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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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STORIE IGNOBILI
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
La nostra Africa.
Buongiorno mi chiamo Ettore, ho 65 anni e sono un neo lettore di queste storie. La “Nostra Africa “è il titolo che ho chiesto a Immoralex che venisse dato alla narrazione della mia confessione.
La Nostra Africa è riferita a quanto accaduto a me e a mia moglie laggiù, in Africa e leggendo capirete il perché. Non so come Immoralex descriverà le scene di sesso, (certamente lo saprà fare bene), l'importante per me è che riporti fedelmente i fatti come sono avvenuti.
Grazie.
Siamo una coppia benestante, sposata da moltissimi anni, nativi e vivendi nella cintura torinese. Io ero un ingegnere petrolifero, uno di quei professionisti che ricercano, individuano, estraggono e controllano i giacimenti mondiali di idrocarburi, petrolio e gas naturale. Lavoravo per una grande compagnia internazionale con sedi legali anche in varie città del nostro paese, ricoprendo varie mansioni, da ingegnere addetto alla ricerca a responsabile di settore. Il nostro obiettivo era ed è per chi ancora professa, fornire al mondo energia, nel rispetto dell'ambiente per le generazioni future. I primi anni di matrimonio, quando i miei figli erano ancora piccolissimi, ho lavorato sulle piattaforme petrolifere nel mare del nord, dove si guadagnava moltissimo con tutto spesato, il viaggio (ogni tre mesi venivamo 15 giorni a casa), vitto, alloggio, fornitura di viveri e bevande, strumenti e abiti di lavoro. Ci sono stato due anni, si lavorava dodici ore al giorno, ma la mancanza di mia moglie e della mia famiglia mi trattennero sulla terra ferma. Ho avuto in alcuni periodi, moltissime opportunità di viaggiare in tutto il mondo per seguire lo sviluppo dei progetti a cui si lavorava, dalle Americhe, nord -sud-centrale, al medio oriente, all'Africa del nord e all'Asia e ultimamente anche in Russia con la collaborazione reciproca formatasi dopo la caduta del muro di Berlino e che ora purtroppo a causa della guerra non c’è più. Negli anni ho avuto avanzamenti di carriera dovuti al mio percorso professionale e formativo e alle mie capacità specialistiche. Il mio lavoro era una combinazione d'ufficio e uso di tecnologie computerizzate avanzate, con spostamento fisico nei luoghi dove venivano realizzati i progetti.
Nel periodo che narro, il 2018, avevo 60 anni ed ero quasi alla fine della mia carriera professionale, sulla soglia della pensione, quiescenza come si dice qui. Mi mancavano pochi anni. Mia moglie Luisa ne aveva 53 anni, ma ne dimostrava molti meno, anche perché si curava con attenzione molto nell’aspetto e nel fisico. Torinese di nascita e di generazioni, neo pensionata da poco, era riuscita con la legge finestra a recuperare tre anni, andando in pensione con 35 anni di anzianità e 53 anni di età, avendo iniziato a lavorare giovanissima, appena diplomata a 18 anni. Lei era impiegata in Municipio e negli anni durante il suo percorso professionale e formativo ebbe avanzamenti di carriera fino ad arrivare a capo ufficio.
Luisa come dicevo sopra, era già impiegata quando ci sposammo e nonostante avessimo avuto due figli, proseguì nel suo impegno professionale assumendo una baby sitter che li accudisse al mattino, nell'orario in cui lavorava. Potevamo permettercelo. Per un certo periodo lavorando in comune era stata anche attivista e candidata locale per una lista regionale del nord, partito che rifletteva le idee estremiste sue e della sua famiglia, mentre le mie sono sempre state moderate e di centro. Abbiamo due figli, maschio e femmina, il primo in quel periodo che narro aveva 28 anni, Roberto (Roby) procuratole legale in uno studio legale associato, sposato con una bellissima ragazza conosciuta all’università, di professione lei architetto, con un figlio che in quel periodo aveva tre anni. E la figlia, Elisa, per noi sempre ragazza che ne aveva 26 di anni ed era una neo laureata in medicina e chirurgia e svolgeva praticantato in un grande Ospedale assieme al marito anche lui medico già affermato, ma molto più grande di lei di circa dieci anni. Erano sposini, conosciutesi nell'ambiente sanitario quando lei studiava ancora, si erano frequentati, amati, restando non volutamente incinta, ma decidendo di tenerlo sposandosi e avevano in quel periodo una femminuccia di un anno.
Con il nostro sacrificio avevamo acquistato una villetta a due piani con giardino per noi, un appartamento per il figlio e ci apprestavamo a fare lo stesso per la figlia. Li aiutavamo, erano giovani e non guadagnavano molto e per motivi di lavoro erano andati a vivere fuori regione. Luisa, mia moglie, era una bella donna, di altezza media e longilinea, con qualche piccola ruga sul viso che mascherava bene con il suo trucco sobrio, non era appariscente, ma attraente e piacente nonostante qualche rotolino di adipe sui fianchi e sull’addome. Di carnagione chiara, luminosa come la luna e candida come il latte, che io scherzosamente in intimità chiamavo “Fior di latte” oppure “Fior di Luna “, sembrava una scandinava tanto era pallida, ma era anche molto delicata, se si esponeva al sole senza protezione si scottava subito, e nel periodo estivo era sempre a proteggersi con creme filtranti sul corpo e sul viso che le rendevano la pelle, bella, morbida e fragrante.
Portava i capelli sulle spalle in forma ondulata, biondo tinti e tutte le settimane andava dal parrucchiere a sistemarli, lavarli e acconciarli, ed era splendida quando li raccoglieva sulla nuca mostrando il collo lungo e sensuale. Gli occhi erano chiari, azzurri da giovane e grigi con l'età. Il suo vestire era sempre ricercato e fine anche nell’intimità, indossava mutandine a slip o a culotte di vario tipo, forma, colore e fattura, con ricami e pizzi traforati o senza, lo stesso per i reggiseni, quasi sempre coordinati alle mutandine, così come le calze da trasparenti e nere ai collant color carne ... Non indossava perizoma (quelli li portava nostra figlia), anche se lo aveva e per gioco nell'intimità lo metteva per mostrarsi a me e osservarsi allo specchio, gioendo dei miei commenti erotici su di lei, a volte volgari, che la scandalizzavano piacevolmente.
Si teneva sempre molto bene nell'aspetto portando monili vistosi e colorati. Il suo era un look particolare, un misto di classico e casual che aveva creato lei, ma che sapeva fondere molto bene ed era sempre gradevole e avvolta da un profumo piacevole. Sapeva vestire e portare le calzature adatte a ogni momento ed occasione. Era una bella donna, di presenza, con un corpo maturo ancora erotico ed eccitante nelle forme e nel portamento, piacente e armonioso che emanava sensualità attirando gli sguardi eccitati e libidinosi degli uomini maturi e non. Ricordo ancora quando ultimamente l'ammiravo nuda nello spogliarsi o vestirsi in camera, oppure in bagno sotto la doccia mentre si lavava o rinfrescava, con il seno adulto, morbido, colmo e pallido, leggermente declive, con due areole rosa meravigliose che sembravano due medaglie impuntate sulle mammelle alla bellezza del suo corpo da cinquantenne. E il sedere maturo, ancora attrazione di desiderio, pronunciato quel tanto da attirare gli sguardi e la libidine degli uomini, con natiche arrotondate appena cedenti che formavano unendosi al centro, un lungo solco profondo che racchiudeva in sé come una conchiglia il suo ano rosa ancora vergine, che mai mi aveva consesso nonostante i miei tentativi giovanili.
Le cosce lunghe e affusolate erano ancora colonne alla lussuria dove il suo sesso splendido, peloso e chiaro, regolarizzato dal rasoio sui margini, appariva come vessillo di desiderio, dove sopra ad esso una pancetta da signora borghese, tenera e molto sexy attirava lo sguardo e accendeva il desiderio, a volte esibendosi involontariamente sotto la maglia o la camicia.
Ci amavamo e rispettavamo, lei per me era tutto, la mia regina, moglie, amante e madre dei miei figli. Io ero il suo uomo, il capo famiglia, anche se visto le mie assenze professionali, era lei a gestire l'economia domestica e famigliare oltre l'educazione dei figli. Mi era fedele, non perché non avesse opportunità e corteggiamenti, tutt'altro, ma perché mi amava. Mi assecondava sempre e se succedeva qualcosa tra noi, non ne discuteva subito, era il suo modo di risolvere le incomprensioni, riparlandone poi giorni dopo.
La nostra vita sessuale non era mai stata focosa e nemmeno molto attiva, anche per i periodi di mia assenza per lavoro, ma a noi bastava e andava bene così.
Negli anni avevamo anche provato a giocare sessualmente con la fantasia, avevo anche acquistato un vibratore e alcune video cassette hard che a volte visionavamo, ma dopo le prime curiosità ed eccitazioni non volle più giocarci, nascose il vibratore che non lo vedessero i figli e poi gettò, lo stesso fece con le cassette VHS, avendo il timore che le trovassero e vedessero.
La nostra vita coniugale e sessuale era di routine, il nostro era un amore molto affettivo e sentimentale più che carnale ed erotico, fatto di tenerezza e dolcezze. Luisa era la classica signora per bene, mamma e moglie modello, invidiata oltre che desiderata, mai volgare nel comunicare e nel vestire. Una donna esemplare e ne ero orgogliosissimo. Purtroppo nella vita capitano alcune circostanze e momenti che sconvolgono anche il modo di vivere delle persone migliori.
In quel periodo iniziale che mia moglie era neo pensionata, io lavoravo a Torino nell'ufficio della compagnia, sentivo il peso degli anni, 60, e per il lavoro che svolgevo iniziavano ad essere pesantucci, ma mancavano ancora tre anni per andare in pensione con la massima anzianità. Lei invece si dedicava alla casa e un po' al giardinaggio, oltre che telefonare spesso ai figli. Avevamo sempre fatto una vita oltre che decorosa, discreta, tranne che per il ballo liscio che a lei piaceva e ne era appassionata fin da ragazza, lo ballava molto bene ed era l'unico diversivo che si concedeva oltre alle riviste di attualità e gossip. Spesso ultimamente che io ero a casa, il giovedì e il sabato sera l'accompagnavo a ballare, ma non ballava con me che non mi piaceva danzare, ma con altri ballerini che conoscevamo sul posto, restando io seduto al tavolino a osservarla, con la moglie o la compagna del lui della serata danzante. Più di una volta mi confidò che ci provavano, stringevano troppo o si strusciavano, ma se anche un pizzico di gelosia e invidia mi assaliva ero tranquillo, ci amavamo (e ci amiamo molto) e lei era fedele.
Sul lavoro ero molto tenuto in considerazione, essendo uno degli ingegneri più anziani sia d'età che d’esperienza, così un giorno il Direttore d'area mi invitò in ufficio e mi fece una proposta insolita.
“Entri si accomodi ingegnere!” Mi disse. Entrai e mi sedetti di fronte alla sua scrivania e a lui, e iniziò a parlarmi: “Ho una proposta da farle Ettore!” Esclamò chiamandomi confidenzialmente con il nome:” Ho pensato a lei prima di dirlo a qualche altro, visto che è uno dei più anziani ed esperti dipendenti della compagnia e tra pochi anni andrà in pensione.”
“Mi dica Direttore, di cosa si tratta?!” Risposi incuriosito.
“Vede! ...Vari enti internazionali ambientalistici, assieme alle associazioni delle compagnie petrolifere Exxon, Schell Total, Chevron, Eni e altre minori, hanno stanziato una somma considerevole di denaro, per far riparare a loro spese gli oleodotti in Nigeria, alla foce del fiume Niger nel suo delta. Dove gruppi criminali per rubare il petrolio e venderlo alla borsa nera, hanno danneggiato gli oleodotti che ora perdono petrolio riversandolo nel fiume Niger, lungo le sue sponde e nel suo delta, inquinandolo e procurando incendi.
Il recente rapporto del PNUE, cioè il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, denuncia apertamente questa catastrofe ambientale, dicendo che questi idrocarburi ora, oltre aver avvelenato la flora e la fauna del fiume, stanno giungendo in mare con il rischio di creare un disastro ecologico. Le grandi compagnie che lo estraggono hanno creato un consorzio per riparare i danni a loro spese, stoppando e prevenendo cosi l'inquinamento, in modo da bonificare in un secondo tempo l’area... “Si fermò e fece una lunga pausa, aggiungendo sorridendo: “Adesso le spiegherò tutto bene!” Si accese la sigaretta e continuò: “Ora ogni compagnia che fa parte del consorzio manda dei suoi tecnici e ingegneri a visionare e seguire i lavori, noi avremmo pensato di mandare lei come ingegnere!” Dichiarò terminando.
Restai perplesso e dubbioso e poi come era mio solito iniziai con le domande per conoscere meglio l'esposizione che mi aveva fatto.
“Dove sarebbe in Nigeria? Sul delta del Niger? Chiesi.
“Si!” Rispose lui aggiungendo:” Mi posso immaginare cosa pensa, ai pericoli, ma le assicuro che non è più come una volta, adesso stanno rimettendo tutto a posto, sia politicamente che economicamente, lavorerà e stanzierà in estrema sicurezza. “ Proseguendo come per rassicurarmi : ”Se vuole può portare anche la sua signora ,è tutto spesato , andrete a vivere in una zona residenziale al centro di Lagos, che pur essendo una grande città metropolitana con delle zone a baraccopoli, il luogo dove sarete voi è tranquillo e controllato da poliziotti oltre che frequentato da turisti ,è la zona occidentalizzata della città si chiama Island Victory ,dove ci sono i consolati europei e americani e due grandi Ospedali , uno inglese e uno americano, non andrete di certo in una capanna !” Esclamò ridendo.
“Posso portare mia moglie...” Mormorai io un po' contrariato.
“Si! Alcuni dipendenti di alto livello si portano la moglie nei loro spostamenti, ai dirigenti come sa la compagnia lo permette. Anche lì a Lagos ci sono già stati altri con la moglie ...La può portare se vuole, visto che mi han detto che è una neo pensionata, per non farla restare qui da sola a Torino!” Dichiarò sorridendo.
Ma vedendomi pensieroso aggiunse: “Se vuole naturalmente! Io lo dicevo per lei! Se no può andare da solo!”
“E quanto dovrei stare laggiù?” Chiesi.
“Guardi il periodo e sei mesi, ma è chiaro che poi se non si trova, può rientrare ed essere sostituito quando vuole, basta che c'è lo dica con un po' di preavviso.” Continuando: “L’ho detto a lei perché questa voce è già girata in compagnia e ci sono già giovani rampanti in pole position...” Affermò ridendo ancora, seguitando: “La paga oltre che lo stipendio base è integrata da incentivi, indennità di rischio e premi di produzione, verrebbe a prendere quattro volte tanto quello che guadagna qui in ufficio e anche più. Quindicimila euro al mese...” Disse e si fermò osservandomi.
“E' una bella cifra.” Risposi io...”
“Si e come sa tutto spesato, non spenderebbe nemmeno un centesimo per niente, per questo ci sono giovani pronti ad andare.” Riflettei.
“E cosa dovrei fare di preciso giù?” Domandai.
“Niente sondaggi, niente trivellazioni e niente estrazioni, dovrebbe solo seguire i lavori di riparazione delle condutture dell’oleodotto. Le perdite sono già state individuate e segnalate, i tecnici sono già sul posto per il ripristino, una squadra di operai Italiani coadiuvata da operai dell'est europeo e soprattutto da gente del luogo. Lei avrebbe un ufficio nel centro di Lagos, però come sa dovrebbe anche presenziare sul posto. Lo spostamento sarebbe poco più di cento km e avverrebbe con l'aereo della compagnia o in elicottero, circa un'oretta di volo. Poi come a volermi fare una confidenza si alzò venendomi vicino, asserendo:” E' più un lavoro di immagine che altro, la stampa internazionale ed ecologista ci ha bombardato e adesso con il consorzio le compagnie che estraggono il petrolio pagano le riparazioni che saranno seguite dai tecnici delle compagnie stesse e poi verseranno una somma di risarcimento al governo per la bonifica. C’è già l'accordo. Noi abbiamo tre zone, quella assegnata a lei sarebbe vicino alla costa, non all’interno, li ci andranno gli americani. “Affermò tranquillizzandomi. “Comunque ci pensi e se vuole ne parli con sua moglie, decida con calma e mi faccia sapere, sia se vuole portare anche lei, che le ripeto non c'è nessun problema, oppure se vuole andare solo, o anche se decide di non andare. La preferenza è per lei se no cercheremo un altro.” Ringraziai dicendole che in un paio di giorni gli avrei fatto sapere la mia risposta e salutai.
Quella sera a casa cenando ne parlai con Luisa, le spiegai tutto e lei la prima cosa che mi disse fu: “Ma non è pericoloso in quei posti lì! ...In Africa?”
“Dove andremo noi no! …È una zona residenziale e occidentalizzata, in centro e sul mare, mi hanno detto che ci sono i consolati ed è una specie di isoletta che si chiama Island Victory e ci sono due grandi Ospedali occidentali, il Lagoon Hospital e il Vantage Medical Center “(che grazie Dio non ne abbiamo mai avuto bisogno) la informai. “
Non so! “Rispose lei:” Proprio in Nigeria ti dovevano offrire di andare ?!... Non ci sono altri posti? “
“No!” Risposi.” Lì in Africa è il lavoro...”
“Se vuoi io vengo... mi farebbe piacere essere vicino a te, non ho potuto seguirti da giovane, ma ora che sono pensionata lo farei volentieri!” Esclamò sorridendo.
“Quindi tu verresti?” Le chiesi.
“Se vuoi tu si!” Rispose: “Se non vuoi io resto qui ad aspettarti a fare la Penelope…” E sorrise. “No! No!... Io voglio che vieni, mi fa piacere, sono felice se sei con me, come hai detto tu, non ti ho potuta avere vicino da giovane, mi piacerebbe averti adesso.” Affermai, ragguagliandola: “Loro mi hanno assicurato che pericoli dove andiamo noi non c'è né! Certo la delinquenza c'è dappertutto anche qui da noi, non come la, ma c'è! ...Certo pagano più che bene, ti pagano anche un potenziale rischio. “Asserii e guardandola aggiunsi: Potremmo aiutare Elisa e Roby!” “Certo! “Rispose lei dandomi ragione, come era sempre suo modo di fare nei miei confronti:” Ti possono rapinare anche qui, hai visto il Vito? “(Il Vito era un tabaccaio vicino casa nostra che era stato rapinato e ucciso e la moglie ferita gravemente una sera).
“Si è vero!” Ribattei. La guardai e le sorrisi dicendo:” Allora andiamo!?”
Lei mi osservò rispondendo al mio sorriso, esclamando dondolando la testa in modo affermativo: “Si! Per me si andiamo.! Però ne parliamo anche con loro (i figli) sabato andiamo a Gallarate e glielo diciamo, pranziamo tutti assieme e vediamo cosa ci consigliano. “Pronunciò.
“Però guarda che là non è come qua, là fa caldo! Saremo in Africa!... E la è sempre estate, minimo mese di luglio e agosto qua da noi…” Affermai.
“Oh Dioo... !!” Esclamò lei ridendo entusiasta. “Ma là come si vive?!” Chiese, domandandomi alcune sue curiosità:” Ci sono mica i serpenti e gli animali feroci?!”
“I serpenti e gli animali feroci, ci sono, ma nella giungla o nella savana, non dove andremo noi. In compenso ci sono tanti negri, anzi quasi tutti e non so come farai visto che non li puoi vedere.” Risposi ridendo.
“Sono tutti neri!?” Chiese un po' contrariata e sorpresa.
“Eh sì tutti…tutti! Ci sono anche dei bianchi e delle bianche, ma la maggioranza oltre il 95% è nera, metà di religione mussulmana e l'altra cattolica. Ci sono anche le chiese. Poi altro non so, ci informeremo...”
“Sono come i nigeriani che ci sono qui? Gli extracomunitari?” Domandò ancora curiosa.
“Si!” Risposi:” Sono come loro, identici e uguali, come quelli che vedi per strada, lo so che non ti piacciono, però là sono a casa loro.”
“Non mi piacciono proprio come persone, non mi vanno i neri, anche perché importunano e vogliono sempre venderti qualcosa!” Esclamò.
“Lo so, conosco bene le tue idee e quelle della tua famiglia da leghista. “Risposi. E lei aggiunse curiosa:” Le donne sono come le Nigeriane che si prostituiscono qui? Come quelle che vediamo battere in periferia anche di giorno? ... Io non so come la gente possa andare con loro! ...Che non abbia ribrezzo! “Esclamo scandalizzata.
“Già!” Ribattei ridendo: “Solo che là sono a casa loro e gli extra africani saremo noi. E poi sono tutti neri, nerissimi, uomini e donne, sono i classici neri che si parla nei libri, ma non sono tutti come questi qua! Ci sono anche persone a modo, benestanti.” Affermai.
Vidi che storse il naso a parlare di loro, non gli andava, non gli erano mai piaciuti i neri e non avrebbe modificato idea certamente ora che andavamo a casa loro... e cambiò discorso.
“Ma com'è l'alimentazione? Cosa si mangia Come bisogna vestirsi? Domandò interessata. “Allora!” Le spiegai sedendomi:” L’alimentazione sarà diversa, certamente è piccante, ma a noi se non ci piacerà mangeremo italiano, lo farai tu che sei brava, come fai a casa. Credo che i prodotti italiani si trovino in centro o all'aeroporto, in genere nelle altre nazioni è così.”
“Ma come si vestono? “Chiese ancora. “Come si vestono non so, ci sarà chi di loro vestirà all'occidentale e chi con il costume tipico della propria etnia. Noi comunque vivremo come qui in Italia!” Precisai.
“Dovrò prendere l'aereo?! “Chiese ancora ridendo.
“Eh sì! “Risposi.
“Oddio!! Non l’ho mai preso. Ho paura!” Esclamò.
“Ma che paura e paura!” Risposi io...” Sei con me, ci sono io, il tuo uomo!” E ridemmo tutte e due.
Pur con qualche timore noi eravamo d’accordo, lei era felice di venire con me per la prima volta fuori dall'Italia e io lo stesso di portarla con me dopo quasi trent'anni che viaggiavo solo. Avremmo sentito i figli e il sabato successivo, previa telefonata, riunimmo tutta la famiglia a pranzo, nipotini compresi. Spiegai tutto per bene:
“Noi avremmo deciso di andare ... volevamo il vostro parere!” Terminai.
Ascoltatomi erano titubanti, mia figlia precisò sorridendo: “Non è tanto per te papà che sei abituato a viaggiare e stare all’estero, è per mamma che non è mai uscita dall’Italia!”
“Ohhh... non sono mica handicappata!” Rispose Luisa un po' infastidita:” Mi aggiusto e poi sono con mio marito, non da sola!”
Mio figlio e mia nuora la presero meglio:” L’importante è che facciate attenzione, i rischi e i pericoli ci sono dappertutto, è fondamentale cercare di evitare le situazioni rischiose.”
“Ma si!... Certo!” Risposi.”
Vivremo nel quartiere occidentale, delle banche, c'è il centro commerciale, il consolato degli Stati Uniti, quello della Russia, della Germania e altri...se è destino che succeda qualcosa è destino...” Affermai. Accettarono la nostra scelta.
Quando tornai dal Direttore di Area le confermai la mia decisione quasi con entusiasmo:” Accetto!... Verrà anche mia moglie con me!” Gli dissi.
“Bene!” Rispose lui:” Vedrà che si troverà bene anche la sua signora, sarà un po' difficoltoso all'inizio ad abituarsi ai cambiamenti, soprattutto al caldo, ma poi per il resto è un quartiere occidentalizzato, a parte che chi ci vive è di colore!” Affermò, aggiungendo:” Partirete il mese prossimo ad aprile e se resterete come spero, rientrerete e ci rivedremo a fine settembre. Ora avviso l'agenzia della compagnia a Lagos e do disposizione di preparare tutto per due persone, l'alloggio e tutto il resto per le vostre necessità e se avrà qualche problema mi telefoni. Un'altra cosa importante! “Esclamò prima che uscissi. “Ci saranno probabilmente anche dei giornalisti occidentali, mi raccomando non rilasci interviste di nessun tipo, ci penserà l'ufficio stampa della compagnia a farlo. Noi intanto ogni giorno o due ci sentiremo.” “D’accordo!” Risposi, e lui ribatté:” Intanto ci vedremo ancora da qui a un mese e gli spiegherò in modo approfondito.”
Ci stringemmo la mano e uscii, in un certo senso ero felice e lo era anche mia moglie nonostante il timore serpeggiasse in noi.
In quel mese preparammo tutto, nostra figlia medico ci istruì bene sulle nostre patologie, sulle ansietà e i giramenti di testa dovuti al calo di pressione che soffriva Luisa, sui miei dolori di schiena e la pressione alta. Ci fece lei le vaccinazioni e ci diede i farmaci da utilizzare in caso d’emergenza, anche se a pochi chilometri da noi c'era un grande Ospedale occidentalizzato. Luisa mise in una la busta oltre i nostri farmaci abituali tutto il resto che ci consigliò o diede nostra figlia. E in più la crema solare con fattore di protezione molto alto, il repellente per gli insetti da applicare sulla pelle per proteggerci dalle malattie causate dalla loro puntura e altro. Agitata e ansiosa preparava le valigie, due per ciascuno.
” Non mettere tanta roba e soprattutto inutile e che non ci serve! “La esortai:” Guarda che la fa caldo, bastano delle magliette!”
“Nemmeno un golfino per la sera? Non farà fresco?” Mi chiese.
“Ma che fresco e che golfino!” Risposi io sorridendo:” Andiamo in Africa e non a Courmayeur ...”
Alla fine era tutto pronto, passaporti con visto, biglietti aerei, le assicurazioni sulla vita, la carta di credito internazionale, contanti e ogni altro voucher della compagnia e permesso di soggiorno turistico di mia moglie. Si! perché lei entrava come turista per sei mesi e io per lavoro.
Erano le sei del mattino quando partimmo con tutta la famiglia, figli e generi a salutarci dall'Aeroporto di Milano.
“Telefona appena arrivi mamma! “Si raccomandò nostra figlia:” E quando ti chiamo rispondi al cellulare. E state attenti!”.
Lasciammo le chiavi di casa nostra a loro, che avrebbero controllato. L'aereo da Milano ci portò a Parigi dove cambiammo prendendone uno intercontinentale Air France per Lagos in Nigeria. Voli diretti dall'Italia non c'è n'erano. Volammo per circa 13 ore. Luisa tutto sommato fu tranquilla anche se paurosa, nonostante fosse la prima volta che prendeva l'aereo. Non guardava dal finestrino per paura di osservare giù e che le girasse la testa e nei vuoti d'aria esclamava preoccupata:” Oh mamma!! …Che succede?”
“Niente, tranquillizzati e cerca di dormire, sono solo vuoti d’aria.” La rassicuravo.
“E cosa sono i vuoti d’aria?” Chiedeva curiosa.
“Te lo dice la parola stessa, zone dove non c'è aria e l'aereo scende un po'.”
“Oh mamma non è che precipitiamo! “Sbottava impensierita dalla mia spiegazione che invece di tranquillizzarla l'agitata di più.
“Dormi! Cerca di riposare che ci siamo alzati prestissimo e non abbiamo dormito molto, oppure leggi o guarda il film con le cuffie finché non arriviamo.” La esortai.
Arrivammo a Lagos a sera dove c'era un tramonto roseo meraviglioso, eravamo stanchi, ma felici, non sapevamo ancora che quel lungo soggiorno avrebbe stravolto le nostre vite. Il fuso orario con l'Italia era di un'ora e là non c'era l'ora legale.
Scendemmo dall'aereo dentro il terminal, facemmo il check in e trovammo ad attenderci l'agente della compagnia che ci aspettava e salutò. Aspettammo e prendemmo i trolley, l’agente galantemente prese quelli di mia moglie, che portò solo un bagaglio a mano. Dopo tutte le formalità doganali, appena uscimmo dal terminal dove c'era l'aria condizionata, una vampata di calore torrido ci investì.
“Oh Diooo mioo!!” Esclamò Luisa ...” Che caldo terribile! ...Manca l’aria. Ma fa sempre così caldo qui!” Esclamò.
“Eh si signora!” Rispose l’agente:” Qui siamo in Africa! Per lei è tutto nuovo, ma poi si abituerà!”
Salimmo in auto e guidò per mezz'ora buona, l'aeroporto era a 20 km circa di distanza dalla città. Una grande autostrada ci portò in centro, entrando vedemmo la parte moderna, i grattacieli, i palazzi che si stavano illuminando e super strade che incrociandosi portavano al cuore della città, dove andavamo noi a Island Victory, ma sapevamo anche che dall'altra parte della città, nella periferia cerano le baraccopoli.
“Volete che vi porto in un ristorante a cenare?” Chiese gentilmente l’agente. Guardai Luisa a fianco a me che mi fece cenno di no con la testa.
“No grazie!” Risposi:” Ci porti a destinazione, siamo stanchi per il viaggio.”
Poco dopo entrammo nel quartiere nuovo di Island Vitcory e si vedeva anche dall'urbanistica che era moderno, con negozi, strade, larghi marciapiedi e pieno di luce e soprattutto di gente di colore per strada, che Luisa dal finestrino osservava curiosa e distaccata.
Ci portò all’abitazione, in una casetta bianca a due piani, piano terra e superiore, ben costruita, con il giardino, un po' di prato e una siepe che la delimitava. Eravamo vicino a una spiaggia sull'Atlantico.
“Qui è tranquillo!” Ci informò l’agente. “Gira sempre la polizia, ma se uscite dal centro state attenti, dite sempre dove andate e fatelo con qualcuno di noi e anche se vi chiedono aiuto non fidatevi … Comunque domattina vengo da voi e vi spiego alcune cose.”
Entrammo, la casa era bella sia fuori che dentro e accogliente, all’europea, un’ampia entrata con salotto e cucina e una camera matrimoniale per ospiti con bagno adiacente e sopra la camera padronale (la nostra), un locale armadio, una stanza che era una specie di studio e un altro bagno. Era arredata in stile etnico-africano, molto bello e confortevole. Il piano superiore era dotato d'aria condizionata, che però noi tenevamo molto bassa non essendoci abituati e per non avere nell'entrare e nell'uscire da casa una escursione termica di oltre 15 gradi che sarebbe stata dannosa alla nostra salute. Chiudemmo tutto e andammo subito a letto, eravamo veramente stanchi e poi quel caldo.... Da noi quando partimmo c'erano ancora 15 gradi e lì in città 34 gradi. Mia moglie non dormì nulla per il caldo nonostante l'aria condizionata e io poco. Ci coricammo solo con le mutandine, mentre a Torino mettevamo ancora il pigiama.
La mattina dopo ci alzammo presto che ancora albeggiava ed era già molto caldo, Luisa si fece prima una doccia per togliersi i residui di sudore della notte, poi con quello che trovò in casa fece del caffè liofilizzato, solubile. La sentii brontolare:
” Potevamo portarci una caffettiera, qui non ce né!”
“La troveremo, ci sono negozi anche qui!” Risposi radendomi.
Verso le otto arrivò l'agente della compagnia accompagnato da due persone di colore, una donna formosa, che sarebbe stata addetta per i lavori di servitù in casa, pulizia, ordine, rifacimento letto e altro, e un ragazzo che avrà avuto 25 anni, alto, robustino, un bel fisico, capelli neri, crespi e cortissimi, zigomi sporgenti, naso largo e appiattito sul volto. Aveva la bocca grossa, con labbra prominenti e carnose, due occhi grandi e bianchi e sorrideva sempre, mostrando denti regolari e bianchissimi, ed era più nero della pece.
“Questo ragazzo si chiama Oluwa è l'interprete della compagnia, l'accompagnerà sui luoghi di lavoro, conosce l’inglese, qualche dialetto locale e l’italiano, sarà a vostra disposizione per ogni necessità, dalle più semplici a quelle più elaborate. Vi accompagnerà anche in giro per la città, così se vorrete parlare con qualcuno, soprattutto i nativi che non tutti parlano inglese ma solo il dialetto, vi sarà utile...”
“Io non parlo nemmeno inglese!” Esclamò mia moglie sorridendo.
“Lo conosce solo un po'!” Precisai io.
“Bè!... Allora Oluwa vi sarà utilissima signora, è a vostra disposizione lui parla abbastanza bene l'italiano e ha un cellulare della compagnia in dotazione, vi lascerà il numero e quando avrete bisogno lo chiamerete, lui abita dall'altra parte della città, ma in poco tempo arriverà. Ci presentò anche la donna:
” Lei si chiama Yoann! Sono persone fidate e pulite, sono state educate in una missione cattolica fuori dalla città. “Ci informò.
Lei entrò in casa accompagnata da mia moglie che iniziò a disfare le valigie e a mettere a posto, aveva un sedere molto sporgente, un addome arcuato in avanti, le mammelle grosse e cadenti e la pelle lucida e asciutta.
Oluwa si avviò in macchina con l’agente, che saremmo andati in ufficio. Quando le diedi il bacino prima di andare, Luisa mi bisbigliò:” Mamma mia come sono neri! Hai visto?!”
“Eh sì!” Risposi sorridendo della sua confidenza:” Questi sono proprio scuri, te l'avevo detto! Qui ci sono proprio i neri neri , i classici negri africani.” Le sussurrai e ci salutammo.
Prima di salire in auto, l'agente mi chiamò da parte in giardino dicendomi:” State tranquilli che sono persone per bene, educate e pulite, hanno praticato le vaccinazioni e non hanno malattie e gli esami clinici richiesti dalla compagnia, batterici, gastroenterici epatici, virali, HIV e altro ...sono tutti negativi e li ripetono ogni sei mesi come noi! “
“Bene, grazie! “Gli risposi e andammo in ufficio dove passai la mattina.
Verso mezzogiorno Oluwa con una grossa auto che avevo a disposizione mi accompagnò a casa, ci salutammo d'accordo che sarebbe ritornato a prendermi alle 14.00. Quando entrai vidi anche Yoann che sorridendo usciva di casa.
“Allora come è andata?” Chiesi a mia moglie.
“Dioo …ma lei non parla italiano! “Esclamò ridendo.
“Ah no!? “Dissi io.
“Nooo! ...Parliamo un po' in inglese e basta, ci capiamo a gesti, un po' come i sordomuti. “Rispose ridendo.
“Vuoi che lo faccia presente all'agente della compagnia? Che te la sostituiscano?” Le Domandai...
“No.… no… lasciala, è simpatica, mi ha fatto sorridere stamattina con i suoi modi di fare. Ma hai visto che seno e culone enorme che ha?!” Dichiarò ridendo.
“Eh sì! Qui c'è l'hanno quasi tutte così, è genetico! Molte a dodici anni hanno già figli, allattano e hanno la quarta o la quinta di seno!” La informai.
“Pensa!! Io ho la terza e mi sembra grosso!” Rispose stupendosi e sbarrando gli occhi guardandomi.
“Si ma non è detto! “Precisai io: “Ci sono donne molto belle anche qui, anche se sono l’eccezione, alcune alte, snelle e senza seno pendente che le arrivava all'ombelico e senza culone. Poi ci sono donne come Yoann con il seno e culone enormi che non è difficile vedere anche in città girare con le mammelle fuori e con i bimbi in braccio mentre allattano. Dipende dall'etnia o tribù d’origine. Però al contrario di noi occidentali…" Affermai:” ...gli uomini non sono belli, ma sono tra quelli maggiormente dotati sessualmente.”
Sorridemmo tutti e due, mentre lei scuoteva la testa per la mia battuta;" Non mi interessa il sesso lo sai!" Esclamò.
Entrammo a pranzare. L'inizio fu problematico, ma a poco a poco nei giorni seguenti ci organizzammo e adattammo al paese e al clima, l'unica cosa fastidiosa era il caldo e il sole, lo pativo io figuriamoci Luisa che era di carnagione chiarissima quasi da sembrare una scandinava e con il sole la sua pelle si arrossava subito.
A Lagos non c'era una grande escursione termica tra il giorno e la notte, poteva variare al massimo nella stagione invernale di 7 – 8 gradi, era una grande metropoli dove il calore della città si sommava all'umidità del mare e della laguna e l'afa era particolarmente fastidiosa e poi c'erano le piogge quasi giornaliere e abbondanti per diverse ore e l'umidità poteva arrivare anche a 90%, roba da soffocare per chi non era abituato. La temperatura aveva una media sempre tra i 30 e i 35 gradi. La popolazione era formata da diversi gruppi etnici neri, in maggioranza di religione mussulmana, ma un buon 40% era cattolico e c'erano anche molte chiese vicino a noi, dove la domenica mattina andavamo a messa. Turismo non ce n'era molto, anche se vi erano delle bellezze naturali da vedere, come colline, cascate, caverne, laghi e montagne che attraversano l'intero paese. Noi visitammo accompagnati da Oluwa e da altra gente bianca della compagnia quelle vicino a Lagos, durante i sabati e le domeniche.
Visitammo più a sud anche i parchi del delta del Niger, vicino dove lavoravamo noi, oltre che andare in laguna o al mare, in quella spiaggia meravigliosa di Caste Fields sull'Atlantico, subito dopo Island Victoria dove abitavamo noi, lunga chilometri e di sabbia finissima, dove nelle zone libere era stra affollata di gente, che faceva il bagno anche vestita. Sapevamo che all’interno, in zone molto centrali, oltre la capitale Abuja, c’erano ecosistemi naturali speciali con caratteristiche uniche, ricchi di piante esotiche e animali come leopardi, scimpanzè, gorilla, elefanti, ippopotami, antilopi e leoni. Tutti nelle savane o nella giungla.
Oltre che fare qualche gita sulle bellezze del luogo, avevamo conosciuto altre coppie di europei come noi che erano lì per lavoro e a volte ci incontravamo, andando a passeggio o al ristorante, ma Luisa era un tipo chiuso, non legava molto, già di suo era riservata, poi non parlava bene inglese, quindi quegli incontri erano diradati, proprio se necessari, quasi di rappresentanza. A volte si vedeva con qualcuna per andare a passeggio o al mare, ma non le piaceva uscire con loro.
A parte le prime settimane che era spaesata, lentamente si adattò al clima e a vestirsi in modo africano, adeguato e leggero, specialmente lei che aveva la pelle chiara e delicata, a indossare solo l'indispensabile, perché non era uno scherzo il caldo umido al 90 %.
Un pomeriggio sudò tanto che aveva persino le mutandine bagnate (giuro), vi assicuro che il sudore dall'addome e dalla schiena colava anche dentro le mutandine, per questo bevevamo molta acqua assieme a integratori minerali. Dovette acquistarne di nuove , perché quelle che aveva portato dall'Italia erano di tessuto consistente e camminando con il sudore anche genitale le irritavano gli inguini, la vulva e le natiche .Quelle che acquistò erano tutte a slip e leggerissime , trasparenti e bianche che lasciavano intravedere lo scuro della sua peluria sessuale sotto di esse , le natiche e il solco profondo del sedere .Ma non lo faceva per esibirsi o essere erotica, tutt’altro non le importava niente, lo faceva per comodità, bagnate di sudore ed essendo leggerissime, asciugavano in fretta anche avendole addosso. Le donne del luogo non avevano questo problema, non portando le mutandine e il reggiseno, ma coprendosi solo con un grande pareo. Anche il reggiseno tra il caldo-umido e il sudore le sfregava sulla pelle bianchissima irritandola, lasciandole segni dietro la schiena e sotto le mammelle. Un giorno che mettendosi la crema si lamentava del problema le dissi:
“Ma che te lo metti a fare? Se le donne qui non mettono il reggiseno, ci sarà un motivo! Dovresti fare come loro, non indossarlo o metterlo solo un'ora o due al giorno quando esci o se ci incontriamo con qualcuno e hai la camicetta trasparente, ma qui in casa, in giardino, cosa lo metti a fare dalla mattina alla sera con questo caldo!? Ti irrita la pelle e basta!” Aggiungendo seccato:” E inutile che ti dai la crema e poi c'è lo rimetti sopra, non serve a niente!”
“E allora che faccio !?” Mi chiese sconsolata.
“Non lo metti come fanno loro, anche le mutandine se vuoi non metterle, indossi un pareo leggero che ti copre tutta e basta!”
Così anche dietro mio consiglio fece come le donne del posto, le nigeriane, non lo mise più, tranne in qualche occasione pubblica. Provai anche a non farle mettere le mutandine, ma indossare un pareo come loro, ma non ne volle sapere.
“Questo mai!!Mi sentirei nuda e come una di loro! Una nigeriana! “Esclamò seccata. Quello che non avevamo, soprattutto per lei, l'acquistammo nei negozi del centro che erano di tipo occidentale, i tessuti degli indumenti comperati erano traspiranti, comodi e ampi per far respirare la pelle e farla sentire leggera per tutta la giornata, dal cotone al lino, alla garza.
Tessuti naturali che non si appiccicavano con il sudore e non irritavano la pelle anche dopo una giornata sotto il sole cocente o nel caldo umido, purtroppo erano trasparenti, specialmente quelli di garza, lasciando intravvedere le forme e quello che c'era sotto soprattutto quando pioveva e si bagnavano. I colori come ci avevano consigliato erano neutri che riflettevano il sole, ma lei non mancava come era suo stile di mettere anche indumenti colorati per personalizzarsi, evitando però i colori sgargianti. Il bianco era e il nostro preferito, in quanto rifletteva maggiormente i raggi solari assorbendone una quantità minima. Il sudore era un problema, ed evitando colori vivaci si rendevano meno visibili evidenti eventuali aloni ascellari o sulla schiena. Aveva provato a mettere i jeans, ma le crearono un effetto sauna davvero da tortura, trovandosi le gambe bagnate e le mutandine zuppe di sudore.
Si abituò presto a indossare, abiti svasati, pantaloni e gonne larghe, t-shirt in cotone, canotte dalle spalle larghe e giochi di strati leggeri, come il top con mini-gilet per rendere il look particolare, con il foulard di garza al collo per non fare colare il sudore sulla schiena o sul seno. Non voleva che il caldo rovinasse il suo look, la sua presentabilità e soprattutto l’umore, anche se era in Africa ci teneva ad essere bella e presentabile. In genere quando uscivamo aveva un cappello di paglia bianco con nastro pendente a falde molto larghe per proteggersi il viso dal sole, gonna o pantaloni di cotone o garza larghi, camicette che lasciavano traspirare la pelle dal caldo e dal sudore, sandali o scarpe di tela e occhiali da sole con il foulard lungo e leggerissimo annodato alla gola. Era una cinquantenne bellissima vederla vestita in quel modo, con gli occhiali da sole in giro per la città o alla spiaggia o con quelli da vista in casa o in giardino a leggere riviste sul divanetto a canne o a guardare la tv. Era bellissima davvero, la tipica signora occidentale in vacanza in Africa.
In quei mesi sia mia moglie che io, eravamo dimagriti, mangiavamo poco e bevevamo molto. Pian piano frequentandoci facemmo conoscenza ed entrammo anche in confidenza con Oluwa. Era simpatico e giocoso e rideva spesso, amava vestirsi in modo vistoso con quel suo sorriso da denti bianchi evidenziato dalla pelle scura. Spesso accompagnava Luisa al terminal dell'aeroporto dove arrivavano i voli europei, per acquistare nei negozi le riviste italiane e qualche altra cosa occidentale, come il vino delle nostre terre, barolo, carne in scatola ... cibi e altro. Ma soprattutto per andare dalla parrucchiera ogni 20 giorni per farsi tingere la ricrescita, visto che i parrucchieri lì al terminal erano molto occidentalizzati. E si trovavano prodotti europei. Oppure l’accompagnava nei negozi di Island Victory, anch’essi molto occidentalizzati, per andare a fare acquisti di ogni genere, dal vestiario al dentifricio.
Quando non era con me, Oluwa era la sua guardia del corpo, girava con lui, sembrava che Luisa avesse un servo di colore che le ubbidiva in tutto chiamandola sempre signora Luisa. Visto che il cibo locale aveva un effetto contrario sul nostro organismo e soprattutto in quello di Luisa che mentre nei primi giorni di soggiorno era stitica e non riusciva andare di corpo perché si sentiva costipata e bloccata, iniziando ad alimentarci con il cibo della zona, le fece effetto purga e le venne addirittura la diarrea a spruzzo mista ad aria e passò buona parte delle giornate sul wc a svuotarsi tra rumori volgari e schizzi nel water. Prese l’antidiarroico che ci aveva dato nostra figlia e dopo qualche giorno ritornò regolare, però nel frattempo si era svuotata completamente. Tutto sommato non le dispiaceva, quella diarrea era stata provvidenziale:
” Guarda !!...Non ho più la pancia! Si è sgonfiata!” Esclamò quel giorno divertita con civetteria estetica tutta femminile. Così decidemmo dove era possibile di tornare alla nostra cucina tradizionale, quella italiana e per passare il tempo e impegnarsi quotidianamente, un giorno decise di provare a fare gli agnolotti alla piemontese come faceva a casa nostra, ma quella volta aiutata da Yoann. Doveva acquistare farina per la pasta e ingredienti per il ripieno, ma non mi andava che andasse nei negozi da sola non parlando bene l’inglese, di Yoann nemmeno a parlarne, non capiva quasi nulla, così chiesi a Oluwa. di accompagnarla e gli dissi:
“Oluwa, oggi accompagna mia moglie a fare la spesa intanto che io sono ufficio!” Aggiungendo sorridendo e scherzoso:” Che deve fare gli anulot!”
“Anulot?... “Ripeté lui: “Cosa sono? “Chiese stupito facendo sorridere mia moglie.
“Gli agnolotti!” Risposi io in italiano. Ma proprio non sapeva cos'erano ed era sempre stupito.
” È una pasta piemontese buona, che si cucina, con il sugo! Una specie di ravioli! “Ripetei, ma non capiva lo stesso.
“Va bè! Te lo spiegherà bene la signora Luisa mentre l’accompagni!” Esclamai intanto che mi allontanavo. “Anzi...!” Dissi a mia moglie che ascoltava:” Comprane di più e preparane per tre, così lo invitiamo a cena e glieli facciamo assaggiare.” Aggiungendo:” Sai mia moglie fa bene da mangiare e una brava cuoca piemontesina!” Esclamai sorridendo.
Lui rispose non capendo certi termini replicò: “Che cos’è?... Una limosina?”
“Si ciao!” Dissi io …e ridemmo tutti mia moglie per prima, Oluwa non aveva capito.
“Te lo spiegherà lei, la signora Luisa precisai ...io ho da lavorare, ora accompagnami con l’auto in ufficio e poi ritorna qui.” Ripetei allontanandomi.
Quando al termine della giornata mi venne a prendere e tornai, Luisa mi informò che Oluwa era simpatico, scherzoso e che l'aveva fatta ridere e sorridere tutto il pomeriggio.
“Meno male che c'era lui a guidarmi negli acquisti e a tradurre, se no io ero persa!” Mi disse.
Il giorno dopo preparati gli agnolotti, la sera stessa lo invitammo, sarebbe stato un diversivo anche per noi avere un ospite a cena, anche se di colore. Si presentò elegante, con maglietta, pantaloni e sandali e fu una serata allegra, menù, agnolotti al ragù, anche se alla sera erano un po' pesanti per noi, però lo preferivamo a quei tipici piatti locali speziati, in rapporto gli agnolotti erano senz'altro più leggeri.
Bevemmo anche il vino rosso del Piemonte, Barolo, trovato al centro commerciale di Island Victorya e tra il parlare e il ridere delle sue battute e del suo modo di fare la serata scorreva bene, ero contento, perché mia moglie almeno si distraeva un po' dalla sua monotonia da turista in gabbia. Non ricordo come il discorso tra me e Oluwa finì sul ballo, forse perché c'erano delle ballerine in tv che danzavano e lui rideva mimandole con le spalle e la testa e distinto gli domandai: “Sai ballare tu?!”
“Io!?” Rispose.
“Si! ...Certo tu! “Confermai.
“Si! Si!” Ripeté.
Restai stupito.” Anche i balli lisci, quelli italiani?!” Domandai, mentre mia moglie guardava e ascoltava curiosa sorseggiando il vino.
“Si! Si!” Replicò ancora il nostro ospite nero sorridendo.
Non so cosa mi successe, forse il caldo o il vino, ma all'improvviso lo esortai: “E allora fai un po' danzare la signora, Luisa che a mia moglie piace ballare, a casa in Italia, mi trascina sempre a danzare…”
Non finii la frase che fui interrotto. “Oh Dai Ettore!! “Esclamò Luisa stupita e imbarazzata della mia richiesta.” Ballare con lui...?!” Disse…
“Si dai...balla con lui!” Le ripetei io e chiedendo ancora a Oluwa:
“Sai ballare il liscio? “
Confermandomi: “Si! Si!... Me lo hanno insegnato in missione!”
“E allora dai! Fai ballare la signora Luisa!... “Ripetei alzandomi. Presi per mano mia moglie tirandola controvoglia su per il braccio e misi un cd di quelli che si era portata dall'Italia e che a volte in casa metteva cantando e fingendo di danzare da sola, e la esortai:
” Su vai!”
Non se lo fece ripetere richiamata dalla musica e ridendo incominciarono a mettersi in posizione, con lui eretto a piedi uniti davanti a lei. Gli passò il braccio destro dietro la vita, posando la grossa mano sulla sua schiena e lei appoggiando la sinistra sulla sua spalla, mentre le altre braccia sollevate di lato e in alto, incrociavano unite le mani; la sua grossa e nera, con quella bianca e minuta di Luisa stretta tra le sue nere dita. Lui sembrava che avesse quasi paura a toccarla, essendo una donna bianca…
Goffamente iniziò a ballare, sapeva fare qualche passo, ma certamente non era all’altezza di mia moglie, ma se la cavava discretamente, facendoci morire dal ridere. Iniziarono a muoversi a passetti, piegando un pochino il busto lateralmente da una parte e dall’altra come richiedeva il ballo e a suon di musica incominciarono a oscillare. Io mi risedetti sorridendo, vedendoli allegri e soprattutto Luisa felice a danzare anche in Nigeria.
A un certo punto non so cosa mi successe, fui come pervaso dalla irrequietezza nel vederli vicino, lei così candida, bianca e bionda anche se tinta e lui così nero che quasi l'abbracciava. Fui preso da una strana sensazione, un turbamento degenere, che mai prima avevo avuto e che quasi subito si trasformò in una forma di eccitazione mentale, accaldandomi e stimolandomi anche sessualmente. Era una sensazione incredibile, impiegabile per me, mai provata. Eppure l’avevo vista centinaia di volte a Torino e nella cintura cittadina, danzare con altri uomini, ma mai mi era successa una reazione simile. Non so cosa mi accadde, per un attimo ebbi dei flash mentali, immagini di loro assieme nudi nel letto...A quei pensieri cercai di fuggire vergognandomi di averli, ma invece mi eccitai di più. Vedere lui aderente a lei che si muovevano sudati, sfregandosi il corpo al ritmo della musica e delle loro risa, mi fece avere una erezione. Fu una esplosione scandalosa di sessualità dentro di me.
Finito il primo ballo, esaltato ed eccitato da quello che provavo nel vederli assieme, insistetti tra risa e battute che continuassero a ballare ancora.
“Bis! Bis!!” Mi misi a gridare battendo le mani.
Ne fecero tre di balli e vederli accaldati, con mia moglie con le macchie di sudore sull'indumento al centro della schiena, nella zona lombare e sotto le ascelle e lui idem, che aspirava il suo profumo occidentale che dal caldo le evaporava dal collo, mi eccitò di più. Li pensai ancora assieme sessualmente.
Al termine sudati e ridenti tornarono a sedersi mentre io gli battevo le mani:
“Bravi! Bravissimi!! Siete stati bravi. Bravo Oluwa!” Ripetei dando un bacino sulla guancia umida e profumata di Luisa, che si asciugava sorridendo la fronte con il dorso della mano, esclamando:” Ohh Diooo che serata!!” Sedendosi a gambe larghe sulla sedia con la gonna infilata tra esse, sventagliandosi il collo e il viso bagnato di sudore, continuando ad esclamare ridendo:
” Oh mio Dioo!! Non pensavo mai che avrei danzato il ballo liscio anche qui in Nigeria.”
Lui sorridente la osservava con sguardo di reverenza e desiderio, ma timoroso, ma era comprensibile si era strusciato su lei, ne aveva sentito oltre che il sudore, l'odore e il profumo sulla sua pelle che evaporava.
“Oh Dioo! Diooo!!” Ripeteva mia moglie divertita sventagliandosi e sorridendo tenendo d’istinto e per protezione la gonna spinta tra le gambe con la mano. Fu una bella serata spensierata ed entrammo in simpatia tutte tre.
I giorni passavano tra lavoro e casa, sempre con Oluwa che ci assisteva per non dire serviva sia a me che a mia moglie. Chiacchierando con lui, seppi che aveva studiato in una missione italiana di sacerdoti e suore, fuori di Lagos e che oltre a parlare inglese, parlava l'italiano anche se non bene. Conosceva le lingue per averle parlate, ma culturalmente non era elevato … Aveva vissuto in questa missione da ragazzino per più di 10 anni, poi, grazie ai missionari, aveva trovato lavoro come interprete nella compagnia petrolifera ed era stato assunto. Seppi che si era sposato giovanissimo e aveva già tre figli. Quando informai Luisa delle sue confidenze e che aveva tre figli mi rispose stupita:
“Ha già tre figli così giovane?”
“Eh sì!” Risposi io:” Pensa quando avrà quarant’anni, ne avrà quindici figli...”
“Ma no dai!!!Non scherzare!!!” Esclamò incredula.
“Non scherzo! “Replicai:” Come credi che questa città abbia raggiunto quasi 12 milioni di abitanti e sia la più grande e popolosa dell’Africa? …Se non con il fatto che fanno figli come conigli? Fanno sesso a tutto andare!” Dissi ridendo.
“Mio Dioo!” Rispose lei sconcertata.
Ogni tanto anche in Africa a Luisa venivano dei cali pressori, le scendeva, ne aveva sempre sofferto in Italia, ma là in Nigeria con il caldo e la vasodilatazione vascolare, erano più frequenti. Quando aveva questi cali di pressione e giramenti di testa, si doveva sdraiare un po' con le gambe sollevate e poi le passavano, assumeva anche una terapia per questo. Io purtroppo, dopo le emozioni e sensazioni provate quella sera, avevo un tarlo fisso in testa. Alla sera quando la vedevo nuda prepararsi per venire a letto, appena lavata, profumata, tutta candida e pallida come la luna, mi immaginavo anche lui nudo vicino a noi, al suo fianco che l’abbracciasse.
Una sera che ero eccitato, provammo a fare l’amore, lo feci, ci riuscii, fu bello anche se non fu molto soddisfacente perché non avevo l'erezione completa, ma fui contento lo stesso. Provai piacere sessuale e cerebrale a immaginarla con lui mentre la chiavavo. Noi lo facevamo poco, mensilmente, ma lei nonostante la menopausa e pur dicendo che non le interessava, desiderava farlo.
Quell'immaginazione di lui e lei nudi nei giorni e settimane prese il sopravvento in me e più Oluwa entrava nella nostra amicizia e più quel pensiero ossessivo mi attanagliava e assaliva dentro. Era la prima volta che consideravo un fatto del genere su mia moglie. Nel nostro vivere coniugale e quotidiano non l'avevo nemmeno mai pensato, la rispettavo. Riflettendoci tormentato, capii che probabilmente quei pensieri mi venivano proprio perché lui era di colore, se fosse stato un bianco, nel vederla ballare come tante altre volte era già successo a Torino, non mi sarebbero venuti. Ma vederla là, ridere e sorridere con lui, un nero, lei, che non li tollerava, mi accese quell'irrazionalità degenere e oscena che ebbe un effetto sessuale sulla mia psiche. Mai avrei pensato in vita mia di avere quel tipo di pensieri su mia moglie, di desiderare di vederla sessualmente con un ragazzo di colore, specie sulla soglia della terza età, già nonno e tranquillo marito, eppure li ebbi, entrarono in me devastandomi la moralità e il rispetto verso lei, facendomi soprassedere sulla sua virtuosità, onestà e fedeltà verso di me.
Non potevo parlarne a lei, la conoscevo bene, avrebbe reagito male e rotto l'amicizia con Oluwa. Però l'idea che potessero fare sesso insieme mi possedeva sempre più e mi eccitava fino a farmi avere delle brevi erezioni quotidiane al pensiero. Ero combattuto dentro me. Nei momenti in cui ero solo, riflettevo, mi biasimavo e deploravo l’accettare quelle idee, e mi chiedevo come era possibile avere quei pensieri su mia moglie, io che l’avevo sempre amata e rispettata e poi averli a 60 anni poi? Con lei 53 enne, ormai nonni anche se da poco e giovanili ...e poi con un nero, ben sapendo che non gli piacevano, non li tollerava.
Mi sembrava assurdo che io potessi avere quelle fantasie su mia moglie, la madre dei miei figli. Ero sempre stato un uomo responsabile, serio, un marito con la testa sul collo, che non solo non faceva e accettava certe perversioni su chiunque, ma nemmeno le pensava e soprattutto le desiderava sulla propria mia moglie, la compagna della mia vita. Mi domandavo come potessi immaginarla con quel ragazzo e nero per giunta. Eppure era così, fantasticavo che lui la stringesse, baciasse e si …che la chiavasse. Quel pensare mi eccitava mentalmente più che fisicamente.
Quando mi alzavo al mattino che la osservavo nuda dormire, bella, con quel suo corpo maturo e diafano, sempre profumato, sdraiata sul letto nei suoi sonni innocenti, la prima cosa che mi veniva in mente era di lei e Oluwa. Era diventata un’ossessione, un tormento, da eccitarmi al punto da arrivare a farmi masturbare, come capitava quando ero stato solo senza lei nei miei viaggi all’estero per lavoro; ma allora la pensavo con me e non con un altro.
Erano passati tre mesi da quando eravamo arrivati e Oluwa era sempre più affiatato con noi, ci dava del lei, ci rispettava, era servizievole e reverenziale, specialmente con mia moglie e a volte lo invitavamo a cena, facendolo poi ballare con Luisa che si divertiva e io mi eccitavo appagando così la mia ossessione, masturbandomi o chiavando poi mia moglie pensando a loro.
Frattanto che vivevo sempre con quei pensieri in testa e un giorno mentre eravamo fuori tutta la giornata per controllare delle condutture riparate, in una pausa, essendosi allontanati gli altri tecnici e restati soli io e lui, mi venne l'istinto di parlargli e mentre guardava quella fila di tubi del diametro di 30 centimetri dell’oleodotto, io da dietro le spalle gli domandai:
“Oluwa! ...Sei mai stato con una donna bianca?”
Si voltò osservandomi stupito e sorridente come suo solito e mi chiese a sua volta:” Come stato?”
“Si intendono dire se sei mai andato sessualmente… se hai mai chiavato una donna bianca!” Precisai. Sorrise, ancora di più, conosceva il significato della parola chiavare, rispondendo:” No mai stato con una donna bianca! ... nemmeno occidentale…!”
“E ti piacerebbe farci sesso con qualcuna? ...Chiavarla come fai con tua moglie e le donne di colore di qui?”
“Si certo! ...Molto, è il mio sogno chiavare una donna bianca.” Rispose.
Poi facendo una pausa aggiunse: “E' il sogno di tutti i neri come me chiavare una donna bianca.”
E mentre era tornato a guardare in giro, presi il coraggio a due mani ed eccitato con il cuore che mi batteva fortissimo esclamai:
“Ti piace mia moglie Oluwa?!” Lui si girò e mi guardò come se non avesse capito. Ma io ripetei. “Ti piace mia moglie!?”
“La signora Luisa?” Chiese con rispetto, mentre io facevo un cenno affermativo con il capo.
“Si è molto bella! Ma non mi permetterei mai di mancarle di rispetto…” Rispose diffidente e timoroso.
“Non ho chiesto se è bella, questo lo so che lo è, e nemmeno di mancarle di rispetto, ma se a te piace sessualmente!” Precisai con la voce quasi tremante.
“Lui sorrise, mi osservò con disagio e si alzò imbarazzato e intimorito: “Perché mi fa questa domanda ingegnere?” Mi chiese con un sorriso apprensivo:” Io rispetto la signora Luisa…”
“Non devi avere paura Oluwa, è solo una mia curiosità! Non è un inganno per farti del male. “Dissi.” Ho visto come la guardavi quando ballavate. Ti piace!?” Ripetei.
Esitò e poi proseguì intimidito: “Si mi piace! La signora Luisa è molto bella e mi piace!” Ripeté sinceramente e io preso da quell'enfasi eccitatoria che mi aveva assalito a parlare con lui sessualmente di mia moglie, continuai sfacciato:
” Faresti sesso con lei?”
Sorrise ancora e mi guardò sorpreso e sempre più intimorito dalle mie domande. Osservò in giro e poi esclamò:” Io la rispetto la signora Luisa, non ho mai mancato nei suoi confronti!”
“Lo so Oluwa! Ma come ti ho detto non è un tranello per farti del male, voglio solo che mi dici la verità, se faresti sesso con lei.”
Rassicurato sorrise in modo diverso, esclamando: “Eh magari!... Certo che lo farei, se si avverasse sarebbe un bel sogno.”
“Si!... Sarebbe un bel sogno anche per me se si avverasse.” Mormorai a bassa voce, ma lui sentì. Mi guardò esterrefatto come se volesse dire qualcosa, ma io fui più veloce a rispondere:
” Corteggiala!!! Alla signora piace essere corteggiata, però con educazione, senza volgarità, portale dei fiori e quando ballate stringila dolcemente, toccala e accarezzala pure, non avere paura di me.”
Mi guardò sempre più sorpreso pronunciando titubante con voce esitante dopo una breve pausa: “Davvero posso?! Non mi farà licenziare o arrestare?”
“Certo che puoi! Adesso lo sai, dipende da te, io ti posso aiutare indirettamente. Non ti denuncerò e nessuno ti arresterà, so che qui sono molto severi con i locali che importunano le occidentali, ma stai tranquillo, sarà un nostro gioco e un nostro segreto ma nessuno dovrà sapere niente!”
Mi guardò stupito e poi pronunciò: “No! No! Nessuno!”
“Soprattutto la signora Luisa!” Precisai, non dovrà mai sapere di questo nostro colloquio.
“Si! ...Si!” Ripeté acconsentendo.
Non so nemmeno io perché improvvisamente mi comportai in quel modo e le feci quella proposta scellerata.
Così, discretamente a insaputa di mia moglie, Oluwa iniziò dietro mio consiglio a corteggiarla discretamente ed educatamente, a portarle dei fiori e farle complimenti, sempre misurati su come ballava e vestiva, chiedendo consigli a me e io mi eccitavo in quel ruolo di suggeritore e regista, nel portare mia moglie a sua insaputa a farla chiavare da un nero, da lui…
Oramai erano quattro mesi che eravamo lì e una sera cenando soli io e Luisa, maliziosamente la provocai, sondai le sue idee in proposito e le dissi:
” Ti sei accorta che Oluwa ti corteggia?”
“Oh dai Ettore! ...Non dire sciocchezze, posso essere sua madre! È gentile, mi porta i fiori e mi copre di attenzioni ...ma questo non vuol dire ... è solo educato.” Pronunciò.
“Ma a me invece pare che, sia sempre in modo rispettoso perché in un certo senso ti teme.”
“Oh mi teme!!... Questa è nuova!” Esclamò sorridendo interrompendomi.
“Si ti rispetta e a soggezione di te che sei una bianca! “Affermai, continuando: ” A me sembra che si sia un po' invaghito di te !”
“Ma no! ...Cosa dici ?!” Rispose con fastidio per quello che dicevo. “Sai che non mi piace quella gente lì! Non sono mai andata con nessuno oltre te, nemmeno con un bianco …figuriamoci se vado con un nero! Ti ho detto che è solo gentile, simpatico e giocoso, anche quando mi accompagna in giro, viene a cena e balliamo, ma non accetterei mai di essere corteggiata da lui, è buono e caro ma ognuno al suo posto …” Ma prima che finisse la frase aggiunsi:
“...ma è' un nero?... Una persona di colore? Sei razzista?”
“Ma cosa dici! Figurati se sono razzista, sarebbe lo stesso anche se fosse un bianco, ma non mi andrebbe assolutamente essere corteggiata da loro.” Poi rivolgendosi a me con provocazione chiese: “E tu!... Non saresti geloso?”
“Che ti fai corteggiare da Oluwa? Un nero?!...No!” Esclamai:” Sarebbe solo una trasgressione nostra.”
“Farmi fare la corte da un neroo?! Ma tu sei mattooo…non lo devi nemmeno pensare!” Rispose lei e si rimise a pasteggiare. Quella sera il discorso finì lì, continuammo a cenare, non volli andare oltre per non creare in lei una motivazione per allontanare Oluwa da noi, ma soprattutto da lei. Intanto gliene avevo parlato, aggiunsi solo:
” E va bè se ti corteggia non c'è niente di male poverino, lascialo fare.” La esortai.
“Poverino sì! Ma che vada a corteggiare sua moglie!” Mi rispose seccata e ridemmo.
Una sera lo invitammo di nuovo a cena, al termine ballò con mia moglie, danzarono e si divertirono, si accaldarono e sudarono, Luisa all'improvviso ebbe un abbassamento di pressione sanguigna, un capogiro dovuto al caldo umido, era già stata indisposta durante la giornata e ogni tanto le succedeva. Svenne e la sdraiammo sul divano e misi subito in atto e non era la prima volta tutte quelle manovre che ci aveva insegnato nostra figlia da praticare in questi casi. E approfittando del suo mancamento le scoprii subito il petto fingendo di farle prendere aria e che non avesse nulla che le stringesse il torace, facendo apparire volutamente le sue splendide mammelle pallide; sapevo che era senza reggiseno.
Oluwa le osservava sbalordito, erano belle, candide, morbide e piene che scendevano dolcemente sui lati, con le areole rosa e il capezzolo sporgente, forse non ne aveva mai viste così, di una donna bianca e soprattutto della signora Luisa. Presi le gambe e le tirai su per far rifluire il sangue verso la testa.
“Tienile così Oluwa che gli misuro la pressione…” Gli dissi e mentre lui le teneva su le gambe e io mi allontanavo per andare a prendere lo sfigmomanometro, lasciai volutamente fingendo che fosse casuale, cadere la gonna di lino bianco giù sul bacino, mostrando le cosce nude e le mutandine bianche e trasparenti, senza preoccuparmi di coprirle al suo sguardo che continuava a osservarle. Tornato misi la fascia al braccio e azionai elettricamente con la batteria e intanto le davo buffetti sul viso chiamandola per farla rinvenire.
Lei, si riprese quasi subito e lo vide davanti a sé tenerle per le caviglie alte le gambe nude, con quelle sue grosse mani nere e a fissarle il seno con i suoi grandi occhi bianchi. Subito Luisa si coprì il torace richiudendo la camicetta.
” Come sta signora Luisa?” Chiese lui preoccupato.
“Sto meglio! … Sto meglio grazie Oluwa!” Mormorò smarrita tirando giù le gambe e coprendosi con la gonna le cosce in mostra.
“È stata colpa mia...?” Chiese lui spaventato sentendosi responsabile.
“Ma no!” Rispose Luisa tirandosi su con il busto, accompagnata da me.” A volte mi succede! È la pressione che con il caldo si abbassa di colpo, mi capitava anche a casa... “
“Mi dispiacerebbe se fossi io la causa signora Luisa.” Aggiunse lui sinceramente dispiaciuto.
“Ora quant’è?” Mi chiese mia moglie guardandomi mentre dal braccio le toglievo la fascia…
“Come il solito quando hai questi mancamenti, è bassa…” Risposi: “L’hai presa la pastiglia?” Domandai.
“Metà!” Disse
“Metà… quando è così prendine una intera…” La rimproverai.
Lo tranquillizzammo e poi dopo che mia moglie si fu ripresa, passata un’oretta andò via. “Perché mi ha scoperta il seno davanti a lui?” Fu la prima cosa che mi chiese quando fummo soli.
“Iooo!!!” Esclamai fingendomi sorpreso di quella domanda:” Te lo ha scoperto lui, il tempo che ti sdraiavo ha aperto la camicetta per farti prendere aria come gli hanno insegnato in missione, pensava di rianimanti così.” Dissi mentendo:” Per lo stesso motivo ti ha tirato su le gambe ed è scesa la gonna, che poi non ha fatto altro quello che ci ha insegnato anche nostra figlia.”
Ci credette.
“Tu potevi coprirmelo almeno!” Esclamò seria.
“In quel momento non ci ho pensato!... Ti ho vista svenuta e mi sono spaventato e poi ti ha visto solo le mammelle e cosce! Non ti ha mica vista nuda!” Affermai segretamente eccitato dall'accaduto. “Ma me lo ha toccato? “Chiese preoccupata.
“Ma no figurati! L’ho fermato, ha tenuto solo le gambe sospese, te le ha soltanto viste. A meno che non lo ha fatto per qualche altro motivo? “Dissi sibillino.
“Quale altro motivo?” Chiese lei subito pronta.
“Quello di vederti il seno!”
“Non dire sciocchezze! Non mi sembra il tipo che si prende certe libertà, guai a lui se lo fa! L'importante è che non me l'abbia toccato, sai come sono io.”
“Si lo so come sei! Se lo avesse toccato ti laveresti per mezz'ora le mammelle e te le disinfetteresti. Ti ha toccato solo i piedi e le caviglie!” Precisai.
Oramai lei sapeva di piacere a Oluwa ed era consapevole che io ne ero a conoscenza e non me ne preoccupavo, anzi, intuì che la invitavo a farsi corteggiare come in un gioco, anche se non le piacevano le attenzioni di quel ragazzo nero.
Fu il giorno dopo, oramai trascorsi più di quattro mesi della nostra presenza a Lagos, che ossessionato da quei pensieri sconci, presi il coraggio a due mani e mi dissi:
” O parlo ora o non ne parlo più! Tentare non nuoce, se va male al limite mi manda al diavolo!” E la stessa sera seduti sul divano, mentre io guardavo la tv locale in inglese e lei leggeva riviste italiane, le dissi apertamente:
” Lo faresti sesso con Oluwa!?”
Si voltò sorpresa chinando il capo e alzando lo sguardo sbalordita da sopra la montatura degli occhiali da lettura, osservandomi come per mettermi a fuoco.
“Ma che dici sei pazzo!?... Sono tua moglie!” Rispose risentita e offesa.
“Si, ma non ci sarebbe nulla di male se io fossi consenziente.” Precisai.
“Non dire queste cose Ettore. Dai!... Non è da te e non devi neanche pensarle! Lo sai che non mi piacciono. Non abbiamo fatto mai niente del genere nemmeno da giovani, figurati adesso a quasi 54 anni e tanto più con un nero!” Esclamò scandalizzata e risentita.
“Appunto potremmo farlo ora!... Qui non ci conosce nessuno e nessuno saprebbe mai niente e quando ritorneremmo in Italia sarebbe solo una bella trasgressione, un’avventura, una esperienza…”
“Si… bella esperienza andare con un negher…” Disse in dialetto.
“Lui è scuro, ma è un bel ragazzo, simpatico, educato e pulito.”
“No! Non voglio nemmeno pensarle queste porcate e non voglio che le pensi nemmeno tu!” Rispose infastidita mentre io pronto ribattei ancora per provocarla:
” Perché è nero?”
“Ti ho già detto di non dire stupidaggini, non lo farei mai con nessuno e tanto meno con lui. Mi fa effetto pensare una cosa del genere con un uomo che non sei tu, peggio ancora se di colore, non ne sarei mai capace.”
Capendo che mai avrebbe accettato di fare sesso con lui, cambiai approccio: “Ma non dico di fare del sesso! Ma farti accarezzare un po', le gambe, le braccia e la schiena!”
“Da lui!?... Ma tu sei pazzo!!! Io non sono incline a fare queste cose e lo sai!!” Rispose.
“Ma tu non devi fare niente. “Replicai:” L’unica cosa non devi opporti e il resto viene da solo. Ci sono io con te.” Aggiungendo: “La prossima cena quando ballerete, al termine invece di smettere e sedervi sul divano, ti lascerai accarezzare e trasportare e.…”
“Ma sei pazzooo!!!” Mi interruppe.” Non voglio assolutamente che mi accarezzi, che mi metta le mani addosso.”
Era agitata, ma capii anche turbata da quella discussione.
“Allora non ti accarezzerà lui, lo farò io e lui guarderà soltanto come quando eri svenuta.” Risposi ancora cambiando metodo.
“Ma come ti vengono in mente certe cose?” Dichiarò Luisa risentita:” Io sono una donna seria, una madre e nonna, abbiamo due figli e due nipotini!” E facendo una pausa proseguì: “Mi manchi di rispetto in questo modo lo sai!... E mi sento offesa dalle tue richieste. “Affermò aggiungendo: “E poi cosa penserà di noi! Di me! E se lo dicesse in giro? ...Diooo! Che vergogna se si venisse a sapere una cosa del genere.”
“Ma no, stai tranquilla che non dirà niente, a questo penserò io, se no non lo proporrei, non sono mica stupido. E' solo un gioco trasgressivo e proprio perché non abbiamo mai fatto niente del genere e siamo lontani, in Africa dove nessuno saprà mai niente che potremmo farlo. Lui osserva mentre ti faccio due carezze e niente più.”
“No! No! ...Non me la sento nemmeno di farmi guardare da lui mentre tu mi accarezzi e per favore non parlarmi più di questa cosa, anzi se non viene più qui è meglio.” Rispose.
Vista la sua caparbietà desistetti a malincuore non le dissi più nulla.
I nostri rapporti nei giorni seguenti si raffreddarono, lei ne soffriva, io restavo tutto il giorno fuori per lavoro volutamente, non dissi nulla per parecchi giorni, si riprese la routine di sempre. Oluwa per forza di cose continuò a incontrarla per le sue commissioni, sempre garbato ed educato, accompagnandola a fare spese con quel suo cappello di paglia a falde larghe in testa e gli occhiali scuri sul viso che la rendevano affascinante e misteriosa. Io ero sempre eccitato, desideravo che accadesse qualcosa, anche se nelle mie intenzioni avevo deciso di rendere Oluwa solo spettatore e non più attore a chiavare o accarezzare Luisa, mi sarei accontentato di quello. Avrei potuto forzare la cosa, ingannarla, ma volevo coinvolgerla e renderla consenziente e partecipe e allora una sera ripresi il discorso e le dissi con dolcezza:” Amore!!...Ti ho spiegato cosa mi piacerebbe provare come gioco e trasgressione, ma non voglio importi assolutamente niente perché ti amo. Io non dirò più a Oluwa di venire a cenare da noi, se vorrai che venga me lo dirai tu, ma sai la mia condizione ... se verrà a cenare dopo ci sarà un proseguo…” Non rispose nulla e restò in silenzio.
Non ne parlammo più, i nostri rapporti divennero distaccati e freddi e lei ci pativa, io incolpavo quel mio atteggiamento alla stanchezza del lavoro e stavamo poco insieme, alla sera un po' di Tv e poi a letto in preda al caldo e al malumore.
La settimana dopo, senza volerlo fu Oluwa a creare le condizioni. Alla sua battuta scherzosa (che non sapeva della nostra discussione), pensando di fare un complimento a mia moglie in uno di quei sorrisi bianchi, disse che gli agnolotti che faceva erano buoni e quando li avrebbe rifatti nuovamente sarebbe stato felice se lo invitavamo per riassaggiarli di nuovo.
Io sorrisi, lei mi guardò fissa in viso e con un mezzo sorriso sbottò:
” Va bene, una di queste sere li preparo e ti invitiamo.”
“Grazie signora Luisa…”
Al mio rientro a casa e alla mia domanda di come mai avesse cambiato idea, sapendo della condizione che avevo posto per farlo ritornare, rispose prendendomi per il braccio:
Lo faccio per te!... Digli pure di venire domani sera, ma solo per mangiare gli agnolotti sia inteso! L’unica cosa che posso concederti e farmi toccare e stringere mentre balleremo e niente di più… vorrà dire che dopo mi farò una mega-super doccia…” Esclamò ridendo con il suo sorriso tra il serio e lo scherzoso sulle labbra.
Aveva ceduto a metà, la conoscevo bene, l’altra metà avrei dovuta crearla io per farla cedere completamente e lo feci.
Durante la giornata, nel trasferimento gli dissi della cena per quella sera e lo informai che qualunque cosa sarebbe successa di seguire quello che dicevo. Non capì ma annuì.
Oramai a forza di pensarci ero ossessionato, invasato da quel pensiero di essere intenzionato a fargli chiavare mia moglie davvero.
Quella sera sembrava una come le tante altre in cui lui veniva a cenare e a ballare da noi, Luisa era sempre bella, aveva una camicetta bianca di lino aperta sul petto che mostrava una collana di perle grandi e quella sera aveva messo i pantaloni lunghi di cotone, larghi, anch'essi bianchi, probabilmente per prevenire eventuali carezze e sguardi di Oluwa sulle gambe e calzava delle espadrillas chiare di tela. Era molto affascinante, profumata e occidentale, truccata sobriamente e con qualche monile.
La cena fu scherzosa come al solito, solo che lei conoscendomi era guardinga, ogni tanto mi lanciava occhiate con quel sorriso astuto, come a dirmi:
” Stai buono e non fare scherzi!”
Io riempivo i bicchieri di vino italiano, piemontese come noi, delle nostre terre, sapevo che con il caldo erano una miscela esplosiva. Si bevve e quando l'ambiente fu accaldato e come le altre sere dopo cena si accese il lettore cd con la musica, tra risa e allegria mi alzai anch'io mettendomi a ballare da solo vicino loro che danzavano un liscio e decisi di fare un po' l’ubriaco, di aver bevuto un po' troppo, per poter essere trasgressivo con loro, soprattutto con mia moglie.
Abbracciai Luisa mentre distaccata danzava con lui e mimai i movimenti del ballo.
Lei rideva di me che ballavo goffamente con loro, in tre e mentre lo facevo abbracciandoli entrambi, spinsi i loro corpi di carne nera e bianca più vicini, uno contro l’altro. Lei avvertendone il contatto fisico si staccò subito da Oluwa allontanandolo, intuendo cosa volessi fare e lo stesso fece lui per paura di una reazione negativa di Luisa e approfittando che restò sola, l'abbracciai io fingendo di ballare accarezzandola.
“No! Non voglio Ettore lo sai! “Esclamò anch’ella su di giri ma infastidita mentre Oluwa guardava e ascoltava in silenzio.
“Solo carezze amore!” Mormorai trovandomi in uno stato di esaltazione e di sovraeccitazione dovuto alla situazione e al vino.
Quello che stavo facendo era perverso, avevo intenzione di accarezzarla davanti a quel ragazzo nero e non riuscivo più a controllarmi e lei si agitò confusa e accaldata.
“No dai!” Mi sussurrò mentre presi a baciarla sul collo:” Ci sta guardando Ettore!” Esclamò.
Ma io invece di smettere feci salire le labbra e la baciai in bocca iniziando a sbottonarle la camicetta.
“No! Non voglio Ettore!” Balbettò ancora cercando di farmi desistere mentre Oluwa era fermo che guardava e il lettore cd continua a diffondere la musichetta del liscio… A un cenno della mia mano, lui si avvicino timoroso, gli presi la man e l’appoggiai sulla schiena di mia moglie muovendogliela su e giù ad accarezzarla sulla schiena, mentre lei continuava a mormorare:
” No! Non voglio che mi tocchi! Ettore ...”
E nell'avvertire la sua mano su di lei, fu come se sentì la scossa elettrica, cercò di allontanare la schiena da essa portandola in avanti, senza però porre una resistenza reale e fisica. Fu una sequenza e un susseguirsi di gesti e attimi improvvisi e incontrollati e soprattutto imprevedibili per tutti, che io feci come un automa quasi in stato di incoscienza, infervorato dalla situazione. Le sbottonai la camicetta aprendola sul davanti e spingendola indietro dalle spalle, facendo segno a Oluwa di sfilarla dalle braccia e con il suo aiuto gliela tolsi, lasciandola improvvisamente con il torace scoperto, nudo e le mammelle fuori, belle gonfie e dondolanti sotto i suoi movimenti del sui corpo, dei respiri e i nostri sguardi.
L'emozione e l'ansia di quello che avveniva e soprattutto il mio comportamento inaspettato verso lei, assieme al caldo, la tensione e l'affanno, probabilmente le fecero calare la pressione di colpo.
“Mi sento male Ettore!... Sto male!” Esclamò respirando forte.
“Cos'hai?” Chiesi fermandomi e sostenendola.
“Sono agitata, mi sento mancare, mi gira la testa. “Mormorò appoggiandosi a me con il braccio. Irresponsabilmente sorreggendola, approfittai della insperata occasione creatasi e le dissi: “Vieni sdraiati un pò!” Accompagnandola nella camera degli ospiti attigua al soggiorno.
Luisa si trovò quasi trascinata da me, mi seguì a piccoli passetti, coricandosi nel letto matrimoniale con le gambe fuori a penzoloni.
All'interno della stanza c'era penombra, era illuminata dalla luce del soggiorno e lì dentro tutto avvenne in modo veloce e repentino. Mi avvalsi ancora di quel suo stato di inquietudine e torpore e mentre era sdraiata con il suo capogiro ,come preso da un raptus e dalla sua impossibilità a reagire ,vigliaccamente le slacciai la cintura dei pantaloni prendendoli per il bordo e in un movimento unico facendoglieli passare a fatica sotto il culo gliele tirai giù alle ginocchia e poi ai piedi sfilandoli bene, essendo larghi e leggeri e glieli tolsi assieme alle espadrillas ,lasciandola in mutandine trasparenti, intravvedendo con Oluwa sotto di esse , la peluria scura del suo sesso .
“No! Ma che fai Ettore? ...No!”
Mormorò ancora stordita più della cena e del vino bevuto che dall’abbassamento pressorio sanguigno, intanto che Oluwa su mia indicazione sedutosi di fianco e chinatosi su di lei, con il mio consenso l'accarezzava e le baciava le mammelle con le sue grosse mani e le labbra carnose, senza che lei avesse la forza o la volontà di impedirlo. L'accarezzò sul ventre con la sua grossa mano nera, dandole brividi di avversione e di piacere in quel suo respiro affannoso. Luisa divenne visibilmente eccitata, passiva e arrendevole e non reagiva più mentre lui la baciava sul seno, io infervorato sempre più le sfilai anche le mutandine, prendendole per l’elastico e tirandole giù ai piedi, facendola restare nuda con le gambe a penzoloni e il suo sesso maturo e peloso con filamenti di peli grigi restò esposto allo sguardo di Oluwa.
Quando fu completamente nuda, lui a un mio cenno irresponsabile si avvicinò e le accarezzò la pelle bianca delle cosce e il loro interno, facendola fremere con le sue mani nere dal palmo chiaro, dandole brividi di piacevolezza, non opponendosi a quel sfiorare che trovava eccitante. Le vennero i capezzoli turgidi.
Era confusa e sconcertata di sé stessa perché non lo fermava e le sue escursioni respiratori, come le nostre aumentarono diventando più veloci. L'aria era calda, satura di lussuria e del suo profumo, mi chinai a baciarle anch'io il seno, incurante che posavo le labbra dove poco prima le aveva messe quel nero e mentre lo facevo come impazzito, feci segno a Oluwa di spogliarsi. Lui eccitato in un attimo fu nudo mostrando un'asta di carne nera dritta e dura che oscillava nell'aria davanti a lui.
Lo guardai strabiliato e turbato, era meraviglioso il suo fallo, più grosso del mio, più lungo che largo, dotato sì, ma non mostruoso. Proporzionato in tutte le sue parti. Sembrava scolpito nell’ebano, dritto potente e vigoroso, con la cappella gonfia color prugna rivolta in su. Pareva finto, tanto era bello e perfetto. Aveva un bel cazzo oltre che un bel fisico.
Chinatosi davanti a lei, tra le sue gambe, iniziò ad accarezzarle il piede ed alzarlo, portarlo sulle labbra e baciarlo. Salì lungo la gamba con quelle grosse labbra sporgenti, arrivando a baciarle la coscia, mentre lei seppur confusa, capiva cosa stesse facendo e cosa avesse intenzione di fare e cercò di fermarlo posando la mano sui suoi capelli corti e crespi. Ma non ci riuscì e mentre lui le baciava l'interno delle cosce, a lei piaceva che lo facesse.
Io ero confuso ed eccitato, avevo il cuore che mi batteva fortissimo, non avrei voluto, ma era più forte di me e sapevo che gli sarebbe piaciuto anche se era un nero.
Oluwa leccò le cosce su, fino agli inguini senza che lei lo fermasse e mi piaceva osservarlo mentre baciava e leccava la pelle intima e bianca di mia moglie, ne godevo in silenzio. Portò la bocca davanti alla figa, la sfiorò appena con la lingua facendola sussultare e subito dopo iniziò a baciargliela, premendo le sue massicce labbra sporgenti contro i suoi peli, mentre con la mano accarezzandola le allargò di più le gambe iniziando a leccargliela. Luisa era irrequieta, il capogiro era terminato, però non reagiva, restava sdraiata, passiva, sapendo che mentre Oluwa le leccava la figa con la sua lingua grossa e rossa e le accarezzava le cosce con quelle mani nere che mai avrebbe voluto sul suo corpo, io la osservavo non intervenendo e quello la sconvolgeva.
A sentire la sua enorme lingua passare sullo e tra le labbra vaginali si scosse tutta, Oluwa le leccava la fica con passione e capacità, succhiandogliela, mentre lei eccitata e fremente chiudeva gli occhi.
Intanto che lui la leccava, io scesi con le dita sul ventre, sfiorandola, facendola smaniare, lo desiderava, si capiva da come gemeva, non aveva mai fatto così con me e capii che eccitata com’era, non l'avrebbe fermato. La sentii un’ultima volta balbettare:” No..bastaaa! “Portandosi le mani verso i capelli, ma la voce le morì in gola mentre facevo scorrere la mia mano sulla sua pelle umida di sudore, eccitata e fremente.
Non disse più nulla. Quel nero le leccava la figa, come io non avevo mai fatto in vita mia, senza ritegno, succhiandola e baciandola con impeto e in un attimo la portò alle stelle facendola gemere. Sapeva leccare da Dio...vidi Luisa e la sua tensione muscolare lasciarsi andare completamente a lui mentre gli riempiva l'interno vaginale di saliva.
Io ero godente, inebriato da quella scena e dai sui sospiri e non facevo caso a niente. Continuò a leccarla attorno e dentro, tra le grandi labbra con la sua lunga lingua rossa.
Luisa avvertiva le mie dita mentre l'accarezzavo e ascoltava ciò che le sussurravo, parole dolci e d’amore, sapevo che si vergognava che gliela leccasse davanti a me, ma io le bisbigliavo:
” Ti amo lo stesso! Ti amerò sempre...sei il mio amore. La mia vita! Sei e sarai sempre mia...” E quelle parole mentre Oluwa le leccava la figa le piacevano e la eccitavano ...e iniziò a godere involontariamente con me vicino che l'amavo verbalmente.
Lui continuò molto lentamente e poi aumentò il ritmo e la pressione esercitata dalla lingua, facendola impazzire dal piacere. Ansimando, le mise le mani sui capelli, ma non per allontanarlo come fece la prima volta, ma per infilare le dita tra di essi, non riuscendoci perché cortissimi e stopposi e li accarezzo soltanto, iniziando a muovere il bacino verso la sua bocca, godendo della sua lingua. Apriva e chiudeva gli occhi vedendo me al suo fianco che la osservavo sorridente godere, accarezzandola, baciandola e ripetendole:
” Lasciati andare amore! Rilassati! ...”
Era una esperienza unica e totale che non avevamo mai provato prima, godeva con tutto il corpo sotto le linguate di quel nero. Era in estasi, ebbe un primo orgasmo dovuto alla sua lingua, dove d’istinto si lasciò andare e allargò di più volgarmente le gambe, ansimando e gemendo.
Probabilmente Luisa pensava che quello strano gioco si sarebbe fermato lì, con quelle linguate grandi e larghe sul suo sesso e invece la visione di quello a cui assistevo, nel vederla godere, mi resero irrazionale e impulsivo offuscandomi la mente ed esaltandomi... E non fu così come forse pensava lei, la mia mente concitata era annebbiata dall'eccitazione, capivo che sbagliavo, ma non riuscivo a frenare quello che desideravo e facevo, le mie intenzioni e le fantasie e facendo un segnale a lui, capendoci con lo sguardo, con un gesto, sincroni mentre io la tiravo su per le braccia lui la prese e la alzò dalle gambe mettendola al centro del letto a cosce divaricate, nuda tra noi. Io da una parte e lui dall’altra e mia moglie in mezzo.
“Vai! È tua!” Gli sussurrai incoscientemente a bassa voce come in trance con gli occhi libidinosi e il cuore che mi batteva fortissimo...” È pronta per te!... Chiavala!” Aggiunsi.
Lui eccitato all’inverosimile senza farselo ripetere, si avvicinò a lei con la sua asta nera eretta, si mise inginocchio sul lenzuolo tra le sue cosce aperte, tirandosi su con il tronco, con il suo viso nero e sudato.
Mi sembrava di assistere passivo a qualcosa che non volevo, ma mi piaceva e non potevo più fermare. Oluwa si sdraiò tra di lei, vidi la sua asta di carne lunga e nera oscillare tra le gambe di mia moglie, davanti alla sua figa già lubrificata dalla saliva e dal piacere provato, dura, rigida e pronta a penetrarla. Luisa era ferma, paralizzata ed eccitata, incredula di quello che stava avvenendo, che un nero stava per penetrarla e anche lei come me incapace di reagire e fermarlo. Vidi il suo grosso glande color prugna appoggiarsi tra i peli sulla sua fessura rosa di mia moglie, tra le sue labbra vaginali e premere dischiudendole con potenza e delicatezza, allargarle con la grossa cappella quasi con timore, mettendole in tensione e dilatazione forzata fino all'inverosimile intorno ad essa. Fu questione di secondi, attimi, lui spinse in avanti e la penetrò lentamente, deciso a farsi strada fino in fondo.
Osservai il suo grosso cazzo nero scomparire fra le labbra vaginali e bianche di mia moglie, mentre le sue mani scure aperte sui suoi fianchi le sollevarono il bacino. Luisa sussultò e gemette nell'avvertirlo entrare in lei, piegò il capo indietro ansimando, sollevandosi con il tronco verso lui per reazione, gettandogli le braccia al collo e stringendosi con le gambe intorno alla sua vita. Probabilmente le aveva toccato l'utero ... procurandole un piacere solitario e brutale. Non capì più nulla e iniziò a scuotersi allargando di più le gambe e mentre io di fianco l'accarezzavo e baciavo con la lingua in bocca, lei stringeva Oluwa a sé...
La baciavo sul collo e sulle labbra e le piaceva essere chiavata da lui e baciata da me contemporaneamente...sussurrandole parole dolci e belle frasi d'amore...non volevo che vivesse quell'amplesso come una esperienza sporca.
Oluwa a volte guardandomi come a ricercarne il permesso per continuare, la possedeva con dolcezza e passione proprio come gli avevo detto di fare. Godeva Luisa, godeva come mai aveva goduto, con quell'asta nera dentro di lei che le batteva sull'utero facendola smaniare. Lo stringeva a sé, arrivando nel piacere del primo orgasmo, mentre la baciavo in bocca a morsicarmi il labbro, facendomelo sanguinare. Tra il desiderio di lui e di godere e l’astinenza che aveva avuto con me non capiva più niente, ansimava e gemeva con quel nero. Capii che era il momento di rendere tutto reale e farle amare veramente un nero, mi tolsi davanti al suo volto e la lasciai completamente a lui che a un mio cenno chinatosi su lei, la baciò sul collo, sul viso e sulla bocca con quelle labbra sporgenti, grosse e carnose, che lei non rifiutò, ma anzi in quello stato eccitatorio succhiò contraccambiando quel bacio sconcertante e proibito.
Dal piacere la vidi far scorrere le unghie sulla sua schiena, con pressione, rigandogli la pelle nera, graffiandolo ...mentre la fragranza del suo profumo, con il caldo, il sudore e l'eccitazione evaporava dalla sua pelle spandendosi piacevolmente tra noi.
Iniziò a godere forte, a soffiare come fanno gli animali in calore quanto vengono montate dai loro maschi, apriva e chiudeva gli occhi, lo osservava e li richiudeva, mentre anch'io eccitato al suo fianco a un desiderio irresistibile, lo tirai fuori iniziando a masturbarmi. Quello che vedevo io e provava lei, era spettacolare, meraviglioso per tutte e due, seppur in modo diverso, lei da attrice amante e io da spettatore di quell'amplesso morboso.
Da come godeva, non sembrava nemmeno lei, non aveva mai fatto così, gemeva e soffiava e lo stringeva a sé con le braccia e con le gambe stretto e adeso su di lei, mentre io osservavo i suoi arti bianchi avvinghiare e avvolgere quel corpo nero.
Lei ...che non poteva tollerare le persone di colore, ora era lì a godere di un nero che fino a poco prima il suo contatto fisico la infastidiva. Quando dischiudeva gli occhi, aveva le pupille lucide quasi dilatate dal piacere. Lui gli passò il braccio sotto intorno alla vita, la strinse forte e la tirò a sé sollevandola quasi di peso dal materasso, tenendole il bacino alzato solo con la potenza del cazzo dentro la vagina, mentre lei godente si concedeva gemente a lui...era strabiliante, stupefacente osservarli.
Non diceva nulla Oluwa, ogni tanto mi osservava con il suo viso sudato e grottesco, gli occhi bianchi grandi e sbarrati, il naso largo e appiattivo sul volto e le sue grandi labbra, carnose e sporgenti. Eccitato anche lui iniziò a possederla con foga animalesca, era la prima volta in vita sua che chiavava una donna così bella e bianca per giunta e per di più sua datrice e moglie del suo capo, la bionda e riverita signora Luisa. Lei oramai godente era accondiscendente e remissiva sotto di lui, ai suoi baci carnosi, in un miscuglio di sudori e salive, tra le sue braccia a godere, lei che non poteva sopportare i neri era lì godente a farsi chiavare da un nero africano. Impensabile fino a poco prima una cosa del genere, per lei e per me.
Scorreva sul suo corpo con le dita lunghe e nere, mentre le labbra si aprivano come ventose sui capezzoli rosa succhiandoli. La sua lingua rossa leccava il suo corpo, lasciando come un veleno erotico una lunga scia di saliva sul seno, sul collo, sul viso che la intossicava sessualmente. Io eccitato, svuotato da ogni altro pensiero, osservandoli mi masturbavo. Luisa vinta dai sensi, esplose in un altro orgasmo, più violento del primo, agitò il capo a destra e sinistra mentre con le dita stringeva e tirava il lenzuolo sotto di lei come se dal piacere volesse strapparlo. I suoi occhi erano sbarrati, increduli, fissi sul viso del nero, sulla sua bocca sporgente e bizzarra, sui suoi occhi grandi e bianchi. Ansimava mentre il lungo fallo di carne dura e nera, scivolava pulsante dentro la sua figa bianca, allargandola sempre più al suo passaggio e a ogni corsa le grandi labbra si divaricavano e cedevano la loro strettezza ed elasticità, diventando larghe e dilatate, ma sempre tese, gonfie e piene di piacere.
Urlò che stava venendo avvertendo i suoi colpi fortissimi e profondi, che, facendo cigolare il letto la sollevavano dal materasso, percuotendole l'utero in continuazione, originando una vibrazione di piacere mai provato in tutta la pelvi.
Oluwa incominciò a muoversi veloce e lei iniziò un lungo gemito di piacere come una cantilena intervallata e interminabile:
“Aaah-hhaah-ahhah-aahahh-ahah-ahhah-ahaaaaa!!!! Continua, lunga e infinita, interrotta tra essa dal movimento dei colpi del fallo sulla cervice uterina mentre era avvolta dall’orgasmo. Fu come se esplodesse qualcosa in lei e devastasse al suo interno la moralità e la sua avversione per la gente di colore. Anni di astinenza si manifestavano in una deflagrazione di godimento nell'avvertire quella carne nera e viva dentro lei. Come preda di un raptus orgasmico, lo baciava e gli succhiava le sue grandi labbra carnose, cercandole con la lingua, accarezzandogli i capelli cortissimi e ricci. Era un momento di godimento e delirio sublime per lei e per me di ebrezza e piacere intenso. Nell'aria si sentiva solo l'ansimare del suo strano godimento, continuo, ininterrotto di quel suono sobbalzato, di quel canto traballante:
“ Aaah-hhaah-ahhah-aahahh-ahah-ahhah-ahaaaaa!!!! E i suoi: “Siii!! Siiiiiiiiiii!!!!!! Siiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!” Sssssssssssssssiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!”
Urlati senza vergogna, ed erano quelli di mia moglie, la mia signora che si stava facendo chiavare da un uomo di colore, non contro la sua volontà, ma contro la sua morale, le sue idee e convinzioni sociali e la sua appartenenza politica ... e tutto questo mi eccitava di più.
Non era solo un piacere fisico il mio, ma soprattutto cerebrale. In quell’amplesso bicolore vedevo il suo modo di pensare e di essere, cedere e sottomettersi al fallo di Oluwa. Osservare le sue grosse mani nere stringere le mammelle bianche di mia moglie era adrenalina pura, il cuore mi arrivava in gola ed era tachicardico e godevo a quella visione. Per la prima volta mi accorsi che più che fisicamente stavo godendo cerebralmente nell’osservare chiavare mia moglie da un altro. Perché era la prima volta che lo faceva con un uomo che non ero io, perché io la osservavo godere, godendone assieme a lei…e perché lui era un nero, una persona con cui per niente al mondo si sarebbe mai concessa...
Gemeva, si dimenava, si scuoteva, non so quanto tempo passò se pochi o molti minuti, ma il piacere fu enorme, il mio, quello cerebrale e il suo quello fisico. Li vidi stretti in un bacio e un abbraccio scellerato e sacrilego per lei, con i corpi sudati e avvinghiati tra loro, il bianco sovrastato dal nero, mentre lei sudata, spettinata e rossa in viso godeva ansimante. Era impressionante osservarla. Sono certo che lui sarebbe durato ancora, ma le feci segno di terminare e con colpi veloci e profondi che le urtavano la cervice uterina, scuotendola e dondolandola su e giù sul letto di bambù, gridando le fece avere ancora un orgasmo, forte, brutale, violento e profondo e poi veloce lo tirò fuori appoggiandolo sopra i peli della figa bagnata, ampia e dilatata, lungo, nero e lucente dei suoi umori di piacere, sborrando con getti potenti che arrivarono a colpirla sul seno e in gola. Io inginocchiato sul letto ad assistere, non resistetti e incontrollatamente contorcendomi su me stesso, venni, gemendo assieme a lui e a Luisa.
Al termine, spossata ed estasiata, tremante si voltò sul lenzuolo, girandosi di fianco, dandoci la schiena, senza neanche preoccuparsi di pulirsi dello sperma. Quel tempo infinito era terminato.
Feci cenno a Oluwa di rivestirsi e andare via senza dire nulla.
“Ora vai! Lasciaci soli, ci rivedremo domani mattina.” Gli sussurrai.
Si mise in ordine e uscì tra il silenzio e il buio, mentre Luisa voltata, ci dava le spalle. Ritornato mi sdraiai al suo fianco, dietro lei, mi avvicinai e l'abbracciai baciandola sulla schiena e accarezzandole i capelli sudati, senza dire nulla. Restammo così non so quanto tempo, era in una fase di estasi particolare e riflessione, non sapendo se di estraneazione e dissociazione o accettazione di quello che era accaduto e non volevo interromperla.
Non le dissi nemmeno di andare su nella nostra camera, restammo lì accaldati e sudati su quel lenzuolo umido di sudore, dove lui l'aveva posseduta e ci assopimmo.
Mi risvegliai che albeggiava, non la trovai a fianco a me, mi alzai e guardai in giro, non era nemmeno in soggiorno, poi sentii lo scroscio della doccia al piano di sopra, salii e la vidi dietro la tenda, nuda, bellissima, candida, lavarsi e mi soffermai a osservarla.
Uscì tutta bagnata e prendendo una asciugamani appeso mi passò davanti dicendomi:
” Non la fai tu la doccia?”
Non una parola su quello che era accaduto, non ne voleva parlarne, la conoscevo, faceva sempre così quando non voleva discutere di qualcosa. Ma in un certo senso era positiva la sua reazione. Quasi contento, mi infilai al suo posto e mi lavai anch’io. Quando uscii lei era già a letto, nel nostro letto che dormiva o fingeva di farlo. Mi sdraiai al suo fianco, il suo respiro era ancora agitato e in silenzio le presi la mano, non dicemmo nulla, conoscendola sapevo che non era il momento di parlare, era il nostro modo di superare le incomprensioni. Restammo così assopiti ancora un paio d'ore. Poi mi alzai e mi vestii, perché sarebbe passato a prendermi Oluwa e non volevo che entrasse in casa e quindi l'aspettai in strada.
Quando arrivò salii in auto: “Andiamo in ufficio!” Esclamai.
Lungo il percorso ci fu silenzio, non disse nulla, vedevo che mi osservava dallo specchietto interno, ma quasi all'arrivo mi chiese:
” Si è arrabbiata con me la signora Luisa?”
“No!” Risposi: “Anzi le è piaciuto moltissimo, è molta soddisfatta di te, ma non ne devi parlare assolutamente con nessuno e soprattutto con lei, devi comportarti con la signora Luisa come se non fosse successo niente, puoi scherzare, chiacchierare e soprattutto rispettarla e mai accennare a quello che è accaduto ieri sera. Capito?!” Dissi con voce severa.
“Si!... Si! Ingegnere stia tranquillo, farò come dice lei.” Rispose.
“Bravo!” Esclamai: “E vedremo se ti inviterà ancora a cena.” Mormorai con allusività sorridendo tra me, e andammo in ufficio.
Quando tornai a casa che ci rivedemmo, io e Luisa non ne parlammo, pranzammo come se non fosse successo niente, anche quando rivenne Oluwa a prendermi alle 14.00 che si rividero sull’uscio, lui la salutò educatamente:
” Buongiorno signora Luisa!”
E lei rispose al saluto, come se non fosse accaduto nulla, quello era il nostro meccanismo di difesa per riprendere la vita di prima, come se niente fosse successo. Anch'io avevo riflettuto, ma non provavo rimorso né pentimento per quanto avvenuto, solo soddisfazione, non mi sentivo in colpa. Tutto si era svolto all'improvviso, nella mia esaltazione ed eccitamento, la situazione mi era sfuggita di mano, senza poterla controllare e avevo offerto incoscientemente mia moglie a un ragazzo di colore, un nero, ben sapendo che lei non gradiva quel tipo di persone, consentendo che fosse posseduta per la prima volta da un altro che non ero io.
Io però vedevo quell'amplesso solo come una trasgressione sessuale e niente più. Amavo Luisa e l'avrei amata ancora e sempre e accettavo l'accaduto come una elusione della routine quotidiana africana. Anche verso lei che era mia moglie e lo sarebbe stata sempre, non avevo tormento non avendo fatto ai miei occhi nulla di male e di sporco, aveva goduto, era stato bello e piacevole e che fosse un nero a procurarle quel piacere per me era solo un dettaglio. Solo dopo tre giorni ne parlammo, sempre a cena, iniziò lei dicendomi all'improvviso:
” Ettore! ...Provo disagio, vergogna e rimorso verso me stessa e verso di te per quello che è accaduto! “Mormorò.
La capivo, era dispiaciuta, ma io non potevo farmi vedere pentito con lei.
“Amore, non è accaduto nulla di ignobile!” Risposi prendendole la mano.” È stata solo una parentesi trasgressiva della nostra vita, che abbiamo avuto e potremmo riavere, ma non è successo niente di osceno, da vergognaci o d'avere rimorso, siamo ancora qui io e te e io ti amo ancora più di prima... non è successo niente d'irreparabile.” La confortai.
“Anch'io ti amo!” Replicò lei aggiungendo: “Ma perché hai permesso che accadesse se io non volevo?”
“Per lo stesso motivo per cui tu hai permesso che continuasse e non l'hai fermato amore!” Risposi:” ...È stato un susseguirsi di emozioni e sensazioni, sfociate in eccitazione ed esaltazione, proprio come è capitato a te che ti è piaciuto e ti sei lasciata andare. Ero eccitato...” Risposi e approfittando della sua disponibilità a parlare e ad ascoltare aggiunsi: “Quello che è successo è stata solo una trasgressione, un diversivo e non cambia nulla che lui fosse bianco o nero e non ci trovo nulla di male che hai avuto un amplesso con lui...” Le dissi. “Io ho accettato quello che è accaduto e vorrei che l'accettassi anche tu, senza rimorsi e colpe.” Non mi rispose, ci fu una lunga pausa silenziosa, rotta dalla sua voce:
“Ma io sono impensierita, anche perché è avvenuto, senza protezione! “Dichiarò esternandomi la sua preoccupazione, aggiungendo quasi sottovoce:” Le malattie...è un nero...” Sempre tenendole la mano le spiegai: “Anche se non protetto, non ha malattie, ho visto tutti i suoi esami ematici arrivati in ufficio giorni fa… È sano come un pesce. I rischi possono esserci anche con un bianco o solo alimentandosi qui o a dare un bacio sulla guancia a Yoann. Ma la compagnia ogni sei mesi pratica gli esami del sangue, oltre che a noi anche a loro, di tutti i tipi e quelli di Oluwa sono tutti negativi stai tranquilla, se così non fosse stato e non l'avessi visti con i miei occhi, non avrei permesso nemmeno che ti toccasse. Loro sono neri di un altro livello in confronto a quelli che incontriamo per strada e stai tranquilla che in Italia nessuno saprà mai che sei stata sessualmente con uno di loro.” Dichiarai.
Mi sorrise e tirò un sospiro. “Ora però non parliamone più, viviamo la nostra vita come prima, quello che è successo prendiamolo come un sogno, che secondo come si vive e affronta può essere bello o brutto. Dissi allungandomi verso di lei e baciandola sulla guancia:” Niente colpe e rimorsi amore! Per nessuno!”
“Ti ammiro Ettore!” Rispose osservandomi con orgoglio:” Sei sempre così forte tu ... sai sempre rassicurarmi, tranquillizzarmi, ti voglio bene! Ti amo, non saprei vivere senza di te… e sarai sempre il mio uomo!” Sussurrò.
Quelle parole, dopo quello che era avvenuto mi inorgoglirono, furono le parole più belle che mi disse in vita mia e mi commossero. Noi eravamo sempre stata una coppia particolare, diversa dalle altre e lo dimostravamo anche in quella circostanza e quelle sue parole furono un'accettazione implicita e silenziosa.
Nei giorni seguenti tutto procedette come prima, a parte un indolenzimento vaginale che ebbe i primi giorni seguito a quel rapporto. In quel momento di esaltazione e piacere non ci avevo pensato, ma gliela aveva allargata per bene Oluwa. Nella farmacia francese del centro di Island Victoria, acquistò delle creme e delle lavande vaginali che la disirritarono e le tolsero il fastidio.
Passò ancora una settimana e dopo un ennesimo sopralluogo all'oleodotto, quando tornai visto che erano giorni che ci pensavo le chiesi sorridendo: “Domani mi fai gli agnolotti?!”
C'era un malizioso sottointeso in quella mia richiesta. Lei mi guardò attenta, fissandomi negli occhi, esclamando: “Se vuoi ?!”
“Io voglio e tu!?” Chiesi.
Esitò ancora e sospirò: “Anch'io!” Rispose sorridendo.
“Invitiamo anche Oluwa? “Dissi all'improvviso. Mi osservo con uno sguardo complice e quasi vergognandosi sorridendo fece cenno di sì con il capo senza parlare.
“Allora domani vai con lui a fare la spesa.” La sollecitai.
Lui nei nostri confronti, non disse mai una parola fuori posto né a lei né a me, si comportava correttamente come se niente fosse accaduto, la rispettava e riveriva. Soltanto quando pensava di non essere visto, la osservava con desiderio e se avvolte i loro sguardi si incrociavano, lui distoglieva subito il suo da quello di Luisa in segno di timoroso rispetto. Questo modo di fare ed essere di Oluwa, ci faceva sentire moralmente puliti a me e mia moglie.
Lo rifacemmo anche dopo quella cena, oramai era l'ultimo mese che restavamo in Nigeria, il sesto. Dopo la cena e il ballo con Oluwa che fu più scherzoso e libertino del precedente e disinvolti anche dal vino bevuto che con il caldo aumentava l’effetto di disinibizione, finimmo di nuovo nella camera da letto degli ospiti, al piano terra. Quella volta Luisa non si sentì mancare, tutt’altro e si lasciò trasportare non opponendo resistenza nemmeno verbale; mentre baciandola sul collo e accarezzandola la spogliavamo. La facemmo restare completamente nuda in piedi davanti a noi. Si vergognava tantissimo ad essere osservata da lui, stringeva le gambe e con una mano si copriva il sesso, mentre con l’altra con mano e avambraccio il seno in segno di protezione. Respirava ansiosa, turbata ed eccitata, ma non si opponeva e diceva nulla, il suo corpo bianchissimo era meraviglioso nonostante i quasi 54 anni d’età, con la sua pancetta, il suo sedere formato e tenero che leggermente cedente le abbassava un poco le natiche; e il seno pendente già eccitato con i capezzoli turgidi che cercava di nascondere. Non era il corpo di una trentenne, ma per Oluwa era meraviglioso, il massimo, era di una signora bianca e poco gli importava l’età e la forma.
La feci sedere sul bordo del letto, tra di noi, tra il bianco e il nero, tra il suo vecchio marito e il suo giovane amante e mentre io la baciavo nuovamente sul collo e sul viso sussurrandole frasi bellissime:
” Sei bella! Sei la mia regina! Ti amerò sempre!”
Lui nella penombra le accarezzava le mammelle e il ventre con la sua grossa mano nera dal palmo chiaro e dalle unghie chiarissime che risaltavano assieme alla cute pallida di Luisa. Correva sulla sua pelle facendola fremere, mentre io baciandola e passandole il braccio sulle spalle, dietro il collo, la tiravo indietro a schiena in giù assieme a me sdraiandoci sul letto. Lui si chinò tra le sue gambe, inginocchiandosi davanti e divaricandole infilando la testa tra le cosce iniziò a baciarle e leccarle la figa come aveva già fatto la volta precedente.
La sentivo eccitata fremere:” Ti piace !?” Bisbigliai all'orecchio mentre era sdraiata affianco a me che l’accarezzavo.
“Siii!!” Rispose affannata, lasciandosi baciare sul collo e mentre lui continuava con le sue labbra carnose e la grossa lingua a leccare e succhiare la figa di mia moglie, io continuavo a sussurrarle frasi dolci da innamorati: “Ti amo sempre!... E tu!?”
“Anch’io!” Rispondeva con la voce bassa rotta dal piacere mentre la leccava.
“Voglio vederti godere, partecipare all'amplesso con Oluwa, lasciati andare!” Le dicevo mentre lui le allargava di più le gambe per arrivare meglio a infilare nel suo interno peloso e roseo la sua grossa lingua rossa. E mentre la baciavo, lo vidi smettere di leccare e alzarsi con il suo cazzo perfetto, dotato e oscillante dalla durezza e lunghezza.
“Guarda!” Dissi a Luisa facendola tirare su con il capo a osservare il suo cazzo d'ebano colpito dalla luce del soggiorno. Ansimante e sudata lo osservò con disorientamento e sorpresa e probabilmente con preoccupazione e desiderio.
“Vieni!” La esortai tirandola su con il tronco. “Toccalo!”
Lei allungò il braccio esitante, ma senza farselo ripetere lo prese in mano. Vidi che lo strinse e chiuse gli occhi mentre lo faceva. Lo desiderava.
“Dagli un bacio!” La esortai. Lei si voltò stupita e mi guardò mentre io teneramente le accarezzavo sulla fronte i capelli attaccaticci dal sudore spostandoli di lato. “Si! Baciaglielo!” Ripetei eccitato dondolando il capo in nodo affermativo e dandole un bacino sulla guancia.
Lei si voltò verso lui e porgendo il busto con le mammelle gonfie e pendenti in avanti, esitante allungò il collo e lo baciò sulla capella. Ero felice di quell'atto, per vari motivi, primo perché quella situazione mi piaceva ed eccitava mentalmente oltre che fisicamente, poi perché lei mi ubbidiva e mi faceva sentire artefice e importante di quello che chiedevo e faceva, poi quel bacio era un atto di sottomissione a me, alla mia volontà, ma soprattutto tutti i neri che lei aveva sempre mal tollerato e diceva che le facevano paura, ma soprattutto a lui … a Oluwa un nero che mal sopportava.
Dopo aver posato le sue labbra rosa su quella cappella violacea, gonfia e dura, sempre più accalorato la esortai ancora: “Leccalo! Leccalo ora amore!” Sussurrai, mentre lei con le labbra ancora vicine al suo glande eccitata anch’ella, non se lo fece ripetere, si avvicinò di più tirando fuori la lingua, dando una leccata da sotto la cappella verso l’alto, dal cosiddetto filetto in su, sul meato uretrale. Non contento, agitato e ansimante la incitai: “Ancora! Leccalo un po'!” Mormorai mentre Oluwa fermo e impassibile con la sua sbarra nera rivolta sul suo volto osservandola dall’alto in basso la lasciava fare.
Ne diede un'altra allo stesso modo, dal basso in alto, sempre tenendo quell'asta nera con la sua mano sinistra pallida e piccola che risaltava sulla pelle nera del suo cazzo, assieme alla nostra vera nuziale che aveva al dito anulare. Ne diede un'altra e poi ancora una e un'altra ancora. Poi eccitata, ansimante e fremente con la lingua fuori, con un'espressione volgare come mai aveva avuto, si cacciò con la schiena indietro sul materasso sdraiandosi e ansimando.
“Lo vuoi?... Vuoi essere chiavata da lui? Vuoi che ti chiavi Oluwa, questo bel negro che hai davanti!?” Mormorai.
“Siii!” Siiii! Siiiiii!! Fu la sua risposta quasi eccitata.
Feci cenno a Oluwa di spogliarsi nudo e appena lo fu un altro cenno di prenderla e chiavarla e avvicinandosi lentamente si inginocchiò sul materasso e si abbassò su di lei puntando il glande della sua asta fluttuante verso la fessura ormai vogliosa e palpitante di mia moglie. Quella volta vidi bene, l’appoggiò sui peli radi che oramai tendevano a ingrigirsi e diradarsi con l’età, appoggiandola tra le grandi labbra e le piccole, mentre lei sdraiata e smaniosa, ansimante, guardando il soffitto attendeva di essere penetrata.
Sapeva come fare Oluwa e oramai aveva il mio permesso e tacitamente il consenso di mia moglie di chiavarla, premette spingendo in avanti il bacino e fu eccitante osservare le labbra vaginali di Luisa divaricarsi alla pressione e ricevere il glande di Oluwa seguito da tutto il resto che scomparve dentro di lei.
Subito si abbassò con il tronco e si sdraiò su di lei penetrandola completamente fino all’utero, facendola sussultare nell'avvertire entrare in lei l'asta nera. Per reazione Luisa l’abbracciò e lo stesso fece lui iniziandosi a muoversi e a baciarla sul collo, fino alla bocca con la lingua cominciando a chiavarla.
Quella volta nonostante la mano di mia moglie mi cercassi non intervenni, la lascia sola, tutta a lui, come se io non ci fossi, ma ero lì vicino a masturbarmi osservandola godere, stringerlo e baciarlo in volto e sulla bocca.
Ci fu un rapporto sessuale intenso e profondo, molto lussurioso e libidinoso, con lei partecipe e consenziente per sua scelta, era bellissimo ed eccitante come il primo se non di più, a un certo punto ritirò la mano che tendeva verso me e l’appoggiò sulla schiena a lui. Fu un amplesso eccitante, con lei che ad occhi chiusi l’abbracciava e muoveva il bacino verso di lui come se volesse chiavarlo anche lei, cosa che in trent’anni di rapporti sessuali con me non aveva mai fatto. Dopo circa un quarto d’ora e di sbattimento sul cuscino della testa e dei capelli di mia moglie a destra e sinistra, mugolii, gemiti e graffiate sulla sua schiena, le feci cenno di terminare, la stava facendo godere troppo e sembrava impazzita Luisa. Diede spinte profonde facendola godere ancora e poi Lo sfilò lungo e duro come una scimitarra da dentro di lei eiaculandole virilmente addosso.
Quella volta nei movimenti e nello sfilarlo ebbi modo al termine di vedere bene la sua vulva e vagina, era molto dilatata che quasi mi fece impressione, aveva un enorme foro a cerchio di carne e peli chiari tra le cosce, da dove si intravvedeva il suo interno vaginale corallino, che per fortuna poi si rilasciò unendosi di nuovo pur non ritornando mai più come prima, restandole perennemente dilatata. La sua vagina aperta emanava un forte odore di sesso causato dalle secrezione e dagli umori vaginali del suo godimento, dagli ormoni e dal ph modificato dovuto alla lunga astinenza precedente e che si spandeva nell’aria vicino ed entrava pungente nelle narice, un misto di ammoniaca, selvatico e sudore, che nonostante il fastidio Oluwa sembrava apprezzare.
Al termine del rapporto sessuale, quando sudata, ansimante e sporca di sperma sul torace e sul collo si accasciò sul lenzuolo dandoci le spalle, non mandai via Oluwa , ma lo lasciai a letto sdraiato con noi ,ad accarezzarle e baciarle dolcemente la schiena. Non so per quanti minuti lo fece, se cinque-dieci o venti, mentre io facevo lo stesso sui capelli e tirandoglieli su tutti sudati, la baciavo sul collo, dicendole parole tenere.
Dopo oltre mezz'ora si girò, mi guardò e osservò lui al suo fianco che nudo le sorrideva. Fu lì che io ordinai a mia moglie come un padrone:
“Alzati e fai il the a Oluwa.”
Mi guardò incredula in silenzio, poi abbozzò una forma di sorriso, si alzò nuda, sudata e spettinata dall’amplesso, mentre la luce della lampada si rifletteva sulla sua pelle umida facendola brillare e ottemperando alla mia richiesta che era più un comando, gli preparò il the. Ci alzammo anche noi e ci sedemmo a tavola in soggiorno, lui era felice con la sua asta nera, lunga e ormai penzolante, e osservava sempre Luisa mentre ci serviva il the, gli piaceva davvero molto mia moglie e a me eccitava, soprattutto che le facesse la serva. Da come la osservava e rispettava, credo che lui forse se ne era innamorato.
Quella volta appoggiando la mano sulla sedia battei sopra la seduta dicendole:
“Siediti qui con noi amore!”
Lei lo fece, si sedette. Eravamo tutte e tre nudi a tavola, sudati che ci guardavamo a vicenda sorseggiando il the. Io guardavo mia moglie e Oluwa che osservava me ma soprattutto lei, e Luisa con la tazza davanti la bocca tenuta a due mani a nascondersi il viso, che scrutava tutte due. Ci sorridevamo. Poi dissi a Oluwa:
” Sarà meglio che ti fai la doccia qui, perché se arrivi a casa così, con il profumo di mia moglie sulla pelle, la tua consorte chissà cosa dice!”
Lui rise rispondendo: “Si è meglio! ...” E sorridemmo tutte e tre.
Bevuto il the Luisa si alzò dicendogli:” Vieni! Ti faccio vedere dov'è la doccia!” E l'accompagno spiegandogli dov'erano gli asciugamani. Poi torno a tavola, si sedette vicino a me, ci guardammo a lungo senza parlare, senza dire nulla, io mi allungai verso lei e la baciai sulle labbra e lei fece lo stesso, si avvicinò a me lasciandosi andare, appoggiando il suo capo sulla mia spalla e l'abbracciai in segno di protezione e amore. A modo nostro eravamo tacitamente felici e ci amavamo.
Quando lui uscì e se ne andò, noi salimmo su nella nostra camera e ci facemmo la doccia e dopo esserci lavati ci mettemmo a letto a dormire stanchi e spossati, per me era come se il sesso l'avessimo fatto io e lei e non mia moglie con Oluwa.
Il mattino dopo uscii lasciandola a letto riposare. Quando tornai, salutandomi mi disse ridendo sull’uscio: “Sai stamattina cosa ha detto Yoann?”
“No dimmi! “Chiesi curioso: “E' entrata in camera e in bagno di sotto ed ha esclamato qualcosa in inglese tipo revolution...” E rise.
"Ha visto il disastro che c’era!” Dissi io sorridendo.
“Non ho fatto in tempo a riordinare, mi sono addormentata questa mattina e quando mi sono alzata era appena arrivata e andando in camera e in bagno ha esclamato: “Oohh!!! “
Ridemmo abbracciandoci. Può sembrare strano e incomprensibile, ma eravamo felici.
” Piuttosto.” Le chiesi io preoccupandomi per lei:” Ti fa male?” Visto i colpi che le aveva dato sollevandola letteralmente dal materasso con il cazzo nella figa.
“Un po' indolenzita, ma sto facendo le lavande ginecologiche che ho acquistato in farmacia. “Bene!” Risposi baciandola in fronte.
Tutto proseguì normalmente, con Oluwa ci rivedemmo ancora, per lavoro o per portare Luisa a fare acquisti o accompagnarci con altri colleghi in qualche gita nei dintorni, ma soprattutto in alcune sere per fare sesso con mia moglie, essendone diventato l’amante.
Poi finì il termine del contratto e dovemmo rientrare. Salutammo Oluwa abbracciandolo e facendole un bel regalo e lo stesso con Yoann.
“Tornerete?” Ci chiese lui.
“Non so!” Risposi:” Ma non credo, il nostro contratto è terminato.”
Con il dispiacere di lasciarlo e la felicità di ritornare in Italia a casa dai nostri figli e nipotini, partimmo. Arrivammo a Parigi e di qui a Milano e poi Torino, cambiando volo. Poi andammo e portammo abiti e stoffe locali a mia figlia e mia nuora e altri souvenir a mio figlio e mio genero, acquistando qui in Italia giocattolini ai nipotini. Restammo qualche giorno da loro vicino a Gallarate, dove Luisa fece la nonna e io mi dilettai in altre cose pratiche. Nostra figlia ci fece tutti gli esami del sangue specifici che risultarono a posto.
Tornati alla nostra città, sbrigammo le cose ordinarie, andammo in banca, dove la compagnia aveva versato tutto, con anche un incentivo per il lavoro svolto. La settimana seguente io andai negli uffici della compagnia a Torino, dove incontrai il Direttore d'Area che si congratulo con me.
“Allora tutto bene !?...Visto ingegnere! Lei è stato bravo come al solito!” Mi disse e tra i saluti e le strette di mano e mi chiese: “Allora ci tornerete?” Restai stupito da quella richiesta. “Ritornarci? “Ripetei. “Si! Come avrà visto lì il lavoro e lungo e continua e se non ritorna lei, dovrò inviare qualche altro con la sua qualifica, ma me lo deve dire entro domani o dopo. “Rispose.
Curioso domandai: “Ma quanto tempo resteremmo qui in Italia?”
“Quarantacinque giorni! ...Entro 45 giorni dovete rientrare a Lagos.
” Gli dissi che gli facevo sapere.”
Tornai a casa e ne parlai con Luisa.” Il D.A. Direttore d’Area, mi ha chiesto se vogliamo ritornare là!” La informai e la sua prima reazione fu:
“Come!?... Ancora? Ma siamo appena arrivati!”
“Si... mi ha detto che se vogliamo ritornare per altri sei mesi manda a me, se no invia qualcun altro. Ma non dovremo tornare subito, ma tra un mese e mezzo circa.” Precisai.
Restò in silenzio e mi chiese:” E tu cos'hai risposto?”
“Niente, prima volevo parlarne con te! ...Non so! ...Il guadagno e ottimo e tutto sommato la stavamo bene, casa e tutto il resto. Solo che bisogna dare una risposta entro domani per la mia eventuale sostituzione temporanea o definitiva. Tu cosa pensi? “Chiesi girando la domanda a lei: “Sei stanca, sei dimagrita, sopporteresti ancora sei mesi?”
“Oh se è per questo li sopporterei ... l'importante è essere con te.” Ribatté.
Ci guardammo in silenzio eravamo indecisi volevamo ritornare e non volevamo:
” Bisogna che entro stasera, massimo domani mattina decidiamo! Gli devo dare una risposta! “Dissi.
“Ma sarebbe di nuovo là? Stesso posto?” Domandò lei.
“Si, stessa città, stessa casa, stessi luoghi di lavoro per me o lì vicino e per te stessa routine e conoscenze. “
Quella sera a cena parlammo. Iniziai io perché lei era silenziosa:
“Certo che oramai sappiamo com'è là, cosa ci aspetta e quindi siamo preparati, non c'è più la sorpresa di ritrovarsi con delle novità, conosciamo il clima, le piogge, la vita come si svolge e tutto il resto.”
“Si però qui abbiamo i figli e i nipotini...” Esclamò lei sentendo il richiamo di essere mamma e nonna.
“Vuoi fare la nonna qui ?!” Chiesi io ridendo.
“No! Ma a volte mi mancano, anche quando ero là pensavo sempre a Lisa e Roby, a tutta la famiglia.”
“Anch’io!” Risposi:” Mancano anche a me quando sono là, ma lo facciamo per loro!”
“Certo che guadagni bene laggiù! Se resti qua quanto prenderesti?” Domandò. “Se resto qua torno a lavorare in agenzia a Torino per 4000 euro al mese!” Risposi.
Lei mi osservò senza dire nulla. Mia intenzione nascosta era ritornarci anche per continuare quello che avevamo sospeso e fui io a rompere il ghiaccio.
“Altri sei mesi potrei farli, se tu non te la senti vado da solo?” La informai.
“No! Se vai tu vengo anch’io, voglio stare con te almeno gli anni della pensione.” Rispose.
“Ma te la senti di ritornare per sei mesi.? “Chiesi non vedendola molto entusiasta.
“Si! Con te si!” Rispose.
E allora dimmi. “Cosa facciamo? ... Andiamo? ...Confermo?”
Lei seriosa annui con il capo:” Ma solo altri sei mesi e poi basta!” Precisò mettendola come condizione.
Fui d'accordo. “Bene domattina informo il D.A., intanto lo diremo anche ai figli che ritorneremo altri sei mesi.
Il giorno dopo avvisai la compagnia che fu felice che restassi, li informai che sarei tornato con mia moglie e furono d’accordo, poi lo dicemmo ai figli che subito tentennarono, ma poi accettarono facendo meno resistenze della volta prima. Demmo una parte consistente di quei soldi ai ragazzi, come aiuto finanziario alle loro esigenze.
Luisa su mio sollecito fece pure una visita ginecologica di controllo approfondita, con tampone vaginale, vetrino ed ecografia. Il medico la trovò a posto, solo dilatata e con le mucose vaginali un po' asciutte dovute alla post menopausa e all’età. Le chiese se avesse ancora rapporti sessuali e lei confermò, anche se saltuari, allora le diede una crema per inumidire e ammorbidire le mucose e favorire il rapporto sessuale senza creare attrito sulle mucose vaginali.
Passammo quei 45 giorni tranquilli e felici, mai una volta parlammo di Oluwa o di quello che era successo, pareva che l'avessimo rimosso. Andammo anche a Roma in vacanza per una settimana, a San Pietro e altri posti, sembravamo sposini felici che festeggiavano l’anniversario. Poi i giorni seguenti girammo per Torino facendo spese e preparandoci con calma anche di quello che ci sarebbe servito laggiù, ma senza la fretta dell'ultimo momento. Salutammo amici e conoscenti, soprattutto Luisa, che fece anche salotto invitando le amiche al the e raccontando a loro, curiose, da buone signore borghesi, le bellezze dell'Africa nera, omettendo ovviamente alcuni particolari personali.
Come scrivevo sopra, non parlammo mai di Oluwa, solo quando fummo all'aeroporto di Parigi, tra il cambio d'aereo nel terminal le dissi: “Compra qualcosa per Oluwa e per sua moglie!” Lei mi guardò accondiscendente e rispose subito:
“Cosa prendo?”
“Ma non so...per lui un necesse da barba, bagno doccia, dopo barba e profumo e per la moglie un profumo e un foulard europei che le piaceranno senz'altro.”
Entrammo in una profumeria e acquistò tutto facendo fare due pacchetti distinti. Durante il viaggio la informai:” Bisogna che chieda alla compagnia di assegnarci nuovamente lo stesso personale di prima, e non è detto che sia libero... e lo facciano.”
Lei non rispose, continuò a leggere la sua rivista come se non le interessasse.
Il giorno dopo dell’arrivo, chiesi all'agente, che visto che lo conoscevamo e ci fidavamo, se potevamo avere assegnato lo stesso personale precedente. Lo chiesi come un favore personale e anche se Oluwa era adibito ad altre persone, c'è lo assegnarono.
Quando ci vide Oluwa fu molto felice che eravamo tornati, allegro, ci abbracciò e Luisa le diede i regalini:” Questo è per te e questo per tua moglie! “Le disse.
“Grazie signora Luisa! Grazie!” Ripeté più volte felice, trattandoci sempre con rispetto e reverenza.
In breve riprendemmo la vita di prima, in tutti i suoi aspetti, professionali, sociali e di piacevolezza, quella volta preparati e più organizzati su tutto e dopo una decina di giorni, ritornammo a invitare Oluwa a cena e Luisa dopo una breve resistenza dovuta alla sua morale, acconsentì e iniziò ad avere nuovamente rapporti sessuali con lui.
È inutile dire che le piaceva essere posseduta sessualmente da quel ragazzo nero. Non era più apprensiva, ma partecipava, iniziò ad avere anche rapporti orali, imparando a suonare quel piffero nero prima di ogni rapporto, come aveva fatto il viaggio prima.
Una sera li vidi in piedi tutte e due, nudi, abbracciarsi baciandosi, era fantastico vedere mia moglie con lui, quel nero che era diventato il suo amante, il suo oggetto sessuale, il suo “big bamboo” come erano chiamati là i giovani neri che si univano sessualmente e soddisfacevano le donne bianche mature. Il suo corpo pallido e diafano come la luna contro il suo scuro e nero come la notte. Era diventato il nostro giocatolo, l'amante nero di mia moglie e a volte scherzando le dicevo nel nostro dialetto:” Pensa se lo sapessero a Torino che hai l'amante nero! ...Le tue amiche, le ex colleghe e gli ammiratori del ballo!?”
“Oh no per favore, non dire queste cose. “Rispondeva seria. E ridevo del suo timore.
Il nostro gioco a tre, proseguì, con me arrivato al punto da prendergli il fallo nero in mano e accompagnarlo io sulla figa di mia moglie per penetrarla, come un porgitore fa con lo stallone durante la monta della giumenta, così io facevo con mia moglie. Quel porgerglielo e appoggiarlo sulle sue grandi labbra ormai dilatate e morbide, adattatesi alla sua misura sessuale perché la penetrasse, psicologicamente mi faceva sentire interprete e regista di quei rapporti.
Gli amplessi con Oluwa avvenivano due volte alla settimana, alla sera, dopo aver cenato e ballato. Notavo che a Luisa le piaceva farsi chiavare da Oluwa, ma anche chiavare, a volte aspettava con desiderio la sera della cena e ballando era lei a stimolarlo a prendere l’iniziativa di toccarla. La vedevo cambiare sessualmente e osservarla in quel cambiamento non solo sessuale, ma anche psicologico mi eccitava. Vederla nuda in piedi o sdraiata con lui, mi dava sempre nuovi e strani pensieri, fino ad arrivarmi a chiedere dopo qualche mese:
“Chissà se accetterebbe anche ad avere un rapporto anale con lui? …Non lo ha mai fatto...a me quelle poche volte che lo chiesti la sempre rifiutati fin da ragazza, non ha mai voluto, ma ora visto che si è creata questa intesa con lui con lui potrebbe essere diverso, le piace come chiava, si è un po' infatuata... e lui dovrebbe essere bravo anche a fare il culo ...glielo chiederò!”
Un giorno, più eccitato del solito (oramai quella era la mia sessualità, chiavare mia moglie tramite Oluwa o meglio masturbarmi mentre vedevo lui possederla) e preso da quel pensiero di vederla sodomizzata, in una pausa di lavoro chiesi a Oluwa:
“Hai già avuto rapporti anali Oluwa?” Chiesi. Lui mi guardò in modo strano:” Nel culo!” Specificai io. Rispose ridendo:
” Si in missione!”
“Ah! ... “Replicai sorpreso, precisando:” Ma intendo tu attivo a farlo? “
“Si! Si! “Rispose.
” Quindi sei capace? Sai come fare?”
“Si! Si! “E si mise a sorridere ambiguamente.
“Quindi se te lo chiedessi lo faresti?!” Domandai.
Rise ancora rispondendo di “Si!" Aggiungendo: “Quando vuole farlo ingegnere basta che me lo dica. Anche adesso!” E sorrise.
Restai sorpreso, aveva frainteso e ribattei subito:” Guarda che non è con me che devi averlo, ma con mia moglie, la signora Luisa!” Precisai.
“Ah!” Esclamò capendo e ridendo dell’errore, ribadendo:
“Si! Si! L’ho fatto anche con mia moglie! Mi piace farlo anche dietro” Seguitando subito: “Ma se vuole io lo faccio anche a lei.! So che a molti uomini bianchi piace!” Esclamò sempre ridendo.
“Ah me!? No grazie, non ho di questi desideri...” Risposi.
Ma quella disponibilità a incularmi, mi turbò e aggiunsi subito:” Per ora no! Più avanti vedremo! Ora mi interessa che lo fai alla mia signora, a mia moglie.” Lui rise e acconsentì.” Ma non devi dirglielo! Se no non vorrebbe praticarlo e direbbe di no. Lo devi fare durante un amplesso, una chiavata come diciamo noi italiani. Mentre la chiavi lo fai scivolare sull’ano, spingi e la inculi.” Precisai.
“Sull'amo? “Rispose lui. “Non su l’amo, sull'ano ...il buco del sedere, del culo!” Ripetei.
“Ahhh…sì sì! Si! Ho capito!” Non sapeva cosa significasse... ano.” Si giustificò. “Ma non devi farle male, devi essere dolce e lubrificarla bene con qualche crema, non voglio che provi dolore, ma solo piacere. Cosa usi con tua moglie?” Chiesi.
“Ora niente entra subito con lo sputo, ma prima all'inizio l'olio!”
“L'olio!... Che olio? “Domandai.
“Quello per cucinare.” Rispose.
“E va bene?” Chiesi.
“Si...sì...lo fa entrare bene.”
“Va bene allora, vada per l'olio da cucina anche per lei, preparatelo in una bottiglietta piccola che quando vieni a cena una sera proviamo, me lo dai e te lo metto aperto sul comodino. Ma ricorda, non subito, prima la devi chiavare e fare godere e poi la inculi. Ma devi essere veloce nel farlo e non farti accorgere. Capito? Non deve pensare e soprattutto capire che siamo d’accordo, devi fare come se fosse una tua iniziativa, io per quello che posso ti aiuterò, ma tu devi essere dolce ma deciso!” Gli raccomandai.
“Si!” Rispose contento probabilmente perché acconsentivo anche a fargli fare il culo a Luisa. Oramai ero un degenerato, mi eccitava il pensiero che la sua asta lunga e nera penetrasse nel culo bianchissimo e vergine di mia moglie e restammo d'accordo così.
Mi piaceva ed eccitava fare una sorpresa del genere a Luisa farle donare la sua verginità anale a quel ragazzo nero.
Una sera di metà periodo, dopo che oramai avevamo consolidato il nostro triangolo sessuale dopo la cena e il ballo, che erano sempre preludio di introduzione alla camera da letto e al rapporto sessuale che oramai Luisa non solo accettava e praticava con piacere, ma anche con passione e partecipazione e a volte desiderandolo e chiedendolo anche sfacciatamente, finimmo a letto ed ebbe un rapporto sessuale con lui , con me che partecipavo guardandola, baciandola e accarezzandola come al solito .
A un certo momento Oluwa guardandomi la fece girare e mettere a carponi, per chiavarla alla pecorina. Non visto allungandosi prese la bottiglietta dell'olio dalla tasca dei pantaloni, ne versò un poco sule dita e si lubrificò il cazzo, lo spalmò con accuratezza sul glande e sull'asta di carne scura, lunga, dura e lucida già di umori da fare impressione. Poi rifece lo stesso e fingendo di accarezzarle la figa dietro, le spalmò l'olio sull’ano, scoprendo che a lei piaceva farselo toccare e titillare con il dito, fu un lato di mia moglie che conobbi allora e che poi continuarono a praticare.
Inginocchiato dietro lei iniziò ad accarezzarle con la mano sporca dei residui d'olio le natiche allungandola anche sulla schiena, procurandole fremiti per tutto il corpo. Poi appoggiò le sue grandi mani aperte sui glutei pallidi, iniziando con i pollici a divaricare il solco tenero e carnoso di Luisa, fino a far apparire il suo foro anale, roseo, stretto e chiuso dalla sua verginità.
“Ferma Amore!” Esclamai vedendola muoversi sentendosi allargare dalle sue mani le natiche. “Ma che fa?! “Chiese sorpresa.
“Credo che voglia provare dietro.” Risposi io tranquillo.
“Come vuole provare dietro??” Domandò scandalizzata e preoccupata da quello che voleva farle.
“Si! Analmente!” Asserii.
“Ma è matto? ...No!... No! Non voglio lì...ci mancherebbe altro, mi fa male e poi non mi piace lì!” Esclamò. E mentre parlavamo lui, appoggiò il glande violaceo lubrificato e brillante d’olio tra il solco appoggiandolo sull’ano Vedendo la mia approvazione disse:
“No Ettore! Questo no! Non lo permetto. Mi fa male!” Ripeté visibilmente preoccupata e intimorita.
“Ma no stai tranquilla! Lo fanno migliaia di donne. Lascialo provare con calma, sarà senz'altro bravo e capace, se sentirai male smetterà!” Sostenni per rassicurarla.
“Noo! ...Lì no!” Ripeté agitata:” Oluwa lì non voglio!” Esclamò rivolgendosi direttamente a lui che guardò me e le feci segno con il capo di proseguire.
“Più ti agiti più sentirai male!” Replicai io baciandola sul viso:” Non avere paura, prova soltanto, non ti farà male stai tranquilla. Se sentirai dolore rinuncerà subito.” Ripetei ancora…” E vedrai che poi ti piacerà ...” L’incoraggiai.
“Io...io penso di non essere adatta per questo tipo di rapporto.” Balbetto Luisa confusa:” Non l’ho mai fatto e non mi piace lo sai!” Aggiunse, intanto che Oluwa le teneva le natiche divaricate con il suo fallo appoggiato sopra l'ano.
“Ma perché ti vengono in mente queste cose?” Esclamò agitata.
“Stai calma! Oluwa è bravo a sodomizzare mi ha detto che lo ha già fatto a uomini e donne e molte sue connazionali le ha iniziate ai rapporti anali. Te lo lubrificherà bene! Rilassati!” Ripetei abbracciandole il capo e baciandola sui capelli sudati e attaccaticci e sulla fronte, mentre in quella posizione le sue mammelle bianche pendevano dal torace sotto di lei dondolando. Lei non sapeva che fare.
Una volta puntato il glande sull’ano di Luisa, appoggiando le grosse mani sui fianchi Oluwa incominciò a spingere lentamente e a iniziare a penetrarla, trovando nonostante l’olio resistenza nel fare entrare la cappella nell'ano, dilatando le natiche maggiormente con le mani e spingendo più forte.
Ebbe un sussulto ...sbarrò gli occhi nel sentire spingere l'asta di carne viva e dura che pulsava sopra al suo ano. Una smorfia di dolore le corse sul viso, d’istinto si portò in avanti camminando a carponi sul letto. Si voltò, lo guardò e vide il viso scuro di Oluwa eccitato e sudato con le labbra carnose e due occhi bianchi grandi e lussuriosi che la osservavano. Da come lo guardava si capiva che desiderava quel bel sedere bianco della signora Luisa, moglie del suo capo e sapeva di essere il primo a possederlo. Lei sentì la cappella con forza e prepotenza allargarle l’ano, dilatarlo all'inverosimile e spingere lentamente per scivolare dentro.
Sotto la forza di quell'asta lo sfintere si sfiancò e la cappella passo oltre, assieme a un urlo di dolore di Luisa:” Aaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!” E subito Oluwa lasciò andare le natiche divaricate, che si riunirono carnose e tenere sul suo cazzo nero coprendolo quasi a metà, e tenendola ferma con una mano sul fianco e una sulla spalla, continuò a spingere.
“Per favore!! Per favoreee nooo! Oluwaaaa!!! Smettila ti prego! Mi fai maleee! Non voglioo!!” Esclamò alzandola voce. Ma lui dietro mio segno con il dito verticale sulle labbra non rispondeva, parlavo solo io:
“Rilassati amore!” Ripetevo accarezzandola: ”Ha quasi finito , è già entrato!”
“Ettore! Ettore!!“Mi invocò ansimando dal dolore. In effetti era una bell'asta di carne nera, che osservavo penetrare nel suo bel culo bianco, mentre lei lentamente al suo entrare gridava di dolore perdendo la verginità anale e sfiancandosi gli sfinteri con un nero e questo era esaltante e più eccitante.
Oluwasi fermò alcuni istanti mentre lei ripeteva ancora:” No! Nooo!! Noooo!!” All’improvviso spinse forte, con vigore e vincendo la resistenza, lacerando le pareti anali scivolò tutto dentro di lei facendola urlare fortissimo:” Aaaaaahhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!”
L’ano aveva ceduto completamente, si erano rotti gli sfinteri e il suo fallo nero era entrato dentro lei, nel suo retto e nel suo intestino. Il suo cazzo sparì all'interno del foro rosa di Luisa, inghiottito dalle sue carni tenere e lattescenti, penetrandola completamente in profondità, proseguendo la sua lenta discesa nel retto, finché fu tutto dentro di lei, iniziando a muoversi e a incularla subito.
Lei si sentì rompere gli sfinteri, che cedettero improvvisamente sotto quella forza bruta di carne dura e urlò piangendo, mentre Oluwa godeva nell'avvertire finalmente l'antro caldo del suo retto intorno al suo cazzo.
“Ahhhhhhhhhhhhh!!!!” Urlò a squarcia gola Luisa tremante, ripetendo nuovamente: “No! No! Nooo! ...Mi fai male!! Smettila!!!...Bruciaaaa!!! “Irrigidendosi dal dolore. Ma non fece in tempo a gridare ancora che lui spinse lentamente tutto, fino alla radice il fallo dentro nel suo bel culo, nel retto tra le sue feci.
“Uuuuhhhhhhhhuuuuuuuuuu!!! Aaaaaahhhahaaaa!!! No! Noo! Nooo! Bastaaa! Smettila ti prego!! Ettoreee aiutamiii!!! “Gridava.
L'aveva penetrata completamente e sentiva il suo fallo arrivarle in pancia, nell'intestino, non era più vergine analmente.
Io l'accarezzai e le parlai cercando di lenire il dolore, baciandola sul volto e i capelli e standole vicino. Per reazione aveva inarcato la schiena e portata quasi eretta, ma lui da dietro come se fosse il padrone di mia moglie, spingendo con la mano la fece piegare nuovamente brutalmente giù, dicendole di incrociarle le braccia in avanti e metterle conserte, appoggiate al lenzuolo con il mento posato sopra. Rimanendo in quel modo, con il sedere ben in alto, esposto nella posizione classica della sodomizzazione, più comoda e meno dolorosa per essere inculata.
Luisa era tesa, la sua pelle al riflesso della luce era lucida e imperlata di sudore. Io eccitato, sudavo come loro e avevo il cazzo durissimo a quella scena, come se fosse io per interposta persona a inculare mia moglie. Il cuore mi pompava all'impazzata e il respiro era affannoso. Quello che vivevo e provavo era incredibile, stavo facendo inculare mia moglie da un nero. Il viso di Luisa era teso...coperto da una espressione indecifrabile, gli occhi lasciarono uscire due lacrime che le scesero sulle guance per poi precipitare sul lenzuolo. Mi avvicinai accarezzandola e le asciugai con le labbra, baciandola sugli occhi.
Oluwa inculandola le provocava una sensazione di dolore e bruciore facendola lamentare ansimando. Lei spalancò gli occhi annaspando, invano tento di muoversi, di divincolarsi e fuggire, ma lui ormai era dentro il suo culo, nel suo retto togliendole il fiato.
In preda alla sofferenza Luisa alzava, abbassava e scuoteva lateralmente la testa, sbattendo i capelli sul viso. Il suo ano si contraeva per reazione all'intrusione del grosso cazzo di Oluwa, cercando di stringersi per espellerlo, procurandole più sofferenza. Ormai l'aveva penetrata completamente e sentiva il suo fallo in pancia.
Incurante lui continuò a muoversi, in un crescendo di desiderio e potenza, facendo scivolare il suo cazzo con l'olio, tra la carne rosa dell'ano e improvvisamente le sensazioni di Luisa si amalgamarono e il dolore diventò tenue, fastidio, e poi nullo, per poi tramutarsi in benessere e infine piacere, e i movimenti di lei si congiunsero con i suoi iniziando ad agitare il sedere. Era una visione, oscena ed eccitante, perversa ma sublime e terribilmente erotica, mia moglie Luisa, la bella signora bionda e bianca di Torino, nuda, in ginocchio con la testa dondolante sul lenzuolo, era stata sverginata analmente e veniva inculata da un nero.
Non so cosa mi succedesse in quei momenti , ma come la prima volta provavo piacere fisico e una forma di orgasmo mentale nel vederla fremente e tremante inculata da lui, che come un toro nero dietro di lei la possedeva ormai facendola godere .Quello che non aveva mai concesso a nessuno per educazione, cultura, paura e integrità morale ,lo concedeva ora indecentemente a Oluwa , un ragazzo di colore e a lui non sembrava vero possedere il culo di una donna bianca, così bella e di classe come la signora Luisa ,ed esserne il primo.
Il volto di mia moglie rosso e congestionato dalla sofferenza dell’intrusione nel suo retto, iniziò a cambiare espressione, dondolando sospinto in avanti dal movimento del corpo di quei colpi decisi e profondi che le dava. Oluwa iniziò poi a muoversi velocemente, tenendola per i fianchi e lei con il viso dritto in avanti osservava me che la guardavo quasi di fronte inculare da lui, masturbandomi.
Piacere e sofferenza si mescolarono indissociabili. Lui continuava a incularla, lei gemeva in preda al godimento, nonostante la sua avversione per quella pratica contronatura e la razza del suo inculcatore. Era giunta al il massimo, senza più alcun contegno si mise a godere, tremando e urlando: “Siiiiiiiiiii!!!!!!!! AAAaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!! Mmmmhhhhhmmmmm!!!! “
Iniziando gradualmente a provare piacere e a godere di quel ritmo della sodomizzazione. Chiudeva e apriva gli occhi, dondolando la testa inarcandosi, scuotendo il capo e il corpo. Continuò a muoversi con godimento sotto i suoi colpi, facendo uscire dalle labbra suoni gutturali di piacere.” Ahhhh!!! Ghhhhh!!!”
Accompagnandoli muovendo il sedere bianco, maturo e morbido verso di lui, incrociando senza più vergogna il mio sguardo che osservavo soddisfatto.
Ebbe un orgasmo anale, dirompente e tremendo:” Aaaaaaaaahhhhhhhhhh!!!!!!!” il primo della sua vita. Urlò facendo scuotere tutto il suo corpo e ballare le mammelle, per reazione al piacere iniziò a pizzicarsi e tirarsi il labbro inferiore con gli incisivi superiori per quel godimento incredibile che avvertiva, fatto di sofferenza e piacere che non aveva mai provato prima, ma che ora le piaceva da impazzire; gioiosa di averlo scoperto e sperimentato.
Mentre io non resistendo più a quella visione, sudato e accaldato sborravo il lenzuolo.
Godeva con volontà e coscienza si muoveva anche lei, partecipava spingendo indietro il culo, spettinata, con il viso sfatto dal sudore, sgocciolando il lenzuolo, facendo brillare i suoi occhi non più di lacrime ma di piacere. Non provava più dolore, ma un brivido profondo, sconosciuto, irrefrenabile che la scuoteva tutta e che si propagava partendo dal retto, alla vagina, alla pelvi, su su fino al seno e oltre, con spasmi anali violenti sull'asta di carne scura, dura e lunga di Oluwa, mentre lui quasi nello stesso istante senza avvisarla, le riversa un flutto interminabile di sperma caldo nel retto.
Gli venne internamente tra il suo godere, Luisa non avrebbe voluto che gli sborrasse dentro, ma non se ne rese nemmeno conto, quando realizzò oramai era fatto; si sentiva godente e inquinata, con il seme di un nigeriano nel retto.
Quando lo tirò fuori fu come togliere il tappo a una bottiglia di spumante sbattuta, dalla compressione del rapporto anale, dal suo interno uscì dell'aria in modo sconnesso e rumoroso, mentre il fallo di Oluwa ancora eretto, aveva la cappella sporca delle feci chiare di mia moglie. Nell’estasi, con disappunto e schifo Luisa lo osservò, ben sapendo che erano sue quelle feci e quell'odore denso, intestinale che emesso da lei si avvertiva nell’aria. Provò una sensazione di vuoto nel retto, avvertiva l'orifizio anale dilatato che stentava a richiudersi e l’aria fresca entrare all’interno provando una strana sensazione. Restò, spossata, inginocchiata, piegata con il tronco, e le braccia sotto il mento, era in estasi dal piacere e vidi il suo foro anale dilatato, largo, sconvolgente, che lentamente si richiudeva, restando in quella configurazione per parecchi minuti. Pois i alzò aiutata da me e tenendo una mano sull'addome andò in bagno a defecare, come capita spesso a molte donne non preparate intestinalmente e quindi non pulite; quel rapporto le aveva dato lo stimolo, consolandosi che assieme alle feci sarebbe uscito anche lo sperma di Oluwa.
Quando uscì dal bagno con me che l’aspettavo mormorò:
” Non me l'aspettavo anche questo! Non dovevi!”
“Ti chiedo scusa, ma è stato più forte di me! È un periodo che non riesco più a controllarmi! So che sono atti umilianti ma…” Non sapevo cosa dire e credo che quel giorno cambiò qualcosa tra noi.
“Sei cambiato Ettore! Comunque sono state tante le cose tra noi che ho sopportato, che sopporterò anche questa. “Affermò irritata e rassegnata. Si lamentò anche perché gli aveva sborrato dentro, e io scherzoso per stemperare la tensione risposi sorridendo:
“Stai tranquilla, che non ti mette incinta, anche se venisse davanti oramai non lo fai più un negretto. “Ma non sorrise.
Se la prima volta accettò tutto come una trasgressione, quella sera disapprovò completamente il mio atteggiamento, non fu contenta, ma fu meno traumatico di quel che pensavo, anche psicologicamente, seppur con sofferenza sopportò la sodomia come conseguenza logica di quel rapporto con lui.”
I primi due giorni fu dolorante e io ci scherzavo e ridevo, però pensavo sempre a quel fraintendimento di Oluwa che pensava di doverlo avere con me il rapporto anale e quel pensiero mi eccitava.
“L’ha fatto con mia moglie, perché non può farlo con me?” Mi dicevo:” Intanto nessuno saprà mai niente… In missione lo faceva probabilmente con qualche volontario o qualche prete…”
E così mi convinsi a provare anche quella esperienza:” Se l’ha sopportato mia moglie il dolore, lo sopporterò di certo anch’io… e poi dopo godeva, le piaceva. Proverò!” Mi dicevo deciso:” intanto il sesso tra noi oramai è finito da un pezzo, l’unico piacere che posso provare ancora oltre il masturbarmi a vederla chiavare con lui, è da questa esperienza.” Mi dicevo scelleratamente.
Una sera che ci scherzavo su, mi rispose beffarda:
“Tu scherzi e ridi, ma vorrei vedere se fosse successo a te!” Esclamò imbronciata e dolorante. “Non ti preoccupare amore! “Risposi tra il serio e il frivolo:” La prossima volta proverò anch'io.”
“Come provi anche tu?!” Ribatté sorpresa e stupita.
“Si! Ho deciso se sei d’accordo anche tu che proverò a farmi possedere anch'io analmente da Oluwa e a parte il dolore iniziale ho visto che godevi e poi oramai io non ti chiavo quasi più, sono mesi che non lo facciamo e quando lo pratichiamo fatico a farlo diventare duro e voglio provare almeno una volta nella vita a sentire cosa si prova a godere in un altro modo, come le donne!” Esclamai ridendo.
Sinceramente non so cosa mi succedesse in quei giorni. “Ma stai scherzando!” Ripeté seria: “Se lo fai per riparazione o risarcimento nei miei confronti per quello che è accaduto a me, non devi Ettore! Oramai lo accettato e ti voglio sempre bene lo sai!” Esclamò.
“No! Dico sul serio Luisa!” Ribadii e risi ancora:" Voglio provare! …Oluwa lo ha fatto anche a uomini in missione, me lo ha detto lui. “
Ero come esaltato, fuori di me, forse per l'età o il caldo o perché sapevo e mi rendevo conto che la sessualità con mia moglie oramai era finita, non c’erano più rapporti sessuali tra noi.
“No dai non farlo!” Mi chiese avvicinandosi e accarezzandomi la spalla.
“Ma perché? L'hai fatto tu, posso farlo anch’io nessuno saprà mai niente a parte noi…” Poi aggiunsi sarcastico:” Sei gelosa di lui?”
“Stupido!” Rispose seria “A parte che io sono una donna ed è più accettabile un rapporto del genere e poi non sono gelosa, figurati! Sono gelosa di te, non di lui. Tu sei un uomo, il mio uomo anche se non facciamo più sesso e Il motivo è che cambierebbe il mio modo di vederti, di considerarti e poi tra uomini e contronatura. Non voglio che lo fai, non farlo dai!” Quasi supplicò.
“Ma perché se lo fa a te va bene, se lo faccio io è innaturale e contro natura?” Ribattei.
“Perché tu sei mio marito, nella mia mente anche senza far più sesso sei il mio uomo, il mio maschio e non un omosessuale, una donna… non mi piaceresti così! “Affermò:” Lo sai cosa penso di queste cose.” Rispose: “Sono contraria a questo tipo di rapporti, sia nelle donne e tanto più negli uomini. Ma piuttosto che saperti sodomizzato da un uomo e da Oluwa poi, preferirei che mi tradissi con una donna. Tu sei mio marito, il mio maschio, sei sempre stato un uomo, il mio uomo, anche se adesso sei invecchiato e hai problemi e non riesci più, ma è normale. Perché vuoi provare ad essere donna?”
Non capivo che quello che diceva e aveva lei, era proprio una avversione psicologica, culturale, di genere, che se lo avessi fatto, l’avrei delusa per sempre, gli sarei scaduto come marito, ma ormai ero intenzionato, ci avevo pensato su parecchio e risposi in malo modo sapendo che lei era avversa socialmente, culturalmente e politicamente a certe cose:
“Già tu sei contro i negri, gli omosessuali, però ora hai un amante negro e temi che tuo marito diventi omosessuale? Ma io non divento donna!” Precisai:” Provo soltanto una volta e vedrai che non diventerò omosessuale!” Aggiunsi sicuro.
Ci fu una discussione, non condivise la mia volontà, ma non me lo impedì.
Ne parlai con Oluwa, e ci accordammo, lo avremmo fatto durante un rapporto a tre dopo una delle nostre cene.
“Esci da mia moglie e vieni dentro me.” Gli dissi:” Mi raccomando lubrificami e lubrificati bene e non farmi male.”
“Ma se non lo hai mai fatto subito un po' sì! ...Fa male! Ma poi piace, ha visto la signora Luisa!” Esclamò. “Si ho visto, ma mi raccomando!” Ripetei.
Per qualche giorno Luisa diceva che era sofferente analmente, forse per farmi cambiare idea e desistere. Si mise delle creme e mi disse che si accorse che qualcosa era cambiato in lei quando andava di corpo, tutto usciva più facilmente, senza sforzo.
Nonostante la contrarietà di mia moglie una sera come seguendo un copione prestabilito, Oluwa terminato di possedere analmente mia moglie, lo tirò fuori da lei senza venirle dentro e si girò verso me che ero preparato a carponi al suo fianco e incominciò ad accarezzarmi le spalle e le natiche con quelle sue mani grosse e nere, mentre Luisa sudata e ansimante osservava semisdraiata nel letto. Oluwa sapeva istruito da me in precedenza e presenza di mia moglie che anche se avessi sentito male e avessi voluto smettere lui non avrebbe dovuto ascoltarmi ma continuare fino a sodomizzarmi completamente. Questa era la mia scellerata volontà oramai.
Facendo passare una mano sotto il torace mi titillò i capezzoli eccitandomi a quello stimolo e mi piaceva sentire la sua lingua e le sue grosse labbra baciarmi e leccarmi sulla schiena e sul collo. Capii cosa provasse mia moglie ai suoi baci e alle sue leccate e perché le piacessero. Mi passò le dita con l'olio sull’ano, infilando anche una falange, facendomi sussultare. Poi allargò mi glutei e appoggiò la cappella sull'ano, e fino li tutto bene io ero pronto psicologicamente e attendevo il momento, teso e stringendo i denti. Iniziò a spingere, prima con delicatezza, poi sempre più forte, in modo inesorabile, sentivo la sua grossa cappella allargarmi ed entrare, rompere l'ano e non c’è la feci più a resistere e urlai:
” Basta! Oluwa no!! Fermati!”
Ma Luisa, sapendo che io volevo continuare e lei cosa si provasse .mi venne vicino, come io avevo fatto con lei e accarezzandomi i capelli grigi e asciugandomi la fronte dal sudore me la baciò. Avevo la cappella dentro che mi faceva male. Ansimavo e soffiavo, inaspettatamente la spinse fortissimo all’improvviso, sfondandomi l'ano ed entrando tutto dentro. Urlai di dolore e mi dimenai, volevo scappare e non mi vergogno a dire che quasi piangevo. Ma quando fu dentro si fermò e avvertii la pienezza della sua carne calda e dura fino alla pancia e prendendomi per i fianchi come aveva fatto con Luisa lentamente si mosse e iniziò a incularmi. Dapprima ai movimenti anche lievi e brevi provavo dolore, poi meno e infine piacere, godevo.
Era come quando noi uomini abbiamo l’orgasmo e veniamo, ecco era così il piacere che provavo, quella sensazione. Era diventato piacevole, bello. A 61 anni, mi lasciai inculare da quel nero 24 enne, amante di mia moglie, iniziando a provare piacere godendo di lui, mentre affondava la sua asta dura e lunga dentro me e mia moglie attenta, indecentemente mi guardava eccitata.
Gemetti anch’io di piacere e istintivamente dal godere mossi il mio bacino come aveva fatto Luisa verso lui, era di un piacere e di una bellezza unica quello che provavo. Lui da dietro allungando la mano sotto di me, prese il mio cazzo semirigido in mano e iniziò a muoverlo masturbandomi, finché non venni urlando di piacere, davanti e dietro, mentre lui mi sborrava dentro riempiendomi del suo seme caldo, inquinandomi come aveva fatto con mia moglie.
Il resto è comune, restai anch'io nella posizione in cui restò Luisa, sdraiato a faccia in giù ansimante e godente, mentre lei mi guardava in modo strano, diverso, forse con delusione e biasimo. Poi mi alzai e andai in bagno con lei che vedendomi agitato mi seguì preoccupata, chiedendomi se stavo bene, come mi sentivo, se era tutto a posto.
I giorni seguenti mi doleva l’ano come era stato per mia moglie, ma con i giorni poi passò e lo rifeci ancora qualche volta, tutti e tre nel letto e Oluwa amante di tutti e due.
Luisa era stata a guardarmi e sostenermi tutto il tempo che venivo sodomizzato, ma disapprovava quello che avevo fatto.
” Hai visto che fa male all’inizio! “.. Esclamò come per sfottermi, continuando come se fosse più esperta di me di quel tipo di rapporto: “Anche se poi, facendolo ancora ti abitui e non senti più dolore, solo fastidio all'inizio quando ti penetra e basta!”
Lei lo sapeva, visto che nonostante le sue contrarietà e la sua moralità continuava a farsi inculare spesso da lui. Avevo provato anch’io ad esser posseduto analmente e da un nero per giunta e a parte il dolore iniziale che fu forte, mi era piaciuto molto e avevo goduto a praticarlo. Provai anche quell'esperienza nella vita.
In seguito iniziammo ad avere rapporti a tre in modo diverso, non c'era più bisogno della cena, musica e ballo per andare a letto, il periodo romantico era finito anche per mia moglie, non più paroline dolci mentre chiavava o si lasciava inculare, ora era tutto sessuale ed erotico. Una volta o due alla settimana gli davamo appuntamento, anche al pomeriggio, arrivava e dopo una chiacchierata si andava in camera, ci si spogliava da soli, compresa mia moglie e poi sia lei che io iniziavamo a giocare con lui nel letto. Lei lo accarezzava e baciava sul petto e in bocca e io prendendoglielo in mano lo masturbavo. Ebbi come mia moglie, qualche rapporto orale assieme, ma smisi di avere rapporti anali con lui, mentre mia moglie no, continuò, forse le donne sono più predisposte alla sodomia.
Ci piaceva farlo in quel modo. Era l'amante di mia moglie, ma ci giocavo anch’io, anche se naturalmente preferiva Luisa che oramai aveva allargato bene davanti e dietro. Andammo avanti in quel gioco erotico da amanti fino alla fine del contratto. Dovevamo restare sei mesi, finì che ritornammo per un altro anno, rinnovando ogni volta che rientravamo in Italia i contratti semestrali di ritorno. A Oluwa spesso facevamo regali, per lui, sua moglie e i figli, di abbigliamento, bigiotteria europea e anche in denaro qualche volta. Ma come tutte le cose finì. Anche quella passione e gioco e tutto scemò.
Andai in pensione proprio al ritorno dall’Africa, non ci ritornammo più, ogni tanto ci pensiamo. A nostro modo io e Luisa ci amiamo ancora, con affetto e tenerezza, stiamo bene assieme, ci diamo qualche bacio e ci facciamo le coccole e qualche carezza, anche se sessualmente non abbiamo più rapporti completi. Io ora ho 65 anni e mi dedico al mio hobby che è navigare su internet e fare ricerche sulla geologia. Luisa ne ha quasi 57 di anni ed è sempre bella e desiderabile, solo con qualche chiletto in più, è cambiata molto dopo l’esperienza africana, si trucca vistosamente e le piace andare a ballare nelle balere o nei locali dove si danza il liscio. All’inizio l’accompagnavo, ora la lasciò andare anche sola o meglio con un suo accompagnatore conosciuto a danzare, che mi ha anche presentato, un tizio della sua età, un vedovo mezzo donnaiolo che la porta a ballare tutti i giovedì sera, rientrando dopo mezzanotte e anche l’una. Probabilmente la chiava e forse è il suo amante, non so! Ma non mi importa e non ne sono geloso, intanto per bravo che sia non sarà mai all'altezza sessuale di Oluwa e non riuscirà a farglielo dimenticare sessualmente...il nostro Oluwa.
Chissà che fine ha fatto ora? Tutte le volte che per strada vediamo gli immigrati di colore nigeriani o senegalesi lo pensiamo.
Come scrivevo sopra, io non ho più avuto rapporti sessuali con mia moglie, anche se è ancora bella, piacente e desiderabile, ho lasciato perdere, non ci riesco ad avere erezioni nemmeno con il viagra e poi non ne ho proprio più voglia di chiavare e di chiavarla, non mi va, non mi piace proprio più chiavare, mentre lei invece al contrario è ancora vivace ed esuberante, saranno i residui africani o lei che è cambiata e ha riscoperto il sesso.
Al ritorno a casa i primi tempi ho provato ad avere qualche rapporto con lei, ma abbiamo lasciato perdere. Ho anche avuto qualche incontro omosessuale a sua insaputa, sono andato a farmi sodomizzare da un ragazzo a pagamento al Valentino, con il preservativo, ma ho lasciato perdere anche quello, troppo rischioso, sarebbe uno scandalo se mi vedessero. Abbiamo salvato e nascosto una relazione di mia moglie con un nero, che nessuno sa e saprà mai, non per ritornare a Torino a farmi sorprendere al Valentino con qualcuno? ...Sarebbe il paradosso, lo scandalo e la vergogna per me, mia moglie e i miei figli. Per lei è diverso, i conoscenti e gli amici sanno che le piace andare a ballare e quel tizio, il nuovo amico l’accompagna…. Possono mormorare, spettegolare, ma non possono provare niente. Da buoni borghesi facciamo finta di nulla, che sia solo un accompagnatore e non la chiavi…
Ma oggi mi sento soddisfatto così, ho le mie distrazioni e i miei piaceri, la tavola e sono ingrassato e non sono assolutamente pentito di quello accaduto, come non è pentita lei, ne abbiamo parlato più volte, è un bel ricordo quello che abbiamo dell'Africa ...la nostra Africa.
Grazie per aver letto la mia storia. Ettore.
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