I NOSTRI CONTATTI

IMMORALEX

SEGUI I NOSTRI SOCIAL:

angeverd53@libero.it

123456789


STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

STORIE IGNOBILI

il desiderio di essere cornuto..jpeg

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

NOTE: 

“Al mondo ci sono tre tipi di cornuti: il contento, il rabbioso e l’ignaro.”

Immoralex.

 

IL DESIDERIO DI ESSERE CORNUTO.

 

 

                                                           SECONDA PARTE.

 

IL PRIMO INCONTRO.

 

Le cose sembravano andare per il meglio, ma...

Il giorno dopo quel bacio Marco non perse tempo, mi disse che le aveva inviato un messaggio WhatsApp invitandola a casa sua e che gliel’avrebbe mostrata e fatta vedere com’era arredata, e quella proposta aveva un significato chiaro per lei, se accettava di andare, indicava che avrebbe fatto sesso con lui. 

Ma lei si era detta impossibilitata quei giorni adducendo delle scuse, i figli, mia suocera che non stava bene, la scuola... Questo significava che era ancora titubante e al di là del bacio, non era ancora pronta e sicura di tradirmi carnalmente o forse addirittura non voleva più, ci aveva ripensato. Il bacio era una cosa, un peccato veniale se vogliamo per lei, ma andare a casa sua e fare sesso con lui era un peccato mortale, un sacrilegio matrimoniale e non era detto che si sarebbe concessa a Marco. Anche i giorni seguenti la vedevo assorta, pensosa e spesso distratta, probabilmente era combattuta con la richiesta di Marco di vedersi da soli a casa sua. Tra il dirgli sì e il non voler accettare, meditando che se ci fosse andata avrebbe tradito non solo me sessualmente, ma anche sé stessa, i suoi valori, suo marito, l’uomo che l’amava, il padre dei suoi figli e probabilmente pensava anche a loro, ai ragazzi ed ero certo conoscendola che non era affatto facile fare una scelta. 

Difatti, nonostante il vedersi fuori e scambiare qualche altro bacio di nascosto non visti, ai suoi messaggi e ai suoi continui inviti, Francy non si decideva a dargli una risposta positiva per incontrarlo da solo a casa sua. Cosi decidemmo in comune accordo io e Marco, che un metodo per far sì che si vedessero, glielo avremmo creato noi e al più presto, per non perdere questo momento d’oro della sua predisposizione a praticare sesso.

D’accordo tra noi, con una scusa l’avrei mandata a prendere dei documenti miei, dicendole che li aveva lui a casa sua, dei disegni riguardanti un palazzo in costruzione che avevo dato al suo datore di lavoro, riguardanti i carichi e il coefficiente dei cementi armati. Chiedendole con l’espediente se per cortesia visto che ero impegnato con gente sul lavoro e non potevo muovermi, se alle 16.00 quando finiva le lezioni scolastiche poteva passare lei a casa di Marco e ritirarli.

Io e lui eravamo già d’accordo, avrei detto che non poteva portarmeli perché non stava bene, aveva dolori lombari e a una gamba e non usciva.

Quando Francesca la mattina sentì la mia richiesta, subito rispose di getto al cellulare:

“Ma non so se riesco Paolo! Ho da fare, non può portarteli lui o darteli un altro giorno?”

“No.… mi servono stasera e lui non può portarmeli l’ho già sentito, mi ha detto che ha mal di schiena!” Aggiungendo io volutamente fingendomi seccato: “Ma scusa non puoi passare tu due minuti a ritirarli quando hai finito? Lo sai dove abita, ci metti un attimo. Non puoi farmi questo piacere?

“Non è che non posso Paolo!... Ma...”

“Ma cosa?... Perché c’è qualcosa che non va?” Chiesi sibillino.

“No! No! …Va bene, ci passo io dopo, alle 16.00 allora!” Esclamò.

“Grazie amore, un bacio!” Risposi, era fatta, sarebbe finalmente andata a casa sua e.… già ero eccitato. A lui lo avvisai subito telefonicamente che mia moglie sarebbe passata da lui alle 16.00, lui si sarebbe fatto trovare in casa. Io uscii mezz’ora prima dall’ufficio e andai di corsa a casa sua, posteggiai l’auto lontano, per evitare che cercando parcheggio per la sua, mia moglie vedesse per caso la mia auto posteggiata lì vicino. Una volta arrivato da lui, citofonai, aprì e mi fece salire. Ero elettrizzato e con il cuore in gola, appena mi vide disse:” Sei contento che finalmente te la chiavo?”

Non ribattei, mi fece entrare e pronunciai agitato: “Sì però se non vuole o fa resistenza lasci perdere tutto!” 

“Certo!” Rispose: “Stai tranquillo, ma vedrai che ci starà, si lascerà chiavare come tutte le altre, tua moglie non è diversa da loro!” Replicò calmo. Aggiungendo con un tono di voce diversa, sicuro di sé, irriverente e sfacciato e non più rispettoso come prima:

“Tu comunque da ora fai quello che ti dico io, dirigo solo io, tu guarda e fai il cornuto e basta!”

Con un sorriso beffardo. Ci rimasi male del suo modo di considerarmi, ma non ci diedi peso, ero agitato, avevo il cuore in gola.

Mi fece vedere la casache aveva preparato tutto, la camera e il letto dove sarebbe avvenuto il loro amplesso.  

“Le tapparelle saranno giù in modo che non filtri la luce esterna, accenderò l’abatjour che è abbastanza luminosa, ho messo una lampadina da 60 watt e ci vedrai benissimo, visto che la chiaverò sopra il lenzuolo. Mentre il corridoio resterà buio di modo che con la porta socchiusa anche se lei la guarderà, vedrà solo l’oscurità, mentre tu non visto vedrai e sentirai tutto bene. Potrai segarti tranquillamente mentre te la chiavo...” Disse con un sorriso stupido: “... so che vi piace farlo a voi mariti cornuti mentre guardate che vi chiavano la moglie, l’unica cosa non sborrare in terra che se ci mette il piede sopra scalza quando finiamo che va in bagno a lavarsi sente bagnato, oppure ha la scarpa ci scivola e sarebbe un problema.”

Ascoltavo con ansia e apprensione tutto quello che diceva, mentre lui era calmo e proseguì a spiegarmi, ma con un tono differente dalle altre volte, sembrava quasi che mi desse degli ordini.

“Vieni ti faccio vedere, tu ti metterai qui dentro nello sgabuzzino...” Dichiarò aprendolo e mostrandomelo con il segno della mano: “...in modo che quando lei entrerà non ti vedrà, ma tu tenendo socchiuso potrai vedere lei. Noi chiacchiereremo un po’ in soggiorno, poi cercherò di portarla in camera, tu non ti muoverai da qui dentro fin quando non sentirai il sottofondo della musica del lettore cd che accenderò in camera. Quando uscirai vedrai che sarai al buio nel corridoio e la camera sarà illuminata. Fece una pausa ed esclamò: “Ah!!!... Assolutamente muoviti scalzo, senza scarpe, le lascerai nel ripostiglio, resterai solo con le calze, si eviteranno eventuali rumori di passi.” Si guardò in giro ed esclamò ancora: “Ah!!... E un’altra cosa, qualsiasi cosa succeda tu ritornerai qui, ti chiuderai dentro lo sgabuzzino e aspetterai, anche quando finiremo.”

Dava già per scontato che l’avrebbe chiavata davvero, mentre io non ero sicuro che ci sarebbe stata, che si sarebbe lasciata chiavare, anzi conoscendola bene avevo i miei dubbi. Poi disse all’improvviso:

“Ah... ancora un’altra cosa importantissima, spegni il cellulare mi raccomando. Anzi fallo subito dai che se suona mentre siamo a letto a chiavare rovini tutto e se ne accorge e magari riconosce la suoneria e se si alza ti vede.”

“Sì certo!” Risposi e lo spensi subito. Aveva pensato a tutto, mi dava sicurezza quella sua organizzazione, il lasciarlo fare e feci tutto quello che mi chiese. E aggiunsi ancora: “Ma se non vuole non la chiavi però…!” Come a sperare inconsciamente che Francesca le dicesse di no.

“Ma certo! Per chi mi hai preso per un violentatore? …Ma vedrai che si sta…” Esclamò sorridendo sicuro.

Chiacchierammo un po’ in soggiorno, poi quando mancava poco alle 16.00 mi fece entrare nel ripostiglio lasciando la porta socchiusa, dove intravvedevo la porta d’entrata e quella della camera.                                 

Quell’attesa fu snervante, le 16.00, le 16.10, le 16.15 sembrava che il tempo non passasse mai e che lei avesse cambiato idea, e iniziavo ad essere preoccupato che non venisse, finché suonò il citofono.

“È lei!!” Esclamai con il batticuore e l’ansietà.

“Sì!” Disse lui. “Socchiudi la porta dai. Lascia soltanto una sottile fessura!” E lo feci. Lui andò al citofono e rispose:

“Sì!... Chi è?” E sentii la voce sorda di mia moglie uscire dall’apparecchio a muro:

“Ciao, sono io Francy! Mio marito mi ha detto di passare a prendere dei documenti!”

“Sì vieni su!” Esclamò lui.

“Non puoi venire giù tu!” Rispose mia moglie: “Ho fretta e i ragazzi a casa mi aspettano.”

“No! Non posso scendere, ho mal di schiena e mi fa male la gamba e faccio fatica a camminare. Vieni su tu ti aspetto!” Replicò senza darle spiegazioni. 

Aprì il portone elettronicamente, sentii il brusio elettrico del tasto premuto e poi il portone richiudere. Come d’accordo aveva tirato giù le tapparelle e lasciato accesa solo la luce dell’entrata dimodoché lei fosse sempre alla luce e intorno a lei ci fosse il buio. Marco aprì la porta d’entrata e aspettò che salisse. Pochi minuti dopo arrivò al piano e si sentì aprire la porta dell’ascensore. Ero eccitatissimo come non lo ero stato mai in vita mia, più di quando spiavo mia madre chiavare. Avevo addosso l’adrenalina pura, la curiosità e la gelosia nel vedere se mia moglie Francesca fosse d’avvero arrivata al punto di tradirmi, se davvero come diceva Marco le donne fossero tutte puttane, compresa anche la mia. Sì, ero anche geloso e intimorito che la chiavasse davvero, sapevo che se succedeva la nostra vita non sarebbe più stata la stessa, avrebbe preso una sbandata per lui. Ma non mi interessava in quel momento. Il pericolo era tanto, ma l’eccitazione era di più.

“Ciao!” Sentii dire alla voce di Marco quando allungando la mano gliela strinse sorridendo e la fece entrare. 

“Ciao!” Ripeté la voce dolce di mia moglie, in quella situazione che senz’altro eccitava anche lei, con il cuore che probabilmente le batteva fortissimo.

“Vieni!” Le disse prendendola per il braccio e facendola accomodare all’interno, mentre lei restava sull’uscio. 

“Hai i disegni di mio marito?! Devo scappare subito, ho i ragazzi a casa che mi aspettano.” Mormorò.

“Solo un momento dai! Entra!” La sollecitò Marco e mentre chiudeva la porta d’entrata lei esclamò:” Come va la tua schiena!? Probabilmente hai preso freddo o fatto qualche sforzo.”

Lui le disse la verità:” La schiena va bene Francesca, era solo un pretesto perché ti vedessi e salissi qui da me.” Mia moglie piegò la testa di lato e abbozzò un sorriso compiaciuto di quelle parole, ma come se sapesse già il motivo per cui era stata invitata, esclamò.

“No Marco! … Non voglio, non dobbiamo... è mio marito, lo amo ancora ed è tuo amico!”

“Stai tranquilla non facciamo niente di male, non saprà mai niente Paolo!” Rispose lui:

“Accomuniamo e manifestiamo liberamente solo un po’ i nostri sentimenti.”

“Ma non è giusto... non voglio, ci ho pensato su a lungo e.…”

“Sssshhhhhh!!!!” Sibilò con le labbra Marco ancora nel corridoio interrompendola e baciandola in bocca senza che lei se lo aspettasse e avesse il tempo per impedirlo, mentre io osservavo allibito della sua passività a lui, tra la fessura socchiusa della porta del ripostiglio. Quando si staccarono mia moglie prese fiato. 

“Vuoi qualcosa da bere?” Le chiese.

“No.…!” Fu la risposta agitata e timorosa di mia moglie. 

Allora invece di portarla nel soggiorno, abbracciandola e dicendole frasi dolci, camminando davanti e contro a lei la sospinse indietro direttamente in camera, accendendo la luce e spegnendo quella del corridoio che restò buio. Mentre mia moglie sentendosi sospinta nella stanza, voltandosi e vedendo il letto esclamò: “No Marco, questo no! ...Non voglio fare niente, non sono il tipo di donna portata a queste cose credimi. Non voglio tradire mio marito.”

“Ma no! Ci sediamo, ti accarezzo e ti coccolo un po’ senza il timore di essere visti da qualcuno!”

“Senza fare niente però?” Sentii mormorare alla voce delicata di mia moglie.

“Ma certo... siamo persone rispettosi l’uno dell’altro” Aggiunse.

E parlando il volume della loro voce diminuì avendola sospinta in camera e spinto la porta da socchiuderla. Certamente mia moglie non voleva fare sesso con lui anche se ne era attratta e gli piaceva fisicamente e probabilmente forse non avrebbe ma fatto niente, ma lui insisteva e parlando l’accarezzava, le prendeva il viso tra le mani e la baciava sulle labbra. Sentivo vociare sempre meno e dopo qualche minuto con il batticuore aprii la porta e uscii fuori da quello sgabuzzino, nel buio vedevo solo l’illuminazione della camera da letto stagliarsi di traverso sul corridoio buio e il pavimento, come se fosse la lama di un coltello di luce. Attraversai il corridoio in punta di piedi, ero scalzo come mi aveva raccomandato lui, proprio per non fare rumore, mi accostai e dalla porta socchiusa guardai dentro. Erano in piedi e lui la stava baciando in bocca, lingua a lingua con una mano dietro alla nuca sopra i suoi capelli e l’altra bassa sui lombi, tenendola stretta e aderente a sé. In quel momento mi sembrava di vivere in un sogno erotico, come quello che avevo fatto mesi prima quando eravamo in vacanza al mare e ora finalmente si avverava, e io ero lì eccitato a spiarla non visto come facevo con mia madre, con la stessa emozione ed eccitazione. Ero in uno stato d’animo particolare in quella situazione, mi sentivo accaldato con il viso che mi bruciava come se avessi la febbre. Il momento finalmente dopo sei mesi era arrivato e io volevo e non volevo che accadesse e in certi momenti inconsciamente speravo che mia moglie nella sua indecisione resistesse e dicesse sempre no. Per un attimo la gelosia e il timore che me la chiavasse davvero mi paralizzarono e mandarono il cuore in gola, la mia Francy chiavata da quel calabrese puttaniere... era pazzesco e quasi non respiravo. Ma era quello che avevo sempre desiderato vederla con un altro, e la contentezza e la gioia cerebrale che accadesse a lei come a mia madre, come in un rito, una iniziazione al tradimento mi eccitava moltissimo...e tutto stava accadendo davvero. 

Ero sudato il cuore mi batteva fortissimo che lo sentivo pulsare in gola e sulle tempie, faticavo a deglutire la saliva, li vedevo e sentivo le loro voci, proprio come quel giorno, quella prima volta che sentii quella di mia madre con quell’uomo che parlavano e ridevano in camera. Anche ora, sentivo lui che parlava e mia moglie rispondeva. 

“Dov’è lui?” Le chiese fintamente Marco.

“In ufficio!” Rispose lei:” È impegnato fino a stasera tardi!”. 

A quella informazione lui le disse: “Vieni!” Abbracciandola e baciandola nuovamente. 

Si capiva che era eccitata anche lei da quella situazione nuova ed erotica e che da come lo guardava provasse attrazione per lui, lo desiderasse e avvolta dal suo abbraccio, rispondeva con trasporto a quel bacio stringendolo a sé a sua volta. Lui l’accarezzava sulla schiena, le spalle, il collo sotto e sopra e sui capelli, e le baciava il viso, la fronte, gli occhi, le labbra. 

Le difese morali e famigliari di mia moglie si perdevano in quell’abbraccio passionale; vedendola in quello stato con un tuffo al cuore capii che forse ci sarebbe stata... e non sapevo se pensare per fortuna o purtroppo, se gioirne o dispiacermi, in quel momento vivevo sentimenti contrastanti. Dall’espressione del suo viso notavo lo stato di euforica e profonda eccitazione che manifestava stretta a lui, aveva una eccitazione quasi sofferta di chi non ce la fa più a trattenerla e vuole liberarsene.

“Io non l’ho mai tradito...” Mormorò piano staccandosi da lui finito di baciarsi: “È stato il primo e unico uomo della mia vita e lo amo!” Gli disse con la voce rotta dal turbamento e dal timore giustificando in quel modo la sua titubanza e le sue preoccupazioni.

“Non preoccuparti, è normale che la prima volta sei agitata, lasciati andare... lascia fare a me… tu rilassati, vivi con gioia e felicità questi momenti che non saprà mai nessuno e non con apprensione. Ora non pensare più a lui, cancellalo momentaneamente dalla mente, e pensa a te, a me e a noi, solo a noi! È bello amarsi, l’amore è la cosa più bella che c’è! Sentire attrazione fisica e mentale l’uno verso all’altro, avere nuove sensazioni, dividere le emozioni con un compagno nuovo che si ama e fondersi in un pensiero unico, in un corpo unico, questo è l’amore e non è mai sporco.”

Ci sapeva fare quel bastardo, anche dal lato romantico, emozionale. Marco fece una pausa e accarezzandole il capo e proseguì:

“Non dirmi che non hai mai desiderato di fare sesso con un altro uomo che non fosse tuo marito!?” Le chiese sorridendo, alzandole il capo con il dito sotto il mento. Vidi mia moglie imbarazzata riabbassarlo e rimanere in silenzio. Impacciata e balbettante riuscì solo a dire:

“Un conto è pensare e un altro fare…Ho paura Marco! Se lo scopre... di fargli del male.” Era desiderosa anche lei di fare sesso con lui.

“Non lo scoprirà mai, ti giuro che resterà un nostro segreto e non lo saprà mai!!” Mormorò lui.

“Ma... mi vergogno, non l’ho mai fatto, non sono mai stata con un altro uomo!” Sussurrò imbarazzata mia moglie vergognandosene.

“Non ti preoccupare, faccio tutto io, tu lasciati guidare, ti verrà tutto naturale, spontaneo, perché anche tu mi desideri!” Dichiarò prendendo il suo viso tra le mani e baciandola sulle labbra. 

Francesca aveva paura ma era pronta, era eccitata e turbata …

 “Vedrai sarà bellissimo e vivremo momenti dolci e indimenticabili, proverai qualcosa di nuovo, perché io ti amo e anche tu mi ami lo sento. Dillo che mi ami!” La esortò all’improvviso. Mia moglie ansimava respirando profondamente sentendo le sue mani sul corpo e lui baciandola sulle labbra Ripeté: “Dimmi che mi ami!” Era tutto un gioco psicologico che serviva ad abbattere le sue resistenze psichiche e renderla accondiscendente a lui. Abbracciandolo d’impeto esclamò:

“Sì, ti amo anch’io Marco!” E si persero in un nuovo lungo bacio con la lingua in bocca, lei abbracciata a lui, mentre le mani di Marco le frugavano una sulla nuca e l’altra tra le cosce alzandole anche la gonna.

 

L’AMPLESSO.     

 

A sentire che anche lei lo amava, ebbi una fitta di tristezza al cuore. Quelle erano tutte cose che non avevamo concordato e che lui non avrebbe dovuto chiedere. Ma probabilmente lo eccitavano e ascoltandole davano un sottile piacere anche a me per come riusciva dolcemente, con parole d’amore a stregare mia moglie, ad annullare la sua volontà e assoggettarla, ed era oltre a quello che avevo preventivato, che Francesca si innamorasse con tanto trasporto. Sempre oltre la fessura della porta socchiusa, ascoltavo le loro parole e osservavo i loro gesti con attenzione, in uno stato che definirei morboso, in preda alla perversione di vedere mia moglie chiavata da lui e alle contraddizioni emotive che si manifestavano, dentro di me, insieme al sudore, alla tachicardia e al respiro affannoso che trattenevo.

Staccatosi dal bacio Marco le sussurro: 

“Mi piace stare vicino a te, con te. Non possiamo mai stare insieme quando c’è lui.”

Parlavano sottovoce come due veri innamorati adulteri ma lui lo faceva con un tono che io sentissi: “Sai! Mi sei piaciuta dalla prima volta che ti ho vista e mi son detto un giorno quella donna dovrà essere mia! Ma non pensavo di innamorarmi di te! Della moglie del mio amico.” Disse falsamente Marco. “Perché io sono innamorato di te… E io ti sono piaciuto?” Le chiese.

Lei sorrise:

“Subito no, non mi piacevi come persona, mi eri antipatico, avevi un qualcosa di losco nei gesti e nello sguardo e mi davi una sensazione strana, ma ho detto:< Se è un amico di Paolo, sarà una persona a modo…> poi a poco a poco conoscendoti di più... il tuo modo di fare, di corteggiarmi…” “Cosa hanno fatto?” La interruppe.

“Mi sei piaciuto!” Disse alzandosi in punta di piedi e mettendogli le braccia intorno al collo per baciarlo in bocca. 

Devo dire che era in gamba Marco, molto abile con le donne, anche dal punto emotivo, non me lo sarei aspettato che una persona come lui, un puttaniere che aveva poca considerazione delle donne, fosse così dolce con loro nel circuirle. Abbassando di più le loro voci da farle diventare sussurri e bisbigli in preda all’eccitazione continuarono a parlare.

“Ti osservavo sempre Francesca, ogni volta che mi era possibile!!! Quando tu non mi guardavi o lui si girava… ti guardavo!” Le diceva Marco lusingandola e baciandola sulle labbra.

Accarezzandola sulla schiena fece scorrere le mani giù sui fianchi, prese i bordi inferiori della maglietta e lentamente la tirò su verso le ascelle e oltre, facendole alzare le braccia mentre lei mormorava:

“No dai… non l’ho mai fatto, non ho mai tradito mio marito…” Ma lui continuava fino a sfilarle la maglia dalla testa e le maniche dalle braccia, togliendola e lasciandola in reggiseno di seta nero a mezze coppe, traforato e ricamato che conteneva le sue grosse mammelle iniziando a spogliarla. 

Lei era eccitata, si capiva dal modo in cui lo lasciava fare.

Continuando a baciarla sulle labbra, Marco posò la mano sul reggiseno accarezzandolo e stringendole dolcemente le mammelle da farle avere un fremito.

Facendo scorrere la mano dal seno al fianco, la portò dietro sul suo bel sedere premendole da sopra la gonna la natica tra le dita, spingendo il suo bacino verso di sé, contro il suo, facendole sentire la durezza del suo sesso già in erezione contro la figa, probabilmente già eccitata e umida di umori di piacere. La osservavo in piedi di fianco o da dietro riflessa nello specchio dell’armadio, con la gonna e reggiseno che si lasciava palpare oramai non pensando più a me. Era abbracciata a lui che la baciava e accarezzava senza che opponesse resistenza o diniego e concedeva alle sue mani di toccare, frugare, scoprire intimamente il suo corpo, senza protestare, anzi... partecipando. Quel corpo che era stato sempre e solo mio, ora lo concedeva anche a lui. 

Sembrava assente, un pupazzo tra sue mani, un essere inanimato che lui plasmava con le dita sulla sua carne. Era la prima volta che mi tradiva e pur desiderandolo in un certo senso mi dispiaceva vederla così assoggetta o farei meglio a dire innamorata di lui. In un attimo senza quasi che me ne rendessi conto, mentre lei con le braccia attorno al suo collo lo baciava... le tirò giù la cerniera, sganciò la chiusura e le fece cadere la gonna ai piedi, lasciandola in mutandine culotte nere, tipiche da signora e calze autoreggenti di seta dello stesso colore, con la balza ricamata e traforata. Quando smisero di baciarsi, lui si chinò inginocchiandosi davanti a lei, appoggiando le mani sui fianchi e prendendole con le dita l’elastico delle culotte, le tirò giù sulle cosce. E facendole scorrere sulla seta nera delle calze che coprivano la sua pelle pallida, le tirò fino alle ginocchia e infine in fondo alle caviglie, togliendole con difficoltà dalle scarpe, facendola sussultare e vergognare da quella rapidità, restando sola con il reggiseno e le calze di seta nere, e devo dire che a vederla così la trovai molto erotica anch’io.

Si era lasciata togliere le mutandine senza opporsi, segno che lo desiderava.

Lui in quella posizione genuflesso davanti a lei, guardandole il sesso peloso, avvicinandosi ad esso con le labbra, incominciò a baciarglielo. Francy a sentire le labbra sulla figa ebbe i fremiti, come una scossa che partiva dalla pelvi per tutto il corpo e la vidi appoggiare le mani sui suoi capelli neri e spingere di più il capo di lui contro il suo sesso che probabilmente non solo baciava ma leccava anche tra le grandi labbra. In quel momento reclinò la testa in dietro, sospirando dal piacere, chiudendo gli occhi e probabilmente godendo… di quel contatto orale della vulva con la sua lingua.

“Le tue le labbra vaginali sono già bagnate e profumano di sesso!” Le mormorò staccandosi, con il muso insalivato da quel cunnilingus con lei sempre in posizione eretta. 

Si era lasciata fare tutto e questo dimostrava la sua completa disponibilità a lui. Era ferma in piedi, passiva, quasi nuda, con la peluria della figa in mostra a lui e preda della sua lingua. Marcò si tiro su, e una volta in posizione eretta portandosi dietro di lei, la baciò sul collo e le sganciò il reggiseno, facendole correre le spalline in avanti sfilandole dalle braccia, e una volta rimosso, girandola improvvisamente ancora imbarazzata e inerte a sé, le guardò le mammelle pallide e gonfie dal desiderio e i capezzoli turgidi dall’eccitazione, tirandola a sé per le braccia e baciandola ancora in bocca. Dopo qualche secondo quando la staccò dalle sue labbra, tendendole le braccia la allontanò un poco dal suo corpo e le guardò ancora il seno, le mammelle vogliose, gonfie di eccitazione che si muovevano sotto i suoi respiri ansiosi e imbarazzati, con il viso rosso fuoco che mostrava la sua vergogna a lui che la scrutava attentamente nel corpo nudo e nelle sue parti intime. 

Ero eccitato con il pene in erezione, ma anche allibito dal comportamento di mia moglie, si era lasciata spogliare, togliere la maglietta, sfilare la gonna, slacciare il reggiseno e abbassare e togliere le mutandine permettendogli di baciarle il sesso, senza dire nulla, tentare di impedirlo... fare una minima resistenza lasciandosi arrendevole denudare. In un attimo lui slacciò i pantaloni e li tirò giù, sfilandoli, togliendosi camicia e maglietta. Levò i boxer e restò nudo come lei che d’istinto lo guardò osservando davanti a lui e tra di loro il suo cazzo in erezione oscillare duro davanti a lei. Lo vidi anch’io per la prima volta ed era più dotato di me, più che in circonferenza, in lunghezza. 

Lo guardai che le faceva togliere le scarpe e la sdraiava sul letto.

“Tolgo le calze?” Domandò sussurrando mia moglie.

“No tienile!... Sei più sexy così.” Le mormorò e lei sorrise lasciandosele.

Sdraiati iniziò ad accarezzarle il seno e scese con la mano fino al sesso, peloso, bello, gonfio eccitato e palpitante di desiderio. Le passò un dito lungo la fessura premendo in centro.

“Sei bagnata!” Esclamò Marco ancora sorridendo. Lei arrossì violentemente senza parlare, erano tutte prime volte quelle, novità per lei. Poi premendo con desiderio la sua asta di carne dura contro la coscia di mia moglie sussurrò:

“Sai!... Quando sono vicino a te sono sempre eccitato!” E sorrise. Le afferrò i capelli, e la baciò ancora.

“Ti voglio! Voglio entrare in te Francesca!” Esclamò.

Mia moglie non era semplicemente eccitata, era piena di desiderio e passione. Nuda, dolcemente al suo comando aveva divaricato le gambe, mentre con la mano cercava di coprire per vergogna il sesso, per poi lasciare il posto alla sua mano e lasciarsi penetrare con un dito, che la frugò dentro la vagina, gemendo in modo esagerato. Negli occhi e nell’espressione del suo viso coglievo un piacere intenso che non aveva mai avuto con me. 

Lui le aprì le gambe in modo osceno, in modo che io dallo spiraglio della porta vedessi Francesca in tutta la sua volgarità, non più come moglie e mamma, ma oscenamente come donna vogliosa... libidinosa. Nel silenzio sentivo il suo respiro ansimante, accelerare quando le mani Marco le accarezzavano il corpo. Ero turbato ed eccitato al massimo, mi piaceva guardarli ed ero felice, mi aspettavo e pensavo che all’ultimo momento si sarebbe messo il preservativo come avevamo concordato e invece con mio sommo stupore e preoccupazione non lo fece e non potei nemmeno intervenire per dirgli di metterselo. E lei presa dalla situazione gioiosa non pensava minimamente a farlo con il preservativo o senza. 

La prese quasi subito, divaricate le gambe, si sdraiò tra di esse e dopo averle pennellato con il glande la fessura umida e pelosa la puntò la dritta tra le sue labbra vaginali, e spinse... e lei chiudendo gli occhi, sussultando e inarcandosi con la schiena lo accolse dentro di sé con facilità. Pur vergognandosi e imbarazzata era più eccitata di me in quel momento, con la vagina lubrificata dagli umori vaginali e dalla sua saliva, e la penetrazione avvenne senza fastidi da parte sua. 

Marco si mise a spingere, a chiavarla baciandola. I suoi colpi diventarono lenti e profondi, mentre con le mani sotto le stringeva con vigore le natiche carnose. Si era fatto strada con il cazzo dentro di lei e la stava possedendo con foga ricambiato. Lei, lo aveva accettato tra le sue grandi labbra fino in fondo, probabilmente all’utero, godendo con passione della sua carne calda e dura dentro di lei. Aveva abbandonato la passività iniziale e nel godere incominciava a gioire, a fremere, a partecipare attivamente. Era davvero bravo lui a chiavare. Dall’espressione del viso di mia moglie capivo con quale intensità godeva, più di mia madre con Bruno. 

Ero estasiato a osservarli e felice. Si ero contento che Marco chiavava mia moglie e la faceva godere. Voi non potete capirmi… Avevo l’erezione e sudavo e ascoltavo i mugolii di piacere di mia moglie, i suoi sospiri, ed era come droga cerebrale per me. Ora anche mia moglie aveva l’amante, come mia madre con Bruno, ma da quel momento non pensai più a loro, ma a Francesca e Marco. Ed eccitato mi dicevo:” Si…sì... Marco, chiavala, falla godere, stringila, amala, possiedila che io sono felice se lo fai e allo stesso tempo osservando mia moglie pensavo:” Si Francy godi, fatti chiavare che è bravo, vedrai che ti farà godere bene, non come me.”

Pensavo alla sua pelle che conoscevo e la immaginavo calda e la vedevo madida di sudore brillare alla luce intensa dell’abatjour. Il cazzo di Marco entrava e usciva dalla figa di mia moglie, tra le sue labbra vaginali mentre i suoi occhi persi, smarriti e godenti lo fissavano incredula. Incredula che fosse arrivata al punto da tradirmi davvero. Oramai era fatta, mi aveva tradito e fatto diventare cornuto come mia madre aveva fatto con mio padre, come nel sogno di quella notte. Oramai ero un cornuto contento e mia moglie godeva del suo amante, mentre io mi soddisfacevo cerebralmente e con la mano a osservarla.

Un gemito sfuggi alla sua bocca mentre lentamente e profondamente la chiavava, accarezzandole il corpo, il seno, i fianchi, stringendole le mammelle tra le dite e baciandola in bocca. Mentre nel frattempo il viso di mia moglie in preda al piacere da irrequieto si stava rilassando cambiando espressione, non era più teso e timoroso, ma dolce e gioioso. Marco continuò a chiavarla lentamente, con me sull’uscio che li guardavo. Erano belli in quell’amplesso amoroso, i corpi aggrovigliati, lui tra le sue gambe larghe che lo stringevano sui fianchi e mia moglie che si donava lasciandosi possedere. Il pensiero che avesse il cazzo duro ed eretto di Marco in figa in quel momento mi elettrizzava, incredibilmente ero felice. Felice che la chiavava e che lei si lasciasse chiavare godendo, provavo io una sorta di orgasmo cerebrale, indescrivibile che voi lettrici e lettori non potete capire. Ero eccitato e li osservavo masturbandomi, mentre lei dal piacere gemeva e sussultava a ogni spinta profonda che le urtava l’utero, accarezzandolo con le sue dita fini e delicate sulla schiena e tra i capelli. Rilasciò anche i muscoli tesi delle cosce, non più stringendolo sui fianchi, ma spalancandole, aprendole di più, muovendo il bacino anche lei verso di lui, ricevendo più a fondo il suo fallo, avvertendo sull’utero il suo glande, facendola inarcare dal piacere, mentre lui continuava a muoversi vigorosamente e rapidamente. La vedevo sul letto letteralmente impazzire dal piacere godere e contorcersi sotto di Marco ansimando e smaniando farfugliando:” Si…si… amore…” E lui darci sempre più veloce e a fondo spingendo dentro di lei. La guardavo aprirsi, gioire di avere la sua asta di carne dentro lei e abbracciarlo ancora con le mani sulla schiena non più ad accarezzarlo, ma a graffiarlo dal piacere che provava. Più Marco spingeva con foga, più la vedevo godere e gemere sovrastando il respiro e il sottofondo musicale di quella stanza. Era bravo, la stava chiavando vigorosamente e la sentivo gioire, ed ero compiaciuto, gratificato mentre eccitato godevo anch’io masturbandomi sempre più veloce. 

Lui entrava con l’asta della sua carne dura in lei, nella sua tenera, arrivando a fondo contro la cervice dell’utero e lei in preda a quel piacere e quella carnalità anche brutale che non aveva mai conosciuto con me, si lasciava andare e chiavando aprendosi completamente al suo cazzo come un fiore che sboccia. Si davano baci lascivi, unendo le lingue e mischiando la loro saliva, sbavandosi fuor fuori delle labbra e sul mento, lasciandoselo anche morsicare dolcemente da lui.  Io in quella fessura di luce dal buio non visto osservavo e godevo, di un piacere cerebrale più che carnale e la vedevo dimenarsi e sudare, ansimare e godere abbracciandolo. Era uno spettacolo impressionante, oltre le aspettative, altro che il chiavare di Bruno con mia madre, il loro, quello di Francesca con Marco, era molto più intenso, lussurioso ed eccitante. Non mi stanco di ripetere che vedere mia moglie chiavare con quel calabrese, era esaltante e perverso, sapendo anche, che il suo cazzo chiavava anche puttane e trans ed ora era senza preservativo dentro la figa innocente e candida di mia moglie. 

Lui sopra a lei cambiava ritmo e velocità a seconda dei suoi gemiti, ora si muoveva lento e languido chinato in avanti baciandola in bocca e stringendole le mammelle con la mano. Altri momenti vigoroso e staccato la sbatteva quasi brutalmente sul letto intanto che mia moglie si dimenava con il bacino contorcendosi e ansimando, imprigionandolo con le gambe sui fianchi come per non farlo scappare e tenerlo dentro lei a volerlo e sentirlo a fondo, fino nel ventre mentre la chiavava. Era tutto sconvolgente, Francy non era mai stata così, nemmeno da giovane, sembrava davvero una donnaccia con quei gemiti e quei gesti. Mi pareva di assistere a un video porno con lei protagonista, che godente e felice arcuava la schiena appoggiando le mani ora sulle spalle o sul suo petto sudato, mentre lui continuava a muoversi con virilità. 

Dal piacere continuava a sollevare la pelvi verso lui, auto penetrandosi, per poi riscendere ancheggiando il sedere sul lenzuolo, strusciandovi sopra le natiche dal piacere e allo stesso tempo spingeva in avanti il bacino per poi tornare indietro e avanti ancora per prenderlo di più a fondo, le piaceva. Godeva. 

Era incantevole ascoltare i suoi gemiti e osservarla reclinare la testa all’indietro donandosi completamente a lui. Si dimenava portando il suo ventre contro quello di Marco, penetrandosi spingendo e aprendosi ancora di più. Vidi lui cambiare ancora ritmo, dare dei colpi veloci e brutali, quasi violenti che arrivarono nella profondità della vagina, contro l’utero, battendo i suoi inguini contro quelli di mia moglie coperti dai peli, segno che l’aveva penetrata tutta per la lunghezza del suo cazzo; facendola fremere e gridare travolta dal piacere e dalla libidine in un orgasmo nuovo e diverso dai soliti, muovendo la testa a destra e sinistra in un urlo di godimento: “Mmmmmmhhhhhh!!!!!...

Aaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!! Siiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Aaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhh mmmmmmmmhhhhh!!!!!!!!!!!! “

Rantolava sbavando saliva dalla bocca mentre lui oscenamente senza ritegno gliela leccava sul mento intanto che le scendeva dalle labbra, da lì capii quanto fosse porco quell’uomo. Francesca perdendosi in un lungo sospiro scuotendosi urlò, per poi restare inerte... mentre lui continua a chiavarla con passione, dandole ancora alcuni possenti colpi... che scuotevano lei tutta e il letto dove erano sdraiati, facendo battere la testiera al muro e cigolare la rete con cadenza regolare, ansimando e gemendo. E poi un gemito ancora scuotendo il corpo:

“Ooooooohhhhhhhhhhhhhhaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Lui probabilmente avvertiva gli spasmi della sua vagina contrarsi violenta sul cazzo, il suo umore vaginale bagnarlo e gonfiare e indurire sempre più la sua asta e la sua cappella. Era al limite e sfilandolo improvvisamente da dentro la figa di mia moglie iniziò a eiaculare schizzando lo sperma sopra la pancia di Francesca, che cercò di ripararsi la pelle con la mano non riuscendovi, venendo colpita da fiotti di sperma caldo e filante sul ventre e sotto il seno. Con un grido strozzato Marco terminata la eiaculazione si accasciò sul corpo di mia moglie, sudati e ansimanti entrambi e io, in assoluto silenzio che mi stavo masturbando... venni quasi contemporaneamente a loro, unendo la mia gioia alla loro, cercando di fermare i miei getti con la mano per non farli cadere a terra, sporcandomi le dita di sperma. 

Poi ansimando silenziosamente restai ad ammirare quella scena bellissima dei loro corpi nudi, sudati e avvinghiati, e osservavo con tenerezza Francesca sdraiata e lui che lentamente con la sua grossa mano, le massaggiava il ventre come per lenire un dolore generato dall’eccessivo godimento. E nello stesso tempo con quella manovra, le spargeva l’addome con il suo sperma caldo e appiccicoso come se fosse una crema. Era bellissima mia moglie mentre ansimante ed estasiata lo fissava negli occhi, con i capelli disordinatamente sparsi sul rossore del viso, sudata e ancora atteggiata in una smorfia di piacere. Il loro amplesso era stato infiammante e le emozioni e sensazioni che provai furono superiori a quelli che avevo vissuto spiando mamma chiavare con Bruno.

Poco dopo lui si alzò lasciandola sdraiata sul letto, spossata e pregna del suo piacere, con il ventre sporco dei filamenti bianchi del suo seme spalmato sulla pelle candida di mia moglie che lentamente asciugava seccando … In quel momento mi eccitava vederla così, insultata dal cazzo di Marco, dal suo sperma sulla pelle, ma avrei voluto che non lo avesse fatto di sborrarle sulla pancia e vicino alla figa. Era stato rischioso... Avrebbe dovuto chiavarla con il preservativo, e quello glielo avrei fatto rilevare appena ne avrei avuto l’opportunità, mi avrebbe sentito. Marco si sedette vicino a lei accarezzandola e alzandole una gamba baciandole il piede. Io avevo le dita della mano attaccaticce del mio sperma. Lei lo guardava mentre lui si accendeva una sigaretta…

“Stringimi un po’!” Mormorò mia moglie in preda a una forma di rimorso e vergogna. Marco sorridendo la prese e la strinse forte a sé accarezzandola sulla schiena e dandole dei bacini in viso, mentre lei chiudeva gli occhi e ricambiava accoccolandosi a lui. Capii che era innamorata e quel rapporto sessuale aveva sugellato di più e forse irreversibilmente il suo amore per lui. Poi Francy guardò l’orologio della sveglia sul comodino ed esclamò:

“Oddio!!! Quasi le cinque e mezza, devo andare i miei figli mi aspettano!”

Tirò giù le gambe dal letto e si sedette e lui già in piedi tirandola su per una mano la fece alzare, nuda, davanti a sé, appena chiavata. Ora era un’adultera come mia madre e io un cornuto come mio padre.

“Ora vatti a lavare, datti una sciacquata alla figa con l’acqua fredda...” la esortò sorridendo battendole la mano sul sedere come se fosse una cocotte, seguitando:” ...poi ci sentiremo al cellulare.” Le disse deciso. La vidi raccogliere le mutandine e il reggiseno dal pavimento e intanto che Marco usciva nel corridoio e accendeva la luce io rientrai veloce nello sgabuzzino socchiudendo la porta. La intravvidi passare nuda e andare verso il bagno, mentre lui in piedi sullo stipite fumava e dopo lo scroscio dell’acqua in bagno e una decina di minuti la vidi ritornare indietro in reggiseno e mutandine, rientrare in camera per uscirne poco dopo vestita che si riordinava i capelli guardandosi nella specchiera del corridoio. Parlottando tra loro si avvicinarono alla porta d’entrata e prima che lui l’aprisse le disse:

“Sei stata brava... mi hai dato molto piacere.”

Lei sorrise, si accostò e si alzò un poco in punta di piedi per darle un bacio sulle labbra, che lui ricambiò limonandola a lungo e stringendola ancora a sé.

“Ora vai!” Le disse voltandola e dandole ancora una pacca sul sedere, non capendo se lo faceva come gesto affettuoso per complimentarsi che era stata brava… oppure per esprimere il desiderio di possesso nei confronti del suo bel culo e sulla sua persona, come faceva con le donnacce che si portava in casa a chiavare. Francesca sorrise malvolentieri a quella pacca sul sedere, irriverente e umiliante, che se l’avesse ricevuta in altro contesto o da un’altra persona, sarebbe stata capace di denunciarne l’autore, invece l’accettò subendola, senza dire nulla e uscì piena di vergogna e imbarazzo dalla casa di Marco. Chiusa la porta d’entrata, lui venne da me, aprì quella del ripostiglio e sorrise trionfante. Io ero fradicio di sudore:

“Hai visto!?” Mi chiese con il sorriso vittorioso.

“Si!!” Risposi e la prima cosa che gli domandai infastidito fu:

“Ma perché non ti sei messo il preservativo come eravamo d’accordo?” 

“Non lo avevo...” Rispose forse mentendo: “... e poi chiavo male con il preservativo, preferisco senza, è più intimo e lei gode di più.” Rispose aggiungendo candidamente: “Cosa c’è di strano a chiavarla senza preservativo? A me piace, sento di più la figa calda e umida, te l’ho detto… io faccio così con tutte.” Affermò

“Appunto!” Esclamai:” Chiavi anche le altre senza preservativo, donne facili che cercano trasgressione, trans e puttane… e poi chiavi mia moglie!?” Ribattei sdegnato.

“Io vado con chi voglio, le donne che chiavo io anche se puttane non sono malate. Ribadì risentito e polemico.

“Ma stai tranquillo, sono sano se no non lo facevo senza, il preservativo lo metto solo quando vado a trans e puttane e qualche coppia con marito cuckold che lo chiede, con tua moglie non serve lo so che è sana!” Replicò.

“Lo so anch’io che è sana mia moglie!” Ribattei infastidito: “Proprio per questo...”

“Ma non ti preoccupare ti ho detto che io non sono malato!” Ripeté ancora.

“Sì ho capito, lo metterai la prossima volta!” Dissi seccato.

“No!” Rispose deciso: “Non lo metterò mai con lei, la chiaverò sempre senza, mi piace così, lo preferisco, è meglio, si gode di più, anche lei gode di più, e poi oramai non avrebbe senso dopo averlo fatto la prima volta senza.” E sorridendo aggiunse:

“E stai tranquillo che non le sborro dentro e non te la metto incinta la tua bella mogliettina, anche se da come ti comporti te lo meriteresti!” Esclamò ridendo:” O è quello che vuoi??” Aggiunse domandando spiritoso. 

A quella frase sobbalzai e per un attimo restai in silenzio e lui ne approfitto per aggiungere in un modo irriverente che pensai dispettoso e provocatorio:

“Se volessi le sborro dentro e te la ingravido e non se ne accorgerebbe nemmeno perché dopo sborrato continuerei a chiavare…” E rise

Non stare a dire queste cose Marco, nemmeno per scherzo! Esclamai serio e allarmato. Ci mancherebbe solo questo. Fallo pure senza preservativo, te lo concedo, ma fai attenzione per l’amor di Dio. Mi raccomando!” Replicai spaventato da quella possibilità. Lui rise ancora beffeggiandomi.

“Guarda che non saresti il primo marito a cui piace oltre che farsi chiavare, anche ingravidare la moglie … a diversi cuckold piace vedere sborrare nella figa della consorte e alcuni anche a farsela ingravidare!”

“A me no, ti assicuro! Io non sono un cuckold.” Precisai.

“Ah già tu sei un cornuto!” Replicò ridendo.

“No… io realizzo un programma, un sogno...!” Mi guardò sorpreso di quelle parole ma non disse nulla. Quella sua disponibilità a sborrarle dentro e a metterla incinta mi aveva eccitato e intimorito profondamente! Anche il sapere che avrebbe continuato a chiavarla senza preservativo mi eccitava. 

Cambiando discorso chiese: “Comunque ti è piaciuto? Hai vista come te l’ho chiavata bene e fatta godere?”

“Sì!” Risposi ancora a voce bassa quasi dispiaciuto. E come se scoprissi e realizzassi solo in quel momento quella preoccupazione e paura, domandai:

“Ma senti Marco … non vorrei che lei si affezionasse o infatuasse di te... sai che abbiamo due figli e.…” Mi interruppe subito:

 “Stai tranquillo, anche se si innamora di me come probabilmente è accaduto, non te la porterò via, sarà sempre tua. A me piace solo chiavarla …senza preservativo naturalmente...” Precisò ridendo: “Svezzarla, divertirmi e poi non è il mio tipo di donna, è bella, attraente, ma cicciottina, stai tranquillo.” Sorrisi con sollievo della sua rassicurazione dimenticando la polemica di poco prima sul preservativo.

“Comunque mi raccomando Marco se la chiavi senza preservativo, vienile fuori, è ancora fertile. Capito!” Dissi, confermando con quella raccomandazione la sua decisione che la chiavasse senza.

“Certo stai tranquillo, quando deciderò di sborrarle dentro vi avviserò prima!” Disse ridendo e scherzando.

Parlammo ancora, andammo in cucina a bere e vanitoso e superbo mi raccontò i particolari di come reagiva lei:

“Hai visto quando spingevo? Le toccavo l’utero con la cappella, sembrava impazzita… Sentivo tutta la sua figa bagnata e gli spasmi continui intorno al cazzo e lei graffiarmi la schiena… ne aveva voglia!” Esclamò ridendo. Poi sempre presuntuoso e fiero aggiunse:

“Come fa a non innamorarsi di me ora dopo che l’ho chiavata e fatta godere così tanto!!!” E rise ancora... “Un po’ lo era già innamorata di me, ora lo sarà del tutto… e da adesso sarà più facile in tutto vedrai.”

Dopo aver chiacchierato un po’ ci salutammo con l’accordo di sentirci con WhatsApp, che mi avrebbe tenuto al corrente degli sviluppi e io a lui.

 

RIMORSO.

 

Quella sera giunto a casa la vidi dopo essersi concessa a Marco per la prima volta e avermi tradito sessualmente e sentimentalmente. Era taciturna, preparava la cena, mi avvicinai e la salutai baciandola sulle labbra: “Ciao amore!” Esclamai.

“Ciao!” Esclamò.

“Cosa fai di buono?” Chiesi.

“Minestrina e bollito.” Rispose.

“Ottimo!” Dichiarai, aggiungendo: “A proposito!? Sei passata da Marco? Te li ha dati i disegni?”

“Sì sono passata e me li ha dati sono di là nel tuo studio sopra la scrivania.”

“Grazie amore, ti ha detto qualcosa?” Chiesi imbarazzandola, e voltandosi senza guardarmi rispose: “No! …Non mi ha detto niente, mi sono fermata solo un attimo, il tempo di prenderli e poi sono venuta a casa che c’erano i ragazzi che mi aspettavano.

“Mi hai fatto proprio un favore.” Dissi: “Sei una moglie meravigliosa. Grazie!”

Da dietro scosse le spalle.

“È proprio un bravo ragazzo Marco…” Mormorai: “…sempre disponibile, bisognerebbe regalargli qualcosa.” Le dissi: “Sei d’accordo?”

Mi guardò muovendo solo la testa come se acconsentisse.

“Allora pensaci tu!” Esclamai e tornai in soggiorno. Ero proprio un bastardo, ma mi eccitava quella situazione e comportarmi in quel modo con lei che non sapeva che ero a conoscenza di tutto. La vedevo dal viso quando ogni tanto mi guardava che si sentiva profondamente imbarazzata e provava una grande sofferenza dentro di lei, nei miei confronti e dei ragazzi. Sul suo viso e nei suoi occhi vedevo tutti i sentimenti negativi, di tristezza, delusione, senso di colpa, angoscia, senso di fallimento e sconforto. Rabbia per sé stessa e avvilimento, ed ero certo conoscendola bene che pur amandolo forse, vivesse dei sensi di colpa forti e rimorsi nei miei confronti. Forse le stesse emozioni e sensazioni negative che provò mia madre la prima volta che tradì papà con Bruno. Ma dai suoi silenzi capii anche che l’amava, che lo pensava, che si era innamorata realmente di lui. Non immaginava potesse mai succederle di innamorarsi di un altro e tradirmi a quasi quarant’anni, sposata e con due figli e una posizione sociale in società.

“Sei giù! Cosa hai!??” Chiesi a tavola vedendola assorta e silenziosa e fingendomi preoccupato.

“Non sto molto bene, ma è solo un po’ di mal di testa:” Rispose malinconica rassicurandomi.

“Hai tutto il mento irritato e arrossato ti sei sfregata con qualcosa?” Le chiesi bastardamente.

“Con le dita e con l’anello devo essermi irritata…” Rispose imbarazzata coprendoselo.

“Vieni amore!!” Dissi, mi sporsi e l’abbracciai e baciai sulla fronte e sulle labbra davanti ai ragazzi che ridevano e la coccolai e dondolai un po’ stringendola tra le braccia, minimizzando il suo stato d’animo. 

“Mamma e papà si vogliono bene… “Dissi ai ragazzi che ci guardavano e sorridevano.” Vero amore?” Le chiesi.

“Si… si certo…” Rispose schernendosi imbarazzata. Lo facevo per accentuare di più il suo disagio interiore, mi eccitava vederla in quello stato, innamorata di un altro davanti a me suo marito.

Probabilmente aveva rimorso per quello compiuto e nel vedere me e i ragazzi felici intorno a lei si manifestò maggiormente. Avrei voluto parlarle, invece le dissi soltanto che l’amavo moltissimo e che ero felice che fosse mia moglie, che ero orgoglioso di lei come madre e come moglie. Vidi i suoi occhi diventare lucidi e sapevo il perché. E aggiunsi: “Cosa fai ti commuovi perché ho detto che sei la migliore mamma e migliore moglie del mondo? Ma è la verità amore, vero, ragazzi?”

“Sììììì!!!” Risposero insieme. E il sì forte dei nostri figli la commosse di più e d’istinto mi abbracciò, credo piangendo in silenzio dentro di lei. Oramai era innamorata di Marco e anche se non voleva, come me doveva vivere in silenzio quella dicotomia tra me e lui, tra la famiglia e il peccato. Quel mio comportamento verso lei, che riscopriva il nostro amore in quel momento mi eccitava, perché la imbarazzavo e la facevo sentire colpevole di adulterio.

 

L’INIZIO DELLA RELAZIONE.

 

La seconda volta che si incontrarono a casa sua avvenne la settimana seguente, dopo insistenza di Marco, lei accettò e lui le diede direttamente un appuntamento a casa. Appena seppe il giorno e l’ora mi chiamò.

“Allora, tua moglie ha accettato, ci incontriamo domani alle 15.00 a casa mia!”

“Bene!” Esclamai contento: “Come ci organizziamo?”

“Come l’altra volta, tu arriva mezz’ora prima alle 14.30, faremo esattamente come la volta precedente.”

“D’accordo!” Gli risposi.

Passai quel pomeriggio, quella sera e la mattina successiva agitato, mi rivedevo ragazzino a spiare mia madre e pensavo a Francy, di nuovo a godere tra le braccia di Marco, quel calabrese puttaniere e il tutto assurdamente mi eccitava. Lei quella sera, la vidi in una apparente indifferenza, ma in tensione.

All’ora concordata arrivai a casa di Marco, suonai il citofono mi aprì e salii. Lui mi aspettava sull’uscio con un sorriso trionfale e mi fece entrare. Dopo una chiacchierata sui dettagli ripetendomi e raccomandandomi di fare le stesse cose della volta precedente, togliere le scarpe, spegnere il cellulare, quando lei suonò, mi fece entrare nello sgabuzzino.

Si ripeté più o meno la stessa scena della volta precedente, solo che eravamo tutti meno apprensivi. Quando arrivò la fece salire, entrare e l’accolse con parole d’amore e dolcezza, con la variante che quel pomeriggio dopo averla baciata, limonata e accarezzata, non la spogliò lui, ma volle che fosse lei a spogliarsi da sola nuda.

“Dai spogliati da sola, mi piace guardare mentre lo fai.” Le disse.

Alla sua richiesta Francesco subito si rifiutò, poi tergiversò:

“No dai! Fallo tu!”

“No lo devi fare da sola!” Ripeté accarezzandole la nuca sotto i capelli:” Ti devi spogliare nuda davanti a me…”

Esitò, poi sorridendo iniziò a spogliarsi, a togliersi la camicia, la gonna, il reggiseno le scarpe e le mutandine. “Anche le calze…! Oggi togli anche quelle, ti voglio chiavare completamente nuda.” Disse volgarmente. 

Francesca si sedette sul letto e partendo dalla balza, arrotolandola, abbassò la prima calza dalla coscia al ginocchio. Avvolgendola su sé stessa la portò alla caviglia togliendola e lo stesso fece con l’altra, e nel piegare la gamba sul letto per toglierla dal piede, mise in mostra oscenamente la sua figa pelosa. Nello stesso momento si spogliò anche lui e quando fu nudo, con la sua asta quasi in erezione, si sedette nel letto a fianco a lei.

Dopo averla osservata seduta nel letto nuda, baciata in bocca e sul collo e accarezzato il seno volle che glielo baciasse: “Baciamelo!” Le chiese.

“Che cosa?” Domandò sorpresa.

“La mia asta!” Disse lui.

Ma lei riluttante rispose di no: “Non mi piace fare queste cose, non le faccio nemmeno con mio marito.” Si giustificò.

“Con me lo farai, perché io lo faccio a te e tu lo fai a me, tra noi che ci amiamo non ci saranno tabù.” Esclamò. E prendendo la sua testa tra le mani l’accompagnò quasi forzatamente contro il suo cazzo eretto chiedendole di baciarlo e leccarlo.

“No dai!” Mormorò mia moglie mentre la sua testa veniva sospinta sulla cappella dalle mani di Marco. Poi come arrendendosi per non scontentarlo pronunciò: “Solo baciare?”.

“Sì, solo baciare e leccare un pò!” Replicò lui.

E alla fine quando controvoglia il suo volto sospinto dalla mano di Marco fu sopra la cappella e le sue labbra entrarono a contatto con la mucosa morbida e vellutata del glande, d’istinto lo baciò e leccò, per poi smettere subito.

“So che ti piace farlo, vedrai che nei prossimi giorni lo praticherai con piacere, ma la prima volta va bene così, per oggi basta!” Dichiarò Marco sorridendo, mentre lei con un sorriso malizioso lo guardava. C’è da dire che da quella volta negli incontri successivi quel leccare e baciare divenne inevitabile e frequente prima dei rapporti sessuali e nel giro di un mese, su istruzione di Marco divenne un pompino vero e anche con eiaculazione facciale quando era mestruata. Vederla con quel cazzo in bocca era esplosivo per me, lei così pudica e candida, seria, per bene e severa su certe cose, e ora praticava rapporti orali a quel puttaniere che lo metteva anche nella figa delle puttane. Era sconvolgente e allucinante, quasi incredibile, visto che nemmeno a me li faceva. Ma l’amore si sa, fa fare di tutto e lo vedrete di seguito.  

In uno di quegli incontri pomeridiani settimanali, dove mia moglie arriva sempre ardente come se stesse prendendo fuoco, bruciando dalla passione e dalla voglia. Lui si mise sdraiato sul letto con Francesca affianco, masturbandola lentamente con il dito sulla fessura della vulva pelosa accarezzandogliela, mentre lei faceva lo stesso con il suo fallo eretto per tutta la lunghezza tenendoglielo tra le dita e il palmo della mano. All’improvviso Marco la fermò:

“Voglio… voglio che lo prendi in bocca!” Esclamò facendo il gesto di portare la cappella vicino alle sue labbra e lei guardandolo dal basso in alto non disse nulla, restò in silenzio, ma lui Ripeté con eccitazione:

“Apri la bocca ora! Apri la bocca!!” 

Vidi che ubbidiente la aprì, staccò il capo dal cuscino e lo tirò su e si fece mettere la cappella completamente in bocca come aveva già fatto altre volte. Quella sua sottomissione a lui, mi dava una eccitazione inspiegabile che certamente molti lettori non potranno capire, ma che era qualcosa di unico, afrodisiaco ed elettrizzante. Sostenendole il capo con una mano sotto la nuca la esortò: “Avanti!! Succhialo tutto! Fammi un pompino...” 

Non era la prima volta nei lori incontri che accadevano episodi erotici improvvisi di fellatio da parte di lei o cunnilingus da parte di lui e mia moglie dopo una breve esitazione come prendendoci gusto a quella pratica, silenziosa iniziò a succhiarlo. Lo succhiava… succhiava e leccava con la lingua e a bocca piena. Leccava tutta la cappella e la infilava in bocca completamente, circondando il glande fino alla corona del prepuzio con le labbra... Anche se non era pratica, era lui a dirle come fare a istruirla e insegnarle a fare i pompini nel modo da fare godere un uomo il più possibile con la lingua e le labbra. 

Mentre il mio cazzo a quella osservazione sconvolgente di lei che succhiava o ciucciava come a volte diceva lui nel suo dialetto, cresceva sempre più da scoppiare! Succhiò un po’ e poi si staccò e come un’allieva che volesse un giudizio dal maestro lo guardò e gli domandò:

“Ti è Piaciuto!?”

“Sì molto! Sei nata per fare pompini!” Rispose Marco ridendo volgarmente.

“Stupido!” Ribatté lei risentita con il mento sbavato di saliva.

“Pensa se lo sapesse tuo marito che sei diventata così brava a fare i pompini! Una pompinara vera!” E sorrise maliziosamente. Si divertiva, provava piacere come me nel vedere corrompere la sua moralità e a farle praticare atti osceni lontani anni luce dalla nostra sessualità coniugale. Gli piaceva puttanizzarla come mi diceva lui scherzando, ma a me non piaceva che lo facesse, pur eccitandomi io preferivo che avessero un rapporto adultero normale, comune.

Li osservavo silenzioso, finalmente erano amanti… come desideravo io, com’era mia madre con Bruno il suo amante di allora.

In quel periodo dopo quasi due mesi che si incontravano e avevano rapporti carnali e il mio sogno-desiderio e l’accordo con Marco si erano realizzati e tutto procedeva con routine, non c’era più motivo che io e lei restassimo ancora in astinenza sessuale e lentamente incominciai a cercarla e iniziammo anche noi a riprendere i rapporti intimi. Ma per eccitarmi e godere, dovevo pensare che nella sua figa dove in quel momento c’era il mio cazzo, c’era stato quello di Marco più grosso e lungo del mio, che l’aveva chiavata e fatta godere… Quel pensiero illogico mi faceva eiaculare quasi subito, mi aveva portato a una forma di eiaculazione precoce, ma purtroppo senza quel pensiero non avevo l’erezione e quindi non riuscivo a penetrarla… Purtroppo mi rendevo conto che i rapporti sessuali con lui avevano modificato anche la sua sessualità, anche lei non era più quella di prima, con me non godeva come con lui, dissimulava, fingeva, lo faceva più per accontentarmi. 

Lentamente alla ripresa dei nostri rapporti intimi, mi resi conto e scoprii che non ero più come prima sessualmente, assurdamente mi piaceva di più spiarla e masturbarmi al ricordo delle chiavate che faceva con Marco, immaginandomela e pensandomela tra le sue braccia godente sopra il letto di casa sua, piuttosto che chiavarla direttamente io. Era una scoperta tragica per me, mi resi conto che la mia virilità svaniva, era ai minimi, facevo fatica a tenere l’eiaculazione e l’erezione e a volte mi vergogno a dirlo, la chiavavo con il cazzo mollo. Quando era in vagina forse per il caldo-umido perdeva la rigidità e si ritraeva mi diventava piccolo e bagnato, ma continuavo a chiavarla lo stesso non dicendole niente, sperando che lei non se ne accorgesse, ma purtroppo lo sentiva, avvertiva la differenza e la capacità sessuale tra me e il cazzo di Marco. E guai se in quella fase lo tiravo fuori o mi usciva durante il movimento, non riuscivo più a introdurlo, come capitò qualche volta, che finimmo il rapporto sessuale masturbandoci, entrambi certamente anche se in modo diverso pensando a Marco. 

Così alla luce di quanto sopra, mentre i nostri rapporti sessuali si diradavano, con me che preferivo sfogarmi manualmente piuttosto che chiavarla, i loro si intensificavano di più, anche due volte la settimana e alcune arrivando anche a tre rapporti sessuali settimanali, che io e lei non praticavamo nemmeno negli anni d’oro quando eravamo sposini. 

A volte, prima o dopo consumare l’amplesso, presa sempre più sessualmente e sentimentalmente da lui, giocava e scherzava nel letto e parlavano, chiacchieravano un po’ di tutto, anche della nostra vita privata e coniugale. E uno dei loro pomeriggi dedicato all’incontro sessuale, nudi sul letto ridendo e parlando, li sentii dire di me, con lui che maliziosamente la provocava chiedendole:

“Che tipo è tuo marito?” Sentii che mia moglie rispose:

“Mio marito è una brava persona, non ci fa mancare niente…” Ma non finì la frase che lui interrompendola le chiese

“Mi avevi detto che ti fa gli scherzi, quindi è un po’ stronzo!??”.

“No!... Stronzo no!... dai!!” Rispose Francesca:

“Scherza perché mi ama, con me e i ragazzi, lui è dispettoso, a volte infantile, ma pacato e buono, assolutamente pieno di buon senso e dolcissimo e ha un modo tutto suo di farmi sentire amata!”

“Ma ti chiava? Ti fa godere almeno?” Le domandò sfacciatamente senza ritegno.

“Dai! Non mi vanno questi discorsi.” Ribatté mia moglie infastidita.

“Su rispondi dai!!” Replicò Marco ben sapendo che io ascoltavo tutto, e lei seccata disse: “Abbiamo rapporti sessuali anche se ultimamente sono molto radi...” Marco sorridendo la interruppe ancora perché sapeva:

“Radi o Rari?!” Disse sarcastico giocando sul senso delle parole.

“Come sei stupido...” Sentii replicare mia moglie: “…lui è diverso da te, non è passionale, sessuale, vive per la famiglia, i figli… si comporta con me come se io fossi la persona più preziosa della terra per lui, il sesso è secondario…”

“Ti ama molto dunque!?” Domandò.

“Sì!!” Rispose sicura lei.

“E tu lo ami?” Ci fu una pausa: “Gli voglio molto bene, lo rispetto, è importante nella mia vita, è mio marito e il padre dei miei figli...”

“Quindi non lo ami, gli vuoi bene, ma ami un altro!” Aggiunse Marco. Ci fu ancora silenzio.

“Chi è che ami se non è lui?” Chiese Marco.

“Lo sai!” Rispose mia moglie seria e infastidita di quelle domande.

“No non lo so dimmelo!” La esortò. Lei fece una pausa: “Sei tu!” Esclamò sincera aggiungendo:” Amo te Marco!! …E tu mi ami?” Domandò a sua volta.

“Certo!! Sei l’unica donna per me, come lo sei per tuo marito.” Vidi che si abbracciarono.

“E io?” Gli chiese all’improvviso Marco in quel gioco dell’amore: “Io come sono?! Cosa sono per te!?”

E con un sorriso dolce mia moglie gli rispose:

“Tu sei importante per me, ti amo, sei un tipo sicuro, forte, vigoroso, passionale, virile, mi dai certezza, mi soddisfi sessualmente, mi ascolti e ti interessi a me!” Pronunciò di un fiato. Sfortunatamente per me, erano parole vere. Aggiungendo Francesca: “Io ora ho bisogno di una persona come te che mi dia amicizia, complicità, allegria, ricchezza interiore e intellettuale e soprattutto amore. In mio marito non trovo queste cose! E con te sto vivendo un momento della mia vita particolare, bello, felice.” Affermò. Per poi chiedergli: 

“E tu? Le tue donne?”

“Ti ho detto che non sono sposato, non ho moglie conosco una ragazza ma non vado d’accordo, lei vive la sua vita e io la mia.” Disse mentendole.

“Ma hai ancora legami con lei?” Chiese curiosa.

“No!” Precisò.

“E qui non hai nessuna? …Guarda che sono gelosa! Dimmi la verità Marco.” Domandò con diffidenza.

“No nessun amore... Ho solo te!... È la verità.” Rispose ridendo.

“Ma oltre me o prima di me?” Chiese lusingata dalla risposta precedente ma sempre sospettosa. Era proprio innamorata e mi dava fastidio sentire quel discorso dicendo addirittura che era gelosa di lui. Era fuori di testa. “Oltre te, nessuna!” Rispose Marco abbracciandola e baciandola:” Prima di avere rapporti con te, avevo qualcuna o andavo a prostitute!” La informò provocatoriamente.

“Noh... a prostitute? … A pagamento??” Ripeté mia moglie scandalizzata. 

“Sì, a prostitute, a puttane vere che vendono la figa per soldi, quando hai voglia di chiavare e non hai nessuno con cui farlo, vai con loro, negli appartamenti e anche nella strada in auto. Ci sono anche prostitute molto belle non credere, sono donne come tutte le altre anche se si fanno pagare e il prezzo dipende da cosa fanno.

“E tu le pagavi per fare sesso?!”

“Certo!” Rispose serio.

Lei restò in silenzio mentre lo guardava.

“Ma che cazzo le va a dire che va a puttane!” Pensai irritato: “È proprio scemo!” Ma lui si inserì sapientemente in quella pausa riflessiva di mia moglie:

“Vuoi sapere quanto prendono?” 

Lei abbozzò un sorriso curioso: “Quanto!?”

“Allora ognuna ha le sue tariffe in base alla bellezza…. Ma in genere chiavare in auto 30 euro, in appartamento 50 euro, pompino sia in auto che in appartamento 20 euro, in culo 100 euro, sia in auto che in appartamento e poi dipende di che etnia te la scegli, le slave hanno un prezzo medio, le nere e le cinesi basso, le più care sono le occidentali, le italiane.” Restò in silenzio poi chiese imbarazzata:

“Hai fatto anche sesso anale con loro?!”

“Sì anche anale, io faccio tutto amore, anche il culo sono bravo.” E rise.

“Sei un porco!” Ribatte mia moglie con un sorriso malizioso…

“Sì, lo sono!” Rispose lui: “E chi viene con me diventa una porcella. Della donna mi piace tutto, la figa, la bocca, il culo, specie se è una donna che amo. Io mi concedo completamente anima e corpo e vorrei che lei facesse lo stesso.”

“Tu l’hai mai fatto?” Domandò sorridendo all’improvviso a mia moglie.

“Cosa l’anale?” Lui annuì.

“No… no! Noi non facciamo queste cose.” Rispose seria.

“C’è sempre una prima volta!” Esclamò lui ridendo.

“No… no! Io non sono una donna che fa queste cose…” Affermò mia moglie seria differenziandosi dalle donne di cui parlava lui. 

Mi faceva venire il nervoso a sentire quelle cose, mi chiedevo cosa c’entrasse quel discorso con mia moglie, se aveva idee del genere con lei se le poteva togliere dalla testa.

A distogliermi da quel pensiero fu la voce di mia moglie che curiosa chiedeva a Marco:

“Ma non fa male dietro?”   

“Dipende… se uno è bravo come me no!” Precisò sorridendo sicuro di sé. Era presuntuoso e spaccone come tutti i meridionali, comunque il fatto che parlasse con mia moglie di quelle cose anche se lo disapprovavo, mi eccitava.

“Sai, come ti ho detto, la puttana è una donna come le altre, ma anche le altre donne sono un po’ puttane dentro quando fanno certe cose.”

“Vuoi dire che anch’io sarei un po’ puttana?” Chiese mia moglie scherzando.

“Sì!” Rispose con nostro stupore… “Quando fai pompini o fai sesso in un determinato modo fuori dagli schemi convenzionali lo sei, non a pagamento ma lo sei. Ma tu sei il mio amore e quindi la mia puttana in un certo senso.” Disse stringendola e baciandola.

Era pazzo le diceva che anche lei era come quelle donne che frequentava lui. Francesca, come poi successe anche a me, vedeva inconsciamente e inconsapevolmente in lui la superiorità psicologica e sessuale. La sua dominanza su di lei fisica e sentimentale, il diverso da me e questo le dava una forma di assoggettamento naturale a lui, di sottomissione mascherata d’amore che con me non aveva. Con me si sentiva chiusa in un rapporto che definiva dolce ma atrofizzato, la sua mente, la sua intelligenza era diventata priva di stimoli per me. Più il tempo passava e più mi rendevo conto che il loro non era il rapporto adultero e in un certo senso rispettoso come quello che aveva mia madre con Bruno, lui la rispettava, l’amava. Marco invece era diverso, era un porco, non l’amava e riversava le sue porcherie su mia moglie e non mi andava. Il mio era un progetto, un sogno riuscito a metà.

 

IL CAMBIAMENTO.

 

Passarono ancora alcuni mesi divenendo quasi un anno che ci conoscevamo e quasi sei mesi che si chiavava mia moglie, vivendo in quella routine trasgressiva e ci eravamo stabilizzati ognuno con il proprio ruolo. Lui era a tutti gli effetti l’amante segreto di mia moglie oramai, lei sessualmente era la sua donna e io il cornuto contento per lui e ignaro per mia moglie. L’essere innamorata, comportava che eseguisse tutto quello che lui le chiedeva anche se era contraria, se non subito poco dopo, pratiche e atti sessuali che avrei preferito non avesse fatto. Ma oramai era tardi per correggere o impedire gli eccessi che lui le proponeva e che lei anche se controvoglia accettava. Li prendevo come complicanze del percorso che avevamo attuato e non erano state preventivate. 

In quel periodo ci frequentavamo, spesso, una volta lo invitai anche a casa nostra, con grande imbarazzo di Francesca, facendolo conoscere anche a mia suocera. Oltre a vederci noi tre con i figli in qualche pizzeria, ci incontravamo anche da soli io e lui per un caffè o altro e chiacchieravamo anche di mia moglie, apostrofandola spesso lui “chiavona” ... Nel termine volgare che la considerava lui, dicendoglielo scherzando anche negli incontri amorosi a casa sua, imbarazzandola per non dire umiliarla, paragonandola sempre a una di quelle donne che frequentava lui. E questo mi dava fastidio, non lo sopportavo, specie quando invece di chiamarla Francesca, diceva “la nostra chiavona”, non mi andava giù, si era preso troppa confidenza e libertà.

Da parte sua mia moglie accettava quegli epiteti scherzosi, non diceva nulla, lo aveva fatto le prime volte dicendogli che non le piaceva, ma poi come una stupida rideva anche lei dei termini volgari e osceni che le dava ridendo. Mia moglie nei miei confronti non aveva più il rimorso e il senso di colpa di tradirmi e quel combattere con sé stessa si era affievolito nelle settimane fino quasi a sparire, aveva ormai accettato pienamente quella relazione adultera di avere due uomini, il marito e l’amante, proprio come mia madre. Il rischio più grande che avevo preventivato, come dicevo si era avverato, si era innamorata di lui, ma senza sconvolgimenti famigliari o personali, patemi e perdita di testa da parte di mia moglie, solo l’accettazione di uno stato di fatto che si protrasse per mesi, e che viveva ansiosa ma felice, pensandomi ignaro di tutto. È proprio vero che non c’è più stupida di una donna innamorata, specie se matura e quasi quarantenne, me ne sono accorto personalmente quando accettava le sue richieste, come quando un giorno Marco, nel parlare in uno dei nostri incontri riservati mi disse:

“Vorrei fare qualche cambiamento a Francesca, sei d’accordo?”

“Che tipo di cambiamento!” Chiesi curioso.

“Niente di particolare, renderla un po’ più moderna, meno mamma e signora... e più giovane e libertina.”

“E in cosa consisterebbe questo cambiamento?” Domandai sospettoso visto le sue frequentazioni e le sue considerazioni femminili.

“Tanto per iniziare farle rasare tutta la figa, fargliela tenerla depilata come le donne di mondo che chiavano spesso.” Rispose ridendo. 

Sorrisi “Sono contrario, ma prova! Se ci riesci...” Replicai indifferente.

“Sì, ci proverò!” Ribatté compiaciuto del mio disinteresse e consenso. 

Un pomeriggio in uno dei loro incontri amorosi che io d’accordo con lui spiavo sempre, al termine mentre l’accarezzava sull’addome e su il sesso, stringendola a sé con l’altro braccio le disse: “Perché non ti depili tutta la figa?!

“Come?” Chiese mia moglie tirando su la testa e guardandolo stupita come se non avesse capito. 

E lui Ripeté: “Sì, tagli tutti i peli della figa, la rasi, la depili. A me piacciono senza peli, lisce, sono più belle, sexy. L’hai mai depilata??” Le chiese.

“No mai!” Rispose lei.

“Perché?” le domandò lui.

“Ma perché non ne sento la necessità, noi in famiglia non lo pratichiamo, non facciamo queste cose, anche mia madre non la mai rasata!”

“Ma se te lo chiedessi io di farlo per me, perché ti amo, di rasartela tutta perché mi piace depilata, lo faresti?” Vidi che Francesca restò in silenzio e poi sbottò:

“Ma come faccio?!”

“Con il rasoio!” Rispose lui ridendo.

“Sì, lo so che si rasa con il rasoio!” Rispose con un sorriso ironico mia moglie “Io intendevo come faccio con mio marito, cosa gli dico?”

“Non gli dici niente, te la rasi e basta!” Esclamò lui.

“Eh sì!! E poi quando la vede tutta nuda senza un pelo mi chiederà il perché l’ho fatto cosa gli dico?”

“Gli dici me lo ha chiesto Marco che è il mio amante!”

“No dai smettila... con queste cose.” Esclamò infastidita.

“E allora digli che si usa così ora, che è la moda averla rasata, che le signore oggi la portano depilata e ce l’hanno così le tue amiche e che vuoi provare… Ci sono mille bugie che puoi dirgli.” Affermò, aggiungendo accarezzandogliela sempre sopra: “Lo farai per me? Te la raserai tutta vero?... Così potrò leccartela bene!” 

Francesca sorrise: “Porco!!” Esclamò sorridendo, ma mormorando: “Vedrò!!

La sera dopo a letto facendomi discorsi strani sull’estetica intima femminile, mi sentii dire: “Paolo, sai, avrei intenzione di rasarmi la patatina... (così la chiamavamo tra noi anche riguardo a nostra figlia che cresceva).”

“E Perché?” Chiesi.

“Così!... Ce l’hanno molte mie amiche rasate… e vorrei provare anch’io.”

“Ma se non l’hai mai fatto e poi guardi le tue amiche? Ma di cosa parlate quando siete insieme?” Chiesi divertito.

“Ma no, non le guardo mica sul sesso, ce lo confidiamo e vorrei provare anch’io...” Restando in attesa che io le rispondessi:

“Ma lo sai che poi dovrai rasartela tutti i giorni o quasi, tenertela depilata se no ti darà prurito quando crescono i peli.” 

Lei scrollò le spalle dicendo:” E va bene, lo farò!”

Capii che voleva accontentare Marco: “Va bene se vuoi rasala pure, poi mi farai vedere come stai!” Dissi ridendo. Aveva il mio consenso, c’era riuscita, poteva fare contento Marco e il giorno dopo in bagno con un mio rasoio nuovo da barba se la rasò tutta completamente. La sera quando rientrai a casa mi venne incontro, mi diede il bacino e mi sorrise:

“L’ho fatto!!” Mi esclamò imbarazzata e divertita.

“Fammi vedere!” Chiesi curioso. Andammo in camera da letto tirò su la gonna e giù lo slip e la vidi per la prima volta senza peli. Sembrava più grande, la fessura si vedeva in tutta la sua lunghezza, con il centro dischiuso perennemente dalle chiavate di Marco e si notavano le piccole labbra che sporgevano appena tra le grandi. Era di forma bombata, cicciottina, tanto che sembrava gonfia. Lei era imbarazzata a mostrarmela, ma a me eccitava vedergliela in quello stato.

“Bella!!” Le dissi compiaciuto senza toccargliela: “Ora la porterai sempre così?” Domandai.

“Per ora sì!” Rispose contenta non immaginando che io sapessi il motivo della sua rasatura genitale. La prima trasformazione per Marco l’aveva fatta. L’aveva accontentato e io seppur contrariato stavo a quel gioco della trasformazione, visto che intanto non potevo fare niente per impedirlo, e poi se devo essere sincero, mi eccitava vederla diversa, un po’ oscena. Dopo qualche settimana fu la volta dei capelli, stessi momenti, dopo averla chiavata e detto che l’amava le fece la stessa richiesta.

“Perché non ti schiarisci e accorci un po’ i capelli, li fai sul biondino, cambi taglio e stile, così sembrerai più giovane?” Gli disse Marco:” Non dico di farteli platino, ma quasi...” La esortò sorridendo e toccandoglieli con le dita, giocando ad alzarli e lasciarli cadere. Alla fine mia moglie, informandomi una sera, mi disse che aveva deciso e voleva cambiare acconciatura, se ero d’accordo. Così al mio sì scontato, nei giorni seguenti si tinse i capelli e li tagliò in una specie di caschetto mosso, che devo dire le stava anche bene, rendendola davvero più giovane e bella. Lui si divertiva a trasformarla, lei accettava perché la intricava il cambiamento e perché lo amava e voleva piacergli e assecondarlo, e a me eccitava che si trasformasse, che mutasse aspetto per piacere a Marco, per suo volere, per amore, per lui e si lasciasse corrompere moralmente diventando impudica. E così accadde poi per il trucco e alcuni capi di lingerie sexy che indossava solo quando si incontrava con lui. Fino su stimolo di Marco a indossare perizoma che non aveva mai messo prima e che indossato da lei, la string dietro entrando nel solco intergluteo le faceva apparire un culone enorme. E davanti il triangolino appena copriva la fessura della sua figa grossa, di mamma. Mi spiace dirlo, ma era ridicola, ma piaceva a lui e per lei andava bene tutto. 

Esteriormente l’aveva ringiovanita, le aveva dato una ventata di vitalità ed energia, rendendola lussuriosa e libertina. 

 

SODOMIA.

 

Un giorno mi manifestò l’intenzione di fare di più, di andare oltre la routine, perché dopo mesi si era stancato anche lui della monotonia sessuale che aveva con lei e voleva fare qualcosa di diverso, voleva cambiare e mi comunicò l’intenzione di incularla visto che lei prima o dopo faceva qualunque cosa le chiedeva. Fui subito contrario: 

“Tu sei pazzo!” Gli dissi:” Questo non era nei patti… il culo di mia moglie non lo tocchi, lei è ancora vergine, non abbiamo mai avuto pratiche anali, siamo contrari a queste cose.” Precisai. Ma non volle sapere ragione, come suo carattere minacciò di troncare tutto se non accettavo che lui ci provasse e per non perdere quella situazione che avevo creato, accettai, pensando che mia moglie non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

“Perché non vuoi?” Mi chiese.

“E me lo domandi? Non l’ha mai fatto, moralmente e culturalmente siamo contro a queste pratiche. E poi sei stato con i trans e non hai mai smesso di incontrare altre coppie se ti capita, inculi altre donne e poi vuoi fare il culo a mia moglie. Ti sembra decente?” Risposi alterato, ripetendo: “E poi anche per un punto di vista di comportamento, lei non è portata per queste cose...” Sorrise:

“E’ proprio per questo che mi piace farglielo Paolo, perché è una insegnante e oltre che insegnare deve educare gli altri e guarda che se è per le malattie, il rischio è lo stesso di chiavarla, non è che inculandola c’è più rischio, non c’è nessuna differenza tra inculare una donna, un trans o tua moglie. A parte la sua verginità, la diversità consisterà solo nella forma anatomica, le donne hanno il sedere pieno, tenero e più rotondo, mentre quello dei trans che è maschile è piatto e muscoloso, ma si inculano bene anche loro.”

“Non mi interessano questi particolari.” Ribadii disgustato. 

Ma come dicevo sopra al cuore non si comanda e non c’è più stupidità che in una donna innamorata. Così in un ennesimo incontro sessuale, con me sempre nascosto che li spiavo, la convinse con le carezze, i baci e le solite parole dolci d’amore, che le donasse anche a lui che l’amava, qualcosa di suo verginale come aveva donato a me. Le prime volte alle sue richieste seguirono i dubbi e i dinieghi di mia moglie, ma alla fine accettò di provare, per curiosità e amore. 

Così un pomeriggio, dopo averla chiavata un po’, Marco lo sfilò dalla figa senza eiaculare, dicendole:

“Girati! Mettiti a carponi, voglio prenderti dietro!” 

A quelle parole mia moglie replicò negativamente: “No dietro no dai! Ne abbiamo già parlato, non mi piace fare queste cose!” 

Ma lui non l’ascoltò rispondendo: “Ma l’ho già fatto altre volte ad altre donne, dai!”

“Ma a me non va!” Ribatté seria e decisa mia moglie sedendosi sul lenzuolo quasi al centro del letto con il busto eretto. 

Devo dire che era scaltro a persuaderla, difatti con fare indifferente iniziò a dire: “Va bene, se non vuoi non lo facciamo, io non ti obbligo a fare niente, però a me piace. Vorrà dire che mi sfogherò in altri modi, ci sono tante donne che lo praticano.” Mentre lei nuda ascoltava, aggiungendo: “Guarda che quello che ti chiedo anche se è un comportamento che tu definisci innaturale, lo praticano migliaia di donne con i loro mariti e no.”

Mia moglie preoccupata da quelle parole, in silenzio si avvicinò a lui, lo avvolse con le sue braccia a lei, dicendogli stupidamente: “Non voglio che vai con altre! Sei mio...” Poi osservandolo negli occhi pronunciò: “Ma perché vuoi che faccio queste cose? Non le ho mai fatte neanche con mio marito…”

“Ma io sono più di tuo marito, sono il tuo amore, potresti donarmelo ed eviterei di guardarmi in giro” Rimarcò ancora perfido. A quelle parole una donna intelligente si sarebbe alzata, vestita e sarebbe andata via, ma si dà il caso che una quasi quarantenne innamorata non si comporta mai da donna intelligente e così fu per lei e invece di andarsene esclamò:

“Ma mi fai male!?” Facendo capire con quelle parole, che legava la sua contrarietà, non più a un discorso di morale e di principio, ma al dolore fisico. Cosa che lui vedendo la sua esitazione minimizzò subito. “No che non fa male, ti ho detto che sono bravo, che l’ho già fatto altre volte.”

Io ascoltavo curioso e incredulo del comportamento di mia moglie per vedere fin dove sarebbe arrivata e come finiva quella discussione.

“Facciamo così, proviamo... se senti male smetto!” Disse lui sorridendole e accarezzandola sulla schiena. Ci fu un lungo silenzio da parte di mia moglie, che significava che era dubbiosa e non capivo se perché era curiosa, lo amava o perché aveva paura di litigare con lui e si cercasse un’altra come aveva ventilato.

“Non mi fai male?!” Chiese ancora.

“No! Non ti faccio male:” Ripeté nuovamente lui: “Tu però devi fare come ti dico io, seguire i miei comandi.” E battendo la mano sul materasso, come se le desse un ordine esclamò: “Su qui! Vieni qui! Mettiti come le cagnette!” 

Già quel paragone mi dava fastidio, ma non potevo intervenire. Vidi mia moglie a malincuore muoversi, girarsi e mettersi a carponi nella posizione della cagnetta come la chiamava lui, con le mammelle che le pendevano e dondolavano sotto il torace. La osservavo persa in quella posizione animale che a noi non piaceva praticare. Vederla in quell’atteggiamento era molto libidinoso e aveva una carica di erotismo e di emozioni diverse anche su di me, più che nel vederla chiavare. 

E mi chiedevo incredulo: “Ma davvero si fa fare il culo da lui?” E provavo una sorta di disgusto e d’invidia per quel calabrese che si accingeva a inculare mia moglie. Quella posizione e quella pratica a cui si apprestava a sottoporsi, non era intima e nemmeno romantica perché impossibile scambiarsi baci o sguardi mentre si pratica sesso, e per noi era sempre stata una posizione volgare, da bestie...da animali… da cani in strada o nei cortili. E vedere mia moglie a carponi, con la sua pelle pallida inginocchiata tra quei bianchi lenzuoli con le braccia tese in attesa di lui, aveva un qualcosa di perverso. Lui si posizionò inginocchiato dietro lei, facendole divaricare un po’ le gambe.

“Stai tranquilla amore, sentirai solo un po’ di fastidio, se senti male smetterò.” La rassicurò. Lei non rispose era seria e tesa. “Rilassati se resti tesa così non ti entrerà nemmeno uno spillo!” Disse accarezzandole la natica ridendo e facendo sorridere anche lei della battuta. 

Lubrificò bene l’ano e la sua cappella con la saliva visto che al momento non aveva lubrificanti dietro e anche in quella situazione, non metteva il preservativo. Con le mani larghe prese i suoi ampi e carnosi glutei e li divaricò lentamente, finché non comparve tra loro, l’ano rosa, chiuso e vergine. Lo guardò soddisfatto, poi portando avanti il bacino e le ginocchia vi appoggiò la cappella contro e mentre con una mano lasciava una natica e si teneva il cazzo in mano fermo e duro contro, con l’altra tenendolo sempre divaricato, con esperienza premette mentre le sussurrava:

“Tranquilla amore! Tu spingi come se dovessi fare la cacca. Spingi indietro.” 

Non avendolo mai fatto neppure io, non sapevo che bisognava spingere come per defecare per sodomizzare una persona, erano cose nuove anche per me che imparavo in quel frangente, comunque dall’espressione concentrata della faccia di mia moglie mi accorsi che gli ubbidiva, spingeva come per defecare. Quando a un lamento di Francesca la cappella entrò nell’ano, Marco con l’altra mano lasciò il gluteo e allungandola le cinse la vita passandole sotto il braccio, mentre con l’altra le prese un fianco tenendola immobile. Con bravura e capacità tra qualche lamento di sofferenza di mia moglie spinse forte e la penetrò un po’, vedendo io il dolore sul suo volto. 

“No basta fermati Marco. Mi fai male!” Esclamò mia moglie. 

Ma lui mentendo disse: “Ma no oramai è dentro a metà!” 

“No… no… no! Sento male! ...Toglilo! Toglilo Marco!” Ripeteva Francesca cercando di sfuggire alla sua morsa che la teneva ferma e immobile in quella posizione canina sul letto. Spinse ancora con maggior energia, penetrandola di più e mia moglie tirò un urlo forte: “No… noooo! Fermati!” Ma con un colpo ancora più energico e profondo la penetrò quasi completamente, lo fece entrare quasi tutto. 

Mia moglie urlò nuovamente. “No!... Fermo. fermo!” Quasi piangendo.

“Sì... sì amore, oramai è dentro tutto, ce l’hai nel culo. Resto fermo così il retto si abitua all’intrusione, al corpo estraneo.” Mormorò, lasciando la presa sotto la pancia e allungando il braccio accarezzandole la schiena su fino al collo e ai capelli.

“Fa male!... Fa male!” Mormorò lei. 

“Oramai è fatta!... Vedrai, tra poco inizierai a godere come non hai goduto mai e tutto passerà.” E dicendo così inizio a muoversi lentamente posando le mani sui fianchi iniziando a incularla davvero. Tutto sommato anche se non mi andava quella pratica e preferivo non l’avesse fatto, fu emozionante ed eccitante assistere alla sua iniziazione e al suo sverginamento anale ed ebbi una forte erezione. La vedevo penetrata da dietro, analmente, nel culo, in una posizione che non era mai stata nostra e non faceva parte della nostra intimità sessuale, sembravano due cani da strada che si accoppiavano, il bacino stretto di Marco, contro il bel culo voluminoso e morbido di mia moglie. 

Come ho già scritto altre volte sopra, devo dire che lui era bravo e ci sapeva fare, sapeva far sesso in tutti i modi. Si capiva da come si muoveva e la faceva dimenare che aveva esperienza, e durante l’inculata la sofferenza si trasformò e divenne piacere e mia moglie iniziò a godere e si lasciò andare abbassando le braccia tese davanti appoggiandosi sui gomiti. Alzando in quel modo di più in alto e verso lui quello splendido culo violato e si abbandonò a quel piacere nuovo da noi considerato contronatura. La inculava come una bestia, con gusto e cattiveria, oserei dire quasi con rabbia e odio tanto era eccitato e brutale, dandole schiaffi sulla natica e con l’altra mano tenendola dietro per i capelli, forse si comportava così perché era una moglie per bene. La faceva gemere di dolore e piacere, tirando il cazzo fuori quasi completamente dal retto e dall’ano, rimettendolo e rispingendolo subito dentro, ripetendo più volte quell’azione, che seppi in seguito nel tempo era una pratica impiegata per slargare l’ano, lesionare i muscoli, far cedere gli sfinteri già lacerati e farli restare dilatati permanentemente. Praticamente danneggiandoli se non rompendoli definitivamente, facendogli perdere l’elasticità di contrarsi, di chiusura e quindi lasciare la donna perennemente in quello stato socchiuso che si dice volgarmente di “rotta in culo”, con l’ano non più chiuso completamente, facilitando e rendendo indolori i futuri rapporti anali. E così fu purtroppo. La penetrava profondamente, fino in fondo, facendo toccare i suoi inguini alle sue natiche morbide e pallide, infilandoglielo tutto fino in pancia, stringendole da dietro le mammelle dondolanti e facendola sussultare dal dolore e dal piacere.   

”Arrgghhhhh!!! Sssssshhhhhaaa!!!!” Sembrava un animale Francesca emettendo quei versi di piacere brutale. La stava inculando come se fosse un trans, una cuckquean che frequentava lui, ma era mia moglie, una signora per bene, una mamma e moglie stimata e rispettata. Notai in contrasto con l’abatjour dietro loro, che intanto che la inculava con la mano portata sul suo sesso, con le dita le accarezzava e stimolava il clitoride durante la sodomizzazione, trasformando il dolore in piacere particolare, diverso e unico, aumentando il godimento. Finché Francy scuotendosi tutta come una cagna bagnata appena uscita dall’acqua, non ebbe un orgasmo multiplo, anale e clitorideo, mai provati prima con me. Lei come esaltata e non capendo niente si lasciò andare abbandonandosi a quel piacere perverso che in quel momento desiderava … Era dominata e domata da lui e si sentiva succube e inferiore in quella pratica, oltre l’atteggiamento aveva anche l’aspetto bestiale, spettinata e sudata, scuotendo il capo in continuazione. Si era tirata su a braccia tese, mentre sentiva in pancia l’asta di quel calabrese. Lui le dava colpi violenti coinvolgendo tutto il corpo, era forte e vigoroso. Francesca smaniava, gemeva, si teneva su a braccia erette come una lupa quando ulula, ma a stare su con il busto a volte le cedevano le braccia, perdendo l’equilibrio e la stabilità sotto i suoi colpi profondi, scendendo e appoggiandosi ancora sui gomiti, per poi ritornare su a braccia tese, avvertendo il ritmo, l’intensità e la profondità delle spinte in quel rapporto anale. 

Dondolava avanti e indietro tra il cigolio del letto e la musica di sottofondo, tenendola stretta per i fianchi o stringendole forte le mammelle. La sua brutalità era dolorosa, la penetrazione era vigorosa, selvaggia e violenta, spingendo con forza e volontà, quasi con cattiveria dentro il retto, facendole provare dolore, ma anche piacere. Io ero incredulo, mia moglie si era lasciata sodomizzare da lui... e ne godeva, godeva a farsi inculare, era incredibile. Non era più il sesso romantico e passionale che aveva fatto finora con Marco, quello di baci, carezze e paroline dolci sussurrate all’orecchio, come quello che praticava mia madre, il loro era un sesso selvaggio, animale, perverso, che provava e subiva e iniziava a piacerle, e le parole volgari di lui su di lei gridate ad alta voce avevano preso il posto dei dolci sussurri teneri. “Mmmmmmhhhhhhh!!!...Aahhhhhhh!!!!! …Ssiiiiiiii!!!!!” Gemeva ansimando. 

Marco le faceva venir fuori vergognosamente il suo lato animalesco e primordiale… si sentiva posseduta e dominata da lui, finché l’ano slargandosi cedette adattò gli sfinteri al diametro della sua asta. E i movimenti le scivolavano bene dentro il foro, senza più attriti e resistenze, diventando rapidi e decisi, alternati ad altri lenti, ampi e profondi, facendo arrivare l’asta fino in fondo, restando fermo qualche secondo per poi ritirarla. 

Marco con le mani libere, quando non la stringeva ai fianchi, le accarezzava la schiena o la batteva sulla natica dandole qualche sculaccione o le stringeva e stimolava il seno e il clitoride. Quella mia estraneità da lei e da quello che le accadeva, risvegliava in me istinti primitivi, eccitandomi al massimo vedendola oramai sodomizzata, e sottomessa a lui, finché non la sentii godere e ansimare nell’orgasmo anale:” Aahhhhhhh!!! Siiiiii!!!!! …Siiiiiiii!!!!!! Mmmmmhhhhhhh!!!!!!” E anche lui inarcandosi venne, eiaculando dentro il suo retto, restando fermo a svuotarsi bene nel suo intestino, e mentre a lei cedevano le braccia e si afflosciava con il volto ansimante sul materasso, lui la seguiva accasciandosi con il torace bagnato sopra la sua schiena anch’essa madida di sudore. L’aveva sverginata e inculata. Vederla in quella pratica fu elettrizzante. Erano tutte cose che non avevamo concordato perché non pensavo assolutamente di fargliele fare a mia moglie, ma le scoprivo e accettavo strada facendo come delle complicanze, e mi sconvolgevano, piacevano ed eccitavano nel vederla sempre più sottomessa sentimentalmente, fisicamente e sessualmente a lui. Quando lo tolse dal suo ano, la cappella era sporca di feci, mentre il foro dilatato di mia moglie che aveva la circonferenza del cazzo di Marco, lasciava uscire aria intestinale facendola vergognare. Era imbarazzata a vedere il glande di Marco sporco dalle sue feci, si vergognava. Poi si abbracciarono, baciarono e limonarono e sdraiandosi si accoccolarono senza parlare. Poco dopo lei si alzò, io mi infilai veloce nello sgabuzzino e socchiusi la porta, la vidi passare e andare in bagno a lavarsi sentendola perdere ancora aria dall’ano mentre camminava, non riuscendo a trattenersi in quel momento avendocelo dilatato. Quando rivestita andò via tornando a casa, lui venne da me con un sorriso trionfale, non disse nulla ma capii che mi sfotteva:

“Hai visto? Fatto…!” Disse parafrasando una certa pubblicità. Dopo aver chiacchierato un po’ ci salutammo. Quella sera a casa era agitata aveva l’ano dolorante ed evitava di guardarmi. Cenammo come tutte le altre sere con i ragazzi. 

“Cos’hai amore? Sembri strana!” Le dissi.

“Oh non è nulla, sono solo un po’ indolenzita…” Disse portando la mano sull’addome:” Mi staranno venendo le mestruazioni.” 

In seguito nei vari incontri che ci furono, la prese ancora analmente e anche in posizioni non usuali per noi, con lei a cavalcioni sopra di lui o lui dietro di lei inginocchiata alla pecorina... Diventando più un rapporto sessuale che amoroso che romantico e sentimentale. Continuammo quel rapporto a tre, con me sempre felice di loro, anche se lui come si suol dire mi era sfuggito di mano e dirigeva per conto suo di sua iniziativa. Sempre con mia moglie ignara di tutto, non sapeva che io sapessi della loro relazione e assistessi alle loro performances erotiche.

 

IL PRESERVATIVO.

 

Negli incontri sessuali la chiavava sempre senza preservativo per essere più intimo e sentirla di più, senza protezione anticoncezionale, perché lui voleva in quel modo, lei non si era opposta, né gli chiese mai di metterlo, solo come me di stare attento e venire fuori. Piaceva così anche a lei, e quella pratica era diventata uno stato di fatto, lo avevamo accettato tutti oramai, ci eravamo normalizzati in quel rapporto adultero senza preservativo consentendolo. E anche se facevano molta attenzione quando chiavavano e lui era bravo a trattenersi, era sempre pericoloso, ma forse anche per questo eccitante. Glielo avevo detto e ripetuto più volte a Marco di mettersi il preservativo, ma non ne voleva sapere: “Così è più bello, si gode di più... si sente il caldo e l’umido della figa.” Ripeteva sorridendo. Alle mie raccomandazioni dirette a lui di fare attenzione, spesso rispondeva scherzando:

“Tranquillo!... Sono allenato! Certo che se scappa una goccia però... oppure, se non riesco a trattenermi... lo sai che senza volerlo ne ho già messe incinta due tempo fa?” E rideva. Non mi piaceva quella confidenza che si pigliava e lo scherzare in quel modo, mi davano fastidio:

“Dai non scherzare su queste cose!” Gli ripetevo sempre serio. 

E lui rideva dicendomi: “Ma dai che piace ed eccita anche a te che te la chiavo senza preservativo tua moglie, che corra il rischio. Perché non le hai fatto prendere la pillola o mettere la spirale?” Chiedeva.

“Siamo contrari a queste cose.” Rispondevo senza andare oltre

“Problemi etici? Religiosi? …Ah quindi se Francesca resta incinta ve lo tenete?!” Diceva e sorrideva.

“No, non ci teniamo niente…” Ribattevo: “…lasciamo perdere queste cose… che non mi va di parlarne!”

Ma lui scherzando in modo odioso, credendo in quel modo di essere simpatico proseguiva:

“Ma no dai!... Non prendertela… guarda piace anche a lei vivere il rischio di poter essere ingravidata, cosa credi che non si senta eccitata? Le piace la suspence, le donne sono infinitamente più eccitate dalla possibilità di restare gravide. Francy ha sempre la figa fradicia prima che lo tiro fuori e le vengo sulla pancia, è come te! ...” E rise ancora: “...Lo so che eccita anche te quella paura!... Che ti piacerebbe che lo facessi ma hai paura.”

“Ma non dire cazzate!” Gli rispondevo, mentre lui continuando aggiungeva.

“E poi c’è sempre la pillola del giorno dopo se capitasse.”

“Ma non deve capitare!” Rispondevo io serio e infastidito di quel modo di fare e della confidenza e conoscendolo sempre più personalmente, mi chiedevo come facesse a piacere così tanto a mia moglie da essersene innamorata. Forse perché chiavava bene…

E iniziò a dire: “È un gioco anche questo sai! Ma eccitante, alcune coppie lo praticano, i mariti chiedo di venire dentro la figa della moglie.”

“Io no! … Assolutamente! Non sono quel genere di marito.” Rispondevo. 

A volte mi chiedevo a che gioco giocasse per irritarmi con quella storia. Ero conscio che il rischio che correva mia moglie era reale, ero consapevole della pericolosità che correvamo e nonostante le sue assicurazioni, avevo sempre il timore nell’imminenza dell’orgasmo che lui non riuscisse a controllarsi e le venisse dentro, ed essendo Francesca fertile, che succedesse l’irreparabile e me la mettesse incinta davvero. Quel timore inconsciamente mi procurava disagio ed eccitazione che mi accompagnavano ad ogni rapporto sessuale che spiavo, a volte dandomi un senso di adrenalina elettrificante in corpo, altre volte quando tardava a toglierlo e sborrarle sulla pancia o sulle natiche se era alla pecorina, di apprensione e di timore, ma nell’insieme tutto piacevole. Il timore mi prendeva maggiormente nella posizione del missionario, quando mia moglie inarcava la schiena dal piacere dell’orgasmo e lo stringeva a sé e imprigionava con le sue gambe sui fianchi e i piedi dietro le sue cosce, e lui le stringeva le grosse mani sotto le natiche tenendola adesa a sé, muovendosi vigorosamente con gli inguini di mia moglie ancor più contro i suoi. Oppure quando lei era seduta sopra di lui nella posizione dell’amazzone, temevo sempre in quel momento non riuscisse a togliersi da sopra e accadesse l’irrimediabile, che le eiaculasse in vagina. E quel pensiero tormentoso lo vivevo con emozione e apprensione, fervore e angoscia. Non capivo nemmeno io perché quel rischio mi accendesse così tanto. Il fatto che potenzialmente potesse ingravidarla, inspiegabilmente mi eccitava. Ma a lui non lo dissi mai… Sapevo però che inconsciamente il fatto che pensassi che potesse venirle dentro era come se fosse un desiderio represso, un brivido di frenesia e orgasmo cerebrale in me. E inspiegabilmente e perversamente mi eccitava la possibilità che potesse accadere davvero e che restasse incinta da lui anche se razionalmente lo rifiutavo. Però quei pensieri intrusivi e non voluti mi davano una emozione mentale, di stordimento cerebrale come quelle che vivevo nel sogno erotico di paura e piacere, anche se assolutamente non volevo che accadesse. E quando lo immaginavo, appena spariva la sensazione di piacevolezza, pensavo a quell’atto con terrore. Tutte le volte che chiavavano e lui doveva avere l’orgasmo, lo vivevo sempre con eccitazione e ansietà, finché non vedevo che lo tirava fuori ed eiaculava su di lei, allora si spegneva la mia tensione erotica.

 

LA DISCUSSIONE.

 

Quando il nostro intrigo arrivò circa a sei mesi e la loro relazione si era consolidata sempre più sul piano sentimentale e sessuale, divenni insofferente verso suoi atteggiamenti e le libertà che si pigliava nei nostri confronti soprattutto con mia moglie. E un pomeriggio alla fine di un loro rapporto sessuale, quando Francesca era andata via e noi ci eravamo fermati a chiacchierare, tornai sulle battute e frasi anche volgari e oscene che rivolgeva a mia moglie e gli dissi: “Non mi va che la tratti così mia moglie! Che le dici quelle frasi senza rispetto su di lei, non era questo il nostro accordo…”

“E qual era?” Domandò arrogante. Allora mi tolsi la soddisfazione e gli feci presente tutte le cose negative che aveva fatto, detto e non sopportavo di lui.

“Prima di tutto dovevi chiavarla con il preservativo e non lo hai fatto, poi dovevi limitarti a chiavarla soltanto e non fare altro e invece...”

“Non la tratto senza rispetto…” Mi interruppe:” … dico solo la verità e la considero per quella che è, una come tutte le altre anche se lei è tutta perfettina, laureata ed educata.”

“Lei è una insegnante e una donna per bene… e non mi va che l’apostrofi in quei termini dicendo che è una puttana, una chiavona!” Dissi irritato.

“Senti…” Mi rispose infastidito: “…io la tratto come tutte le altre donne che frequento, né più né meno quello che è. Lei può essere una insegnante, una signora per bene come dici tu o altro, e non lo metto in dubbio senz’altro lo è, ma non è differente dalle altre donne che incontro. Noi abbiamo fatto un accordo… ricordi? Di fare un gioco, dove io dovevo chiavarla e renderti cornuto e ci sono riuscito, dov’è il problema!?” Chiese alterandosi anche lui. Aggiungendo “Io sono fatto così!”

“Il problema è che farle il culo non era nei nostri accordi, come chiavarla senza preservativo… e sborrarle addosso. Insegnarle a fare pompini e sborrarle in bocca o in faccia apostrofandola in quel modo. Io e mia moglie non abbiamo mai avuto rapporti anali e orali in quel modo!” Dissi.

“Embè… e adesso che li ha, che li pratica con me cosa cambia? Hai paura forse che li faccia anche con qualche altro?... Te la prendi perché ogni tanto la inculo? Piace anche a lei alla bella signora laureata essere inculata e lo hai visto anche tu e vedrai che le piacerà sempre di più con il tempo prenderlo in culo.”

“Tu non hai capito quello che volevo vivere io in mia moglie…” Dissi:” … era un tradimento, un sogno giovanile, un desiderio che si avverasse, che mi rendesse cornuto sì e che mi eccitasse, e non vederla praticare porcherie con il suo corpo con te.”

“Che sogno!?... Non ti capisco Paolo, avevamo concordato perché io la chiavassi e tu guardassi… e lo abbiamo fatto!”

“Sì, è vero, lo avete fatto, sei stato di parola e di aiuto e di questo ti sono grato, ma per me quel tradimento aveva un altro traguardo e non queste cose, ma qualcosa di…” E mi fermai.

“Non ti capisco!” 

“Lo so che non mi capisci ma non importa. Sì, lo so che sei fatto così Marco e io non voglio litigare con te, il problema è che a me dà fastidio che la paragoni Francesca a una puttana e l’apostrofi con tutti quei termini che usi, anche quei discorsi su metterla incinta non mi piacciono … “

“Ma scherzo Paolo lo sai, non te la metterei mai incinta davvero…”

“Allora puoi utilizzare altri termini e modi, ed essere più rispettoso!” Ripetei

“Ancora con questo rispettoso… ma io scherzo!” Disse.

“Non voglio entrare in contrasto con te Marco, voglio che restiamo in buoni rapporti, ma sei cambiato, da quando l’hai chiavata sei diventato un’altra persona, prima eri diverso… più amico, complice, ora decidi da solo.”

“Lo sono sempre amico e complice …” Rispose: “…solo che ognuno al suo ruolo, tu di cornuto non dimenticarlo e io di amante, quello che la chiava e lei che ti piaccia o no di adultera e di puttanona, nel senso buono. Ti arrabbi perché dico che è una puttanona? Come la giudichi tu una donna così. Dopo solo cinque mesi che l’ho corteggiata mi ha allargato le cosce e dato la figa…”

“Lo ha fatto perché sente qualcosa per te!” Pronunciai.

“Sei geloso forse?!” Domandò.

“Un po’ sì! Mi dà fastidio, perché per questo motivo le fai fare tutte le porcate che vuoi.” 

“Te l’ho detto Paolo, non ti devi preoccupare perché non te la porto via anche se è innamorata di me, mi diverto solo un po’… anzi ci divertiamo un po’ tutti e due o tre se vuoi. Smettila di considerarla sempre una santarellina con la figa santa e pensala un po’ come a tutte le altre donne a cui piace chiavare, oramai non è più la donna di prima e non lo sarà più!” Esclamò.

“Lo so!” Risposi.

C’era stato un momento in quella discussione che era quasi un litigio che avrei voluto fermare tutto, ma oramai era tardi, la loro relazione era consolidata e proseguiva, lei era innamorata di lui e fermare tutto avrebbe comportato di dirle tutta la verità e non potevo permettermelo. Forse avrebbe interrotto con Marco, non so, certo saremmo entrati in crisi profonda io e lei e forse avrebbe lasciato anche me, o peggio, il mio terrore era che avrebbe potuto lasciare me e lui no!... Non volevo pensarci. 

Come era mio solito, nello studio sulla poltrona girevole ci riflettei molto e alla fine decisi che non potevo fare altro che lasciare tutto com’era, di seguire gli eventi, visto che la situazione mi era sfuggita di mano e non la gestivo più io, e che Marco dovevo sopportarlo così, anche se era cambiato. Avrei dovuto puntare su di lui, essere più complice per poterlo condizionare su quello che faceva a mia moglie.

 

Ci incontravamo spesso tutti e tre in quel periodo, Marco lo avevamo fatto diventare una sorta di amico di famiglia, mancava solo che chiavasse mia moglie in camera nostra, nel nostro letto matrimoniale. Spesso tutti e cinque con i figli assieme andavamo in pizzeria, a passeggio o al mare. Come detto qualche volta fu invitato anche a cenare o pranzare a casa nostra, noi, lui e i nostri ragazzi e a volte mia suocera. Lui per loro era sempre Marco l’amico di papà. Eravamo diventati una sorta di famiglia allargata, segreta, per me lo confesso, vivere quella situazione, condividere mia moglie con lui non solo sessualmente, ma anche famigliarmente e socialmente era erotico ed esaltante e mi procurava eccitazione e orgasmo cerebrale, era come se Francesca avesse due mariti. Era bello essere tutti insieme, mia moglie ignara che io sapevo e io non visto osservarla. 

Ero stato appagato dal mio desiderio, dalla mia morbosità di offrirla a prezzo di farla innamorare di un altro. Sapevo che quando sarebbe finito tutto, anche se non fosse stato più come prima, tutto sarebbe tornato normale e io avrei vissuto accanto a mia moglie anche se profondamente cambiata, amandoci lo stesso e forse più di prima anche se non sempre sessualmente, con i nostri due figli che crescevano. Ricordandosi lei di quanto accaduto con Marco come una sbandata, solo una avventura. 

Come dicevo sopra, mia moglie era innamorata di lui e lo invitavo spesso con noi perché a me eccitava che ci fosse e mi piaceva vederla che sorrideva e scrutava Marco di nascosto non vista da me. A lui anche piaceva e si eccitava ad essere osservato da lei davanti a me e non solo chiavarsela. Faceva parte della nostra vita quotidiana.

Mi piaceva guardarla nei suoi tailleur eleganti o vestita casual, oppure dietro gli occhiali da sole al mare o sulla spiaggia osservare i suoi sorrisi nascosti che faceva a Marco, i suoi occhi grandi che parlavano in silenzio brillare quando lo scrutavano con me vicino a lei, come a dirgli silenziosi, pieni di passione e desiderio che lo amava e lo voleva. E poi guardare falsamente me con un sorriso altrettanto famigliare che fingeva di celare con l’affettuosità e l’amore, l’anormalità di quell’essere insieme tutti e tre, pensando ignara che io non sapessi di loro. 

 La osservavo al mare e la vedevo come una buona mamma e una buona moglie, con il vestitino leggero da spiaggia, con la borsa sulla spalla e con il codino ai capelli anche se corti, come era solita fare, e gli occhiali da sole inforcati in fronte passeggiare. Con il pareo sugli zoccoli o in costume sul prendisole, oppure con i ragazzi attorno a lei e lui poco distante. La osservavo dietro ai miei occhiali scuri, togliersi il prendisole, restando con un bikini classico in un corpo pallido, leggermente formoso, da mamma, con un po’ di pancetta evidente. E subito rimettersi a posto i capelli e il codino con la mano e tirare giù gli occhiali sugli occhi, con me e lui vicino. 

Pensavo che ero stato appagato dal mio desiderio, dalla mia morbosità di offrirla a un altro al prezzo di farla innamorare. Sapevo che quando sarebbe tutto finito, anche se tra noi non fosse stato più come prima, tutto sarebbe tornato normale e io avrei vissuto accanto a lei anche se profondamente cambiata, ognuno di noi silenzioso di quello che sapeva, amandoci sentimentalmente lo stesso e forse più di prima, con i nostri due figli che crescevano. Ricordandosi vagamente lei di quanto accaduto con Marco come una sbandata, una avventura. Come dicevo sopra, mia moglie era innamorata di lui e lo invitavo spesso con noi perché a me eccitava che ci fosse e piaceva vederla tra noi, tra il marito e l’amante o se si preferisce tra due mariti uno sessuale, Marco e l’altro sentimentale, io e a lui che gli sorrideva e scrutava toccandola di nascosto imbarazzandola. Piaceva a tutti e tre quella situazione, anche a lui conquistava ed eccitava non solo chiavarsela, ma far parte della nostra vita quotidiana del nostro vivere e ci giustificavamo di quella mia disponibilità con mia suocera con il fatto che fosse un amico ed era solo.

Ma si sa come sono le donne innamorate, specie quarantenni, gelose e possessive più di una ragazzina, così quando non lo vedeva o lui non poteva venire con noi si innervosiva e fingendo di parlare di altro mi chiedeva se sapessi dov’era lui e perché non era venuto, e guardava sullo smartphone i messaggi di WhatsApp per vedere se c’era anche quello di Marco. Era gelosa e questo a lungo andare a Marco non piaceva, gli dava fastidio, Lui era una persona libera che amava giocare sessualmente e basta, ma lei non lo sapeva.

A volte mi diceva scherzando quando mia moglie diventava assillante: “Guarda Paolo, che ho già mandato affanculo mia moglie, se continua così lo farò anche con la tua...” E rideva e io lo invitavo ad avere pazienza, che mia moglie era fatta così, che era gelosa e possessiva perché era innamorata di lui ed era comprensibile il suo atteggiamento. Paradossalmente ero io che la giustificavo perché soprassedesse ai suoi comportamenti asfissianti.

 

Ogni mese o due mesi e durante le feste natalizie e pasquali Marco andava in Calabria dai parenti e stava via una settimana. Altre volte fingeva di partire e invece restava in zona per staccarsi un po' da mia moglie che in un modo o in un altro voleva vederlo tutti giorni e i loro rapporti sessuali erano giunti ad essere anche tre alla settimana. Io sapevo che a volte quando non si faceva vedere per qualche giorno era in città a corteggiare qualche altra donna o incontrava coppie cuckold, perché me lo diceva. Poi, dopo alcuni giorni si presentava da lei che gli teneva il muso raccontandole un sacco di  balle, non dicendole dove era stato, ingelosendola e chiavandola più intensamente. E rispondeva ai miei ragguagli che lei era stata nervosa e l’aveva cercato, dicendomi con il suo solito sorriso malizioso:

“Non l’ho mica sposata io Francesca! Non è mia moglie e non ho intenzione di averne più… sai come la penso riguardo a loro.” Io sorridevo. Non gli piaceva la sua possessività da innamorata che cresceva ogni giorno di più. Sapevo che lui era insofferente e alle mie giustificazioni su di lei e mi ripeteva come un disco rotto: “Non l’ho mica sposata! Non è mia moglie, è la tua!! Dovresti chiavarla anche tu un po’ di più se ci riesci invece di guardarci e segarti! Lei ne ha voglia le piace chiavare!” Diceva sorridendo precisando: “Non è il mio tipo di donna, lo sai Paolo!!”

“Già, non era il suo tipo di donna però me la chiavava e l’aveva fatta innamorare, lui era abituato con le troie e le mogli di coppie degli annunci, volgari, immorali e indecenti e non con una donna intelligente, fine, educata e dolce come Francesca. Oramai aveva appagato il suo gioco e si era divertito, l’aveva svezzata, fatto di tutto sessualmente ed ora dopo quasi un anno di essere l’amante di mia moglie si stancava, non corrispondeva al suo standard di donna porca e cominciava ad essere insofferente delle sue chiamate o dei suoi sms, allo smartphone, dei suoi:

“Dove sei?... Dove sei stato? Dove vai oggi!!... Sei solo? … Ci incontriamo…”

Intuivo che eravamo al limite del nostro triangolo e che tra non molto tutto tra loro sarebbe finito, era evidente da come la trattava durante e dopo gli incontri sessuali. Lui era solo un puttaniere e mia moglie gli andava bene perché in città era solo, e lei era la sua donna disponibile in qualsiasi momento, punto di riferimento. E poi oramai l’aveva sedotta e corrotta, le aveva insegnato a praticare le sue porcate, svezzata sul sesso e anche sodomizzata, quindi avrebbe voluto dell’altro, contaminarla e depravarla, ma lei non era il tipo. 

Quando un giorno in un nostro incontro mi fece capire che lui avrebbe voluto chiudere e smettere tutto con mia moglie, sinceramente mi dispiacque, in fondo avevamo trovato la nostra dimensione e rapporto a tre anche se celato a mia moglie e provai a farlo desistere. In fondo mi piaceva che fosse l’amante di Francesca, mi ero affezionato anch’io a lui che se la chiavava e come detto ne ero contento e felice e l’avrei lasciato volentieri continuare a chiavare Francesca frequentandoci, e saltuariamente pur con le mie sopraggiunte difficoltà sessuali psicologiche e controvoglia lo avrei fatto anch’io. Ma il suo carattere lo portava ad essere scontroso e insofferente ad avere un comportamento prepotente e arrogante come hanno alcuni terroni e come dicevo ad avere altre intenzioni, altri lidi che perdersi tra le cosce di una signora borghese qualunque, per bene... mia moglie. 

Tutto questo andò avanti per circa otto mesi da quando ebbero il primo rapporto sessuale e un giorno in pizzeria all’improvviso ci confidò ad entrambi che sarebbe andato via per un periodo a lavorare fuori regione.

“Dove vai?” Chiese mia moglie sorpresa.

“Non so ancora di preciso, o al sud o forse all’estero … c’è più lavoro, più possibilità professionali.” Disse.

“Ma perché non resti! Lo troverai anche qui un lavoro migliore da geometra, anche fisso, ti aiutiamo noi, ti aiuta Paolo che ha delle conoscenze.” E poi voltandosi e rivolgendosi a me, mi esortò:

“Tu non puoi aiutarlo?... Non puoi parlare con qualche conoscente?... Trovargli un lavoro fisso qui!! Anche dove lavori tu!?” 

“Certo!... Posso vedere? Geometri ne cercano sempre...” Risposi.

“Dai aiutalo!!” Mi pressò mia moglie come pregandomi. 

E difatti mi diedi da fare anche su sollecitazione di Francesca, che a volte si esponeva fin troppo fino a rischiare se fossi stato un altro e non avessi saputo, di farmi capire o venire il dubbio che tutto quel suo interessamento per lui avesse un altro motivo oltre la semplice amicizia. Ma anche se lei si esponeva troppo, io fingevo di non sospettare il motivo reale, e le facevo credere che pensavo che lo facesse davvero per amicizia. 

Marco rifiutò ogni genere di aiuto, adducendo che con quella ditta era anni che ci lavorava e si trovava bene e non voleva cambiarla, che era già a conoscenza che in futuro lo avrebbero inviato anche all’estero, e non sapeva se sarebbe tornato, facendo con quelle parole cadere mia moglie in una sorta di prostrazione e penso che la pizza le restò sullo stomaco.

Oramai non era più il Marco che avevamo conosciuto, ma era diventato irriverente e menefreghista e lo mostrava.

Il giorno dopo incontrandolo da solo gli dissi:

“Ora che si è innamorata di te, se la lascerai sarà un casino!” Scrollò le spalle come a dirmi che non gli interessava e sorrise:

“Dipende!” Esclamò.  

“Dipende da cosa?” Replicai curioso.

“Se ha qualcosa da fare non avrà tempo di pensare ad altro!!”

“Che vuoi dire?” Domandai.

Sorrise ancora dicendomi brutalmente: “Vuoi che te la metto incinta? Che te la ingravido?”

“Cosa hai detto!?”

“Se vuoi te la ingravido!” Ripeté sorridendo. Restai incredulo di quella esclamazione, sorpreso dalla sua impudenza, sfacciataggine e mancanza di rispetto.

“Ma che dici Marco, scherzi!... Assolutamente no, non voglio, che ti salta in testa? ...Perché dici questo?” Replicai farfugliando.

“Perché in genere a molti cuckold o cornuti come te, piace fare ingravidare la moglie e così poi sarebbe impegnata e avrebbe qualcosa da fare che pensare a me e intanto avrebbe qualcosa di mio suo” Rispose semplicemente con un sorriso beffardo. 

“Tu sei pazzo!” Esclamai in malo modo, aveva toccato il fondo con quel concetto.

“Non è mancanza di rispetto Paolo, ma proprio perché c’è stata una storia intima e intensa tra noi. So che ti eccita l’idea, eccita tutti i mariti cornuti consenzienti.” Dichiarò.

Restai in silenzio attonito, ma era un po’ come se mi avesse letto dentro, in fondo era vero mi piaceva l’idea, l’avevo pensato e fantasticato qualche volta e mi aveva eccitavo pensarlo quando la chiavava, ma mai lo avrei mai accettato né permesso un atto simile sul serio. Ma lui vedendomi serio e irato, all’improvviso urlò ridendo:

“Scherzoooo!!... Scherzooo Paolo!!!” Ripetendo irrisorio: “Te lo sei creduto! Te la sei bevuta che volessi mettertela incinta davvero!... Ahahahaha!... Mi piace vederti incazzato…” Aggiungendo subito:” Però mi piacerebbe provare a venirle dentro, avvertire l’emozione io di ingravidarla e lei di sentirsi ingravidata da me e tu osservarci. Lo facciamo? Proviamo? È un gioco erotico che alcune coppie praticano. Sei d’accordo se le sborro in figa?”  Disse con malizia. Non risposi subito, esitai qualche secondo, non sapevo che dire e quel mio silenzio per lui fu eloquente tanto da trarre le sue conclusioni e dirmi irriverentemente:

“Ho capito! Allora la prossima volta che la chiavo le vengo dentro...” 

Ero sorpreso e incredulo da quello che diceva e dall’insolenza che usava nei nostri confronti che non risposi ancora, ero confuso, attonito e smarrito da quella sua richiesta, quasi pretesa e della poca considerazione e rispetto che manifestava per me e mia moglie. Purtroppo però, quella emozione era una di quelle situazioni mentali o fantasie, per non dire perversioni che si erano manifestate in me da quando lui aveva iniziato a chiavarla senza preservativo. E osservandolo al momento dell’orgasmo vivevo con fervore quella sensazione di rischio e pericolo per mia moglie che le eiaculasse per errore in vagina e me la mettesse incinta realmente, eccitandomi scelleratamente. E ora senza alcun riguardo me la presentava come scelta di possibilità e non più errore, anzi addirittura come un gioco di complicità, chiedendo addirittura il mio consenso per farlo, facendomi ritornare mentalmente a quei momenti che lo pensavo, avvertendo ancora l’emozione di quella sensazione che mi aveva provocato adrenalina e un sottile piacere fino ad eccitarmi. Ero attonito, non sapevo che rispondere, ero come bloccato. Mi vergognavo di me stesso ad avere quei pensieri su mia moglie e soprattutto a provare piacere a pensarli in quei momenti.

Oramai quello che accadeva tra di loro non aveva niente a che fare con il rapporto adultero che aveva avuto mia madre con Bruno che era sessuale e sentimentale e di rispetto e non come quello che aveva impostato lui.

All’improvviso, eccitato dentro di me e con una sorta di erezione a quella richiesta borbottai:

“Quale marito mai desidererebbe vedere per gioco la propria moglie ingravidata da un altro uomo?”

“O ci sono, io l’ho già fatto con alcuni…” Rispose.

Stranamente quella richiesta irrispettosa e offensiva che pensavo irrealizzabile, mi aveva eccitato tanto quanto il vedere mia moglie far sesso con lui. Ma con dignità e senso dell’onore gli risposi di no:” Togliti dalla testa certe idee con lei Marco, nemmeno per gioco. Non permetterò mai una cosa del genere su mia moglie. Abbiamo già i nostri figli e non mi piace parlare e giocare in questo modo e di questi argomenti.” Aggiungendo:” Anche come hai ventilato l’altra volta scherzando di venirle dentro a sua insaputa continuando a chiavarla. Anzi ti diffido dal mettere in pratica queste tue idee… “Continuando:” … ingravidare una donna come intendi tu, anche se per gioco, all’insaputa di lei, è spregevole, da vigliacchi, da vili, forse al tuo paese e tra la tua gente si usa così. Io non permetterò mai un atto del genere su qualsiasi donna, tantomeno mia moglie.”

“Eh quanto livore e rabbia verso di me e i meridionali…” Replicò lui. Non gli risposi e sfidandomi esclamò:” Allora glielo chiederò a lei!”.

“Come?... Cosa intendi?” Domandai. 

“Semplicemente le chiederò se si lascia venire dentro!” Disse sorridendo: “È solo un gioco Paolo! L’ho già fatto con alcune coppie te l’ho detto.”

“Consapevoli del rischio che la consorte resti incinta da te?!” Domandai

“Sì!!” Rispose. 

A quelle parole sorrisi io:” Mi spiace per te ma Francesca non lo vorrà mai, ne abbiamo già due e non vuole un terzo figlio e poi da te!”. Risposi. 

E lui di rimando ripeté: “Va bene la prossima volta glielo chiederò, le domanderò se posso venirle liberamente dentro e se lei accetterà, lascerai che te la ingravido...” Disse con un’aria di provocazione e sfida, proseguendo: “Questo è un gioco più eccitante del chiavare che a volte faccio con i cuckold. È un gioco cerebrale di coppia, tu dici che non accetta, ma se lo farà le eiaculerò in vagina. Sei d’accordo?” Esclamò, proseguendo: “Se tu sei sicuro di tua moglie proviamo!... Lo accetti?! Almeno vedrai fino a che punto arriverà e se è tanto innamorata da me da lasciarsi eiaculare in vagina.” Mi sfidò con un sorriso beffardo... 

“No” ripetei: “A parte che io non sono un cuckold, te l’ho già detto altre volte, ma non mi va questo gioco e poi lei anche se è innamorata di te non accetterà mai di lasciarsi eiaculare in vagina, e comunque non voglio correre rischi.” Precisai

“Ma non ne corri rischi!” Esclamò sorridendo e cercando di convincermi ad accettare. “Dai!!... Prima che vada via, che parta, salutiamoci con qualcosa di veramente erotico e adrenalinico, piacere e paura… pensa come sarebbe eccitante! Che orgasmo per ognuno di noi… Lascia che te lo spieghi…  Sarebbe un rischio controllato in un gioco anche per lei cosa credi! Il pensiero di farsi venire dentro da un altro uomo come molte altre donne la ecciterà di più.” Fece una pausa avvicinandosi a me:

“Dai proviamo! Io glielo chiedo, e se lei dirà sì e si lascerà sborrare dentro, c’è sempre la pillola del giorno dopo, prenderà quella e non resterà incinta.” 

Restai in silenzio, avevo il pene in erezione dentro i pantaloni. Ne avevo sentito parlare ma non sapevo cosa fosse, poi curioso chiesi:” E chi ce l’avrebbe questa pillola del giorno dopo?”

“Ce l’ho io, gliela faccio prendere io!” Affermò.

“E a te chi l’ha data?” Domandai sospettoso.

“La vendono in farmacia?”

“E la compri tu?” Chiesi diffidente. 

Non mi rendevo conto in quel momento, ma già il fatto che mi soffermarsi a parlare di quell’argomento con lui, inconsciamente dimostrava il mio interesse a quello che aveva detto, e lui lo capì subito forse davvero dalla sua esperienza di conoscere i cornuti, e cercava di persuadermi ad accettare, a provare a giocare.

“No, non le compro in farmacia io, me la dà una mia amica infermiera che lavorava in un consultorio qui a Genova, loro ce l’hanno…” Aggiungendo non so quanto vero o per persuadermi “…siccome pagandola le avevo portato più di una signora incinta a prenderla, sai quelle famose due che chiavavo e ti dicevo scherzando?... Era vero!” Disse. Aggiungendo:

“Contatto questa infermiera e me ne faccio dare una, tanto sono dosi singole.”

Ma te la darà!?” Domandai assurdamente

“Sì me la darà siamo in buoni rapporti e mi deve dei favori.” E rise stupidamente per farmi capire che anche a lei se la era portata a letto. Dubbioso tralasciando l’offesa e la mancanza di rispetto incuriosito e interessato domandai:

“Ma sono sicure queste pastiglie, questa pillola del giorno dopo? Funziona? Non provocano danni collaterali?” Chiesi ancora:

“No, va assunta entro 24 ore dall’eiaculazione in vagina e nessun danno collaterale! Agiscono solo sull’equilibrio ormonale della donna bloccando l’ovulazione, cioè il rilascio dell’ovulo dalle ovaie e impedendo così la fecondazione. Non ha controindicazioni se no non la venderebbero in farmacia. Guarda che ci sono davvero coppie che lo fanno per eccitarsi di più, che lui lascia sborrare l’amante in figa alla moglie per farla ingravidare e poi prende la pillola del giorno dopo se già lei non assume o ha anticoncezionali. Si provano sensazioni indescrivibili, paura, eccitazione, piacere e dispiacere, godimento non solo fisico ma anche cerebrale. Soprattutto.”

“Ma sei sicuro che funziona, che poi ha effetto la pillola?!” Chiesi ancora come a sincerarmi che fosse vero quello che mi diceva.

“Certo! La prende subito dopo. Io a tua moglie non le dirò prima che poi le darò la pillola antifecondativa, se no finisce il gioco, la suspence. La convincerò a lasciarsi ingravidare senza dirle nulla, solo dopo che lei avrà accettato e le avrò sborrato dentro, la informerò del gioco e le darò subito la pillola. Pensa al piacere, l’emozione, l’adrenalina di provare una sensazione unica quando mi vedrai che le sbarrerò dentro e tu penserai: “Me l’ha messa incinta!” 

E sorrise continuando a suo modo:

“Ti faro sborrare anche dalle orecchie Paolo a vedere tua moglie nel momento che viene ingravidata da me!” Esclamò, aggiungendo subito: “Scommetto che ce l’hai già duro!... Vero?” Disse facendo il gesto di toccarmelo. Mi allontanai abbassandole la mano:

“Stai fermo…” Lo esortai.

 Mi faceva rabbia il suo atteggiamento, la sua supponenza e arroganza, ma era vero mi eccitava quella proposta, non mi era venuta l’erezione piena, ma lo avevo sentito muoversi.

“E chi mi assicura che te la pillola che le darai sarà quella giusta, antifecondativa?” Gli dissi diffidente e sospettoso. 

“Non ti fidi di me?!” Esclamò stupito.

“Dopo i discorsi che hai fatto non tanto…” Ma lui non si offese e perse d’animo replicando:

“Bè vai tu ad acquistare la pillola antifecondativa del giorno dopo in farmacia, si chiama Norlevo… Se sei adulto te la vendono anche senza ricetta, gli dici che non sei riuscito a trattenerti e che hai sborrato in vagina a tua moglie, l’acquisti e me la porti tu, così sei tranquillo e che è un gioco risolvibile. Più di così!”

Nel mio silenzio pensando, mi dicevo che ero un pazzo scellerato solo a stare ad ascoltarlo farmi quella proposta su Francesca, ma anzitutto che lo ero se avessi accettato. Ma il tutto, solo il parlarne mi eccitava ed ero sicuro di me, ma soprattutto di mia moglie e delle sue idee moraliste a riguardo la fecondazione e i figli, e di getto come uno scellerato gli risposi di impulso con il cuore che mi batteva fortissimo:

“Accetto questo tuo gioco!... Ma a una condizione…” Pronunciai.

“Quale?” Domandò.

 “Che se non vorrà, tu ti fermerai qui in città, ti troverò un lavoro io e continuerai a frequentarla per almeno un altro anno!” 

Restò in silenzio e poi rispose: “D’accordo! Hai la mia parola!” Ero sicuro di vincere ma puntualizzai bene:” Comunque se succedesse che accettasse, le darai subito la pillola del giorno dopo.” “Certo!” Rispose con un sorriso contento. “Vedrai piacerà anche a te, proverai emozioni mai provate.”

“A un'altra cosa. La pillola del giorno dopo procurala tu, io non sono il tipo che va in farmacia a dire e chiedere certe cose…”

“D’accordo, come vuoi! Ma se non ti fidi puoi acquistarla benissimo tu… E guarda che io non sono il tipo che va in giro a mettere incinta le mogli degli altri...” Dichiarò con un sorriso sibillino:” …anche Francesca, mi piace farglielo credere, farle vivere l’emozione e condividerla tra noi, ma poi tutto torna come prima.”

Annui con la testa.

Ero turbato ed emozionato, non sapevo come definirmi, se pazzo, scellerato, perverso o peggio, ma avevo accettato quel gioco erotico e dato a Marco il consenso che eiaculasse in vagina a mia moglie e ipoteticamente immaginando che la mettesse incinta.

“Bene! Allora per sabato pomeriggio, io intanto mi procuro la pillola del giorno dopo. Tutto avverrà come le altre volte, cambierà solo il finale se lei accetterà.” Disse con un sorriso.

 

IL GIOCO PERVERSO DELL’ EIACULAZIONE.

                                 

Passò il domani, il dopodomani tra la mia tensione e l’eccitamento e arrivò il sabato, giorno del loro incontro, con quella tacita intesa di quel gioco tra noi, eccitante e piena di adrenalina per entrambi. Ero curioso di vedere come avrebbe reagito mia moglie, anche se il motivo per cui partecipavo era solo perché mi eccitava. Ero sicuro che non avrebbe accettato la sua richiesta, non avrebbe assolutamente voluto farsi eiaculare volutamente in vagina da lui, neanche se avesse insistito e pregato in ginocchio. Ero certo che piuttosto avrebbe rotto con lui a quella sua pretesa di eiacularle in vagina, aveva detto no anche alle mie richieste passate, sia di prendere l’anticoncezionale orale, la pillola, che altri tipi di anticoncezionali meccanici da posizionare in vagina sulla cervice uterina, adducendo che non voleva, non le piaceva farsi eiaculare dentro la vagina anche usando dispositivi antifecondativi di protezione. E ora arrivava lui… lo sborrone, il terrone arrogante… a farle dire di sì, volevo proprio vedere come avrebbe fatto, come l’avrebbe convinta. E così quel pomeriggio più eccitato del solito avrei assistito a uno degli ultimi se non ultimo dei loro amplessi. 

Come sempre io arrivai prima a casa di Marco, e la mia prima domanda quando entrai fu: “Ce l’hai la pillola del giorno dopo?”

“Sì certo, ce l’ho! Me la data! L’ha comprata lei in farmacia perché in questo periodo è in ferie.” Affermò con un sorriso. Prese la scatola dalla tasca e me la mostrò, era bianca e azzurra con su scritto Norlevo. La aprì, tirò fuori il blister che conteneva solo una compressa.

“Se accetta che le sborro dentro prima che vada via gliela faccio prendere rassicurati.” Mi tranquillizzai, tutto sommato era un gioco eccitante e adrenalinico e su questo aveva ragione. Quando suonò il citofono entrai nello sgabuzzino e quando arrivò nell’appartamentino, come al solito dopo abbracci e baci accesa la radio o il lettore cd, si spogliò nuda da sola e si sdraiò nel letto, lui fece lo stesso e si adagiò al suo fianco.

Io uscito dal mio nascondiglio spiavo tutto.

“Sai che forse è l’ultima volta che lo facciamo!?” Mormorò Marco.

“No dai! Non dirmelo che poi mi fai stare male!” Replicò lei rattristata, aggiungendo: “Promettimi che ci sentiremo per telefono e WhatsApp tutti i giorni e che appena potrai tornerai qui e mi verrai a trovare.”

“Sì, te lo prometto! Probabilmente starò via solo qualche mese e poi tornerò da te!” Disse abbracciandola e baciandola. 

Dopo i preliminari iniziarono il loro amplesso, che Francesca sentiva più intenso sapendo che per un periodo sarebbe stato l’ultimo. Parlavano e si sussurravano parole d’amore, anche lui che non lo aveva mai fatto le diceva parole dolci e romantiche. Si fermava e guardandola diceva: “Ti amo! Ti amo Francy…” E riprendeva a chiavare facendola impazzire di più, godere, quasi delirare. All’improvviso dopo averla chiavata un po’ si fermò, la guardò in volto e disse sorridendo:

“Dove vuoi che ti venga?... Dentro o fuori?” Francy non capì in quegli attimi di passione, lo guardò dicendo: “Come dentro o fuori?” Borbotto stupita, rispondendo:

“Come al solito sulla pancia, ma stai attento!!” Precisò.

“C’è rischio che resti incinta? “Domandò Marco spiritoso.

“Eh sì!!... Sono nei giorni fecondi.” Rispose mia moglie innocentemente, ignara di quello che avevamo progettato.

“E non ti piacerebbe?” Chiese all’improvviso.

“Come mi piacerebbe? Ma restare incinta?”  domandò mia moglie.

“Si restare incinta.” Replicò. E lei sempre più stupita lo guardò ancora seria e sorpresa di quelle parole, ed esclamò:

“Ma che dici!? No!... Ne ho già due figli Marco!?”

“E non faresti il terzo con me?” Le domandò perfido di seguito, distogliendola dal piacere che aveva in corpo in quel momento, facendola diventare conscia della realtà di quello che le chiedeva. Mentre lui interrompeva momentaneamente il rapporto sessuale sfilando fuori il cazzo dalla vagina ancora duro ed eretto.

“Dai per favore non scherzare su queste cose Marco!” Esclamò mia moglie infastidita.

“Non sto scherzando, dico sul serio Francy!” Replicò. Lei a quella risposta trasalì e si tirò su dal letto con il busto dicendo:

“Ma sei impazzito? Cosa dici? Avere un figlio da te!!... Ti amo, ma questo non me lo puoi chiedere!”

“Perché non posso?” Chiese lui.

“Come perché? Avrei tre figli???... E cosa direi a mio marito? Tu non sai che ho rifiutato anche una sua richiesta simile anni fa! Come lo giustificherei ora, cosa gli direi?”

“Niente! Gli lasceresti credere che sia il suo, lo fanno centinaia di mogli!”

“Ma tu scherzi Marco!?... Come puoi parlare così!... No! Non lo merita mio marito, non posso ingannarlo e poi io non sono capace di fare queste cose!” Quelle parole a riguardo del suo rifiuto mi riempivano di gioia, ero felice di avere una moglie così, sotto l’aspetto affettivo mi amava ancora e rispettava. Ma lui insisteva: “Oh, è semplice Francy, l’importante è che in questi giorni ti fai chiavare anche da lui facendoti venire dentro e non lo scoprirà mai che non è il suo!” Vidi mia moglie scuotere la testa: “No! Non lo farò mai! Non posso fare una cosa del genere. Sono contraria a questi inganni!”

“Come vuoi!” Disse Marco alzandosi.

“Ma non finiamo?” Gli chiese mia moglie stupita.

“No! ...” Replicò risoluto Marco.

“Ma perché fai così? Dove vai?” Gli domandò vedendo che aveva preso lo slip e se lo stava rimettendo.

“Via! Vado via!... E credo che non ci rivedremo più…” Si alzò anche lei e lo fermò.

“Dai non dire così Marco, queste parole… mi fanno male.” Poi in uno scatto quasi di pianto esclamò:

“Ma perché fai così Marco? Mi fai soffrire…Vieni, sdraiati con me!” Lo esortò tirandolo per un braccio.” Se riprendiamo a fare l’amore, io ti vengo dentro e voglio che tu lo sappia amore, con tutte le conseguenze che ci saranno, che potresti anche restare incinta! Sarà la tua prova d’amore se mi ami!” Mia moglie restò in silenzio come pietrificata poi borbottò: 

“Ma Marco?!! Io ti amo... ti amo lo sai!... Ma chiedermi di avere un figlio con te, non è una prova d’amore! Chiedimi qualcos’altro! Qualunque cosa la farò!” Esclamò esagitata. 

“No! Questa! Voglio venirti dentro liberamente e se resterai incinta e mi darai un figlio e nessuno saprà niente … sarà il nostro! Il nostro segreto!” 

Restò ancora in silenzio, poi mormorò: “Ma sei pazzo…!! Oddio Marco dai non chiedermi queste cose impossibili… per favore!!” 

Come d’accordo non le parlava della pillola del giorno dopo, ma insisteva su una sua scelta interiore e psicologica di farsi ingravidare da lui, voleva che fosse lei ad accettare di avere un figlio, senza sapere che poi alla fine le avrebbe data la pillola del giorno dopo e tutto sarebbe finito forse in una risata. Era tremendo ma carico di adrenalina il gioco che faceva con lei e con me, la vedevo tormentarsi, doveva scegliere di avere un figlio con lui e ingannarmi facendomi credere che fosse mio oppure dirgli di no, litigare a lasciarlo andare via. E tutto era contro i suoi principi morali e religiosi.

“Dai vieni! Torna a letto!” Gli disse mia moglie tirandolo a sé. Lui la guardò dicendo:

“Se vengo lo sai, voglio…”

“Ssshhhh!!! “Esclamò Francesca con gli occhi lucidi interrompendolo mettendogli un dito sulle labbra e poi dandogli un bacio in bocca e stringendolo a sé, lo tirò ancora facendogli tacitamente capire in quel modo che accettava la sua proposta. Lui si lasciò trascinare tornando sul letto vicino a lei, la baciò in bocca limonandola e si sdraiò ancora sopra lei, allargandole le gambe e dopo pochi preliminari penetrandola nuovamente nella figa già bagnata di umore e piacere. Ero incredulo, con quell’atteggiamento mia moglie accettava… accettava che lui le venisse dentro in vagina, che la ingravidasse e accettava di ingannarmi, di farmi credere che sarebbe stato mio. 

Ero angosciato ed eccitato al massimo, ce l’avevo duro e d’istinto iniziai a masturbarmi. Mia moglie non si oppose a lui e si lasciò penetrare ancora e li vidi riprendere a chiavare con foga, con più passione di prima. Lei abbracciarlo senza dire nulla sapendo il rischio che correva, e lui darci sempre più profondamente, contro all’utero, facendola dimenare dal piacere e muovere il culo sul lenzuolo, spingendo inconsciamente dal piacere il bacino e l’utero verso Marco, sentendo la sua cappella vigorosa batterle contro. La vidi godere... e nell’orgasmo baciarsi e aggrapparsi a lui muovendo la pelvi, stringendolo tra le sue braccia e gambe. Lo vidi dare colpi veloci, rapidi e poi all’improvviso fermarsi tirarsi su con il tronco e inarcare la schiena, iniziando a comprimere la cappella sull’utero sborrandole dentro, contro la cervice uterina, far uscire il suo seme dentro lei che godente riceveva il suo sperma caldo lasciandosi inseminare da lui con un all’improvviso:

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!…...Siiiiiiiiiiii!!!” Era impressionante, assurdo e incredibile, le stava sborrando davvero in figa con il suo consenso e piacere, lasciandolo svuotare del suo seme dentro essa. Era pazzesco! Non potevo crederci, era avvenuto davvero, l’impossibile si era avverato, era arrivata al punto pur di non perderlo da farsi sborrare in figa da lui, consapevole di farsi mettere incinta. Non ci potevo credere, lo amava così tanto da avere accettato che la fecondasse e io eccitato mi masturbavo più forte sapendolo. Sì, provavo piacere a osservarla dimenarsi e stringerlo a sé godente, e nella mia eccitazione immaginavo l’interno della sua vagina, le pareti rosa, umide di piacere, contrarsi ed emettere umori colme della sua asta di carne lunga, calda e dura, che ferma, con la cappella come un vulcano, eruttava violenta la sua lava bianca e filamentosa contro l’utero fertile di mia moglie.  E lo colpiva, oltraggiava e sudando e incredulo provavo piacere a immaginarlo sapendo che stava accadendo realmente, la stava ingravidando. 

Francy aveva una espressione indecifrabile negli occhi e il suo sguardo puro e consapevole mi eccitava ancora più del suo corpo, del suo ventre, del suo seno stretto dalle sue mani, perché sapeva che la stava fecondando quel Calabrese e probabilmente sentiva gli schizzi caldi arrivarle sull’utero. 

Oramai era contaminata dal seme di quell’uomo, gravida di Marco e io provavo sensazioni 

contrastanti in me di tensione e piacere, delizia e dispiacere, compiacenza e amarezza, di orgasmo cerebrale e sofferenza per la sua scelta, gioia e dolore e molte altre che non so descrivere. Si era lasciata fecondare volutamente da un uomo che andava con puttane e transessuali e la tradiva con altre coppie. E ancora godente e frenetica lo stringeva a se volendo ancora sesso, non voleva staccarsi da lui, voleva ancora piacere, quel piacere perverso di sapersi ingravidata, E lo stimolò a muoversi ancora lasciandosi in quel modo riempire di sperma, tutto… L’aveva chiavata e riempita, strappandole un altro orgasmo.

“Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!”

E sudato e ansimante, quasi senza respiro mi immaginavo ancora la sua cervice uterina color amaranto, piena, insultata e sporca del color del latte del suo sperma, del seme vivo di Marco. Sudato li osservavo, quello che le altre volte riversava sul ventre o sulla coscia di mia moglie quel pomeriggio lo riversò dentro di lei, in fondo alla vagina. 

Passato il momento dell’estasi abbracciandola, baciandola e facendo in modo che io sentissi bene, ansimante esclamò:

“Ora sei incinta Francesca!!”

Lei lo guardò in silenzio, smarrita, preoccupata e con gli occhi lucidi, accostando d’istinto le cosce e chiudendo quella porta dell’amore piena di sperma di Marco che colando iniziava a riversarsi all’esterno, mentre io scellerato e infoiato mi masturbavo e sborravo copiosamente nel pavimento, eccitato per l’accaduto e per il fatto che anche se in un gioco me l’avesse ingravidata davvero. 

“Non mi lascerai vero? Non te ne andrai, resterai qui vero?! “Disse baciandolo mia moglie. 

“Sì!” Le rispose lui mentendo, raccomandandosi: “Stasera fatti chiavare e fatti venire dentro anche da tuo marito, devi fargli credere che sia il suo… Stasera o domani, al massimo, ma in questa settimana!” La consigliò. 

“Va bene!” Sussurrò Francesca con un filo di voce. 

Non vi dico il mio stato d’animo alla presa d’atto di quell’accadimento, mi chiedevo come avesse potuto mia moglie giungere a tanto. Mi resi conto che a mia moglie pur amandola ancora l’avevo persa definitivamente. Ero sconvolto, avrei voluto tornare indietro nel tempo e fermare tutto. 

Secondo quel gioco adrenalinico avrei dovuto accettare un figlio non sapendo che non era mio, ma di Marco.

Ero pervaso dall’agitazione e dall’eccitazione, acceso e infiammato dal piacere cerebrale che provavo nel saperlo, nell’averla vista lasciarsi eiaculare dentro e allo stesso tempo impressionato e preso dallo sconforto, la sentivo diversa, non più mia, contaminata e insultata dal suo seme dentro lei, oltraggiata da quel gigolò e io non solo cornuto fino in fondo, ma anche reso padre da lui. 

Restarono un poco a letto abbracciati e io aspettavo che Marco le facesse la sorpresa, tirasse fuori dalla tasca la pillola del giorno dopo e le dicesse:” Sorpresa amore! Mi hai dato la prova che ti chiedevo del tuo amore e sono felice…” E le dicesse. “…Tieni ora prendi questa pillola che è antifecondativa del giorno dopo, impedisce l’ovulazione così non resterai incinta. Mi basta soltanto sapere che l’avresti fatto per me, avresti accettato anche un figlio. “E lei che gli si cacciava al collo piangendo e baciandolo.

Dopo un po’ lui si alzò, mentre mia moglie restava sdraiata, lo vidi frugare nei pantaloni e uscire per andare in bagno. Sorridendo mi fece vedere la scatoletta della pillola del giorno dopo in mano sussurrandomi di sparire che ora si alzava anche Francesca e rientrai nel ripostiglio. Poco dopo uscì anche lei, e nudi andarono in cucina, con mia moglie che in piedi avvertiva lo sperma di Marco colare fuori dalla vagina dovuto alla forza di gravità, mettendo dello scottex tra le gambe perché non scendesse sulle cosce e si misero a parlare bevendo qualcosa: “Tieni prendi questa!” Sentivo che diceva Marco. 

“Che cos’è!” Domandava mia moglie. 

“La pillola del giorno dopo! Ti blocca l’ovulazione, non voglio che resti incinta e inganni tuo marito, mi è bastato sapere che l’avresti fatto davvero, che il tuo amore per me è più grande del suo.” Non li vidi la sua reazione ma credo che si abbracciarono e mia moglie felice certamente gli sorrise e si baciarono. Poi sentii mia moglie uscire e andare in bagno a lavarsi e lui mentre lo faceva, si avvicinò alla porta del ripostiglio e sorridendo mi fece vedere il blister mono dose senza pastiglia.

“Gliel’ho data! L’ha presa!” Mi mormorò: “Tutto a posto Paolo!” Ebbi un sospiro di sollievo. Era stato bello, adrenalinico, fremente ed era finito come programmato. Lei uscì dal bagno e io richiusi la porta del ripostiglio. 

“Con chi parli?” Chiese mia moglie quasi scoprendoci proprio all’ultimo giorno.

“Con nessuno …canto!” Rispose subito lui, intonando una canzone di quelle che ascoltavano mentre facevano sesso e finse di continuare: “Amarti è stato solo in primo passo… Ora sono pronto a correre…” Cantava lui gorgheggiando. E lei che la conosceva continuò a cantarla insieme a lui con la sua voce dolce: “…per te che sei… in ogni mio vorrei… entra in me … e vieni a vedere il mio mondo fatto di miele…” Poi risero insieme di quel duetto improvvisato e si abbracciarono.

“Sono felice e triste” … Dichiarò mia moglie: “Ci vediamo ancora?” 

“Sì, domani… ora vestiti e vai!” 

Uscì e tornò a casa e io mi fermai a parlare con lui. 

“Gliel’hai data? Allora è a posto?” Chiesi per conferma. “Sì!... sì …stai tranquillo, tutto a posto, l’ha presa, le ho detto che era la pillola del giorno dopo. Era felice di non doverti ingannare. Comunque hai visto, è finito tutto bene. Hai sentito che scariche elettrizzante a tutti e tre… E come godeva a farsi sborrare dentro… l’insegnante!” Disse sorridendo ironico. 

Ci salutammo con l’intento di vederci la sera dopo e andare tutti in pizzeria, anche i ragazzi. 

La sera a casa a pensai a quello che era accaduto, ed ero eccitato, ce l’avevo in erezione e decisi di fare l’amore con lei. La invitai in camera e la baciai, non disse nulla, capì e mi lasciò fare non so se per rimorso verso di me o ancora eccitata da Marco o per non insospettirmi dei suoi no quando la cercavo. Eravamo entrambi eccitatissimi, il nostro amplesso lei lo fece a occhi chiusi senz’altro pensando a Marco e io morbosamente nel sapere che dove avevo il cazzo io, lui c’aveva sborrato dentro e forse c’erano ancora dei residui del suo seme. 

Anche nel nostro rapporto sessuale avrei voluto venirle dentro, ma lo tirai fuori e le sborrai sulla pancia e sulla figa perché non resistivo più, affetto da quella forma di eiaculazione precoce che mi era venuta. Il giorno dopo entrambi non lo sentimmo nemmeno con i messaggi e la sera quando andammo in pizzeria con i ragazzi. non venne all’appuntamento che c’eravamo dati. Lo cercammo sullo smartphone. ma non rispondeva al cellulare, né alle mie chiamate, né a quelle e ai messaggi segreti di mia moglie che gli inviava di nascosto da me nella speranza che a lei rispondesse. E con i ragazzi che avevano fame cenammo da soli, con lei sempre più nervosa.  

“Non capisco doveva essere qui! È sempre stato puntuale.” Esclamò mia moglie al limite del far scoprire il suo interesse particolare per lui.

“Non puoi fare qualcosa, vedere dov’è? Magari gli è successo qualcosa e ha bisogno di noi!” Pronunciò mia moglie. 

“Domani mattina se non avrà ancora chiamato o risposto ai miei messaggi lo cercherò nella ditta in cui lavora!” Risposi alla sua sollecitazione.

“Ma non puoi fare qualcosa ora!” Replicò inquieta:”

“Ora!?” Ribattei io. “Sì, forse ha bisogno di noi, vai a casa sua, sai dove abita, ci sei già stato.”

“Sì, qualche volta ma non ricordo bene il luogo.”

“Ti accompagno io, ci sono stata una volta quando sono andata a ritirare i tuoi disegni ricordi!?”

“Sì… sì… ricordo! Va bene poi ci passiamo! Andiamo a vedere a casa sua.” 

Così, finito di cenare la pizza, su sollecitazione di mia moglie andammo a vedere a casa sua. Usciti dalla pizzeria tutte e quattro in auto ci dirigemmo verso casa di Marco, io e mia moglie fingendo di cercare il luogo e di non ricordarlo bene, ma poi trovarlo.

“Deve essere questo!?” Disse mia moglie quando fummo davanti al suo portone. 

“Sì, mi pare anche a me!” Risposi. 

E appena posteggiato mi esortò: “Vai a vedere come mai non risponde? Se gli è successo qualcosa? Se ha bisogno di aiuto!” Era apprensiva. Scesi, e feci appena due passi quando sentii dire dietro di me: “Aspetta Paolo, vengo anch’io!” E rivolgersi ai ragazzi: “State bravi in macchina che papà e mamma arrivano subito!” Chiuse la portiera e venne con me. 

Fermatoci davanti al suo portone, essendo un appartamento in affitto provvisorio non c’era il suo nome e cognome sul citofono, probabilmente l’aveva strappato, ma sapevamo qual era:

“Come facciamo adesso!?” Dissi fingendo di non sapere qual era: “Non sappiamo sotto quale nominativo è! Io quando sono venuto ero con lui che mi ha faceva strada.” 

Fu lei a fingere di ricordare: “Quando sono venuta io a prendere i tuoi documenti c’era scritto… era sotto Verdi mi pare. Ora lo hanno strappato ce il segno, comunque è questo! Qui!” Disse appoggiandoci l’indice, conoscendolo bene avendo citofonato per quasi un anno almeno due tre volte alla settimana quando andava ai suoi incontri. 

“Suono!” Mi chiese osservandomi.

“Suona!” Risposi. 

Premette più volte ma non rispose nessuno, finché dopo qualche minuto di provare si aprì il portone e una signora sulla cinquantina, abitante nell’appartamento affianco a quello di Marco, disturbata dal suono del citofono continuo oltre la parete divisoria di casa sua scese e ci disse: “Eh cosa continuate a suonare? Non c’è! …È partito questa mattina, ci ha salutato ed è andato via.” Io e mia moglie ci guardammo e prima che dicessi qualcosa Francesca esclamò:

“Ma torna?”

“Non so ma non credo. Diceva che andava a lavorare da un’altra parte! Altra città! Aveva dei borsoni…”

“E non sa dove è andato?” Chiese ancora mia moglie, delusa della risposta e preoccupata.

“No! Bisogna chiederlo alla ditta dove lavora.” Replicò. 

Salutammo e delusi e preoccupati del suo comportamento e ci allontanammo verso l’auto guardando entrambi in su, le sue finestre buie, quella della camera, che tanta gioia aveva dato ad entrambi. Tornammo a casa. Ognuno era pensoso e silenzioso a suo modo: 

E giunto a casa pensai: “Ma perché comportarsi così? Forse non voleva più vedere Francesca? Si è stancato di lei?” Riflettei:” Si che aveva detto che partiva, ma almeno salutarci…salutarmi, in fin dei conti fino all’ultimo siamo stati complici.” Consideravo. 

Dopo aver mandato a letto i ragazzi, discutemmo tra noi, poi andammo anche noi a dormire delusi, con l’accordo e la promessa a mia moglie che il mattino seguente mi sarei interessato. 

Il giorno dopo, messo in ordine i bambini e accompagnati a scuola, andò nell’istituto dove esercitava a fare lezione, d’accordo che mi avrebbe chiamato con lo smartphone. Io deluso del comportamento di Marco telefonai in ufficio dicendo che quella mattina non sarei andato, e ritornai a casa sua, che era sempre chiusa. Tramite i vicini mi interessai ancora e domandai e seppi dov’era l’agenzia immobiliare che affittava l’appartamento. Andai da loro a chiedere informazioni, mi dissero che l’avevano affittata non a lui, ma a una società edile che poi la metteva a disposizione dei suoi dipendenti e quindi gli avevano collocato lui. E mi diede l’indirizzo e numero di telefono della ditta per cui lavorava.  Nel frattempo mia moglie tra una pausa e l’altra mi aveva già chiamato tre volte e ogni volta l’avevo informata della novità sopraggiunta, ultima che stavo andando nella ditta dove lavorava.

“Va bene! Appena sai qualcosa chiamami Paolo…” Si raccomandò.

Giunto negli uffici edili cercai del geometra Marco, mi risposero che non c’era nessun geometra Marco, ma dalla descrizione fisica che gli feci e dell’indirizzo dove abitava, seppi che non era un geometra ma un muratore…, che non si chiamava Marco ma Pasquale e che si era fatto trasferire al sud dove aveva anche sua moglie e la sua famiglia.

“Muratore?” Dissi all’impiegata:” Ma non è un geometra…”

“No è un muratore…” Rispose sicura:” Gli faccio io le buste paga.”

Poi mormorai: “Sua moglie? Ma non era separato!? Chiesi. 

“No e sposato! Ha una moglie e ha tre figli da lei a suo carico! Lo so perché la ditta gli versa l’assegno per i contributi dei figli e della moglie. Vive con lei a Cosenza.” 

Uscii frastornato, mi aveva ingannato. “Pasquale...! “Pensai.

Telefonai e misi al corrente mia moglie della scoperta ma non le dissi della moglie dei figli e anche lei restò sorpresa.

“Forse si vergognava di essere un muratore con noi?” Pensai ritornando nel mio ufficio.” Però un saluto a me poteva almeno farlo, un messaggio! ... Invece non risponde più, probabilmente ha cambiato scheda e numero dello smartphone...”  

Provai a cercarlo anche al vecchio indirizzo email dove l’avevo conosciuto, ma niente, probabilmente aveva chiuso anche quello. Comunque il fatto che vivesse ancora con la moglie in Calabria mi tranquillizzò. 

“È tornato all’ovile. Si è divertito con Francesca.” Considerai, e in ufficio seduto sulla mia poltrona girevole ripassai tutto l’ultimo incontro sessuale avuto con lei, che lo ammetto fu entusiasmante, fino a quando mi mostrava il blister della pillola del giorno dopo vuoto. 

Alla sera quando incontrai mia moglie non le dissi tutta la verità, era preoccupata e avevo timore che se sapeva dove fosse, l’avrebbe cercato anche in Calabria, a Cosenza nonostante la moglie e i figli, facendo succedere un casino e scoprendo la verità. E continuammo a cercarlo nascondendo il nostro interesse reciproco per lui, il mio che non lo trovasse ma continuasse a pensare che fosse all’estero in modo che si rassegnasse, lei facendo passare il suo interesse e la preoccupazione per la mancanza di sue notizie, per amicizia.  

Come dicevo sopra con mia moglie non entrai mai nei dettagli particolari di quello che avevo saputo su di lui e fingevo di interessarmi e cercarlo sempre. Dentro di me dispiaceva che non c’era più, quel bellissimo gioco era finito e se devo dire la verità l’avrei continuato e tenuto per anni come amante di mia moglie. Avevo realizzato il mio desiderio segreto di essere cornuto, ma ora quel gioco era finito, quella complicità, e io e Francesca saremmo tornati come prima e in fondo non mi dispiaceva, anzi lo vivevo un po’ come una liberazione e un po' con preoccupazione essendo diventato io sessualmente diverso. 

Il problema fu mia moglie che entrò in depressione, praticamente lui l’aveva abbandonata senza dirle nulla e mentre i giorni passavano e diventavano settimane, non avendo più notizie iniziò a piangere, mascherandolo quella tristezza con la malattia di sua mamma. Facendomi credere che era la preoccupazione per lei che non stava bene che la rendeva in quello stato, anche se non era vero, che la deprimeva, ma invece piangeva per lui. E quello stato di tensione e di stress interiore la agitava e le aveva anche bloccato le mestruazioni, come le succedeva da ragazza prima degli esami quando si emozionava o ancora adesso quando andava in tensione per qualcosa di importante.

Un paio di mesi dopo, quando ormai si stava instaurando una sorta di accettazione a quello avvenuto, una mattina a scuola durante la lezione Francesca non stette bene ebbe un malore. Fu portata al pronto soccorso dell’ospedale dove io la raggiunsi, aveva giramenti di testa e nausea, ma ebbe anche un mancamento. Il medico del pronto soccorso nell’anamnesi le chiese se aveva già avuti quei sintomi simili e lei confermò che in quel periodo continuava ad avere giramenti di testa e nausea, oltre che inappetenza e fastidio per i gusti e gli odori.

Le fecero tutti gli esami clinici e l’infermiera la fece urinare anche in un pitalino di plastica, dopo diche si sdraiò ancora sulla lettiga e la tennero in osservazione un paio di ore e io restai vicino a lei tenendole la mano. Quando il medico tornò ci disse quello a cui noi non avremmo mai pensato. Ci informò che Francesca era incinta oramai di due mesi, e difatti non aveva più avuto mestruazioni, ma non per lo stress come pensavamo noi, ma perché fecondata da Marco e tutti quei sintomi che noi scambiavamo per nervosismo e affaticamento non erano altro che i sintomi della gravidanza. 

Subito cademmo dalle nuvole, eravamo increduli sapevamo entrambi uno nascosto all’altro che Marco gli aveva eiaculato in vagina, ma mai immaginavamo che davvero l’avesse ingravidata. Il medico si congratulò con noi e si allontanò da altri pazienti.

A quella notizia restai shoccato, come credo anche lei e ripercorsi mentalmente i momenti quando eravamo a casa di Marco e che in quel gioco assurdo e perverso le aveva eiaculato in vagina e che poi le aveva dato la pillola del giorno dopo… o meglio mi aveva detto che gliela aveva data e così avevo ascoltato dire quando erano in cucina e fatto credere anche a mia moglie. A quel punto mi allontanai dal lettino ed ebbi dei dubbi che gliela avesse data realmente e pensai:” Cosa le ha fatto prendere Marco quel pomeriggio al termine del rapporto sessuale con eiaculazione in vagina?... Una pastiglia antifecondativa o una caramella o qualcosa di simile? Eppure ho visto io il blister vuoto. Oppure semplicemente non le ha fatto effetto la pastiglia antifecondativa?” 

Non potevo chiederlo certo a mia moglie, perché non sapeva nulla di quello che facevamo io e Marco e che avevo osservato tutto. Credo che gli stessi ragionamenti se li fece anche lei, perché sentii anch’io quand’erano in cucina che gliel’aveva data. Solo che Marco ora era sparito e nessuno dei due a modo proprio poteva conoscere la verità se era stato sincero e non aveva funzionato o se ci aveva ingannato e dato qualcos’altro? 

In quel momento arrivò l’infermiera che ci disse che Francesca stava bene e che era solo incinta e dove riguardarsi e quindi era dimessa e poteva andare a casa, aggiungendo:” Da ora fatevi seguire da un ginecologo …” Ci disse dandoci la documentazione e la fotocopia degli esami ematici.

Prendendola a braccetto uscimmo e camminammo in silenzio fin dove avevo l’auto posteggiata. Pagai con lo scontrino la sosta al totem e salimmo e partimmo e uscimmo dalla sbarra del piazzale. Dopo aver riflettuto parecchio anche davanti a mia moglie che mi guardava smarrita ruppi il silenzio dicendole:” E ora cosa facciamo?”

“Non so!” Rispose lei con gli occhi lucidi e la voce bassa e timida.

Vedevo che era confusa e incredula di essere restata incinta di Marco, non se l’aspettava, ma temeva soprattutto che io scoprissi la verità su di lei, che fosse stato un altro ingravidarla e che  il figlio non fosse mio. E avessi una reazione negativa.

“Vuoi abortire? “Domandai.

A quella parola scoppiò a piangere… sapevo il suo modo di pensare che poi era anche il mio, che una vita in grembo non si tocca mai. E vedendo il suo stato di prostrazione e certamente di rimorso e pentimento, prima che lei mi confessasse qualcosa che ci avrebbe rovinato la vita per sempre a tutte e due e ai figli, dissi:

“Se sei d’accordo amore ce lo teniamo, anche se siamo quarantenni. Ne hai cresciuti due cercati e voluti, e crescerai anche il terzo arrivato all’improvviso…” Dissi mostrandomi si sorpreso ma anche felice della sua gravidanza.  Preferii chiudere gli occhi, fare finta di nulla e la figura del cornuto, che potevo altro fare? Dire che non era mio in figlio che aspettava mia moglie? Che sapevo che era di Marco? Chiedere il test del Dna? Litigare con lei, separarci? In fin dei conti ero stato io a provocare quella condizione.   

“Sarà capitato quella sera che lo abbiamo fatto ed ero pieno di foga…” Le sussurrai abbracciandola, manifestando la mia accettazione: “Ricordi? Quando ti ho eiaculato sopra il sesso? … Ti avrò sporcata e toccata e senza volerlo sei restata incinta. Non c’è altra spiegazione amore.”  Le dissi.

Lei ascoltava in silenzio con le lacrime agli occhi, non diceva nulla, sapeva che era di Marco e annuiva con il capo. 

“Comunque ce lo teniamo anche se siamo avanti negli anni, è arrivato… ce l’ha mandato il signore!!” Esclamai, con lei che mi abbracciava scoppiando in un pianto singhiozzante avvinghiandosi commossa e baciandomi in viso, certamente con il rimorso dentro che mi stava ingannando, non essendo a conoscenza che io sapevo tutto. Era buffo, si erano conosciuti che lui non le piaceva come uomo e finiva che lei era stata la sua amante per dieci mesi e me la lasciava anche innamorata e con il regalino dentro... incinta.

Sembrava tutto così assurdo, ma era tutto vero purtroppo, non si può avere idea di cosa si provi in quei momenti. So che è stato un qualcosa di perverso, immorale accettare quel gioco dell’eiaculazione, lasciare che le eiaculasse in vagina senza intervenire. Ma se devo essere sincero in un certo senso lo desideravo anch’io e fu appagante e soddisfacente, come la realizzazione di un desiderio impossibile e depravante, e penso che lo fu anche per lei. 

E niente mi importava in quei momenti delle conseguenze, che fosse mia moglie, la madre dei miei figli, la sua amante, la mia ossessione era quella di vederla chiavata da un altro, vederla tradirmi e godere, ma non di certo che restasse incinta davvero e avesse un figlio da un altro. 

Ci aveva ingannato Marco o Pasquale come si chiamava. Di lui non sapemmo più niente, né se fosse tornato davvero dalle sue parti o fosse andato a lavorare all’estero o in altri posti del nord Italia. Probabilmente risponderà ancora agli annunci e avrà le stesse frequentazioni. Ma non mi interessai più, e anche mia moglie pur pensandolo e forse amandolo ancora smise di piangere e si calmò, ora aveva un altro figlio nel ventre, nostro a cui pensare. 

Seguii la sua gravidanza, la maternità e il parto con attenzione e amore, come se fosse stato veramente figlio mio, anche con una certa eccitazione in quel ruolo di marito cornuto con la moglie incinta di un altro. La condizione che l’avesse ingravidata Marco mi eccitava perpetuamente ogni volta che l’abbracciavo e le accarezzavo il pancione e glielo baciavo e lei mi faceva sentire che si muoveva all’interno. Lo stesso il fatto che lei pensasse che fossi ignaro di tutto, che lo credessi veramente figlio mio, mi dava una sorta di piacere cerebrale. Quando la vedevo in camera spogliarsi, con quelle mammelle diventate enormi e piene di latte, il pancione sempre più voluminoso e il culo ingrossato e allargato, pensavo a Marco, era merito suo se ora mia moglie era così, arrotondata. E vivevo quella situazione di saperla gravida dal suo seme come un orgasmo mentale continuo. In quei mesi le vidi crescere il pancione giorno dopo giorno, sformarsi ancora fisicamente e diventare più grassa ma più bella, amandola sempre. Si lasciò ricrescere i peli pubici, anche se poi prima del parto l’infermiera gliele rasò ancora completamente. 

Lei forse per la sua condizione di neo mamma, forse per rimorso di avermi fatto cornuto e reso padre di un figlio non mio, o perché temesse che scoprissi qualcosa, si legava sempre più a me accondiscendendomi sempre in tutto. 

Ora abbiamo un’altra bimba di quattro anni con i capelli scuri, neri come gli occhi e come suo padre biologico. Francesca si è ripresa da quell’innamoramento, da quella sbandata ed è ritornata a insegnare, e abbiamo una ragazza, una baby sitter che segue la piccola Chiara quando mia moglie non c’è ed è a lezione. Tra i parenti e gli amici c’è chi dice che la piccola Chiara ha il mio sguardo, mia sorella dice che assomiglia a una nostra zia che aveva i capelli neri, chi a una lontana cugina di mamma, qualcuno ci vede sempre qualcosa di me, chi gli occhi, il naso o la fronte, le labbra, mamma ci ritrova il mio sorriso... Io e mia moglie invece ci vediamo la faccia di Marco, perché assomiglia molto a lui, ma non ce lo diciamo. Ma tutto questo non mi importa ora siamo felici così. Mia moglie durante la gravidanza prese qualche chilo che non ha più perso, ed è cambiata ancora fisicamente, ora porta sempre i capelli biondi, corti a caschetto che le arrotondano la faccia. I peli sulla figa gli sono ricresciuti e con i nostri segreti ci amiamo sentimentalmente lo stesso. Io ho sempre gli stessi pensieri, mi erano spariti ma ora che siamo tornati alla normalità e Francesca sta bene mi sono riaffiorati. La chiavo poco purtroppo, non sempre riesco a possederla completamente, ne abbiamo parlato e mi ha detto che le va bene così…  Purtroppo la mia sessualità è cambiata e spero sempre di rivederla ancora chiavare con qualcuno, preferibilmente un tipo come Marco, se non ancora lui, ma che però non me la metta incinta. E a volte li fantastico ancora e mi eccito. 

A volte quando sono solo in ufficio mi chiedo, se chissà quella situazione un giorno si presenterà ancora… sono sincero a me piacerebbe e credo anche lei. Anche se non ne parliamo non lo abbiamo dimenticato a Marco, sono certo che se tornasse lo accetteremmo ancora tutti e due, e sono sicuro che lo perdoneremmo della sua sparizione improvvisa e della gravidanza di francesca, dandoci certamente lui a ognuno di noi in momenti e incontri diversi la sua spiegazione falsa sulla fecondazione di mia moglie, ma a cui noi fingeremo di crederci pur di continuare. 

Non doveva finire così… Ero partito da un ricordo, un sogno, un desiderio che è terminato trasformandosi in qualcosa di diverso, perverso, morboso, vizioso e lussurioso, una specie di incubo. In una cruda realtà. 

Come si sa, le cose non vanno mai come si vorrebbe, ma… 

In questi ultimi anni conoscendo il nome della società per cui lavora Marco, per curiosità e passatempo ho fatto delle indagini per conto mio e tramite internet sono venuto a conoscenza dove opera adesso la ditta in cui lavora lui. E telefonando in ditta, cercando di un certo Pasquale Verdi, e informandomi sono riuscito a sapere anche dove si trova lui ora a lavorare, a Brescia… a fare il muratore nella costruzione di un complesso residenziale. 

Oramai sono passati cinque anni da quando ci ha lasciato, volte preso dalla nostalgia ed eccitazione penso di contattarlo o presentarmi direttamente davanti a lui, ma non per redarguirlo o inveirgli contro, ma per dirgli di tornare a relazionarsi con noi. E mi trastullo mentalmente dicendomi:” Brescia in fin dei conti non è lontana, sono solo due ore e mezzo sia in auto che in treno. E anche se ha qualche altra donna, almeno una volta alla settimana, il sabato o la domenica potrebbe venire qui da noi a Genova, essere nostro ospite una sera, cenare e dormire da noi…E con qualche espediente come il precedente, in cui io e mia moglie saremmo all’oscuro ognuno dell’altro del rapporto con lui, riprendere a chiavarla, per poi il giorno dopo ripartire tranquillamente e tornare su.

Vorrei tanto incontralo per chiarirci, parlare, organizzarci e riprendere la nostra storia. E pensando su quello mi eccito e mi immagino ancora mia moglie con lui, fantasticando di un nuovo incontro casuale di noi tre in un centro commerciale e che all’improvviso e casualmente lo incontriamo e riparata tutto da lì… Chissà se si avvererà di nuovo?  L’intenzione di partire, andare a Brescia, incontrarlo e parlare con lui mi frulla nella testa….

 

FINE RACCONTO.

 

Per commenti o critiche, scrivere a:

“mailto:dressage1@hotmail.it”

Grazie.

 

I contenuti presenti sul blog “Immoralexx” dei quali è autore il proprietario del blog,non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o ridistribuiti in forma parziale o totale senza previo accordo con l’autore stesso e citando sempre la fonte d’origine. E’ vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma. Copyright © 2019 Immoralexx by Educatore. All rights reserved