figa, deve concentrarsi sul clitoride e

sulla vagina. Potrà partire leccandole le labbra vaginali giocandoci e mentre lo farà massaggiarle l’interno delle cosce con le dita. “

Mentre parlava e io ascoltavo, pensavo a mia moglie a gambe larghe sotto la sua lingua vecchia ed esperta e sentivo una sorta di turbamento in me una forma di erezione.

“Potrai iniziare partendo dal monte di Venere, passare al clitoride e se ti piace come a me e lei è pulita, farle giungere la lingua sull’ano e darle qualche slinguata e vedrai che nell’insieme

impazzirà di piacere. “

Mi resi conto che era molto esperto.  Quell’essere medico e aver frequentato anche lesbiche

probabilmente gli avevano formato una capacità che altri non avevano, lo mettevano un gradino superiore agli altri.

“Non devi trascurare niente, nessuna delle parti che ti ho accennato, la figa la devi baciare,

succhiare, leccare e se le piace mordicchiarla anche, praticare leggere suzioni e colpi di lingua

sempre più veloci e intensi proprio come fanno le lesbiche, ma sempre con un certo controllo e pronto a variare i ritmi.

La tua bocca potrà baciare l'ingresso della vagina come se fosse la bocca di lei e la lingua infilarsi dentro per alcuni centimetri.

Penetrarla con la lingua e chiavarla con essa non è facile, ma se sei un buon linguista ci riuscirai e vedrai esploderà di piacere.

Se fatto davvero con dedizione e piacere, lei ne troverai godimento, questa tecnica permette

alla donna di raggiungere velocemente l'orgasmo.”

“Vedo che saper leccare la figa è più complicato di quello che pensavo!” Dissi sorridendo.

“Si!” Rispose continuando:

“Bisogna lubrificare bene la lingua e riempila di saliva e leccare bene tutto ciò che si troverà

davanti anche le grandi e piccole labbra, anche se sono nascoste, che tirerai fuori con le tue labbra come se dovessi succhiarle.

Alternare baci, lingua e labbra fino a che lei non inizierà ad eccitarsi e godere, sorbire tutti i suoi umori, la pelle attorno e le mucose coralline all’interno, avvicinarsi all’apertura vaginale e

succhiare come se si volessi aspirarle la figa.

Naturalmente tutto con la dovuta delicatezza, evitare troppo impeto, si potrebbe darle fastidio o farle male.

Ma se le cose verranno fatte nel modo giusto, la si vedrà contorcersi dal piacere e godere.

Leccare, baciarla, dipingerla con la punta della lingua, allontanarsi in un gioco di desiderio, fare in modo che pregusti e attenda il momento e ritornare su di essa.

Una volta con la bocca di fronte alla vulva, non tuffarsi a leccare subito, ma sfiorarla appena, respirarci sopra facendole sentire l’alito caldo su di essa e continuare ad accarezzare il monte di Venere, i fianchi o le cosce.”

“Eccita solo a sentirlo descrivere.” Dissi quasi ridendo.

“Si , roba da delirio, immagina lei sotto la lingua.” Rispose continuando: “Immergi il viso nel boschetto di peluria se ce là. Passa le labbra sulla fessura senza premerla per eccitarla di più. Dopo averlo fatto, lei si solleverà con il bacino dal piacere e si tenderà verso di te per farti avvicinare ancora di più, metti le labbra proprio sulla sommità della fessura; baciala

delicatamente con passione.

Le grandi e piccole labbra si separeranno da sole dal palpito dell’eccitazione e si schiuderanno

umide per permettere alla lingua con la loro apertura di essere leccate all’interno. Tu passa la

lingua su e giù tra le pieghe della sua carne calda e umida, palpitante e odorosa.” Dichiarò

fermandosi a sorseggiare ancora.

“Odorosa?” Domandai curioso.

“Si, ti spiegherò dopo!” Mi rispose continuando quello che stava dicendo:

“Si può iniziare anche leccandole le labbra esterne della vagina e giocare gentilmente col

cappuccio del clitoride per riscaldarla.

Si vedrà il clitoride indurito abbastanza da fuoriuscire dal suo prepuzio o cappuccio come viene chiamato. In tal caso si leccherà. Se non si vede probabilmente è di dimensioni ridotte ed è sotto la cute, ma non meno eccitabile.

Quindi appoggerai la lingua sulla sommità della fessura e sentirai chiaramente la sua presenza. Ma anche se non riesci a sentire la perla nascosta, puoi farla sorgere leccando la cute che la ricopre.

Allontana delicatamente le grandi labbra con le dita e batti la lingua contro il clitoride,

incappucciato o meno come un martelletto. Fallo rapidamente.

Questo le farà tremare le gambe e la manderà in delirio.”

Ero sorpreso da quel discorso, da quello che diceva che durante una sua pausa dissi:

“Però!... Sembrava una cazzata leccare la figa e invece…” Non finii la frase che mi interruppe.

“E’ un’arte, tanto che nella antica Grecia Saffo che era un’antica poetessa amante delle donne, ne fece una religione sacerdotale del corpo e delle sue parti femminili. È un’arte millenaria …” Mormorò serio raccomandandomi:

“Ricorda ogni donna ha una sensibilità e reazione diversa, soggettiva nel sentirsi leccare la figa. Il sesso orale, così come il sesso in generale è molto personale e quindi devi esplorarla,

conoscere, scoprire e decidere cosa le piace di più, visto che ogni donna è differente dall’altra e avrà fortissimi orgasmi multipli e a volte a sequenza uno dietro l’altro, così forti da far vibrare tutto il suo corpo e dimenare il bacino tirandoti per i capelli con la testa contro di essa fino all’apoteosi, l’orgasmo del cunnilingus, che è unico e meraviglioso.”

Poi guardandomi come a voler confermare quello che mi aveva appena esposto disse:

“Chiedi a una donna che si è fatta leccare la figa da una lesbica! Non lo dimenticherà mai più,

tanto è stato bello il piacere provato. Impazzirà, e lo vorrà provare ancora quell'orgasmo, perché sarà forte, intenso, irripetibile, unico e non sarà mai sazia della sua bocca.

Basterà guardarla negli occhi per vedere la sua estasi e piacere e avvertire quanto quello che

stiamo facendo sia divino, nel sentire i gemiti, i respiri, i piccoli gridolini che ci regalerà, per farci capire come muoverci al meglio, ma soprattutto affinare il nostro tatto labiale e manuale per capire cosa sta accadendo nel suo tunnel del mistero.”

“Be certo è tutto da scoprire …” Mormorai non sapendo più cosa dire, frastornato da quello che mi aveva detto e saturo di quella discussione che si era protratta oltre i limiti di quello che mi interessava.

Ma lui continuò:

“E non è tutto ...” Aggiunse:” Se vuoi ti spiego dell’altro, so che sono spiegazioni noiose, ma sono istruttive e siamo quasi alla fine.

“Certo!” Risposi curioso e interessato visto che volgeva al termine, e iniziò a dirmi:

“I ritmi sono i presupposti per accompagnarla al piacere, ma ogni donna è unica e

meravigliosamente complessa come uno strumento musicale e ognuno da suoni diversi da passare per la sua mente è il passaggio obbligato per scuotere il suo corpo con un brivido.

Per gestire accuratamente il ritmo, bisogna iniziare con calma e velocizzarlo.

Ricorda sempre che la vagina è come una seconda bocca… il che significa che se si annoia,

sbadiglia.”

E rise di quella sua battuta facendo ridere anche a me.

“Bisogna leccare e respirare senza soffiarci dentro, non restare in apnea sopra di essa, ma respirare con calma. Succhiare e non risucchiare. Non si deve fare un succhiotto come fanno i principianti e lasciare il segno facendo male. Succhiare poco, con calma, quasi dei baci a schiocco.” E sorrise ancora.

Oramai quel discorso e quella sua conoscenza mi avevano preso. Mi accesi una sigaretta e

comodo lo ascoltai ancora pensando che se anche mia moglie avesse goduto come descriveva lui, ce l’avrei portata subito.

“Quando si avverte che si sta avvicinando all’orgasmo, la sentirai palpitare, in preda a spasmi

fremiti e l’umore vaginale aumenterà insieme all’odore forte e intenso.

Solleverà in aria o sposterà il bacino spinta dalla tensione dell’orgasmo in arrivo, muoviti con lei, non contrastarla. Non abbandonare e tieni la bocca calda sul clitoride. Quando incomincerà a venire, probabilmente gemerà, non lasciare il clitoride, bisogna restare a succhiarlo e leccarlo per tutta la durata dell’orgasmo; quello che ti sta dicendo lei con il suo ansimare, muoversi e accarezzarti il capo è di non fermarti che sta giungendo il momento dell’estasi. Purtroppo la maggior parte degli uomini si ferma troppo presto.

Ascolta il suo respiro, lei ti farà capire che cosa fare. Se le succhi il clitoride e la masturbi contemporaneamente con le dita, andrà su di giri e alcune arrivano in una eiaculazione vera e propria, squirtando come si dice in gergo e molte se ne vergognano.

Devi imparare a conoscere le sue reazioni. Quando il primo orgasmo comincerà ad attenuarsi,

premi la lingua sotto il clitoride, coprendo la punta con le labbra. Muovi la lingua avanti e indietro, perché proprio in quel momento sarà tutto più sensibile e devi sapere che a differenza di un uomo, una donna rimane eccitata per un’ora abbondante dopo aver avuto un orgasmo. Una donna, per natura, ha bisogno di maggior sensibilità dal suo uomo subito dopo aver fatto l’amore.

Arrivare all'orgasmo in questo modo è un piacevole tormento che vorrebbero provare all'infinito e spesso porta a raggiungere orgasmi multipli che si susseguono uno dopo l'altro in un interminabile istante di ebbrezza. La donna vuole sentire il calore della lingua sulle sue grandi e piccole labbra, sul clitoride e proprio come un uomo vuole essere assaporata e godere di questa pratica sessuale che potrebbe diventare in teoria, la fonte di un estremo ed impareggiabile piacere.”

“Ma tu cosa provi??” Domandai al Dott. Giò:” Quando gliela lecchi?”.

“Mi piace vederla godere e poter controllare il suo piacere. Mi piace farla stare bene e poi è una cosa incredibilmente intima, una forma di sottomissione reciproca. Mentirei se dicessi che non è una questione di ego; vederla inarcarsi e sentirla gemere con la mia lingua, sentirmi la testa stringere dalle sue gambe dà sensazioni di potenza.”

E mentre pensava di aver finito io interessato ritornai su quello che mi aveva colpito in

precedenza:

“Parlavi dell’odore! Che odore ha la figa? “Chiesi interessato ricordandomi quello pulito di

mia moglie.

Sorrise: “Odore e sapore!” Rispose

“La vagina e di conseguenza la vulva hanno un sapore e un odore diverso da donna a donna,

come la forma, le dimensioni e le caratteristiche. Ogni donna ha un odore tutto suo, che è la combinazione dei vari batteri che risiedono in vagina ...” Rispose, proseguendo:” … dipende dalle abitudini della donna, dall’alimentazione, dell’intimo che indossa se in cotone che la lascia traspirare o sintetico che la fa sudare, dà il loro livello di igiene, dalle secrezioni vaginali e dal periodo del ciclo in cui si trova. Se è fertile, l’ovulazione darà un odore e sapore particolare, se ha appena finito o sono in arrivo le mestruazioni ne avrà di un altro tipo, se è già in menopausa, la vagina sarà più asciutta e ricca di ormoni, i feromoni, che sono quelli che fanno scattare l’eccitazione e le danno un sapore e aroma caratteristico.” Disse ridendo.

“Se non si lava la vagina puzzerà inevitabilmente simile all’odore del pesce, lo stesso per il

gusto. “

Il sapore può essere molto pungente e l’aroma selvatico soprattutto se la donna è eccitata.”

Seguitando con sapienza:

“Il bouquet personale di ogni vagina è fatto di molti mini-odori.

Ogni persona ha il suo odore e il suo sapore e ognuno di noi percepisce alla propria maniera il

sapore e l’odore altrui, compreso quello della figa.

L’olfatto di ognuno di noi come il gusto è diverso sulle stesse cose, un odore che per qualcuno

è gradevole, per altri può essere rivoltante e viceversa. Un profumo che ad una persona non piace, per un’altra è una delizia. L’intera gamma di sensazioni olfattive e gustative associate ai genitali femminili è forse l’essenza erotica della passione ed erotismo.

L’asserzione che i genitali femminili abbiano un unico odore, e che questo sia standard,

perennemente statico, non è vero, ed è spiacevole per tutte, è illogico, oltre che riduttivo.

Comunque è difficilissimo descrivere il sapore della vagina. Ha un sentore tutto suo, l’odore

e il sapore è una cosa estremamente soggettiva.”

In tanti anni di attività sessuale ho leccato a lungo vulve e vagine di sapore e umori differenti.

Non sono tutte uguali, si va dall’amaro, all’aspro, al dolce a un sapore di selvatico.

Comunque posso dire con certezza che ciascuna figa è inebriante, è il miglior viaggio nei sensi,

negli odori e nei sapori che una persona possa fare. E’ un tuffo in un insieme di aromi caldi e

avvolgenti che non può spaventare, non deve e ne sanno qualcosa le lesbiche.”

È bello quello che hai detto” Risposi divertito:” Da una forma di poesia, di romanticismo al

sapore e l’odore della figa.” Asserii sorridendo.

“Comunque… “Disse ridendo:” ... quando si pratica il cunnilingus, quasi mai si bada ai sapori e

odori della figa, si è presi dall’erotismo e dal piacere, a meno che non puzzi....

E non è necessario, profumare la figa come una rosa, una semplice doccia con acqua tiepida e

piccole dosi di sapone delicato sono più che sufficienti.

“Quando l’odore è sgradevole cosa fai?” Domandai curioso.

“Con tatto cerco di trovare il modo di parlarle riguardo il suo cattivo odore senza urtare i suoi

sentimenti e la sua dignità. “Rispose.

“A qualcuno piace la puzza della figa?” Chiesi interessato sorridendo.

“Si, ad alcuni piace!” Rispose:” Vi sono siti per acquistare mutandine femminili già indossate da donne o ragazze che non se la lavano da diversi giorni. Chi decide di comprarne un paio usate e sporche portate anche da più giorni, sa che sapore e odore possono avere e non ci trovano niente di orrendo o di mostruoso, ma solo qualcosa di personale, e in definitiva unico ed eccitante.

Terminai quella seconda chiacchierata con lui che mi disse:

“Ci pensi!... E ne parli a sua moglie, io sono disposto a leccargliela, non sono giovane, ma

esperto e capace.”

L’idea mi allettava, ci salutammo con l’accordo di risentirci per email ed eventualmente se

accettava ci saremmo scambiati i numeri del cellulare.

 

A casa appena ebbi il momento propizio, eccitato ne parlai con mia moglie.

“Sai Monica, ti ho trovato un leccatore!... Anzi un linguista, un linguista vero” Dissi ridendo.

“Che leccatore?? Che linguista!?” Domandò esterrefatta.

“Un leccatore di figa! “Dissi:” Quel signore sessantenne con cui mi sono incontrato già due

volte, è un medico... una persona seria.”

“Ohh ...ma tu sei matto…!! Ancora con questa cosa? Figurati se faccio una cosa del genere e con un vecchio, era solo un gioco e lo avevi detto tu!” Rispose.

Ma io con calma insistetti.

“Si è vero è solo un gioco, ma guarda che è un medico... un medico vero, una persona per

bene, pulita e di bella presenza anche se non è giovane…”

“Non mi interessa!” Rispose seccata.

“E dai è un gioco, proviamo!” Ripetei

“No-oo-ooohh!!!... Ohh ma sei matto?! Ma lo sai cosa mi stai chiedendo?”

“Si! Di fartela leccare da lui! Ma solo leccare!!” Precisai:” E nient’altro!”

“Ma tu sei matto!!” Ribatté ancora.” Ma che ti salta in mente Enrico! Farmela leccare davvero da un estraneo!?”

“Guarda che lui è un vero leccatore di figa e poi è solo un gioco, una trasgressione! Ne abbiamo

parlato tante volte!” Le ricordai.

“Si un conto è parlarne e fantasticare, un altro farlo davvero!” Rispose.

Non mi demoralizzai e continuai anche nei giorni seguenti, fino a rischiare il litigio, finché diventò un’ossessione per lei e un giorno mi disse:

“Su adesso basta con questa storia! Non puoi andare avanti così tutti i giorni, ti ho detto che

non mi va e non voglio! Abbiamo due figli!!”

“Basta tu!!“Risposi arrabbiato:” Prima giochi e scherzi con me, poi quando è il momento ti tiri

indietro... e lascia stare i figli che non c’entrano niente.”

“Ma che momento e momento mi tiro indietro? Enrico! Io non ho mai detto che lo avrei fatto e tu lo sai, ho sempre detto di no! ..Che non lo avrei mai  fatto!!”

Per il momento finì lì, passarono alcuni giorni tenendoci il muso tra noi, finché mi decisi a prenderla per le buone a letto.

Paroline dolci e d’amore mentre facevamo sesso.

“Ma perché non lo vuoi fare amore? Proviamo!... Una volta sola non c’è nulla di male.”

“Ma non mi va lo sai! … Mi vergogno e chi è quello lì poi!? Non lo conosciamo nemmeno e se ci

ricatta?!”

“Ma dai! ... Non ci ricatta, te l’ho detto è un dottore, un medico vero! Non è giovane ma è

capace!”

“Quanti anni ha?” Chiese ancora curiosa.

“una sessantina… ma ben portati, ne dimostra molti meno! “Dissi mentendo.

“Ah... e io dovrei farmela leccare da un sessantenne?... Da un vecchio!” Esclamò disgustata.

“E’ solo una prova, per una volta, un giovane non avrebbe esperienza, lui invece è pratico. Se

vuoi te lo presento…”

“Lascia perdere per l’amore di Dio... che non ci tengo assolutamente… non presentarmi nessuno…. Ci mancherebbe altro.  Uno sconosciuto e dove poi? Magari è un malintenzionato?” Chiese ancora.

“Dove?” Ripetei felice di quella domanda che preludeva un suo possibile interesse, e risposi:

” In auto, si va in una zona sicura e tranquilla, tu non scendi nemmeno dall’auto, tiri su la

gonna e metti le gambe fuori, lui si mette in ginocchio davanti a te e te la lecca…”

“Oh mio Dio!” Esclamò:” Che obbrobrio ... roba da film porno …”

Ma non finì la frase che la interruppi ancora: “Abbiamo fatto tante cose insieme amore, facciamo anche questa, dai! È una prova!!” Mormorai accarezzandole la spalla e dandole un bacio sulla guancia.

“Ma io mi vergogno, non lo capisci!”

“Ma tu non lo vedi nemmeno in faccia.” Replicai.

La presi per le mani e sorrisi ripetendo:” Proviamo una volta… e poi basta!”

Lei mi guardò, restò in silenzio, probabilmente curiosa ed eccitata dalle mie parole che era bravissimo a leccare, e scosse la testa dicendo:” E io che ti do retta e che ti amo!

D’accordo! ...” Sospirò:” …Proviamo una volta! Ma una volta sola e poi non se ne parla più!” Ripeté, e stanca mi guardò chiedendo:

“E cosa dovrei fare di preciso? Perché io non faccio niente sia chiaro! “Puntualizzò.

“Te l’ho detto, devi solo fartela leccare e basta, ci sarò anch’io vicino a te, non è un tradimento... questo!” Specificai. Restò in silenzio alcuni secondi guardandomi poi in faccia forse intrigata anche lei e sbottò ancora: “Va bene!”

“Vidi che guardò in giro e sbuffò ancora parlando da sola:

” Oh Diooo…! Ma io mi vergogno, come faccio ?!!”

“Ma non ce d’avere vergogna, ci sono anch’io assieme a te e poi come dicevi tu non lo

conosciamo e lui non ci conosce, è di un’altra parte della città e non lo incontreremo più.”

“E quando dovrebbe avvenire?” Chiese puntualizzando:” Non di sera che ho paura!” puntualizzò.

“Una domenica pomeriggio va bene?!” E attesi... trepidante….

“Lei mi guardò, tra l’indignazione della proposta e la voglia di provare.

“Ma solo una volta!” Ripeté.

“Si solo una volta!” Ribattei felice.

Aveva acconsentito e ora avrei dovuto avvisare lui, il Dott. Giò e lo feci esultante il giorno

seguente, gli scrissi una email informandolo che ero riuscito a convincerla a farlo una volta e

gli scrissi anche il mio numero di cellulare e di chiamarmi. Lo fece nel pomeriggio,

congratulandosi con me:

“Bravo! Hai molto carisma su tua moglie, vedrai che non resterà delusa e dopo la prima volta resterà soddisfatta che, lo farà ancora credimi!”

Ci accordammo sul come e dove farlo e dissi che preferivamo in auto, di giorno in una radura e lui convenne con me che era una ottima idea e che lo aveva già fatto. Il luogo lo scelsi io, sicuro sulle alture fuori città, dove non c’era nessuno e noi ci andavo a funghi.

Ci demmo appuntamento alle 15.30, lui conosceva la zona.

Quella domenica pomeriggio mia moglie era agitatissima e fino all’ultimo cercò di dissuadermi, ma alla fine acconsentì.

“Vestiti in modo pratico!” La sollecitai.

“Come pratico? “Chiese.

“Non i pantaloni e le mutandine, ma la gonna senza, se no ti tocca toglierli. invece la gonna basta tirarla su!”

“Ma senza mutandine?” Domandò stupita e contrariata.

“Si!” Risposi.

Era tanto ingenua che avrebbe indossato davvero i pantaloni, invece mise una gonna senza calze:

“Le mutandine me le metto però, non sono abituata a uscire senza, non l’ho mai fatto.” Mi disse guardandomi.

Per fare in fretta e non mettermi a discutere proprio in quel momento le pronunciai:

” Va bene tienile.” Gliele avrebbe tolte lui e forse sarebbe stato più eccitante.

Uscimmo da casa tutte e due agitati e prendemmo l’auto. Lei era silenziosa e non parlava e io

anche, non avevo voglia di chiacchierare, ero teso ed eccitato.

Giunto al bivio lo vidi fermo con la sua auto su un lato, le suonai il clacson e ci venne

dietro:

“E’ quello?” Domandò mia moglie guardandolo dal finestrino.

“Si! lo hai visto?”

“Di sfuggita, ma non farmici parlare però per favore!”

“Eh ... ma non ti mangia mica!”

“No! Non voglio dai! ...Lo sai!!”

“Va bene!” Dissi.

Arrivammo in quella radura, lui si mise poco lontano con la sua auto e noi dietro. Passò qualche secondo e scese. Lo stesso feci io egli andai incontro.

“Salve!”

“Ciao!” Rispose.

“Tutto a posto?” Mi chiese.

“Si!” Confermai-

“Me la presenti?”

“Veramente lei non vorrebbe!”

“Fanno tutte così all’inizio, vieni sarà eccitante per te assistere alla nostra conoscenza.”

Ed effettivamente era vero, mi eccitava che la incontrasse. Si portò davanti alla sua portiera e l’aprì.

“Buongiorno signora!”

“Buongiorno!” Rispose mia moglie imbarazzata da quella presentazione coperta dagli occhiali da sole.

“Mi chiamo Giovanni!”

“Io ...io...!” Mi guardava non sapendo se dire il suo vero nome o inventarlo.”

“Monica... si chiama Monica!” Gli dissi.

“E’ più bella di quello che pensavo!” Esclamò voltandosi verso di me dopo averla osservata.

Mia moglie sorrise al complimento.

“Stia tranquilla, non farò nulla che lei non vorrà e la rispetterò sempre. Venga scenda!” Disse

allungandole la mano e tirandola verso di sé.

Mia moglie fu rassicurata dalle sue parole e dai suoi modi, lo guardò, era alto e longilineo,

pantaloni camicia e giacca sportiva. Lo scrutò, si era resa conto che era una bella persona, distinta, pulita, curata e dai bei modi. Unica pecca l’età….

Parlammo un po' del tempo, poi vedendola agitata le disse: “Si accomodi nel sedile di dietro

con le gambe fuori e stia tranquilla!”

Mia moglie si portò verso la portiera posteriore, con sempre il foulard e gli occhiali da sole.

Lui aprì la portiera e dandole del tu le disse: “Accomodati!”

Poi rivolgendosi a me:” Tu osserva!”.

Prima che mia moglie si sedesse lo informai:

“Guarda che ha le mutandine!”

Mia moglie si fermò imbarazzata e lui disse:

“Provvediamo subito!”

E con tranquillità le tirò su la gonna fino quasi ai fianchi, con mia moglie che mi guardava

vergognandosi, prese l’elastico delle mutandine sui fianchi e le tirò giù, alle cosce, poi alle

ginocchia e ai piedi alzandoglieli uno alla volta e togliendole.

Monica cacciò subito giù la gonna a coprirsi per la vergogna.

Ma una volta terminata l’operazione, gliela tirò nuovamente su scoprendole le cosce e la figa, bella pelosa, appena lavata, con i peli soffici ….

“Me la faccia un po' vedere!” Esclamò il dott. Giò tenendole la gonna su e guardandogliela.

Era la prima volta che un altro uomo gliela ammirava, ed era eccitante, avevo l’erezione.

“Molto bella!” Esclamò. Si chino e tenendola con le mani dietro le cosce allargandole gliela

baciò… facendo sospirare mia moglie ed eccitare di più me.

Poi la invitò: “Ora sdraiati con il sedere sul bordo laterale del sedile e allarga più che puoi le

cosce. Cosa che mia moglie fece.

Era lì seduta con le gambe fuori e le cosce larghe che le mostrava la figa e lui spingendola prima sul torace a sdraiarsi con la schiena sui sedili, mise un fazzoletto che si era portato a terra e si inginocchiò sopra, tra le cosche larghe di mia moglie.

Era tutto pronto, tutto si stava avverando, mia moglie passiva all’interno cadutigli gli occhiali,

fissava l’interno del tettuccio posteriore.

Era impaurita e agitata.

Lui si avvicinò con il capo alla figa e prima l’annusò mettendo il naso sopra i peli aspirando:

” È già eccitata e ha un buono odore forte e selvatico!” Mi disse.

Stupidamente sorrisi, ero contento che mi dicesse quelle cose di mia moglie e mi eccitava.

Iniziò ad accarezzare le cosce interne, facendola fremere e dandole l’input di stringerle per

reazione.

Si chinò ancora e appoggiò le labbra alla figa pelosa di Monica e portando una mano sul suo

monte di Venere e l’altra sulla coscia iniziò a baciarla, per poi passare senza quasi che me ne

accorgessi a leccarla. La leccava bene con lunghe linguate sulla fessura, finché non si fermò

dicendo:

“Il sapore pizzica ed è già bagnata, sta già godendo!” Per poi tuffarsi di nuovo nel suo

cespuglio bagnato di saliva.

Vedevo la sua testa muoversi fra le cosce di mia moglie e mi immaginavo che le stesse praticando quello che mi aveva spiegato, leccare, succhiare, baciare lungo la fessura, sulle grandi labbra e sul clitoride.

“Forse c’è la in bocca tra le labbra.” Mi dicevo eccitato non riuscendo a vedere.

Vidi mia moglie aprire e chiudere gli occhi sdraiata a schiena in giù sul sedile dietro, cambiare

Espressione, cercare di stringere le gambe, ma lui glielo impediva. La leccava continuamente

con il ritmo giusto.  

“Forse la penetrata con la lingua e la sta chiavando con essa. “Mi dicevo.

Vedevo lei che iniziava a muoversi accaldata, dimenando il busto e il bacino dal sedile, poi

all’improvviso la sentii emettere un urlo e cercare di tirarsi su con il busto mettendole le mani sui capelli e spingendolo di più verso la su a figa con rabbia e con forza. Stava godendo.

Ero eccitato, mi era venuto duro. Monica aveva iniziato ad ansimare, godeva e le infilava le dita fra i suoi fini e radi capelli grigi, girando la testa indietro, aprendo la bocca e gemendo.

Era eccezionale, non avevo mai visto mia moglie godere così quando gliela leccavo io.

Non so quanto tempo passò, cinque minuti, forse dieci e oramai partita gemeva ruotando

la testa a destra e sinistra con gemiti infantili, ed io ero felice che godesse e che certamente sarebbe ritornata a farsela leccare.

Giovanni continuò a leccare facendole avere più di un orgasmo, fin quando probabilmente dopo averle preso il clitoride in bocca, iniziò a succhiarlo facendola letteralmente impazzire, mai l’avevo vista gemere così e più succhiava forte e più godeva e gemeva:

” Ahhahhahahhahaahahah!!!!!!!!!!!!”

Quando lei tirò un urlo di piacere in preda ai fremiti si staccò dandole un’ultima e vistosa

leccata sulla figa dal basso verso l’alto, lasciandola sdraiata nel sedile posteriore ad ansimare.

Lui si tirò su con le labbra e il mento tutto sbavato, mentre la figa di Monica era bagnata dalla sua saliva, con tutti i peli attaccati e divisi sui due lati a mostrare la lunga fessura dischiusa.

Monica ancora ansimante quando sentì che non leccava più, in preda alla vergogna tirò giù la

gonna a coprirsi il sesso restando ferma a occhi chiusi.

Lui prese il fazzolettino da terra e mi disse:

“Ora te la lascio! Io ho fatto il preliminare e quello che piaceva a me e a lei ora, finisci tu.”

Intendeva che la chiavassi come gli avevo prospettato di voler fare e mentre eravamo a pochi

metri, non resistetti e curioso ed eccitato come non mai gli chiesi:

“Come c’è là!??”

“Una bella figa, abbastanza simmetrica, bombata e cicciottina quanto basta.”

“Odora?”

“Si, ora che è eccitata ed è venuta, odora ancora di più, odore forte di femmina, buono, anche il

sapore è buono, sa di aspro, limone... sì selvatico.” E rise.

Non so nemmeno io perché stupidamente gli chiesi quelle cose, volevo un giudizio sulla figa di

mia moglie e me lo diede, ed ero contento di quello che mi aveva detto.

“Ora vado!” Disse.

“Io finisco!” Risposi, e troppo eccitato senza aspettare che se ne andasse, mi sono avvicinato a

mia moglie, ho tirato giù i pantaloni e mutandine a mezza coscia tirandolo fuori oscillante, mi

avvicinai a lei, le tirai ancora su la gonna allargandole le gambe, mi sdraiai sopra tra le sue

cosce e la penetrai.  Entrò in un attimo, lubrificata e piena di saliva e umori com’era.

Lei ebbe un sussulto e mi abbracciò iniziando a baciarmi e a stringermi, mentre mi cingeva le

gambe sui fianchi e poggiava i piedi sui miei glutei per spingermi più dentro lei godente.

Iniziammo a chiavare pensando che fossimo soli, non so quanto tempo passò, forse cinque

minuto, ero troppo eccitato che venni sulla sua pancia facendola inarcare. Lo tirai fuori veloce e sborrai fiotti d sperma sul suo ventre.

Poi mi girai e vidi che Giovanni era ancora lì. Restai stupito, ma lui sorrise:

“Beh qualcosa ho visto anch’io. Ora vado!” Esclamò.

Mia moglie sentendoci parlare si alzò su di colpo, tirando giù la gonna e sporcandola del mio

sperma. Io mi voltai verso lei.

“Oh Dio che vergogna, ci ha visto fare l’amore!” Esclamò a bassa voce.

“Ma non ti preoccupare, è come se non avesse visto …” Dissi io:” …e comunque è stato bello, hai visto?!”

Sentimmo accendere il motore dell’auto di Giovanni e lo vedemmo andare via.

Le passai i fazzolettini e nonostante la gonna sporca si pulì come meglio poteva. Si rimise le

Mutandine, venne a sedersi davanti e ripartimmo.

“Caspita come godevi!” Le dissi durante il tragitto sorridendo.

“Dai non fare lo stupido che mi fai vergognare!” Esclamò.

Ero felice, aveva goduto ed ero certo che lo avremmo rifatto. Mi sentivo come se avessi su di lei un potere egemonia, di dominio.

Tornammo a casa e ci lavammo e riprendemmo la vita di prima, di tutti i giorni. Io scrissi a

Giovanni dicendogli che era stato bravo, non ci aveva deluso e ci aveva soddisfatto, soprattutto mia moglie.

Mi scrisse:” Ci rivedremo? Lo faremo ancora?”

“Perché no! Ti farò sapere. Ciao.” Risposi.

Effettivamente quella trasgressione ci aveva stimolato a tutti e due. Alla sera a letto le feci confessare che le era piaciuto:

“Si mi è piaciuto, è bravo, ma non mi è piaciuto che ci ha guardato dopo.” Mi disse.

Nemmeno a me, ma probabilmente era eccitato anche lui.”

“Lo rifaremo? “Le chiesi. Non rispose e sorrise.

“Lo rifaremo?” Ripetei.

“Non so vedremo!” Ribatté, per me quel vedremo equivaleva a un sì.

D’accordo dopo un mese, entrambi eccitati dall’idea decidemmo di riprovare, contattai di

nuovo Giovanni che si disse disponibile e ci vedemmo allo stesso posto, con le stesse modalità e facemmo di nuovo tutto come la volta precedente. Salvo che non si fermò più a osservarci perché lo informai:

“Sai a mia moglie non piace che ti fermi a guardare, si vergogna…” Sorrise.

“Ma se me la fa vedere e leccare e si vergogna farsi vedere chiavare con suo marito??”

“Sai come sono le donne… a volte sono bigotte e moraliste. “Risposi.

“Va bene!” replicò e accettò.

E negli incontri che seguirono, come lo vedevo andare via in auto, io mi portavo su mia moglie a chiavarla e per alcuni mesi, una volta al mese ci incontravamo e facevamo così.

In uno di questi incontri mi chiese:

“Ascolta Enrico! Vorrei farvi una richiesta, lo dico a te che la condividerai con tua moglie.”

Dimmi…”

“Ecco volevo chiedervi se mi lasciate masturbare mentre gliela lecco…” Domandò quasi timido.

Ne parlai con mia moglie che subito fu contraria, poi su mia insistenza accettò.

“Si fa solo una sega dai!” Le dissi.

 

Ci rivedemmo ancora qualche volta in quel luogo, con le stesse modalità, ma l’inverno stava

incombendo e una domenica ci invitò ad andare nel suo studio che era chiuso.

Accettammo curiosi non senza qualche contrarietà di mia moglie. Ma in quello studio medico

Vero, era tutto più eccitante.

La fece sedere sdraiare sul lettino per le viste e le tirò su la gonna iniziando a baciargliela.

Andammo un paio di volte nel suo studio, per la gioia di mia moglie e mia.

Tutto era più tranquillo ed eccitante. Monica abituatasi si sdraiava, metteva i piedi sul bordo inferiore a gambe larghe e lui in piedi tra le sue cosce si chinava a leccare, con me di fianco.

Lei osservava il soffitto e quando godeva roteava gli occhi. Poi finito, ci rimettevamo in ordine

tornavamo a casa nostra e andavamo subito a letto a consumare io e lei un amplesso carnale che soddisfaceva tutte e due pienamente.

Quella volta ci disse:

“Ci vedremo ancora una volta poi parto.”

“Vai via??” Chiesi un po’ dispiaciuto.

“Si!... Mi è arrivato il tabulato e fra un mese vado in pensione, andrò a Roma dai miei figli per un periodo, poi tornerò al mio paese d’origine e resterò là, qui lo studio lo prenderà un giovane medico. “

“Sarà finito tutto?” Gli chiesi.

“Che dici, per voi è solo l’inizio …” Rispose stupendomi:” … potete camminare da soli oramai, tu ora sei dentro le cose e anche tua moglie e comunque se passerete a trovarmi dalle mie parti sarete i benvenuti.” Era un modo di dire, sapevamo che non l’avremmo mai fatto.

Ci salutammo con l’accordo di rivederci ancora l’ultima volta.

Accettammo dispiaciuti il termine della nostra amicizia, anche Monica lo era, avevamo avuto con lui sei incontri in totale quattro in quella radura e due nel suo studio e quindi era sei mesi che ci conoscevamo.

Una domenica, dopo un mese circa dall’ultimo incontro, alle 15.30, come d’accordo andammo

nel suo studio per l’ultimo cunnilingus.

Entrammo e ci fece accomodare e notammo in piedi vicino alla sua scrivania una donna poco

più giovane di mia moglie che ci osservava. Era longilinea, quasi androgina, ma molto femminile, carina e di bella presenza, con un fascino particolare tra l’essere ragazza e signora, un bel tipo di donna, con i capelli lunghi e neri sulle spalle, che ci sorrise.

Guardandola meglio mi accorsi che era attraente e il contrario di mia moglie che era più

sul giunonico, aveva il fisico asciutto, ben truccata in viso, poco seno e vestiva completamente in nero ma in modo elegante e ricercato e aveva l’aria discreta.

Sembrava una donna adulta con insieme qualcosa che ricordava una giovane. Non era solamente bella nell’aspetto, ma anche attraente e attirò subito la mia attenzione maschile perché l’esteriorità e il suo fascino inebriavano assieme al suo profumo chi le era attorno.

Giovanni si avvicinò a noi prendendo quella donna per la mano e dicendo:

“Ecco! Questa giovane signora è Fulvia una mia amica nonché paziente essendo io il suo

Medico di famiglia. È una bella trentacinquenne single e sarà lei oggi se vorrete a leccare il sesso di Monica. Questo è il mio regalo prima di partire.”

A quella frase restai sorpreso e mia moglie più di me.

“Come sarà lei a leccare la figa di Monica oggi?... Una donna!?” Pensai. E mi sentivo inspiegabilmente eccitato, forse perché era bella, mi piaceva e me la sarei volentieri chiavata, mentre vedevo mia moglie sbiancare in viso e dondolare la testa in segno negativo e conoscendo le repulsioni e il disgusto per il suo stesso sesso in queste cose, sapevo non se la

sarebbe mai fatta leccare da una donna.

Monica a quelle parole si risentì continuando a dondolare il capo in modo negativo, era

contraria, ma a me sinceramente non dispiaceva, anzi eccitava se quella bella donna gliela leccava… oramai quel vecchio porco gliel’aveva leccata abbastanza e se ora l’avesse fatto anche una donna, non ci vedevo nulla di male e mi eccitava e chissà che non ci fosse uscito anche qualcosa per me.

Avvicinandomi mentre mia moglie si era portata con la borsa in mano dall’altra parte dello studio sorrisi e le bisbigliai:” Ci può uscire anche qualcosa per me?”

“Fulvia è lesbica!”

Sussurrò Giovanni con uno sguardo che faceva capire tutto e mi gelò subito.

Capivo la ritrosia di mia moglie, lei lo aveva intuito subito e per lei farsela leccare da una donna era come per noi farci fare un pompino da un altro uomo.

Mi avvicinai a Monica posandole la mano sulla spalla:

“No con una donna no! Mai!!!” Mormorò subito prima che dicessi qualcosa.

Ma Giovanni porgendoci da bere le solite bibite prima dell’incontro, ruppe la tensione e ci

presentò.

“Enrico e sua moglie Monica!” Disse alla sua conoscente mentre lei allungava il braccio e mi

stringeva la mano, facendo lo stesso con mia moglie che imbarazzata ma educata anche lei

allungò la mano e gliela strinse dicendo un:” Piacere!” Freddo, forzato e distaccato.

Eccitato dalla situazione le chiesi ancora sperando di convincerla:

“Perché non vuoi!?”

“Perché nooo! “Rispose decisa e mi guardò e poi scuotendo la testa sussurrò:

“Lo sai che non mi piace questa gente e non voglio assolutamente con una donna!” A voce bassa cercando di non farsi sentire da lei che era vicino alla scrivania fingendo di chiacchierare con Giovanni.

“Ma come si è permesso!!? Per chi mi ha preso? Ora me ne vado!” Mormorò.

Ma Giovanni vedendoci discutere e intuendo che tutto stava degenerando, si avvicinò dicendo

“Cara Monica! Non vedrai niente, ti sdraierai come le altre volte e guarderai in alto o terrai

gli occhi chiusi e la sentirai solo la lingua leccare, godrai, ma non saprai chi sarà, se io o lei! È un gioco, non cambia nulla. Starà poi a te capire chi dei due era.”

Mia moglie nonostante il suo tentativo di persuasione era lo stesso contraria, ma io eccitato da

quel gioco e che potesse essere davvero una donna a leccarle la figa mi faceva impazzire e la

esortai:

“Dai amore è solo un gioco e oramai siamo qui!”

“Ma è una donnaaa!!” Ripeté tra lo scandalizzata e la disgustata sottovoce per non farsi sentire da lei:” Lo sai che non mi piace questa gente!”

E anch’io come Giovanni provai a convincerla:

“Ma non c’è nessuna differenza, non saprai nemmeno chi sarà a farlo, sentirai solo la lingua e

questo per te sarà più eccitante. “

A me il sapere che quella donna fosse una lesbica, mi eccitava di più.

“No… no... no!!” Ripeté.

E Giovanni vedendo la reazione di mia moglie che rischiava di mandare tutto all’aria, da buon

esperto calmo gli animi e prendendola per le braccia la fece sedere nel lettino:

“Vieni sdraiati qui Monica e stai tranquilla che non ti sarà fatto niente che non vorrai, te la

leccherò io come le altre volte, Fulvia non farà nulla, resterà nell’angolo seduta dietro la

scrivania.”

E dicendo così la tranquillizzò seppur contraria che lei restasse nello studio a guardare, e tirandole su la gonna e sfilandole le mutandine la fece sdraiare sul lettino con il sedere sul bordo a gambe larghe e piegandosi affondò la sua bocca nel sesso di mia moglie.

Monica si vergognava perché c’era sempre quella donna e temeva che guardasse.

Giovanni iniziò a leccare con sapienza, una, due, tre leccate, finché non vide il suo bacino

muoversi, poi come a cerca un’intesa mi guardò negli occhi e a un mio cenno affermativo con il

capo, con un gesto della mano fece cenno a Fulvia che si avvicinò in silenzio abbassandosi a

fianco a lui e proseguire al suo posto. Era un piccolo inganno che aveva escogitato per fargliela

leccare da una donna, una lesbica che lo faceva volentieri.

A me venne subito il cazzo duro come non mai a vedere quella donna tra le cosce di mia moglie che gliela leccava. Mi accorsi subito che era tutto diverso con lei, da come le posò la mano sulla coscia, lievemente e sensualmente come una piuma, da fargliela sentire appena e la leccava e baciava in modo diverso di Giovanni, con grazia, leggerezza, delicatamente e con dolcezza e a mia moglie piaceva allargando di più le gambe come ad offrirgliela e se la lasciò leccare.

Credo che certamente si accorse del cambio quando sentì la lingua di Fulvia, capì subito la differenza e sussultò, ma fece finta di nulla ormai vittima del piacere e non disse nulla, chiuse gli occhi lasciandosela leccare, fingendo di non sapere, stringendo con le mani il lenzuolino di carta sotto di lei fino a strapparlo.

Quella donna continuò a leccarle la figa e a baciarla, alla ritrosia iniziale mia moglie godendo si

lasciò andare con partecipazione fisica anche se involontaria a quel cunnilingus lesbico, tanto da goderne moltissimo.

Era passiva, faceva tutto Fulvia, leccava e succhiava con una delicatezza che Giovanni non

aveva mai avuto, ma pian piano la rese partecipe seppur involontaria, iniziando a farla ansimare e muovere il bacino fino a contorcersi e strappare di più la carta del rullo del lettino sotto di lei che graffiava e teneva fra le dita, e mi piaceva che mia moglie godesse a farsela leccare da una lesbica, mi eccitava moltissimo.

Io e lui eravamo spettatori, lui sorrideva sicuro di quello che faceva Fulvia, io ero tanto eccitato che ero tentato di tirarlo fuori e masturbarmi, quasi non mi interessasse più chiavarla dopo.

Era una leccata lesbica in piena regola ed ero contento che a mia moglie piacesse e ne godesse.

Era fantastico vederla contorcere come non era mai avvenuto con me e con Giovanni e ascoltare i suoi mugolii:” Mmmmmmmmmmhhhhhh!!!! “E i suoi gemiti:” Aaahhh!!! ...Sssssssii!!!! Aaaaaahhhhh... .” Al punto che rischiava di cadere dal lettino, finché d’istinto allungando la mano in avanti finì sulla sua testa per spingerla di più sulla figa, e sentì fra le dita i lunghi capelli soffici e mossi di Fulvia. E senza nemmeno tirarsi su a guardare, capendo tutto esclamò solo un:

” Nooohhh!! Nooohhh!!!”

Ma godente e non fece nulla per fermarla, anzi le appoggiò la mano dolcemente sul capo accarezzandola, finché dopo ripetuti piaceri o micro orgasmi, esplose in un orgasmo più grande, eccezionale mai provato prima:

” Oooooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!! “

Mentre Fulvia baciava, leccava e succhiava più forte e con ritmo la sua figa, come Giovanni non aveva fatto mai. E io me la immaginavo come mi aveva spiegato lui.

 Al termine d’istinto tirò su il capo e vide una testa nera dai lunghi capelli tra le cosce. Si tirò su con il tronco rossa in viso e piena di vergogna nel sapere che gliel’aveva leccata una donna e ancora estasiata incontrò il viso sorridente di Fulvia tra le sue cosce che la guardava. Sapeva che era stata lei a leccargliela e si vergognava da morire, si sentiva a disagio, sporca e sconvolta seppur avesse goduto.

Scese dal lettino e se l’asciugò con dei fazzolettini si rimise le mutandine allontanando con un

gesto della mano Fulvia che voleva aiutarla, ma lei non accetto e tirò giù la gonna, mettendosi in ordine da sola e venendo affianco a me che parlavo con Giovanni.

Nonostante il piacere provato Monica aveva era arrabbiata per Fulvia.

Lei si avvicinò a noi sorridendo, voleva far amicizia e a me sarebbe piaciuto, ma mia moglie

era seria e aveva chiuso tutto.

Finito quell’amplesso di cunnilingus, visto che lui sarebbe andato via, ritornando al suo paese

d’origine per via della sua quiescenza, ognuno di noi sarebbe tornato alla propria vita. Prima di lasciarci ci volle offrire ancora da bere e andammo in un bar poco distante dallo studio, io a braccetto a mia moglie, sedendoci in un angolo e ordinando vista l’ora tarda del pomeriggio un’apericena.

Mia moglie cercava di non guardare Fulvia, lo faceva di nascosto, solo quando lei era girata o

parlava con Giovanni o con me, ma come si voltava verso di lei distoglieva subito lo sguardo

imbarazzata. Fulvia invece la osservava con insistenza sempre sorridendo, facendosi notare sia da me che da lei che era sempre più a disagio e disturbata dal suo sguardo.

Aveva avuto un rapporto di cunnilingus con lei in cui mia moglie aveva goduto come non mai ed era sconvolta di essersela fatta leccare da una donna. Lei non avrebbe voluto, sapevo e diceva sempre che le faceva schifo quella pratica omosessuale e invece aveva provato piacere e questo le portava disagio interiore e rimorso per non averla fermata.

Prima di lasciarci Fulvia guardandola nel viso arrossato disse:

“Siete una bella coppia!... Si vede che state bene assieme e vi amate molto, è raro trovare coppie come voi così affiatate.”

Feci un sospiro di soddisfazione, mi sentivo grande e lei continuò:

“Se volete possiamo incontraci ancora noi tre per bere qualcosa o andare in pizzeria, senza

nessun obbligo naturalmente.” Precisando osservando mia moglie:” Anche solo per

chiacchierare, passeggiare, bere qualcosa, non necessariamente fare sesso. Potremo

approfondire la nostra conoscenza e diventare amici.”

Aveva due labbra meravigliose colorate di rosso mentre parlava, che solo poco prima avevano leccato la figa a mia moglie e le guardavo eccitato.

Poi rivolgendosi a mia moglie con estrema dolcezza disse:

“Se non ti crea disagio rivedermi, mi piacerebbe incontrarti ancora Monica, esserti amica!”

Mia moglie arrossì violentemente e la vidi per la prima volta imbarazzatissima da quella

Proposta, disagiata e confusa e non rispose nemmeno.

Fui io a intromettermi:

“Vedremo!” Dissi:” Perché no! ...Dipende da tanti fattori, il tempo, il lavoro, i figli e

soprattutto la disponibilità di mia moglie.” Che impacciata beveva e osservava non vista Fulvia; la guardava, la scrutava e studiava, era bella e affascinante e avrebbe senz’altro fatto perdere la testa a un uomo.

Mentre parlavamo tra noi, mia moglie ascoltava e non diceva nulla:

“Non parli tu! Sei timida?” Le chiese all’improvviso Fulvia.

Mia moglie in difficoltà con la voce rotta dal disagio rispose scortesemente:

” Si parlo... ma adesso sto bevendo!” Sorseggiò l’aperitivo per giustificarsi del suo silenzio

e farle capire:” Ma non vedi che sto bevendo…!!!???”

Ma Fulvia continuò:

“Io faccio l’arredatrice in una grande azienda, creo e arredo locali, disposizione e stile degli appartamenti e dei mobili. Se hai bisogno di me per qualche consiglio o consulenza chiamami pure!” Le disse passandole un bigliettino di presentazioni con il numero del suo cellulare che mia moglie prese per educazione e lo mise nella sua borsetta.

Poi Fulvia parlò del suo lavoro spiegando che essendo un lavoro creativo la faceva sempre

sentire viva e attiva.

“E tu? Che lavoro fai? “Chiese a mia moglie.

“Impiegata!” Rispose infastidita, aggiungendo inaspettatamente.” Ma il mio non è un lavoro

creativo, ma monotono e ripetitivo.”

“Come il matrimonio!” Disse Fulvia sorridendo.

“E quasi!” Ribatté mia moglie abbozzando anch’ella un mezzo sorriso.

“Guarda che sta a te renderlo creativo e ravvivarlo togliendole dal grigiore!” Affermò.

“E come?” Chiese mia moglie con uno sguardo rassegnato.

“Devi...”

Ma la interruppi io, prima che mettesse qualche idea strana in testa a mia moglie e mi misi a

parlare di me e del mio lavoro.

Quando ci alzammo per andare via Fulvia ci disse:

“Se volete vi invito giovedì sera o qualsiasi giorno metta bene a voi a cenare con una

pizza... conosco una pizzeria che la fa molto buona.”

“Vedremo!” Risposi io eccitato da quella situazione, dall’imbarazzo di mia moglie, alla sua

Vicinanza a me e aggiunsi.

“Quando accetteremo ti avviseremo, ti chiamerà mia moglie, intanto ha il tuo numero di

cellulare sul bigliettino di presentazione!”

Mia moglie socchiuse le labbra sorpresa e indignata, ma non disse nulla e ci lasciammo così,

che ci saremmo risentiti.

Ci salutammo tutti in modo affettuoso e amichevole, a Giovanni che partiva e a lei stringendoci

ancora la mano e stringendo Fulvia quella di mia moglie guardandola negli occhi dicendole quasi sussurrando:

“Sono felice di averti conosciuta.” Avvicinandosi a lei improvvisamente, la baciò sulla guancia. Probabilmente mia moglie le piaceva e questo mi intricava di più.

Quando fummo soli in auto sbottò:

“Bello scherzo che mi ha fatto Giovanni! ...Come si è permesso e tu non hai fatto nulla per

fermarla. E poi cosa ti è saltato in mente di dire che l’avrei chiamata io... sei matto? Non lo farò

mai, sai che non mi piace quella gente lì, le lesbiche e gli omosessuali in generale, mi

disgustano, è gente malata, perversa.”

“Va bè era un modo per togliersela dalle scatole!” Dissi subito sorridendo:” Per quanto riguarda il fatto che te la leccata non prendertela così, è stata un’esperienza e mi pare positiva da come godevi.”

“Stupido!!” Rispose risentita e tutto finì lì.

Quel rapporto l’aveva shoccata, ma anche turbata molto, quel godere dalla lingua di un’altra donna l’aveva piacevolmente sconvolta, non pensava mai che avrebbe acconsentito ad un atto del genere.

“A casa ne parliamo…” Mormorò:” … sono stata ingannata e tu non hai fatto nulla!”

“Ma amore, non cambia nulla che te l’abbia leccata Giovanni o Fulvia, hai goduto lo stesso,

anzi con lei si vedeva che godevi di più.” Aggiunsi.

“Per te forse non cambia nulla, per me sì! È una donna. Perché tu non te lo fai leccare da un uomo?!” Ribatté.

“Embè dai, non ti ha mica baciata!” Restò in silenzio e poi sbottò:

“Comunque a me non va!... Mi sento offesa!” E finimmo li la discussione senza darle più seguito. Giovanni partì e noi restammo da soli.

 

Passarono alcune settimane senza più parlarne, ma arieggiava su di noi la figura di Fulvia e

io colpito da quella donna aspettavo il momento buono per riparlarne con mia moglie.

Nei giorni seguenti ci ripensai, non mi sarebbe dispiaciuta una cenetta a tre, io, mia moglie e la lecca fighe (come la chiamavo io dispregiativamente).

Fosse stato per me avrei accettato l’invito di Fulvia e sarei andato a quella cena, ma dipendeva da mia moglie e non mi dispiaceva fantasticare di un suo possibile rapporto saffico anche completo con quella lesbica, mi eccitava pensarlo, immaginare mia moglie baciata da lei in bocca e se mai fosse accaduto non l’avrei ostacolato. Sarebbe stata una bella esperienza anche quella, una trasgressione che avrebbe ravvivato ancora di più il nostro matrimonio. E poi Fulvia, era anche una bella donna piacente e attraente e chissà che non ci sarebbe scappato anche qualcosa per me… se non una chiavatina, almeno un pompino visto che era brava con la lingua….

E così una sera che restammo soli in casa senza i ragazzi che erano dai nonni gliene parlai:

“Allora andiamo a cena con la lesbica?” Dissi improvvisamente.

“Con chi!?” Domandò.

“Con la lecca fighe… Fulvia!” Precisai vedendo il suo viso stupito.

Mi guardò meravigliata:” No!!” Rispose subito secca.

“Cos’è! Hai paura che ti bacia? “Chiesi ironico, aggiungendo:” Guarda che te la già leccata una

volta!” E sorrisi.

“Quella è stata una cosa diversa, un inganno e lo sai! Non la vedevo in viso e poi non c’è stato

altro che leccare!”

“Appunto!”

“Appunto cosa!??” Domandò.

“Ma dai! Anche se ti dà un bacino non ti magia mica!... Non muori …non ha il veleno sulle

labbra!” Dissi ridendo.

“No! Non avrà il veleno ma mi fanno senso quelle donne lì! ... Contronatura! Non mi piacciono, anzi se lo vuoi sapere, mi fanno schifo!!” Esclamò aggiungendo: “Tu ci andresti con un uomo … te lo faresti succhiare? Lo baceresti in bocca?” Lo disse come a sfidarmi.” Non ti fa schifo?”

Pensava di mettermi in difficoltà con quella risposta-provocazione e invece io mentendo le dissi:

“Dipende! Dal tipo e dalla situazione. È solo una esperienza, c’è chi le fa da giovani, chi da maturi e chi mai!” Esclamai.

“Ecco!!... Io sono una di quelle che non lo farà mai con una donna.” Rispose pronta e decisa.

Restai in silenzio e poi domandai: “Perché ti fanno paura?”

“No.… non mi fa paura, ma non mi interessa! Lo sai che non mi piacciono le donne e nemmeno certi tipi di uomini, gli omosessuali.”

“Si, ma Fulvia è una bella donna, molto educata e femminile, riservata, pulita, ed elegante.”

“Si lo so!” Ammise:” Ma non mi piace e non faccio queste cose.”

“E’ solo un invito a cena… mica un invito a letto!” Le dissi smorzando la tensione.

“Cosa dici se accettassimo per curiosità e la frequentassimo un po'! “

“Che sei matto! … Come frequentare un po’?”

“Bè lei finché ci piace potrebbe prendere il posto di Giovanni e leccartela un po' e

potremmo anche uscire qualche sera con lei in pizzeria. In fondo ci ha invitato.”

Restò in silenzio un attimo poi esclamò:

“Ma no! Non voglio, non mi va Enrico dai!” Ma non mi diedi perso e insistetti.

“Ma guarda che non ti mangia mica, ne devi diventare sua amica, accettiamo il suo invito a

cena per educazione e poi vediamo… se ti va te la fai leccare di nuovo, se no niente ce ne

torniamo a casa e te la lecco io.”

Quella sera la discussione finì lì, ma ne parlammo ancora nei giorni seguenti, con me sempre più eccitato e invogliato che accettasse l’invito, e il suo no iniziale alle mie insistenze divenne

un titubante “poi vedremo!”, per poi diventare nei giorni seguenti “non so!”, e alla fine cedette alle mie insistenze:

“Va bene andiamo a cena, ma sia chiaro che non voglio essere toccata da lei, nemmeno sfiorata con un dito e per il resto vedremo…”

“Quel vedremo lo lasciò sospeso e intendeva la leccata di figa al posto di Giovanni e sapeva

quanto fosse stata brava e capace Fulvia a farla godere di più.

E così fu! Riuscii a vincere la sua contrarietà. Mia moglie la conoscevo bene, era una debole, senza di me non faceva niente e in genere quello che faceva era quello che volevo io, sapevo sempre convincerla, così una di quelle sere saremmo andati in pizzeria.

“Chiamala al cellulare e diglielo!” La esortai.

“No diglielo tu!” Rispose vergognandosi.

Ma volevo coinvolgerla di più e il fatto che si abbassasse a telefonare a quella donna lesbica per incontrarla mi eccitava, faceva parte del mio gioco, era una forma di sua sottomissione a me e a quello che volevo, una sorta di dominio, padronanza su di lei, così le dissi:

“Ma dai! Non fare la bambina, non ti lecca mica tramite cellulare.”

Così su mia insistenza ancora, la chiamò e dopo i saluti e i convenevoli confermò per il primo giovedì sera successivo.

Sentii che quella telefonata in vivavoce per mia volontà fu molto formale, nonostante l’educazione mia moglie era imbarazzata per l’affettuosità che le faceva percepire Fulvia tramite le parole di ringraziamento e cortesia.

 

Quel giovedì sera come d’accordo ci vedemmo davanti al ristorante che ci indicò lei via

sms e che era vicino a casa sua.

Sapevo che Fulvia era lesbica e quindi non tentai mai di corteggiarla, ma mi piaceva come

donna e mi eccitava che potesse fare sesso con mia moglie, infrangere i suoi tabù morali ed educativi contro l’omosessualità femminile, come dicevo era un po' come sottometterla a me.

Quella sera quando arrivammo nel luogo indicato, Fulvia era davanti all’entrata che ci

aspettava, sapevamo che era arredatrice, ma aveva anche moltissimo gusto nel vestirsi. Era di una bellezza e fascino particolare, non comune e molto personalizzato con la sua femminilità saffica, ma era decisamente una persona attraente e seducente.

Quella sera era molto elegante e femminile, indossava un abito nero in crêpe de Chine di pura

seta lavata, con collo a foulard e maniche a tre quarti con i polsini a camicia che la slanciava di più in altezza se mai ce ne fosse stato bisogno sui suoi tacchi alti. La gonna longuette a vita alta in twill le arrivava oltre il ginocchio, lasciando scoperto il polpaccio, con un cinturino in pelle alla vita e spacco centrale e sul retro. Devo dire che era davvero bella, truccata quanto bastava con il rossetto sulle labbra e un profumo inebriante. Il taglio di capelli era lungo sulle spalle, classico ma mosso sul viso ovale, lungo dietro e sul davanti due bellissimi ciuffi laterali, con tempie coperte che le sfioravano le orecchie mostrando gli orecchini a lobo.

Come dicevo pur avendo una parte maschile e attiva nel suo lesbismo, era molto femminile con il ciuffo a tendina a sfiorarle gli occhi, belli e splendenti come brillanti. I capelli erano morbidi sinuosi e ondeggianti al movimento del capo e le davano un’aria giovanile e simpatica, meno dei trentacinque anni che aveva.

Devo dire che nel mio immaginario pensavo che le lesbiche attive avessero tutte i capelli corti o rasati e vestissero maschile, Fulvia fu una rivelazione, fu Giovanni a dirmi che erano solo luoghi comuni e che una lesbica può essere sia molto femminile con i capelli lunghi, che con i capelli corti e assomigliare a un maschio.

“E’ una scelta interiore e personale.” Mi aveva detto.

Fulvia seppur fosse attiva nei rapporti sessuali era molto donna, la sua chioma la rendeva

molto attraente e soprattutto nulla toglieva alla sua indole femminile, intonandosi con il suo look, che nonostante l’aria distinta, la ingentiliva con anelli, collane e il lipstick rosso sulle labbra che la rendevano sensuale.

Stringeva tra le mani una borsetta da sera a pochette. Era davvero un peccato che fosse lesbica

avrebbe avuto mille uomini ai suoi piedi, me compreso, me la sarei chiavata davvero volentieri.

Quando le feci i complimenti per la sua eleganza, mi disse che lei era solita vestire così,

specialmente nei momenti particolari e quella sera per lei lo era.

Mia moglie invece era abbigliata casual, da impiegata-casalinga e in paragone Fulvia era molto più femminile e bella di lei.

Monica indossava jeans che le facevano il culone come le dicevo io facendola arrabbiare, camicia nera e capelli castani da shampoo fresco, pettinati con la riga e sciolti sulle spalle, poco rossetto e qualche monile, ma era altrettanto bella nella sua normalità coniugale e naturalezza, nel suo corpo arrotondato nelle forme da attirare i complimenti e le occhiate di Fulvia.

Dagli sguardi, capii subito che a Fulvia piaceva Monica.

“Complimenti Monica, sei molto affascinante.” Le disse sorridendo.

“Grazie... !!!” Esclamò timida: “Ma niente in confronto a te che sei elegante bellissima!” Esclamò sincera e si sorrisero.

Entrammo nella pizzeria-ristorante e ci sedemmo a tavola ordinando non la pizza, ma piatti tipici, iniziando a cenare e a chiacchierare.

All’inizio mia moglie era chiusa, a disagio con Fulvia per la sua vicinanza e attenzioni a lei,

sapendo che era lesbica e parlava poco e ascoltava, al contrario di lei che anche per lavoro e a

contatto con il pubblico era molto loquace. Ma Fulvia da brava persona addetta alle pubbliche

relation nel suo lavoro, riuscì a coinvolgerla e a farla chiacchierare.

Quella sera era volutamente molto appariscente, elegante e raffinata, probabilmente per piacerle, e aveva una grazia innata nei gesti e movimenti e non perdeva occasione di guardare mia moglie scrutandola, osservando poi anche me come a chiedermi il permesso di farlo e mi faceva sentire importante, un Dio, il padrone di mia moglie....

Durante la cena si bevve anche dell’ottimo vino bianco, al termine Fulvia voleva pagare il

conto, ma con un’occhiata d’intesa di mia moglie non glielo permisi:

“Offro io!” Dissi alzandomi.

“Ma no!... Vi ho invitati io, non posso permetterlo.” Rispose sorridendo lei.

“Sono io che non posso permettere che paghi una donna! Specie ora che abbiamo approfondito la nostra conoscenza e siamo diventati amici.” Asserii. Ci eravamo resi conto durante la cena che anche se diversa da noi sessualmente, la sua compagnia era piacevole e interessante.

Mi alzai e pagai mentre lei aspettava sull’uscio gettando occhiate furtive a mia moglie che se ne rendeva conto abbassando il suo sguardo e non vista anche lei osservava in viso Fulvia che era seducente. Usciti dal ristorante passeggiammo e lei ci chiese se ci andava di passare a casa sua per un ultimo bicchiere e per vedere il suo appartamento. In quell’invito c’era tutto, l’intenzione di accarezzarsi, baciarsi e di fare sesso….  Guardai mia moglie che

non diceva nulla. Sapevamo cosa significasse andare a casa sua. Ma lei capendo l’imbarazzo di

mia moglie precisò guardando Monica:

“Solo a bere e non si farà niente che non si voglia.” E sorrise osservandoci.

Guardai ancora mia moglie che con l’espressione del viso mi fece capire:

“Decidi tu!”

E accettammo con emozione. E oltre tutto eravamo molto curiosi di vedere la casa di

un’arredatrice, soprattutto mia moglie.

“Allora vi invito a casa mia a bere qualcosa!” Disse sorridendo, mostrandoci i suoi denti bianchi.

“D’accordo!” Risposi, ero io che parlavo per mia moglie e questo mi dava la sensazione di superiorità nei loro confronti.

Camminammo passeggiando verso casa sua, con lei al centro tra noi, e mentre spiegava com’era il quartiere in cui viveva e com’era la sua abitazione a mia moglie, notavo che preferiva parlare con Monica piuttosto che con me e chiacchierando arrivammo casa sua. Ovviamente avevo la sensazione e speravo che succedesse qualcosa e che Fulvia cercasse di allettare mia moglie, almeno leccandole la figa, e se poi avesse voluto fare qualcosa di più, io non mi sarei opposto.

Entrammo in una palazzina e preso l’ascensore salimmo al terzo piano.

Quando accedemmo nell’alloggio ce lo mostrò, ci piacque subito e lasciò mia moglie a bocca

aperta, era un appartamento di medie dimensioni, ma sistemato benissimo, camera, soggiorno, bagno cucinino e un piccolo studio ricavato da una cameretta, oltre un balcone pieno di piante e fiori. Ma la cosa che mi piacque di più fu la disposizione e l’arredamento, riflettevano una personalità molto distinta e unica, la sua.

Non era un anonimo appartamento elegante, stile rivista per intenderci, era proprio particolare.

Ci disse di fare come se fossimo a casa nostra, facendoci accomodare nel salotto-soggiorno e

sedere mia moglie sul divano e me sulla poltrona di fronte a lei, e in effetti mi sentivo molto a

mio agio e la seguivo dappertutto con lo sguardo.

La intravvedevo dalla porta in cucina mentre tirava fuori il vino dal frigorifero e preparava degli stuzzichini. Aveva scelto un pinot frizzante d’annata e su dei piattini mise dei salatini una ciotola con dei vol au vent al prosciutto, tartine al salmone e in un’altra dello zucchero a velo e fragole.

“Ehh ma abbiamo appena cenato!” Esclamò mia moglie vedendo tutta quella roba… “Sono già fuori peso così, se mangio ancora lievito!” E sorrise.

“Dai, ora mangiamo un po’, poi faremo la dieta!” Le disse divertita Fulvia.

Lei si sedette al fianco di Monica sul divano come un cigno in attesa di iniziare la danza

dell’amore e tra le coppe di pinot e i salatini chiacchieravamo.

A causa della vicinanza Il suo profumo dolce e buono inebriava Monica, tanto da chiederle quale fosse… e quella sera avvenne qualcosa che non era programmato e non avrebbe dovuto accadere, che travolse e stravolse la nostra vita e il nostro matrimonio e diede il via a un nuovo modo di fare sesso che era molto più eccitante di quello che praticavamo precedentemente.

Sedute loro due sul suo divano grande e io su una poltroncina di fronte a loro, divisi solo dal

tavolino con i salatini, vedevo Fulvia che passando il bicchiere a mia moglie sorrideva sorniona.

Si tolse le scarpe un piede contro l’altro lasciandole cadere a terra e chiacchierando di arredamento e del più e del meno iniziammo a bere ancora, a sorseggiare il pinot frizzante con uno sguardo complice. Lei mi osservava ripetutamente come a chiedermi il permesso di poter fare avance a mia moglie e quello mi dava un senso di potere e superiorità, perché riconosceva in me la figura di dominatore e in un certo senso proprietario di mia moglie, io la guardai e non visto da mia moglie feci dondolare il capo in modo affermativo e lei mi ricambiò con un sorriso freddo e felino. Era deliziosa e Monica altrettanto in quel momento.

Anche lei mi guardava imbarazzata, mi accorgevo che subiva il fascino e provava attrazione per Fulvia, che era simpatica, bella, pulita e profumata; e ora chiacchierava volentieri anche lei

scherzando, non avvertiva più disgusto e avversione anche se era lesbica.

Io la osservavo senza dire nulla e mi sentivo il loro regista. E tra occhiate tra me e lei, Fulvia si faceva sempre più vicina a mia moglie e la cosa non mi infastidiva, al contrario, mi eccitava. Era inebriante come il vino vederla tentare di conquistare mia moglie, desiderarla con gli occhi e con lo spirito. Le avrebbe leccato nuovamente la figa? Probabilmente si, ma era eccitante scoprire come Fulvia ci sarebbe arrivata.

Fulvia aveva mani bellissime e unghie smaltate, con dita piene di anelli di design che mostrava a mia moglie chiacchierando e le muoveva con una gestualità che avevo trovato sempre affascinante nelle donne, ma che quella sera trovavo seducente.

Avrei voluto essere io al posto di mia moglie ed essere corteggiato, desiderato e sentire la

vicinanza di Fulvia su di me. Sapevo che era lesbica e non mi facevo illusioni, ma ci speravo che magari per avere mia moglie concedesse qualcosa pure a me.

A un certo punto Fulvia bagnando nel vino l’indice, lo tuffò nella ciotola con lo zucchero a

velo e le diede ridendo un colpetto sul naso a mia moglie sporcandola con lo zucchero.

“Hei ma che fai!” Reagì mia moglie protestando dolcemente e sorridendo anche lei, mettendosi

a lottare giocosamente con le mani di Fulvia, cercando di fermarla perché lei voleva rifarlo e pitturarla in viso come gli indiani.

Sembravano due ragazzine, come i nostri figli quando giocavano, con Fulvia che le picchiettava il viso con il dito sporcandoglielo di zucchero e mia moglie che cercavo di non farsi raggiungere spostando e allontanando il capo ridendo.

A un certo punto vidi Fulvia prendere dolcemente le braccia di mia moglie e bloccarle. Poi,

lentissima avvicinarsi alla sua faccia e con un colpo leggero e lento della punta della

lingua, leccarle via lo zucchero dal naso e dal viso, delicatamente per poi rifarlo più volte.

La sua lingua sembrava una farfalla che si posava sulla sua pelle di mia moglie per poi riprendere subito a volare, per ritornare ancora e riposarsi. Era tutto molto bello, erotico, sensuale, anche romantico sotto un certo aspetto, ma soprattutto passionale e libidinoso.

A quelle prime leccate sul viso, mia moglie si staccò stupita guardandomi con aria imbarazzata, come una fanciulla sorpresa ad aver fatto qualcosa che non doveva, di peccaminoso e con gli occhi mi guardava come se cercasse il mio giudizio e farmi capire che non era lei, ma Fulvia che si prendeva quelle libertà.

Ma io le sorrisi facendo un cenno affermativo con il capo, come a rassicurarla che non c’era nulla di male in quello che facevano ….

La vedevo insicura delle conseguenze che poteva prendere quel gioco tra loro e per un attimo sono rimaste immobili a fissarsi negli occhi, come se fossero lo specchio l’una dell’altra e in quelli di Fulvia vedevo l’audacia e il desiderio e in quelli di mia moglie l’arrendevolezza e il timore.

Poi Fulvia staccò le mani dalle sue braccia, intingendo di nuovo il dito nello zucchero e

toccandole ancora la guancia.

Vidi mia moglie immobile non protestare e sorridere, ma seria restare ferma e restai col fiato

sospeso ad aspettare le sue mosse, intuivo che sarebbe accaduto qualcosa di speciale ed

eccitante e vidi Fulvia che di nuovo come prima si avvicinò con calma al suo viso e riprese a

leccare lo zucchero sulla guancia lentamente, con la lingua larga ritornandoci più volte sopra. La leccava dove c’era lo zucchero per darle poi posandole le labbra un bacio quasi impercettibile. Era tutto molto dolce e delicato.

Tutto avvenne senza accordi e premeditazione, ma in modo semplice e naturale in un susseguirsi di eventi non preparati e forse per questo mia moglie le accettava in silenzio, trovandosi coinvolta inconsapevolmente.

Osservavo divertito, curioso ed eccitato mia moglie, la sua espressione e il suo sguardo lo conoscevo bene, era turbata da quegli atti, dall’attenzione e dai gesti di Fulvia e si leggeva sul viso arrossato. Avvertiva verso di lei una forma di attrazione e ne aveva paura.

Poi rituffando il dito nella ciotola, Fulvia lo passò sulle sue labbra socchiuse e gliele

sporcò, fermandosi un attimo con il dito su di esse a guardarla negli occhi e lei non riuscendo a sostenere il suo sguardo, abbassò i suoi come in segno di arrendevolezza e soggezione.

Avvicinandosi Fulvia, lentamente posò la punta della lingua sulle labbra di mia moglie per portale via lo zucchero a velo su di esse e iniziò a leccarle senza che lei lo impedisse, ma passiva e incredula si lasciava strisciare la sua lingua sopra sentendo il suo fiato caldo contro la sua bocca e nelle narici.

Io ero eccitato come non mai e avevo una erezione tremenda mai avuta, eccezionale che spingeva dentro i pantaloni con violenza, una lesbica leccava mia moglie e Fulvia non trattenendosi, posando le sue labbra in modo dolce e delicato su quelle di Monica iniziò a baciarla, spingendole la lingua in bocca senza che lei lo impedisse. Fu come una esplosione, un godimento unico, quella lecca fighe stava limonando Monica e avvertii un forte calore sul cazzo…. e il battito del cuore aumentare velocemente.

Sentivo il cazzo pulsare tremendamente a osservarle. Ero certo che anche mia moglie avesse le mie stesse reazioni e la figa bagnata di umori piacevoli.

Fulvia baciò mia moglie in un lungo bacio passionale, con la lingua dentro la bocca e non l’aveva mai baciata nessuno in quel modo oltre me, ed era una donna a farlo, una lesbica. Nemmeno da giovinetta per scherzo lo aveva fatto con le amiche, ma ora lasciava che lei lo facesse e continuasse a limonarla, probabilmente le piaceva sentire la sua lingua calda, umida e sottile in bocca, fu senz’altro una scoperta per lei, una rivelazione quel bacio e quel piacere nuovo che provava.

La sua intolleranza verso quel tipo di sessualità femminile, saffica e omosessuale in generale, credo che cadde e morì in quel momento che Fulvia la baciò in bocca.

Vedevo le loro teste incrociate e unite una contro l’altra, muoversi lentamente da una parte e dall’altra, in un bacio che ritenevamo perverso e lei addirittura contro natura fino a poche decine di minuti prima.

Osservavo la forza e consistenza vellutata delle labbra di Fulvia contro quelle di mia moglie e

immaginavo le lingue intrecciarsi e leccarsi tra loro, insalivarsi, giocare mentre Fulvia le portava le braccia sulle spalle per stringerla a sé in un abbraccio leggero, lieve e purtroppo mortale per noi, e mentre quelle di mia moglie restavano ferme e inattive lungo il corpo.

Vedevo il corpo longilineo e sensuale di Fulvia, contro quello morbido ed esuberante di mia moglie e i loro seni seppur di misure differenti e coperti dal tessuto, strusciarsi l’uno contro l’altro.

All’improvviso Fulvia l’abbracciò stretta senza mai staccare la bocca dalla sua, premendo il suo seno minuto contro quello prominente di mia moglie con forza, mentre le loro lingue e i loro aliti si mescolavano ai loro respiri praticati per via nasale, respirandosi a vicenda. Sono certo che in quel momento mia moglie godesse e avesse la figa fradicia di umori vaginali. Io non resistetti eccitato com’ero e mi misi a toccarmi con la mano sui pantaloni.

La osservavo e dentro di me mi eccitavo sempre più e mi ripetevo incredulo:

” Sta baciando una donna! “

Provando un piacevole brivido di eccitante gelosia e invidia, gelosia perché veniva baciata con partecipazione sua da un’altra donna e invidia perché avrei voluto essere io al suo posto ed essere baciato con passione da Fulvia. Ma l’idea che facesse un atto così trasgressivo mi eccitava ancora di più.

C’è l’avevo durissimo a vedere mia moglie baciata da quella donna lecca fighe, era qualcosa di indescrivibile.

All’improvviso Fulvia la spinse dolcemente indietro facendola stendere con la schiena sul divano.

Mia moglie era ancora vestita con la camicia nera e i jeans ed era eccitata e si leggeva su il suo

viso turbato, imbarazzato, arrossato e pieno di vergogna per quello che stava facendo. Ma nonostante questo come in trance restava lì passiva e continuava a lasciarsi baciare.

Fulvia con un garbo inusuale per Monica le sbottonò delicatamente la camicia, aprendola

e accarezzandole le coppe del reggiseno con il seno prosperoso all’interno di esse, per poi

all’improvviso abbassarle e tirare fuori le mammelle, belle, gonfie, morbidi ed eccitate con i

capezzoli turgidi ed eretti; guardandole il seno e gli occhi con uno sguardo ammaliatore pieno di desiderio, anche lei ormai eccitata aveva il respiro ansante.

Mia moglie era tesa, non sapeva fino a che punto sarebbe arrivata Fulvia, sapeva che era lesbica, ma non riusciva a staccarsi da lei, ad allontanarla.

Avrei dovuto fermarla, dire a Fulvia che Monica non era come lei e di lasciarla stare, ma mi piaceva che venisse vinta e sopraffatta da lei e che mi tradisse con una donna. Mi eccitava da morire avvertire il piacere nelle loro bocche unite e l’ansia che tutta la situazione ci procurava, compresa la mia stessa tensione, il mio malessere interiore e batticuore nel vederla amoreggiare con una lesbica.

Tutto questo mi occupava la mente ed era eccitante.

Esaltato e sudato seguivo con lo sguardo il percorso delle mani di Fulvia che iniziavano a

muoversi con grazia sul corpo di mia moglie. Le dita e la bocca come una brezza di vento

correvano sulla pelle e le sfioravano i capezzoli, procurandole dei fremiti di piacere ed

eccitazione intensa.

Le labbra di Fulvia si posavano saltellando sulla sua epidermide fremente, come una farfalla impazzita che sbatteva in continuazione le ali prima di riprendere il volo, desiderose di sfiorarla e baciarla.

Ci sapeva fare Fulvia, era brava, con infinita leggiadria e delicatezza muoveva le mani, le dita,

la lingua e le labbra sulla sua cute pallida. Le succhiava i lobi delle orecchie, continuando

leccandole il collo fino ad abbassarsi sulle spalle e mentre le sfiorava scendeva con la bocca a

baciare a lungo le sue mammelle gonfie ed eccitate, traballanti sotto gli atti respiratori, persistendo inesorabile su di loro e sul torace ansimante dalle escursioni profonde e agitate.

Monica apriva e chiudeva gli occhi dalle sensazioni meravigliose e dal piacere che provava a

lasciarsi baciare e leccare il seno da lei.

Lo sguardo di Fulvia era voglioso, penetrante e imbarazzante come la sua lingua, mentre quello di mia moglie era accomodante e desideroso. Non l’avevo mai vista così bramosa e passiva allo stesso tempo.

I suoi occhi, il suo ansimare, le escursioni respiratorie e i battici cardiaci erano il sintomo visibile della sua emozione e delle sensazioni piacevoli che provava. Lo sguardo era incredulo, stupito e sorpreso da quello che lei stessa non si aspettava e che credeva impossibile che le accadesse, che si lasciasse amare da una donna, nell’acconsentire e accettare quei baci e quelle carezze passivamente e con ardore e desiderio da una lesbica.

Si rivelava a mia moglie un piacere diverso dal solito che non conosceva, fatto di dolci

sensazioni ed emozioni, un piacere che la incantava e rapiva, Era la gioia saffica, che la dilettava facendole desiderare le sue labbra e i suoi baci, lei... che aveva sempre condannato moralmente ogni tipo di omosessualità, ora era li a godere nel fare sesso con una donna.

Mia moglie restò passiva in silenzio, mentre Fulvia scese con le labbra sull’ombelico. In un

sussulto di orgoglio e razionalità Monica aveva cercato di fermarla con la mano sui capelli e con qualche esclamazione poco convinta:

“Nooohhh!!! Bastaaaahh… Fulviaaaa !!!!”

Ma senza riuscirci, lei ci sapeva fare, era diventata padrona del suo corpo e si muoveva come il serpente tentatore di Eva su di esso, in modo leggiadro, elegante, armonioso, piacevole e rapido, tornando veloce con le labbra e la lingua di fronte al suo viso, baciandole ancora le sue, il naso e le palpebre degli occhi socchiuse dal piacere, sussurrandole:

“ Sssssssssssshhhhhhhhhhhhh… non parlare … lasciati andare cara, non pensare a nulla.”

Era fantastico quello a cui assistevo, all’induzione alla perversione di mia moglie in un rapporto lesbico, che lei e aveva biasimato fino a quella sera, ed ora era incapace di reagire lo accettava e partecipava.

Quella sopraffazione era molto erotica.

Il un attimo Fulvia prendendo per i margini la camicia la tirò verso di se, quel tanto da staccare Monica con la schiena dal divano, spingendo subito indietro lungo le sue braccia la stoffa nera della camicia, sfilandola in un attimo  e allungando subito ancora le braccia dietro lei come a volerla abbracciare; guardandola negli occhi profondamente e baciandola in bocca, con gestualità conosciuta e pronta le sganciò il reggiseno, staccando la bocca e tirandolo in avanti verso se, facendo scorrere rapide le spalline sulle braccia togliendolo e gettandolo a terra scoprendole tutto il torace, con le mammelle nude nella loro maestosità di mamma e di moglie.

Era una scena meravigliosa.

Subito si soffermò chinando il capo a leccare un neo molto erotico che aveva sulla mammella destra, giocandoci e tracciandone i contorni prima con il dito, continuando poi a girarci intorno con la lingua, passando e ripassando sullo stesso tratto di pelle, come incantata da quella imperfezione.

 Ero talmente eccitato che mi sembrava che il corpo mi prendesse fuoco. E iniziai oltre a

toccarmelo e sfregarlo con la mano sopra i pantaloni, a tirare giù la cerniera per accarezzarlo

meglio direttamente sugli slip.

Mia moglie come un manichino, arrendevole e passiva, si lasciò ruotare per il busto e lei

spostatasi di lato iniziò a baciarle la schiena, partendo dalle spalle giungendo giù, vicinissima

alla cintura dei jeans.

Monica fremeva, apriva e chiudeva gli occhi accalorata ed eccitata come fossero ali di gabbiano che si alza in volo, si vedeva che era persa nel sentire le sue labbra leggere come un petalo correre sull’epidermide dandole brividi di piacere. Non riusciva a resisterle.

Allora capii che era vero il detto che come sa baciare, leccare e dare piacere a una donna una

Lesbica non lo sa fare nessuno. Era uno spettacolo meraviglioso vedere la sua schiena inarcarsi e fremere alla sua lingua, lambita dai suoi baci, allo sfiorare la pelle dalle sue labbra ardenti e soffici e avvertire la brezza del suo alito caldo su di essa. Dopo qualche minuto la ruotò ancora e si mise a baciare e leccare il torace e le mammelle, mentre Monica inconsciamente tendeva il seno in avanti verso la sua bocca a offrirle i capezzoli perché le succhiasse.

Gli occhi di mia moglie vagavano nella stanza persi nella gioia di quelle emozioni e sensazioni

nuove che le stava facendo provare quella donna e cercavano i suoi con carnalità e desiderio e i miei come a giustificarsi, ad assolversi da quello che lasciava fare e come a chiedermi di intervenire a fermare tutto, visto che lei in preda a quella lussuria non ne era capace, non riusciva o voleva farlo di allontanare Fulvia da lei, dalle sue braccia e le sue labbra; con l’incredulità di essere consapevole che stava facendo sesso con una donna. Mentre io divertito eccitato e agitato, assistevo a quella sua degradazione morale e fisica. Alla sua scoperta del piacere saffico e ne gioivo, senza rendermi conto in quel momento del rischio che correvo.

Poco dopo vidi Fulvia muoversi con una leggiadria e una dolcezza che un uomo non potrà mai

avere, tornare a baciarle il ventre, leccarle l’ombelico e andare più giù.

In un attimo con una sensibilità e delicatezza solo femminile le slacciò la cintura dei jeans, aprendola dalla fibbia per poi passare al bottone centrale e tirarle giù la cerniera, abbassandole lentamente i pantaloni. Prendendoglieli per il bordo e i passanti le tirò giù con forza, facendoli scivolare sotto il sedere e lasciare uscire quel suo splendido culo, per poi sfilarli senza fatica giù alle cosce, le ginocchia e prendendoli in fondo con un gesto come un colpo veloce quanto un battito di mani, gliele tolse completamente lasciandola solo in mutandine; per poi ritornare su di lei lesta restando un istante a scrutarla con le labbra

vicinissime alle sue, facendole sentire il calore del suo respiro sul suo viso.

Poi sempre fissandola negli occhi, prese l’elastico e le abbassò le mutandine tirandole giù con le stesse modalità dei pantaloni, trascinandole con dolcezza e gioia sulla pelle delle cosce, fino ai piedi, facendola rimanere completamente nuda con il suo cespuglio gonfio e rigoglioso.

Ero stupito, in poche manovre veloci l’aveva spogliata completamente nuda e lei l’aveva lasciata fare, da una donna, non potevo crederci e sempre più eccitato osservavo ormai Fulvia, padrona del corpo di mia moglie accarezzarlo delicatamente sfiorandolo.

Fulvia, senza vergogna e imbarazzo della maia presenza, si spogliò in un attimo e quando fu nuda potemmo ammirare il suo corpo snello, quasi perfetto e la figa tutta depilata, liscia che lasciava vedere la fessura unita, quasi verginale e forse lo era, tra le grandi labbra.

La vidi chinare di colpo il capo e cacciarsi come la picchiata di un’aquila in volo sulla sua

preda, sulla figa bagnata ed eccitata di mia moglie, sui suoi peli arruffati, incominciando a

baciarla e leccare dolcemente. Mentre lei lasciandosi andare al piacere diretto della sua lingua

sul sesso, come quella di una pantera osservava la testa scura di Fulvia fra le sue cosce, leccarle e succhiarle le grandi e piccole labbra e il clitoride, fra fremiti e mugolii di piacere non cercato, e vergogna, perché quasi non credeva a quello che stava avvenendo.

Io non resistetti, sbottonai i pantaloni e liberai la mia asta dura che spingeva per uscire lo tirai

fuori e sotto lo sguardo vizioso di Fulvia e quello perso di mia moglie, iniziai a masturbarmi e accarezzarla mentre loro davanti a me sul divano facevano sesso … o forse l’amore? In un coinvolgimento totale come se io non fossi presente.

Osservandole capii che quando una donna bacia, è proprio tutto diverso da come lo fa un uomo, è più delicata e attenta, sa attendere le pause e i sospiri e capisce i segnali del corpo.

O forse ero io, la mia eccitazione a farmi avere quelle sensazioni nel vedere quel due corpi

femminili e nudi avvinghiati amoreggiare carnalmente.

Un briciolo di elettrizzante gelosia nel vederla godere fra le sue braccia che la faceva godere più di me mi pervase, ma era sopraffatta dall’eccitazione che provavo nel vederla sottomettere a lei e umiliarla.

Immaginavo la lingua di Fulvia, come mi aveva spiegato mesi prima Giovanni, lambire il

sesso di mia moglie, succhiare le sue intimità, annusare l’odore selvatico ed eccitato della sua

figa e gustarne il sapore, quel sapore asprigno che sprigionavano gli umori di mia moglie

quando godeva e che io conoscevo, e saperli sulla lingua di Fulvia, mi eccitava di più.

Ogni tanto si tirava su e la baciava in bocca, ancora lingua a lingua per un tempo infinito e mia

moglie godeva, poi Fulvia continuando a baciarla e leccarle la pelle riscendeva in basso di

nuovo sulla sua figa a succhiarla finché Monica gemendo non venne in piccoli orgasmi, una volta, due, tre … finendo poi tutto in un grande orgasmo che la fece scuotere sul divano premendole la mano sul capo, spingendo con più forza la bocca di Fulvia sul suo sesso.

“Oooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!

Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Siiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!”

Esclamò.

Non so quanto tempo passò nel sentire mia moglie gemere e godere come io e anche Giovanni

non eravamo mai riusciti. So solo che al termine vidi Fulvia alzare la testa come un animale

selvaggio che aveva avuto la meglio sulla sua preda, le labbra sfatte dal rossetto, dai baci e dalle leccate e il mento umido e lucido grondante della saliva e degli umori del piacere che aveva avuto mia moglie riversandoli nella sua bocca, e in quel momento colanti dalle sue labbra.

Si staccò e la guardò.

Poi con tenerezza vedendola ansimante, si mise accanto a lei e la accarezzo, dolcemente,

sfiorandole la pelle e dandole altri brividi. Monica era in estasi, vittima del piacere di quella

donna.

Eccitato come non mai, venni anch’io con getti di sperma che uscivano dal glande e si

portavano in aria che sembravano l’eruzione di un vulcano in attività.

Ero soddisfatto, avevo goduto anch’io e molto e di certo quella sera non l’avrei chiavata a casa

come facevo dopo le leccate di Giovanni, non ci sarei riuscito e l’avrei lasciata a gustarsi ancora il suo piacere con Fulvia. Facendo un errore gravissimo.

Al termine mia moglie si rannicchiò, mentre Fulvia la teneva abbracciata a se coccolandola, continuando ad accarezzarla e darle baci sulle spalle e sul collo.

Monica era sconvolta dall’essersi lasciata andare e dall'aver scoperto una parte di lei che non

conosceva o non aveva mai voluto conoscere e mi guardava smarrita, con disagio.

Pensai con un senso di soddisfazione e superiorità che forse quel piacere che provava, quel vizio che aveva di preferire di farsela leccare, seppur fatto da uomini fosse una forma di lesbismo latente in lei.

Finito tutto per lei era ritornare alla realtà e rendersi conto di aver fatto qualcosa di sporco e

disdicevole secondo la sua moralità, e ne aveva rimorso e provava una sensazione di tristezza.

Guardai l’orologio:” E’ quasi l’una!” Esclamai.

Lei si alzò e spettinata e impacciata, senza lavarsi iniziò a rivestirsi, con Fulvia che diceva:

“ Di là se vuoi lavarti c’è il bagno se vuoi … Se volete restare ancora un po'! O dormire qui il posto c’è!!”

Mia moglie non rispondeva, ma capivo che aveva fretta, era sconvolta, voleva uscire da quella

casa.

Io mi rimisi a posto in un attimo, mi pulii con un fazzolettino e lo rimisi dentro lo slip,

chiudendo i pantaloni. Quando fummo pronti la salutai e prima di uscire e andare, sentimmo la voce di Fulvia dire guardandola:

“Spero che ti sia piaciuto!... Spero di rivederti ancora!”

Ma mia moglie non rispose.

E allora rivolgendosi a tutte e due aggiunse con voce delicata:

“Spero che torniate...Potete venire quando volete, andare a cena, a me fa piacere e spero anche a voi.”

“Vedremo, per me non c’è problema ...” Dissi sicuro di me:” ...ma dipende da lei, ora è turbata, la vedi anche tu! Se ti chiamerà torneremo.”

Vedendo mia moglie seria, inquieta e vogliosa di andare via, Fulvia rivolgendosi a Monica e prendendola per le mani le si avvicino e le diede un bacio affettuoso sulle labbra, che lei passiva si lasciò dare. Mormorando osservandola: “Spero davvero con tutto il cuore che ritorni Monica.”

Mi divertivo a vedere mia moglie imbarazzata e Fulvia come una gatta innamorata insistere per rivederla quasi come una ragazzina invaghita.

 

Andammo via e quando fummo in auto sarcastico ridendo cercai di disagiare mia moglie di più, invece di aiutarla a comprendere il suo stato d’animo, le dissi ridendo:

“Ma Monica!... Non mi sarai diventata lesbica?” Osservandola divertito.

Lei spaventata e confusa dalla mia affermazione rispose balbettando:” No! No…no... è perché ho bevuto.”

Aveva paura a considerare quella possibilità e io stupido ci scherzavo sopra.

È stato solo un attimo di debolezza. Non si ripeterà più!” Farfugliò.

La guardavo silenziosa e pensosa osservare la strada davanti a se e mi dicevo:

“Certo che per lei sempre intollerante con quella gente li, deve essere stato bruciante concedersi passivamente a una lesbica e goderne con lei, dei suoi baci e le sue carezze e per giustificarsi moralmente ora diventare tollerante con sé stessa, accettarli. Chissà cosa farà ora? “Mi chiesi sorridendomi da solo.

Era smarrita, disorientata, timorosa della sua debolezza, di essere stata completamente di una

Donna, che l’aveva leccata, succhiata e baciata in bocca con la lingua.

Temeva le reazioni avute dal suo corpo e le mie accuse scherzose, mentre io al contrario ero

felice di aver scoperto la sua vera natura, la sua vera identità, arrivando a pensare che mia moglie Monica fosse addirittura bisex o potesse diventarla!

Ora era mia, completamente mia e potevo disporne quanto e come volevo, e al tempo stesso avrei desiderato gridarlo al mondo e non dirlo a nessuno!

Ma mancava ancora qualcosa per perfezionarla e renderla completa… quella che fosse anche lei a baciare e leccare la figa di Fulvia e non più solo passiva ai suoi baci e sue carezze, ma a questo avrei pensato in seguito.

Per me che mia moglie andasse e facesse sesso con una donna, una lesbica, non lo consideravo un tradimento, non era mica un uomo che la penetrava.

 

Il giorno dopo quando fummo soli ne parlammo. Tirai fuori io il discorso.

Lei voleva convincermi che quello accaduto la sera prima era solo come un sogno! Una cosa non voluta ma accaduta forse perché aveva bevuto un po’ troppo, e che avremmo dimenticato.

Fulvia, avendo oramai il suo numero memorizzato dalla prima volta che l’aveva chiamata, le

mandava messaggi dolci tramite WhatsApp, gratificandola; forse intuiva come si sentisse dopo la prima volta e la sollecitava a sorridere e non pensare in modo negativo e moralista a quello che avevano fatto, che era stato bello, che lei lo aveva fatto con amore e non solo per fare sesso, e che l’avrebbe rivista volentieri anche solo per chiacchierare, passeggiare.

Nei giorni a seguire vedendola realmente turbata e chiusa in se stessa, minimizzai tutto anch’io, anche le mie parole scherzose, dicendole che erano solo battute per scandalizzarla e approfittai per rompere la tensione informandola:

“Guarda che non è successo nulla! Scherzo, ti prendo in giro. A me lo sai mi piacerebbe

tornarci … in fin dei conti è una trasgressione e nulla di più e anche se Fulvia ti piacesse, non c’è nulla di male, meglio essere cornuto da una donna che da un uomo!” Dissi ridendo.

“Se tu vuoi possiamo tornarci!” Ripetei approfittando del discorso.

Lei era ferma, imbarazzata, non disse di no subito come le altre volte che non voleva e le

faceva schifo, ma si limitò a dirmi spiazzandomi:

“Ma tu vuoi?

Restai un po' perplesso di quella domanda e che non dicesse subito di no, ma non ci feci caso.

“Certo che voglio!” Esclamai prendendole la mano e leggendo nei suoi occhi un timore e

impedimento. ” Cosa c’è che non va amore, che ti fa titubare e ti preoccupa?” Le chiesi.

“Non so ho paura…!” Rispose sincera.

“Paura di che!” Ribattei. Restò un attimo in silenzio e guardandomi tenera aggiunse:

“Perché mi piace…!”

Mi misi a ridere facendo ridere anche lei: “Certo che deve piacerti, se no che divertimento

sarebbe, non ci sarebbe gusto.”

Vedevo che era smarrita, ma non capivo che stava vivendo un travaglio interiore, allora le domandai perfidamente:

“Dimmi la verità, ti è piaciuto più con lei che con Giovanni vero?”

Imbarazzata rispose:” Dai!! che domande mi fai? Mi metti a disagio!”

“Non importa, devi dirmelo perché a me eccita saperlo, fa parte del piacere che provo io.”

Esitò e poi esclamò:” Si mi è piaciuto di più con lei. “

Quella discussione mi aveva fatto venire l’erezione così abbracciandola la portai in camera

dicendole:” Ci andremo di nuovo da Fulvia, ma questa volta dovrai essere anche tu a leccare un poco lei!” E prima che dicesse qualcosa la baciai in bocca impedendole di farlo e iniziando a spogliarla.

Quando staccai la bocca dalla sua, non disse nulla di quello che le avevo detto poco prima e

finimmo nel letto, la spoglia con meno grazia di Fulvia e la penetrai, aveva la vagina già

umida, segno che parlare di Fulvia eccitava anche a lei. La chiavai con passione e mi resi conto

che non godeva come quando era stata con lei, era più distaccata e passiva, quasi che mi subisse più che desiderarmi, ma non me ne fregava nulla, egoisticamente pensarla con quella lecca fighe eccitava me e come molti uomini poco mi importava se godesse tanto o poco lei, l’importate era che godessi io.

Pensavo di aver trovato un altro modo di giocare, che Fulvia sostituisse Giovanni, ma non fu

così … in Monica era scattato qualcosa che in quel momento tutte e due ignoravamo, anche lei, qualcosa che ci avrebbe distrutto.

Mi sentivo un super uomo, che potevo controllare tutto, mia moglie, Fulvia, la nostra

trasgressione e così passati dieci giorni, chiesi a mia moglie di chiamarla.

“Chiamala tu!” Mi rispose ancora:

“E no! Devi chiamarla tu, è la tua amante!” Dissi stupidamente.

Il fatto che si abbassasse a cercarla mi elettrizzava. Mi eccitava vederla assoggettarsi a lei.

Dopo una breve discussione una sera che eravamo davanti alla tv da soli la chiamò.

“Ciao Fulvia, sono Monica!... “

“Oh Monica, non sai quanto sono felice di sentirti... ti ho pensato tanto in questi giorni e non

rispondevi ai miei messaggi!”

“Scusa se non ti ho risposto, sono stata maleducata, ma non me la sentivo.” Disse.

Io vicino a lei sentivo e mi veniva da ridere:” Dille che anche tu l’hai pensata:” Sussurrai

sottovoce a mia moglie che mi fece un gesto stizzito con la mano e con gli occhi di stare zitto.

“Comunque anch’io ti ho pensata!” Rispose.

“Davvero?!... Anche tu mi hai pensata!?” Le chiese

“Si!” Rispose mia moglie e in fondo era vero.

“Spero che mi hai chiamata per darmi una bella notizia…” Proseguì.

“Volevo chiederti se potevamo incontrarci una sera, andare in pizzeria…” Non finì la frase che la interruppe:

“Ma certo, non sai quanto mi fai felice!!“aggiungendo subito:” Tutti e tre?”

“Si tutti e tre!” Rispose mia moglie.

“Dimmi quando...?”

E ci accordammo per un giovedì sera, lasciandole io a chiacchierare e scambiarsi domande e

notizie da sole, compreso il suo interessamento per i nostri ragazzi che ci fece piacere.

Al termine scherzando e ridendo le dissi:

“Hai capito la lecca fighe, voleva vederti da sola … si è innamorata di te!... Nonostante tu sei più vecchia di lei” Usai quella parola, vecchia di proposito.

“Ma dai non fare lo stupido?!” Replicò.

“Si! Si! “Ribattei.

“Non è vero, c’è solo attrazione e non amore...  e non chiamarla lecca fighe che è offensivo.”

“Come dovrei chiamarla?” Domandai.

“Semplicemente Fulvia!” Preciso. E non dissi più nulla.

 

Così il giovedì sera ci ritrovammo tutte e tre davanti allo stesso ristorante della volta precedente, lei sempre bella ed elegante con un abito bianco, mia moglie anch’essa quella sera si vestita bene con maglietta con brillantini e gonna al ginocchio, con il trucco un po' più marcato forse per piacerle di più, e ricevette i complimenti di Fulvia per la sua bellezza, a cui sorrise spontaneamente.

Cenammo per poi di comune accordo andare a casa sua.

Mi piaceva giocare con mia moglie come il gatto con il topo, mi divertiva traviarla, farla andare

con una donna ma essere sempre io suo marito il dominatore.

Finito di cenare e fatta una breve passeggiata, andammo a casa sua, Già nell’atrio e

nell’ascensore Fulvia aveva iniziato ad appoggiare la mano in modo sensuale sulla schiena di mia moglie, che non la toglieva ma la lasciava su di sé, capii che erano tutti piccoli segnali assieme agli sguardi complici che si mandavano tra di loro.

Difatti come entrammo Fulvia chiuse la porta, con un gesto tenero si avvicinò e accarezzandola dolcemente sul viso inizio a baciarla sul collo per passare sulle guance e poi le labbra, era impetuosa e mia moglie agitata, e iniziò a respirare con lunghe escursioni del torace.

Stava avvenendo qualcosa che non era programmato o almeno non così ma ne io e mia moglie

lo sapevamo.

Io rimasi immobile a osservare la sequenza naturale di quelle effusioni dove le avrebbe condotte.

Guardai negli occhi Fulvia che le sussurrava parole dolci davanti a me:

“Ti ho pensata molto! Ti desidero! Mi sei mancata! “E mentre le bisbigliava quelle frasi vidi gli

occhi di mia moglie illuminarsi.

La prese per mano, ed andarono direttamente in camera, mentre io le seguivo silenzioso.

Fulvia si sedette sul bordo del letto e altrettanto fece fare a mia moglie, mentre io spostando alcuni suoi indumenti intimi con pizzo sulla poltroncina da camera, mi sedetti ad osservare.

Si adagiarono nel letto e le loro mani si strinsero e lentamente quelle di Fulvia si abbassarono

sul suo corpo e cominciò a coprirla di baci. Vidi le sue mani correre sul suo corpo, mentre mia

moglie imbarazzata e timorosa d’istinto cercava di fare lo stesso.

Capivamo sia io che mia moglie che era diverso dall’abituale, che quella sera sarebbe accaduto

qualcosa di eclatante.

Monica era emozionata e tesa come la prima volta che fece sesso con lei, aveva l’aria un po'

strana, come estasiata ed estraniata, era tanto presa che non si accorse neppure di ciò che stava facendo Fulvia che iniziava a spogliarla.  In pochi gesti delicati le tolse la gonna e la maglia per poi con le sue dita lunghe e armoniche sfiorandole la pelle con particolare attenzione, le sfilò il reggiseno e le mutandine e i suoi vestiti si ritrovarono ai piedi del letto e Monica si trovò nuda, con la sua pancetta, i capezzoli ritti e le mammelle gonfie con Fulvia in adorazione davanti a lei.

Le sue areole rosa svettavano invitanti, tant'è che Fulvia senza neppure pensarci un momento,

avvolse con le labbra morbide il suo capezzolo sinistro.

Mia moglie chiuse gli occhi a quella sensazione ed un gemito di approvazione involontario uscì dalla sua bocca:” Ooooooohhhh!!!!!!!!!”

Fulvia fu un lampo, un soffio, piena di desiderio com’era, in un attimo con gesti veloci ed esperti come i movimenti dei panni stesi al vento, si spogliò degli abiti come in autunno l’albero dalle foglie sotto una folata di vento, senza rumore, con leggiadria, gettandoli a terra accanto a quelli di mia moglie, restando senza nulla, completamente nuda in quel bellissimo corpo adulto.

Erano nude entrambe a scambiarsi sguardi appassionati.

Fulvia fisicamente era perfetta, snella e lanciata, mentre mia moglie si era una bella donna, ma era giunonica, con le sue rotondità e eccedenze dovute al mangiare disordinato e alle gravidanze, ma sembravano non importare questi estetismi a Fulvia.

Come in un rituale Fulvia spinse il seno e il corpo esiguo contro quello prosperoso di mia

moglie, il suo capezzolo turgido contro quello di Monica altrettanto turgido e più voluminoso, strusciandoli tra di loro. Era fantastico, dal piacere e brividi che sprigionavano a scontrarsi sembrava facessero le scintille tanto erano duri ed eretti.

Poi Fulvia chinò il capo e si mise a baciarglieli per poi scendere al centro, sullo stomaco e ancora di più sul suo ventre da mamma per poi ritornare su e ripassare sul seno.… poi ancora più su con le labbra serrate e soffiando l’alito sul collo la solleticò sussurrandole parole dolci.

Li vedevo stringersi in un vortice di emozione e sensualità che non immaginavo, era un momento magico vedere i loro corpi nudi uniti come in uno solo, le loro carni abbracciarsi quella pallida di mia moglie e quella leggermente abbronzata di Fulvia, e Monica

desiderarla ancora.

Osservavo le sue mani curate e affusolate accarezzare i seni gonfi e teneri e le sue labbra succhiare i capezzoli di mia moglie.

Io passivamente mi stavo godendo quel momento, ero eccitato e in erezione e lo tirai fuori

osservando Fulvia che davanti a lei incominciò a tastarle i fianchi, per poi scivolare con le mani sui glutei teneri, stringerli tra le dita e l’uno contro l’altro e allargandoli leggermente, li massaggiò, li pizzicò quasi a valutarne la consistenza e questo mi mandò un interminabile brivido lungo la schiena.

Monica chiuse gli occhi e si abbandonò totalmente al sorgere di un lungo e travolgente piacere.

Lei, con il suo corpo snello e la sua chioma nera riprese ad accarezzarla e le massaggiò la parte posteriore delle cosce, con movimenti circolari, portando le mani in avanti e salendo verso l’inguine con le dita che a volte le sfioravano il pelo soffice che copriva le grandi labbra.

Le piaceva a Monica essere toccata da lei, eccome se le piaceva… si vedeva dal volto.

Si avvicinò di più e le diede un bacio e vidi mia moglie sentirsi risucchiare da brividi caldi e freddi contemporaneamente e perdersi lasciandosi andare in un gemito:

“Oooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

E nel risucchio di quel bacio lungo, le passò dita fra i capelli freschi di shampoo e la bacio ancora sulle labbra e sul collo… mordicchiandole dolcemente in una smorfia di piacere il lobo dell’orecchio.

Vidi Fulvia spingerla delicatamente indietro, farla sedere sul letto e sdraiarla con la schiena sul lenzuolo, sdraiarsi anche lei di fianco e divaricandole le gambe farsi largo con le dita tra i peli e le grandi labbra, percorrendo longitudinalmente la sua fessura, facendo sì che pian piano già umida di umori vaginali si aprisse al piacere e al contatto delle sue falangi e si schiudesse come un fiore.

Il clitoride eretto e turgido le diede l'inevitabile segnale che a Monica piaceva quello che stava facendo.

Nei baci le loro lingue si incontravano, si amalgamavano… gustandosi e assaporandosi a vicenda, con mia moglie euforicamente partecipe. Era bellissimo ed al tempo stesso imbarazzante e tremendo per me, vedere Monica fare sesso con Fulvia, scoprire che in quel nuovo piacere a mia moglie ora piacevano le donne o senz’altro Fulvia!

Scoprivo una parte nuova di lei, una parte contrapposta a quella di etero che aveva sempre avuta, di madre e moglie fedele docile, come il dolce e l'amaro.

Dopo averle leccato e succhiato i capezzoli, la bocca di Fulvia si staccò dalle sue mammelle gonfie, palpitanti e ansimanti sotto l’eccitazione e gli atti respiratori e si spostò giù in basso, leccandole l’ombelico, finendo la corsa dove poco prima c’erano le sue dita, sulla figa, iniziando ad esplorare la sua intimità con le labbra.

La sua lingua si intrufolò nel suo sesso, penetrandola come un piccolo pene, iniziando a muoversi con maestria fuori e dentro, fino a quando, con un sussulto, mia moglie ebbe

l’orgasmo, il primo, gridando e accarezzandole i lunghi capelli neri tra le sue cosce pallide.

Era un orgasmo intenso ma delicato, diverso da quelli provati con me ed era rossa in viso e

imbarazzata di provarlo e la mia eccitazione saliva sempre più.

Fulvia continuò a leccare e succhiare le piccole labbra vaginali e nello stesso momento Monica

avvertì un suo dito penetrarla fino all’ultima falange, ebbe un sussulto, che dal piacere la fece gridare.

“Aaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!”

La provocava facendolo entrare lentamente, toccandole delicatamente le pareti interne della vagina con l’unghia lunga smaltata, con abilità, maestria ed esperienza, lasciandola tesa e a bocca aperta. Era in suo completo potere.

La masturbò con calma, facendo correre delicatamente l’unghia e il dito tra le pliche della vagina, da farla gemere fino a mancarle l’aria che sembrava svenisse. Non so quanto tempo passò, ma mia moglie godeva contorcendosi sul lenzuolo.

Venne e venne ancora, non so quante volte da bagnare anche tutti i peli. Poi tirò fuori il dito bagnato e davanti a lei pieno dei suoi umori se lo mise in bocca e lo succhiò osservandola. Si chinò ancora e arrivò al suo sesso, si fermò dedicandogli particolare attenzione, era fradicio e iniziò a leccarlo.

Il sesso peloso e odoroso di mia moglie fece eccitare Fulvia che continuò a farle sentire la lingua fuori e dentro, stuzzicandola in maniera intensa e profonda.

Leccò le grandi labbra, mentre le mani cercarono quelle di mia moglie e trovandole si

incrociarono con le dita e si strinsero tra loro simboleggiando la passione e un forte legame di piacere, per un tempo determinato tra i gemiti:

“oohhhh… mmmmmmhhhh … siiiiii!!!!!

Quelle di mia moglie si staccarono dalle sue posandosi sulla sua folta chioma, a tenerla tra le cosce sul sesso, accarezzandola e spingendola a sé dal piacere con le dita tra i suoi capelli. Non voleva che si spostasse di lì, che continuasse.

La sua lingua era abile, sapeva dove andare a sollecitare.

Quel rapporto era eccitantissimo e lo tirai fuori di nuovo dai pantaloni iniziando ad accarezzarlo per la sua lunghezza, mentre guardavo mia moglie godere. Nel loro rapporto carnale oltre il piacere e la passione, c’era qualcosa che non riuscivo ad afferrare e mi sfuggiva e spaventava, quel loro modo di fare sesso era più che fare sesso in se stesso, era desiderarsi, volersi, amarsi…  essere una. E questo mi dava una sensazione di angoscia e gelosia, che però credevo causa di quell’attimo visivo.

Continuai a osservarle.

Fulvia facendolo uscire con le dita dal folto dei peli scuri di mia moglie il clitoride, lo prese tra

le sue labbra e lo lecco e succhiò come un capezzolo, mandandola in estasi.

“Aaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Immaginavo la figa di mia moglie emettere umori in continuazione e Fulvia abbeverarsi ad essa leccando quel nettare di acme del piacere.

Il godimento che provò Monica in quel momento fu veramente intenso, soprattutto perché la calda lingua di Fulvia le fece avvertire ulteriori brividi mentre iniziava a scendere sulla coscia

leccandone l’interno, giù sulla gamba fino alla caviglia, ad arrivare la lingua a leccarle la pianta e il dorso del piede e succhiarle le dita iniziando dall’alluce, con grande imbarazzo di mia moglie, a disagio per il pensiero della mancata traspirazione nella scarpa, ma lasciandola fare.

Più Fulvia si dedicava ai piedi di mia moglie succhiandoli, più lei aveva espressioni

estasiate in viso e probabilmente sentiva un immenso calore all’interno del suo sesso, il fuoco.

I mugolii di piacere si espansero nella stanza e più Fulvia intensificava il suo modo di leccare più mia moglie stringeva e tirava il lenzuolo con le dita in segno di piacere.

Pochi minuti, prima che mia moglie venisse ed esplodesse dal piacere in un secondo ed enorme orgasmo, Fulvia salì con la lingua ancora sul sesso peloso e riprese a baciarlo e leccarlo con delicatezza, penetrandola con la lingua e masturbandola dolcemente con essa. Era una sensazione unica, dolce ed appagante quella che provava mia moglie che la scuoteva dal profondo. Venne nuovamente in una deflagrazione di orgasmo: ”Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!”

Per poi scuotersi tutta e lasciarsi andare al piacere.

Di quella sera ricordo ancora la dolcezza, l'emozione ed il piacere che osservavo provare da mia moglie sul suo viso, oltre che dai gemiti, senza rendermi conto di cosa significasse.

Poco dopo Fulvia si tirò su, alzando pure lei, restando inginocchiate sul materasso una di

fronte all’altra come se una fossero ognuna lo specchio dell’altra.

Si guardavano intensamente con dolcezza e penso che quello fu il momento che diede una svolta alla nostra vita.

Mia moglie la osservava con tenerezza e un sorriso timido, Fulvia se ne accorse, prese delicatamente la sua mano, ponendola sulla sua piccola e soda mammella. Ora toccava a lei godere dei suoi baci e della sua lingua.

Il suo seno non era prosperoso come quello di mia moglie, ma piccolo, sensibile e delicato.

Era con il volume maggiore nell’area sotto il capezzolo, a forma di goccia se visto di lato e

tondeggiante frontalmente. Non troppo lontano dalla cosiddetta coppa di champagne,

semplicemente più pieno, ma era naturale, non ritoccato, simmetrico e armonioso, con il capezzolo rosa rivolto in su.

Era molto bello anche se minuto. Sapevo che le mammelle avessero forma diversa per ogni

donna come il colore degli occhi, l’altezza, il taglio della bocca e fossero una delle parti del corpo che più concorre a definire la bellezza di una donna, la sua femminilità e la sua sensualità e lì me ne resi conto.

Le mammelle di Fulvia erano sensuali e peccaminose a confronto a quelle prosperose, gonfie e

tenere di mia moglie, pendenti con grazia materna sul torace avendo allattato i nostri figli.

Vidi mia moglie con timore e tremore della mano accompagnata sopra da quella di Fulvia,

accarezzare quelle splendide mammelle e quei capezzoli turgidi che guardavano in alto. Fu una emozione per lei toccare il seno di un’altra donna, non l’aveva mai fatto e dall’espressione del viso ne era intimidita ed eccitata.

Conscia di ciò che le aveva fatto Fulvia, emulandola con ancora nella bocca il sapore della sua

saliva, provò ad imitarla.

Le braccia di Fulvia la cinsero nel collo e si portarono su il suo capo appoggiandosi delicatamente, iniziando ad accarezzarle amorevolmente i capelli spingendola contro il suo seno. Lei piegò il capo e trepidante con la bocca socchiusa e tremante, le labbra in fuori e il batticuore, le baciò il corpo nudo sulle spalle, accarezzò il seno e scese a baciarle e leccarle delicatamente le mammelle, baciando i capezzoli irti come chiodi, fino a prendere un capezzolo tra le labbra. Fulvia a contatto delle su labbra socchiuse gli occhi facendole capire che le piaceva e acconsentiva essere leccata sul seno e succhiata nel capezzolo da lei, e mia moglie stretta dolcemente con il capo tra le sue mani continuò a baciarlo, mentre Fulvia la accompagnava sfiorandole delicatamente la pelle.

Monica ansimava impacciata, era eccitata ed agitata, e voleva ricambiare quel piacere che le dava Fulvia, ma non sapeva come fare, era inesperta.

La guidò lei.

All’improvviso Fulvia sospirando in ginocchio di  fronte a lei dischiuse ancora gli occhi dal piacere, le prese la mano tremante e come aveva fatto per la mammella la portò in basso ad esplorare il suo ventre per poi scendere e fermarla sul suo sesso, sulla fessura completamente depilata, accompagnandola ad accarezzarle la figa guardandola dolcemente negli occhi, iniziando a farsi masturbare dallo sfregamento delle dita tremanti di mia moglie sulle sue grandi labbra umide e dilatata dal piacere .

Poggiando ancora dolcemente la mano sul suo capo, come un invito, delicatamente la spinse giù piegandola sul monte di Venere, con Monica che si lasciava guidare da lei, fino ad arrivare a sdraiarsi nuovamente entrambe, ma con ruoli opposti.

Stavo assistendo all’iniziazione di mia moglie al lesbismo attivo ed era eccitantissimo, e duro e

dritto me lo accarezzavo.

Le baciò e leccò il ventre piatto e sempre spinta dalla sua mano guida si lasciò spingere più giù

arrivando davanti al suo sesso.

Vidi mia moglie titubante davanti alla sua vulva depilata e liscia, che sulla fessura brillava

degli umori del piacere che lei le aveva procurato. Monica non aveva esperienza ne abilità sessuale, oralmente mi aveva fatto solo qualche pompino da giovane e male peraltro e si sentiva imbarazzata, ma l'eccitazione e la disponibilità di Fulvia le facilitarono il compito e sospinta ancora dalla sua mano vinse la titubanza e ritrosia, avvicinando le labbra tremanti su di essa, baciandola in quello che a me parve un segno di sottomissione e accettazione di quella pratica sessuale, ma forse era solo la dimostrazione  d’amore verso Fulvia, dandole la prima leccata esitante e incerta sulla fessura.

Si fermò come bloccata, non sapeva come proseguire, avvertiva per la prima volta l’odore intenso della figa eccitata, quella di Fulvia, un odore tipico, erotico, forte, di figa calda e vogliosa. Avvertì subito la cute della vulva calda, delicata e liscia come il vetro sulle labbra e la lingua, probabilmente se la era rasata la sera stessa, la sentì umida di umori come la sua, vaporosa e odorosa di sesso e desiderio ... e per la prima volta oltre l’odore avvertì il gusto della figa bagnata di umori sulla lingua e il sapore del piacere che sprigionava.

Mi veniva quasi impossibile pensare che fosse mia moglie a praticare quegli atti.

Non era esperta, ma volenterosa e esaltata di quello che faceva, e mentre gliela leccava Fulvia

godente allungò la mano sulla sua schiena, e tornando su con le unghie laccate, con estrema dolcezza come l’artiglio di una pantera in calore e in amore le rigò dolcemente la pelle, dandole una scossa erotica mai provata.

Subito Monica sobbalzò e si staccò con il viso dalla sua figa palpitante, ma poi riprese il

controllo di sé stessa e continuò a leccare avidamente, con il fervore dei principianti e il desiderio di farlo bene, e con il brivido di quella carezza ungueale sulla schiena.

Fu Fulvia a darle istruzioni, con gesti, sospiri e carezze, a farle capire come, quando e dove usare la lingua, le labbra o il dito e, con che ritmo, in base ai suoi gemiti di gioia e la stretta delle lunghe dita sulla sua folta e voluminosa chioma.

Era davvero qualcosa fuori dal comune, eccitato le osservavo masturbandomi….

Da brava allieva mia moglie seguiva tutti i suoi suggerimenti e sospiri, riuscendo con gioia a farla venire in un orgasmo eccezionale, mentre lei le stringeva e tirava dolcemente i capelli.

Leccò il suo piacere e senz’altro le piacque il sapore della figa godente, perché continuò a farlo.

Vidi nei suoi occhi una luce, un guizzo, come un lampo e guardandola sul suo volto notai una

specie di sorriso di contentezza, come i bambini quando riescono a fare qualcosa bene e

vogliono farlo vedere agli altri che sono bravi. Così era lei in quel momento, contenta di essere riuscita a far godere Fulvia, si sentiva brava e capace, all’altezza delle sue attese e in quella euforia da principiante, riaffondò il capo tra le sue cosce affusolate e riprese a leccarle la figa con più ardore, apprezzandone il suo odore e gustandone ancora il sapore.

Credo che in quel momento capì che le piaceva leccare la figa oltre ad essere leccata.

Quello che seguì fu intenso, visto che anche mia moglie fece mugolare dal piacere Fulvia ...

godevano assieme e proseguirono per diversi minuti nel loro rapporto saffico, rendendolo febbrile come non mai, come se fossero sole e io non ci fossi neppure.

Monica le leccò la figa eccitandosi nel farlo ed eccitandomi anche a me nel vederla così

trasformata, disinibita, cosi lesbica.

Era una situazione inaspettata per me, eccitatissima e mi masturbai fino a venire, non resistetti, non riuscii a trattenermi dall’eccitazione e iniziai a eruttare sperma scuotendomi tutto dal piace sulla poltrona.

Loro vennero subito dopo, assieme con gemiti e mia moglie con un grido liberatorio.

Non avrei mai pensato di godere tanto in vita mia osservando due donne fare sesso, sapendo che una delle due era mia moglie e tanto mai avevo goduto così neppure chiavando lei.

Mi resi conto finalmente di aver trovato un nuovo modo per godere, vedere loro che facevano

sesso e poco mi importava se dopo, essendo già venuto non sarei riuscito a chiavare Monica, lo avrei fatto nei giorni seguenti, ma l’orgasmo che provavo in quel momento e in quel modo era sublime.

Finirono restando esauste e sudate sul letto, abbracciate l'una all'altra come due vere amanti

e stettero così per parecchi minuti, strette, madide e in estasi a fremere in silenzio e guardarsi

negli occhi e in quello sguardo si parlavano e si dicevano tutto...tutto quello che io non capivo di loro.

Erano lì nude sul letto, il corpo esile di Fulvia e quello giunonico di mia moglie, mano nella

mano, senza imbarazzo e vergogna davanti a me. Monica mi osservò e ci sorridemmo, poi si

alzarono, si lavarono e rivestirono. Fulvia mise un accappatoio di spugna bianco e ci offrì un

digestivo, ci salutammo con l’intento di sentirci, baciandola ancora prima di congedarsi da lei.

“A presto amore!” Le sussurrò Fulvia sorridendo facendola arrossire, ma io la sentii.

“Ciao a presto!” Le rispose mia moglie con la più spontanea naturalezza, mi guardò e ci

sorridemmo.

Quella chiamarla amore li per lì non mi infastidiva, faceva parte del gioco, ma anzi mi eccitava pensando che mia moglie dentro di lei si scandalizzasse.

 

A casa, quando mi avvicinai per stringerla e abbracciarla, percepii che aveva una sorta di

fastidio, di irrigidimento ad avvicinare le sue labbra alle mie o lasciarsi sfiorare dalle mie mani.

Percepiva la differenza di approccio e di delicatezza e quel suo disagio iniziale a farsi toccare da me mi eccitava, ma come dicevo sopra, non ci facevo caso a queste cose, lo ritenevo normale che dopo la dolcezza di Fulvia, provasse fastidio alla mia rudezza. E poi eravamo sposati da molti anni, avevamo due figli e lei era sempre stata assoggettata a me in qualsiasi cosa, nella vita come nel sesso ed ero tranquillo.

Quella sera andai in bagno e quando tornai, la trovai già sotto le lenzuola in stato semicomatoso per il rapporto sessuale della serata e così anch’io mi coricai e addormentai. Le auspicai la buonanotte, lei farfugliò qualcosa ma oramai era partita; prima di spegnere l’abatjour gli occhi mi caddero ancora sul suo seno così procace e femminile e pensai che era davvero molto ben fatto e Fulvia se ne era allietata.

Spensi la luce, non mi sentivo affatto turbato del rapporto di mia moglie, lo trovavo trasgressivo ed eccitante, e poi ero io ad averlo voluto.

 

Nei giorni seguenti la nostra vita coniugale proseguì normalmente, lavoro, casa, i figli. Su

mia sollecitazione ci incontrammo ancora con Fulvia a casa sua, era diventato un consueto

appuntamento settimanale, dopo una pizza o una cena. Mia moglie aveva accettato di avere

rapporti sessuali completi con quella donna senza più opporsi, non le faceva più schifo essere

toccata e baciata da una persona del suo stesso sesso, ma anzi le piaceva e lo preferiva a me, e il merito era il mio… ero fiero di me, ero felice della sua trasformazione, di averla cambiata da etero a bisex, quale pensavo che fosse e il merito era mio.

Iniziammo a stringere amicizia ed entrare in confidenza, ma Fulvia con me era molto riservata e non aperta come con mia moglie e questo mi infastidiva, visto che ero io a permetterle di incontrarsi e far sesso con Monica.

Come spesso accade tra donne, quel rapporto tra loro non fu solo di incontri sessuali, ma si

approfondì al di fuori e si trasformò in conoscenza con conseguente affinità, affiatamento e

condivisione di idee e pensieri femminili; sulla moda, la casa e altre cose, con scambi al

cellulare di messaggini giornalieri e serali di saluti e consigli, dal parrucchiere alla casa, al menù e tante altre cose. Per trasformarsi e passare presto a manifestazioni più personali:

“Come stai?”

“Oggi è stata una giornataccia!” E a raccontarsi la loro giornata.

Approfondendo l’amicizia, prendemmo l’abitudine quando non c’erano i figli di uscire insieme in varie occasioni, in genere al sabato pomeriggio o la domenica e Monica si disponeva sempre vicina a Fulvia iniziando ad aprirsi sempre di più e ad uscire dal suo guscio e dalla sua insicurezza coniugale.

Quando si usciva assieme a lei per qualche motivo, mia moglie aveva una luce particolare che si accendeva negli occhi, la guardava e sorrideva felice, abbracciandosi e baciandosi di sfuggita

sulle guance, osservandosi con sguardi di complicità.

Io ero soddisfatto, mi sentivo un Dio, avevo la moglie che aveva l’amante lesbica e uscivamo

tutti e tre assieme e Monica era molto felice di aver finalmente trovato oltre che una compagna di giochi erotici, una amica sincera con cui confidarsi.

Su consiglio di Fulvia, iniziò a fare la sua stessa dieta dimagrante e con buoni risultati devo dire, facendole perdere dei chili, rendendola più bella e più sexy. Era da tanto che ci provava e mai era riuscita a raggiungere quel risultato, fu senz’altro la sua influenza e lo stimolo per piacere di più a lei.

Si curava e teneva di più nell’aspetto e nel vestire, diventando più femminile truccandosi, e anche nella biancheria intima era diventata attenta e ricercata, lei che si era sempre trascurata.

Nello stesso tempo non amava più la mia vicinanza, si nascondeva dal farsi vedere nuda da me, suo marito, come vergognandosi. Era infastidita quando le accarezzavo le cosce o il seno e

quando dovevamo fare l’amore, se poteva trovava mille scuse per non farlo o se lo faceva per

forza e vedevo che era seccata, assente, insofferente, non era partecipe e non vedeva l’ora che finissi.

 

Passarono i mesi e quel nostro ménage a tre continuò, mia moglie forse per timore di una mia reazione verso Fulvia mi manifestò una nuova disponibilità nei miei confronti, con il dirmi che mi amava e che Fulvia era solo una amica sessuale, facendo addirittura più sesso con me, anche se vedevo che non le piaceva e quasi mai arrivava all’orgasmo, venendo prima io. Sembrava tutto normale e tranquillo, anche un giorno che mi chiese se poteva uscire sola a passeggiare o andare a fare spesa con Fulvia. Restai stupito da quella richiesta, ma il fatto che mi chiedesse il “permesso “mi tranquillizzava e faceva sentire il suo possessore e acconsentii che si incontrassero anche da sole fuori a fare compere o pettegolare come pensavo io.

Fulvia non diede mai adito di fare qualcosa contro me, mi rispettava e temeva, ero il marito

della sua compagna di giochi erotici, della sua amante e sapeva che il continuare dipendeva

da me ed esclusivamente da me e mi rispettava considerandomi falsamente un amico.

Tramite lei su sollecitazione di mia moglie cambiammo i mobili in casa e ne acquistammo altri di buona fattura con forti sconti per merito suo e ci consigliò e l’arredò davvero con gusto.

Inevitabilmente un pomeriggio ci furono con noi i ragazzi che la conobbero come amica della mamma. Lei si rese subito simpatica e disponibile e piano piano rivedendoci iniziò a diventare anche loro amica facendogli dei regalini, accattivandoseli. Andavamo a fare acquisti tutti e cinque assieme o in pizzeria o a cena e quando uscivamo senza dover fare niente di sessuale ci portavamo anche i ragazzi.

Finì che nei mesi tra mia moglie e Fulvia nacque una confidenza e famigliarità che travalicò il rapporto sessuale stesso, e l’amicizia divenne più profonda e intensa, non solo di simpatia e attrazione reciproca ma di vera e propria relazione affettuosa- sentimentale senza che io me ne rendessi conto.

 

Un giorno vedendola uscire di corsa nuda dal bagno la fermai, non avevo visto la sua macchia

scura di peli tra le gambe:

“Che hai fatto? Te la sei rasata tutta?” Chiesi.

C’è l’aveva tutta depilata, senza un pelo, come quella di Fulvia, restai stupito, ma immaginai da dove arrivasse quella scelta:

“È stata lei a farteli rasare così o te li ha rasati lei stessa?” Dissi sorridendo ironico, aggiungendo perfido:” Così ve la leccate meglio!!”

“Stupido!!” Rispose Monica risentita infilandosi in camera, ma non mi diede spiegazioni e non ne parlammo, continuò a depilarsela. In fin dei conti per me non cambiava nulla, anzi mi eccitava vedere anche lei senza un pelo sulla sua grossa figa.

 

Con il tempo si erano invaghite una dell’altra e io non mi ero accorto di nulla, lo scoprii solo

dopo, mia moglie aveva timore a farmelo sapere che si era infatuata di Fulvia e viceversa.

In quel periodo notai in mia moglie un nuovo distacco da me. Non andavamo più d’accordo coniugalmente, il sesso con lei non c’era quasi più e quando c’era era fatto in fretta e male e nella giornata ci sopportavamo a malapena.

“C’è sotto qualche motivazione…” Pensai.

Mi resi conto che il nostro rapporto era cambiato molto e risentiva di quella amicizia che

avevano. Erano più unite e Fulvia era sempre più affettuosa nei confronti di mia moglie,

l’abbracciava spesso anche davanti a me e sorridendosi si tenevano la mano sempre più bisogne di un contatto fisico continuo, diretto tra loro, non più solo sessuale, ma anche tenero e sentimentale, praticamente come innamorate.

Ne ebbi la conferma quando una sera Fulvia salutandola si strusciò sul suo collo desiderosa

intensamente di baciarla, ma eravamo in strada.

Io intimorito che mia moglie rispondesse al suo desiderio del bacio le allontanai con

moderazione mettendo la mano tra loro.

“No!... Così no!” Dissi.

Così decisi di parlarle e chiarire tutto e soli in casa iniziai direttamente dai miei sospetti senza

girarci attorno e le lessi subito la vita, le chiesi cosa c’era tra loro, visto che oramai non era solo sesso.

” Ma che ti salta in mente Monica! Sei pazza! ... Baciarti con una donna in strada??”

“Ma non c’era nessuno, era solo un bacio affettuoso!” Fu la sua risposta.

“Affettuoso un cazzo! “Dissi alzando la voce:” C’ero io e certe cose non mi vanno che siano

pubbliche. “

E approfittai e misi in chiaro alcune situazioni mentre lei cercava di proteggerla e giustificare:

“C’è solo amicizia Enrico!” Continuava a dire e ripetere.” Solo amicizia!... Siamo diventate amiche, cosa c’è di male? “Rispondeva ingenua con una innocenza e un vittimismo che mi dava i nervi.

“Amicizia è andare in giro per le strade mano nella mano??... Per i negozi?”

“Ma cosa c’è di male!?” Ripeteva come se non capisse:” Noi donne siamo portate a queste

affettuosità tra noi, non è come tra voi uomini, darsi la mano è un segno di gioia, allegria e

amicizia. “Farfugliò timorosa continuando:

“Non c’è niente di male. Sono solo atteggiamenti iperprotettivi di una amica e non c’è nulla di

strano in tutto ciò!”

“Non me ne frega niente, non voglio più che tu abbia queste affettuosità con lei mano nella

mano e baci !!” Gridai aggiungendo: ” Non ci sarà niente di male se vi date la mano, ma non voglio più, non è una cosa giusta e tu sei mia moglie e io tuo marito, non dimenticarlo mai!!” Esclamai facendole pesare la nostra condizione e il mio ruolo di capofamiglia su di lei.

Nella rabbia delle sue risposte giustificative le proibii di vedere ancora Fulvia e nacque una

discussione:

“Ma perché vuoi che non la veda più? È l’unica amica che ho lo sai!” Ripeteva come un disco incantato.

“No! Non mi va più che la vedi e voglio smettere anche di incontrarla, di frequentarla, non la

vedremo più e anche i nostri incontri sessuali termineranno, finiranno qui, basta, stop, chiuso con lei; da stasera ritornerai a chiavare con me!” Esclamai con brutalità:” E ti farai ricrescere i peli sulla figa, che a me piaci pelosa…” Aggiunsi irato.

Restò in silenzio:

“Hai capitoooo ??” Dissi alzando la voce vicino al suo orecchio.

“Si si va bene ho capito!” Rispose con gli occhi lucidi.

Continuai a inferire mentre lei seduta in silenzio piangeva:

” Abbiamo la nostra vita, il nostro matrimonio, due figli, dei genitori e suoceri, conoscenti,

colleghi e amici e cosa penserebbero se ti vedessero per strada mano nella mano a un’altra

donna!? Dimmelo!!!” Urlai spaventandola.

Restò in silenzio e per calmarmi agitata e intimorita cercava di assecondarmi.

“Va bene Enrico non lo facciamo più! Non ci daremo più la mano...” Mormorò cercando di farmi desistere dal mio proposito: “… ci incontreremo normalmente.”

“No-o-o!..Non hai capito allora? La devi lasciare perdere quella lesbica, quella lecca fighe!!”

Esclamai in modo volgare e geloso, si mi resi conto che ero diventato geloso di Fulvia:” Non devi rispondere più alle sue attenzioni e soprattutto vederla, che mi mandi in confusione e in bestia e mi sembra di impazzire. “

Lei mi guardava in silenzio colpita dal mio atteggiamento improvviso e dal fatto che l’avevo

chiamata lesbica e non Fulvia.

“Ma perché sei così? Che male ti ha fatto?” Mormorò con voce sommessa.

“Niente, non mi ha fatto niente, ma voglio che tu non la veda più! Che lei non ti baci e ti lecchi più la figa!” Esclamai perentorio.

Era spaventata:” Va bene, non avremo più affettuosità, ma non impedirmi di vederla, lo sai che è l’unica amica che ho!”

“Bella amica, una lecca fighe!!” Esclamai sfogandomi e sentendomi potente verso lei impaurita.

“No basta… è tutto finito!... Anzi!!... Ora la chiami al cellulare e glielo dici subito, e dille pure che sono io che non voglio! “Precisai facendo valere la mia autorità di marito su di lei e fare

capire a Fulvia chi aveva più influenza di noi due su mia moglie.

Presi il suo smartphone con la mano glielo sbattei sul tavolino davanti a lei. ” Chiamala ora!!” Le imposi guardandola irato negli occhi.

All’improvviso si mise a piangere, a singhiozzare: “Ma perché? “Ripeté.

“Perché si!!… Lo voglio io!!” Dissi incazzato.

Amareggiata e sotto il timore anche fisico di me, con le lacrime agli occhi accettò.

Cercò il suo numero con le dita tremanti, si alzò e chiamò Fulvia dalla cucina e mentre io la

guardavo dal salotto, la vedevo in piedi piangendo parlare sottovoce per non farmi capire.

Ci stette più di mezz’ora al telefono, erano come due fidanzati che si lasciano.

Quando tornò con aria triste e gli occhi rossi e umidi, arrabbiata disse sbattendo lo smartphone sul tavolino: “Fattooo!! Sarai contento ora, non ci incontreremo più.”

“Si sono contento!” Risposi subito con aria soddisfatta.

Lei andò in camera e si mise a piangere.

Vederla triste e timorosa, con gli occhi lucidi che faceva quello che le dicevo, mi faceva pena, ma allo stesso tempo mi faceva sentire grande.

Quella fu la prima volta che avemmo un litigio e fu per causa di Fulvia.

Avevo capito che il loro rapporto non era più solo sessuale e improntato a leccarsi la figa

reciprocamente, ma coinvolgeva tra loro la mente nel pensarsi e il cuore nel desiderarsi e se

tutto questo all’inizio mi eccitava facendomi sentire il loro regista e loro solo due attrici per

la mia soddisfazione sessuale visiva, a lungo andare nei mesi mi infastidì e preoccupò vedere mia moglie assoggettata di quella donna, assente, distratta, insofferente delle mie iniziative e della mia presenza perché pensava a lei. Si erano innamorate l’una dell’altra, lo capivo.

 

Nelle settimane successive tutto sembrava essere ritornato nella normalità coniugale, proseguendo la nostra vita abitualmente, anche se c’erano lunghi silenzi tra noi da parte sua, e nei rapporti sessuali seppur freddi e distaccati, la chiavavo e poco mi importava se godeva o no. Ma c’era qualcosa che ormai si era rotto tra noi, mia moglie non era

più la stessa donna e moglie di prima e io faticavo a comprenderlo, pensando che bastava gridarle e intimorirla per risolvere i nostri problemi.

 

Una seconda volta litigammo una sera tornando a casa dai suoceri, mentre io le parlavo,

continuavano ad arrivarle messaggini e quel fischio dello smartphone mi dava fastidio.

Dal nervoso mi fermai e glielo strappai di mano osservandolo.

“Fulvia”

Era lei che le invia diversi messaggi che lessi anche se mia moglie non voleva, in cui le diceva che la pensava sempre e che non si sarebbe arresa all’idea di perderla perché l’amava.

Lei si agitò:” Non ti permettere di guardare nelle mie cose! Ridammi il cellulare!” Urlò,

cercando di riprenderselo.

Leggendo mi misi a ridere:” Siete patetiche… Ti amaaaa!!!!“Dissi sarcastico, mentre lei mi

guardava con rabbia. Non sapevo affrontare quella situazione se non nel modo maschilista, da

dominatore e durante il tragitto in macchina per intimorirla le dissi:

“Le cose non vanno più bene tra noi Monica, cerca di salvare il matrimonio e ascoltarmi, se no ti lascio! Non scherzo!! “La minacciai, non facendo nulla per capire i suoi sentimenti le

emozioni e il suo stato d’animo.

“Ma cosa è successo? “Chiesi:” Ne abbiamo già parlato, avevi detto che non la vedevi e

sentivi più e invece continuate a messaggiarvi e forse a vedervi e anche a fare sesso di nascoste da me. “Dissi serio.

 Il suo silenzio era eloquente avevo colto nel segno, quel mutismo e guardare in silenzio davanti alla strada era perché continuavano a vedersi.

“Ma alloraaaa??!!! “Le domandai cercando di scuoterla mentalmente:” Cosa ti succede Monica?

Parlane, sono qui ti ascolto e cercherò di capirti e aiutarti!”

Aveva gli occhi lucidi e per la prima volta con sincerità si confidò con me:

“Non lo so Enrico! “Esclamò trattenendo le lacrime:” Amo Fulvia, mi sento attratta da lei, desidero fare sesso con lei e sono soddisfatta di quello che mi da, del nostro rapporto di complicità che ci permette di godere senza alcun limite la nostra storia. Ma nello stesso tempo amo anche te Enrico e non voglio perderti!” Disse facendomi una carezza sulla spalla, ed era sincera.

“Non credo di essere lesbica … o forse sì lo sono … forse lo sono diventata … non so! … So

solo che mi piace stare con lei, vederla, parlarle … ma voglio stare anche con te perché ti amo, ma dentro di me c’è tanta confusione e non riesco a capirmi…” Era un discorso serio, vero e

cercava il mio aiuto e cambiai tono.

Quando mi disse che era innamorata di lei, mi crollò il mondo addosso, non me lo sarei mai

immaginato e non potevo crederci.

“Ma è una donna!!” Le gridai con rabbia:” Come fai ad essere innamorata di lei? Tu sei etero?

Sei moglie e madre e hai due figli…”

“Si...sì...sì!! Ma non gridare per favore!” Mi pregò.

Mi ascoltava in silenzio, incapace di rispondermi, la stavo mettendo di fronte alla realtà, la

cruda realtà. Poi perfidamente con la smorfia di un sorriso irato le dissi:

“Dai!!… Ti ha plagiato!... Non puoi essere diventata all’improvviso una lecca figa anche te!!”

Come chiamavo denigrandole le lesbiche e Fulvia in particolare.

In quel momento mi accorsi che mi guardò con odio e si mise a difendere Fulvia:

“E’ una donna sensibile, tenera, dolce e affettuosa … e devi smetterla di insultarla. Non ha plagiato nessuno, tanto meno a me. Tu non capisci niente! Non capisci che non è Fulvia, ma sono io che voglio stare con lei. Sei solo capace di offendere, aggredire e sparlare. Non capisci i suoi e i miei sentimenti che sono cambiati.!”

“Ma Monica hai anche delle responsabilità famigliari e sociali.” Le ricordai con calma sforzandomi di capirla.

“Lo so!” Disse asciugandosi le lacrime.

“Prova a stare un po' senza vederla e sentirla e vedrai che ti passerà, la dimenticherai. Provi?!”

Le chiesi accarezzandola facendomi tenerezza e pena, visto che in fin dei conti avevo creato io quella situazione e ora pareva sfuggirmi di mano.

“Si! Non la cercherò e sentirò più!” Disse in quel momento avvicinandosi e dandomi un bacio

sulla guancia. In quel momento mi resi conto che era una donna fragile, sensibile, la volontà c’era, ce la metteva per dimenticarla e io l’avrei aiutata e capita.

Dopo quella chiacchierata e sfogo in cui la misi davanti ai suoi doveri e responsabilità morali, sociali e famigliari, mi assicurò che avrebbe troncato tutto.

 

All’inizio il rapporto riprese, facemmo anche l’amore, con lei completamente passiva ma era

un inizio.

Ma con il passare delle settimane tornò a non volere più, nemmeno che la toccassi o masturbassi, era di nuovo assente, sesso con me oramai non lo faceva più, diceva sempre che non stava bene, ogni volta una scusa, le mestruazioni, il mal di testa, mal di pancia, il vaginismo …. ma cercavo di capirla di lasciarla sola con sé stessa a pensare per ritornare quella che era, finché non iniziò a mentirmi.

Per una circostanza casuale, cercandola per chiederle delle informazioni su l’iban della banca, mi informarono che usciva prima dal lavoro, un’ora prima, dicendo che andava da sua

madre che non stava bene, ma non era vero, sospettavo che si incontrassero ancora e che mi tradisse con Fulvia.

Avevo la sensazione che facessero sesso tra loro in modo clandestino, di nascosto da me, ma

non ne avevo le prove. Divenni una bestia, mi arrabbiai molto, ma non le dissi nulla di quello che ero venuto a conoscenza.

Entrammo nuovamente in crisi, una crisi coniugale che io non sopportavo e incolpavo lei.

Come un marito geloso mi misi a controllare il suo smartphone nei momenti che lo lasciava

incustodito, pochi perché oramai non si fidava più di me e cancellava tutto, non c’erano

tracce di Fulvia. Arrivai a seguirla quando usciva dal lavoro e anche quando faceva la spesa.

Dopo vari appostamenti andati a vuoto, visto che si vedevano con attenzione, ebbi la certezza

che continuavano a incontrarsi.

Un pomeriggio mi telefonò che alla sera avrebbe fatto tardi, si sarebbe fermata da sua madre

perché non stava bene, di comprare qualcosa per me e i ragazzi, anche delle pizze e cenare pure che lei sarebbe arrivata più tardi.

Invece dopo aver detto ai ragazzi di comprarsi delle pizze da asporto che sia mamma che papà

avrebbero tardato, usci di casa e la pedinai all’uscita dal lavoro, sia a piedi che in moto

facendomi imprestare lo scooter da un amico assieme al casco integrale, ed ero irriconoscibile

anche se mi avesse visto e mi fossi avvicinato, con abiti diversi dal solito non mi avrebbe

riconosciuto, ma non ce ne fu bisogno.

Uscita dall’ufficio prese l’auto, la seguii e si fermò prima da mia suocera e attesi, poi dopo 15-20 minuti la vidi uscire, riprendere l’auto e non andare verso casa, ma fermarsi a fianco dei giardini pubblici e posteggiare. Scese, fece pochi passi e salì in un’altra auto davanti alla sua, dalla parte del passeggero e appena dentro, vidi le due sagome avvicinarsi con le teste e baciarsi.

Mi arrabbiai, mi tradiva, non ci misi molto a riconoscere l’auto davanti come quella di Fulvia

e lei dentro che la baciava.

Restai nascosto dietro a un albero a osservare, nel semibuio della prima sera, le vedevo muovere, gesticolare, poi vidi che si abbracciarono ancora e baciarono in bocca lungamente, Fulvia che le accarezzava i capelli e si guardavano in viso. Stettero mezz’ora in auto, poi dopo un altro lungo bacio in bocca e un abbraccio, vidi mia moglie aprire la portiera scendere e tornare alla sua auto e salutandosi con la mano partire tutte e due.

Ero furioso, con lo scooter arrivai subito a casa prima di lei e mandai i ragazzi in camera a

studiare, quando arrivò feci finta di nulla, volevo punirla perché mi ingannava, quello lo

reputavo un tradimento e poi ora quel gioco non mi piaceva più e volevo che finisse alla svelta e con ogni mezzo e mia moglie ritornasse quella di prima, ma mi accorsi in seguito che era

impossibile.

Come entrò gli chiesi:

“Come sta tua madre!”

“Ha la bronchite! Rispose.

Non ci vidi più e mi scagliai contro di lei inveendo con parole volgari, dicendole che l’avevo

seguita e vista in auto che si baciava con Fulvia.

La presi per un braccio e la feci sedere su una sedia e la costrinsi a dirmi la verità, a confessarmi tutta quella verità tra le lacrime e quando la sentii mi gelò e mi fece stare male.

“Sono innamorata di lei “Mi disse piangendo:” Perché non mi capisci e mi aiuti!”

Mi crollò tutto addosso, mia moglie amava e mi tradiva con una lesbica.

E invece di aiutarla iniziai a farle la morale, a umiliarla:

“Ma non ti vergogni! Sei una madre, di là dietro quella porta hai due figli... e mi dici che ami

un’altra donna??? Ti comporti come una lesbica e forse lo sei! Ma tu sei una moglie, una madre.” Dissi urlando.

Lei restava in silenzio piangendo: “Ma hai due figli cazzo… lo capisci? … Lo capisci!?! Ti entra in testa!” Le gridai picchiandole le dita in fronte come per farglielo capire ed entrare dentro.

Era spaventata:

“Io voglio bene sia a te che a lei!” Ripeté piangendo.

“A no cara!!” … Risposi incazzato.” A me queste cose non vanno, devi scegliere tra me e lei! O lei o io!!” Gridai forte.

Restò in silenzio, mi sentivo forte della sua debolezza e sottomissione che aveva sempre avuto

nei miei confronti.

“Ti ho detto scegli o me o lei!!” Le urlai in faccia vista la sua esitazione.

Ma non rispondeva, continuava a piangere silenziosamente e allora in un momento di rabbia, di uno scatto d’ira, la presi per il braccio e la tirai su quasi di peso dalla sedia e spingendola per il braccio la portai alla porta d’entrata aprendola e dicendo:

” Via! ...Vai! Vai pure dalla tua amante e ti accorgerai com’è vivere con una donna.”

“Ma che fai?” Disse allarmata e incredula mentre la trascinavo per il braccio spaventata:

“Amo te Enrico!... Voglio restare con te! Scelgo te!!” Disse mentre piangeva e mi supplicava, ma ero tanto incazzato che la spinsi fuori della porta e la cacciai sul pianerottolo.

“Tornerai da me supplicante perché ti riprenda!” Gridai e le sbattei la porta in faccia lasciandola fuori tra le lacrime mentre lei ripeteva:” No! no…no!! Ti prego...ti pregooo!!”

“Tornerai da me strisciando!” Le dissi da dietro la porta.

Lei piangeva.”

Agitato tornai in camera, presi un borsone e aprendo i cassetti le caccia dentro alla rinfusa le sue cose, mutandine, reggiseno, maglie e altro, andai in bagno e feci lo stesso con le sue creme, shampoo, dentifricio e profumi e andai alla porta, presi il suo soprabito appeso, l’aprii e lei era ancora li sul pianerottolo che piangeva e le gettai tutto a terra richiudendo.

Quello fu il mio più grande errore, cacciarla da casa, perché se potevo recuperarla quella sera e forse ci sarei riuscito, stupidamente e orgogliosamente con quel gesto la spinsi di più tra le

Braccia di Fulvia e la persi per sempre.

Restò parecchio dietro la porta, ore, ogni tanto bussava con la mano o suonava il campanello:

“Non apriteee! “Intimai ai ragazzi che spaventati per la prima volta assistevano a quella litigata:

” Tornate in camera!!” E mi avvicinai a osservare dallo spioncino. Era sempre lì:

“Aprimi ti prego!... Perdonami!... Ti chiedo perdono!” Mi diceva piangendo:” Resto con te, faccio quello che vuoi tu davvero!! Non la vedrò mai più te lo giuro!! Credimi!”

Ma io volevo darle una lezione.

“Apri Enrico! Non fare così! Perdonami!!“Ripeteva. Ma non le diedi retta, mi sentivo forte e una lezione le faceva bene.

Restò parecchie ore sul pianerottolo, vedendola anche i coinquilini del palazzo che uscivano o

entravano, chiedendole se avesse perso le chiavi o avesse bisogno di qualcosa, ma poi

vedendo i suoi occhi rossi capivano e si allontanavano. Una anziana del nostro piano le si

avvicinò chiedendo se poteva aiutarla, se voleva andare un po' a casa sua, ma lei non volle.

Quando si spegneva la luce a temporizzata delle scale, la riaccendeva e attendeva e io osservavo e sapevo che era lì:

“Fammi entrare ti prego, amo te! Cambio, ritorno quella di prima te lo giuro!” Mi implorava.

L’avevo domata, ero soddisfatto, avrei potuto farla entrare ormai, ma era mia intenzione farle

passare una notte fuori, avrebbe dormito in auto e capito di più che non scherzavo e le avrebbe fatto solo bene.

L’ultima volta che la vidi dallo spioncino erano le 23.00 accovacciata seduta per terra, ma non

piangeva più, era con lo sguardo fisso nel vuoto e il singulto, era dalle 20.00 circa che era fuori.

Poi alle 23.30 preso dalla compassione e per i nostri figli che mi chiedevano e volevano la mamma mi decisi a farla entrare, aprii la porta, ma non c’era più.

” Sarà andata a dormire in auto pensai!” Le farà bene, domattina presto sarà di nuovo qui

Dietro, richiusi e tornai a letto facendo fare lo stesso ai ragazzi che la mamma sarebbe tornata al mattino.

Ma la mattina dopo aprii la porta e non la vidi, non c’erano neppure i borsoni con la sua roba, scesi e la sua auto non era più dove l’aveva posteggiata.

Seppi poi che chiamò i ragazzi al cellulare per dirgli di andare a scuola, cosa indossare e

dov’erano gli indumenti puliti che dovevano mettere e che li aspettava davanti alla scuola e che lei era andata a casa di Fulvia. Era là.

E li iniziai un’altra sfida con me stesso, invece di andarla a prenderla davanti alla scuola,

perdonarla e riportarla a casa, mi imputai ad aspettare che sarebbe tornata lei umiliata a

chiedermi scusa.

Ma passarono i giorni, una settimana e non la vidi, sapevo che incontrava i ragazzi più volte al

giorno e le facevano mille domande e qualche volta le portava a casa di sua madre o da Fulvia,

ma non mi opposi, loro erano molto legati alla mamma ed erano nell’età puberale.

 

Il tempo scorreva e non tornava e quando mi decisi di andare io a prenderla, fu troppo tardi,

vivevano assieme lei e Fulvia, addirittura dormivano assieme nel letto matrimoniale proprio come marito e moglie.

Me lo dissero i ragazzi a cui fecero senz’altro il lavaggio del cervello dicendogli:

” Mamma dorme nel letto con Fulvia perché la casa è piccola e non ci sono altri posti!”

“Ma perché papà non ti vuole più!” Domandarono a lei e a me.

Io spiegai perché eravamo arrabbiati e tutto sarebbe passato e tornato come prima, ci voleva solo un po' di tempo, ma il tempo non giocava a mio favore.

Quando dopo quasi un mese, Giulia mia figlia su mio suggerimento le disse:

“Mamma papà è disposto a perdonarti se torni a casa!”

Mi riferì che rise:” Perdonare me? Sono io che devo perdonare lui …” Esclamò.

Quando me lo disse ebbi un brutto presentimento, da quel momento non so cosa iniziò a scattare dentro di lei, inizialmente non avevo paura e pensavo che restando sola, senza me sarebbe ritornata, poi non vedendola tornare non ne fui più così sicuro.

Cercai di chiamarla allo smartphone ma non mi rispondeva, allora una sera decisi io di andare a casa loro:

Suonai il citofono:” Chi è?” Sentii dire dalla voce di Fulvia.

“Sono Enrico devo parlare con mia moglie.”

Sentii dietro di lei mia moglie chiederle:” Chi è? E lei rispondere:

“E’ tuo marito che ti vuole parlare.” Ci fu una pausa e dei rumori e poi la voce di mia moglie

dire:

“Aspetta che scendo!”

Poco dopo si aprì il portone e vidi mia moglie probabilmente in camicetta da sera, fasciata da un giaccone che teneva stretto per ripararsi dal freddo.

“Dimmi cosa vuoi?” Mi chiese distaccata e lontana per timore che l’aggredissi o le tirassi

qualche schiaffo.

“Non avere paura, non ti faccio nulla!” Esclamai vedendo il suo timore.

“Sono qui per chiederti scusa e chiederti di ritornare a casa. Sarò diverso te lo prometto, ho

capito che ti amo e mi manchi e sono disposto a dividerti anche con Fulvia.”

Lei restò in silenzio poi disse:

” No!... Non vengo, ora sono qui con lei, mi trovo bene, sono tranquilla e serena…” Insistetti, ma non ne volle sapere.

“Almeno possiamo incontrarci e sentirci al telefono?” Chiesi.

Dopo una pausa rispose:” Si!” 

L’aiutai teneramente a coprirsi, aveva le ciabatte e le gambe senza calze, era proprio vestita da casa ed aveva addosso lo stesso buon profumo di Fulvia.

“Bisogna parlare hai ragazzi!” Mi disse:” Spiegargli il perché…”

“Ma tu hai intenzione davvero di non tornare più a casa? Di vivere con lei?” Le chiesi.

“Non so Enrico! Ora è così …” Rispose:” Comunque bisogna parlare ai ragazzi, lo faremo un

pomeriggio che vorrai, è meglio se quando avverrà ci saremo tutte e due!” Acconsentì.

Dopo aver parlato un po' nell’androne del palazzo ci salutammo, volevo baciarla ma non volle e le strinsi la mano:

“La casa per te sarà sempre aperta quando vorrai tornare e io sarò li ad aspettarti! ” La informai.

Andai via con gli occhi umidi e lei tornò su.

Era tutto finito, aveva iniziato una relazione e a vivere con lei.

Capii che quello che vivevano loro non era solo un rapporto carnale e sessuale, ma anche

Sentimentale, d’amore, si amavano davvero e mi prese l’angoscia. Ma come poteva mia moglie una donna che era sempre stata etero, sposata con due figli, che mi amava pazzamente a quarant’anni innamorarsi di un’altra donna?

Tutto questo mi struggeva e conoscendo bene l’arrendevolezza e passività di mia moglie iniziai a incolpare Fulvia che aveva approfittato della sua amicizia e delle sue debolezze per traviarla, farle il lavaggio del cervello.

Mia moglie era una madre e moglie e non una di quelle lesbiche che frequentava lei sulle chat e locali appositi….

A nulla valsero i nostri incontri, nuovi tentativi e discussioni amichevoli anche da parte dei suoi genitori, lei non tornava.

Mi convincevo che era Fulvia la causa ti tutto e non io che mi autoassolvevo. Ero davvero convinto che l’avesse plagiata e assoggettata a lei con le sue parole e le sue carezze, e un

Pomeriggio preso dall’ira, andai nell’esposizione dove lavorava come arredatrice, la cercai e la vidi seduta con due clienti e glielo dissi in faccia, le urlai addosso tutta la mia rabbia, insultandola e offendendola, dicendole:

” Sei una cagna in calore, una lesbica lecca fighe, devi lasciare perdere mia moglie, ha due figli e me. Sei una rovina famiglie e non stare mai più ad avvicinarti a lei, te lo proibisco! E falla ritornare a casa!” E feci quella scenata davanti ai clienti seduti che ascoltavano e osservavano la mia lite allibiti, guardando me e lei, capendo che era lesbica.

Lei ascoltava in silenzio e sicura di sé senza rispondere, si vedeva che era provata, ma non si

scomponeva minimamente, al che io stizzito dal suo comportamento freddo e distaccato, con un colpo di avambraccio lo passai sulla scrivania gettandole a terra tutto quello che c’era sopra, i fogli e i disegni dei progetti che aveva  sopra, i soprammobili, li caramelle e il telefono interno e me ne andai inveendo, minacciandola, osservandola con la coda dell’occhio mentre uscivo, arrivare altro personale chiamato dalle mie grida e lei chinata a raccogliere le sue cose, mentre i clienti si erano alzati in piedi e si allontanavano.

Mia moglie quando lo seppe, la prese male e per la prima volta dalla nostra separazione mi

telefonò, ma non per dirmi di tornare con me, ma per redarguirmi:

” Come ti sei permesso di andare dove lavora Fulvia e farle quella scenata? Metterla in imbarazzo davanti a tutti? Tu non devi più interessarti delle mie cose, della mia vita!” Esclamò arrabbiata.

“Tue cose? Sei mia moglie! La madre dei miei figli e ho tutto il diritto di allontanarti da

quella lesbicaccia che ti vuole leccare la figa e fare diventare come lei!

“Io sono già come lei…” Rispose:” … sei stato tu che mi ci hai portato, che hai voluto che ci incontrassimo, proseguissimo e frequentassimo! Ricordi!?” Urlò. “E ora vieni a fare la morale a me? “

“E’ una pervertita!!” Esclamai.

“No! Invece è una ragazza dolce e sincera, anche tenera che mi capisce, sa valorizzarmi e farmi sentire importante e utile! E io l’amo!”

“Ma guarda quante cazzate ti ha messo in testa quella stronza!... La ami!”

“Non ti permetto di parlare così di lei.” Ribatté dall’altra parte del cellulare, aggiungendo freddamente:

“Questa volta l’hai scampata, la ditta in cui lavora ti voleva denunciare e anche lei, sono io che lo convinta a desistere, ma se non la smetti, se continui a importunarci, ti denunciamo per stalking!” E mise giù.

Mi avrebbero denunciato per stalking, mia moglie… non mi sembrava possibile.

Il giorno dopo fui chiamato in caserma dei carabinieri, dove il maresciallo mi fece una reprimenda terribile, avvisandomi che lo dovevo a mia moglie se non procedevano nei miei confronti, ma la prossima volta se ci fosse stata, avrebbero proseguito d’ufficio e mi avrebbero arrestato, e mi diffidò di avvicinarmi a Fulvia e a mia moglie.

Mi resi conto dopo che quel mio atteggiamento aggressivo contro Fulvia non mi portava a

niente, anzi allontanava ancora di più mia moglie da me, difendendola sempre più.

Quante volte maledetti quella sera che andammo a casa sua e inizio tutto… e anche la mia sicurezza e spavalderia che mi impedirono di vedere e capire la realtà.

Ora che non c’è l’avevo più, che mia moglie non era più mia, scoprivo di amarla ancora, di

volerla e desiderarla.

Nel vivere con lei era diventata più bella, era dimagrita ulteriormente e si curava di più

nell’aspetto, iniziando anche a truccarsi e a mettere i suoi monili, e alcuni i suoi indumenti che le andavano bene… e cambiare il colore dei capelli scurendoli come piacevano a lei.

Capii che l’amavo ancora di più e feci in modo tramite mio figlio grande che lo sapesse. Mi

fece rispondere che anche lei a modo suo mi amava, mi voleva bene, ma in quel momento era

entrata Fulvia nella sua vita.

Spesso la pensavo assieme a lei, a vivere insieme, in quella casa, in quel letto, sotto le lenzuola a dormire e ad amalgamare i loro odori personali e intimi, baciarsi, leccarsi e fare l’amore come le avevo viste fare io decine di volte.

Forse avrei potuto capire se si fosse innamorata di un uomo, ma con una donna lo ritenevo

troppo umiliante.

 

Dopo quella volta passarono altri giorni e settimane e con il loro consenso e quello del maresciallo mi feci ancora vivo io, le dissi che dovevo parlarle da sola, lei non voleva, ma la feci convincere da sua madre:

” In fondo è tuo marito il padre dei tuoi figli.” Le disse.

La incontrai da sola nei giardini e le parlai:

“Perdonami amore, non ti ho capito, ma ti aspetto sempre. La casa è sempre aperta per te!”  Rinnovai il mio invito, ma non servì a nulla.

Vivevo su di me tutti gli effetti di quel tradimento e condizione e mi sentivo profondamente

colpevole della fine del mio amore e del mio matrimonio.

Provavo una grande sofferenza interiore e sentimenti di tristezza, delusione, senso d’angoscia e rabbia. Avevo sensi di colpa e rimorso per quello che avevo fatto, avevo trasformato mia

moglie eterosessuale, mamma e coniuge fedele in una lesbica innamorata. E non me lo

perdonavo.

Informammo i nostri figli come eravamo restati d’accordo, con la speranza che prima o poi, ma presto sarebbe tornata da me che presto gli avremmo parlato. L’assecondai e feci il marito moderno e comprensivo e un pomeriggio la chiamai affrontando assieme l’argomento.

Ci incontrammo a casa … nostra…  la ex sua casa, e parlammo con i ragazzi spiegando quella nostra situazione anomala, dicendole che la mamma avrebbe vissuto per un periodo con la sua amica Fulvia perché con papà non andava d’accordo, ma poi forse… forse… sarebbe ritornata.

Terminato quel chiarimento Monica si alzò, era emozionata e inquieta a essere nella sua vecchia casa dove aveva vissuto tanti anni con me e tanti momenti di gioia e amore, ci baciammo sulle guance, salutò i ragazzi dicendole che si sarebbero sentiti verso sera al cellulare e rivisti l’indomani che li avrebbe accompagnati a scuola, uscì e tornò da Fulvia, la sua amante.

 

Nei mesi seguenti ci furono altri momenti difficili, di silenzio e incomprensioni tra me e ormai

la mia ex moglie, con Fulvia che cercava di usurparmi il ruolo di padre, oltre ad avermi portato via quello di marito, ma mai abbiamo smesso di collaborare per il bene dei ragazzi.

Potevano frequentarci come volevano, tutti i giorni o stare con me o andare dalla mamma e

Fulvia e devo dire con dispiacere che preferivano stare con loro, forse si divertivano di più o

forse era il legame verso la mamma a renderli così.

Ma io ero preoccupato soprattutto per mia figlia nell’età adolescenziale, che nel vedere la mamma dormire nel letto matrimoniale con un’altra donna e magari osservarne affettuosità tra loro, potessero nascere in lei pulsioni o desideri saffici che l’avrebbero rovinata sessualmente per sempre.

Per un po' i ragazzi continuarono a coabitare un po' con me e un po’ con la madre, il che ha

permesso loro di abituarsi al cambiamento con gradualità, poi con mio sommo stupore scelsero di vivere definitivamente con mamma e Fulvia pur sapendo che erano amanti.

Mi ero offerto di passarle una cifra mensile per gli alimenti e le necessità economiche dei ragazzi, ma la rifiutata:

” Tra il mio stipendio e quello di Fulvia viviamo discretamente.” Mi rispose.

Sapevo che i ragazzi dormivano assieme nella stessa stanza e le feci presente la mia contrarietà anche a quello:

“So che dormono nello studio che ora avete adatto a cameretta per i ragazzi!” Le dissi, e

anche qui ebbi da dire con mia moglie:” E’ pericoloso, farli dormire nella stessa stanza anche

se in lettini separati. Sono nell’età puberale, delle prime pulsioni sessuali, della masturbazione, si guardano e forse si spiano e non trovo giusto che passino la notte da soli rischiando che accada un incesto!” Mi preoccupai.

Mia moglie la prese male, si rigirò dicendomi:

“Tu pensi sempre il peggio e non perdi mai occasione per mettermi in cattiva luce e con me

anche Fulvia. “Aggiungendo: “Loro vogliono stare qui in questa casa, vivere con noi. Sono ragazzi seri… e non faranno mai cose del genere, le porcate che pensi tu. Li ho educati bene e li educo ancora con l’aiuto di Fulvia.” Fu la sua risposta.

Così dovetti più che accettare subire quella scelta e condizione, sperando in bene, sapendo cosa succede a volte tra fratello e sorella che dormono assieme.

I ragazzi ora anno 16 anni il maschio e 14 anni la ragazza, e in quella casa hanno conosciuto le persone che frequentato loro, “amiche” in particolare… lesbiche e qualche gay.  

Ora vivono in una nuova famiglia, dove mia moglie e la femmina e Fulvia ha il mio ruolo di marito e sono due amanti.

Anche con Fulvia le cose si sono calmate, anche se ci portiamo sempre rancore reciproco, io verso di lei avendomi portato via la moglie, e lei verso di me perché sa che me la voglio riprendere. Saltuariamente ci vediamo anche tutte e tre o tutti e cinque con i figli si va in

pizzeria.

Non riesco ancora a crederci che mia moglie sia diventata lesbica, si sia innamorata e mi abbia lasciato per una donna.

Sono passati due anni ormai e io ora ho iniziato a frequentare una mia collega divorziata, andiamo d’accordo e abbiamo anche rapporti intimi, lei sa la mia storia, glielo raccontata e la pensa come me.

A volte mi chiedo chissà come finirà tutto? Se lei ritornerà un giorno ancora con me! Ci spero tanto… e intanto mi dispero.

Enrico.

 

 

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