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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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STORIE IGNOBILI

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

Note.

“Un uomo ha gli anni che dimostra, una donna, quelli che si sente e desidera avere ...”

 

 

LA NONNA

 

Buongiorno!

Mi chiamo Beatrice e avrei voluto narrare questa storia da tempo, lo sempre portata dentro di me senza mai confidarla a nessuno, ma la mancanza di coraggio che serve ad affrontare la grande successione di ricordi e sensazioni della mia giovinezza, mi ha sempre impedito di farlo.

Oggi mi sono decisa a cogliere questa grande opportunità, con la garanzia dell’anonimato che mi sta dando il sito di Immoralex con le confessioni delle “Storie Ignobili”, perché tale è

anche la mia, e intendo approfittarne e aprirmi, per liberarmi e sfogarmi del mio grande segreto, del mio vissuto, privato e intimo di giovane ragazza universitaria, in una esposizione confidenziale e profonda e finalmente non più inconfessabile.

Mi rende sollevata anche se non assolta poter mettere a conoscenza di molti quello che vivo dentro di me e mi è accaduto anni addietro e che ha segnato il proseguo delle mie scelte e la mia sessualità per tutta la vita.

A volte sembra assurdo, ma alcuni avvenimenti in età giovanile, possono stravolgere e

diventare deviazioni comportamentali nella crescita e condurre a decisioni di un modo di vivere diverso da quello che si sarebbe desiderato e sognato.

Oggi sono una signora matura di 50 anni, affermata professionalmente, mamma e moglie, sulla soglia della menopausa e che per motivi che spiegherò di seguito mi sono trovata

involontariamente per curiosità a leggere racconti erotici su internet, in modo riservato, senza che nessuno sapesse che lo facessi; soprattutto le confessioni, apprendendo che sono molte le storie spregevoli e assurde che avvengono nella vita.

Inizierò con il dirvi che sono sposata con un medico chirurgo e abbiamo due figli, un maschio e una femmina, tutte e due adulti e studenti universitari ai primi anni di facoltà.

La storia che sto per narrarvi successe trent'anni fa circa, a metà degli anni ottanta. Io ero una

giovane ragazza che dimostrava meno anni di quelli che aveva. Avevo appena finito le scuole superiori e preso la maturità e mi accingevo a iniziare il primo anno della facoltà di giurisprudenza. Ero una falsa magra e mi ero da poco formata fisicamente, “sbocciata” come diceva mia nonna.

Di famiglia benestante vivevo in un mondo dorato, dove non mi mancava nulla, soprattutto

l'affetto e l'amore dei miei cari, genitori e nonni.

La mia è stata una famiglia normale e splendida sotto tutti i punti di vista, soprattutto

dell’affettuosità, era borghese e tipicamente italiana e cattolica. Allora era composta dai miei nonni materni, nonna Giulia che aveva 62 anni e nonno Roberto che ne aveva 72, dieci in più. Mio papà Giorgio, ne aveva 43 anni ed era avvocato con studio legale ben avviato in una grande città del nord e mamma Valeria, 41 anni, dipendente con mansioni dirigenziali di una filiale di banca e io, figlia unica quasi diciannovenne, il tesoro o gioiello di famiglia come diceva sempre nonna facendo sorridere orgogliosa mamma.

I nonni paterni vivevano in un’altra regione e li incontravo solo in occasione delle festività

natalizie o pasquali o durante le vacanze, trascorrendo brevi periodi con loro.

Come molte ragazze ero molto legata a mia nonna materna, vivendo tutti i giorni con lei e

spesso dormendoci assieme quando il nonno era assente o eravamo in vacanza. Per me dormire con lei e non da sola nel mio lettino, mi aveva dato sempre l’apparenza di sentirmi grande, adulta, matura.

Nonna Giulia non lavorava, era casalinga, come molte donne di allora. Non ne aveva bisogno, era benestante di suo. Nonno era impresario edile e costruiva edifici e negli anni che si erano sposati, nel dopo guerra agli anni sessanta, aveva costruito molto e poteva permettersi di tenere nonna a casa a fare la casalinga o la signora come piaceva definirsi lei, accudendo a mamma e a un suo fratello, mio zio che erano piccoli.

Nonna Giulia a differenza del nonno, nel periodo che narro era una donna che oggi potrei definire piacente e ancora attraente nonostante i suoi 62 anni d’età e i capelli grigi, sapeva vestirsi con molta eleganza, essendo questa caratteristica innata in lei e trasmetteva a me con i suoi insegnamenti, educandomi, la sua personalità e le caratteristiche famigliari per essere di comportamento corretto. Da quelle esteriori di atteggiamento e condotta nel rapportarsi con gli altri, alle gestualità private di come accudire il mio aspetto e l’igiene intimo; oltre a quelle interiori relative alla virtuosità, decenza e decoro personale, educandomi a preservare la mia purezza morale e fisica come un valore da donare alla persona che avrei sposato.

Era una donna molto intelligente, acculturata e riservata di carattere, che si sentiva libera e

sapeva rapportarsi e mettere a proprio agio le persone in ogni situazione, anche se non mancava in lei spesso una forma di superiorità e superbia interiore e sociale che a volte manifestava.

 

Mi soffermerò a dare una descrizione del suo aspetto fisico, dei miei ricordi di allora, per ravvivare in me la memoria di quel tempo.

Era una donna che si curava molto nell'aspetto e nel portamento. Non le piaceva colorare i capelli, la ricordo ancora in una pettinatura da signora anni sessanta con i capelli grigi, “Silver” come diciamo noi donne ora, che le arrivavano sulla schiena, oltre le spalle e le coprivano il collo, che a volte lasciava scoperto soprattutto d’estate tirandoli su e facendosi uno chignon alla nuca e sembravano argentati, quasi candidi.  Seppi solo in seguito che quel colore grigio argentato non era suo naturale, ma li tingeva di quella tonalità particolare. Sfoggiava un taglio

mosso con la riga su un lato e un ciuffo sulla fronte, pettinati un po' all’indietro che le davano la forma irregolare e ondulata e le stavano molto bene valorizzando di più il suo viso e l’aspetto piacente in generale.

Ricordo ancora i loro riflessi mossi e argentati sulla fronte e intorno al volto, e il suo sguardo

perduto e sognante, con un leggero sorriso sulle labbra appena coperte da un velo di rossetto, che le regalavano un'aria sensuale e di mistero anche a quell’età, truccandosi sobriamente.

Il viso aveva i lineamenti regolari e gli occhi chiari come i miei che illuminavano, e con il

candore dei capelli le davano un aspetto magico per me.

La sua voce era ferma e modulata su toni bassi, ma armoniosi.

La figura era longilinea, alta sul metro e settanta e leggermente in carne ma sinuosa nell’aspetto. Aveva i fianchi moderatamente con adipe ma stretti, che evidenziavano la sua falsa snellezza facendola apparire più alta, come lo siamo tutte noi in famiglia.

Era una falsa magra, con parti del corpo accentuate dalle forme arrotondate dovute al tempo e

all'adipe senile, ma ben distribuito nel suo corpo maturo, quasi attempato, da renderlo sotto certi aspetti ancora erotico, seppur vittima come tutte le donne di quell’età, di un processo di mutazione graduale ma inesorabile, dovuto alle trasformazioni del fisico rispetto agli anni.

Il corpo era morbido e di carnagione molto chiara, curata da creme e sostanze aromatiche e lei era costantemente profumata di una essenza particolare, un misto di fragranza di pelle e di fiori, molto buona e dolce, che mi piaceva inspirare forte quando mi strusciavo su di lei abbracciandola per farmi coccolare, oppure quando dormivamo assieme. Era l’odore buono di nonna.

Per gli abiti aveva l’abitudine di indossare capi classici ma moderni per quegli anni, vestiti interi a fiore e gonne sotto al ginocchio, con magliette fine di chasmir o camicette morigerate tipiche del periodo della sua giovinezza, realizzate in stoffe particolari, con colori tenui o bianche e ricamate, che componevano il suo guardaroba assieme ai tailleur. Nonna prediligeva il blu, ma ne aveva anche dei colori in moda in quel tempo, tipici dell’Italia di quegli anni.

Raramente indossava capi attillati, non le piacevano le considerava sconvenienti per una signora e non solo per un fatto estetico, ma anche per i desideri che potevano suscitare negli uomini mostrandosi aderenti alle forme del corpo.

Rifulgeva l’immagine della donna con i pantaloni, diceva sempre che ognuno deve avere la sua collocazione in società e nella vita e che i pantaloni dovevano portarli gli uomini e il suo ruolo era di essere donna e indossare la gonna.

Nel suo abbigliarsi trasmetteva morbidezza e sicurezza in sintonia con la sua età, ed era molto

femminile.

Era comunque sempre molto elegante con il suo look appariscente.

Completava adornando il suo aspetto con la classica collana e gli orecchini di perle in pendant

con i braccialetti e gli anelli alle dita, che la mostravano molto signora borghese, oppure con

chincaglieria di pietre colorate e sul polso destro sempre l’immancabile orologio Gobbi, con il

cinturino in pelle marrone, che le davano assieme agli abiti sobri e lineari, un aspetto

elegante, raffinato e signorile.

Ci teneva ad essere presentabile e bella.

A volte metteva gli occhiali da lettura, ma solo per leggere.

La lingerie selezionata e raffinata era classica tipica da nonna e signora sessant’enne.

Non posso darvi un paragone odierno femminile e somigliante con qualche personaggio noto dello spettacolo, perché oggi noi donne siamo quasi tutte tinte, posso dire solo che curava molto la pelle del viso con creme e olii che la nutrivano e la rendevano lucida mascherando qualche ruga e ho ancora la sua immagine nella mente e la penso sempre tanto con nostalgia a nonna Giulia.

Ricordo ancora quando andavo a dormire con lei, che a differenza di mamma che usava lingerie decorata con pizzi e merletti, colorata ma prevalentemente nera, quella di nonna come dicevo sopra era molto tradizionale, bianca, beige, qualcosa in nero, ma maggiormente color carne. In genere mutandine in cotone rigato e a vita alta che le arrivavano all’ombelico e che a seconda dei tipi e della forma se con pizzi o meno o cuciture anteriori, le nascondevano o evidenziavano la pancetta voluminosa pallida e cadente e per questo spesso e volentieri indossava la ventriera o il body, anch’esso contenitivo e modellante per nascondere le forme e trattenerle sotto i capi di vestiario, soprattutto d’inverno quando c’era qualche rappresentazione o qualche festa.

Il reggiseno era molto grosso, a copertura totale   il doppio di quello di mamma e il triplo del mio, era in fibra morbida e aderente e le coppe avevano inserite lavorazioni traforate e in pizzo pregiato, che sosteneva e slanciava otticamente la sua figura e le grosse mammelle.

A volte portava i collant, ma quasi sempre calze classiche di seta o nylon color carne o neutre,

con fascia autoreggente o che teneva su con elastici larghi a nastro, che quando li toglieva le

lasciavano il segno sulla pelle con righe di compressione orizzontali e io da giovinetta prendendole mi divertivo a giocarci e metterle mentre lei sorrideva. Raramente l’ho vista indossare il reggicalze, quando lo faceva era bianco e sobrio, senza nessuna funzione erotica, ma solo di sostentamento delle calze.

Al ricordo di oggi non so dire se fosse sexy con quel suo sederone morbido e le cosce pallide, forse lo era...non so!... Ma è una valutazione che non posso dare io essendo di parte sia come nipote che come donna.

Spesso mi capitava quando eravamo al mare da sole, di dormire nella sua stanza e nel suo lettone al posto del nonno che non c’era e di vederla mentre si preparava per andare a letto, spogliarsi. Quando si svestiva, restava con mutandine e reggiseno bianco lavorato che coprivano un seno prosperoso e un sesso adulto, rado di peli e grigi come i capelli e il sedere pieno, colmo di carne morbida; mettere la camicetta da notte leggerissima e trasparente larga e lunga fino alle ginocchia. Oppure la osservavo in bagno quando facevamo toilette assieme, nella sua senile bellezza.

Al mattino spesso se non si vestiva subito, indossava una vestaglia leggera che serviva a coprire le trasparenze che la camicetta da notte inevitabilmente mostrava.

Nelle serate molto calde, non indossava nulla, coricandosi completamente nuda, senza nemmeno coprirsi, solo con una salvietta di stoffa bianca sul sesso.

Nel guardare la sua nudità mentre si preparava per andare a letto, osservavo il suo ventre globoso e morbido, protruso leggermente in fuori come quello di una donna ai primi mesi di gravidanza, a formare unendosi sui fianchi e scendendo dietro, un sedere pallido, alto e molle, ricco di adiposità cedente, il cui inizio partiva dai lombi e allargandosi al centro in modo voluminoso, scendeva fino a ristringersi e continuare nelle cosce da farlo apparire  come il tipico  sedere cosiddetto comunemente a mandolino, con le sue rotondità piene e armoniose, che piace tanto avere a  noi donne  e che io purtroppo non ho; con tratti nella giuntura delle cosce di parti cellulitiche.

Oggi mi sento di dire che per l'età possedeva ancora un bel corpo e sotto certi aspetti erotico e

invitante.

Quand'era nuda la osservavo curiosa e non mancava mai di fare il paragone del suo corpo con

quello molto bello di mamma. Osservavo il suo seno grande e pendente verso il ventre con due grossi capezzoli e areole rosa. Era pallido che sembrava quasi esangue, con venuzze azzurre sottopelle come striature del marmo bianco pregiato, che avevano una certa bellezza e che io mi divertivo a seguire con lo sguardo per vedere dove nascevano e dove scomparivano.

Il suo sesso nudo era ampio, coperto di peli grigi e radi che lasciavano intravvedere la

lunga fessura sotto di essi, quasi nulla in confronto a quelli scuri e folti di mamma o ai miei ancora nascenti, gonfi e rigogliosi.

Le braccia erano lunghe e affusolate come le gambe, le cui cosce ben curate evidenziavano trame di piccoli capillari viola che si perdevano nel pallore e nelle irregolarità della pelle e tra la cellulite dietro di esse.

La osservavo silenziosa alla luce della lampada da camera e giocavo mentalmente mentre si

cambiava o era nuda. Chiudevo alternativamente un occhio, per vederla sotto prospettive

diverse spostandola da una parte all’altra, oppure chiudendone uno solo lungamente e la seguivo mentre si muoveva nella stanza ignara del mio gioco, o ancora disegnando nell'aria il profilo immaginario del suo corpo con un dito.

Mi divertivo mentalmente così, con il suo corpo maturo, incomparabile con quello di mamma e il suo con il mio.

A volte giocando, lo confrontavo con il profilo della sua stessa ombra riflessa sul muro dalla

lampada e facevo delle misurazioni tra essi, tra l’ombra e il suo corpo reale.

Il nonno invece era e sembrava molto più vecchio di lei anche se si curava nell’aspetto, aveva i

capelli radi e quei pochi bianchissimi, con due baffetti anch'essi bianchi sopra le labbra. Dieci

anni di differenza si notavano. Ormai pensionato passava il suo tempo al circolo a giocare a carte o a bocce, mentre nonna era ancora attiva e spigliata e si dedicava in prevalenza a me.

Le mie giornate tipiche in vacanza con lei erano composte da lettura, uscita con le amiche del

posto e andare al mare sia al mattino che al pomeriggio, ritorno a casa dalla nonna, studio, giocare con lei, cena, passeggiata serale in centro con nonna per il gelato e lettone insieme a lei, tutto questo finché non arrivavano i miei genitori, solo allora dovevo andare nella mia cameretta, mamma voleva che imparassi a dormire da sola, ma nonna mi diceva:

“Non dire niente a mamma e vieni a dormire con me!” Avevamo i nostri piccoli segreti.

Sebbene mia madre spesso mi mancasse, il mio rapporto con nonna era assolutamente straordinario, era speciale.

Provavo tanta ammirazione, amore e gratitudine per nonna Giulia, era lei che quando mamma non poteva per lavoro, si prendeva cura di me.

In un certo senso mi aveva cresciuta lei, mi aiutava nello studio, giocava con me e mi

controllava sempre in quello che facevo e chi frequentavo. Mi insegnava anche nel

comportamento intimo, come aveva fatto con mamma, a come fare pipì, ad asciugarmela dopo, come lavarmi le parti intime come sedermi o quando non sedermi nel water in luoghi pubblici e farla in sospensione senza toccare il water e mi istruiva.

Era sempre lei che integrando quello che diceva mamma, mi educava alla moralità, ai valori famigliari, sociali e religiosi. Era la mia seconda mamma.

Oltre che volerle un bene dell’anima, la stimavo molto come donna, era il punto di riferimento di tutta la famiglia, di mamma e papà, degli zii e io seguivo con diligenza i suoi insegnamenti.

Mi ha insegnato, insieme all’altruismo, l’umiltà, essendo sempre stata discreta nelle cose che

faceva. Era una donna aggraziata e dolce di carattere, ma nello stesso tempo forte ed energica.

Amava gli animali e mi trasmise questa sua passione che ancora ho, difatti nella villa al mare

avevamo le galline, i conigli e il gatto e quando eravamo là, se me occupava anche lei

personalmente.

Mi accudiva, mi faceva da mangiare e mi insegnava a cucinare, sapeva essere anche casalinga.

Nell'ora di pranzo e di cena sostituiva i vestitini eleganti e aveva l’abitudine di indossare un

grembiule da lavoro da cucina, utile a limitare gli effetti del cucinare e a volte d'estate quando

eravamo solo noi in casa e faceva molto caldo, lo metteva senza gonna sotto, lasciandomi in

visione dietro il suo bel sederone in mutandine.

La sera per girare in casa, indossava la tipica vestaglia leggera che serviva a coprire le trasparenze che gli abiti da notte inevitabilmente donavano.

Ma ai miei occhi allora, era solo la nonna che mi accudiva assieme a mamma, era senza sesso come un angelo.

 

Io in quel periodo non ero la classica ragazza appariscente che lasciava a bocca aperta i ragazzi, ero cresciuta ed ero comunque una bella giovane, carina, gentile nei modi, bella nei lineamenti e perfetta nell’aspetto, una di quelle ragazze che nonostante i quasi diciannove anni, alla domenica mattina andava con la nonna a messa.

Piacevo a molti ragazzi e anche agli adulti che mi ammiravano per il mio portamento e le movenze, oltre che per l'intelligenza e la bellezza e se devo essere sincera anche se giovane ero molto corteggiata, e più di un mio coetaneo sia in città che al mare si era innamorato di me non ricambiato.

Non ero frequentatrice di discoteche come le mie coetanee, preferivo piuttosto sedermi in poltrona con un libro e una tazza di the a leggere una storia d’amore. Preferivo (ancora adesso) restare immersa nel silenzio piuttosto che nel caos assordante tipico della giovinezza di tutti.

Di carattere ero calma e tranquilla e al contrario di molte delle mie amiche mi piaceva studiare. Mi arrabbiavo raramente e non legavo con tutti, con molti ero indifferente per educazione e ceto sociale, ma non ero mai scorbutica o acida. Ero una ragazza molto timida e introversa, ma gentile ed educata e sapevo essere anche allegra e generosa se occorreva a seconda delle occasioni.

Non ero chiacchierona e avevo poche amiche e amici ancor meno, e tutti della mia cerchia

sociale, approvati dai genitori o dalla nonna. La mia passione era la lettura, passavo intere

giornate a leggere, in casa, in giardino o al mare e avevo un diario come tutte le ragazze per

bene, dove riportavo i miei pensieri e i miei desideri che appartenevano solo a me e anche i miei sogni, nell’attesa dell’arrivo del fatidico principe azzurro che mi prendeva e mi amava, ma che smisi di scrivere proprio in quell'estate che vi narrerò.

Già allora come oggi, al mattino riflettevo su quello che avrei dovuto affrontare durante la

giornata. Mi vestivo in modo elegante con capi griffati già a quell'età. I miei vestiti erano di colori tradizionali, proprio come la mia personalità.

Avevo i capelli color castano chiaro, lunghi, e ondulati, e mi arrivavano sulla schiena (oggi li ho sulle spalle e biondi), ed ero di carnagione chiara, come nonna e mamma, con la pelle pallida, vellutata e candida.

Già allora ero alta come adesso, ma molto più magra, con gli occhi grandi e chiari e le

labbra sottili. Avevo un sorriso a fossette e i denti erano regolari e bianchissimi, per l'igiene e per l'apparecchio ortodontico che mettevo solo alla sera prima di andare a dormire per farli crescere in modo perfetti e regolari.

Il mio corpo in quel periodo era fiorito, come si suole dire si era appena femminilizzato, mi

erano sbocciate, già l’anno prima mi era venuto un seno con due mammelle sode e rotonde grandi come arance e sul pube si era formata una ricca peluria bruna e rigogliosa. I fianchi non erano più dritti come da adolescente, ma avevano preso forma adulta riempiendosi e incurvandosi, mentre la vita si era assottigliata e il bacino leggermente allargato.

Avevo anch’io le mie pulsioni sessuali, fatte di curiosità, fantasia e principe azzurro e a volte con la malizia che tali desideri sessuali portano specialmente a una ragazza di buoni propositi, mi toccavo pensando a lui senza dargli un volto. Le mie conoscenze sessuali erano limitate e molto scientifiche, conoscevo l’anatomia,  la riproduzione e sapevo  come si  sarebbe dovuto  praticare il sesso o  meglio l’amore per me, dopo i  baci e le carezze, ma nulla di  più, non c’era l’informazione di  oggi,  internet o  gli  smartphone con i  video e in più io  vivevo in una situazione controllata sotto la guida di  nonna, era le  che mi  erudiva educatamente sulla sessualità in modo sentimentale filtrando le spiegazioni sempre sotto il profilo amorevole. Ma le informazioni che non mi diceva o voleva dire lei per preservare anche la mia purezza mentale, ne venivo a conoscenza nei discorsi segreti con le amiche, sulla masturbazione, di come si praticava e cosa si provava, lo stesso del sesso, delle posizioni. Qualcuna più sfacciata e libertina l’aveva già praticato e ci raccontava.

Era un’età in cui gli impulsi si manifestavano a volte difficili da controllare e ne prendevo coscienza ed il tutto era visto come una scoperta, un gioco, un sogno da me.

Io oltre ad essere molto timida, ero inesperta, sesso zero , ero cresciuta come ripetevo spesso dentro una bolla di sapone, sembrerà strano ma è la verità , ne parlavo con le amiche ma non mi ero mai masturbata da infilare il dito dentro n vagina come molte mie compagne, ero vergine e avevo paura di auto deflorarmi, quando  mi  masturbavo, mi  accarezzavo da sola sul seno e il  pube pensando fosse qualche ragazzo a farlo e con il  dito  mi  sfregavo il  clitoride e la fessura esternamente fino all’orgasmo.   

I miei genitori e anche i nonni, dicevano che ero molto bella ed espressiva e avevo un bel sorriso di quelli che fanno sognare, e come diceva nonna, uno di quelli che ti può rallegrare la giornata e che si farebbe di tutto per non spegnere.

Ero l'orgoglio della famiglia.

” Beato chi ti avrà! Chi raccoglierà il tuo fiore!” Diceva spesso nonna stringendomi forte sorridendo e baciandomi in fronte o sulle gote.

” Noi ti abbiamo curata e coltivata, poi qualche principe azzurro verrà a coglierti e ti porterà via sul suo cavallo bianco!” Ripeteva sorridendo.

Come scrivevo sopra e in seguito capirete perché torno spesso sugli stessi concetti, il mio

rapporto con nonna era eccezionale, molto affettuoso e materno, era il mio punto di riferimento per tutto, qualunque cosa andavo da lei.

Lei e il nonno si volevano molto bene e venivano sempre a prendermi a scuola, visto che i

miei genitori lavoravano entrambi ed erano tutte e due impegnati in quell’orario. Quando

uscivo da scuola andavo a casa sua, mi faceva trovare il pranzo pronto e mi coccolava tanto,

eravamo molto affezionati l'una all’altra.

 

La giornata in vacanza, come dicevo era divisa tra vari momenti, i più significativi per me erano lo studio, che mi piaceva, la divagazione con le amiche al mare, il gioco e le passeggiate con nonna.

Il momento del gioco era sicuramente il momento più entusiasmante della giornata, vuoi perché il gioco è spensieratezza e libertà, ma anche perché il gioco che facevo con la nonna era retaggio della mia fanciullezza e mi dava sensazioni stupende.

Infatti dopo la passeggiata pomeridiana, eravamo soliti tornare, metterci in abiti da casa e giocare almeno fino all’ora di preparare cena, oppure alcune sere giocare prima di andare a letto.

Passavamo ore a solleticarci, a gettarci sul divano, la poltrona o sul letto rotolandoci mimando una lotta, ridendo come pazze. Ci toccavamo, dappertutto. Le mie mani non erano sicuramente efficaci come le sue nel dare il solletico, ma so che a volte lei fingeva di provarlo per darmi la contentezza e la motivazione della partecipazione attiva e da parte mia per avere su di lei gli stessi effetti che provavo io c’era un impegno maggiore nel solleticarla. Era un gioco stupido, infantile, ma che ci rendeva felici ….

Ricordo che nel toccarci vicendevolmente a me dava grande soddisfazione toccare il seno grande della nonna. Era quasi un obbligo da parte mia. Partivo dai fianchi e facendo camminare le dita salivo su, sempre più alto e sempre più velocemente, arrivando sotto le ascelle e sul seno.

Lei rideva come una matta e per ripagarmi, più o meno con la stessa moneta, mi prendeva e

tenendomi abbracciata faceva lo stesso, facendomi piegare le gambe dal ridere, mentre mi

stringeva.

All’epoca non c’era Facebook e non esistevano i videogiochi ed i giochi erano quasi sempre frutto della fantasia e il tempo si passava o leggendo o guardando la tv.

Ma il nostro passatempo preferito era giocare a solleticarci a vicenda.

Quando eravamo in vacanza al mare, il pomeriggio dopo aver pranzato andavo in camera adibita a studio per i miei genitori, per fare i compiti, mia nonna invece si andava un po' a riposare in camera sua. Mi diceva sempre:” Studia, ma distraiti anche, ricorda sempre che è meglio avere in famiglia un asino vivo che un dottore morto...” e rideva. E invece in famiglia chi per una professione chi per un’altra eravamo e siamo diventati tutti dottori in qualche professione.

Noi avevamo oltre che la casa in città, un appartamento in montagna e la villa al mare, che

abbiamo ancora, dove vado tutt’ora con la mia famiglia e rivivo i ricordi giovanili...

La villa era situata in una località rivierasca di un paesino ligure, poco distanti dal centro, era

stile novecento, molto bella, con un piccolo giardino davanti e dietro un orto abbastanza grande, il tutto era circondato da un muro di cinta alto due metri che la divideva dalle case, strade e terreni circostanti.

Si intravvedeva anche da fuori, oltre il muro, bella, grande, di un colore arancione spumeggiato e le tegole rosse sul tetto, a circa 100 metri dal mare.

Sorgeva su un alto basamento, che separava il piano nobile o primo piano rialzato, dal suolo umido e conferiva elevandola magnificenza all’edificio, sollevato su un podio come un tempio antico e sotto il basamento c’era un ampio scantinato.

All’entrata c’era un ampio e vecchio cancello in ferro battuto con molti strati di vernice uno sopra l’altro, seguiva un piccolo vialetto ghiaioso di dieci metri circa, con ai lati del verde e delle piante a giardino, fino ad arrivare alla casa.

Sul davanti, nella facciata principale, si trovava una breve scalinata centrale che conduceva al

portone d'ingresso a vetri colorati, ornato di mille fiori colorati che davano la sensazione di

immensa allegria e di caldo; era su due piani entrare dentro si poteva notare il salone molto

spazioso e grande, come gli altri locali ...con pavimenti di marmo sul quale si poggiavano mobili antichi e due divani arancioni.

Nella villa ancora oggi, convivono motivi derivanti dalla tradizione edilizia dell’architettura stile liberty, avendola restaurata nonno.

C’era una scala interna per il piano superiore o notte, con le camere e il bagno.

Nella casa, essendo molto grande, si trovano molte stanze, belle e piene di colori e di luce; ma la mia preferita rimase sempre la mia cameretta, forse proprio perché potevo decorarla come mi piaceva e come volevo io, anche se preferivo dormire nel lettone di nonna.

Affacciandosi sulla veranda, si poteva notare dietro sull'altro capo della villa, il nostro grande orto, nel quale ogni anno in estate io, insieme alla mia famiglia e a volte agli amici, ci divertivamo per hobby a fare gli agricoltori (ancora adesso), coltivando verdure e ortaggi vari. Era una casa proprio bella!

Nonno l'aveva acquista finita la guerra e l'aveva pagata anche poco quel tempo, sentivo a volte

quando ne chiacchieravano a tavola mentre pranzavamo. L'aveva ristrutturata perché era in condizioni pietose, aggiustandola e riverniciandola dentro e fuori, e nel retro della villa, vicino alla caldaia che allora era a legna, poi cambiata con un’altra a gasolio e ora a gas metano, era stato ricavato sotto il basamento in una parte dello scantinato, un piccolo appartamentino di circa 30 metri quadri, una cameretta, un bagno ben attrezzato e funzionante con doccia e bidet, un cuoci vivande e un piccolo soggiorno. Era l'appartamentino dei guardiani che vivevano lì.

Per entrarvici, bisognava scendere tre gradini essendo una piccola parte seminterrata. All'inizio che ricordo io c’era vissuta una coppia di anziani, pensionati che curavano la villa e l’orto, abitavano lì e facevano guardianaggio quando noi non c’eravamo, ma poi lui morì e lei non si sentì più di restare da sola e tornò giù al suo paese, erano meridionali, siciliani, ma raccomandò a mamma e a nonna un suo parente, bravo, onesto e lavoratore, che prese il suo posto e venne ad abitare nell’appartamentino dello scantinato, si chiamava Enzo.

Questo Enzo viveva solo, era un vedovo cinquantenne e alloggiava lì tutto l’anno. Doveva

occuparsi dell’orto, coltivando pomodori e ortaggi, accudire a qualche gallina nel pollaio e qualche coniglio che poi mangiavamo quando venivamo giù nelle feste o in vacanza; controllare la villa, e tenere lontani curiosi ed estranei e soprattutto i potenziali ladri, era come un deterrente per far vedere che ci abitava qualcuno tutto l’anno. In quegli anni gli antifurti elettronici erano pochi e solo all'inizio del loro diffondersi sul mercato e i miei preferivano una persona di fiducia che inoltre facesse lavoretti nei periodi morti, pitturasse le ringhiere e il cancello piuttosto che il bagno o altro.

Enzo era un uomo non molto alto, con i capelli grigi e un po' di pancia, la testa era pelata al

centro. Io d'estate lo vedevo sempre in canottiera e pantaloni lunghi tenuti su da una cintura di cuoio lisa e consumata fuori dai passanti.

Nel momento che racconto la storia era già un paio di anni che lavorava lì, me lo ricordo che ero ancora al liceo.

Ricordo che quell’anno al primo anno universitario, io e nonna partivamo sole per i week end il sabato e la domenica oppure nei ponti festivi per tre -quattro giorni e andavamo nella casa al mare. Nonno restava in città per andare allo stadio a vedere la partita o restare con gli amici a giocare a carte o a bocce non piacendogli il mare e nonna veniva giù senza lui per rilassarsi e portava dietro anche me a tenerle compagnia, che approfittavo per divagarmi dallo studio e andare al mare.

A volte venivano anche i miei genitori e a volte no.

“Vieni con me tesoro! Andiamo qualche giorno a riposarci e poi torniamo su! Ci divaghiamo

un po' io e te! ...Sei contenta di venire al mare con la nonna?” Mi chiedeva sorridente.

E io altrettanto sorridente rispondevo subito di “Si!”

Ero felice, più libera che in città, avendo più tempo a disposizione e girando anche per il paese da sola o con le amiche.

“Oramai sei grande, sei una bella ragazza! Sei già sbocciata e sei una signorina e avrai dei

corteggiatori, e io e mamma ti abbiamo educata bene, sai quali sono i valori di una ragazza per

bene e ho molta fiducia in te Bea per questo ti do libertà e ti lascio uscire anche sola; e poi

questo è un paesino tranquillo poche migliaia di abitanti, non è come la nostra città caotica. Ma mi raccomando quando esci da sola o con le amiche stai sempre attenta agli sconosciuti.”

“Si nonna!” Rispondevo abbracciandola.

“Se non ti va di venire con me e restare in città dimmelo pure, non mi offendo!” Aggiungeva.

“No nonna... sono felicissima di stare qui con te!” Rispondevo, ed era vero, con lei mi trovavo

molto bene e a mio agio, era il mio punto di riferimento e mi insegnava molte cose.

 

Quando scendevo giù al mare con nonna, lo facevamo in treno, tre ore e arrivavamo sulla riviera di ponente.

Lì lei si dedicava alla lettura, alla casa e all’orto, preparava pranzo e cena, mentre io ripassavo

qualcosa di studio e poi uscivo con nuove amiche del posto. Oppure facevamo delle passeggiate al mercato a curiosare o sul lungomare assieme. A volte andavo anch’io nell'orto o nel pollaio e mi faceva vedere gli ortaggi o le galline. Era tutto molto bello, oserei dire fantastico, vivevo la mia giovinezza in modo felice e per me nonna era un mito, un punto di riferimento e la stimavo molto come donna e come nonna. Le volevo molto bene.

Quel periodo avevo studiato molto e avevo appena finito il primo anno di giurisprudenza e nonna decise di portarmi giù al mare a farmi divagare, avendo studiato molto e togliermi un po' dallo smog.

Partimmo in treno io e lei con due valige, i genitori e il nonno ci avrebbero raggiunto a fine mese in auto, nel frattempo noi saremmo restate giù a preparare e rilassarci da sole.

Come al solito passavamo le nostre giornate, io che a determinati orari uscivo a passeggiare con le amiche e lei in casa a fare qualcosa. 

“Bea! ...Oggi è una bella giornata, perché non vai un po' al mare con le tue amiche, ti divaghi e ti diverti.” Diceva.

“Va bene nonna!” Rispondevo io:” Ma tu resti qui in casa da sola!”

“Oh non ti preoccupare, ho sempre qualcosa da fare, da mettere in ordine e preparare cena, poi nel tardo pomeriggio vengo anch'io! Ti raggiungo.”

Così quel pomeriggio come molti altri che mi sollecitava ad uscire, uscii con le amiche, tutte mie coetanee, lasciando nonna a casa a fare le sue cose.

Uscii di casa che erano le 14.00 era una bella e caldissima giornata di quasi fine giugno e andammo ai bagni, in riva il mare a prendere il sole, chi sul prendisole, chi sulla sabbia con lo stuoino sotto; a leggere, giocare e a fare le stupidine con i ragazzi che ci venivano attorno.

Quel pomeriggio le mie due amiche litigarono tra loro per un ragazzo che ci corteggiava, una

delle due fece una battuta sull’altra, che la prese male e così dopo una discussione una se ne andò da una parte e una dall’altra, lasciandomi sola. Così decisi di ritornare a casa e fare qualcosa con nonna, pensai che potevo aiutarla a preparare la cena come tante altre volte e intanto avrei imparato a cucinare.

Sotto il sole con il mio berettino di paglia e la borsa da spiaggia a tracolla tornai in casa, quando fui davanti al cancello lo aprii con la chiave e lo spinsi quel tanto che mi permise di passarci dentro.

Quel pomeriggio non cigolò come a volte faceva quasi sempre. Lo richiusi e risalii il vialetto ed entrai in casa, cacciai la borsa sul divano e chiamai nonna, ma non rispondeva, girai la casa anche su nelle camere ma non c’era. Pensai che fosse sul retro nell’orto a prendere qualche verdura o nel pollaio a prendere le uova e passando dalla veranda scesi e girai dietro

la casa. Ma anche nell'orto non c'era nessuno e il pollaio era chiuso con le galline che chiocciavano facendo coccodè.

“Ma dov'è?” Mi chiesi. Mi venne l'istinto di chiamarla gridando, quando dall'appartamentino del seminterrato dietro dove viveva Enzo sentii delle voci.

“E' lì!!” Pensai contenta:” Sarà andata a prendere qualcosa…”  Mi dissi e mi avvicinai, la porta era socchiusa e scendendo i tre gradini spingendola leggermente entrai. Quando fui all'interno, restai ferma un attimo per abituare gli occhi al semibuio, perché venendo da fuori al sole, entrando non vedevo nulla. Dopo pochi secondi li stropicciai, li aprii e iniziai ad abituarli e a vedere all’interno.

Dal soggiorno intravvedevo la luce accesa della cameretta da dove venivano le voci, feci ancora due passi e sposi il capo verso la stanza, quando vidi quella scena impressionante sotto la luce del lampadario, di due corpi nudi, di cui uno maschile sdraiato sul letto con le gambe pelose e l’altro femminile, pallido con i capelli argentati seduto sopra di esso che si muoveva su e giù.

Era una scena sessuale e lussuriosa che osservavo per la prima volta in vita mia, la vidi e la guardai incredula a bocca aperta, capii che lei … lei…. la donna sopra …era ...era ...la nonna... mia nonna!... Nuda su quell’uomo, Enzo il contadino che le accarezzava i fianchi muovendola su e giù.

Rimasi pietrificata, ero incredula, non potevo credere a quello che vedevo, non poteva essere vero nonna Giulia sopra a quell’uomo e restai raggelata, allibita… sconvolta.

” Non è possibile!!” Pensai.” Sarà qualcuna che le assomiglia...”

Ma quella mia incredibilità fu fugata subito dalla voce che sentii mormorare qualcosa, era quella di nonna.

Ero sbalordita. Non avevo più la forza di muovermi né di andare avanti, né indietro e fuggire, ero impressionata, se quella era realmente nonna...tutto mi stava crollando addosso.

Nascosta dallo stipite della porta guardai meglio, Enzo era sdraiato nudo sul letto e nonna,

anch'essa completamente nuda era a cavalcioni sopra di lui che si muoveva, lo cavalcava come si dice ora volgarmente. Restai sgomenta e attonita.

Pur non conoscendo quella posizione, capii che stavano avendo un amplesso sessuale.

Lui la stava possedere sessualmente e lei si lasciava possedere partecipe.

Era pazzesco!! Non era possibile ...lei era mia nonna... mia nonna Giulia, non potevo crederci.

Io non avevo mai visto fare sesso realmente, era la prima volta che vedevo qualcosa del genere, come dicevo sopra sapevo come si faceva, ne avevo sentito parlare qualche amica più grande e letto qualcosa su qualche libro spinto con immagini erotiche disegnate, di nascosto dei miei genitori, ma vederlo fare dal vero era una emozione sconvolgente. E poi in quel modo, con lei sopra dondolante, non conoscevo che si potesse fare così ... non lo avevo mai saputo.

Sapevo che era peccaminoso e non si doveva spiare, così ero stata educata, ma fui presa da un

vortice di emozioni contrastanti, dalla tentazione di fuggire, al desiderio di fermarmi e curiosare, restando immobile ad osservare.

Era sconvolgente, la vedevo...lei, mia nonna era sopra, in ginocchio con le gambe larghe piegate, e il busto eretto o leggermente in avanti… seduta su di lui. Mi dava la schiena.

(Seppi solo dopo molti anni leggendo siti erotici che veniva denominata la posizione della

cowgirl, detta anche dell'amazzone. Che è una delle più amate dalle donne perché la penetrazione è profonda e stimola il punto G e permette di controllare a proprio piacimento i movimenti, di condurre l'amplesso secondo il proprio ritmo; inoltre permette a lui o a lei di stimolare il clitoride o i capezzoli.).

In quella strana posizione, vedevo che era lei da sopra a dare il ritmo e i tempi al piacere di

quell'immorale e adultero accoppiamento, alzandosi e abbassandosi con il sedere.

 

Come dicevo, nonna sopra di lui mi dava le spalle, ma tramite la specchiera del comò posizionata al muro di lato, potevo scorgerli anche di fianco. Vedevo il profilo del suo bel viso e il capo grigio argentato dondolare avanti e indietro, muovendo il ciuffo dei capelli di lato, con il suo corpo genuflesso a gambe piegate e larghe seduto sopra di lui.

La osservavo da dietro muoversi, e sempre dallo specchio del comò posto nella parete di fianco, la vedevo tre quarti e davanti e potevo osservare anche l’espressione soddisfatta e gioiosa, ora diremmo godente del viso di nonna e le grosse mammelle ballare sul torace quando non erano nelle mani rugose e ruvide di quell’uomo.

Lei di spalle non mi poteva vedere, ero agitata e insicura e provavo strane e nuove sensazioni, e non pensavo minimamente che come io potessi vedere loro nello specchio, loro potevano vedere me e per un istante ebbi l'impressione che lo sguardo di Enzo si incrociasse con il mio, che si fermasse alcuni secondi a fissarmi negli occhi. Tirai indietro il capo veloce, pronta a fuggire, ma loro continuarono.

“Non mi ha vista!” Pensai sospirando e continuai a spiare.

Osservavo incredula senza riuscire a capire se ero sveglia o sognassi, era tutto sconvolgente. Ero in uno stato d’animo tormentato, sospeso, non riuscivo a pensare, ma solo a osservare

Imbarazzata e impressionata. Non ero più una bambina ma una ragazza matura e capivo perfettamente cosa stessero facendo.

Guardavo il contrasto del dorso delle mani scure e rugose bruciate dal sole e dalla terra di

quell’uomo, sulla pelle candida e morbida di mia nonna, accarezzarle la schiena, il sedere e i

fianchi e quell’osservazione creava agitazione in me dandomi uno strano e nuovo turbamento.

Guardai ancora la stanza attraverso la specchiera del comò e vidi il lampadario che illuminava il letto sopra il loro amplesso, assieme ai gemiti di piacere di nonna.

Sul piano del comò c’erano le sue mutandine e il reggiseno bianco di cotone leggerissimo, quelli che si era messi puliti quando ci eravamo alzate, riconoscendolo dai ricami colorati,

avendoglielo presi io dal cassetto.

Ero turbata.

Tante volte avevo visto il suo seno nudo sotto l’aspetto materno e dolce, ma mai in quel modo

nella sua volgare magnificenza e in tutto il suo splendore erotico sessuale, che nonostante l’età Enzo sapeva apprezzare e soddisfare.

Nello specchio distinguevo la sua pancia un po’ pronunciata e le sue cosce grosse ma tornite,

irrigidire i lombi spingere, e spostare in su il sedere e il busto, accompagnate da quelle grosse

mani ruvide.

La vidi abbassarsi con il busto e andare con il viso sul suo volto, probabilmente a baciarlo per

poi ritornare su, lui appoggiarle le mani sulle grosse mammelle e accarezzarle, premere e lei mettere le sue sopra quelle di Enzo, come per aiutarlo a stringerle, guardando in alto in preda al piacere. La sua pelle pallida e tenera, inumidita dal sudore, rifletteva il chiarore della luce e contrastava con l’ombreggiatura di alcune sue parti del corpo e del dondolamento che il grosso seno provocava.

Osservavo il sedere molle di nonna, che sedendosi sopra di lui schiacciandolo sotto il peso del suo stesso corpo, premeva e allargava le natiche morbide e pallide, che fuoriuscivano di lato e indietro, sulle cosce di lui e soprattutto si spostavano in alto, mostrando quei piccoli incavi nella pelle sulla parte inferiore della schiena chiamate fossette di Venere. Intravvedevo turbata e scandalizzata il solco gluteo di nonna che elevandosi con il busto, allungava le natiche flosce, mostrando nell’alzarsi parte dell’asta di carne dura di Enzo dentro lei, per poi scomparire nell’accorciarsi delle natiche quando si abbassava e risedeva, per poi contrarsi e risalire di nuovo mostrandola nuovamente, seguendo il ritmo di quella cavalcata sessuale …Era scioccante.

A volte nonna si fermava come ad assaporare in quella posizione quella penetrazione profonda, a goderne sentendo l’asta di carne dura dentro di essa, nella sua vagina vegliarda e grande.

Erano atti che vedevo per la prima volta e mi sconvolgevano.

I rotolini di adipe in quella posizione erano più evidenti e dai fianchi si portavano in su sulla

schiena, attraversandola sopra i lombi, cercando di arrivare simmetricamente verso il solco della colonna vertebrale nascosto dall'adipe sottocutaneo, formando due cordoni di carne tenera intorno ad essa, circondate sulla schiena da pliche cutanee orizzontali leggere.

Il corpo senile, pallido si muoveva sopra di Enzo, staccandosi e abbassandosi facendo ondulare tutta la carne tenera del corpo di nonna, dalla schiena alle braccia, dai glutei all'addome, , mostrandomi ripetutamente in quell'attimo che si alzava e staccava da quell'uomo , la sua asta dura e lunga che la penetrava , mentre le braccia di lui , lunghe e tese in avanti afferravano con le mani le grosse mammelle morbide, stringendole e spremendole .

Nonna sembrava non provare dolore, ma gioia a quelle spremiture, portava le mani sul capo o

lungo i fianchi per poi appoggiarle sopra i suoi avambracci forti che portavano le mani sulle sue mammelle e stringerli con forza deformandole.

Non potevo crederci, era assurdo che fosse lei, nonna...mia nonna con quell'uomo il custode della villa, il tuttofare contadino. Lei era una signora…

“Ma perché? ...Come mai faceva questo? Lei no! Non doveva fare queste cose...! Era mia nonna,

le volevo bene. E il nonno…??” Mi domandavo e rispondevo da sola.

Non seppi mai come fosse arrivata ad avere rapporti sessuali con quell’uomo, di ceto ed

estrazione molto differente e bassa dalla sua, me lo chiesi più volte, senza darmi una risposta …. Ma in quell’appartamentino invece di fuggire sconvolta, mi fermai a guardare e tra curiosità e turbamento, sentivo in me nascere internamente alla pelvi qualcosa di caldo che non avevo mai provato prima, nuove sensazioni piacevoli a vedere nonna sopra di lui cavalcarlo.

Nonna sembrava proprio una amazzone vegliarda sul suo cavallo che lo cavalcava.

La vedevo sudata muovere il bacino su e giù sopra di lui e le sue carni tenere ondulare, a volte

andando un po' all'indietro con la schiena o avanti facendo dondolare le grosse mammelle.

La guardavo, la vedevo come una dea che cavalcava il piacere, con lui che aveva un perfetto

controllo sul suo corpo. Sembrava sulla soglia dell'orgasmo, pronta a esplodere

Era una scena lussuriosa, lui sotto e lei sopra accovacciata sopra come fanno le donne quando

urinano in campagna o nei boschi o durante le escursioni. e in alcuni momenti lui in quella cavalcata oscena, teneva nonna per le mani per non lasciarla cadere all'indietro. Quell'amplesso sembrava che non finisse mai.

In quella strana posizione, vedevo che era lei da sopra a dare il ritmo e i tempi al piacere di

quell'immorale e adultero accoppiamento.

Il suo corpo era traslucido imperlato di sudore e brillava ai riflessi della luce del lampadario e a quella che filtrava dalla finestra. Il collo sudato le appiccicava i capelli, come il suo ciuffo sulla fronte, bagnato e attaccaticcio alla cute, segno di tensione ed eccitazione.

Era tutto impressionante per me allora quello che vedevo...sconvolgente.

Nonna ogni tanto gemeva:” Ooooohhhhhhhhhhhhhhh!!!” Mormorando anche dei:” Sssssiiii!!!

Ancoraaaaa!!!” Con la voce rotta dall’emozione e piacere.

Restai ferma immobile senza respirare a guardare, non so quanto tempo passò se pochi minuti o di più, so solo che a un certo punto vidi le grosse mani scure e ruvide di quell’Enzo appoggiarsi sulle spalle delicate e chiare di nonna e poi scivolare sulle sue braccia, scendere per fermarsi sui fianchi esuberanti, agguantarli con forza e stringerli , accompagnandola in quella cavalcata erotica e peccaminosa , muovendola su e giù veloce , sempre più veloce , rapidamente, finché nonna voltando il viso verso il soffitto gridò come un animale , un “oooooooooohhhhhhhhhhhhhhh!!!! Ssssssssssiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

In una esclamazione di godimento che mi turbò molto a sentirla e provai una forma di gran calore tra le gambe, perché non era un grido di dolore, ma di piacere… e quello

lo capii.

Quel pomeriggio e quella scena cambiarono la mia vita per sempre, nonna era lì, che si faceva

Penetrare da quell’uomo, che la possedeva con gusto e passione a giudicare dall'espressione dei loro volti.

Lui la chiavava e lei godeva.

Il suo sesso si lasciava introdurre dalla carne dura di quell'uomo con piacere e cadenza regolare. Le sue grosse mammelle quando non erano strette dalle sue mani perché appoggiate sui fianchi, danzavano, dondolando oscenamente pallide su e giù e di lato all'aria circostante, come in un sabba peccaminoso di una danza erotica.

Sentivo nonna ansimare e lui dire:

“Va bene così! Ti piace?” Mentre l'accarezzava sulle cosce e sui fianchi.

“Si! ...Continua!” Rispondeva nonna con la sua voce bassa e dolce come dandole degli ordini, cavalcandolo sopra e socchiudendo gli occhi guardando in alto.

“Ti sento godere! Sei lubrificata… bagnata ora!” Diceva lui dandole del tu e non chiamandola signora Giulia.

“Sì siii!!! Mi piace, continua così non fermarti!” Rispondeva nonna con la voce affannosa dandole del tu anche lei come se ci fosse confidenza, intesa e complicità tra loro due.

“Sono contento che ti piaccia, sai che io voglio farti solo godere!”  Pronunciava lui dandole come alle donnacce una grossa pacca sulla natica facendola ondulare tutta. E poi mormorare ansimante: “Vuoi cambiare posizione!?”

“No! ...Continua così! …Mi piace !!” Emetteva nonna con la sua voce dolce e signorile aggiungendo: “Fammi eccitare, dimmi delle porcate!”

Restai incredula a quello che sentivo. Nonna che diceva quelle parole.

” Dimmi delle porcate! ...Dimmele!” Ripeteva muovendosi con il sedere sopra di lui.

Era per me inimmaginabile, inconcepibile e inaudito, che mia nonna Giulia dicesse quelle cose. Non poteva essere lei a chiedere quelle parole.

“Come le altre volte?!” Domandò lui.

“Siii!!” Ribattè nonna con una esclamazione desiderosa. E nemmeno il tempo di aspettare la

risposta che iniziò sorridendole:

“Sei proprio una gran troia...una puttana...una vogliosa di cazzo… una vacca!!” Guardando nonna che a occhi socchiusi osservava in alto il soffitto muovendosi su di lui. Proseguendo:

“Ti chiaverei in mezzo a tutti, davanti a quel cornuto di tuo marito. Vorrei vederti prendere tre

cazzi contemporaneamente, in culo in figa e in bocca che ti sborrassero dappertutto.” Pronunciò lui ansimante, continuando mentre io incredula ascoltavo quelle volgarità su nonna e lei sembrava che quelle parole invece di offenderla le facessero piacere sentirsele dire e la eccitassero di più.

“Vorrei vederti leccare la fica alle tue amiche…” Ma lei eccitata e ansimante lo interruppe.

“Di più, di più! Dimmi di più! ...Cose più spinte!” Gli chiese.

Non vi dico come mi sentivo io a vedere mia nonna in quella condizione e soprattutto a chiedere quelle cose, il mondo mi crollò addosso ero scioccata e turbata, eppure sentii un grande calore sul pube. Mentre lui continuava:

“Vorrei vederti stuprare in un cesso pubblico, vorrei vederti chiavare con un marocchino, un

negro... Vorrei vederti sborrare addosso da tutti gli uomini che conosci …” Mentre nonna iniziava ad ansimare

“Siii!! Aaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!...Siiiiiiiii!!!!!!!!!!”

A quel punto, non so come e perché vidi nonna muoversi di più, saltellando con il sedere sopra di lui e gemere, vedevo il suo grosso culo da dietro alzarsi e abbassarsi veloce ondulando la carne morbida, pallido che contrastava con il colore della pelle abbronzata di Enzo.

Incominciai a sentire nonna affannare e ansimante i suoi mugolii si fecero più intensi fin quando un urlo bestiale che non era da lei, le schizzò fuori dalle labbra e poi ancora un altro e un altro ancora, “Aaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!! Siiiiiii!!!!!!! Aaaaahhhhhhhhhhhhh!!!! Siiiii!!!!!!”

Scuotendosi tutta. Aveva raggiunto l’orgasmo e godeva a ripetizione...stava godendo con Enzo, il nostro custode e contadino.  

E lui con le sue mani forti, rudi e scure la teneva ferma su di esso per i fianchi, dominandola, come a impiantarla sopra lui e non lasciarla scappare, probabilmente (ma lo capii solo dopo negli anni), facendo così in quel modo, in quel momento le stava eiaculando dentro in vagina, ma allora non lo intuivo.

Si! ...Nonna si lasciava eiaculare dentro da quell’uomo, non prendeva alcuna precauzione,

probabilmente perché sicura di non potere restare incinta.

Al termine di quei lunghi secondi trattenuta su di lui, si piegò in avanti con il busto, cacciandosi letteralmente con il tronco su di lui, sul suo torace peloso e sudato, con il viso contro il suo, mentre lui le teneva il capo tra le mani e si baciavano in bocca.… e con la lingua dentro e fuori, incrociandole e contorcendole come due spade in un duello o come quelle di due cani che si leccano il muso.

Era tremendo. Non potevo credere a quello che vedevo, che nonna facesse quelle cose, sesso con un altro uomo che non era il nonno e in quel modo volgare da…da.…

Sudavo anch’io a guardare.

Enzo la prese per il bacino e la tirò in su, e per un attimo mi parve ancora di incrociare il suo

sguardo nei miei occhi.

Quando nonna alzò la gamba per togliersi da sopra di lui, vidi il sesso peloso e grigio di nonna,

con la lunga fessura aperta e quello di lui dritto lungo verso l’alto, che sorridendo le diede un

bacio sulle labbra.

Enzo dopo averle detto quelle parole volgari, tornò a chiamarla Giulia per poi quando era davanti a noi o a, estranei signora Giulia.

In quel momento come se mi riprendessi scappai via sconvolta... spaventata fuggii via.

Ero agitata, eccitata e accaldata per quello che avevo visto e sentito. Non potevo credere che

mia nonna avesse fatto quello che avevo osservato, lei...lei era una donna per bene, diversa dalle altre, che voleva bene al nonno...si amava con il nonno…

 

Pensate a come potessi sentirmi, immaginate voi di scoprire che la persona che amate, adorate, ammirate e per cui stravedete e punto di riferimento della vostra vita, a un certo momento vi delude, vi tradisce in tutto quello che vi ha insegnato ed educato, nei valori, nei principi e negli ideali morali, fisici e comportamentali. Ecco in quel momento io mi sentivo così: “Tradita!”

Scappai di corsa come una infuriata, con le lacrime agli occhi per quello a cui avevo assistito, non avrei mai voluto entrarci in quel seminterrato, non vedere, non sapere, continuare a fare e credere tutto come prima. Invece era la realtà, ora sapevo che nonna era diversa, non era la nonna che credevo, che conoscevo io, quella che si mostrava a me, che io desideravo e amavo.

Era una delusione scoprire nonna così, e mentre correvo e piangevo avvertivo dentro di me una combinazione di emozioni, quali la sorpresa, il dolore ma anche l'eccitazione per quella visione.

Scoprire che nonna facesse ancora sesso alla sua età fu una sorpresa, non la credevo capace, non l’avevo mai pensata sotto quell’aspetto, fu una esplosione di emozioni dentro me, alcune negative e altre positive che mi turbarono.

Arrivata in casa entrai veloce spostai la borsa da spiaggia e il cappello sul divano e mi sedetti

cacciandomi di peso in poltrona.

Provavo un sentimento di amarezza, di delusione e disillusione, rabbia e speranze perse,

insoddisfatte, in merito a nonna.

Mi sentivo ingannata da lei, tradita, era un colpo molto duro per me da affrontare, perché

inaspettato e lo avvertivo portatore di cambiamenti vitali per me, oltre ad avermi agitato e

tormentato l’animo .mi aveva fatto provare il calore dentro la pelvi e l’eccitazione a osservare.

La sorpresa e il dolore che provai a quella scena, mi portarono a riflettere in modo diverso sugli altri sentimenti già provati negli anni della mia giovinezza, soprattutto perché quelli sapevo che facevano parte della vita. Ma l’eccitazione, quella no, era la prima volta che nel spiare l’avvertivo, che provavo quel calore piacevole tra le gambe che mi stordiva e mi turbava molto, soprattutto averla scoperta e provarne piacere anch’io osservandola posseduta da quell'uomo.

Mi chiedevo come avrei dovuto comportarmi con lei quando l'avrei incontrata e se avessi dovuto dire a mamma quello che avevo visto. Mi sentivo agitata e strana, non sapevo che condotta tenere, e all'improvviso fui assalita dalla tristezza e riflettevo:

“Ma perché l'avrà fatto? E alla sua età?... E poi con quell’uomo, uno zotico e contadino che non

sa nemmeno parlare un italiano corretto, ma si esprime con parole del suo dialetto, che non è paragonabile al nonno per cultura, portamento ed educazione…”

Poi mi chiedevo:” Chissà da quanto lo fanno?”

E mi vennero in mente tutte le volte anche degli anni precedenti, che nonna mi portava giù dicendo a mamma e al nonno che mi accompagnava un po' a divagarmi fuori dalla città, al mare, che mi faceva bene perché studiavo molto. E loro felici acconsentivano e ci accompagnavano a prendere il treno e nonno la baciava sulle guance dicendole

anche di stare attenta e riguardarsi.

E rammentavo quando eravamo là soli quei pomeriggi dei week end o delle vacanze, che io uscivo con le amiche e lei restava sola.… Non volevo pensarci.

“Chissà come hanno iniziato e come ha fatto a piacergli?” Mi chiedevo.” Visto che si baciavano

anche in bocca...” Dicendomi amareggiata:

“E il nonno!? Poverino lui non sa niente ...” Mi dispiaceva molto per il nonno.

Mi alzai e mi lavai la faccia dal pianto. Poco dopo lei entrò.

“Ah sei già qui!? Come mai?” Mi chiese vedendomi seduta in divano a guardare la Tv. Dissi la verità.

“Anna e Giada hanno litigato e io sono venuta via, ...”

“Ah se è così hai fatto bene!” Esclamò dirigendosi verso il bagno e dicendomi.

“Scusa ma ho bisogno di una doccia, sono stata nell'orto e ho sudato molto. Ne parliamo dopo

Quando ho finito delle tue amiche.”

Ed entrò in bagno a farsi la doccia e a lavarsi.

Riflettei quel pomeriggio e quella sera, all'inizio le tenni il muso ed ero chiusa in me stessa e triste, lei pensava che fosse per le mie amiche, ma dopo qualche giorno come capitava alle ragazze di quella età, dimenticai tutto.

Non riuscivo ad odiarla, a condannarla, ad avercela con lei, le volevo troppo bene anche se mi aveva delusa e fatto male, e inconsciamente la perdonai, dando la colpa di quello che era successo tutta a quell’uomo, Enzo che inizia a odiare e a guardare in modo cagnesco, perché si era chiavato nonna, mia nonna...

E per il nonno mi dicevo: “Se occhio non vede, cuore non duole come dice il proverbio!” E

decisi di non dire nulla a nessuno, nemmeno a lei che l’avevo vista.

Ma se avevo giustificato e risolto l'aspetto del rapporto affettivo con nonna e del suo

comportamento, lo stesso non riuscivo a fare con quello erotico che aveva. Ci pensavo sempre a quello che avevo visto, a nonna e a lui che la penetrava, specie alla sera nel letto, vicino a lei

, sentendo il suo profumo buono di nonna. Arrivando al punto di accarezzarmi piacevolmente il sesso mentre lo pensavo...

Dopo quello che era successo e avevo rimuginato dentro, tornai ad avere buoni rapporti con nonna, in fondo le volevo molto bene e non riuscivo a tenerle il muso anche se aveva tradito il nonno, la colpa era senz’altro di quel meridionale che vedendola sola l’aveva circuita.

Però, e non so nemmeno io perché lo feci, sulla curiosità e il turbamento di quella nuova scoperta iniziai a controllarla a sua insaputa e spiarla di nascosto.

 

Così dopo qualche giorno finsi di uscire su suo invito.

“Vai al mare oggi pomeriggio Valeria?” Mi chiese.

“Si nonna! Vieni anche tu?” Domandai io.

“No! Ho da fare alcune cose qui in casa, se mi sbrigo che riesco, ti raggiungo dopo ai bagni.”

Erano le stesse parole che mi aveva detto il giorno che scoprii il suo legame con Enzo.

Uscii come se niente fosse, feci un giro per il paese e ritornai subito indietro, rientrando dentro facendo attenzione a non fare rumore e mi misi a spiare di nascosto e dopo una mezz’ora l’uscire da casa e fare il giro della villa per entrare in quel seminterrato.

Mi avvicinai e posai la borsa da spiaggia e il capello con gli occhiali da sole sulla scalinata, in un angolo dei gradini e mi diressi subito nel retro.

La porta era sempre socchiusa, silenziosamente entrai, sentivo le loro voci nella camera, incoscientemente non mi rendevo conto di quello che facevo e il rischio che correvo se mi avessero vista, soprattutto nonna, non so cosa sarebbe successo…probabilmente sarebbe finito il nostro rapporto come lo avevamo vissuto fino ad allora.

Dopo aver abituato gli occhi alla semioscurità, mi avvicinai alla porta della stanza che era già socchiusa e vidi che nonna quella volta era sdraiata sotto, con lui sopra, dallo specchio potevo vedere tutto e bene senza essere vista o almeno così credevo, non mi accorsi che la disposizione dello specchio era cambiata, era stato messo più vicino alla porta in modo che vedessi di più. E vedevo nonna sotto Enzo.

Erano sempre completamente nudi, nonna sdraiata sul letto con la schiena a gambe divaricate e lui sopra e tra esse che si muoveva su e giù, stringendo il sedere quando spingeva, lo spostava avanti e indietro tra le sue gambe pallide. Vedevo le mani di nonna muoversi ed accarezzarle la schiena, andare sul collo e stringerlo e baciarsi. Sentivo i suoi gemiti di piacere assieme all’ansimare di Enzo e al rumore sordo della testiera del letto che al ritmo sessuale della penetrazione, batteva sul muro e della rete che cigolava.  

Nonna ansimare e muovere il bacino verso di lui, la carne tenera sotto le sue cosce piegate

dondolare ai colpi profondi di Enzo nella sua vagina e ancora sentire nonna godere e lui dirle

delle porcate e delle volgarità che non voglio ripetere e lei rispondere confusa:

“siiiiii!!!! Ancoraaaaa!! “Come la prima volta che la vidi.

Restai lì fino all’ultimo, fin quando lui con dei suoni gutturali e i gemiti di nonna si fermava e restava immobile inarcato mentre lei lo stringeva.

Come dicevo precedentemente, allora non capivo il perché si fermasse e lei lo tirasse a sé godente, ma ora lo so, nonna si faceva eiaculare dentro e quel fermarsi ed irrigidirsi era proprio il momento in cui lui le veniva dentro.

Vederli mi sconvolgeva, assurdamente mi eccitava e accaldava, l’istinto mi portava a toccarmi il pube con la mano, a sfregarlo sopra la gonna e provare piacere osservandoli. Quelle erano le prime volte che vedevo una coppia fare sesso ed era proprio nonna ... e dentro di me si sprigionava una forte tensione erotica che si tramutava in eccitazione e poi in calore, facendomi sentire umida sul pube, lungo la mia fessura e rizzare involontariamente i capezzoli, in poche parole non avendo mai avuto un ragazzo, scoprivo e provavo cosa significasse sentirsi eccitata a quasi 19 anni.

Sembrerà strano a voi lettori ma come dicevo sopra io ero arrivata a diciassette anni senza mai masturbarmi. Solo sentendo i discorsi delle amiche lo feci, provando quel calore sessuale avvicinando le dita sul pube, avvertendone piacere solo a toccarlo.

In quel mio spiare, non mi accorgevo che Enzo mi vedeva riflessa nello specchio tra lo stipite

e la porta, ma non diceva nulla, neanche a nonna che ero lì e io ignara continuavo a osservare.

Non so se oggi definirlo perversamente morboso quel mio atteggiamento o solo curiosità

giovanile, ma mi piaceva osservarli, così andai ancora una volta giorni dopo.

La volta ancora seguente, non ricordo più quanti giorni erano passati, nonna mi disse.

“Bea! Tu vai pure al mare oggi pomeriggio, io vado a trovare una mia amica che non sta bene e

torno verso sera, se sei ancora ai bagni ti raggiungo!”

“Va bene nonna!” Dissi.

“Se vuoi venire anche tu! ...Io ti porterei volentieri, ma sono sicura che ti annoieresti saremmo

tutte anziane e sono sicura che preferiresti stare con le tue amiche.”

“No.… nonna vai pure tranquilla preferisco andare ai bagni a divertirmi.” Dissi ridendo, convinta che mi mentisse e sarebbe andata da Enzo a farsi penetrare.

Così alle 14 uscii come al solito, feci un giro per il paese e alle 15. ritornai, posai le mie cose sulla scalinata e notai che nonna come le altre volte non era già più in casa, c'era tutto chiuso.

Mi avviai piano nel retro, faceva molto caldo e il sole picchiava forte e nell’aria calda si sentiva lo stridulo dei grilli e il canto delle cicale.

Vidi la porta socchiusa come al solito, ed ingenuamente entrai pensando che fossero già in

camera.

Nell'entrare nel soggiorno dalla luce del sole fuori forte, a dentro, fu come se mi trovassi al buio, feci due passi e mi fermai per non urtare qualcosa e abituare gli occhi alla penombra e mentre succedeva, sentii la voce di Enzo che mi diceva:

“Venga! Entri signorina si accomodi! Cerca sua nonna?”

Restai sorpresa e pietrificata, non mi aspettavo che fosse lì ad attendermi.

“Si cerco nonna!” Risposi farfugliando le parole in bocca visibilmente confusa e impacciata:

” In casa non c’è, la mica vista?” Chiesi mentendo credendo che non sapesse il motivo per cui

ero andata lì.

“No! Oggi non c’è, non è venuta qui da me. Ma entri, si accomodi!” Mi sollecitò in modo gentile.

Aveva sempre dato del lei anche a me anche se ero giovane, oltre che ai miei genitori e ai nonni.

“Meno male che non sa il motivo perché sono entrata.” Pensai agitata con il cuore che mi batteva fortissimo in petto.

Avendo abituato gli occhi all’interno, mi accorsi che era a dorso nudo, fasciato solo da una

asciugamano bianco sulla vita, ed era tutto bagnato.

Vedendo che lo guardavo esclamò:

“Ho fatto la doccia! Oggi qui fa caldo quasi come in Sicilia...” E sorrise.

Si avvicinò alla porta d’entrata spostandola con la mano e chiudendola con la spinta, con il clack dello scrocchio, invitandomi ancora gentilissimo ad entrare:

“Prego signorina, venga, si accomodi, vuole una cocca cola, una aranciata?” Mi chiese.

Risposi gentilmente imbarazzata di no, mentre lui incurante della mia risposta, prendeva le bottiglie e le tirava fuori dal frigo posandole sulla tavola assieme a due bicchieri.

“Veramente ora devo andare!” Esclamai tutta agitata.

“Ma no si fermi un pochino, si sieda che parliamo!”  Disse. Aggiungendo: “Sua nonna non la trova qui oggi, è venuta ieri…probabilmente ritornerà tra qualche giorno...” Pronunciò guardandomi in uno strano modo che mi imbarazzava.

Mi sentivo a disagio e volevo andare via...

Poi all'improvviso esclamò: “L’ho vista sa spiarci quando facciamo l'amore io e sua nonna!”

Restai pietrificata, mi sentii il viso avvampare probabilmente diventai rossa come un peperone, avrei voluto sprofondare dalla vergogna, lo sapeva, mi aveva vista, ma non dissi nulla, abbassai solo lo sguardo sulla tavola.

“Si l’ho vista! Ma non c'è niente da vergognarsi! “Proseguì, come a giustificare il mio

comportamento.

“La vedevo guardarci... Si io e sua nonna siamo amanti. “Precisò. Imbarazzandomi ancora di più.

“Quando viene qui al mare mi viene sempre a trovare, è già più di un anno che facciamo sesso e ci amiamo.”

Lo ascoltavo, ero impietrita e confusa, mi stava facendo delle confidenze che non gli avevo chiesto e avrei preferito non sentire, anche se le immaginavo. Avrei dovuto scappare via, ma non ci riuscivo. Ero lì in piedi con il mio vestitino leggero e quasi trasparente che lasciavano

intravvedere le mie giovani forme sotto di esse.

“Si segga!” Mi disse con voce calda, gentile ma risoluta: “Si segga!!” Ripeté porgendomi la

sedia e facendomi accomodare, intanto che lui mi versava la coca cola nel bicchiere.

Mi sedetti sul bordo della sedia, imbarazzata, mentre lui restò in piedi. Mi sembrava di essere in un’altra dimensione, in un’altra realtà, mi sentivo come stordita.

“Sa!... Sua nonna nonostante gli anni è ancora una donna piacente, anche se un po' formosetta , ma attraente , sa essere giovanile ed elegante e soprattutto è una donna calda!! “Esclamo guardandomi mentre io ascoltavo in silenzio.

“Suo nonno purtroppo sono anni che non solo la possiede carnalmente, ma nemmeno l'accarezza più e lei ha trovato qui, in me, lontano da tutti gli sguardi e le voci il suo segreto, il modo di liberarsi della sua sessualità repressa.” Fece una pausa e continuò.

“Segreto che non lo sa nessuno, solo noi, e ora anche lei signorina. “

Restò in silenzio e mi guardò fissa in viso imbarazzandomi e facendomi abbassare ancora lo sguardo:

“Con me si trova bene, la faccio godere io, ha visto anche lei come gode quando la chiavo anche

se ha sessant’anni!” Ero disagiata e turbata ad ascoltare quelle parole con quel linguaggio su nonna e probabilmente anche rossa sul viso perché me lo sentivo accaldato.

Poi passando improvvisamente dal lei al tu, disse in modo sarcastico:

“Ti piaceva guardaci ehh!!! Ho visto come ci spiavi ...e lo hai fatto più di una volta!!”

Restai in silenzio, non sapevo cosa dire.

Mi vergognavo di me stessa e di essere lì con lui che mi dicesse quelle cose, ero timida per

natura e non riuscivo a parlare e ascoltavo senza reagire.

Ero confusa, accaldata, non so nemmeno io cosa ci facevo la seduta con lui che mi parlava.

All'improvviso mi chiese:” Ti piacerebbe essere al posto di tua nonna?!”

Non risposi perché non sapevo cosa dire, e lui avvicinatosi mi passò una mano sui capelli

accarezzandoli e poi infilandoci le dita dentro sfiorò la cute del cranio frizionandola, dandomi

una strana sensazione, di disgusto e piacere.

“L'hai mai fatto sesso ?!” Mi chiese.

Non risposi, scossi soltanto il capo per dire no.

“Non sei mai stata con un ragazzo, non hai mai visto il cazzo da vicino!” Disse in modo volgare.

Restai ancora in silenzio poi scossi il capo per dire no.

Oggi mi chiedo perché non mi alzai e scappai, ma allora ero come paralizzata, stregata da

quell’uomo. Mi sentivo come stordita, plagiata da lui, incapace di fuggire.

E sempre accarezzandomi i capelli, mormorò:

“Che bei capelli che hai, lucenti, sani, forti e giovani ...sono fini e vellutati! Si vede che sono curati ... e sono molto lunghi!” E dicendo così infilò la mano sotto essi appoggiandola al collo e iniziando ad accarezzarmelo dolcemente con la sua grossa mano ruvida, come a massaggiarmelo. Avvertivo una strana sensazione, di piacevolezza e benessere a quel suo toccarmi, mi sentivo come stordita da quel tocco morboso delle sue grosse dita sulla mia

pelle, non dicevo nulla e mi piaceva sentirmi accarezzare lì, piegando la testa indietro dalla

sensazione piacevole che provavo.

All'improvviso si tolse l'asciugamano sulla vita restando completamente nudo, con il suo cazzo già eretto probabilmente eccitato da avere davanti me, toccarmi e raccontarmi quelle cose di nonna.

“Guarda!!” Esclamò.

Voltai il capo e posai lo sguardo sopra, ma lo girai subito dall'altra parte e lo riguardai ancora

piena di vergogna con la coda dell’occhio.

“Non avere paura! Guardalo e toccalo, tua nonna lo conosce bene sai!” Affermò.

Vedendo che io ero ferma e impassibile guardando avanti a me, mi prese la mano e gliela mise

sopra, facendomi accarezzare la sua asta eretta, provando io allo sfioramento di quella carne dura e calda, un fremito sulla schiena mai provato e un gran calore dentro la pelvi, in vagina, avvertendo i miei giovani capezzoli inturgidirsi subito.

Ero come paralizzata, non sapevo reagire, sentivo sotto la mia mano il suo cazzo duro, dritto e

caldo e una strana sensazione di calore assalirmi in tutto il corpo.

“Piace tanto a tua nonna sai! Lo considera suo.” Proferì eccitato.

Alzai il capo e vidi i suoi occhi luciferini brillare in un sorriso che sembrava un ghigno ….

“Lo vuoi provare!?” Chiese.

Non riuscivo a d alzarmi e andarmene, a reagire, a rispondere e dire di no, ero ferma, tremante e agitata...

“Si che vuoi vero?!” Aggiunse rispondendosi da solo.

“Sono sicuro che anche tu vuoi provare a fare quello che fa tua nonna con me e godere come lei!

Lo so!” Sussurrò, facendomi le domande e dandosi la risposta da solo.

Io ero una ragazza, ero come in trance, stordita, non sapevo rispondere e né reagire e lui se ne

approfittò spingendosi sempre più avanti. Sentivo il cuore battermi fortissimo e un brivido sulla pelle, come la corrente elettrica.

“Vieni che proviamo!” Disse all’improvviso prendendomi per mano e tirandomi su in piedi, con me che passiva e disorientata mi lasciavo alzare da lui senza opporre resistenza, con arrendevolezza ai suoi gesti e alle sue parole. 

Dopo un attimo di esitazione, segui la sua forza che mi tirava su.

Quando fui in piedi mi prese per mano:

” Vieni!” Mormorò con voce gentile e dolce con un’espressione sorridente sul viso che sembrava un ghigno:” Per te oggi sarà un giorno bellissimo! ...Diventerai

donna!!” Mi sussurrò.

Quelle parole mi martellavano in testa, mi spaventavano e mi attraevano, ero incapace di

reagire, mi turbava e intimoriva quel dire che mi faceva diventare donna, ma ero accaldata ed

eccitata di essere la con lui, con l’uomo che possedeva mia nonna sessualmente e soprattutto ero ingenua e immatura sotto l’aspetto sessuale e stupidamente, inconsciamente

desiderosa di provare anch’io a fare quello che faceva nonna con lui.

In quel momento ero incapace di pensare e reagire, mi lasciavo trascinare dall’evento e da quell’uomo che lo creava.

Quando fui di fianco al letto dove faceva sesso con nonna, mettendosi davanti a me iniziò a

baciarmi in fronte, poi girandomi dietro, lo fece sui capelli, iniziando a spogliarmi, a sbottonare il mio vestitino sulla schiena, tirarlo giù dalle spalle facendolo sfilare dalle maniche e lasciandolo cadere lungo il corpo a terra ai miei piedi, lasciandomi in mutandine e reggiseno

Restai ferma come paralizzata, guardavo quella sua stanza da un'altra prospettiva di come l’avevo vista spiando nonna, per la prima volta avevo i fremiti sulla pelle e mi sentivo agitata, il cuore mi batteva fortissimo e sudavo. Faceva tutto lui e io assurdamente mi sentivo eccitata, le escursioni respiratorie del mio torace erano aumentate enormemente.

“Sei una ragazza bellissima! ...Meravigliosa! “Mormorò venendo davanti:” Stai diventando

una donna stupenda, splendida, più di tua madre e di tua nonna. Farai impazzire gli

uomini.” Mormorava nudo, con la sua pancia prominente e la sua asta eretta, dritta, dura e oscillante che nei movimenti mi toccava con il glande e che osservavo con la coda dell’occhio fingendo di non vedere. Mi colpiva il suo cranio calvo, abbronzato all’inverosimile, lucido da riflettere la luce e la corona di capelli grigi che aveva attorno.

Quasi abbracciandomi davanti, allungando le braccia dietro la schiena, facendomi sentire il suo profumo di bagno schiuma e il pene contro le mutandine, sganciò e mi tolse il reggiseno sfilandolo dalle braccia, facendo uscire le mammelle fuori, già formate e dure come arance, pallide, con i capezzoli rosa, eretti; e sotto di esse le mie escursioni respiratorie aumentavano sempre più veloci.

Si abbassò con il capo e me le baciò facendo restare sotto il mio viso e lo sguardo allibito, il suo cranio quasi calvo; e leccò e succhiò i capezzoli, dandomi lo ammetto…brividi di piacere mai avuti. Ad avvertire le sue labbra e la sua lingua ruvida e bagnata di saliva calda sulle areole, iniziai a sentire un forte e piacevole calore interno al mio corpo, aumentare sempre più e chiusi gli occhi.

Enzo, preso l'elastico ai fianchi mi abbassò le mutandine assieme a lui fino alle caviglie, togliendole prima dall’uno e poi dall’altro piede e prima di rialzarsi mi accarezzo le gambe, e più su le cosce internamente, di fianco e dietro, dandomi un tremito di piacere, e arrivando al pube con il volto, me lo baciò. Passò la lingua sopra a leccare il sesso coperto da una peluria bruna e rigogliosa e non grigia e rada come quella di nonna e lo baciò ancora, leccandolo e succhiandolo come se lo volesse morsicare, mangiare… Ero nuda e piena di vergona che quell’uomo mi guardasse il corpo e facesse quegli atti su di me come a nonna quando la spiavo.

Poi, tiratosi su, mi spostò vicino al letto e tenendomi per un braccio e per la schiena, mi fece sdraiare sul lenzuolo, al posto di nonna, come e dove si metteva lei quando faceva sesso con quell’Enzo, iniziando a baciarmi il viso e poi giù il corpo in quella mia posizione distesa, immobile, incapace di protestare e oppormi.

Per la prima volta ero eccitata sessualmente perché un uomo mi toccava, accarezzava, anche se provavo ribrezzo e vergogna, mi piaceva sentirmi baciare il volto e il corpo da lui. Aprii gli occhi, sentivo girarmi la testa, vedevo il soffitto e il lampadario girare sopra e intorno a me, assieme a quei pochi quadri appesi alle pareti ....

Avvertivo che mi baciava dappertutto, sul viso e sulle labbra, scendendo sulle mammelle fino a ritornare al pube, allargarmi le gambe e iniziare a baciarmi, leccarmi e succhiarmi con passione e avidità il sesso. Mi sentii come pervasa da una scarica elettrica, aprivo e chiudevo gli occhi quasi sbattendoli per reazione a quello che provavo, ma lui non smetteva, continuava a leccare a succhiare la vulva, quasi mangiandomela, fino a farmi gemere dal godimento e inarcare il corpo, spingendo il bacino verso lui e portando la mia mano sul suo cranio liscio e sudato, come a trattenerlo, osservando il soffitto bianco macchiato di umidità e muffa negli angoli.

Mi allargò le gambe al limite della divaricazione e continuò a leccarmela, era bello, mi piaceva,

provavo delle strane sensazioni ad avvertire la sua grossa lingua sulla vulva, sui peli e lungo la fessura, spingendola fino ad entrare un poco dentro e avevo piccoli orgasmi mai provati prima.

In quel momento di smarrimento piacevole non pensai più a niente, né a nonna né a nient’altro e mi lasciai andare completamente, gemendo e godendo.

Lo sentii smettere di leccare e ansimante tirarsi su e sdraiarsi sopra me, aprii gli occhi e lo guardai, il suo viso era davanti al mio, era rosso e sudato peggio di me, con il respiro profondo.

Si adagiò con il suo corpo sopra il mio, appoggiandosi sui gomiti per non schiacciarmi con il suo peso, avvertivo la sua pancia voluminosa, umida e pelosa contro il mio addome incavato,

bagnarmelo del suo sudore e sentivo il profumo di bagno schiuma che non dimenticai mai più.

Come in trance lo sentii toccarmi la vulva, accarezzarla lungo la fessura con le sue dita ruvide e grosse, infilare la falange e muoverla, divaricandola un poco le labbra vaginali, dandomi brividi e scosse di piacere.

Non ero più in grado di reagire né di capire. All’improvviso sentii qualcosa di duro appoggiarsi tra le grandi labbra, strusciarsi sopra su e giù tra di loro, poi fermarsi al centro e premere, spingere con forza, capii che era il suo glande. Spingeva...spingeva ...spingeva e iniziai a sentirlo entrare e ad avvertire male, essendo vergine faticava ad entrare. Lo sentii insalivare la vulva e riprovare, ed entrare un poco e poi fermarsi, solo anni dopo ripensando a quei momenti, capii che aveva il glande contro il mio imene, sentii ancora spingere lentamente come a saggiarne la resistenza, poi andare leggermente indietro e ritornare avanti veloce e deciso e con un colpo secco deflorarmi…. lacerarmi l’imene ed entrare in me.

Avvertii una fitta dolorosa dentro la vagina, che mi fece sussultare e tirai un urlo ...e per reazione lo strinsi di più a me nonostante il ribrezzo che mi faceva e sentii il suo cazzo dentro di me in un attimo colmarmi di carne calda e dura fino in fondo, riempiendomi tutta la vagina per la prima volta in vita mia.

Provai una strana sensazione, tra l’emozione del dolore e la pienezza della mia verginale vagina.

Trattenni il fiato come in apnea, come se mi mancasse l’aria, era entrato completamente in me,

mi aveva deflorata. Provavo uno strano senso di pienezza piacevole all'interno e incominciai a

sentirlo muovere adagio, lentamente avanti e indietro poi sempre più veloce, mentre la fitta di dolore che avevo provato stava scemando gradualmente, iniziando a provare piacere.

Avvertivo il suo corpo maturo e voluminoso, quasi vegliardo, sdraiato sopra il mio di giovane ragazza, muoversi e prendendomi la purezza iniziando a possedermi.

Si mise a baciarmi sul collo e poi sul viso, e io ormai estasiata e annullata sotto di lui, mi

concedevo lasciandomi prendere, possedere e amare, come faceva con mia nonna. Sentivo la sua bocca sulla mia, baciarmi sulle labbra e con la lingua forzarle per entrare subito dentro, e avvertirla grossa, rugosa e ricca di saliva, insinuarsi nella mia bocca, tra i miei denti cercando la mia, intrecciandosi con essa e succhiandola. Avevo già baciato al liceo qualche ragazzo, ma nessuno l’aveva mai fatto in quel modo.

A quel fare ebbi un’esplosione di piacere, una vampata di calore immensa e ardente si sprigionò nel basso ventre e si propagò per tutto il corpo, facendomi contorcere sotto la sua penetrazione, mentre lui accarezzandomi si muoveva velocemente.

Sentivo il suo pene dritto e duro scorrere dentro di me in una strana sensazione di piacevolezza, di godimento, finché anch'io inconsapevole e d'istinto lo abbracciai volontariamente, mi avvinghiai a lui rivoltando il capo all'indietro sul cuscino, lasciando la bocca aperta, preda delle sue labbra e della sua lingua. Mi abbandonai, oserei dire annullai completamente a lui che mi possedeva con foga, passione, capacità ed esperienza senile ...

Nell'aria si udivano solo i miei giovani e verginali gemiti di piacere, emessi per la prima volta

Con lussuria dalle mie labbra:

” Aaaahhhhhh!!!!...Aaaaaaahhhhhhh!!!! Aaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh!!!!!” Godevo! Godevo!

Per la prima volta in vita mia godevo ad essere penetrata e posseduta da un uomo, e scoprivo cosa significasse fare sesso, essere presa, amata da un uomo o chiavata, come si dice volgarmente e mi piaceva, anche se quell'uomo avrebbe potuto essere mio nonno, non avevo mai avuto fino ad allora un piacere fisico così grande e così bello.

Il godimento sotto i suoi movimenti, baci e carezze si fece sempre più intenso, quasi elettrico, non riuscivo più ad essere io, a fermare le mie reazioni dal piacere e iniziai a tremare, a fremere nel corpo, nelle braccia e nelle gambe scuotendomi tutta e gemendo.

Avvertivo per la prima volta gli spasmi vaginali del piacere, la vagina contrarsi e rilasciarsi,

fasciando con le pareti la sua asta dura...era tutto bellissimo…meraviglioso.

Non lo immaginavo, ma stava arrivando l’orgasmo, il primo vero e proprio orgasmo della mia vita, era qualcosa di ancora più bello di quello che avevo provato fino a quel momento.

Sotto il godimento iniziai a dimenarmi irrazionalmente come la ragazza che ero e a stringerlo e abbracciarlo, facendo uscire suoni gutturali dalle labbra:” Ghh!! Ahh!! Hhhmm!”. Che parevano respiri tronchi o belati di agnello.

Lo sentii dire nel suo dialetto in quella mia confusione mentale:

“Bedda...bedda!!! … Pari una capretta …altro che tua nonna...” Aprendo e chiudendo gli occhi io guardandolo nel volto, allargando di più le gambe.

Per reazione al piacere che provavo d’istinto ricambiavo, lo baciavo anch'io... finché in preda a un godimento enorme, grandioso per me essendo il primo della mia vita, che dalla vagina si espandeva dappertutto sotto forma di brivido e di calore, passando per l'addome e la schiena, arrivandomi fino al cervello urlai:

“Ooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!”

Ansimando e dimenandomi sotto di lui, non riuscendo dal godimento a restare ferma.

Era esploso l’orgasmo, era arrivato per la prima volta nel mio giovane corpo, e la sua onda si era diffusa in tutta la pelle, fino al cervello, dandomi un piacere mai provato prima...In quei momenti non capivo, ero in preda a un raptus gioioso di piacere, finché lui di colpo lo tolse da dentro di me. Lo sentii sfilare dalla vagina e appoggiarsi sopra il monte di venere, lasciandomela vuota e fresca, forse per l’aria che entrava dalla dilatazione vulvare, iniziando a schizzare il suo sperma caldo sull’addome, fino al seno e qualche spruzzo sul petto.

Restai ferma estasiata ad occhi chiusi tremando sudata, a godermi ancora quegli attimi di piacere intenso che non avevo mai provato e sembravano non terminare mai e come aveva detto lui, mi avevano reso donna…

Dopo avermi baciato ancora in viso e in bocca, si staccò da me, si girò e si mise di fianco,

lasciandomi stravolta sdraiata sul suo letto, ancora estasiata e ansimante con le gambe larghe e gli occhi chiusi e mentre respiravo a fatica in quella sorta di coma vigile che il piacere mi aveva indotta, lo avvertii prendermi la mano destra e appoggiarmela aperta sull’addome e tenendola per il polso farla roteare sopra, spargendomi il suo seme su tutto il tronco, anche le mammelle. Ma allora non capivo cosa facesse e significasse, anche quello dopo anni capii che mi aveva cosparso l’addome e il torace con il suo sperma come a marchiarmi.

Quando mi lasciò la mano, la lascia appiccicaticcia cadere di fianco al tronco, finché non mi

calmai e il mio respiro tornò regolare. Aprii gli occhi e in quel momento vidi lui sdraiato affianco a me, con il suo cranio calvo che mi sorrideva. Calai lo sguardo e vidi il suo cazzo sporco di sangue. Abbassai la mano sinistra sul pube che sentivo dolorante, caldo e bagnato, la ritirai su e vidi anch’essa sporca di sangue e a quella vista scoppiai a piangere, in un pianto singhiozzante. Avevo realizzato di essere stata deflorata da quell’uomo e piangevo. Si era preso la mia verginità.

La cosa più preziosa che avrei dovuto donare al mio futuro amore, allora identificato con il

marito e io la diedi involontariamente a quell’uomo.

A quasi diciannove anni avevo perso la verginità, quella illibatezza che dall’educazione e insegnamento di mia madre e nonna era un patrimonio, una dote, una virtù che avrei dovuto preservare e donare al mio primo amore e futuro marito e invece senza che io lo impedissi se ne era impossessato con me inconsciamente partecipe un uomo cinquantenne, un estraneo, quasi uno sconosciuto per me. L’unica cosa che posso dire di quell’avvenimento oltre la mia scelleratezza è che la mia prima volta fu piacevole sotto l’aspetto sessuale, essendo Enzo un uomo esperto 

Piansi un po' sul letto e lui mi lasciò fare, sfogarmi, nel frattempo si rivestì e si accese una

sigaretta. Ci vollero parecchi minuti prima che mi riprendessi completamente. Lui si avvicinò e mi accarezzo il capo.

“Non devi piangere! ...Devi essere felice! Ora sei una donna completa ! Una donna vera!” Esclamò. È normale che avvenga prima o poi, ed è accaduto così! ...Sei tu che mi hai cercato che sei venuta qui, perché lo volevi… Ti piaceva vedere tua nonna con me e provare le stesse emozioni che provava lei e lo hai fatto...e ti sono piaciute, ne hai goduto anche tu, e il prezzo che hai dovuto pagare per tutto questo, è stato il tuo diventare donna, donare la tua verginità a me e tu l'hai fatto! Non devi esserne triste, ma felice!” Ripeteva cercando di convincermi che era stato giusto e bello quello che avevo fatto.

Ascoltavo ma non capivo appieno quello che diceva, praticamente mi convinceva che ero io

responsabile di tutto quello che era successo, fino al perdere la mia verginità. Non approfondii più di tanto, ma forse un fondo di verità c'era in quello che diceva.

“Ora vatti a lavare e lavati bene anche la faccia e l’addome.” Mi disse, e mi accompagnò nel bagnetto, dove con la porta socchiusa, mi osservò in piedi dentro la vasca con il doccino lavarmi come facevo in casa, come mi aveva insegnato mia madre.

Mi asciugai in un suo grosso asciugamano di spugna, tornai nella sua camera e mi rimisi le

mutandine e il reggiseno e mentre mi vestivo mi dava consigli.

“Se senti che ti fa male o ti brucia o ti esce ancora un po' di sangue non ti spaventare, è normale, sciacquatela sul bidet con l'acqua fredda e vedrai che tutto ti passerà, domani non sentirai più nulla.

Poi aggiunse:” Ti è piaciuto vero? ... “

Non risposi, ma lui sapeva avendomi fatto e sentita godere che mi era piaciuto.

“Sei come tua nonna!” Esclamò.

Non capii se fu un complimento o un'offesa. Ero ammutolita, e silenziosa. Quando fui vestita,

prima di uscire, mi consigliò:”

“Mi raccomando ...non dire niente a nessuno, né ai tuoi genitori né a nessun altro, e non confidarti con le amiche.” Proseguendo: “Non dire niente nemmeno a tua nonna! Lei non avrebbe voluto che tu lo facessi. Non sarebbe contenta e potrebbe interpretare male! Sarà solo un nostro segreto. Tra me e te, come quello che io ho con tua nonna. “E.…” Aggiunse:

” E.… quando vuoi che sei sola puoi venire quiche lo rifacciamo.” Dichiarò.

Lo guardai con gli occhi lucidi, non dissi nulla, aprii la porta e uscii.

Di corsa andai a casa e mi lavai di nuovo, anche i denti, sentivo in bocca il gusto dei suoi baci, della sua saliva da fumatore che in quel momento mi era piaciuta, ma dopo, in quel momento mi dava disgusto.

Poi mi misi in veranda a fingere di leggere e invece riflettevo sull’accaduto, di come mi ero fatta trascinare dai sensi fino al punto da donare a lui, a quell'uomo la mia purezza...

Leggevo e pensavo, finché non vidi arrivare la nonna.

“Ciao tesoro! Sei andata al mare?”

“Si!” Risposi d’istinto, mentendo.

“Ti sei divertita?” Mi chiese.

Annui con il capo sorridendo tristemente.

“Ma sei ti sei divertita perché hai quella faccia! Sembri bastonata!” Disse sorridendomi e

accarezzandomi il braccio.

Avrei voluto dirle la verità gridarle tutto:

” Nonna non sono più vergine, sono stata di Enzo come te, mi ha preso e penetrata come fa con te. Nonna io ti spiavo! ...So che hai l'amante ... ma non dirò niente a nessuno te lo giuro, neanche al nonno, stai tranquilla… io ti voglio bene!!” Ma non ne ebbi il coraggio e invece non dissi nulla.

“Eh la mia amica non sta tanto bene.” Mormorò.

“Ma ora preparo cena, vado a farmi dare da Enzo due pomodori e due uova.”

E così dicendo uscì dalla veranda e si addentrò nell’orto.

Da oltre il vetro la vidi parlare con Enzo, lui che sorrideva e le accarezzava il braccio e le dava i

pomodori e poi entrare nel pollaio e prendere le uova e dargliele.

Quando rientrò in casa andando verso la cucina esclamò con innocenza e senza malizia:

” Enzo ci vuole proprio bene. Ha detto che per la nonna e la nipote ci ha dato i pomodori e le uova più belle...” E sorrise.

Io mi risedetti con il broncio a leggere di nuovo mentre nonna preparava cena.

“Non mi aiuti stasera?” Mi chiese.

“No! Non ne ho voglia.” Risposi.

“Ohh ma devi essere proprio arrabbiata allora!... È successo qualcosa con le tue amiche?”

“Si !!” Dissi incavolata mentendo.

“Ahhh ora capisco! Ma vedrai che passerà l’arrabbiatura, passa sempre in questi casi e si ritorna alla serenità.”

Quella serata finì li così, cenammo guardammo la tv e andammo a dormire assieme, io vicino a

lei, coccolandomi e inebriandomi di quel suo buono odore di nonna che mi piaceva tanto.

Le volevo bene.

La vagina mi indolenziva un po’, ma era un dolore sopportabile e il giorno dopo era quasi

sparito.

Durante le giornate seguenti, capitava di incontrarci per forza, Enzo mi guardava, ma io sfuggivo sempre il suo sguardo per vergogna. Nei week end di luglio, il sabato e la domenica, venivano giù anche i miei genitori, e il nonno si stabilì qui tutto il mese con la nonna, ma questo non le impedì di vedersi con Enzo di nascosto anche se c’era lui, visto che il nonno passava tutto il pomeriggio al mare o a passeggiare, o sul molo a pescare con la canna.

A Enzo lo sfuggivo anche se mi ritrovavo a pensarlo spesso, rievocando quello che era accaduto, a cosa avevo fatto, e riflettevo anche su di me che avevo provato piacere con lui desiderandolo.

In certi momenti lo odiavo, in altri come a nonna lo giustificavo e purtroppo in altri ancora quando mi eccitavo lo desideravo. In quel periodo non riuscivo a distinguere se c’è l’avevo di più con lui per quello che aveva fatto a me o perché fosse l’amante di nonna e la incontrasse ancora.

Lui quando mi vedeva, mi sorrideva sempre, ma io fuggivo, finché un giorno incontratoci per forza vicino al cancello ed essendo soli mi disse:

“Non mi vieni più a trovare Beatrice?” Non risposi abbassando lo sguardo, ma lui insistette:

“Non vieni più a trovarmi!? Non ti piaciuto? …A tua nonna invece piace, lo sai che lei viene ancora a trovarmi?” Restai un momento in silenzio:

“No non è questo” Risposi con un filo di voce:” C’è nonna che mi controlla!” Dissi stupidamente

per giustificarmi, lasciandogli intendere che se non ci fosse stata lei sarei andata.

“Eh...ma nonna non c'è sempre, va anche al mare con il nonno ...” Rispose.” Per esempio so che

domani pomeriggio non ci sono. Guarda che ti aspetto!” Esclamò tra l'invito e l'ordine.” Ti lascio la porta socchiusa, basta che spingi ed entri!” Terminò.

Mi allontanai dicendole: “Credo che non potrò! …Non verrò!” E poi mi misi a correre verso

casa... 

Comunque non so nemmeno io perché, ma lui aveva ragione, quel pomeriggio i miei erano tutti fuori, anche i nonni e uscii anch’io con l’intenzione di andare dalle amiche al mare, invece a metà strada, come presa da un impulso irresistibile più forte di me e da un forte batticuore, girai quasi incoscientemente e mi misi a camminare verso la villa. Giunta davanti per la via opposta, mi fermai davanti al cancello, non c’era nessuno, solo il silenzio, il caldo e il canto assiduo delle cicale.

Come un automa, aprii il cancello, lo spinsi, entrai e lo richiusi dietro di me e mi avviai

eccitata con il cuore in gola dietro la casa, verso il seminterrato, camminando piano sulla ghiaia del vialetto per paura che stupidamente mi sentisse qualcuno, ma non c’era nessuno e poi ero a casa mia.

Quando fui dietro, mi fermai davanti alla porta, era semichiusa, la guardai, ero tentata dal

desiderio di riprovare.

Ero in uno stato di turbamento interiore mai avuto prima, non volevo andarci, ma lo

desideravo, ero combattuta tra l’entrare o no e istintivamente mi avvicinai, appoggiai la mano e la spinsi.

Si aprì e assieme al fascio di luce del sole che entrava, accedetti anch’io in quella ombrosità

Interna scendendo il primo gradino, e poi un altro e infine l’ultimo.

Quando fui dentro, prima che abituassi gli occhi all’ombrosità interna della casa, sentii dire:

“Brava sei venuta!” Facendomi entrare e chiudendo la porta dietro me.

“Vuoi un po' di aranciata, di cocca cola?” mi chiese.

Feci segno di no con il capo e lui appoggiandomi una mano sulla schiena mi sospinse in

Camera:” Vieni andiamo di là allora!... Sai ieri è venuta tua nonna…” Disse:” Oggi tocca a te!”

Quel pomeriggio mi possedette di nuovo, quella volta come faceva con nonna, facendomi sedere accovacciata sopra di lui sdraiato su letto.

Fu molto bello e intenso, lo sentivo tutto dentro di me e godevo.

Mi vergognavo a guardarlo in faccia mentre ci accoppiavamo e mi penetrava, ma lui voleva così che lo guardassi bene in viso, che memorizzassi il suo volto assieme il piacere che provavo.

“Apri gli occhi e guardami! “Mi ripeteva.

“Guardami !!... Non li devi chiudere, devi osservare chi ti fa godere, vedere la mia faccia, così

mi ricorderai per tutta la vita quando farai sesso con qualcuno e godrai!” Diceva.

E purtroppo fu vero, inseguito mi accadde proprio così, non ho mai più fatto sesso senza ricordare lui.

Quella seconda volta godetti molto di più della prima, ma non fece come con nonna che si fermava e le eiaculava all'interno, sapeva benissimo che io ero fertile e quando ebbe l'orgasmo, come me, mi prese per i fianchi e mi alzò letteralmente di peso facendomi sedere a fianco a lui e dicendomi ansimante:” Bacialo! Bacialo! Lo fa anche tua nonna!”

Seppur riluttante, eccitata e accaldata sotto la sua incitazione lo baciai anch'io, era gonfio e bagnato dei miei umori del piacere, stavo per togliere la testa, ma a un certo punto mi sentii afferrare per i capelli sulla nuca e tenere il capo fermo sul suo glande, fino a sentire arrivare all’improvviso, quasi spaventandomi, i suoi schizzi forti, caldi e cremosi sul viso.

Voleva che facessi di più, che glielo leccassi, ma mi rifiutai, mi dava disgusto e non mi piaceva quella pratica.

Anche se poi inseguito feci come mi diceva lui, assaggiando per la prima volta quasi costretta il sapore del suo seme ricevuto sul viso e in bocca.

 

Anche il mese di luglio passò in fretta e lui alternava gli incontri tra me e nonna. Io andai ancora una tre volte quel mese, non ricordo bene, ma credo non di più, mentre con nonna era costante tutte le settimane.

A fine luglio arrivarono i miei genitori e dopo essersi fermati qualche giorno io e loro ad agosto partimmo in vacanza per la Sardegna, ci saremmo restati 20 giorni, mentre la nonna e il nonno sarebbero restali lì nella villa al mare.

A fine agosto quando tornammo dalla Sardegna, ci fermammo ancora nella casa al mare per

qualche giorno, poi i miei genitori mi lasciarono con nonna e tornarono su al nord a lavorare.

Le lezioni universitarie in facoltà di giurisprudenza riprendevano a fine settembre in quegli anni, e buona parte del mese lo passai lì. Nella villa con nonna e seppur lo vedevo da lontano che mi sorrideva, mi ero ripromessa di non andarci più. Invece mi controllava e sorprendendomi da sola mi convinse a riandare a trovarlo.

Ci andai ancora quattro volte quel mese di settembre a fare sesso e farmi possedere da lui, quando era libero di nonna. Oltre che fare sesso se lo faceva baciare e leccare, con conseguente eiaculazione in viso e sulle labbra. Poi un po' perché non ne avevo il tempo che dovevo tornare in città a iscrivermi al secondo anno, un po' perché avevo timore di lui come persona e di nonna che potesse scoprire qualcosa, l’ultima settimana non ci andai più, mi vennero presi il treno e andai in città. Dovevo preparami.

“Il divertimento…” come mi diceva mamma:” ...è' finito!”

Ero venuta giù nella villa a giugno che ero una ragazza pura e tornai su a settembre che ero

ormai sessualmente donna.

 

In città, ripresi la vita di tutti i giorni cercando di non pensare all’accaduto, anche se lo facevo

spesso, fu in quel periodo che iniziai a masturbarmi alla sera a letto con le dita dentro la vagina, imparando da sola a farmi i ditalini come facevano le mie amiche e non solo di strusciarmela esternamente come prima, pensando a nonna che faceva sesso o a Enzo che possedeva me, e quando godevo, anche se non volevo, mi veniva sempre in mente il suo viso che mi guardava. Oramai era diventato un riflesso mentale condizionato, quando godevo associavo il piacere che provavo a lui, pensavo e vedevo il suo viso mentre mi possedeva.

Vivevo la mia sessualità in quel modo.

Avevo già iniziato l'anno accademico e durante le vacanze natalizie mamma preferì andare in

montagna sulla neve a sciare e io andai con loro, mentre nonna restò in citta con il nonno e per ben due volte andò giù nella villa al mare a vedere se era tutto in ordine….

A febbraio, un pomeriggio rientrando a casa da una lezione; vidi la mamma alterata, mi era venuta ad aprire la porta con una faccia scura mai vista prima e vidi la nonna seduta silenziosa in cucina che mi salutò solo con la mano. Erano ritornate tutte e due dalla villa al mare.

Mamma mi disse: “Vai in camera tua a studiare Bea! La saluti dopo nonna, che ora dobbiamo

discutere di cose importanti. “E si chiusero dentro.

Curiosa mi soffermai a origliare, capii solo alcune frasi. Mamma che le diceva:

” Ma come hai potuto fare una cosa del genere!? E con quella persona lì... se giungesse a nelle orecchie di papà guai… Sei senza sale! Se si venisse a sapere…. sarebbe uno scandalo!” Poi mi allontanai per timore che mi sorprendesse, mamma era molto arrabbiata e sapeva essere anche severa quando disubbidivo.

Quando uscii dopo più di un’ora dalla mia camera, nonna non c'era più, la rividi nei giorni seguenti, capii che era successo qualcosa tra lei e mamma, ma non sapevo cosa.

Ma poi tutto riprese normalmente, come tutti i giorni, come sempre…come se quella

discussione tra loro non ci fosse mai stata.

 

Sotto le feste Pasquali ritornammo tutti in riviera nella villa al mare per le vacanze, nonni compresi. Il primo giorno aggirandomi con la curiosità e forse il desiderio di rivedere Enzo, andai nel retro, ma invece di lui vidi una coppia di pensionati del posto nell'appartamentino ed erano loro che accudivano a tutto.

Chiesi spiegazioni a papà che era lì con me:” Non c'è più il signor Enzo?” Domandai:

“No! ...Mamma lo ha licenziato.” Rispose.

“Perché?” Domandai stupita e forse dentro di me un po' dispiaciuta.

“Perché ha detto che non lavorava e quando noi non c’eravamo, portava gente.”

Non so se quello fu il vero motivo o un pretesto, capii in seguito, collegando la discussione che

aveva avuto con la nonna a febbraio, che probabilmente mamma aveva saputo o visto qualcosa su nonna, che si incontrava con lui o forse addirittura li aveva sorpresi a letto come capitò a me quel giorno, solo che la sua reazione fu diversa.

Mi reputai fortunata che nessuno sapesse che c'ero stata anch'io con lui, che avevo perso la mia verginità e mi aveva iniziato alle pratiche sessuali e che lui non lo disse mai a nessuno, anche se probabilmente lo fece non per me, ma per non aggravare la sua situazione.

Mamma allora non sapeva e non lo seppe mai che mi aveva reso donna lui, sverginandomi e possedendomi, facendomi praticare anche quegli atti orali, perché se lo avesse saputo, o avrebbe avuto solo il sospetto mi avrebbe fatto mille domande e forse lo avrebbe denunciato.

Ma quel giorno mi dispiacque che non c’era, non so... forse sarei ritornata da lui a farmi

possedere ancora… forse sì o forse no… e mi dispiaceva, e in quei giorni iniziai a pensarlo non più con avversione, ma come un ricordo struggente di quell'estate, alla scoperta che feci, allo spiare nonna con lui e assurdamente concedermi io stessa a lui… l’amante di nonna che mi aveva resa donna...

Tutta quella vicenda oltre che fisicamente, mi aveva cambiato dentro psicologicamente.

Dopo le feste pasquali tornammo a casa e ripresi la vita normale e lo studio, ma nei momenti

erotici o di eccitazione non riuscivo a non pensare a lui, a nonna e a me...a noi tre.

 

Durante il periodo universitario, uscii anche con qualche coetaneo che mi corteggiava, ma più che baci e carezze non andavamo oltre. Con uno che mi piaceva molto mi concessi di più, anche carnalmente, ma le poche volte che ci feci sesso non mi piacque, pensavo a Enzo e a nonna e a lui con me mentre mi possedeva e il paragone sia mentale che fisico fu inevitabile, quel ragazzo non faceva sesso come Enzo, era diverso, non mi piaceva, non mi faceva godere come lui. Lì capii che lui mi aveva segnata per sempre e che davvero non sarei mai più stata di un altro uomo senza pensare a lui.

Con quel ragazzo dopo un anno ci lasciammo emi cacciai nello studio.

Al termine del percorso universitario presi la laurea diventando dottore in legge, con grande gioia dei genitori e nonna, il nonno purtroppo nel frattempo era mancato. Espletai i due anni di praticantato in uno studio legale associato molto rinomato in città, diventai procuratore legale (in quegli anni esisteva ancora, poi fu soppressa dalla legge del 24 febbraio 1997), per poi conseguire l’abilitazione e diventare io stessa avvocato.

Nel frattempo ero diventata una bellissima ragazza e avevo molti corteggiatori, ma non mi attraevano, preferivo restare sola.

Ma un giorno per le mie golosità fui operata d'urgenza di appendicite ...mi fu asportata, allora

l’intervento era ancora chirurgico, a cielo aperto come si suole dire e non come oggi in

laparoscopia. Lì durante il giro visita un mattino assieme ai medici venne anche il primario ...un giovane primario di chirurgia generale che aveva molti anni più di me, 21 per l'esattezza, io ne avevo 26 e lui 47 già divorziato, ma senza figli. Ci guardammo negli occhi e ci piacemmo subito. Era un bell’uomo alto e magro con i capelli grigi, brizzolati.

Nonostante fossi una sua paziente, iniziò a corteggiarmi delicatamente ed educatamente. Un giorno mi fece andare nel suo studio per togliermi personalmente i punti di sutura sulla ferita e a tutti suonò strano che lo facesse direttamente il primario.

 Io allora non sapevo a chi spettasse quel compito, so solo che durante quelle manovre mi

corteggiò.

“Non mi faccia male!” Dissi io sorridendo ma intimorita vedendolo prendere in mano una pinzetta e delle forbicine:” Sa ...sono una fifona, ho paura degli aghi e di tutto quello che taglia!”

“Non farei mai del male a una bella ragazza come lei rispose! “E mi chiese educatamente se

potesse darmi del tu, o se mi dispiacesse.

Acconsentii dicendogli: Non mi dispiace affatto!”

Prima di dimettermi mi domandò ancora: “Posso incontrarti fuori da qui per offriti un aperitivo o qualcos’altro da bere o fare una passeggiata?!”

Lo guardai sospettosa e lui sorrise: “Giuro solo per un aperitivo!” Ripeté.

Acconsentii con un sorriso anch’io e ci incontrammo qualche giorno dopo, e da quella volta

iniziammo a frequentarci. Finì che ci fidanzammo ufficialmente e ci sposammo, con grande

piacere di mamma che diventavo moglie di un uomo arrivato, un uomo del nostro livello, un

primario chirurgo di un grande ospedale. Anche se maturo e più grande di me di vent’anni lo preferivo ai miei coetanei, mi dava sicurezza e tranquillità, anche sessualmente.

Con lui mi trovai bene, mi amava e rispettava, io sinceramente non lo amavo come lui amava me, mi piaceva la sua maturità, l’intelligenza, l’esperienza di vita, la sua tolleranza a quelli che

considerava i miei capricci; con lui anche se molto diversa vivevo un’atmosfera simile a quella che avevo trovato con Enzo e mi trovavo bene. Negli anni seguenti avemmo due figli, un maschio e una femmina, ora studenti universitari.

I primi anni furono belli, intensi e sessualmente soddisfacenti, ero moglie e mamma oltre che una professionista, anche se ricordavo sempre Enzo, nonna, e me con lui con una sorta di nostalgia, era come una droga, non riuscivo a non pensarci se volevo eccitarmi.

Enzo, lo avevo inserito nella mia sessualità e virtualmente ne faceva parte... Pensavo a lui ogni volta che facevo l’amore con mio marito, al suo volto quando mi diceva:

” Devi guardarmi in faccia quando godi!... E io lo guardavo …

” E rivedevo ancora nella mente la sua faccia tesa o sorridente, rossa, congesta e anche brutta con un ghigno malizioso, che però mi dava piacere, solo così mi eccitavo e riuscivo a godere e a giungere l’orgasmo e non so se era dovuto al ricordo di Enzo o alle capacità sessuali di mio marito, che aveva la sua età di allora, ma mi spiace dirlo non era alla sua altezza sessualmente.

Con gli anni sessualmente mio marito diventò meno attivo, poi come era naturale nelle cose, iniziò a diminuire le capacità, il vigore e la frequenza della sua virilità, ma non mi interessava, stavo bene con lui e gli volevo bene.   

Mi vergogno a dirlo, ma pensai a lui anche quando decidemmo di avere dei figli, mio marito mi fecondò mentre facevo l’amore con lui, ma sessualmente fantasticavo con Enzo e nel momento dell’orgasmo che mi eiaculava dentro la vagina e ingravidava, io stringevo forte mio marito a me, ma godevo immaginando che fosse lui, Enzo a farlo, a eiaculare dentro di me come faceva con nonna quando la possedeva.

Lo so sono brutte cose che non bisognerebbe aver mai pensato...o fantasticato.

Anche quello è un mio terribile segreto, di avere i figli fisicamente generati con mio marito, ma mentalmente, virtualmente concepiti e desiderati con Enzo... e lo so solo io e a volte mi sento terribilmente in colpa, indegna.

Oggi ho 51 anni e mio marito 72 ed è in pensione da poco e passa l tempo con i suoi hobby o gli amici. Mio figlio ha iniziato a studiare all'università nella facoltà di medicina e chirurgia, seguendo le orme del papà con un buon profitto e mia figlia finito quest'anno la maturità, si iscriverà alla facoltà di giurisprudenza come me seguirà le mie di orme, quelle di mamma e io l’aiuterò; tra di noi c’è un bellissimo rapporto oltre che di madre e figlia, di amicizia.

Io purtroppo penso ancora a quando spiavo mia nonna (che ora non c’è più) accoppiarsi con

quell'uomo rozzo e ai momenti che io ero sola con lui e lo faceva con me, mi possedeva; alla mia deflorazione e alla mia conoscenza del piacere carnale per merito suo, che mi ha segnata per tutta la vita.

 

Ultimamente visto il diradarsi fino ad annullarsi completamente i rapporti sessuali con mio marito (è stato operato alla prostata), senza rendermene conto sto modificando la percezione della mia sessualità, a volte mi prende un grande desiderio di spiare qualcuno che si accoppia, so che è rischioso farlo realmente, ma mi eccita enormemente pensarlo e spesso fantastico di realizzarlo fino a masturbarmi…. a cinquant’anni.

Ed è per questo motivo, che una signora benestante e professionista come me, spinta da questi

desideri repressi, in età matura si è messa a cercare e visionare su internet videoclip di

accoppiamenti sessuali. Nulla di estremo, solo normali amplessi, e a leggere racconti erotici, e in particolare le confessioni sessuali di altre persone, come quelle che pubblica Lei Educatore. Con la speranza di poter leggere prima o poi qualcosa di simile alla mia storia che gli allego, dove leggendola sul suo blog, mi sentirei come se spiassi me stessa.

Purtroppo sono o forse sto diventando, una signora bene con due figli adulti, che tiene a freno il suo desiderio insano di spiare, di voyeurismo. E sento che se continuassi così e lo realizzerei, certamente come a mia nonna mi porterebbe a fare qualcosa di spiacevole…

Grazie Beatrice.

 

Eccola accontentata signora Beatrice …la sua storia a disposizione di tutti i lettori.

 

 

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Grazie.

 

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