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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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STORIE IGNOBILI
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
MIDSOMMER
LA REGINA DI MEZZ’ESTATE.
NOTE:
Oh… ma sei cieco?... Cazzo Edoooo…!” Esclamò inquieta e preoccupata mia moglie: “Stanno facendo rituali pagani, satanici è possibile che non lo capisci che era un rito quello a cui abbiamo assistito?!... “
Simona.
PREFAZIONE
Questa storia si svolge in un villaggio turistico ecologico, uno di quelli tanto chic che vanno di moda ora in Italia e in Europa. Dove una coppia di giovani sposi, per bene, di buona cultura e società, amanti della natura e dell’ambiente, decideranno su suggerimento di un’altra coppia più grande di età di loro, conosciuta casualmente, di provare l’esperienza di vivere venti giorni, il periodo di ferie comuni, in un eco villaggio ambientale, per conoscere realmente la natura e il suo stile di vita libero.
Più che un villaggio turistico ecologico, si ritroveranno in una Comunità pseudoreligiosa degli amanti della terra e della natura, e il loro modo di vivere verrà presentato a essi come filosofia di vita, d’amore per l’ambiente, per la flora, la fauna e la cosmologia. Ma si rifaranno ad aspetti della Wicca, con riti sessuali per armonizzare il ritmo naturale delle energie vitali di ogni essere umano e della terra, contrassegnato dalle fasi lunari e solari, le stagioni, i solstizi e gli equinozi. Venereranno e adoreranno nei loro riti pagani e sessuali la dea Madre che rappresenterà la terra, e il dio Cornuto che rappresenterà il mondo animale, come accadeva nel medioevo...
Si dimostrerà una società fortemente matriarcale, in cui al vertice vi è una donna chiamata da tutti Madre e altre affiliate chiamate sorelle, che amministreranno tutto, anche la sessualità individuale di ognuna, e il cui fine supremo sarà quello di procreare, fare figli per costruire una nuova società ecologica come nel passato.
Le donne fertili, che invitate giungevano al villaggio, erano oggetto di attenzione particolare da parte della Comunità, sia che fossero nubili o già sposate. E venivano circuite, alterate mentalmente con bevande ipnotiche e allucinogene e plagiate. Private del proprio ego e di qualsiasi altra cosa le legasse al passato, diventeranno esse stesse delle nuove affiliate, delle “sorelle” che si riconosceranno nella guida della “Madre.”
Come la giovane coppia di sposi di cui narrerò, sui quali la conoscenza, l’apprendimento e la comunità dell’eco villaggio eserciteranno un fascino ambiguo, con attrazione e timore. Discuteranno e parteciperanno alla vita comune con gli abitanti e pseudo turisti e scopriranno un mondo nuovo, fatto di mistero, paura e soprattutto sesso. E quando decideranno di fare ritorno a casa…
Ma leggete…
LA STORIA
Mi chiamo Edoardo, Edo per gli amici, conoscenti e parenti, ho 35 anni ed ero un architetto. Nella storia-confessione che sto per narrarvi ne avevo 28 di anni e mia moglie Simona 27, neo laureata in Economia e commercio.
Eravamo sposati da quasi due anni, appena lei si era laureata e per lavoro ci eravamo spostati a vivere in una grande città del nord, lontana quasi un migliaio di chilometri dal nostro paese d’origine. Una volta giunti non conoscevamo nessuno, e lentamente ci ambientammo, avevamo poche amicizie, più che altro conoscenze di colleghi di lavoro.
Simona mia moglie, era una bella ragazza, molto ammirata e appariscente, alta, con lunghi capelli castani chiaro tendenti sul biondo, che a volte schiariva di più con le tinte, un bel sorriso ammaliante e occhi marroni che sprizzavano simpatia. Era una ragazza riflessiva ma anche molto curiosa e insicura, di famiglia piccolo borghese come me. Eravamo tutti e due amanti della natura, degli animali e dell’ecologia e quando potevamo ci rendevamo utili in quello in cui credevamo, cioè la natura e l’ambiente.
Simona prima di sposarmi viveva con sua madre, suo padre li aveva lasciati che lei era ancora giovane, una ragazzina, ed era andato a vivere con l'altra donna che aveva conosciuto al mare, una tedesca, in Germania. Loro ne avevano patito di quell’abbandono, la madre si era ammalata, mentre Simona era cresciuta paurosa e insicura. Negli ultimi anni non stava bene di salute, difatti dopo poco che mia moglie si laureò, morì… e Simona restò sola. Quindi ci sposammo presto…
I primi due anni furono davvero perfetti, idilliaci, ci amavamo molto e ci furono solo piccole incomprensioni insignificanti tra noi. Lei era molto emotiva, come dicevo insicura e timorosa e spesso piangeva senza ragione o al ricordo della madre.
A volte le chiedevo: “Ma perché piangi amore…?” E mi rispondeva:
“Piango perché ti voglio bene, ci tengo a te e ho paura che mi lasci per un'altra e resto sola. Ho solo te ora e ti amo!” Aveva il timore che io mi comportassi come suo padre e dovevo confortarla e rassicurarla che c’era solo lei per me. Ed era vero... Oppure rispondeva:
“Piango per mia madre chissà dov’è adesso?” E piangeva in silenzio.
Anche se aveva il suo caratterino, emotivamente era fragile e si affidava sempre a me, ed era anche molto apprensiva, per esempio a volte capitava che ritardavo a rientrare a casa e lei si preoccupava, incominciando a chiamarmi allo smartphone.
Ma eravamo una coppia tranquilla, felice, che si amava e discutevamo in maniera tranquilla del nostro futuro e se c’era qualcosa su cui non la pensavamo allo stesso modo, ci spiegavamo con delle conversazioni o un semplice confronto. Era gelosa di me, sapevo che a mia insaputa mi controllava i social, messaggi WhatsApp e le chiamate sullo smartphone ma tutto sommato amavo anche la sua gelosia, ci amavamo tantissimo, eravamo due sposini innamorati.
La trattavo come una principessa e lei a me, come un re, eravamo entrambi felici, al punto che dopo qualche ora che non ci vedevamo, quando ci incontravamo mi baciava e abbracciava.
Anche sessualmente eravamo appagati e soddisfatti, della nostra intimità coniugale. Per i figli rimandava, non si sentiva ancora pronta: “Più avanti amore tra qualche anno… non ora, è ancora presto!” E io l’assecondavo.
A parte quelle sue particolarità emotive, che non ho mai preso come campanello d’allarme e di cui non mi importava niente. Accettavo la sua “stranezza” o “difficoltà di rapportarsi”.
Da qualche tempo sul lavoro aveva conosciuta una ragazza simpatica e carina, Greta, un tipo un po' strano, ecologista anche lei, che mi presentò e prendemmo a frequentarci. Era un po' come noi amante della natura e delle escursioni che praticavamo spesso insieme nelle campagne o sulle colline a piedi o con le nostre biciclette Mount bike. Questa ragazza sua collega, dopo alcuni mesi ci presentò una coppia sua amica, Michele e Gianna, molto più maturi di noi, lui sulla cinquantina e lei che poco ci mancava. Erano sposati ci dissero e facemmo conoscenza anche con loro. Così entrarono nel nostro cerchio di amicizie e ci frequentammo. Erano simpatici, alla mano e acculturati conoscevano molte bene la realtà della natura e tutti i suoi aspetti, anche se a Simona non piacevano molto, specialmente lui, che era un tipo non alto, tarchiato e molto peloso sul corpo, che a detta di mia moglie, la guardava sempre…
Anche essi erano senza figli o almeno così avevano detto, anche se ne avrebbero voluti molti, ma ci dissero che avevano tutti i figli dei loro fratelli e sorelle come propri, mentre noi gli confidammo che avremmo aspettato ancora qualche anno e poi sarebbe arrivato.
Michele e Gianna lavoravano entrambi in un albergo della città, erano stagionali, lui cameriere e lei addetta ai piani.
Nella nostra frequentazione spesso su iniziativa di questa coppia, discutevamo di coloro che passano molte delle loro vacanze nelle eco villaggi e ci parlavano di uno in particolare, dove loro erano già stati e avevano intenzione di ritornarci prima di iniziare la stagione estiva. Si trovava alle pendici delle alpi, chiuso in una vallata, lontano dai centri abitati e immerso nella natura. Questa coppia essendoci già stata, ci diceva che era meraviglioso vivere nelle tradizioni e nella natura e ci mostravano sullo smartphone fotografie di posti meravigliosi e di ragazze in costume tradizionale con tuniche bianche ricamate con fiori e simboli strani, e altri fiori intrecciati in testa che danzavano felici sorridendo.
“Dai… veniteci! Andiamo tutti assieme, è bellissimo, è come vivere in mille anni fa, come essere nel medioevo, ma con tutte le comodità di oggi…” Ci proposero un giorno sorridendo.
Come dicevo sopra, a mia moglie non era molto simpatica quella coppia di maturi, ma li accettava, o farei meglio a dire, li sopportava. Così alla fine di maggio, ci invitarono ad andare dal giorno 5 al 25 giugno nell’eco villaggio che avevano già frequentato loro.
Mia moglie era contraria, ma la sua amica Greta, si intromise.
“Sì, io ci sono stata due anni fa, è bellissimo guarda… è una esperienza unica, da vivere, non perdetevela se potete…”
Alla fine mi convinsero: “Perché no!” Dissi a mia moglie: “Faremo una vacanza diversa dal solito… vivere la natura, riposarsi e rilassarsi.” Ma mia moglie era contraria.
“No io preferisco il mare alla montagna…” Dichiarò subito a Michele e Gianna, aggiungendo: “Tu Greta mi conosci da poco, se no sapresti che preferisco le spiagge.”
“Ma dai Simo…? Per una volta…” Insistetti io.
“No!” rispose lei risoluta, non le piaceva l’idea e devo dire nemmeno le persone che glielo proponevano.
“Beh, allora potete fare vacanze separate, tu Simona vai al mare e tuo marito viene con noi…” Disse Gianna la moglie di Michele.
Vidi mia moglie che la fulminò con lo sguardo, era gelosa e mai avrebbe permesso di fare vacanze separate.
Lei era sempre restia a trascorrere le vacanze in quel posto e in quel modo, ma io ero curioso e decisi di andare lo stesso. Quindi la sollecitai nel suo io:
“Ma amore, può essere un’esperienza unica, la conoscenza di come vivono in quelle comunità, ci può essere utile anche nell’apprendere una nuova ecologia. Ci può servire in futuro.” Le dissi per esortarla.
Vedendosi isolata e tutti che insistevano, me particolarmente, dichiarò:
“Sì Edo, sarà bello non lo metto in dubbio, ma sai che io amo le comodità e lì dovremmo essere senza cellulare, senza tv e forse senza acqua calda…” Rispose mia moglie.
“Ma no dai!... Non andiamo mica nella preistoria...” Replicò sorridendo Michele.: “È un villaggio ecologico, le comodità ci sono, se vuoi puoi tenere lo smartphone, nessuno te lo toglierà.”
E alla fine visto che io insistevo si convinse anche lei.
Titubante accettò e soddisfatti con lei perplessa i primi giorni di giugno partimmo con questa altra coppia e alcuni suoi conoscenti per questa esperienza di vita in un villaggio ecologico.
Giunti nella cittadina più vicina al luogo, lasciammo le auto in un posteggio privato a pagamento e salimmo su un pulmino del villaggio che ci aspettava, facemmo ancora due ore di strada sterrata tra boschi, prati e alla fine giungemmo. Ma più che un villaggio turistico o ecologico come si chiamano ora, era una Comune o meglio una comunità di famiglie anche sparse per l’Italia che si ritrovavano in quel luogo in quel periodo dell’anno.
A vederlo dalla collina mentre ci avvicinavamo era meraviglioso, sembrava un sogno, un posto da fiaba, splendente, luminoso, colorato e vivo, ricco di verde, fiori colorati e animali domestici e da fattoria. Restammo a bocca aperta, complice anche la stagione che faceva fiorire tutto e rendeva tutto ancor più bello. Pareva una grande azienda agricola, dove tutto era in ordine e pulito e gli abitanti e i presenti sorridevano sempre. Da un lato c’era un enorme prato verde e dietro dopo centinaia di metri, la zona abitata che confinava col bosco.
Al nostro arrivo fummo colti da un vero e proprio love bombing di attenzione e simpatia dai presenti nel villaggio, tutti e tutte erano sorridenti e disponibili con noi...
Alcuni dopo essersi presentati sempre sorridendo e prendendoci gli zaini e le borse per non gravare il peso su di noi, ci portarono negli uffici di quella che doveva essere una sorta di reception, in una casetta prefabbricata molto ampia, dove in una specie di salotto ufficio, con due scrivanie, come vedemmo fare a Michele e sua moglie, lasciammo ad alcune ragazze i nostri documenti per la registrazione, che ci avrebbero restituito in seguito.
Guardandomi in giro notai che c’erano più donne che uomini in quel villaggio, almeno il doppio se non di più e molte erano incinta, alcune di pochi mesi e altre vicino al parto.
All’improvviso dietro di noi comparve una signora giunonica, alta, sui cinquanta, sessant’anni, con capelli grigi lunghi oltre le spalle, gonna rossa lunga al ginocchio con camicetta chiara e infradito ai piedi. Nonostante l’età matura aveva i lineamenti perfetti e proporzionati sul viso e un filo di rossetto carminio sulle labbra che la rendeva affascinante e dimostrava come da giovane doveva essere stata una donna molto bella. E tutti i presenti apparvero sorridenti e felici di vederla e che ci fosse, la chiamavano con una sorta di reverenza “Madre”.
Subito mi diede l’impressione di una donna molto carismatica e magnetica e in seguito mi resi conto che era anche molto intelligente e acculturata.
Lei ci sorrise salutandoci personalmente a uno a uno, stringendoci la mano a me e a mia moglie dandoci il benvenuto, mentre con Michele e Gianna fu più calorosa conoscendoli già precedentemente, facendo loro già parte di quella comunità dell’eco villaggio. Ma anche verso di noi fu piena di attenzioni, soprattutto verso mia moglie, con sguardi e sorrisi dolci.
Ci fece accomodare, e ci offrì da bere: “Queste bevande le produciamo noi…” Asserì, sorridendo e guardando a lungo Simona, dicendo rivolgendosi a Michele e a quella che per noi era sua moglie: “Hai fatto bene a portare questi tuoi nuovi amici, li tratteremo bene… si troveranno a loro agio…” Aggiungendo verso mia moglie e dandole del tu: “Hai un bel viso Simona…”
Lei sorrise compiaciuta ringraziandola: “Grazie signora…” Aspettando che le dicesse il suo nome e invece le rispose sorridendo:
“Chiamami pure Madre…” Lasciandola a disagio.
“Allora grazie Madre…” Ripeté mia moglie, mentre lei le sorrideva.
In quel momento intervenni io dicendo:
“Siamo venuti qui perché i nostri amici Michele e Gianna ce ne hanno parlato tanto bene, per vedere come vivete in questo eco villaggio, e provare a vivere anche noi qualche giorno l’ecologia vista dall’altra parte, da chi la vive. Ci fermeremo tre settimane…” La informai.
“Certo! …Vi fermerete quanto vorrete, anche tutta la vita, per sempre se lo desidererete…” Rispose sorridendo scherzosa, guardando sempre mia moglie Simona.
“Beh, non esageriamo.” Ribattei scherzoso anch’io: “Penso che venti giorni basteranno…”
Lei alzò il braccio facendo cenno a una coppia che ci era venuta incontro e ci aveva accompagnata in ufficio, dicendoci: “Loro sono venuti qui dieci anni fa per studiarci e poi si sono fermati. Ora vivono qui con noi, rispettano le nostre regole e usanze e hanno anche concepito dei figli qui…”
E mia moglie che ascoltava guardandola le chiesi: “Senta Ma...dre… possiamo tenere i telefonini?”
“Ma certo! Certamente cara!” Rispose: “Anche tablet, quello che volete…”
Alle sue parole mi tranquillizzai soprattutto per mia moglie che ci teneva ad avere contatto con il mondo esterno, ma lei aggiunse subito: “Soltanto che qui non c’è campo, è una zona d’ombra e non si prendono i segnali di onde radio. Comunque potete tenere tutto quello che volete, noi non proibiamo niente. Ora la mia giovane assistente Iris vi accompagnerà in un giro conoscitivo del villaggio, così in seguito potrete girare anche da soli se vorrete.”
“Ma i bagagli…” Chiese Simona non vedendoli.
“Ho non preoccuparti cara, ve li porteranno al vostro posto di riposo le sorelle.”
“Le sorelle?” Domandò stupita mia moglie.
“Sì, tra di noi ci chiamiamo così fratelli e sorelle, e le giovanissime chiamiamo adepte o ancelle…e i giovani discepoli…” Dichiarò sorridendo: “Ma se nei pomeriggi volete venire un’oretta, vi spiegherò bene tutto personalmente il funzionamento della Comunità…” E sorrise.
“Grazie allora.” Replicò mia moglie guardandomi stupita dal loro modo di vivere.
Uscimmo, mentre sorridenti Michele e Gianna si fermarono con la madre e ci osservavano parlando con lei. E mentre fuori camminavamo con quella ragazza, Iris, chiesi: “Vi chiamate sorelle tra di voi?”
“Sì, sorelle e fratelli, le più giovani ancelle e adepte e solo a lei, chiamiamo Madre.”
“E perché la chiamate Madre?” Domandò Simona curiosa camminando al nostro fianco.
Iris sorrise:
“Ve lo spiegherà lei direttamente quando vi incontrerà il pomeriggio!”
“Sembra tutto un po' una religione ...” Aggiunse sottovoce Simona avvicinandosi a me.
“Ma, un po' lo è se vogliamo…” Rispose Iris sentendoci: “…il nostro modo di vivere è una filosofia, una scelta, un modo di esistere alternativo alla società esterna, ma vi spiegherà bene anche questo la Madre. Ora godetevi il villaggio e le sue bellezze.” E ci accompagnò e camminando ci informò:
“Questo eco villaggio è una Comunità… non tutti sono ammessi.”
Ma io la interruppi: “Cosa voleva dire prima rispondendo a mia moglie che è una specie di religione?” Chiesi.
“Di questo ve ne parlerà la Madre…” Rispose gentilmente sorridendo, chiudendo il discorso e iniziando a mostraci il villaggio camminando e spiegando.
“Da un lato c’è un enorme prato verde, dove d’estate facciamo le feste e dietro…” Fece segno con il braccio: “…confina con il bosco. Difatti oltre centinaia di metri, si vedevano alberi di alto fusto e rami fitti.
Notammo che la parte che riguardava le abitazioni l’avevano circondata in un grande cerchio con una staccionata di legno.
“È davvero molto bello qui!” Disse Simona sorridendo: “Se non fosse per il verde e la bellezza sembrerebbe finto! È davvero un tuffo nel passato.” Pronunciò.
Lei sorrise: “Oh no! Non è finto, assolutamente e ve ne renderete conto da soli, è così perché questa comunità è lontana dalle prime abitazioni civili, da altre case e paesi limitrofi di parecchi chilometri, ed è isolata e c’è stato dato il permesso di costruirla come una volta…”
E io domandai: “È da tanto che siete qui!”
“Si, sono molti anni!” Rispose.
Camminando mia moglie ripeté: “È molto bello qui! Quella casa così grande e in muratura che cos’è?” Domandò facendo segno con la mano a un grande edificio. Lo guardai anch’io, era al centro dell’eco villaggio, molto grande, su due piani e quella ragazza Iris spiegandoci disse:
“In quella casa, all’ultimo piano c’è l’appartamento dove vive la Madre e al piano di sotto gli appartamenti di alcune sorelle e fratelli maggiori anziani…” Che poi in seguito scoprii essere una specie di sacerdotesse e sacerdoti ecologici.
“Al primo piano della casa della Madre ci sono altre stanze e stanzette individuali e a piano terra ci sono tre saloni… Ma venite che ve li faccio vedere!” Disse con enfasi sorridendo. E seguendola entrammo e ci portò all’interno del pianterreno dell’edificio, in un grande salone dicendo: “Questa sala, può contenere circa duecento persone...” E facendoci entrare aprendo le finestre e mostrandocelo aggiunse: “Questo è più grande di tutti il doppio degli altri. Serve per le esercitazioni spirituali, la meditazione trascendentale dimostrativa, le riunioni, la preghiera e l’apprendimento…”
“E quello cos’è?” “La interruppe Simona… facendo segno a un grande schermo”
E sempre con il sorriso la giovane Iris rispose: “Quello serve alla sera quando ci riuniamo, a volte vengono proiettati dvd di documentari sulla natura, sul nostro modo di vivere, su chi siamo e tutti gli aspetti della nostra filosofia.”
Ricordo che mentre lei andava a richiudere alcune finestre, mi si avvicinò mia moglie sorridendo dicendomi sottovoce: “Qui proiettano i video della loro religione pagana, che loro chiamano filosofia o modo di vivere, e dei loro dei, sarà la sala dove indottrinano gli adulti, ma soprattutto i bambini che crescono. Questa è una setta Edo… te lo dico io...” Bisbiglio seria.
“Shhhh!! Che ti sente…” La esortai io.
Scocciata alzò le spalle come a dire: “E chi se ne frega…”
Nel frattempo tornò Iris e ci fece passare in un'altra grande stanza che all’interno era in stile mistico- ecologico, con raffigurazioni alle pareti di scene di nudi femminili in mezzo alla natura, nel bosco, tra il verde, con vicino animali come capre, montoni, arieti, cervi e tori… Tutti animali con le corna… e sotto i vari dipinti, come una didascalia, frasi con lettere runiche, di cui noi non capivamo il significato. Simona si soffermò a osservare un dipinto, dove in un bosco, una giovane ragazza nuda con una corona di fiori in testa, accarezzava sul capo un ariete, mentre questo pareva le annusasse il sesso e sotto si vedeva bene il fallo dell’animale eretto. E vedendo che lo osservava Iris pronunciò:
“Questi dipinti… rappresentano scene mitologiche…” Aggiungendo: “…anche qui in questo salone si pratica la conoscenza a gli apprendimenti per la natura trascendentale e meditativa, anche nudi…”
“Nudi?!” Ripeté Simona.
“Sì, per fa sì che non si interponga nulla tra noi e gli elementi e le energie che ci scambiamo e si interconnettono con noi…” Precisando: “…bisogna che non ci sia nemmeno un lembo di stoffa di un abito a interporsi. Ma anche di questo ve lo spiegherà meglio la Madre.” Aggiunse.
“Ah però, nudi…” Esclamai io mentre Simona sorrideva senza dire nulla...
“Questa terza stanza...” ci informò aprendo la porta: “Serve come luogo di incontro comune quando c’è la Madre, i fratelli e le sorelle e si pratica lo sharing e l’interconnessione di energia, la condivisione mentale e fisica con gli altri associati.”
“Cosa vuol dire condivisione mentale e fisica?” Domandai curioso precedendo mia moglie dal fare la stessa domanda...” Lei sorrise vedendo il movimento delle labbra di Simona assieme alle mie e svelto guardandola ripetei anticipandola: “…Anche questo ve lo dirà la madre… Giusto?”
“Sì giusto!” Rispose ridendo che l’avessi detto io prima di lei, mentre mia moglie divertita mi osservava…”
Usciti, ci portò nell’edificio antistante, dove sentivamo voci di bambini festanti. Saranno stati una ventina.
“Questa e la nostra nurse, il nostro asilo e nido. Dove alcune sorelle crescono i bambini e di là oltre quella porta c’è la loro stanza dormitorio.” Facendo segno con la mano.
“Ma vivono qui?... Tutti assieme?... E le loro madri?” Chiese mia moglie.
“Oh ci sono, vengono tutti i giorni, solo che vengono cresciuti tutti assieme...” Aggiungendo: “Qui da noi, secondo la nostra filosofia, i figli sono di tutti… di tutta la comunità e non importa chi li ha partoriti. E le mamme vengono ogni giorno ad accudire e giocare con loro, anche se sono figli di altre.”
“Sì, ma, i neonati? ...Avranno bisogno di essere allattati…”
“Certo… vengono le madri ad allattarli, ma se non possono loro per qualsiasi motivo le allattano le sorelle che hanno la monta lattea…”
“Un giorno una e un altro giorno un’altra?” Chiesi io
“Sì! In questo modo la poppata non manca mai e si formano anticorpi diversi e crescono più forti!” E sorrise.
Fu mia moglie a dire ancora: “E per la scuola?”
“Oh i primi anni di elementari le insegniamo noi, abbiamo una sorella maestra che è riconosciuta dal provveditorato agli studi e a fine anno vengono due ispettori a dare gli esami di stato e promuoverli. Tutto in regola con le leggi italiane. Questa è una piccola scuola privata registrata.” Affermò sorridendo.
“E per le scuole medie e superiori?” Chiese ancora Simona.
“Per quelle al mattino parte un pulmino e li porta nelle scuole più vicine, a circa 15 Km e al temine della giornata di studio li rivanno a prendere e tornano qui dalle loro madri. Quando sono adolescenti vivono con la madre, anche per lasciare il posto ai nuovi arrivati…” Aggiunse con una espressione gioiosa.
Incamminandoci con lei davanti, Simona scandalizzata mormorò: “Altro che medioevo…”
Uscimmo dall’edificio scolastico e ci portò a una cinquantina di metri dove c’era un capannone in legno prefabbricato. Nel tragitto incontrammo un uomo monco, senza la mano destra, muto e claudicante, che emettendo suoni gutturali e alzando il moncone del braccio in aria cercava di dirci qualcosa, soprattutto a me.
Subito si avvicinò la ragazza redarguendolo: “Cosa c’è? Cosa vuoi?... Lo sai che devi lasciare in pace i turisti. Lasciali in pace… via, torna a lavorare o lo dico alla Madre.” E lui a sentire la parola Madre, con fare ossequioso oserei direi timoroso si allontanò zoppicando continuando a guardarci.
“Chi è?” Chiese Simona.
“Oh un poveraccio che lavora qui…”
“Ma è muto?” Domandò.
“Sì dalla nascita e ha perso la mano in un incidente…”
“Oh poverino…” Dissi io mentre veloce si allontanava.
“Venite!” Ci sollecitò: “Qui!” Disse entrando con dietro noi: “C’è la zona composta dalla cucina per la preparazione e cottura degli alimenti…”
“A proposito, come si mangia qui?” Chiesi.
“Bene! Molto bene… tutto cibo sano, naturale, sia vegetale che animale…” E dicendo così ci accompagnò nel locale attiguo che era un grande refettorio: “Questa è la mensa…” Ci mostrò. Era un locale con lunghe tavolate.
“Sembrano quelle dei matrimoni…” Dissi ridendo. Mentre mia moglie mi faceva segno di essere serio: “Dai Edo… non prenderli in giro, è la loro usanza…”
Ma La ragazza Iris facendo cenno con il dito ci informò: “Al centro siede a pranzare e cenare la Madre e le sorelle e i fratelli anziani.”
“I capi…” Pronunciai, aggiungendo: “Ma qui tv, radio, internet?”
“No.… non c’è il segnale!” Rispose la giovane.
“Non c’è il segnaleee?!” Esclamai io scherzoso:” E alla sera che fate figli?”
“Dai Edo non essere maleducato...” Mi esortò mia moglie seria e alterata dal mio comportamento. Mentre quella Iris rispondeva sempre sorridendo ed educatamente:
“Anche quello…” Aggiungendo subito: “Voi avete figli?”
“No!” Rispose mia moglie:” Preferisco aspettare ancora un pò…”
“Certo, aspettare il momento giusto... fa bene!” Rispose la ragazza sorridendo: “Fa bene!” Ripeté:” Vedrà quando arriverà il momento e lo sentirà dentro di lei… sarà una nuova vita anche per lei…”
“E lei ne ha?” Domandò mia moglie ricambiando il sorriso.
“Sì tre, un maschio e due femmine…” Rispose felice: “Ora sono all’asilo.”
“Eh ma quanti anni ha?” Domandò curiosa Simona.
“Venticinque!” Rispose lei.
“Ha venticinque anni?... E ha già tre figli…?” Aggiunsi io… “Brava…!” Pronunciai scherzoso e rivolto a mia moglie esclamai: “Vedi cosa vuol dire non avere la televisione, lo smartphone e internet… alla sera!” E aggiunsi guardando negli occhi quella Iris: “Guardi, è mia moglie che non vuole, io vorrei, ne farei un esercito…”
Mia moglie mi diede una pacca sul braccio redarguendomi: “Ma cosa dici?!” Ma la ragazza Iris intervenne a suo favore:
“Quando sarà il momento lo deciderà sua moglie, sarà lei a decidere quando essere fecondata.” Replicò seria.
A quella risposta di parte, constatando la sua solidarietà a Simona, mormorai: “Ehi… Ma che cosa sei, una femminista...?”
Ma non rispose mentre mia moglie sorridendomi diceva: “Così impari!”
In quel momento dalla cucina uscì un’altra sorella, sempre sorridendo, con un vassoio in mano e una brocca con un mestolo dentro e quattro bicchieri e appoggiandolo sul tavolo con il mestolo riempì i bicchieri, mentre Iris diceva: “Questa è la nostra bevanda di benvenuto…”
“Che cos’è?” Chiese mia moglie diffidente.
“Quelle che abbiamo qui sono bevande naturali, preparate da noi facendo bollire le erbe, i funghi e degli arbusti… tutti ingredienti della natura. Assaggiate!” Ci esortò. E vedendo loro per prime che portavano il bicchiere alla bocca e bevevano, con cautela facemmo lo stesso anche noi, sorseggiando assaporammo che era buona e bevemmo tutto.
“Sa di mirtillo!” Esclamò Simona: “È buona e gustosa…!”
“Sì! Qui beviamo solo questo, bevande che prepariamo noi con la vegetazione e acqua!”
Al termine la donna riprese il vassoio con i bicchieri vuoti e sempre sorridendoci tornò in cucina.
Iris portandoci in un altro scomparto disse: “Qui c’è il locale caldaie che serve a tutto il villaggio per l’acqua calda e per tenere riscaldati gli edifici d’inverno.”
Quando uscimmo fuori ci fece vedere un grande capannone dicendo: “Da un lato c’è la lavanderia e dall’altro il dormitorio. Venite che vi faccio vedere.”
Nell’avviarci passammo davanti a una grande vasca: “Cos’è quella?” Chiese mia moglie.
“Quella sul lato è una grande vasca, un laghetto che serve da piscina per far divagare gli associati e i bambini d’estate. Spesso alla sera d’estate quando fa molto caldo si gira nudi, oppure coperti soli da una tunica leggerissima bianca.”
“Quella invece è la lavanderia.” Disse la ragazza segnandola con il dito: “Venite entriamo.”
Entrammo e vedemmo due grandi lavatrici industriali a energia elettrica e un essiccatoio.
E subito, prima che dicessimo qualcosa lei precisò: “Funzionano con energia elettrica prodotta dai pannelli solari. Tutta l’energia dell’eco villaggio è ecologica, pulita e non inquinante, è derivata da pannelli solari. Lo stesso l’acqua, arriva da un ruscello della collina e viene messa in grossi serbatoi e serve per vivere, lavarsi e coltivare... E anche i detersivi sono ecosostenibili e biodegradabili.”
“Però!” Esclamò mia moglie meravigliata: “Siete organizzatissimi ecologicamente…!”
Lei sorrise contenta e rispose: “Sì!” E continuò a spiegarci: “A una cinquantina di metri verso il bosco c’è la zona stendi biancheria…”
Guardammo e c'erano pali con decine di fili orizzontali lunghi una ventina di metri con panni e indumenti stesi.
“Quelle cosa sono!” Chiese mia moglie. Vedendo su un lato una trentina di case in legno prefabbricate.
“Sono casette con stanze multiple, lì ci vivono, le coppie sposate e famiglie con figli adolescenti.”
“In quello laggiù invece…” Disse segnandoci con un dito un altro prefabbricato di legno:” C’è un’infermeria, la posta e altre cose minori che servono alla vita sociale.”
“Siete fantastici!” Esclamò mia moglie.
“Grazie!” Rispose Iris, felice che a Simona piacesse.
“Ma chi ci lavora?” Domandai io.
“Nei vari servizi comuni (es, cucine, mensa…), ogni settore ha del personale fisso e altro a rotazione, dove in quest’ultimo ci passiamo tutti. Verrete anche voi!” Disse sorridendo.
“Ora vi accompagno nelle vostre camerate…”
“Camerate?” Ripetei io.
“Sì!” Ribatté e ci accompagnò nella casa del riposo come la chiamavano loro. E si incamminò davanti a noi verso una casa prefabbricata a un centinaio di metri, un’altra casa in legno mono piano ma molto grande. Arrivati ci fece entrare, era composta da quattro, grandi locali a camerate, ognuna con 25 lettini, dove i maschi in una camerata, erano divisi dalle femmine in un'altra. Seppur vicini io e mia moglie, eravamo distanti, divisi solo da una porta in legno.
Quella ragazza Iris mi informò: “Questa è il dormitorio maschile… Ogni settore ha i suoi servizi igienici, quelli maschili divisi da quelli femminili, e ognuno con docce, wc e tutto l’occorrente per l’igiene.”
“Questa è la tua camerata Simona …” Disse sorridendo iniziando a dare del tu a mia moglie, e sempre con una espressione felice ci mostrò il letto, poco più di una branda, dicendo:” Sono semplici per gli ospiti, ma è il nostro regolamento. “
Guardammo e tra altre decine di brandine, c’era quello assegnato a mia moglie con i suoi borsoni già ai piedi del letto. Vicino a ogni lettino c’era un armadietto per gli abiti e le proprie cose, una sedia e un comodino. E si dormiva in comune con gli altri e anche quella era una prova di tolleranza, agli odori e rumori corporali notturni di qualche sorella o fratello opulente e adulto.”
“Sembrano camerate, militari!” Esclamai e provai a protestare e reclamare: “Ma non posso dormire con mia moglie? Siamo sposati da quasi tre anni!” Dissi.
“È il regolamento…” Rispose la ragazza dispiaciuta: “Appena ritornerà la Madre, vedrà lei se darvi una dispensa…”
“Una dispensa?” Mormorai:” Per dormire con mia moglie devo avere una dispensa?”
“Simona mi guardò e sorrise, muovendo l’indice e il pollice a mo’ di pistola… aveva capito che la mia preoccupazione era il praticare sesso con lei e scherzosamente sorrideva. E prima di dividerci mi avvicinai e le sussurrai: “Se la vecchia strega non ci dà la dispensa, so io come fare per averti, ti vengo a trovare di notte.”
Mi zittì con un: “Sssshhhhhhhh!!! Che ti sente la ragazza…”
Notai che Simona era restata davvero colpita dalla loro organizzazione e fece ancora i complimenti a Iris.
“Siete davvero ben organizzati e indipendenti dal mondo esterno. Qui è tutto ecologico e biocompatibile.”
“Sì…” Rispose:” … Niente fumare è concesso solo il bere vino e le nostre bevande un po' alcoliche.”
“Meno male!” Risposi io: “Almeno bere… c'è la birra?” Domandai.
“No la birra no, ma ci sono bevande simili che produciamo noi…” E fu allora che notai che quella ragazza Iris, non vista da mia moglie mi guardava fisso negli occhi muovendo le labbra in un sorriso, che non mi appariva solo di benvenuto, ma sembrava d’invito. E per rompere quello sguardo le chiesi:
“Ma come vivete qui se siete tutti uguali e lavorate solo la terra?”
“Non solo lavoriamo la terra! …” Rispose:”…Confezioniamo cibo ecologico, integratori che poi rivendiamo on line su internet, in città c’è una coppia di sorelle che con il computer svolge questo lavoro di vendita…”
Ma poi scoprii che non era l’unica fonte di sostentamento ce n’erano altre più redditizie, ma illegali che non le facevano mancare niente e che scoprimmo in seguito.
Dopo la visita del villaggio io e mia moglie restammo soli, ci abbracciammo, Simona era colpita: “Sembra un villaggio delle Fiabe…” Dichiarò. Ma pur essendone colpita era timorosa.
Eravamo senza segnale radio e quindi senza telefonino, internet e in un certo senso eravamo isolati dal mondo, ma non ci facemmo caso più di tanto. Allora non sapevamo il motivo di quella assenza di segnale radio, di cui venni a conoscenza in seguito., che la mancata ricezione degli smartphone era dovuta a un dispositivo detto Jammer telefonico (disturbatore di frequenze), che era in grado di impedire anche il corretto funzionamento di sistemi GPS. È uno strumento utilizzato per impedire agli smartphone di ricevere o trasmettere onde radio. Ed era situato come un’antenna nella casa centrale, quella della Madre e impediva le comunicazioni per un raggio di sei, sette chilometri e forse di più. Quindi nessuno poteva comunicare con l’esterno, il mondo, come chiamavano loro la vita fuori a meno che non andassero via dal villaggio, oppure la Madre lo avesse acconsentito.
I primi giorni giravamo insieme io e mia moglie, anche se a volte ci sentivamo esaltati e altri storditi, pranzavamo e cenavamo alla mensa con gli altri abitanti o qualche coppia di falsi turisti da non sembrare gli unici. Durante il giorno curiosavamo senza limiti, tutto pareva bello, parlavamo con la gente, che era sempre disponibile e ci sorrideva. Ogni tanto incontravamo Michele e sua moglie e passavamo qualche ora assieme e in quelle chiacchierate ci dissero che loro facevano parte della comunità, che ci vivevano.
Il giorno dopo mentre curiosavamo in giro, ci informarono che la Madre ci voleva incontrare per un paio d’orette alcuni pomeriggi, per spiegarci più adeguatamente quello che vedevamo e come vivevano loro e porle tutte le domande che ritenevamo di farle.
Così andammo i pomeriggi dalle 15.00 alle 17.00 nella sala sotto casa sua e devo dire che eravamo molto curiosi. Lei non era mai sola, c’era sempre qualcuna con lei e la prima volta ci incontrò ci sorrise, erano tutte gentili.
Ci accomodammo in un angolo e ci fu portato ancora da bere quelle bevande a base di erbe, buone ma strane, perché ci confondevano, e tra il nostro sorseggiare ci chiese:
“Allora cosa ne pensate di quel poco che avete visto finora?”
“Molto bello!” Esclamò mia moglie. “Bello davvero, non credevo che ci fossero eco villaggi di questo tipo! Pienamente autosufficienti” Disse.
“Sono vent’anni che siamo qui in questa zona e lo stiamo costruendo e popolando un po' alla volta con nuovi arrivi, gente giovane, ragazzi e ragazze. Prima eravamo in Germania.”
“Ah perché ce ne sono altri…?” Domandò interessata.
“Sì, sparsi un po' in tutta l’Europa del nord, anche in Russia… A noi piace creare questi piccoli villaggi ecologici, in luoghi isolati, in mezzo alla natura.” Ci riferì.
“Abbiamo visto che alcuni abitanti sono vestiti con una specie di tunica bianca…” Pronunciò mia moglie. “Cosa significa? Ci si veste così qui?”
E quasi contemporaneamente io domandai: “Qui come vi vestite?”
“Come si vuole?” Rispose la Madre sorridendo.
“Perché ho visto che quasi tutti hanno quell’abito bianco che arriva ai piedi e che sembra una tunica.” Precisò mia moglie.
“Si, la indossano per tradizione, voi siete arrivati in un periodo particolare, giugno, che per noi è un mese di festa, il 21 giugno si festeggia l’elezione della Regina di mezza estate, il cosiddetto Midsommer e alcune si vestono in modo tradizionale, tutto qui. Anche per comodità, uniformità tra tutte, qui si è tutti uguali in questo periodo, solo alcuni simboli runici colorati e i ricami sul tessuto ci distinguono in gerarchia. In genere la tunica bianca viene indossata durante gli incontri di meditazione con me, o in occasione delle festività. Come detto, tra poco è il giorno e la notte del solstizio d’estate e qui si festeggia e molti sono tradizionalisti e si abbigliano così se piace e vogliono, se no possono indossare anche jeans o la maglietta come voi… È una scelta, ognuno si può vestire come vuole.” Rispose.
“È vero che siete nude di sotto?” Domandai io, avendo intravvisto nella leggera trasparenza del tessuto i capezzoli e lo scuro del sesso di quella ragazza Iris
“Sì!” Rispose la Madre:” Lo sono anch’io quando l’indosso, noi donne non usiamo mutandine e reggiseni.”
“E se qualcuna ha le mestruazioni?” Domandai subito.
“Usiamo dei panni indossati a mutandine e legate con stringhe sui fianchi, come le donne medioevali che non avevano le mutandine…” Rispose impettita. “Ma questo avviene solo nel periodo delle feste e negli incontri, se a qualcuna piace il reggiseno, il perizoma o le calze rete può indossarle, noi non lo impediamo di certo, ognuno si veste come vuole. Queste sono solo indicazioni in determinati periodi.”
“Ho visto che nel mio armadietto ce n’è una appesa e anche in quella di mio marito …” Disse Simona.
“Sì, c’è in tutti… lo mettiamo in modo che se qualcuno vuole indossarlo può farlo, fa piacere alla comunità vedere turisti con la tunica, è una forma di considerazione, rispetto e se volete di appartenenza, se no potete benissimo indossare i vostri abiti. Molte di noi quando escono dalla comunità per studio o altri motivi e vanno in città, vestono abili civili, del mondo… reggiseni, mutandine, abiti alla moda e scarpe con tacchi alti.” E sorrise.
“Chissà come starei con quella tunica addosso...” Mormorò mia moglie sorridendo … Sorrisi.
“Provalo Simona, sono certa che ti starà bene…” Disse la Madre.
“Eh, potremmo indossarlo qualche volta visto che è una usanza…” Aggiunsi io. Mentre mia moglie mi guardava perplessa.
“Sì, nella nostra associazione noi abbiamo il nostro modo e la nostra filosofia di vivere la natura, il mondo e la terra.” Rispose.
“Siete un’associazione?” Domandai ancora io.
“Sì, di donne e uomini liberi… più donne…” Affermò.
“Ma che cos’è questa associazione, filosofia e modo di vivere ecologico che praticate? In cosa consiste” Domandò Simona curiosa.
La Madre sorrise: “La nostra filosofia non è solo turistica, ma è una scelta di vita, un percorso spirituale di tipo esoterico ecologico, che venera principalmente la natura, la terra, il cielo e tutto quello che la rappresenta.”
“Cioè?” Chiese ancora mia moglie più curiosa di me.
“Cioè, a tutto quello che la raffigura, l’esprime e le gira attorno anche divinamente.” Affermò
“In che senso divinamente? Domandò nuovamente mia moglie.
“Vedi cara…” Proseguì confidenzialmente continuando a darle del tu mentre a me dava sempre del lei per non mostrarmi amicizia e tenermi distanziato:” …noi celebriamo i cicli della natura, le stagioni, il sole e la luna…”
“Quindi una forma di religione?” Chiesi io.
“Se vuole chiamarla così signor Edoardo può farlo e forse la è, ma per noi è solo una filosofia, un modo di vivere, siamo tradizionalisti, noi pensiamo che i nostri antenati amassero la natura più di oggi, che poi è quella che ci dà la vita e ci nutre… E noi vorremmo essere come loro.”
“Sì, ma in questa filosofia voi in cosa credete? Come è composta? Quali sono i suoi valori?” Chiese ancora mia moglie.
“È una filosofia fondata sulla natura e in difesa della vita, che segue un codice morale e che vuole creare armonia tra le persone, dando forza a sé stessi e agli altri. Qui pratichiamo la libertà di pensiero, ma in stretto collegamento con il mondo che ci circonda, vegetale, animale e astrale, in rapporto e con altri esseri umani che la pensano come noi. “Rispose.
“Vale a dire?” Domandò ancora mia moglie curiosa più di me
La Madre come si faceva chiamare lei, che per educazione e rispetto prendemmo a chiamarla così anche noi, non perse mai il sorriso e rispose.
“Noi siamo in comunione con l'acqua, il cielo, il fuoco, gli alberi, gli animali e le pietre in modo molto simile a quello delle antiche popolazioni. Consideriamo qualunque cosa sul nostro pianeta come una manifestazione del divino. La nostra filosofia è collegata alla Terra che ha lo scopo di sviluppare la spiritualità della persona…” Precisò. Proseguendo: “La nostra filosofia è sempre esistita ed è sempre servita ad aiutare le persone e la natura, a proteggerla dal Male e a liberare le loro energie nascoste.
“Cara Simona...” Aggiunse allungando il braccio e accarezzandole il viso con le sue dita lunghe, con mia moglie che pareva incantata e assorta ad ascoltare la sua voce calda e quello che le diceva: “Noi qui manteniamo viva la saggezza degli Antichi e il culto della Grande Madre, come se fosse per noi una religione e ognuna che la pratica è custode della saggezza della Madre terra, della dea Natura, del dio Animale cornuto, e provano devozione per la sacerdotessa che rappresenta tutto questo sulla terra.”
“E chi sarebbe questa sacerdotessa della natura che li rappresenta?” Domandai divertito.
“Io…” Rispose lei:” …la Madre, rappresento la natura e il mondo ancestrale e per questo che mi chiamano Madre. Questa nostra filosofia non è altro che il ritorno alle vere origini della nostra spiritualità.” Affermò.
“Quindi avete un Dio? “Continuai io.
Sorrise: “Una dea è un dio, per noi il divino è femminile e maschile.”
“Ma voi venerate queste divinità?” Domandò Simona interessata, aggiungendo: “Mi può spiegare quali sono e perché sono due?” Chiese nuovamente curiosa e sempre più interessata.
“Semplice cara, le divinità che vengono venerate sono all'interno della natura stessa e sono formate dalla Dea Madre e dal Dio cornuto.”
“Dio cornuto?” Ripeté mia moglie sorridendo.
“Sì... il dio cornuto…” Rispose lei ricambiando falsamente il sorriso.
“Perché cornuto?” Domandò ingenua mia moglie. “È stato tradito dalla moglie?”
“No… no… cara… cornuto è perché ha le corna…” Rispose.
“Come il diavolo…” Aggiunsi io per battuta.
Lei scosse la testa e sorrise maggiormente. “Ora vi spiego.” E ci informò: “La Dea Madre è legata alla terra e alle tre fasi della vita della donna giovinezza, maturità, vecchiaia, così come alle tre fasi lunari, crescente, piena e calante e regola la vita. Il Dio cornuto invece è legato ai boschi, agli animali e alla sessualità.”
“Alla sessualità?” Domandò mia moglie.
La Madre stava per rispondere, ma in quel momento curioso la interruppi io e domandai sopraffacendo la voce di Simona:
“Io invece volevo chiederle perché viene chiamata dea…”
Ma la Madre mi interruppe a sua volta: “Sua moglie stava ponendo delle domande quando è stata interrotta da lei... Lasci che risponda a sua moglie…” Disse sorridendo: “Se no poi si arrabbia e può diventare una strega…”
Facendo sorridere anche noi dalla battuta e tutte le presenti.
E ritornando a guardare lei, le chiese: “Cosa volevi domandare Simona? Chiedi pure…”
Mia moglie un po' imbarazzata, guardandomi dispiaciuta della preferenza che la Madre dava a lei mormorò:
“Ecco… io invece volevo chiederle del dio cornuto, chi è? Perché si chiama così? Perché è legato alla sessualità.”
“Dunque…!” Esclamò la Madre e prese a spiegare sempre sorridendo:” … il dio cornuto non è altro che la parte animale della natura e rappresenta le bestie dotati di corna, generalmente la capra, l’ariete, il cervo, oppure il toro, il montone … animali che vivono o vivevano liberi nei boschi, alcuni ancora oggi in certe zone dell’Europa. Nella mitologia ecologica si considera come dea e madre, la terra, la flora che da, da sfamare a tutti gli esseri umani, e si considera la fauna, gli animali, che anch’essi sfamano l’uomo, come un dio. E questi sono rappresentati da un animale con le corna e quindi per tale motivo viene chiamato dio cornuto…” Proseguendo” …e le varie popolazioni per via del suo aspetto con le corna, lo veneravano e rispettavano. E per affiancare la dea Madre terra a questa bestia con le corna, gli diedero un aspetto umano.”
“Interessante…” Dissi io. Ma lei sorridendo e sempre con l’attenzione rivolta a mia moglie e non a me continuò:
“... Al dio cornuto diedero fattezze umane, quindi era una figura positiva, di benessere. E qui signor Edoardo rispondo alla sua domanda di prima… Solo dopo con il cristianesimo e le persecuzioni, visto che le popolazioni lo ritraevano e descrivevano con sembianze umane e veniva rispettato e adorato da tutti, lo immedesimarono con il diavolo e gli diedero fattezze umane, di mezzo uomo e mezzo animale, negative, chiamandolo demonio.”
Non so perché, ma penso anche a mia moglie, che quelle parole ci entravano direttamente in testa modificandosi e ripetendosi di continuo nella mente mentre la Madre continuava a parlare.
“E tramite lui, il dio cornuto, ancora oggi, viene onorata la natura e il mondo animale che rappresenta e la cui venerazione come dicevo pocanzi, il cristianesimo aveva cercato di sradicare, associandolo a Satana.” Si fermò, sorrise accarezzando sul volto di nuovo mia moglie con le dita, senza che lei lo impedisse, ma anzi pareva che quel tatto le facesse piacere.
“Ma perché viene ritenuto il dio del sesso? “Domandò ancora mia moglie con un filo di imbarazzo.
“Ma perché è il dio della fertilità e quindi del sesso, quando lui possiede una donna la feconda sempre. Lui è invocato da uomini e donne e tramite le sue sembianze umane feconda le donne. Il Dio cornuto è anche associato con la virilità maschile e la lussuria.
“Scusi la mia insistenza signora Madre, ma non riesco a capire perché era chiamato il dio del sesso?” Ripeté nuovamente mia moglie quasi schermendosi e vergognandosi.
“Come ti ho detto cara, era il dio virile del coraggio, della fertilità e della caccia, invocato soprattutto per imporre il proprio dominio sulla natura e sulle donne cha lo cercavano per essere fecondate da lui. Veniva chiamato Cerumnos e la sua immagine era legata alla potenza e prorompente energia sessuale. Per questo il dio cornuto è rappresentato ancora oggi sempre con il fallo eretto. È considerato il dio del sesso anche per l’unione sacrale tra la divinizzazione del corpo maschile e quello femminile, e simboleggiava il ripetersi ininterrotto del ciclo naturale della vita, che avveniva nel mese di giugno, il giorno del solstizio d’estate, dove il dio cornuto possedeva e fecondava la candidata a diventare regina di mezza estate, cioè regina della terra. E fecondandola con il suo seme, era come se la terra venisse fecondata dal seme della natura, per dare in seguito i suoi frutti, il grano e tutto il resto.”
“Ma perché questo dio cornuto si accoppiava fecondando la regina di mezza estate proprio il 21 giugno giorno del solstizio?” Domandò ancora mia moglie.
La madre fece una pausa e una espressione benevola, contenta del suo interessamento e proseguì: “La dea terra racchiudeva in sé le tre forme della donna vergine-amante-madre. L’unione tra la dea terra e il dio cornuto significava per i Celti, che il creato del mondo rinascesse ad ogni stagione primaverile con la mietitura, e permetteva al genere umano grazie ad esso di sfamarsi, riprodursi e prosperare nonostante tutte le avversità e le difficoltà dell’esistenza.
Per questo alcune volte nelle feste viene emulato il rapporto sessuale con lui, perché dia prosperità e figli all’anno seguente e un buon raccolto. Anche per questo è detto dio sessuale perché fecondando la regina d’estate con il suo seme, è come se fecondasse la dea Madre e quindi la terra.”
“Capito!” Disse mia moglie perplessa, ma lei vedendola interessata continuò:
“Il dio cornuto è diventato uno degli emblemi fondamentali per numerosi percorsi iniziatici, di questa nostra filosofia, il perpetuarsi del ciclo naturale in un eterno rinnovamento.
Con una terminologia moderna, potremmo dire oggi che il dio Cornuto era <una divinità ecologica>, in quanto il suo scopo principale era quello di difendere la natura e di ricordare all’uomo che non deve esagerare nell’utilizzo delle risorse a disposizione, ma deve rispettarla e curarla.”
Poi ritornando sulla sessualità, aggiunse un altro pezzo, come se volesse fa assaporare a mia moglie la sua conoscenza. E Aggiunse:
“Era detto dio del sesso, soprattutto perché sapeva dare gioia carnale alle donne, e dio della fertilità perché le ingravidava tutte. Per questo, il dio cornuto è stato inserito in molte leggende. Noi abbiamo deciso sotto alcuni aspetti di far rivivere in questo villaggio quelle usanze. So che molti esterni, nel mondo fuori disapprovano ma a noi va bene, è il nostro modo di vivere.”
Proseguendo:
“Devi sapere cara Simona, che questa figura della natura nel corso dei millenni ha assunto molti nomi: Pan per i greci, Cernunnos per i celti e Fauno per il mondo romano. Egli veniva adorato quale dio della natura, sia come uomo che come animale e come detto pocanzi si accompagna alla Dea Madre, che è anche la protettrice delle amanti della natura…” NNNNNNN
“Sembra qualcosa da streghe, di infernale!” Dissi io. Ma lei rispose subito:
“Per noi il Dio Cornuto non è altro che il signore della foresta e della natura, porta la primavera, vivifica i campi e spinge gli animali all’accoppiamento. Questo dio è, sia la scintilla che genera ogni cosa sia il fuoco che consuma tutto.” E ripeté come un mantra per farcelo entrare in testa: “Il Dio Cornuto incarna la procreazione e la sessualità e questo aspetto si riflette nelle feste gioiose a base di danze e banchetti che ogni anno vengono tributati in suo onore.” Fece una pausa e continuò: “La religione cattolica ci dice che la figura del dio cornuto, per loro è oscura, emergeva dai boschi durante le notti di luna terrorizzando gli abitanti di villaggi e città. Dicevano che avesse occhi dorati, zampe caprine e dalla testa spuntavano lunghe corna ricurve. Oggi tutti lo conoscono come il diavolo ma il suo vero nome è un altro, era ed è il dio Cornuto, la più antica divinità del nostro mondo.”
“Mmmm che descrizione da brividi!” Disse mia moglie. “E se era una figura buona, positiva, perché è stato bandito dal cristianesimo?” Chiese nuovamente.
“Perché nel medioevo l’amore che avevano per lui donne e uomini era tanto e per sopprimerlo ha spinto la religione cristiana a plasmare su di lui la figura del Diavolo. Ma non ci sono riusciti, ci sono ancora molte persone convertite alla nuova filosofia ecologica che continuano in segreto ad adorare i vecchi dèi celandoli nella riservatezza.”
“Quindi questo dio cornuto non era una figura negativa?” Chiese ancora mia moglie ripetendo a volte da sembrare confusa la stessa domanda, come se continuasse a girale in testa e la Madre sempre pronta a darle una risposta convincente.
“No, assolutamente, non era una figura negativa…ma positiva. Sono stati gli inquisitori che fecero ricorso alla violenza, travisandone e appiattendone la dottrina in un culto malefico. Il Dio Cornuto come ti ho già detto ma ti ripeto volentieri perché tu capisca bene, venne identificato con Satana per timore che lo adorassero, i rituali di festa con danze e amore per lui, le fecero diventare dei Sabba e le donne, belle e brutte che lo adoravano divennero streghe e furono perseguitate dall’Inquisizione. Perfino i poveri gatti neri...” Disse.
Vidi mia moglie sorridere e dire: “È vero dicono che portano male!”
“Sì, dicono che portano male perché sono i gatti delle streghe. Io ne ho uno tutto nero che è dolcissimo.” Pronunciò con un sorriso.
“Davvero?” Esclamò mia moglie.
“Certo, se vuoi te lo farò vedere.”
“Mi piacerebbe.” Rispose lei, mentre le altre ragazze e donne osservavano sorridendo la scena con compiacimento.
“Inoltre per completezza ti devo dire, che era considerato un dio dalle forti connotazioni sessuali, perché era amante delle ninfe dei boschi che possedeva e ingravidava… sprigionando e trasmettendo energia nelle sue interconnessioni fisiche, che altro non erano che rapporti carnali tra lui e le ninfe. Poi ci sono le leggende…” Disse.
“Ne conosce lei?” Chiese Simona.
“Certo cara!” Rispose.
“Me ne racconta Qualcuna?” Domandò curiosa e interessata.
“Ma dai, Simo…!” Esclamai io: “Cosa ci interessano queste cose… leggende mitologiche di duemila anni fa?!”
Ma la Madre proseguì:
“Le leggende hanno sempre un fondamento di verità. Vi narro soltanto questa e poi vi lascio andare a girare per il villaggio e spero torniate domani che a me fa piacere discutere con voi. Ascolta Simona …” Le disse:
“Allora devi sapere e si racconta, che le ninfe, che erano delle fanciulle bellissime, vivevano nei boschi, ed erano simbolo dello splendore e della forza vitale della vita e della natura nelle sue manifestazioni più piacevoli.
Erano eleganti, flessuose, vestite di lunghe tuniche bianche ariose. Appassionate di musica e di danza e si divertivano improvvisando balli e giochi, intrecciando romantiche storie d’amore con la divinità dei boschi e con gli uomini, soprattutto con il dio Cornuto di cui erano tutte innamorate e si offrivano a lui per provarne il piacere della carne e la gioia dello spirito.” E interrompendosi evidenziò ancora: “Queste danze d’amore, gioia e di sesso per il dio Cornuto, furono poi trasformate in sabba dal cristianesimo, facendole apparire in modo negativo come feste sataniche.” E riprendendo continuò: “Il dio cornuto dopo aver ballato con loro, le possedeva una alla volta, donandole nel piacere il suo seme dentro di loro, ingravidandole tutte. Quella voce si sparse anche tra le donne mortali, che si recarono spesso nei boschi nude e con dei doni per offrirsi a lui, venire prese, possedute e fecondate dal suo seme nel piacere e nella gioia... E spesso le accompagnavano i mariti a farle possedere e ingravidare da lui.”
“Ma questo Cernunnos viveva nei boschi insieme alle ninfe?” Interruppi io curioso del racconto.
“Sì, Cernunnos, era ed è per molte, il dio celtico cornuto dei boschi, della natura. Veniva adorato soprattutto nella Gallia settentrionale, nell’Italia del nord e nelle Britannia meridionale, adorato da tutte le popolazioni indoeuropee. Nel nostro continente la più antica immagine del dio Cernunnos è stata riscontrata tra le incisioni rupestri della Val Camonica in Italia, che sarebbe stata eseguita nel IV secolo a.C. Rappresentazioni successive, furono trovate in Danimarca, con la testa di cervo, di toro, ma maggiormente di caprone.” E continuò:
“Cernunnos era conosciuto anche come signore della danza e custode delle foreste, che doveva proteggere con le sue possenti corna, incarnava lo spirito della natura e aveva anche una funzione occulta ed esoterica, e veniva chiamato in causa in molti rituali magici, soprattutto nell’ambito della spiritualità sessuale, quando le donne mortali nel bosco anche davanti ai mariti, accendendo dei fuochi lo invocavano per donarsi a lui. E oltre che offrirsi carnalmente gli portavano anche delle monete d’oro.”
“Sì, ma com’era? Come si raffigurava?” Domandò mia moglie.
E la Madre iniziando a parlare al presente continuò.
“Di solito è immaginato come un uomo avanti con gli anni, altre volte come un giovane di bell’aspetto, virile e dai lineamenti quasi elfici, maggiormente con la testa di montone o ariete. Inoltre, per rimarcare la sua opulenza, è stato spesso raffigurato con una borsa piena di soldi, seduto a gambe incrociate, in meditazione e riflessione.”
“Piena di soldi per corrompere le femmine?” Dissi io sorridendo. Sorrise anche lei.
“No, erano soldi che gli portavano le donne in dono per poterlo incontrare e avere rapporti sessuali e spesso le meno agiate, ricorrevano anche al meretricio sacro…” per lui.”
“Il meretricio sacro? Cos’è?” Chiese mia moglie.
“Si dice che femmine mortali che lo adoravano oltre al loro corpo offrivano i loro beni e denari e quelle che erano senza per averli si prostituivano per lui, per aggiungere monete nella sua borsa. Praticavano una sorta di prostituzione sacra…”
“Prostituzione sacra?” Ripetei io mentre mia moglie incredula ascoltava.
“Sì… la prostituzione sacra… ma ve ne parlerò un’altra volta… Ora abbiamo parlato molto, spero che veniate ancora i prossimi giorni.” E ci salutammo tra i sorrisi.
Appena fummo soli Simona mi disse: “Secondo me è una setta che adora il diavolo…”
“Ma non dire stupidate amore, siamo negli anni duemila… non hai capito che sono tutte storie per suggestionare i turisti, fanno parte del folklore del villaggio, i racconti… le leggende... il dio Cornuto che chiava e ingravida le ninfe e le mortali… e il meretricio sacro…” E risi stupidamente, mentre lei era contrariata e impensierita.
Il giorno seguente, dopo aver girato e curiosato per il villaggio e aver parlato tra noi dell’incontro con la Madre, di quello che diceva, che io trovato che fossero tutte cazzate, mentre lei li giudicava ragionamenti inquietanti … andammo di nostra iniziativa ad ascoltarla nuovamente, intenzionati di avere altre risposte alle nostre curiosità e al confronto di ragionamenti che si era instaurato tra noi.
Quando entrammo nella sala, la Madre andò incontro a mia moglie e l’abbracciò e salutò calorosamente, a me soltanto con un cenno della mano.
“Accomodatevi…” Disse sorridendo:” … e chiedetemi tutto quello che volete che io vi risponderò…” Mentre una di quelle ragazze che chiamavano sorelle, portò un vassoio con delle bevande estratte da erbe prodotte da loro. Sedutasi di fronte a noi, quasi a toccare con le sue ginocchia quelle di mia moglie, asserì guardando lei e non me: “Ho notato che tuo marito è scettico…”
“Io non sono scettico, non credo a queste cose…” Esclamai sorseggiando assieme alla mia consorte la bevanda che ci avevano offerto. E rivolgendosi sempre a lei sorridendole le domandò: “E tu Simona? Cosa pensi?”
“Ma non so!... Per me qui è tutto molto bello, ma ho l’impressione che queste cose abbiano qualcosa di religioso, di misterioso…” Disse.
“Lei è fissata con queste cose… pensa che siate una setta!” Aggiunsi subito divertendomi a imbarazzarla da farla arrossire in viso, dandomi lei, per reazione all’averlo detto, uno schiaffo sul braccio con lo sguardo severo, mormorando: “Stupido!”
E rivolgendosi alla Madre: “Io... io… ho detto solo una mia impressione… forse sbagliata.” Mormorò con disagio e voce insicura cercando di giustificarsi.
La madre sorrise: “Ascolta Simona…” Rispose con voce calma e suadente posando la mano sopra la sua. “Tu puoi pensare quello che vuoi e non devi avere paura di dircelo e parlarne. Sei libera di pensare e dire quello che vuoi su di noi e non ci offenderemo stai tranquilla.” Affermò battendo dolcemente le sue dita sopra la mano di mia moglie.
“Spesso, quando si sente parlare di tradizioni, di filosofie passate e della dea Madre e del dio Cornuto, si è portati a pensare che si tratti di un qualche culto misterioso, legato per lo più a pratiche occulte oscure di satanismo e streghe. Niente di più sbagliato e di più lontano dalla realtà!” Esclamò sorridendo guardandoci amorevolmente tutti e due.
“Come vi ho già detto questo fraintendimento ha origini antiche ed è legato al periodo medievale della caccia alle streghe, quando la chiesa cattolica cercò di sradicare i culti e le tradizioni naturalistiche per lei pagane associandoli al culto del male.”
“Sì, però vivete in modo singolare?” Ribattei io: “Senza internet, telefoni, tv…”
“Anche questa è una nostra scelta, è la nostra filosofia e di chi la pensa come noi o si converte e vive insieme a noi, non obblighiamo nessuno. Non siamo streghe, ma solo un’associazione, una comunità, lei la chiami come vuole Edoardo. Se per voi praticare una festa tradizionale con danze, musica e suoni è visto come un rituale magico… che ci posso fare?” Affermò allargando le braccia. E sorridendo proseguì guardando mia moglie: “E poi cosa sono le streghe? Sono solo donne… nient’altro che donne autonome e indipendenti che pensano con la loro testa e amano con il cuore e il corpo. Se per voi questo significa essere streghe… beh allora si, lo siamo…” Esclamò con il viso dolce, pallido ed espressivo in quella sua lunga chioma grigia, dove l’unica nota di colore ed erotismo era il rossetto sulle labbra color vermiglio. E prendendo la mano di mia moglie e accarezzandogliela la tenne tra le sue.
Quel toccare diretto, lo sfregarle il dorso della mano assieme alla voce calda e profonda e allo sguardo fisso negli occhi di Simona, non ce ne accorgevamo, ma avevano su di lei un effetto di suggestione e condizionamento. E nel mentre lei proseguì a informarci:
“La nostra filosofia e associazione è di tipo tradizionale, poi potete chiamarla come volete, anche religione se crede… Noi incentriamo tutto sul culto della natura, dei suoi cicli e della vita stessa, queste sono le nostre divinità. Ognuno è libero di seguirla o no, di restare qui o andarsene…” Affermò.
A sentirla parlare smontava pezzo per pezzo tutto quello di dubbioso che chiedevamo su di loro. E rivolgendosi ancora a mia moglie domandò: “Tu Simona, ami la natura, gli animali, l’ecologia, vero?!”
“Sì…si certo, mi sento una ecologista, un’ambientalista anch’”io…”
“Vedi che anche tu sei un po' come noi? Amiamo le stesse cose e ci riproponiamo di tutelarle anche se con modalità e aspetti diversi. Quindi sei un po' una strega anche tu per questo?” Domandò sorridendo. Mia moglie non rispose e rivolgendosi a me sempre con il sorriso pronunciò: “E lei allora?... Ha sposato una strega? Una bellissima strega…?”
Quel suo paragone fece sorridere anche noi. Ammettendo lei innocentemente: “È vero… la nostra filosofia si basa anche su credenze druidiche, con alcuni richiami alle filosofie e alle religioni orientali. C’è chi adora il sole e chi la luna… ma non fanno niente di male.”
“Ma voi qui nella vostra congregazione… o Comunità, come preferisce…” Disse Simona, ma la Madre la interruppe.
“Guarda cara, tra di noi la chiamiamo congregazione, ma voi potete chiamarle come preferite e se vi viene meglio anche associazione ... è perfettamente legale e come tale è registrata.”
“Va bene… ma voi avete una gerarchia, lei è un capo…” Dissi io.
La Madre mi guardò con espressione distaccata, sempre appoggiando la sua mano su quella di mia moglie, il che mi dava anche fastidio e avrei voluto che Simona la retraesse, ma non lo faceva, e non nascondo che aveva un certo carisma quella donna su di noi.
“Guardi Edoardo… le nostre associazioni sono strutturate secondo una gerarchia, precisa, ce ne sono molte in Europa, ma indipendenti le une dalle altre, anche se collegate tra loro... All'interno di una congregazione, o comunità o eco villaggio se preferisce, c’è una responsabile che viene chiamata Madre e tutti gli aderenti o associati ne riconoscono l’autorità. I nuovi arrivati o partecipanti possono chiamarla come si vuole, ma quando si ci converte diventa la Madre. Come già detto qui da noi, tra di loro si chiamano sorelle e fratelli e i giovani discepoli e adepte, e a me Madre, ma se vuole laicizzare tutto, mi può chiamare responsabile, direttrice, anche sacerdotessa se vuole…” Esclamò ridendo, dicendolo volutamente.
“Quindi lei, è anche una sacerdotessa?” Domandai.
“Se lei mi vede così, sì. Non sarò certo io a farle cambiare idea su quel che pensa… Ma si ricordi che noi siamo un punto di arrivo e di ripartenza nel percorso personale di ciascuno, in gradi diversi di formazione, di conoscenza e consapevolezza di sé stessi.”
“E i sabba… i balli?” Domandò mia moglie.
“Dimmi cosa vuoi sapere Simona.” Rispose osservandola radiosa.
“Ne praticate voi?”
“Guarda, sì, pratichiamo delle feste con balli, giochi, libagioni e anche amore se qualcuno vuole farlo. Non starò a dirti tutte le feste del nostro calendario runico legate al movimento del sole e della luna. Ti dirò le più importanti e conosciute che riguardano l’equinozio e il solstizio…”
“Quali sono?” Chiesi io curioso.
“Noi seguiamo il calendario celtico e le più importanti sono il Samhain (31 ottobre), che è il capodanno celtico e segna la morte del vecchio anno, e il suo opposto Beltaine (1° maggio), dove si festeggia la natura e la fertilità. Non sono altro che feste dove si balla e danza davanti al fuoco come avviene d’estate sulle spiagge. E si balla come si vuole, anche nude se si preferisce, essendo vicine al fuoco.”
“Ma ci sono rapporti sessuali?” Domandai curioso.
“Se qualche coppia o ragazza eccitata si accoppia e pratica sesso con il suo ragazzo, è una sua scelta...” Rispose, noi non siamo moralisti.
A quella risposta approfittai e domandai provocatorio:
“Ma usate anche strumenti per le vostre feste o riti…?”
Lei mi guardò seria capendo la provocazione:
“Come detto rifacendoci a una tradizione, come in tutte le parti del mondo la riproponiamo e riproduciamo simile. Gli strumenti rituali come li chiama lei…” Disse:” …sono l'athame, che è un grosso pugnale dal manico scuro usato per dirigere i flussi di energia e per svolgere il Grande Rito dell'unione tra la Dea e il Dio Cornuto. La bacchetta di legno, usata come l'athame per dirigere i flussi di energia che non sopportano il metallo; la coppa (o il calice), usata durante il Grande Rito e in molti altri rituali; il cerchio che benedice e purifica ciò che vi viene posto all’interno e i fiori.”
Mi veniva da ridere e se ne accorsero tutti e mia moglie mi tirò un’occhiata. “Ah però!” Esclamai. “Un po' come Harry Potter…”
Simona mi guardò ancora dicendomi: “Piantala di fare lo stupido Edo! Per loro è una cosa seria.” E rivolgendosi alla Madre mi giustificò:” Lo scusi, gli piace sempre scherzare, a lui.”
“Oh ma non ti devi scusare cara, un po' di umorismo rallegra…” Rispose con uno sguardo circospetto.
“In queste feste, si mangia anche?” Chiesi ancora io.
“Sì certo, la libagione è un altro momento molto importante, soprattutto per consolidare lo spirito di fratellanza e unione all'interno della comunità. La libagione segue la consacrazione delle bevande e del cibo, e rappresenta il momento di passaggio dalla parte più solenne di un rito a quella più informale, gioiosa e conviviale, con i membri della comunità che banchettano scherzosamente tra di loro. Ed è accompagnata da giochi, da canti e da danze. Alla fine del rito una parte delle bevande consacrate ed una porzione del cibo sono conservati per essere poi donati alla natura.
“Voi praticate queste feste? E anche matrimoni e battesimi? “Domandò all’improvviso Simona.
“Sì, certo cara, io celebro matrimoni tradizionalisti, ecologici, per quanto riguarda i sacramenti cristiani noi non li riconosciamo… i nostri matrimoni li celebro io. Nelle nozze io uniscono gli sposi con il rito dell'unione delle mani e benedico con una formula apposita i nuovi figli arrivati. Simona guardava lei e me… stupita.
Quel pomeriggio terminammo e ci salutammo, sempre più atterrita lei e io divertito.
Comunque altri pomeriggi andammo dalla Madre e le sorelle, attratti dal fascino e dalla curiosità nuova del loro modo di vivere. Tutte le volte prima di quella chiacchierata bevevamo insieme a loro e poi la Madre iniziava a spiegare, con noi che storditi dalla sua voce e da quello che diceva l’ascoltavamo.
Un pomeriggio osservò mia moglie e disse: “Noi Simona, ogni anno facciamo rivivere la festa nella tradizione… e durante essa si fa un enorme falò celebrativo”
“Cioè?” Chiesi io: “Rifate vivere la celebrazione della vostra filosofia nella festa?”
“Sì, l’usanza, la tradizione…” Rispose calma: “In riva al laghetto rifesteggiamo il solstizio come allora… si recitano le preghiere, si canta, si ci focalizzava sulla potenza del sole e sulla sua centralità nel cielo e alla sera sulla luna. Le preghiere favoriscono i raccolti e i canti producono energia.”
“Ma che tipi di preghiere dite?” Domandò mia moglie…” La madre sorrise.
“Si prega per la natura, la fauna, gli animali, gli uccelli, per la flora, la fioritura, ed i futuri frutti della terra che è stata inseminata. Ed è a questo proposito che si festeggia la fertilità e l’inseminazione, e se c’è una coppia che vuole avere un figlio, può gioire e procreare durante la festa. Anche il rapporto sessuale è consenziente e se una coppia vuole praticarlo davanti ad altri non vedo cosa ci sia di strano…”
“Beh insomma, non è molto morale.” Disse mia moglie.
“Oh la moralità Simona, la gente nelle città si spoglia in strada, in spiaggia, i ragazzini sugli smartphone guardano video porno … La moralità non c’è…” Replicò continuando.
Noi tra una decina di giorni festeggiamo la Litha…” Disse la Madre.
“La Litha? Che cos’è chiese?” Mia moglie.
“Si chiama festa della Litha o di midsommer. È una festa che svolge dal 19 al 23 giugno e il 21 giugno con il solstizio d’estate, si celebra l’arrivo dell’estate con l’elezione della regina dell’estate per tutto l’anno…”
“Ma non era la regina di maggio?” Dissi io.
“Quella si festeggia nel Belatane il 1° maggio, è un’altra cosa, simile ma diversa. Sono tradizioni, antiche celebrazioni legate alle ricorrenze stagionali. Tuttavia, la venerazione della figura femminile è identificata nella primavera e nell’estate nella sua forza creatrice e rigeneratrice.”
“E in cosa consiste questa festa?” Chiese ancora mia moglie.
“La Regina dell'estate si celebra il giorno del solstizio d'estate il 21 giugno. Con l’inizio della stagione estiva! Sole ardente, frutti freschi che maturano all'ombra degli alberi, cielo azzurro infinito... È una delle festività più importanti della Ruota dell'Anno, il calendario celtico, legate al ciclo naturale e alla vita rurale e runica. Non vi dico cos’è la ruota dell’anno, in seguito lo saprete.”
“Si celebra all’inizio dell’estate?” Domandò Simona.
“In realtà, al contrario del vostro calendario, per la cultura celtica l’estate non incomincia il 21 giugno, ma il primo maggio giorno del Beltrame e si festeggia. Il 21 giugno nel calendario runico è il giorno di mezza estate chiamato il giorno della Litha ed è considerato il giorno del raccolto del grano, e diventa la festa di Mezza Estate, detta anche Midsommer.”
Sorridemmo di quella precisazione e lei ricambiando il sorriso continuò.
“Durante La Festa di Mezza Estate la Litha, rappresenta il giorno più importante della stagione estiva e del Sole, proprio perché durante il Solstizio la stella solare esprime la sua massima potenza per poi iniziare il suo lento e inesorabile declino.
È un momento per celebrare la fertilità e la rinascita, in cui i drudi erano concentrati a celebrare il Sole e "aiutarlo" a benedire la Natura con la sua luce feconda.” Poi sorridendo di più disse:
“Su questa leggenda si basa < Sogno di una notte di Mezza Estate> di Shakespeare che penso avrete letto.” Facemmo un cenno con il capo e procedette: “Quando il sole allo zenit colpisce in pieno la terra, stimolando il loro potente campo magnetico.
Qui in Italia, Litha per i cristiani vive ancora attraverso la festa di San Giovanni Battista, celebrata il 24 giugno. Comunemente si parla di "Notte di San Giovanni", oppure per i pagani "Notte delle Streghe", proprio perché in quella occasione si credeva che le donne di magia si riunissero a celebrare i loro sabba, intorno ai falò.”
“Ma ci sono le due divinità che diceva lei a questa festa?” Chiesi io.
“Sì, ci sono due divinità: Madre Natura, incarnata nella dea Litha, dea celtica affine a Diana e Cerere, e Cernunnos, il Dio Cornuto del sesso e della Fertilità.
La leggenda racconta che durante il Beltane, il primo maggio, all'inizio dell'estate celtica, i due dèi si uniscono in matrimonio, il quale culmina con la Litha il 21 giuno, il momento in cui la natura resta "gravida" del nuovo raccolto che presto darà alla luce. E in questa festa, il dio cornuto si accoppia con una femmina che rappresenta la Litha e quindi la regina di mezza estate.”
“Avete capito?” Domandò.
“Si, un po' complicato ma ho capito, ma come si accoppia questa coppia che simula? Fanno sesso davvero?” Domandò mia moglie scandalizzata.
“Diciamo che viene scelto un uomo che rappresenta la rincarnazione del dio cornuto e una ragazza che rappresenta la rincarnazione della dea Litha e dell’estate, che si offre a lui per essere posseduta e inseminata come avviene per la terra, e queste due persone che rappresentano gli dei, consenzienti, hanno un rapporto sessuale dove lei viene fecondata realmente.”
“Ragazza vergine?” Dissi io ridendo sarcasticamente.
“No… non serve che sia vergine come intende lei Edoardo, l’importante è che lo sia l’utero che riceverà il seme del Dio Cornuto, che non sia mai stato fecondato prima da nessun altro e quando verrà inseminata da lui e quindi ingravidata, che sia la prima volta.”
“E voi qui lo fate? Praticate questo tipo di cose come ci ha spiegato?” Domandò mia moglie scandalizzata.
“Sì, ma quest’anno non abbiamo ancora trovato le persone che si divineranno per diventare Dei, uno il Dio Cornuto e l’altra la Regina di Mezza Estate e avranno il rapporto sessuale. “
“Cioè lei, avere un rapporto sessuale farsi fecondare durante la festa?” Dissi ancora io.
“Sì, avverrà solo se sono consenzienti ed è una loro scelta, molti vogliono candidarsi, è un privilegio, questo è un periodo di prosperità ed energia che si trasferisce sulla coppia e il loro figlio fecondato quella notte, per ricevere dentro di loro la forza di Litha e Cernunnos.
“Anche con la fecondazione?” Domandai.
“Sì, se troviamo la coppia che accetta, due giovani che fanno l’amore e si fecondano… la loro unione sarà sacra e il figlio che genereranno sarà ricco di energia positiva e figlio degli dei.”
Io corrucciai la fronte e sorrisi sarcastico e mia moglie fece lo stesso.
“Quindi li cercate?” Pronunciai ancora io.
“Sì, potreste essere voi due se volete…” Esclamò con naturalezza la Madre.
A quelle parole restammo sorpresi, lei ci guardava seria e con dolcezza. Mia moglie guardò me e disse subito.: “No… no…” E io dietro a lei:
“No… troppa gente che ci guarda…” E risi. Ma mia moglie precisò:
“No, non è solo per la gente che guarda, è che io non credo a queste storie e poi sono contraria a queste cose… atti e unioni sessuali.”
“Peccato Simona, saresti stata una perfetta regina di mezza estate. Pensaci! “Disse la Madre a mia moglie toccandola con la mano…” Verresti fecondata il giorno del solstizio d’estate da tuo marito.”
“No grazie!” Rispose imbarazzata mia moglie.
“E per toglierla dal disagio dissi: “E poi che altro si fa quella sera lì!”
Lei subito rispose: “È tradizione raccogliere erbe con poteri magici, curativi per creare amuleti di protezione, la felce, la calendula, in cui si raccoglie l'energia del sole.”
“Ma perché viene fatta attraverso il fuoco e i falò?” Domandò Simona.
“Anche con l’acqua a volte. Perché Fuoco e Acqua sono due elementi sacri predominanti, capaci di purificare e rigenerare. Il Fuoco viene celebrato accendendo enormi falò che simboleggiano il potere del Sole e tengono lontani gli spiriti e le energie negative. Si accendono e si lasciano bruciare fino all'alba che alimentino le forze solari e della notte.” Affermò.
“Interessante e folcloristico … quindi si ci diverte…” Dissi io.
“Sì, con musica tradizionale, balli e banchetto…” E sorrise la Madre.
“E tutto questo al chiarore dei fuochi?” Domandai ancora.
“Sì, in vari punti si preparano delle pire di arbusti da ardere. In particolare rami di quercia in onore del dio cornuto, mentre i presenti danzano e chi vuole salta attraverso le fiamme senza bruciarsi per essere purificato da esse. Per noi il fuoco ha proprietà rigenerative e curative. Finito il falò con le ceneri raccolte si compongono amuleti che proteggono dalla sfortuna, altre ceneri vengono sparse sui campi e sul corpo che donano bellezza e prosperità.”
“Ha un po' qualcosa del rito pagano…” Dichiarò mia moglie.
“Dipende in che modo si guardano le cose Simona.” Rispose La Madre.
“Magari è immorale?” Disse nuovamente mia moglie.
“La moralità, di nuovo… Oh Simona la moralità non esiste, che cos’è la moralità se non una convenzione educativa…? Litha, rappresenta Il solstizio d’estate quale momento di passaggio dalla giovinezza alla maturità della terra, il giorno di Mezza estate, ed è soprattutto, una festa per la celebrazione della fecondazione con suoni e danze che preannunciano l’arrivo dell’estate e del raccolto. Tutto accade nel più lungo giorno di luce dell’anno, e nella notte più corta, dove si festeggia da secoli la potenza del sole e della luna e si recitano preghiere e canti.”
Al termine di quell’ennesimo pomeriggio uscimmo dal salone: “Questa gente è pazza…” Mormorò Simona: “Sono una setta religiosa…”
“Non credo, te l’ho già detto come la penso io su di loro, è tutto folclore, ma lasciali dire, in fin dei conti qui ci stiamo bene, ci passiamo la nostra vacanza. Noi diciamole sempre di sì a questa Madre, l’ascoltiamo… intanto non ci converte.”
“Ma ci sono dei momenti in cui io ho il dubbio, mi confondo, non so più distinguere quello che è vero dal falso…la realtà da quello che ci dice lei e questo mi spaventa…”
“Ma lasciali dire…” Esclamai senza interessarmi alla sua preoccupazione.
Passammo i primi dieci giorni della settimana a girare da soli o assieme a Michele e Gianna, la coppia che ci aveva portati nel villaggio e anche loro dal parlare capimmo che erano sulla stessa lunghezza d’onda della Madre. Credevano in quello che diceva, perché allora non sapevamo ancora che anche loro facevano parte di quella congregazione, la setta.
Al pomeriggio continuammo ad andare un paio di orette a sentirla a discutere con lei e a bere quel succo di erbe e di mirtillo strano e io a incrociare non visto da mia moglie lo sguardo della giovane Iris, che di lato alla Madre in silenzio mi parlava con gli occhi ascoltando quel che diceva la Madre. Era carina, mi piaceva e me la sarei chiavata volentieri.
Un giorno che ci incontrammo con Michele e sua moglie Gianna, lui ci disse: “Stasera c’è una cerimonia, una piccola festa, non come quella del 21 giugno, ma intensa, ci sarà un’interconnessione di energie tra due giovani volontari consenzienti...”
“Cioè?” Dissi io scherzoso: “Faranno sesso?”
“Sì, per loro scelta è un po’ la festa dell’amore, sotto la luna e vicino al fuoco, nel prato davanti a noi, ho parlato con la Madre, ha detto che se volete potete assistere.”
“Bene!” Esclamai… sorridendo ci saremo senz’altro.
“Sì, però durante la cerimonia bisognerà essere nudi…” Precisò: “…è la regola.”
“Io non vengo!” Esclamò subito mia moglie: “Non ci penso nemmeno, non mi piacciono queste cose, questi riti e poi non mi spoglio nuda!”
“Ma guarda che non ti guarderà nessuno con intento libidinoso.” La rassicurò Michele:” Non è questo lo scopo dell’essere nudi, qui nessuno ci farà caso, saremo tutti nudi.” Ma lei scuoteva la testa e continuava a dire di no e lui cercando di convincerla aggiunse: “Starete indietro, non devi arrivare nuda, quando sarete li vi spoglierete…” Lei scuoteva sempre la testa.
“No-o-o!” Ripeteva.
“Va bene fatemi sapere!” Disse lui abbozzando un sorriso e chiudendo subito la conversazione per non discutere con mia moglie: “Purtroppo questa è la regola per partecipare, su questo non posso farci niente, saremo tutti nudi e per l’interscambio dell’energia tra uno e l’altro e non bisogna avere indumenti.”
Quando fummo soli domandai a Simona: “Dai, ma perché non possiamo andare e spogliarci nudi?... Ti vergogni? Hai paura che lui ti guardi e ti veda nuda?” Dissi.
“Anche…” Rispose lei: “Non mi piace Michele e lo sai. Ma non mi piacciono queste cose e ne sei al corrente!”
“Ma dai!... Hai paura che ti vedano nuda quattro vecchi? La maggior parte sono donne, ragazze giovane come te e anche più giovani. Fai conto di essere in bikini al mare” Pronunciai.
“Non ci sono solo vecchi!” Replicò.
E come leggendole nei pensieri dissi: “Ho capito, hai vergogna che ti veda Michele nuda…”
“Anche…” Rispose infastidita: “…non mi piace quell’uomo, non mi è mai piaciuto, né fisicamente né caratterialmente… e soprattutto il modo che guarda… Ha qualcosa di viscido nello sguardo che mi dà disgusto… e poi ha il doppio dei miei anni.”
“Oh addirittura, non me le avevi mai dette queste cose...”
“E ora te lo dico, ora lo sai che non mi piace come persona il tuo amico…”
“Ma se ti guarderà sarà perché le piacerai, e anche se ti vede nuda che c’è di male? Non ti salterà mica addosso. Ci sono io!”
“Ci mancherebbe… non mi farei toccare nemmeno con un dito da lui, con tutti quei peli che le escono anche dalla camicia sulla gola” Affermò decisa.
“Ma ci sarà sua moglie anche!”
“Moglie?... Buona quella, non mi piace nemmeno lei, li avrà sposati la Madre con rito ecologico, sarà un matrimonio senza valore il loro. E poi non mi va di vedere due persone che fanno sesso…”
“Ma dai Simona, siamo maggiorenni, sposati, siamo assieme in vacanza… possibile che quando ci sono episodi particolari e folcloristici se non piacciono a te non possiamo andare?”
Quella sera tra noi ci fu una discussione al limite del litigio, solo dopo averle detto che io comunque sarei andato lo stesso da solo se non veniva, lei, forse per gelosia accettò seppur contrariata per farmi contento.”
A me dava fastidio se lui l’avesse vista nuda, ma in fondi eravamo tutti nudi… come in un campo di nudisti e io avrei visto sua moglie Gianna, ma soprattutto avrei vista nuda Iris quella sorella con lo sguardo voglioso da troietta.”
Quella sera alle nove arrivammo, era ancora chiaro andammo dalla parte opposta di quel laghetto e durante il tragitto, due giovani donne ridendo ci fermarono e offrirono con una caraffa la loro bevanda, che poi scoprii in seguito essere a base di erbe allucinogene. Simona aveva i pantaloni short e una maglietta, con gli infradito ai piedi.
Arrivati incontrammo Michele e la moglie già nudi, lui aveva un corpo tozzo e molto peloso anche con peli grigi sullo sterno, la moglie Gianna un corpo maturo e sformato, erano assieme a molte altre donne e uomini. In tutto saremmo stati un centinaio. Una sorella vedendoci ci fece segno con il dito agli abiti e io mi spogliai e dietro di me lo fece vergognosamente e malvolentieri anche mia moglie, tenendosi adesa a me e con il mio corpo nascosta da lui per non farsi osservare le intimità. Tenendo al termine della svestizione le gambe unite, la mano sul pube a coprirlo e l’avambraccio con il braccio sul seno a nasconderlo, mentre gli altri erano indifferenti e incuranti se venivano osservati. Lui stesso sorrideva guardando avanti.
C’era un grosso tavolo ricoperto da un panno bianco pregiato con sopra vari oggetti, falli di cera, un coltello e un calice. Davanti al tavolo la Madre, nuda anche lei, con il suo corpo maturo e formoso, il grosso seno cadente e il pube peloso e grigio, come i lunghi capelli sciolti sulle spalle. Intorno a lei altre donne, ragazze e ragazzi e uomini nudi di varie età …
Un grande fuoco centrale, e due donne che lo ravvivavano e sui lati due fuochi minori. Appena fu buio, alcuni giovani si misero a suonare strani strumenti, altre ragazze a cantare soavemente, e la madre alzando le braccia verso la luna e rivolgendosi ai presenti disse: “Chi di voi vuole avere il privilegio della luna?” Fatevi avanti.”
A quel punto in molti ragazzi e ragazze, uomini e donne in età feconda si fecero avanti. La Madre sorrise compiaciuta di tutta quella partecipazione e devozione.
“Siete molti e allora sceglierò io…” E additando due a caso, maschio e femmina di coppie diverse, li invitò ad avvicinarsi, e a lei facendogli cenno di entrare nel cerchio che avevano preparato sul tappeto rosso steso davanti a quella specie di altare, dicendo strane parole di cerimonia.”
E io chiesi a Michele: “Ma si conoscono quei due?”
“No, probabilmente non si sono mai visti, ma nella cerimonia di interconnessione non serve conoscersi, basta appartenersi… e la luna è favorevole.”
“Sì, ma questi se ho ben capito oltre che a fare sesso lei viene fecondata… e i rispettivi partner?”
“Sono felici perché si arricchiscono di energia che poi trasferiranno anche a loro.”
A quel punto i due giovani nudi si misero uno difronte all’altro e a un cenno della Madre iniziarono ad abbracciarsi e a baciarsi, scaldatosi ed eccitandosi entrambi, lui in erezione e lei con i capezzoli turgidi e sporgenti. A un cenno della Madre lei si mise in ginocchio in mezzo al cerchio sul tappeto rosso poggiando le mani in avanti e restando a carponi. Si vedevano le giovani mammelle sotto di lei sporgere e il sesso peloso sotto l’ano palpitante, pronto a ricevere il fallo divinizzato di quel ragazzo. Lei si preparò e lui arrivò dietro di lei e le accarezzò i glutei.
L’atmosfera era carica ed eccitante, per me nel vedere quella bella giovane ragazza nuda piegata come un animale in attesa di ricevere la sua asta nella posizione a carponi, e per le ragazze presenti e penso anche mia moglie, nel vedere l’asta virile del suo partner oscillare davanti a lui, eretta e vigorosa faceva il suo effetto e le turbava.
A un cenno della Madre anche lui si inginocchiò ma dietro a lei e al suono dolce dei loro strumenti, tamburi, flauti e dei canti delle ragazze in coro, gli appoggiò il glande sulla vulva.
“Cosa fa?” Domandai a Michele che rispose:
“Il pugnale simboleggia il fallo e la coppa dorata la vagina …”
Intanto la Madre preso il calice dorato e puntando il pugnale verticalmente sopra esso, alzando le braccia e dicendo parole per noi incomprensibili, affondava la lama dentro a esso, mentre lui nello stesso momento iniziava a penetrarla, affondando la sua asta di carne come il pugnale dentro al calice all’interno della vagina della ragazza.
Lentamente lui la penetrò facendola inarcare indietro con la schiena e con il capo all’introduzione e prendendola per i fianchi iniziò a muoversi e possederla al suono della musica e dei canti, mentre i presenti compiaciuti osservavano cantando anch’essi in coro e i loro rispettivi compagni o coniugi, li guardavano accoppiarsi felici sorridendo. Mi voltai di fianco e guardai mia moglie e la vidi seria, immusita e disgusta a osservare quell’amplesso animalesco, sempre coprendosi il sesso e il seno con la mano e il braccio.
Osservare l’espressione del suo viso comunicava contrarietà… ma in silenzio seppur imbarazzata osservava. Mentre Michele e Gianna vicino a noi nudi sorridendo ci guardavano.
Intravvidi dall’altra parte la giovane Iris, con un corpo stupendo e il ventre appena pronunciato dalle gravidanze che la rendeva più erotica che battendo le mani e alzandole al suono dei tamburi e tamburelli cantava guardandomi fisso negli occhi in modo libidinoso. Era chiaro che gli piacevo e non visto da mia moglie ricambiai lo sguardo intenso e il sorriso.
Mentre quei due continuavano a chiavare tra la gente festosa, quasi istantaneamente la ragazza incominciò ad ansimare e a godere. Prima restando ferma, poi muovendo il culo indietro verso lui, quel bel culo pallido, sodo e rotondo, riverberato dalla luce delle fiamme, mentre lui glielo spingeva tutto dentro probabilmente a toccarle l’utero con la cappella e le dava dei colpetti ritmati al suono dei tamburi e tamburelli. E lei gemeva e godeva di più…
Inutile dire che era tutto lussurioso e molto eccitante. Lui continuava a possederla sotto lo sguardo compiaciuto della Madre, con le mani appoggiate sui fianchi, chiavandola con passione e tirandola verso sé con il sedere.
E spingeva, le dava dei colpi in figa che le facevano dondolare la testa e i lunghi capelli assieme al corpo avanti e indietro, mentre lei scuotendo il capo e la lunga chioma, spingeva indietro il suo sedere contro lui, prendendosi profondamente il cazzo.
Probabilmente le piaceva sentire la cappella battere sull’utero. Ero talmente su di giri forse per quella bevanda che avevamo bevuto, che non ne potevo più, avevo l’erezione, quella scena reale era molto meglio di un video porno, erano molto eccitanti. Avvicinai la mano sull’avambraccio di mia moglie ad accarezzarlo, sperando che fosse eccitata anche lei… e invece mentre la donna dell’amplesso godeva, ansimava e gemeva a voce alta assieme ai canti, lei con uno strattone spostando il braccio mi tolse la mano. Al che gliela portai sui capelli, dietro la nuca, ma me la tolse subito sia con il movimento della testa che con il corpo portandosi di lato e dicendo: “Non mi toccare!” Con sguardo di disapprovazione, mormorando: “Che schifo!”
In quel momento, tra urla e canti lui le eiaculò dentro in vagina… tra il battimano e la felicità dei presenti, congiunti compresi. Lo sfilò dalla vagina ancora gocciolante di sperma, lei aiutata dalle sorelle si alzò e fu accompagnata dal marito, e lui dalla moglie, tra un tripudio festoso di sorrisi e battimano.
Al termine tutti erano felici, si abbracciavano, i giovani ballavano con le ragazze intorno al fuoco. Alcuni si staccavano dalla propria consorte, per avvicinarsi a quella di un altro, prenderla per mano e portarsi davanti a uno dei due fuochi minori, iniziando a da amoreggiare e a fare sesso completo, con il marito che sorridendo felice guardava. Era quello che loro chiamavano lo sharing, la condivisione fisica e carnale con lo scambio di energia tramite il sesso. Vidi Iris nuda e sola che pareva aspettarmi, forse per fare sesso con me, ma non potevo, c’era mia moglie.
Mentre tutti cantavano e ballavano attorno ai fuochi, e libavano sui tavoli a cenare, una coppia matura si avvicinò a noi, l’uomo, prese la mano di mia moglie che la retrasse subito disgustata e scandalizzata coprendosi... Fu lo stesso Michele a dire guardandola: “No… loro sono soli osservatori, ospiti, non sono fratelli, non partecipano allo sharing dell’interconnessione.” Ed educatamente si allontanarono.
Intanto una signora, altrettanto matura, si avvicinò nuda prese Michele per mano e si allontanarono, per andare a fare sesso vicino ai fuochi, senza che Gianna sua moglie dicesse nulla, ma in quel mentre un altro uomo cinquantenne faceva lo stesso verso lei e sorridendo prendendola per mano la portò con sé e si allontanarono a fare sesso.
Io ero dispiaciuto, guardavo Iris, era bella, mi piaceva molto quella ragazza, sembrava che mi attendesse, mi guardava in continuazione e nuda mi aspettava, finché non arrivò un ragazzo e la prese per mano e si allontanarono per accoppiarsi, e mentre andavano, lei si girava ancora indietro a guardare me.
Intanto la Madre davanti a quell’altare, a braccia alte e larghe, osservava tutti compiaciuta.
Mia moglie era arrabbiata e scandalizzata, le si vedeva dal viso. “Che schifo!... Che schifo!” Mormorò. E si rivestii in fretta, mentre io le dicevo: “Andiamo a mangiare qualcosa anche noi? C’è il banchetto laggiù…”
“Non mi interessa!” Rispose irata infilandosi le mutandine.
“Dove vai Simo?... Non possiamo fermarci ancora un po'?” Domandai infastidito dal suo comportamento, mentre la Madre nuda dall’altra parte ci osservava con attenzione.
“No!” Rispose lei vestendosi in fretta.
“Ma aspetta un attimo…” La esortai.
“Assolutamente no… non voglio restare un minuto di più in questo posto.” E, messa le ciabattine infradito, si allontanò senza aspettarmi.
Mi vestii di corsa e la inseguii e mentre mi allontanavo e correvo verso lei, dietro di me li vidi tutti nudi intorno al fuoco a fare sesso, divertirsi e gioire.
La raggiunsi una cinquantina di metri più vanti nel buio da dove in lontananza si vedeva in alto oltre gli alberi il bagliore dei fuochi e si sentivano i canti e le risa della festa.
“Aspetta un secondo Simona…” Le dissi camminando vedendola agitata. Ci fermammo in un posto appartato o almeno credevo che lo fosse. E subito esclamò:
“Ti prego Edo andiamo via! Qui è tutto sbagliato, è assurdo quello che abbiamo visto! Hanno fatto e stanno facendo la loro festa pagana. Dobbiamo andarcene da qui! Da questo villaggio!” Ripeté agitata.
“Lo so che è un posto un po' strano e differente dagli altri e c’è gente eccentrica e praticano il nudismo…” Risposi io per tranquillizzarla:” …ma reagiamo così perché non siamo abituati a vedere queste cose, noi siamo moralisti, non abbiamo mai assistito a nulla del genere ma queste cose, le fanno anche nei locali notturni in città.” Ripetei per convincerla.
“No… no… Edo, per favore voglio andare via. È una cosa completamente malata quella a cui abbiamo assistito e praticano.” Affermò ancora.
“Ma Simo… per loro è normale fare sesso scambiandosi i partner per prenderne l’energia, noi la vediamo in modo diverso, dobbiamo solo ambientarci a queste cose, queste novità, non dobbiamo mica fare come loro. In fin dei conti quello a cui abbiamo assistito cosa è stato?... Solo una chiavata consenziente… e anche gli altri, se vogliono chiavare, che chiavino…” Dissi io per calmarla.
“No… Edo! Non voglio ambientarmi con questa gente libertina e perversa, tu sai bene come la penso su certe cose. Voglio solo andarmene. quello a cui abbiamo assistito stasera è stato un rito! Ma non lo capisciii…?” Esclamò alzando la voce.
Nonostante vedessi la sua inquietudine e determinazione ad andare via, invece di capirla le risposi: “Beh io non voglio venire via, mi spiace… Non vedo cosa ci sia di male perché qualcuno chiava davanti a tutti gli altri nudi… In fin dei conti qui ci trattano bene, sono gentili, non ci nascondono nulla, Anche quella donna, la Madre… ci rispetta.”
“Perché vuoi restare qui?” Mi domandò seria.
“Perché sì! Mi piace il posto, la gente.” Risposi. Non potevo certo dirle che Iris mi piaceva ed ero sicuro che prima o poi quando l’avrei trovata sola, l’avrei chiavata quella puttanella.
“E da quando l’hai deciso che ti piace questo posto se prima li criticavi?!” Esclamò.
“Da oggi!” Risposi irato, lasciandomi andare. “Certe volte sei un incubo Simo... ho fatto l’errore di portarti, avrei potuto venirci da solo con Michele e Gianna o con altri, invece ho voluto dividere questa esperienza come tutto il resto con te. Avrei dovuto venirci da solo con loro…” Esclamai con rabbia.
“Bella cosa…” Replicò: “…con Michele che ha quasi il doppio di anni di noi. È una persona disgustosa con il suo pizzetto, e ha un modo di fare, di guardare viscido che non sopporto. Anche stasera, mi spiava e guardava con quel sorrisino infido a cercare di vedermi le intimità. Non te ne sei accorto?”
“Sinceramente no, ma poi eravamo tutti nudi.” Ribattei.
“Michele! ...Ma dove lo hai conosciuto quel Michele lì?” Esclamò anche lei irata, proseguendo:
“Lascia che restino loro qui che fan parte della combriccola, della congregazione. Noi dobbiamo andarcene subito Edo! Non vedi cosa sta succedendo qui? “Pronunciò agitata.” La Madre, le sorelle, i fratelli la dea terra, il dio cornuto, ma non ti rendi conto che è una setta satanica… che adora il diavolo?!” Disse inquieta.
“Ma ce l’ha spiegato la Madre cos’è il Dio Cornuto, com’è la loro filosofia e tradizione. Lo hai sentita anche tu con le tue orecchie, non hanno nascosto niente, se avessero qualcosa da nascondere non farebbero le cose così, anche davanti a noi…” Risposi per calmarla.
“Forse vogliono farci diventare come loro e per questo che stasera ci hanno invitati a farne parte.” Esclamò mia moglie agita.
“Ma figurati? Non siamo mica bambini… secondo come guardi questa faccenda, può essere anche un privilegio!” Replicai.
“A sì! …? È un privilegio che ci hanno invitati a questa cerimonia secondo te? E perché lo hanno fatto?”
“Perché ce lo ha chiesto il nostro amico… Michele con sua moglie!” Risposi.
“E perché ce lo ha chiesto secondo te quel viscido del tuo amico Michele? Perché il mio non lo è di sicuro!” Esclamò agitata.
“Perché si fida di noi…” Risposi risentito e arrabbiato. E lei ribatté:
“Perché dovrebbe fidarsi di noi se quasi non lo conosciamo nemmeno? Non è nemmeno un anno che lo conosci. Lui fa parte di questa gente, noi siamo solo turisti per loro.”
“Forse proprio per questo, vogliono che qualcuno veda, documenti visivamente il loro modo di vivere…”
“Oh… ma sei cieco?... Cazzo Edoooo…!” Esclamò inquieta e preoccupata: “Stanno facendo rituali pagani satanici è possibile che non lo capisci che era un rito quello a cui abbiamo assistito?!... Il fuoco, quei due che si accoppiavano come animali davanti a tutti, la Madre che infilava il pugnale nel calice, tutti nudi… il coro di voci, la musica, i canti, l’ansimare tutti assieme… e poi finire a praticare sesso tutti., come in un’orgia.”
“Be adesso esageri. Orgia… si accoppiano a due a due e non lo fanno tutti assieme, e poi tu ce l’hai con Michele perché è stato lui a invitarci qui al villaggio e stasera a farci assistere a questa scena folcloristica.”
“Ma non hai visto come si accoppiavano quei due davanti alla Madre? Come fanno gli animali!”
“Beh se è per questo lo abbiamo già fatto anche noi in quel modo che tu chiami animale che … si chiama posizione a carponi o volgarmente alla pecorina…” E sorrisi: “…solo che noi l’abbiamo fatto a letto in camera nostra.
“Sì... sì… appunto…” Ribatté sospirando: “…un conto è farlo in un letto come noi, un altro è farlo in un rituale invocando la divinità che la fecondi!”
“Ma è solo folclore Simo! ...Per impressionarci, per sconvolgere i turisti.” Affermai.
“Folclore?” Ribatté lei:” A parte che io e te siamo gli unici turisti, gli altri, anche quelli che sono arrivati con noi sono finti, sono gente di questa congregazione, ma poi dipendono tutti da quella donna, la Madre a cui credono. E fuori di qui, nessuno sa cosa accade realmente. Fuori dal villaggio sono all’oscuro di quello che fanno…!” Affermò mia moglie.
“Non necessariamente, noi quando torneremo lo diremo… diremo cosa abbiamo visto.”
“Ma Edo non capisci che qui io ho paura, mi sento inquieta, insicura?”
“Tu sei sempre inquieta e insicura, anche a casa…” Risposi.
Ci fu un lungo momento di silenzio tra di noi guardandoci negli occhi e poi lei con sfida disse: “Ok! Va bene! Io… voglio andarmene!” Restai un attimo in silenzio e poi risposi:
“Ok, allora puoi andare, io rimango!”
Non si aspettava quella risposta, pensava che come al solito l’avrei assecondata. Ci guardammo sempre negli occhi e poi dissi: “Tu sei sempre uguale…” E ci fu ancora silenzio con lei seria.
“Cosa vuoi dire?” Replicò. E poi ancora silenzio in quella oscurità illuminata dai bagliori dove giungevano ovattate le voci allegre della festa. “Io ti amo!” Pronunciò.”
“Anch’io Simo…” Risposi: “…ma tu trovi sempre da dire ogni volta che c’è qualcosa che mi interessa, devi sempre trovare qualcosa per rovinare la tranquillità.”
“Ma questo secondo te ci interessa Edo!?... Io ho solo detto che per me è una setta e fanno riti pagani e mi intimoriscono, non è normale quello che accade qui! Ma io ti amo Edo, perché non ci ragioni con me su quello che ti dico?”
“Senti Simo, io non ci trovo niente di strano che due chiavano alla pecorina davanti al fuoco, alle candele e altra gente nuda che canta, balla… come a volte avviene nei night. Se a te tutto questo con la tua mentalità e moralità ti ha scandalizzata lo capisco, ma da qui a dire che sono una setta satanica che fa riti pagani ce ne passa.” Poi guardandoci in silenzio continuai: “Simona io ti voglio bene, ti amo, ma questa volta non posso dartela vinta. Io non voglio che via via, ma che resti con me al mio fianco… ma se quello che vuoi tu è andartene, vai. Fai come preferisci. Io resto qui!” Affermai mentre voltandomi e dandole le spalle mi incamminavo verso la casa del riposo, il nostro dormitorio.
“Cosa?!” Esclamò incredula con gli occhi lucidi: “Mi lasci sola…? Edoooooo!!!” Si mise a urlare nel buio.
Ero sicuro di me e certo del suo amore che mai mi avrebbe lasciata. E così risposi: “Io non ti lascio, sei tu che vuoi andare via.”
Poi sapendo che certamente come al solito quando avevamo discussioni animate piangeva, mi fermai tornai indietro di qualche passo dicendo e precisando: “Tu amore trovi sempre qualcosa per rovinare tutto… c’è sempre qualcosa in ogni cosa che decido che non ti va!”
“Ma che dici Edo?” Mormorò con gli occhi lucidi.
“Dico che in questi tre anni di matrimonio hai sempre fatto e deciso tutto quello che volevi tu!”
“Ma che dici? Cosa? …Non è vero Edo!”
“A non è vero? E i figli?!” Gridai.
“I figli? Cosa centrano?”
“Non hai voluto avere figli, che ti mettessi incinta, mentre io lo volevo…”
“Ma che centra tutto questo con questa storia, con la nostra discussione?” Rispose Simona piangendo.
“Centra perché vuoi sempre decidere tutto tu, sei insofferente ed egoista! Affermai.
“Io? ...” Replicò piangendo avendo un’espressione di delusione per quello che le dicevo. Era una reazione emotiva la sua, cercava di trattenere il pianto ma non ci riusciva.
“Sì, tu!” Ribadii.
“Ma che dici Edo… io ti amo…” E mentre le sue lacrime scendevano sulle guance, continuai:
“Oh sì, lasciamo un po' in disparte l’amore Simo…” Dissi. “La verità è quella che hai sempre fatto quello che volevi tu.”
“Non è vero Edo, perché dici così che mi fai male, perché dici queste cose? Cosa c'entrano ora?” Esclamò alzando la voce e piangendo... “Io ti amo Edo, è questo il concetto che tu hai di me?”
Io la guardai in silenzio e poi esclamai, non so nemmeno io perché: “Ok vai! Se vuoi andare vai! ...Io resto! Ricordati che sei tu che vuoi andartene, non io che ti caccio.”
“Ma che dici Edo? Che c'entra ora tutto questo? Io non voglio litigare con te, desidero solo andare via da qui, da questo villaggio, da questa gente che mi fa paura, dalla Madre e non da te amore!”
“La Madre?! Perché non dimostri un po' di sicurezza, mi fai vedere che sei cresciuta, che sei capace di andare da sola da lei senza timore e non sempre accompagnata da me. Fammi vedere che sei adulta, che non hai paura di lei, di quella vecchia, di quello che ti dice. Dimostra che tu mi ami e che niente e nessuno con le sue parole potrà mai scalfire il nostro amore.”
“Ma io non vorrei più andarci, oppure andarci con te… ho paura da sola.”
“Paura che sia una strega davvero? Che ti converta?”
“Tu vuoi che vada da sola?” Domandò mentre le lacrime le solcavano il volto.
Non risposi ma replicai: “Non accetti mai quello che dico io…fai sempre quello che vuoi te…”
“Non è vero Edo! Perché parli così e stai tirando dentro cose che non centrano niente con quello che dico? Io ti amo Edo…” Ripeté guardandomi delusa.
“Ok, anch’io ti amo Simona, ma che posso fare? Io voglio restare e, se tu vuoi andare via, vai! Se mi ami davvero però resti qui!” Dissi rigirandomi di spalle e allontanandomi.
Sentii che gridò: “Edoooo…Edo che fai?... Mi lasci così?... Qui! Sola? Torna indietro. Torna da me!” E la lasciai mentre lei scoppiava a piangere…
Andai avanti al dormitorio e mentre ero dalla mia branda in piedi che mi toglievo i pantaloni, la sentii entrare e venire sulla porta tirando su di naso e dicendo non piangendo più:
“Va bene resto con te… Perché ti amo e lo vuoi tu! Anche ad andare dalla madre da sola se tu non ne hai voglia vado io…” Disse. E ne fui felice, perché pensai che in quelle ore che restava impegnata con la Madre a sentire le sue cazzate, io avrei potuto provare a vedermi e appartarmi con Iris, che mi piaceva.
In mutande andai verso la porta e l’abbracciai e baciai in fronte e lei scoppiò di nuovo a piangere forte stringendomi: “Non lasciarmi mai Edo, stringimi e non trattarmi così. Io ti amo lo sai.”
“Anch’io ti amo amore. “
Ero sicuro che lei mi amasse.
Eccitato e su di giri per quello che avevo visto e bevuto, mi sentivo stordito e accaldato. All’improvviso la presi per mano e la portai nel bagno delle femmine del suo dormitorio, che era vuoto essendo tutti alla festa, chiusi la porta e la baciai con passione in bocca e la feci voltare appoggiando le mani sul lavandino. E slacciandole la cintura e tirandole giù i pantaloncini short a bermuda, mentre mia moglie capendo cosa volevo fare diceva: “No Edo, non stasera… dopo quello che abbiamo visto no… stasera non voglio.” Le tirai giù anche le mutandine dicendole ridendo:
“Sì, invece così anche tu vieni presa come lei.”
“No dai Edo, non voglio così, in questo modo… ora. Adesso non voglio!” Esclamò.
“Sì invece…” Le mormorai accarezzandola sui glutei, e vedendo che insistevo e probabilmente eccitata anche lei, come me dalla visione e da quello che avevamo bevuto esclamò:
“Però no… non in questa posizione animale… mi giro, prendimi davanti Edo …” Mi esortò. E io invece ormai infiammato risposi:
“Si invece, lo facciamo come il dio cornuto prende quelle ragazze...” Le mormorai scherzando.
A quella parola pur non volendo, chiudendo gli occhi si lasciò andare… le appoggiai bene le mani sul lavandino e slacciai la cintura e lo tirai fuori dai pantaloni già eretto, lo appoggiai da dietro sulla vulva, sotto l’ano e spinsi e la penetrai e appena fu dentro sentii il suo antro già caldo e umido:
“Sei eccitata anche tu Simo, sei già bagnata …” Le mormorai stringendole le mammelle e iniziandomi a muovere da dietro. “
Nonostante il litigio eravamo tutti e due eccitati da quello che avevamo visto, perché la sentii godere, contrarre dal piacere la vagina sul mio cazzo, e in piedi da dietro appoggiata al lavandino la chiavai… Non so quanto durò quell’amplesso, ma non molto essendo tutti e due eccitati. Poi lo tirai fuori e gli eiaculai sul culo… sulle natiche.”
Lei eccitata e ansimante, disse solo:” Non dovevi prendermi così dopo quello che abbiamo visito…”
“Perché pensavi a lui?” Domandai.
Non rispose, disse solo: “Perché è satanico…” E dal rotolo attaccato al muro, tirò a strappo dei fogli di scottex, si pulì e asciugò il sedere dallo sperma e tirando su le mutandine e i pantaloni disse baciandomi:” Stringimi… stringimi forte Edo, non lasciarmi mai… ti amo!” E dopo alcuni minuti abbracciati la invitai ad andare a riposare:
“Ora andiamo a dormire Simona, ci vediamo domani mattina amore.” Ci salutammo e uscì dal bagno e tornò nella sua camerata.
Io dormii tutta la notte, ma lei credo di no, penso che sia stata a ripensare al nostro litigio e al mio comportamento che la fece sentire sola.
Il mattino dopo ci rivedemmo, sembrava non fosse successo niente la sera prima, lei aveva quell’atteggiamento serio da depressione, come di chi costretta a restare in un posto che non vuole ed era immusita.
La seconda settimana ci invitarono ad aiutarli nei lavori del villaggio, ed accettammo e fummo separati, a Simona la misero ad aiutare le donne a preparare cibo e bevande in cucina assieme alle altre sorelle e a me a seguire i fratelli e Michele nei loro lavori manuali. Simona, seppur contraria, i pomeriggi continuò a incontrare con la Madre che le riempiva la testa con quelle che io consideravo cazzate, Ma mi andava bene, mi sentivo libero quelle due ore che lei non c’era e cercai di agganciare quella Iris e riuscire a chiavarmela. Senza rendermi conto che praticamente comportandomi così, consegnavo mia moglie a loro e alla Madre.
Quel litigio l’aveva depressa, in più continuavamo a bere quelle bevande di erbe, le uniche che c’erano, che scoprii in seguito che erano drogate. A mia moglie quei miscugli buoni la intontivano e deprimevano ogni giorno di più, mentre a me quello che bevevo aveva l’effetto contrario, inspiegabilmente mi eccitava, mi esaltava.
Simona si sentiva trascurata da me, voleva essere coccolata, aveva paura e a volte piangeva senza motivo, ma io non ero nell’umore giusto di seguirla.
In quei giorni era sempre accompagnata a due sorelle che chiamavano flora e fauna, che stavano sempre con lei anche negli incontri con la madre. La coinvolgevano nei loro lavori giornalieri, in cucina a preparare dolci o a fare altro, la facevano sentire brava a cucinare, importante e utile, diventandone amiche. La sollevavano di morale e consolavano dai suoi timori, arrivando a passare la giornata più con loro che con me.
Loro in quegli incontri, lentamente l’allontanavano da me, suo marito, mettendomi in cattiva luce e avvicinandola sempre più alla Madre, che in seguito anche mia moglie prese a vedere con occhi diversi, accettandola come leader o Madre.
In quegli incontri pomeridiani che aveva con la Madre e ad altre sorelle, pensavo che se anche la riempivano di cazzate, si sarebbe svegliata, le avrebbero aperto le vedute su tutto. Invece in quegli incontri la stavano plagiando, giorno dopo giorno e ogni incontro con la Madre beveva quel the strano fatto di erbe e funghi.
Al contrario io credevo che tutto quello le facesse bene e continuavamo a bere quelle bevande che erano anche gustose e di un buon sapore.
Ogni volta he mia moglie usciva da quegli incontri e ritornava da me, era diversa, era come se la ipnotizzassero tra quelle bevande a base di erbe e funghi allucinogeni e quel parlare di loro e del dio cornuto. E mi diceva di cosa avevano discusso e mi parlava della festa della Litha della regina di mezza estate e delle sorelle, che l’abbracciavano e stringevano scambiandosi energia positiva. E il resto lo faceva la Madre con la sua voce calda e profonda che le entrava nel cervello, con il suo toccarla sul viso, vicino agli occhi, con abbracci e gesti materni che le dava per trasmetterle serenità e sicurezza.
Simona diceva che in alcuni momenti in quegli incontri era come se le voci le entrassero direttamente in testa e vedeva che tutte le sorridevano e l’abbracciavano, ma non aveva la forza di opporsi, anzi le piaceva sentirsi avvolta e stretta da quella affettuosità e tenerezza.
Le sussurravano che loro erano la sua famiglia…
Io intanto quei pomeriggi ero riuscito ad agganciare Iris che mi piaceva, l’avevo abbracciata stretta, ma lei ridendo mi fuggiva via e in quei giorni ero riuscito anche a baciarla in bocca, e mi eccitava sempre più, volevo chiavarla. Con Iris mi comportavo in modo diverso da quello che ero, ero sempre eccitato e la desideravo sessualmente, eppure ero un marito serio che amava sua moglie.
Mi resi conto poi ripensandoci, che ci assoggettavano sempre più a loro, ci drogavano con quelle bevande, anche se il nostro non era un drogarsi come prendere una dose, ma era il centellinare, creare uno stato mentale nuovo, a me e a lei, che ci faceva diventare sempre più dipendenti non solo fisicamente, ma mentalmente da loro.
La Madre era abile, più che parlare lei, faceva parlare mia moglie, le chiedeva di sua madre morta, le raccontavano che con loro l’avrebbe rivista. Le domandava se era soddisfatta della vita che conduceva, di me, di come vivevamo e anche se all’inizio rispondeva sì, poi nei giorni seguenti non sapeva neanche lei se era vero quello che rispondeva. Metteva in dubbio da sola il suo modo di vivere con me e come era prevedibile, Simona parlando di sua madre che era morta, trovò comprensione in loro. E quando lei nel proferire piangeva e raccontava come le voleva bene e quanto avesse sofferto, si mettevano a piangere anche loro, facendo proprio il dolore di mia moglie. Non solo condividendolo, ma vivendolo assieme a lei, abbracciandola, stringendola e piangendo con lei.
Le praticavano un lavaggio del cervello, dicendole che io non la capivo, che mi prendevo gioco di lei, che non l’amavo e lui non mi meritava.
Io quando ci incontravamo in mensa o fuori nel villaggio, la vedevo depressa, solitaria, pensosa, anche quando era con me, come se pensasse ad altro e ricercasse qualcosa dentro di lei. Non mi abbracciava più come all’inizio che mi saltava letteralmente addosso per coprirmi di baci, ora mi guardava e sorrideva ma in modo spento. Io, suo marito stavo diventando uno qualsiasi per lei e non lo capivo preso com’ero dietro quella Iris...
Certamente quel nostro stato di dipendenza, di apatia o esaltazione mentale era dovuto soprattutto a quelle bevande e alimenti che ci davano a base di erbe e funghi allucinogeni e ipnotici, piante ed erbe come la Mandragora. Scoprii in seguito che era lo Psilocybe semilanceata, non so se lo scrivo bene, il fungo da cui estraevano le bevande, un fungo che cresce in habitat erbosi sulle Alpi e sull'Appennino tosco-emiliano, che se ingerito o bevuta la sua bollitura può portare a momentanei episodi ipnotici. Ne fecero largo consumo gli hippy negli anni sessanta in America e nel mondo. Certamente nella Comunità erano pratici a lavorarli e sapevano come dosarli bene se li bevevano anch’essi.
Loro si resero conto che al di là dell’apparenza sicura, mia moglie era debole e indecisa nel suo smarrimento e forma di depressione latente, e sapevano che dovevano creare qualcosa di traumatico e deplorevole da sconvolgerla, qualcosa che l’allontanasse da me, che facesse cadere il suo amore nei miei confronti. Uno shock per spingerla definitivamente tra di loro e quel trauma lo organizzarono e realizzarono.
Un pomeriggio degli ultimi giorni di soggiorno, come i precedenti Simona era andata dalla Madre a chiacchierare con lei e le sorelle, io ero sempre più eccitato in quel periodo, ma invece di offrire le mie attenzioni e i miei calori a mia moglie, volevo concederli a quella Iris. Quel dopopranzo mentre ero nello spogliatoio a mettere in ordine alcune mie cose, mi comparve davanti Iris che sorrideva: “Che fai qui!” Domandai vedendola con piacere sorridermi.
“Raccolgo i panni sporchi e vado in lavanderia…” Disse, aggiungendo subito: “…non c’è nessuno, sono sola, mi aiuti?” Con quello sguardo sibillino da ragazza vogliosa. E uscì con la cesta delle lenzuola sporche sottobraccio verso la lavanderia.
D’istinto la segui a distanza, lei ogni tanto si voltava e mi sorrideva, come a invitarmi a seguirla. Entrai nella lavanderia poco dopo lei, stranamente non c’era nessuno delle sue sorelle quel pomeriggio afoso e appena fummo vicini, la presi per i fianchi, la tirai a me e la strinsi contro il mio cazzo duro: “Hai voglia eh, puttanella…” Mormorai baciandola in bocca e toccandola: “Ora ti soddisfo io… anch’io ho tanta voglia di te!” Dissi.
L’abbracciai e baciai e iniziai a spogliarla di quella tunica bianca, senza che lei lo impedisse, le tirai giù il giro collo sulle spalle e poi giù le maniche lungo le braccia, abbassandola di conseguenza sul torace e mi apparve subito il seno, sodo, bello voglioso. Era nuda sotto, come tutte le sorelle e mi chinai con il capo e presi a baciarle il sesso, a leccarle la figa e i capezzoli turgidi.
“Non qui! Andiamo di là!” Disse lei e mi portò nella stanza dove c’erano tutti gli indumenti puliti accatastati. In un attimo eccitato mi spogliai anch’io, restando nudi ed eccitati e la mia erezione era loquente e si vedeva oscillare il fallo davanti alle gambe. Lei si sdraiò sopra il cumulo dei panni puliti, allargando le gambe e mostrandomi il suo fiore socchiuso. Eccitato le allargai di più le gambe e mi sdraiai su di lei e tra le sue cosce baciandola con focosità, puntai il glande sulla fessura della sua vulva, tra le grandi labbra, spinsi e finalmente la penetrai, quella troietta era mia. E con gioia iniziai a muovermi dentro di lei, a chiavarla, baciandola e accarezzandola, mentre lei faceva lo stesso con me.”
A un certo punto dopo pochi minuti, mentre facevamo sesso, sentii la porta aprirsi, feci appena tempo a voltarmi e a guardare chi fosse mentre ero ancora sopra e dentro di Iris con la mia asta di carne dura a chiavarla, e vidi quelle due sorelle, Flora e Fauna e mia moglie tra di loro, con lo sguardo alterato da quei the ai funghi, guardandomi incredula che fossi io.
“Gridò soltanto:” Edooo!... No…no…!”
“Mi tirai su di colpo, aveva il viso sconvolto, non poteva crederci visto che io l’amavo potessi tradirla… Non sapevo che fare, che dire, pronunciai solo: “Aspetta Simona posso spiegarti…” Ma lei scoppiando a piangere si voltò e scappò via inseguita dalle sorelle… Mi vestii alla bella meglio, mentre Iris faceva lo stesso e le corsi dietro, e mentre eravamo in quel piazzale al centro del villaggio che cercavo di raggiungerla per spiegare, notai davanti al suo ufficio, la Madre in abiti civili, ritta e in piedi che ferma con lo sguardo osservava compiaciuta Simona che piangeva e correva verso di lei.
Mia moglie seguita dalle due sorelle, sconvolta di vedermi a far sesso con un'altra, scappò e loro la condussero dalla Madre, che l’accolse a braccia larghe, abbracciandola e consolandola del tradimento ricevuto, inculcandole ancora di più nel cervello che io non l’amavo e la sua famiglia erano loro… era nell’eco villaggio.
Evitai di entrare anch’io, e feci male… ma non volevo discutere e spiegare a mia moglie davanti ad altre estranee i fatti miei. Quel pomeriggio girovagai a cercarla, non la trovavo più, solo a sera la ritrovai seduta nel lettino nella sua camerata a piangere, con una sorella vicino che la consolava. Appena mi avvicinai urlò:
“Via… vai via! Non ti voglio più vedere… Mi hai tradito! Come hai potuto tradirmi io che ti amo…” E piangeva sinceramente.
Mandai via in malo modo quella sorella che le era sempre attaccata e iniziai a spiegarmi. Non potevo negare quello che avevo fatto e avevano visto tutti, perciò le chiesi perdono:
“Perdonami amore, non so cosa mi sia successo, mi girava attorno, è stato un momento di debolezza. Mi spiace. Io non volevo”
“Ti spiace?” Rispose singhiozzando: “E il nostro amore? Io credevo in te, eri la mia vita, la mia famiglia… il mio futuro.”
“Hai ragione amore…” Dissi sedendomi accanto a lei e abbracciandola anche se non voleva.
“Via vai via… vai ...via…” Esclamava tirandomi pugni sul torace: “Non ti voglio vedere più…”
Poi si lasciò andare sul lenzuolo piangendo, singhiozzando scuotendo tutto il torace, mentre io le accarezzavo la schiena e i capelli.
“Domani andiamo via amore… Hai ragione tu, questo posto non fa per noi. Domani è il 21 giugno, partiamo, torniamo a casa come vuoi tu. Mi farò perdonare. Anch’io ti amo.” Dichiarai baciandole i capelli. E la lasciai piangere e sfogare sulla sua brandina. Sembrava che tutto fosse finito lì, a casa avrei provveduto a farle dimenticare.
Quella sera non andammo nemmeno a cenare ero pentito di aver tradito la sua fiducia e il suo amore verso me e aveva attorno sempre quelle sorelle che partecipavano alla sua rabbia e al suo dolore verso di me.
Quella mattina appena in piedi dopo aver sbrigato tutte le necessità salutai i conoscenti e i cosiddetti fratelli di camerata, cercai anche Michele che quando lo trovai mi disse: “Quello che hai fatto non è bello…”
“Sì, lo so!... Va bene lascia perdere la morale. Noi andiamo via…” Lo informai: “…per questo ti saluto.”
Ma subito replicò: “Oggi non potete partire, è il giorno della Litha dell’elezione della Regina di Mezza Estate…”
“Non ci interessa…” Risposi: “…Noi partiamo lo stesso.”
“Ma non potete, qui è festa e il pulmino che porta in città oggi non c’è, ci sarà domani mattina, il giorno dopo la festa. Oggi è un giorno sacro per noi e nessuno lavora.”
Andai alla mensa e incontrai mia moglie, sempre con quelle due sorelle attorno che quando mi videro arrivare si allontanarono.
Facemmo colazione e poi mano nella mano passeggiammo. Le diedi anche un bacio sulle labbra dicendo: “Domani ce ne andiamo via, siamo stati fin troppo in questo posto che non ti piace…” E le spiegai il motivo, perché il pulmino non c’era. Lei mi sorrise, penso che in quel momento accettasse quella mia scelta.
Così passammo ancora la giornata al villaggio, cercavo di starle vicino, rassicurarla sul mio amore per lei, ma lei era insofferente e scontrosa verso me e ogni tanto piangeva in silenzio senza motivo, o meglio credevo pensando al mio tradimento, con quelle arpie delle sorelle sempre pronte a sostenerla appena mi allontanavo da lei. Era in crisi.
Avremmo passato il giorno ventuno, la festa della Litha al villaggio e avremmo assistito nostro malgrado all’incoronazione della Regina di Mezza Estate e pensavo: “Chissà chi sarà, se l’hanno trovata? E il dio Cornuto…?”
Camminammo, poi verso le 10.30 lei fu chiamata ad aiutare in cucina a preparare il pranzo e la cena festiva per la sera, e io passeggiai e chiacchierai con qualcuno, che all’improvviso erano diventati tutti scontrosi verso di me. Ritrovai ancora quel muto, zoppo e monco, che appena mi vide scappò via spaventato trascinandosi dietro la gamba dura.
Alle 12.00 ci ritrovammo alla mensa, e stranamente Simona invece di venire a sedersi vicino a me e pranzare era vestita come loro con la tunica bianca con simboli runici e serviva la tavolata assieme alle altre sorelle, sotto lo sguardo compiaciuta della Madre seduta al centro. Alla mia espressione stupita esclamò: “Le aiuto!”
Già lì avrei dovuto capire che c’era qualcosa che non andava, di diverso in lei, con quella tonaca bianca e simboli runici addosso… ma non ci feci caso. I fratelli e le sorelle erano tutte vestiti così visto che per loro era festa, la guardavano e sorridevano, erano tutti molto gentili verso di lei, contenti di quella partecipazione di mia moglie, anche la Madre.
Dopo pranzo, Simona sparecchiò e aiutò a lavare i piatti e a preparare la mensa per il giorno dopo, visto che alla sera ci sarebbe stata la festa della libagione all’aperto assieme all’incoronazione della Regina di Mezza Estate.
Quando finì uscimmo a camminare per l’eco villaggio e andammo verso il laghetto. Li ci fermammo e io le diedi un lungo bacio, incurante di essere visto, era mia moglie e mi accorsi che non ricambiava, era fredda, si lasciava baciare ma non rispondeva. Pensai che fosse un atteggiamento dovuto al tradimento, volevo distrarla e le domandai:
“Perché li aiutati oggi?”
“Così! “Rispose alzando le spalle:” Sono tutti gentili con me…”
Passeggiammo ancora e vedemmo alcuni sorelle e fratelli vestiti di bianco allestire qualcosa dall’altra parte del laghetto.
“Cosa fate?” Chiesi io sempre tenendo mia moglie affettuosamente per mano.
“Stiamo preparando per la festa di stasera, la festa della Litha, della Regina di Mezza Estate o come si dice da noi do Midsommer… con l’elezione della nuova regina…” Rispose.
E rivolgendomi a mia moglie aggiunsi: “Ah sì, è quella festa che ci aveva spiegato la Madre negli incontri, che abbiamo avuto, dove festeggiano con il fuoco e tu che dici che sia un rito pagano… satanico …” Mormorai sottovoce.
Lei alzò le spalle come se non le interessasse più.
“Possiamo venire a vederlo stasera se sei d’accordo.” Domandai a mia moglie.
“Se vuoi!” Rispose lei e ci soffermammo curiosi a guardare le donne, quelle sorelle che ci guardavano a loro volta e sorridevano, che preparavamo una tavola con una grande tovaglia bianca e gli uomini i cosiddetti fratelli, che preparavano fasci di pire di legno da bruciare in vari punti intorno a quel tavolo.”
“Sarà divertente.” Dissi a mia moglie: “Chissà se l’hanno trovata poi la Regina d’estate e il dio cornuto… Probabilmente ci sarà un nuovo rapporto sessuale di qualcuno vedrai… spero che questa volta non ti scandalizzerai…”
“No…!” Rispose seria: “Sono già stata scandalizzata nel vedere te e quella ragazza…”
In quel momento arrivò una sorella giovane allegra dicendoci: “Ha detto la madre se per le 18.00 potete andare da lei nella sala che vi deve parlare!”
Guardai Simona dicendo: “Avrà saputo che domani mattina partiamo e vorrà chiederci come ci siamo trovati e salutarci.”
Simona sorrise ancora ma era come indifferente, estraniata.
“Va bene, dille che alle 18.00 andremo!” Dissi. E lei scappò via.
Quel pomeriggio alle 18.00 andammo nella sala sotto casa sua, dove c’era lei, la Madre con una tonaca scura, le due sorelle Flora e Fauna e altre sorelle anziane che ci guardavano in silenzio, qualcuna che non conoscevamo e non avevamo mai vista prima.
Ci fece accomodare, aveva lo sguardo severo verso me e amorevole verso mia moglie.
E sedendosi di fronte a noi pronunciò: “Allora ho saputo che domani mattina andrete via. Ditemi vi siete trovati bene qui?”
“Sì!” Risposi io: “Ma non vediamo l’ora di andarcene.”
“E tu Simona? Anche tu non vedi l’ora di andartene via da noi…?” Le chiese guardandola negli occhi che subito abbassò al suo sguardo. Inspiegabilmente restava in silenzio, non aveva il coraggio di rispondere alla Madre, le faceva soggezione e risposi io per lei:
“Sì, anche lei non vede l’ora di andarsene Qui è tutto bello, stasera vedremo la festa, ma domattina ce ne andremo…”
“Non ho sentito la sua risposta…” Disse la madre guardando mia moglie.
In quel momento mi voltai verso Simona e mi accorsi che era silenziosa, come in imbarazzo guardava sempre in basso, il pavimento e non rispondeva.”
E intanto che io le dicevo: “Su rispondile anche tu alla Madre che vuoi andare via…” E tutte ci guardavano silenziose arrivò una sorella giovane, che chiamavano Viola, come il fiore, con un vassoio con sei bicchieri a calice con sopra e una brocca. Li posò sulla tavola e li riempì a metà.
“Bene allora facciamo un brindisi alla festa di stasera.” Disse La Madre.
E la giovane Viola li riempì, prese con la mano i calici e uno alla volta partendo prima dalla madre ce li porse e li prendemmo, non so con che strana capacità, ma a noi dettero quelli che volevano loro, praticamente alterati. Non ci accorgemmo di nulla, non avemmo nessun sospetto anche perché loro bevevano assieme a noi.
Mentre bevendo si chiacchierava, vidi Simona distratta, come assente che osservava la Madre mentre parlando ritornava col pensiero indietro nel passato e alla festa.
In quel momento, dopo le prime sorsate, mi accorsi che qualcosa nel mio corpo stava cambiando, ma continuai a bere, avevo sete. La testa mi divenne sempre più pesante e in tutto il corpo sentivo uno strano formicolio. In pochi minuti le gambe si addormentarono, mentre la Madre diceva:
“La nostra vita Simona, è caratterizzata da un’infinità di scelte, tutto quello che facciamo è una scelta e anche quando non facciamo niente, è sempre una scelta. Tu devi separare la parte migliore di te, da quella peggiore, ovvero tuo marito. Lui non ti ama, ti fa piangere e ne hai avuto la prova, qui in noi invece hai veramente la tua famiglia.”
“Ma che cazzo sta dicendo? ...” Pensai guardandola: “Come si permette di dire queste cose di me a mia moglie…?”
Feci per intervenire e risponderle, ma non ci riuscii. Appoggiai la testa sullo schienale alto della poltrona e pochi istanti dopo ero completamente stordito. Non riuscivo a rispondere, a parlare.
Vidi la sorella anziana prendermi e togliermi il calice ormai quasi vuoto dalla mano e in poco tempo non fui più in grado di muovere nemmeno un muscolo, ero come un vegetale, vedevo e sentivo tutto, ma non ero in grado di intervenire, di reagire. Restai obbligatoriamente in silenzio, immobilizzato sulla poltrona a guardare e ad ascoltare quanto la Madre parlando con mia moglie le diceva.
“Simona! Ti vedo un po’ perplessa!” Le disse mentre lei sorseggiava dalla sua coppa, che probabilmente conteneva qualcosa di diverso della mia, ed aggiunse: “Ti piace quello che stai bevendo? Si tratta di una bevanda molto antica, a base di erbe e funghi, miele e qualche altro ingrediente segreto!”
“Sì…” Rispose con un debole cenno della testa.”
“E’ la stessa che hai bevuto negli altri pomeriggi Simona. Bevi che ti farà stare bene e dimenticare tuo marito… lo sai! Ti fortifica nel corpo e nello spirito e ti rende la mente lucida e aperta per le tue scelte.”
Pochi istanti dopo anche lei ebbe finito di bere. La giovane sorella Viola le si avvicinò e le porse il vassoio e lei le restituì la coppa appoggiandola sopra. Viola fece qualche passo, e poggiò il vassoio sopra un tavolino posto nelle vicinanze e si mise di lato alle altre sorelle.
“Era assurdo, vedevo e capivo tutto e non riuscivo a muovermi, a parlare… Quella bevanda aveva alterato la mia percezione fisica. Era una droga, mi sentivo totalmente anestetizzato senza stimoli muscolari non riuscendo a percepire gli arti e il resto del corpo, arrivando all’impossibilità di stabilire in quale posizione da seduto mi trovassi, era terribile.”
E in quel momento, preso dal panico mentre vedevo la Madre che accarezzava sul volto mia moglie pensavo a cosa era accaduto in quei giorni, di come avevano saputo dividerci per poi plagiarla. E mi chiedevo:
“Ma ora che intenzioni hanno, cosa vogliono fare a me e soprattutto a Simona che pareva quella che le interessasse di più.
A lei la sua bevanda faceva un effetto inverso al mio, la stordiva e sorrideva.
E la madre come faceva tutti i pomeriggi che la incontrava, riduceva le sue capacità reattive iniziando a plagiarla. E iniziò a parlare.
Mentre Simona l’ascoltava, si sentiva intontita, alterata mentalmente, era come se percepisse la sua voce dentro la testa e non esternamente alle orecchie, come se parlasse con l’eco, riecheggiando all’interno del suo cervello. E vedeva che la Madre, quando la guardava, le sorrideva.
Si accorgeva anche lei che qualcosa nel suo corpo stava cambiando assieme alla sua mente, si sentiva stanca, distante ed era sempre più recettiva alla voce e alle parole della madre, che sentiva calde, rassicuranti e suadenti e non più scorrette e timorose.
Non trovava più assurde le sue parole e i suoi modi di pensare, ma addirittura giusti, veri. Quando ascoltava, pareva che lei le aprisse la mente, sembrava che le evaporasse il cervello e le restasse in testa soltanto quello che diceva la Madre. La testa le diventava sempre più leggera. In tutto il corpo sentiva una strana sensazione di calore e di benessere sottile e delicato, e un impalpabile formicolio piacevole sulla pelle. E si sentiva come sospesa nel vuoto, come se fosse un angelo, un uccello con le ali sottili ad ascoltare la voce della madre che la elogiava e le diceva cosa doveva fare. Quale persone doveva frequentare, chi fosse lei, la Madre, la sua signora e che le persone della congregazione erano ormai la sua famiglia. E non più io, suo marito.
Ogni giorno, a ogni incontro in pochi minuti veniva completamente soggiogata dalla voce calda e ipnotica della madre, dal suo sguardo magnetico e misterioso, dal suo tocco volutamente suggestionante in alcuni punti precisi del corpo che le risultavano piacevoli. Nel sentire il calore della sua mano appoggiata a lei, sulla sua pelle, sulla fronte, i capelli, come se le trasmettesse davvero una energia.
Simona in quell’ambiente non era più in grado di dissentire, ne voleva farlo, le piacevano quelle sensazioni che viveva in quei momenti e assurdamente anche quell’ambiente. Tutti i muscoli del suo corpo assieme alla mente diventavano sospesi, piacevolmente sospesi in quel benessere che provava ad essere vicino e ad ascoltare la Madre.
E restava immobile in piedi ad ascoltare quanto la sua nuova Madre spirituale, che le era diventata anche putativa, le diceva. E sentiva che stava cambiando dentro, che non era più la Simona che era arrivata. Mentre l’aria calda che aveva attorno pareva che l’accarezzasse.
Solo allora, in quello stato di impotenza fisica e psicologica e vedendo le reazioni di mia moglie, diverse da quello che era e pensava sempre, mi resi conto che ci drogavano con le loro bevande e le erbe. E iniziai a riflettere a come eravamo giunti a quel punto.
Avevano iniziato dividendoci in camerate, anche gli impegni giornalieri per il lavoro separati, allontanandoci dal nostro contesto coniugale per indurci alla perdita dei nostri punti di riferimento. Ci avevano rimosso la privacy perché non fossimo mai soli, tutto era in comune con gli altri, non c’era più niente di individuale in quella che si presentava come un’associazione. Ci avevano indottrinato con i loro incontri e la loro filosofia ecologista. E ora chiedevano a Simona il rifiuto dei suoi valori che loro consideravano falsi, creandogliene altri nuovi. La incoraggiavano a lasciarmi e a riconoscere loro come sua famiglia, con il rispetto delle regole di partecipazione agli incontri e alle formule ripetitive che le inculcavano.
La pressione psicologia su di lei era costante da parte della Madre e delle sorelle per indurla a pensare in modo diverso, imprimendole il senso di colpa e paura, e della punizione. La spingevano a usare il loro linguaggio.
Nei suoi incontri dell’ultima settimana, la Madre le metteva in evidenza gli aspetti positivi della loro comunità a discapito dell’altra sua vita sociale e reale con me.
Certamente mia moglie in quel suo stato mentale e fisico era dubbiosa se credere e accettare quanto le prospettavano, ma nei loro discorsi con sapienza le provocavano malessere interiore, disagio emotivo, disturbi depressivi e ansia. Causandole bassa autostima e insicurezza su sé stessa, che la rendevano incapace di fare delle scelte proprie a mente libera, senza alterazione di allucinogeni e del loro plagio.
In quella settimana senz’altro aveva pensieri contraddittori, conflittuali, che non le permettevano di avere una visione chiara della realtà in cui era. In poche parole, come seppi poi avevano fatto ad altri, le stavano riformando il pensiero, per avere il controllo mentale su di lei.
Simona a forza di ascoltarli e frequentarli, non vedeva più quella gente come pericolosi, ma come membri della stessa comunità di cui faceva parte anche lei.
Il bombardamento affettivo da parte delle sorelle che la seguivano sempre era costante e avrebbe dato suoi frutti.
La respirazione profonda e meditativa assieme alla voce della Madre e le bevande allucinogene le creavano stati ipnotici, di dipendenza mentale.
La scoperta del mio tradimento, orchestrato e voluto da loro, dalla madre in persona, era stata decisivo, comportando il crollo del suo credo sulla coppia, la famiglia, gli affetti e il futuro e in alternativa a tutto quello che perdeva c’erano loro, che l’amavano, la volevano nella loro famiglia-comunità.
Quelle sostanze, le parole, gli atti e gli atteggiamenti della Madre e delle sorelle agivano sulla sua comprensione della realtà. Gli effetti si svilupparono lentamente, loro erano delle esperte in queste situazioni di plagio oltre che della lavorazione di erbe e funghi allucinogeni, li mescolavano e li facevano bollire e in base all’associazione che praticavano, ottenevano effetti e reazioni individuali diverse, deprimenti o eccitanti. Sono convinto che ci adocchiarono e ce li somministrarono fin dal primo giorno, tramite le bevande e gli alimenti… con reazioni personali diverse in base al tipo di sostanza che ignari noi assumevamo e lentamente nei giorni aumentavano gli effetti con variabilità individuale. Ma non sospettavamo nulla, anche perché loro bevevano e mangiavano assieme a noi i nostri stessi alimenti, e probabilmente essendone già assuefatti ne avevano effetti minori.
Credo che da subito puntarono su Simona, era bella, giovane e senza figli, e lentamente le causarono modificazioni delle percezioni e sensazioni del mondo circostante. A volte pareva in una sorta di stato di trance soporoso, come se sognasse ad occhi aperti, altre volte era iperattiva e vigile. E in quella condizione si era facilmente plagiabili e le idee che le inculcavano trovavano terreno fertile apparendole come positive, diventando difficile dissentire.
Anche durante gli incontri con la Madre, dissentiva di meno e assimilava di più, come vero e giusto tutto quello che le diceva.
Ma, man mano che nei giorni aumentavano la dose, cresceva l’effetto e le polemiche tra noi. Il suo umore come il mio cambiava repentinamente. A volte ci trovavamo in un senso di beatitudine e di allegria, che si trasformava di colpo in un attacco di panico e viceversa.
A volte alla sera, capitava soprattutto a lei, che la realtà percepita veniva reinterpretata in forme, colori e immagini diverse. Altre sorridendo mi diceva che i suoni che ascoltava le pareva sentirli colorati e di vedere gli oggetti illuminarsi per pochi secondi a mostrare la loro energia. Talvolta momentaneamente perdevamo la nozione del tempo, di che ora o giorno fosse o se era mattino o pomeriggio e il tempo ci sembrava passasse lentamente.
Anche se con differenze tra me e lei e fra le diverse sostanze che inconsapevolmente assumevamo, a volte vedevamo immagini e sentivamo suoni o voci che nella realtà non esistevano. Erano flash mentali che a volte duravano pochi secondi, ma che si pensava fossero veri. Lei poi era molto recettiva e influenzabile già personalità.
Gli effetti delle sostanze allucinogene non erano prevedibili perché influenzati dallo stato psico-fisico in cui ci trovavamo al momento dell’assunzione. Se Simona era triste, vedeva tutto negativo e aveva paura, se era allegra rideva e scherzava con quelle sorelle aiutandole nei lavori.
Qualche volta aumentavano il tono dell’umore, dando una sensazione di energia e vigore, aumentando il desiderio di sperimentare relazione anche sessuale con l’altro, come successe a me con mia moglie la sera della festa e con quella sorella Iris.
Anche fisicamente avevamo reazioni, in alcuni momenti la pelle era ipersensibile al tatto. A volte aumentava il battito cardiaco o la sete con voglia di bere ancora di più quelle bevande che ci facevano stare meglio. Mangiavamo meno con perdita dell’appetito. E mai avemmo sospetti su di loro, lo capii all’ultimo e lo dissi anche a lei, ma oramai era troppo tardi.
La mia riflessione su come eravamo giunti a quel momento, fu interrotta dalla voce della Madre verso le sorelle dicendo:
“Bene! Procediamo con l’accettazione nella nostra comunità della nuova arrivata, lei da oggi resterà per sempre con noi.” E rivolgendosi a mia moglie: “È arrivato il momento che tu entri fisicamente e spiritualmente nella nostra famiglia e che apprendi le nostre usanze!”
Simona si sentiva sempre più confusa. Sentiva e capiva tutto anche se comprendeva di essere in uno stato alterato.
La Madre guardandola e accarezzandole il viso proseguì: “Questa sera ti verrà offerto un privilegio, una grande opportunità, unica, invidiata dalle altre sorelle. Sei stata prescelta!” Esclamò con gioia sorridendo. E dopo una breve pausa continuò: “Da oggi farai parte della nostra congregazione e la nostra associazione sarà la tua nuova casa, la tua famiglia. Non dovrai più pensare a niente per te, perché penseremo a tutto noi… Sarai come una figlia per me e io una madre per te e loro saranno le tue sorelle. Tra poco ti convertirai al nostro credo… Sei pronta a questo? Lo vuoi tu? “Esclamò con voce forte, ferma e decisa.
Come un automa mia moglie con lo sguardo assente la osservò rispondendo incerta: “Sì! ...Sì! ...lo voglio. Voglio entrare a fare parte della vostra famiglia.”
“Bene! Al termine dell’iniziazione il tuo nome sarà Aurora … Il momento in cui il sole dopo aver illuminato e scaldato la Madre terra e la natura andrà a dormire e la luna splenderà nella notte, Simona non esisterà più, sarà morta, come tutto il suo passato. Rinascerai di nuovo come il sole del mattino si prepara a uscire dalla notte in un nuovo giorno. Accetti?” Domandò. Mia moglie, con lo sguardo soggiogato, ammaliata e magnetizzata dalla Madre, rispose con un filo di voce dolce ed esitante: “Sì… lo voglio… Voglio… rinascere con voi.” Oramai era plagiata, assoggettata alla Madre e a ogni cosa che le diceva lei. E lei proseguì:
“Dovrai vivere come le tue nuove sorelle, non potrai mai parlare a nessuno di quanto ascolterai oggi e domani e di quello che farai nei prossimi giorni. Io t’inizierò agli antichi misteri della Grande Dea e ti insegnerò l’arte di amare e di vivere con la natura. Verrai da me ogni volta che ti verrà richiesto. E mi ubbidirai sempre.”
“Sì!” Accennò con il capo Simona. E la madre continuò:
“Ne abbiamo parlato tra di noi e abbiamo scelto te come prossima Regina di Mezza Estate nella festa di Litha, del Midisommar di questa notte. Il tuo nome è stato pronunciato e io ho deciso e scelto che sia tu. Sarai la nostra Regina d’estate, anche le sacerdotesse e i sacerdoti sono d’accordo, anche le matriarche e le sorelle. In caso contrario, se rifiuterai ti verrà offerto di vivere una vita nella paura e la solitudine, lontano da tutti… Impazzirai...!” Fece una pausa e proseguì:
“Cosi come Iris e Flora lo sono state prima di te, anche tu ti dovrai accoppiare sessualmente con il dio Cornuto, essere fecondata da lui… e partorire un figlio dal suo seme, che come i precedenti sarà di tutte noi e crescerà nella nostra comunità.
Avrai il dovere di ossequiare tutte le altre matriarche. Farai ampio uso degli insegnamenti che ti ho impartito durante i nostri incontri. Dopo l’iniziazione sarai una di noi. Ti sposerai con un fratello o una sorella con il nostro rito celtico e dopo quello del dio Cornuto avrai figli da altri dai fratelli che lo chiederanno. Sarai anche per mio volere offerta a chiunque dopo il dio cornuto vorrà gioire delle tue carni. Ti accoppierai con loro per gioia e per procreare, solo per questo, non ci sarà nulla di sentimentale, praticherai lo sharing energetico, la condivisione sessuale del tuo corpo.
“Accetti tutto questo tu Aurora?” Disse con voce alta guardandola negli occhi.
“Si! ...” Rispose assurdamente mia moglie.
“Ora cominciamo la cerimonia in cui verrai iniziata e da cui non potrai mai più tornare indietro…”
Le sorelle si misero intorno a loro tenendo in mano ceri accesi a forma di fallo.
Due sorelle giovani la misero al centro e, una dietro e l’altra davanti, mentre lei era preda di quella sensazione di benessere e leggerezza e alterazione percettiva, sotto allo sguardo attento della madre iniziarono a spogliarla. Una le prese la maglietta per il bordo inferiore e la tirò su, verso le braccia scoprendole il reggiseno e facendole alzare le braccia gliela sfilo dalle mani. Contemporaneamente l’altra sorella le aveva slacciato la cintura dei pantaloni a bermuda, lasciandoglieli cadere ai piedi, facendola restare con lo slip bianco, sempre sotto lo sguardo attento e severo della Madre.
Nel rituale la giovane sorella, portando le mani dietro le scapole le sganciò il reggiseno, spingendo le spalline in avanti sulle braccia e mettendosi di fianco a lei, glielo sfilò completamente lasciandola con il seno nudo. Mente l’altra sorella, prendendo l’elastico sui fianchi, delicatamente abbassandosi portò le mutandine giù alle cosce e poi con un colpo unico le fece passare dalle ginocchia e arrivare alle caviglie e gliele tolse. Lasciandola completamente nuda, con il suo sesso rigoglioso coperto di peli arruffati, dove sotto di esso traspariva la fessura della vulva.”
Io osservavo tutto, incapace di reagire, era tutto assurdo, ma vero.
Simona d’istinto, pur sotto l’effetto di quella bevanda ipnotica, in un senso di pudore cercò di coprirsi, con l’avambraccio il seno e con l’altra mano il pube. Ma sentì la voce calda e autoritaria della madre dire: “Togli le mani dal tuo corpo Aurora! Non coprire le tue nudità da ora saranno pubbliche e non saranno più motivo di vergogna per te, ma di gioia nel mostrarle.” E nello stesso momento le ragazze le tolsero anche i monili, la catenina al collo e il bracciale e poi l’anello con il brillante lasciandole, la vera nuziale. Avvicinandosi la Madre le prese la mano sinistra, il dito anulare e muovendola le sfilò la vera nuziale che dal giorno del matrimonio non aveva mai più tolta, gettandola dentro un calice e dicendo: “Questa da ora non ti serve più… E mettendole ma mano sulla fronte esclamò: “Io annullo il tuo precedente vincolo di matrimonio falso. Ora sei libera, non hai più nessun legame e dovere verso quell’uomo, ma solo verso di noi. E fece segno verso me che immobile muovendo solo gli occhi incredulo le guardavo.
Mia moglie non diceva nulla, non si era opposta, in quel suo stato di piacevole stordimento, ascoltava le sue parole che le entravano nella testa percependole sotto l’effetto di quelle sostanze ipnotiche come realtà e verità. E La madre avvicinandosi a lei prendendole il volto tra le mani sulle guance avvicinò le sue labbra a quelle giovani di mia moglie e la baciò introducendo la lingua nella sua bocca muovendola all’interno, in un bacio senile e lesbico.
Poi si staccò. La guardò fissa negli occhi e in viso, tenendole sempre il volto tra le mani si avvicinò di nuovo, ma non per baciarla, ma appoggiando nuovamente le labbra alle sue con la forza dei polmoni le soffiò dentro la bocca la sua aria polmonare, spingendogliela in gola e soffiandoci dentro il suo fiato, dicendole staccandosi:
“Ora sono entrata in te!... Una parte di me è dentro di te e tu mi appartieni, hai nelle tue viscere e nei tuoi polmoni la mia energia, una parte di me, respireremo assieme… il tuo respiro mi appartiene e ci apparteremo a vicenda!”
Impotente e sconvolto osservavo senza avere la possibilità di muovermi e guardavo la scenografia del suggestionarla sempre più e persuaderla con il soffiarle in bocca con un bacio, dicendole che era entrata in lei e ora le apparteneva.
Erano tutte situazioni psicologiche di un certo effetto, che la assoggettavano di più a lei.
Simona stava in piedi, nuda nella sua bellezza lattea, con le braccia lungo i fianchi. Il suo corpo era appariscente. Il seno rigoglioso le ornava il petto porgendosi in avanti e in alto con le mammelle ancora sode e i capezzoli rosa, muovendosi nei respiri. L’addome perfetto scendeva sulla pelvi, mostrando il suo sesso come un triangolo divino rovesciato ricoperto di peli bruni soffici e lussureggianti, il tutto sostenuto dalle gambe affusolate pallide e lisce da sembrare velluto.
In un attimo aiutata dalle sorelle si spogliò nuda anche la madre, con il suo corpo maturo nudo e formoso e il suo sesso ricoperto con radi peli di color grigio come i capelli. Invitandola.
“Vieni Aurora, ora entrerai a far parte della famiglia, della nostra congregazione, sarai per sempre una di noi, rinuncerai al tuo passato e abbraccerai il nuovo futuro. Sei pronta?” le chiese.
Le sorelle sempre disposte a cerchio intorno a loro con il fallo di cera a candela acceso in mano iniziarono a recitare preghiere pagane e a cantare litanie.
Simona era sempre più disorientata e turbata, sotto l’effetto di quelle sostanze, che la incantavano e la condizionavano ormami persa e in loro balia. Aveva lo sguardo assente, come di chi fissa il vuoto.
La madre fece uno strano rito, una sorella tra le litanie e le preghiere in coro, le porse il pugnale di athame e lei fredda e calma si tagliò leggermente sul palmo della mano facendo uscire poco sangue, poi portandola su una coppa dorata, ne fece cadere qualche goccia all’interno. Di seguito prese la mano di mia moglie con il suo volto rassegnato e gli occhi lucidi, come di chi sa che ormai non può impedirlo e non si può più tirare indietro. L’aprì, le appoggiò il pugnale sul palmo della mano e senza che lei dicesse nulla tirò la lama a sé, tagliandola leggermente da fare uscire un po' di sangue e fece cadere qualche sua goccia nella coppa. Poi aggiunse all’interno qualcosa di liquido che le passò una sorella, mescolò tutto con il pugnale e portò la coppa alle sue labbra bagnandole simbolicamente, dicendo a mia moglie: “Bevi anche tu, consacrati alla dea Madre e al dio Cornuto! Fai lo stesso come me!”
E lei come un automa lo fece, si bagno le labbra nel calice, toccando con la lingua quel sangue mescolato.
Dentro di me volevo urlare, ma non ci riuscivo, volevo gridare: “No… no... no… Simona, che fai?” Ma potevo solo assistere.
La madre unì i palmi delle mani tagliati, il suo e quello di Simona e li sfregò assieme, uno contro l’altro, mischiando il sangue e la baciò ancora sulla bocca, senza che lei lo impedisse. E sempre tenendola per mano le disse:
“Da questo momento sei una di noi e noi siamo te. Non ti puoi più tirare indietro, solo la morte ci potrà dividere sappilo, se romperai il sortilegio avrai disgrazie.” Ripetendo ancora: “Riconoscerai la mia autorità indiscussa su di te e mi ubbidirai sempre come le altre sorelle, parteciperai al sostentamento della congregazione anche con il meretricio sacro (la prostituzione) senza vergogna e disonore, praticherai lo sharing, la condivisione sessuale e procreatrice con altri fratelli per dare nuovi figli alla nostra comunità.”
Mentre mia moglie, visibilmente e mentalmente alterata ascoltava annuendo con il capo.
E con Simona sotto l’effetto ipnotico continuò a dire:
“Sei pronta Aurora al rito della fecondazione? Ad accoppiarti tra poche ore con il Dio Cornuto?”
“Sì Madre, devi dire…” Le suggerì la sorella vicino e lei ripeté mormorando titubante.
“Sì Madre!”
“Sei pronta ad essere inseminata e fecondata da lui o da chi lo rappresenta?”
“Sì Madre!” Ripeté appena più esplicita.
“Sei pronta a concederti sessualmente e ad essere sua o da chi lo rappresenta?” Chiese ancora.
“Sì Madre!” Mormorò nuda davanti a lei.
In quel momento tutte le sorelle felici si misero ad abbracciarla baciandola sulle guance, mentre mia moglie sorrideva non di felicità, ma scioccamente, come se non sapesse perché.
E istruendola la Madre, intanto che lei con le altre sorelle gioiose ascoltava disse: “Prima della festa della Litha, quando ti donerai al Dio Cornuto per venirne fecondata dovrai fare il bagno rituale.”
Poi la prese per mano e la condusse, in un angolo della sala per la preparazione, mentre io impotente assistevo alla sua passività e al loro trionfo. Ero terrorizzato da quello che avevano detto, che durante la festa mia moglie si sarebbe accoppiata e sarebbe stata fecondata dal Dio Cornuto, quindi avrebbe avuto un rapporto sessuale con lui e lei nel suo disorientamento aveva accettato.
Le sorelle con lei sempre nuda la fecero accomodare di fronte ad uno specchio, su una comoda sedia, ed una di esse incominciò a pettinarle i capelli. Le due sorelle Fauna e Flora dietro di lei guardandosi attraverso lo specchio sorridevano e si scambiavano occhiatine complici essendoci loro in anni diversi già state Regine di Mezza estate.
Anche la Madre rivestitasi si accomodò in una poltrona posta vicino e osservava Flora mentre pettinava delicatamente i capelli di mia moglie, la loro nuova sorella e candidata a diventare Regina di Mezza Estate. Intanto la Madre le dava dei piccoli suggerimenti:
“Legale alcune ciocche di capelli dietro la testa, ma prima inumidiscili e profumali con l’estratto di glicine. Tiraglieli su nei lati e sulla fronte e dietro la testa lasciaglieli cadere sciolti, mossi e vaporosi.” E poi la esortò: “Trucca Aurora con dei colori vivaci, caldi. Un ombretto lilla sugli occhi. Un rosso molto intenso sulle labbra. Mascara nero sulle ciglia…”
E intanto che lei parlava e dava disposizioni e mia moglie assurdamente si lasciava pettinare e truccare, io ero frastornato. Al termine della sua preparazione la vidi andare via con loro, dietro la Madre e io restai su quella sedia solo, fermo, senza potermi muovere fino a sera, sempre guardato a vista da una sorella e mi urinai anche addosso, non avendo più lo stimolo di trattenere e la vescica piena.
Quando fu buio, fui preso da due fratelli robusti e seduto su una sedia a rotelle e accompagnato fuori nello spiazzo dei riti e iniziazioni, vicino al laghetto assistito da una sorella grassa e anziana.
Era già pieno di gente e mi guardavo attorno riuscendo a muovere solo gli occhi. Cercavo di vedere Michele, lui certamente se mi avesse visto mi avrebbe aiutato.
Osservavo la scenografia diversa dalla volta precedente, non tanti fuochi ma uno soltanto e grande e un tavolo lungo ricoperto da un panno rosso lavorato con bordi e finiture dorate, da sembrare un altare religioso e sopra di esso candelabri con candele accese e falli di cera eretti a candela, anch’essi accesi e assieme ad altri accessori.
E mentre tutta la comunità nuda si disponeva a semicerchio come in un teatro greco per assistere, la sorella che mi assisteva guardandomi esclamò:
“Vedo che osservi gli oggetti che sono sopra al nostro altare, sono interessanti e magici…”
Mi guardava con la sua faccia da ebete, ma io non rispondevo, non potevo rispondere, non ne avevo la forza né la capacità di farlo, e lei stupidamente parlava come se fosse sola e dialogasse con a sé stessa e mi spiegava.
“Guarda che bell’altare con tovaglia rossa colore del fuoco, del sesso e della lussuria, aiuta a canalizzare la nostra energia e quella delle nostre divinità affinché ciò che desideriamo possa manifestarsi.” Disse ridendo scioccamente.
“Anche i candelabri e le candele sono tutte di cera rossa con forme diverse. Lo sai che attraverso il fuoco e la fiamma delle candele possiamo esplorare tanti aspetti dell’esoterismo?” Disse.” E quelli là vicini alle altre candele con la forma di fallo. sono oggetti magici.”
Poi restando in silenzio a guardare abbassò il capo verso me dicendo: “Guarda che bel calice che c’è la sopra… è di oro vero sai!... Simboleggia la natura, il femminile e tutto ciò che possiamo definire come ricettivo.” Pronunciò proseguendo: “Simboleggia la Dea e la fertilità, e la vagina. Serve per contenere acqua ma anche le bevande rituali versate durante il rito.”
Dopo un’altra pausa continuò: “L’hai vista la Bacchetta? Che bella che è… ha il sacro scopo di indirizzare le energie durante i rituali magici, mescolare liquidi nella coppa, tracciare simboli e sigilli nell’aria e, soprattutto è fondamentale durante le invocazioni. Viene utilizzata anche per aprire il cosiddetto cerchio magico, indispensabile durante tutti i riti e gli incantesimi.”
Dopo un’altra pausa, guardandomi, ma sempre come se parlasse con sé stessa e non con me esclamò: “Il pugnale… Si chiama Athame, che bello. È lo strumento di comando e manipolazione del potere. Provoca il cambiamento, ed è collegato all’elemento fuoco.” Poi ridendo da sola come una stupida con la sua faccia grassa aggiunse: “La sua natura fallica lo connette all’energia del Dio Cornuto.” E ridacchiando mormorò c’è anche la campanella e il piccolo gong sai... come lo chiamate voi?”
Ma non avendo risposta proseguì: “Suonare la campanella durante il rito scatena vibrazioni che hanno potenti effetti a seconda del volume e del tono del suono. Rappresenta una fortissima simbologia del femminile e serve per invocare la Dea o le divinità femminili, nei rituali. Attraverso il suono della campanella o del gong è possibile impostare l’inizio o la fine di un incantesimo. “
Poi esclamò: “…Che bella!” E sorridendo stoltamente aggiunse: “Sull’altare c’è anche la statuetta del dio Cornuto, con il fallo eretto, pronto a penetrare, che bello che è… È bianca, stasera sarà evocato e la sua divinità sarà trasferita nel corpo di un fratello, possessore sessuale della nuova regina di mezza estate.”
E proseguì: “Guarda, l’incensiere quello sulla destra lascia già uscire i fumi e i profumi delle erbe per creare l’atmosfera per il rituale da compiere e per la fecondazione.
All’improvviso davanti all’altare vidi mia moglie nuda, che tutti guardavano con piacere. Accompagnata dalle sorelle fu messa in piedi dentro una grande tinozza di legno di quercia e tre di loro con spugne di acqua dolce pescate nei fiumi, sotto lo sguardo attento e severo della Madre, iniziarono il rito della purificazione e la mia accompagnatrice a fianco a me iniziò adire come se fossi un suo interlocutore: “Questo è il bagno della purificazione, serve per la liberazione, redenzione, catarsi ed espiazione, per toglierla dallo stato di impurità umano e di essere stata tua sessualmente...” E guardandomi e proseguì: “…divinizzandola e rendendola degna del contatto divino, con il sacro. Di essere meritevole di essere penetrata, posseduta e fecondata dal dio cornuto.” E vidi che nuda dentro la tinozza le altre sorelle nude anch’esse iniziarono a lavarla partendo dalle spalle fino ai piedi. “È acqua con sale…” Disse ancora.
E la lavarono completamente e al termine le tre sorelle la fecero uscire mettendole intorno quattro bracieri di incenso, che bruciavano una mistura aromatica di basilico, rosmarino, origano, timo e salvia, spandendo nell’aria e intorno a lei un forte odore di erbe. Mentre le tre sorelle ruotandole attorno, la cospargevano di incenso tramite altri incensieri, muovendoli e muovendosi verso il suo corpo nudo pregando e purificandolo.
La mia guardiana mi sorrise: “La purificazione è un passaggio necessario per l’accesso al cerchio…” Affermò osservandomi e pulendomi la bava di saliva che visto il mio stato anestetizzato mi usciva dalla commensura labiale e colava sul mento, non avendo più i riflessi muscolari e anche della deglutizione, precisando: “…e per il rito della tracciatura del cerchio.”
Osservando, vidi alcune sorelle sul grande tappeto rosso davanti all’altare della natura che delimitarono una grande area di forma circolare, formando con della polvere bianca un cerchio per loro magico. E nell'area delimitata dal cerchio magico i fratelli sacerdoti, guardiani degli elementi, si misero orientati ognuno nei quattro punti cardinali, sia a protezione del cerchio, sia ad assistere svolgendo i riti. Erano nudi, ma con del fogliame, adornati in modo diverso in base all'elemento che rappresentavano nelle stagioni, facendo diventare con la loro divinazione il tappetto con il cerchio uno spazio sacro dove sarebbe avvenuta la donazione di mia moglie al dio Cornuto. Subito le sorelle iniziarono a coprire l’interno del cerchio con dei fiori colorati.
La Madre si portò davanti all’altare e subito portarono mia moglie nuda e purificata davanti lei, e all’improvviso apparve con loro, di fronte a mia moglie Michele, anch’egli nudo. Quando lo vide mia moglie guardò la Madre, che con uno sguardo severo le fece un cenno con il capo annuendo.
Mia moglie odiava quella persona, lo considerava vecchio e viscido, non si sarebbe mai fatta toccare da lui, ma in preda all’esaltazione e degli stimolanti che aveva bevuto, disorientata e forse incredula di quella situazione che viveva, non disse nulla, non reagì. Mentre io pensai guardandolo con odio:
“Ecco dov’era quel bastardo! Altro che aiutarmi… mi chiava la moglie…”
Non potevo crederci che Simona si accoppiasse con quel tipo, e volevo gridare noooooo!... Ma non ci riuscivo, dovevo solo assistere…
Una sorella vicino a lei le sussurrò: “Ora recita la formula… ripeti forte le parole che io ti suggerirò sottovoce.”
E mettendoli uno difronte all’altro davanti alla madre con sui lati di lui due fratelli sacerdoti e di lei due sorelle sacerdotesse anziane, e seguendo il suggerimento mia moglie iniziò a dire:
“Io oggi sono qui per celebrare il solstizio d’estate. Io onoro tutta la natura. Ora è il tempo di tagliare con tutti i mali e i ricordi del passato.” E girandosi verso il falò continuò: “Chiedo a te fuoco di bruciare l’inutile, il doloroso, il dannoso… Ora è il tempo della purificazione anch’io faccio parte della vostra famiglia. Chiedo al fuoco di bruciare tutto ciò che non mi è più utile nel mio cammino evolutivo… e mi guidi tramite la Madre assieme alle mie sorelle nel futuro.”
Mentre intorno al cerchio magico, distanziate di qualche metro si posizionarono le sorelle sacerdotesse di tutte le età, con sul capo una corona di fiori e in mano posto davanti a loro tenute con entrambe le mani, un cero a forma di fallo acceso, con candelabri e bracieri ai lati.
Io osservavo sconvolto e incredulo in preda a quella strana droga che mi toglieva ogni forza, ma non la lucidità mentale, e mi impediva di reagire.
La sorella anziana che mi assisteva in un gesto di contentezza mi prese per mano dicendo: “Questa è una sera importante anche per te… Assisterai all’iniziazione della tua ex moglie, della nostra nuova sorella Aurora… che riceverà il seme del Dio Cornuto nel suo ventre e verrà fecondata… dando anch’ella il suo primo figlio alla nostra comunità.”
Ero spaventato, confuso e impossibilitato a reagire, so solo che pensavo tra me:” Come Simona fecondata? …Non è possibile… è mia moglie… non può chiavarla e fecondarla quel bastardo di Michele… le fa schifo me lo ha detto più volte.”
E intanto la Madre con due sorelle si misero dietro a mia moglie e a quel Michele, anche loro nude. Mentre da un lato dell’altare i giovani discepoli del villaggio suonavano con i loro strumenti della musica celtica, dall’altro lato dell’altare, le giovani sorelle della comunità con le giovani adepte, cantavano in coro con le loro voci soavi. Si sentiva in prevalenza il suono dei flauti, dei tamburi e tamburelli, dell’arpa e del rombo ruotato velocemente nell’aria con capacità, da sembrare un lungo suono dell’aldilà con il suo tono e vibrazione impressionante. E inoltre negli spazi vuoti della musica, si sentiva solo il violino ad accompagnare quel canto soave e lussurioso delle giovani sorelle.
A un certo punto smisero di suonare e cantare e la madre al suono della campanella alzò le braccia in alto dicendo: “La luna, il sole della notte, è alta e splendente come la luce del giorno, il grande rito è iniziato, le divinità duali maschile-femminile entreranno in interconnessione con le loro energie…” Capii che significava che mia moglie e Michele avrebbero avuto un rapporto sessuale.
Nell’attesa della sacra unione tra il Dio Cornuto rappresentato da Michele e la Regina di Mezza Estate rappresentata da mia moglie, la Madre alzò il calice dorato all’altezza del suo seno e infilò all’interno la lama del pugnale in rappresentazione simbolica degli organi genitali umani; del fallo pugnale che penetrava il calice dorato vagina.
L'athame, simbolo del fallo dell'organo riproduttivo maschile, veniva immerso all’interno del calice riempito con vino rosso o con altra bevanda, che rappresenta la vagina, l'organo riproduttivo femminile. Iniziando a recitare una formula:
“...Che la mia adorazione risieda nel cuore che gioisce; giacché tutti gli atti d’amore e di piacere sono rituali a me consacrati...” E i discepoli a quelle parole iniziano a suonare i loro strumenti e le adepte a cantare tutte assieme in coro a voce bassa, come il fruscio del vento.
La sorella che mi controllava esclamò: “Ora avverrà l’unione del seme nella terra.” E sorrise: “E ci saranno tutta la serie di passaggi del rito, compreso il saluto alle divinità.”
In quel mentre la voce della Madre si mise a invocare la presenza della divinità femminile della dea Madre nel corpo e nella mente di mia moglie mentre un'altra sacerdotessa invocava la presenza dell’altra divinità maschile, quella del dio cornuto, nel corpo di quel Michele.
Furono messi sempre nudi uno di fronte all’altro, lui era quel bastardo che ci aveva portato qui e da cui lei non si sarebbe mai fatta toccare nemmeno con un dito ed ora invece, per volontà della Madre era pronta a lasciarsi penetrare e fecondare da lui… Mi sembrava di impazzire, non potevo crederci, era un incubo volevo gridare ma non ci riuscivo.
A un certo punto un gruppo di sorelle nude, sorridendo posò sul capo di mia moglie una corona di fiori, una ghirlandetta di fiori colorati intrecciati con fili d’erba di mandragora, mentre a lui un gruppo di discepoli posò sul capo la testa di un montone, un caprone vero, svuotata all’interno, come quelle impagliate da muro. E gliela misero come copricapo, incastrandola perfettamente in testa come un cappello, con il muso caprino in avanti e le corna ricurve, che partendo da sopra gli occhi dell’animale, si portavano indietro e scendevano riportandosi in avanti verso le orecchie, lateralmente alle tempie, fino sui lati del collo, con occhi di vetro che parevano reali. Era una testa di montone vera, e pareva che Michele fosse davvero un caprone con quelle corna circolari e il pizzetto bianco della barbetta dell’animale che gli scendeva tra gli occhi e sul naso. Era impressionante. Lei lo guardava incredula e spaventata, con i suoi occhi vitrei sembrava davvero il Dio Cornuto con il corpo umano e la testa animale.
Prima di essere accompagnata dentro il cerchio, vidi che fu messa davanti a Michele, che in quel momento rappresentava il Dio Cornuto, era nudo, con il suo fallo quasi già eretto, per iniziare la pratica del rituale che consisteva nel Il bacio quintuplice.
Mentre un sacerdote invocava la divinità, la Madre con la coppa e la lama del pugnale all’interno, osservava, mia moglie già istruita sotto il suo sguardo attento assieme a quello delle sorelle sacerdotesse, delle adepte, i fratelli sacerdoti e i discepoli che assistevano, e le fu detto di procedere al bacio quintuplice.
“Ora ci sarà il bacio quintuplice…” Disse sorridendo la sorella che mi assisteva e mi spiegò:
“Esso prevede cinque baci dati al Dio Cornuto dalla nuova eletta Regina di Mezza Estate, prima di iniziare il rapporto sessuale e la fecondazione.”
In quel momento mentre attorno regnava il silenzio più profondo, sentendosi solo i crepitii e scoppiettii del fuoco che bruciava gli arbusti e il suo chiarore che illuminava tutto, vidi mia moglie al suono della campanella abbassarsi, inginocchiarsi nuda e prostrarsi davanti a lui, al Dio Cornuto rappresentato da quel Michele con la testa da caprone, baciargli i piedi e dire seguendo il suggerimento a bassa voce di una sorella vicino:
<Siano benedetti i tuoi piedi che ti hanno portato in questo luogo, davanti a me>. Poi tirandosi un po' su, al nuovo suono della campanella gli baciò le ginocchia dicendo:
<Siano benedette le tue ginocchia che si inginocchieranno davanti a me per farti entrare nel mio corpo, possedermi e fecondarmi davanti al sacro altare…> E al suono della campanella si tirò su con il busto restando inginocchiò davanti a lui e gli baciò il fallo, il suo organo sessuale eretto, sul glande, puntato dritto verso lei dicendo:
<Sia benedetto il tuo fallo virile e potente, senza il quale non esisteremmo, e da dove dentro in me confluirà il tuo seme che mi renderà madre…>.
Era tutto assurdo, volevo gridare di no... Dire no… no… no… Simona, tu sei mia moglie… mia moglieee! Non puoi farti fecondare da un altro… da lui! Ma non riuscivo a parlare, quella droga mi impediva di emettere suoni e la cerimonia andava avanti. E tirandosi su in piedi al suono ancora della campanella, gli baciò il petto dicendo:
<Sia benedetto il tuo torace peloso formato nella bellezza, forza e potenza della natura…> E subito dopo alla squilla ancora della campanella, baciò le labbra a quella testa di caprone calzata sul capo, dicendo:
<Siano benedette le tue labbra che pronunceranno i sacri nomi, baceranno le mie e riverseranno dentro di me la tua potenza…>
E ogni bacio veniva accompagnato anche da una benedizione delle sacerdotesse e della Madre e da tutti i presenti che in coro ripetevano sottovoce assieme a lei la formula del bacio quintuplice.
“Siano benedetti i tuoi piedi che ti hanno portato in questo luogo davanti a lei.
Siano benedette le tue ginocchia che si inginocchieranno davanti a lei per farti entrare nel suo corpo e fecondarla davanti al sacro altare.
Sia benedetto il tuo fallo virile e potente, senza il quale non esisteremmo e da dove dentro in lei confluirà il tuo seme che la renderà madre.
Sia benedetto il tuo petto peloso formato nella bellezza, forza e potenza della natura…
Siano benedette le tue labbra che pronunceranno i sacri nomi, baceranno le sue e riverseranno dentro di lei la tua potenza.”
Al termine del bacio quintuplice la Madre disse:
“Ora… dopo l'invocazione delle divinità, è compiuto anche il rito del bacio quintuplice, sei diventata sacra ed essendo investita da ispirazione divina, sei eletta nell’incarico sacro della
Regina di Mezza Estate, per essere come la terra inseminata dall’uomo e come la dea Litha dal Dio Cornuto e dare nuovi frutti e vita alla terra e a noi…”
“È pazzesco quello che dice…” Pensavo, mentre quella sorella anziana, ogni tanto mi cambiava posizione e mi puliva il mento dalla bava che per inerzia usciva. E intanto la Madre proseguiva:
“Ora il seme del dio Cornuto dopo averti posseduta dandoti gioia e piacere, si riverserà in te, nel tuo ventre, feconderà per la prima volta il tuo utero e ti renderà madre e tu sarai felice di riceverlo” E alzando il calice urlò: “Gioia a Lei alla nostra nuova Regina di Mezza Estate.”
E tutte le sorelle assieme ai fratelli ripeterono: “Gioia a lei !!” Compresa quella che mi accudiva.
In quel momento, una sorella sacerdotessa prendendola per una mano, nuda con la corona di fiori in capo la portò all'interno del cerchio divino, mentre le altre sorelle come una cantilena formulavano e ripetevano preghiere al sole e alla luna, al dio Cornuto e alla dea Madre terra.
Alcune sorelle a un cenno della Madre aiutarono mia moglie a sdraiarsi su quel tappeto ricoperto di fiori e lei smarrita le lasciò fare, le allargarono le gambe, nella posizione ginecologica per ricevere il fallo del Dio cornuto tra di esse ed essere penetrata da lui, e si rialzarono.
Anche il Dio Cornuto Michele, con l’approvazione della moglie Gianna che lo osservava fiera e orgogliosa che toccasse a suo marito e fecondarla, sorrideva. Lui entrò nel cerchio ricoperto dai fiori restando in piedi davanti a lei a osservarla nella sua nudità, in quella posizione dove Simona-Aurora con le gambe larghe le mostrava il suo sesso nudo pronto a ricevere il suo fallo.
Mia moglie, Simona-Aurora restava ferma in attesa a gambe divaricate, mentre lui tra canti e la musica celtica si inginocchiò davanti a lei e si avvicinò tra le sue cosce, con la sua asta virile già eretta, oscillante, un palo di carne che si ergeva dritto, bello, nodoso, pieno di vene, verso di lei e la sua vulva. Le accarezzò dolcemente con la mano, la figa e i peli. Lei al suo tocco, eccitata ed esaltata da quella situazione fece lo stesso, d’istinto, per reazione e perché eccitata nonostante il ribrezzo, portò la mano sul suo fallo eretto e lo sfiorò accarezzandolo dritto e virile. E gli accarezzò il glande di dimensioni rilevanti, stringendo nella sua mano senza più la nostra vera nuziale al dito quel fusto di carne calda, dura e nodosa come un ramo; a fatica lo teneva tra le dita, tanto era selvatico e voglioso da muoversi da solo.
Lui la guardava con espressione trionfale, la vedeva eccitata, smarrita, incredula che lui, Michele, con quella testa da caprone la possedesse. E mentre canti e preghiere proseguivano, si avvicinò maggiormente, si mise bene tra le sue cosce e si piegò in avanti fino ad arrivare alla sua bocca. Mia moglie lo osservava impaurita, la sua testa da caprone, quella che rappresentava il Dio Cornuto, sembrava vera e gli occhi di vetro dell’animale riflettendo la luce del falò la fissavano e sembravano che si muovessero.
Era in uno stato di agitazione, di disorientamento, tra paura, esaltazione e attrazione per via delle sostanze bevute. Vidi Michele, sotto la sua testa da caprone portare la bocca sulla sua e lei sentire la sua lingua premere sulle labbra e con forza aprirle, mentre impaurita ma eccitata l’accoglieva baciandolo con passione. Nel vedere impotente quella scena, dove si baciavano con la lingua in bocca, il sangue mi pompò veloce nelle vene, muovevo gli occhi rapidamente per manifestare la mia disapprovazione e il mio tormento. La vidi eccitata rispondere al suo bacio avvolgendo la lingua alla sua, dentro la bocca, restando a baciarsi come due ragazzini per un po' di tempo sotto lo sguardo compiaciuto della madre, delle sorelle sacerdotesse e adepte che osservavano, mentre la musica celtica dolce e perversa, proseguiva insieme ai cori.
Esaltata dalle sostanze ipnotiche e stimolanti, accalorata dopo il bacio, si capiva dall’espressione che voleva il suo fallo dentro di lei, lo desiderava, voleva essere posseduta dal Dio Cornuto. Mentre la Madre, muovendo il labbro di lato, la guardava fiera e soddisfatta, con un pizzico di orgoglio di com’era diventata, essendo stata lei a portarla con il suo plagio a quel punto.
Osservavo mia moglie smaniare, ora quel fallo eretto che oscillava davanti a lei lo voleva dentro in vagina, allargando di più le gambe per farglielo capire. E lui si portò davanti.
con la sua asta eretta, la osservai battere oscillante sulla sua vulva pelosa e il Dio Cornuto che la fermava con la mano tanto era vigorosa, portandola sulla fessura. Puntò il glande tra le sue grandi labbra palpitanti, ormai desiderose e in attesa, lo appoggiò tra di esse, piegando leggermente il capo in giù, mettendo il volto caprino davanti a quello di mia moglie. E pareva che gli occhi del Dio Cornuto in quella testa da caprone, lampanti dai riflessi del falò, la osservassero dritta negli occhi, mentre lui iniziava a preme forte con il glande sulla fessura della vulva, lentamente ma inesorabilmente.
Il volto di Michele a testa chinata, non si vedeva più, ma solo la grande testa di caprone che aveva sul capo e a noi e a lei, pareva davvero che fosse il Dio Cornuto a penetrarla.
La vidi trasalire quando quel glande grosso e virile spingendo contro il suo sesso, la sua fessura chiusa, il suo muro di carne, lo divaricò, aprendo la strada per la vagina entrando in essa. Mentre Simona di riflesso, nell’avvertire nella penetrazione l’intrusione del suo glande dentro di lei, quello che poco prima aveva baciato con il desiderio che la fecondasse, per reazione iniziò a stringere forte il Dio cornuto sui fianchi. Avvertiva il suo fallo premere, allargare la vagina e spingersi oltre, quella vagina che fino a quel momento era stata solo mia, penetrata soltanto da me… andare su, farsi strada, avvertendolo inserirsi tutto fino a fermarsi con la cappella contro l’utero. Sussultò quando se lo sentì toccare, e lo abbracciò inarcandosi con il tronco, appoggiando le mani sulle sue spalle mentre Michele iniziò a muovere il suo fallo tra le grandi labbra ormai fradicie di umori."
"…Mmmmmhh...!!” Gemette mia moglie, mentre lui con la sua asta dura cominciò a muoversi con passione e desiderio di avere finalmente Simona sua... di possederla.
In quei movimenti lei lo sentiva salire verso il suo ventre, intanto che le sue mani le accarezzano le gambe, i fianchi, il seno. E provava piacere, le piaceva essere toccata, accarezzata e chiavata da lui, si inarcava e si donava di più a lui, mentre i canti e le litanie a voce alta e in coro, proseguivano intensamente.
A quel punto nel mio sconforto e nella mia tristezza, mi scese una lacrima nel vedere mia moglie, la mia Simona fare sesso con quel caprone, e maledissi il momento quando lei spaventata voleva andare via dal villaggio e io non le diedi retta.
In quel momento la Madre si portò in avanti, dietro alla testa di mia moglie, mentre le altre sorelle si fecero avanti, tutte nude, delimitando un semicerchio con i loro corpi e chiudendoli posteriormente all’interno, lasciando volutamente una apertura anteriore, che mi permise di continuare a osservare assieme agli altri fratelli e sorelle.
Vidi mia moglie che posò le mani sul suo sedere e lo strinse forte, lo premette, come faceva quando praticava sesso con me e provava piacere, segno che godeva con lui.
Iniziò ad ansimare dal piacere, incominciando le sorelle intorno a loro a mimarla, anch’esse ad ansimare tutte insieme, tutte all’unisono con lei, prima lentamente poi sempre più forte, mentre lui portò la mano dalla sua spalla giù sul seno a tastarlo. E abbassandosi tra le sue mammelle a baciarle, leccarle e succhiarle i capezzoli, lasciandole in quel modo davanti al viso, il volto del caprone. Simona-Aurora iniziò a smaniare, a godere forte mentre lui le dava colpi profondi da toccarle l’utero e farla sobbalzare sul tappetto di fiori.
Impotente e inattivo la vedevo godere e stringersi a lui mentre io immobile, osservavo che tutto si stava consumando, e pensavo: “La mia bella moglie, la mia Simona, verrà fecondata da lui… da quel bastardo.” E ancora una lacrima nell’osservarli nell’amplesso mi scese sulla guancia a vederla godere così tanto con lui, lei il mio amore.
Il mio pensiero fisso in quel momento era che me la fecondasse e lei accettasse il suo ingravidamento, che manifestasse con i gemiti e l’avvinghiarsi, il desiderio di essere fecondata da lui, che in quel momento rappresentava la natura e il Dio Cornuto.
Ma seppur rassegnato continuavo a osservare quei momenti.
Lei era bramosa come non lo era stata mai con me, certamente anche per l’effetto di quello che aveva bevuto. Lo stringeva a sé, voleva il suo fallo dentro lei, sentirlo bene e ne provava piacere.
Da come era fremente e accaldata sembrava che con i movimenti del corpo, muovendo il bacino verso di lui gli dicesse:
“Dai… dai… chiavami, chiavami Dio Cornuto, muoviti dentro di me fammelo sentire tutto, fammi godere tutta… fecondami…”
Era terribile osservarla, sapevo che era sotto l’effetto delle sostanze psicotrope eccitanti, ma come me capiva tutto e comprendeva che la stava chiavando e che io osservavo.
All’improvviso le uscì un urlo ansimante di piacere, forte, ripetuto in coro con la stessa forza e intensità dalle sorelle che le erano attorno a osservarla e supportarla. Godeva e lui spingeva di più, la possedeva come un animale, con colpi brutali che però le davano piacere, non si faceva pregare quel bastardo, continuava a darle spinte sempre più profonde, sempre più forti, da farla inarcare con le reni dal godere e gridare dal piacere.
Era terribile, non l’avevo mai vista così, pareva proprio assatanata di sesso, arcuata con la pelvi contro di lui a cosce aperte muovendo il sedere avanti e indietro e roteandolo sui fiori con il suo cazzo dentro di lei in vagina, limonandolo e baciandolo in bocca come una lupa affamata e poco le importava che avesse il doppio dei suoi anni. Non ricordandosi più nulla di lei in quel momento, di chi era, di me suo marito, dello stress che aveva avuto. Voleva solo godere e il Dio Cornuto la stava chiavando divinamente.
Mentre lui la possedeva e le leccava succhiando i capezzoli, in quella posizione con la testa china, il copricapo di caprone vero le era ancora sul suo viso che la osservava con i suoi occhi brillanti.
A un certo punto la Madre si chinò su Simona, le prese una mano e sorridendo e accarezzandola sul viso gliela strinse, guardandola felice godere in quella posizione tenendola per mano, sussurrandole: “Bacialo… bacia sul volto il Dio Cornuto… bacialo sulle labbra, bacia il Dio Cornuto che ti sta possedendo, che è dentro di te… accarezza le sue corna…” La esortava prendendole la mano e portandogliela sopra un corno curvato indietro.
E lei, d’istinto lo baciò, baciò sul muso quella testa di montone leccandolo… Era tremendo, quando apriva gli occhi si trovava davanti quella testa caprina, che pareva di un diavolo e sembrava davvero che fosse posseduta dal caprone che le dava spinte profonde in vagina da toccarle e muoverle l’utero facendola godere.
A quei baci a sentire la peluria caprina sulla lingua, e la sua barbetta filamentosa sul viso, ebbe un primo orgasmo… un: “Ohhhhhhh! ...” Le uscì dalle labbra allargando di più le cosce lasciandosi possedere maggiormente da lui, mentre gli occhi vitrei del caprone baciandolo, pareva la guardassero fissi nei suoi.
Era allucinante in preda a quegli allucinogeni mia moglie credeva che fosse un montone vero a chiavarla, un animale reale e ormai in preda a quel piacere lussurioso e perverso, continuava a baciarlo leccandogli il muso.
“Brava così… lui ti darà un figlio… nostro figlio…” Mormorò la Madre, aggiungendo: “Accarezza le sue corna ricurve, stringile, godi con lui e di lui, del tuo signore e nuovo padrone… il Dio Cornuto!”
E lei portando le mani su di esse accarezzandole e stringendole si lasciava possedere.
Lui continuò a possederla con foga, quando all’improvviso Simona staccate le sue mani dalle corna le appoggiò una sui suoi lombi e l’altra sul sedere per aiutarlo a spingerlo più forte e più profondo in lei, in preda a un piacere mai provato. Intanto la Madre sempre accarezzandola sul viso, diceva a quel Michele alias il Dio Cernunnos:
“Non fermarti vienigli dentro, continua, possiedila, trasmettigli l’energia del Dio cornuto e fecondala, riempila tutta del tuo seme divino…”
E lui le colmava la figa con il suo fallo e con le sue spinte vigorose e brutali, infilando il cazzo fino in fondo percuotendole la cappella sulla cervice uterina, e sbattendo i suoi inguini contro quelli di mia moglie, mentre intorno era tutto un ansare in coro di piacere. Il godimento di Simona, era ripetuto dalle sorelle con la loro voce alta e ansimante in quel rito. Come se assieme a mia moglie, per trasposizione mentale, fossero possedute e godessero anche loro realmente. Era allucinante, c’era qualcosa di satanico.
E la Madre felice, rivolta a mia moglie le diceva: “Lo senti vero Aurora!” Come la chiamavano loro. “Lo senti duro e virile dentro te!?... È pronto, tra poco la sua energia e il suo seme ti inonderanno la vagina, si fonderà con la tua e creerete una terza energia, una nuova vita… Lo senti vibrare dentro!?” Chiedeva ripetitivamente
“Sì… sì …Madre lo sento…” Ripeteva mia moglie esaltata, alterata e godente.
In quel momento non piangevo più, persi la cognizione del tempo, non so quanto durò quel rito, so solo che a quel coro sacrilego osservandola, vidi una mano di mia moglie giungere sulla schiena del Dio Cornuto e graffiarlo dal piacere che avvertiva. Mentre con l’altra mano tenendo sempre stretta quella della Madre, esaltata dai canti, dalle cantilene di piacere e da tanta partecipazione su di lei, elettrizzata, allucinata e delirante iniziò a esclamare: “Lo sento Madre! … Lo sento palpitare… sento il bambino dentro di me…!” E stringere più forte la sua mano. E lei sorriderle e l’accarezzarla.
Anch’io sotto l’effetto di quei allucinogeni mi sdoppiavo e immaginavo l’asta lunga e rigida di Michele dentro la vagina di Simona, ed era come se ci fossi anch’io là dentro e vedessi la sua vagina contrarsi e stringere dal piacere il suo fallo con le sue pareti. E nella mia allucinazione immaginavo il suo glande batterle con brutalità, vigore e senza nessuna protezione nudo contro il suo utero, mentre le baciava le mammelle e succhiava i capezzoli e lei baciava sulle labbra quella testa di ariete sopra quella di Michele, quel simulacro di caprone, godendone e accarezzandole ancora con la mano le corna ricurve, il muso e la fronte pelosa.
Nel frattempo tutte insieme i presenti continuavano a cantare e godere con lei, mimando con la voce il suo orgasmo.
Mentre anche Michele, che rappresentava il Dio Cornuto, incitato dalla Madre si mise a gridare: “Vengo… vendo… sto arrivando in te! Ti insemino…!”
“Sìì… sìììì!” Urlò mia moglie esaltata e quasi delirante: “Sì… non fermarti continua, riversa il tuo seme divino dentro di me, crea una nuova vita in me…” Ripeteva sconsiderata mentre la Madre osservava orgogliosa quello che aveva creato.
“Sììì” Urlò anche lui ansimante.
“Sìììììì...!” Urlò mia moglie assieme alla Madre e tutte le sorelle intorno a loro simultaneamente si misero a urlare:” Siiii!!!...siiiiii!”
A quel punto dopo essersi mosso velocemente lui si fermò spingendo in fondo il glande contro il suo utero e iniziò a eiaculare, a sborrare dentro la vagina di mia moglie.
E io mezzo allucinato, era come se vedessi dall’interno della vagina di mia moglie, il meato uretrale di Michele o del Dio Cornuto, eruttare fiotti abbondanti di sperma latteo, viscosi, che colpivano e urtavano profanandola la cervice uterina incontaminata di mia moglie, coprendola del suo seme maturo e caldo, con lei che lo riceveva felice e godente.
La madre lasciandole la mano si rialzò sollevando le braccia al cielo gridando: “Il Dio Cornuto la sta inseminando… il suo seme sacro sta fecondando vostra sorella Aurora. Il suo utero inviolato è inseminato. È fecondata!!!” Si mise a urlare mentre tutti alzando le mani in alto ripeterono Felici: “È fecondata!!... È feconda da Cernunnos…!!” Mentre aumentarono il volume della musica e dei canti.
“Io a quelle urla di gioia e di tripudio, immaginavo il cazzo di lui, di quel bastardo che ci aveva portato li, dentro la figa calda e bagnata di umori di mia moglie, pregna del suo sperma caldo che liberava milioni di spermatozoi che come impazziti entravano dalla portio uterina nell’utero, risalendo muovendo il loro flagello in una corsa a chi arrivava primo a fecondarla. E non erano i miei quegli spermatozoi.”
Lui al termine e svuotato si tirò indietro da lei e lo sfilò dalla vagina di mia moglie, mentre le sorelle, presero le gambe di Simona-Aurora e le alzarono per facilitare l’inseminazione mentre alla gioia di tutti, la Madre si chinò ancora a prenderle la mano e sorridente a stringergliela.
Oramai mia moglie era plagiata al punto di autosuggestionarsi da sola e delirante con gli occhi sbarrati e lo sguardo perso, ridire:” Lo sento… sento il bambino, lo sento dentro me.” E sorridendo stupidamente dire: “Sono felice… sono felice… di essere stata fecondata.” Era esaltata.
Assurdamente erano tutti felici che fosse stata ingravidata. Il rito si era compiuto. Forse se non fosse stata mia moglie a essere fecondata in quel modo e fossi stato un semplice spettatore, sarei stato felice anch’io di aver assistito all’ingravidamento di un'altra sorella e avrei partecipato come loro a quella esaltazione. Ma era la mia Simona quella che era stata ingravidata in quel modo orrendo e sacrilego.
Quando le misero giù le gambe, la vulva e le grandi labbra vaginali di mia moglie palpitavano ancora di piacere, mentre la Madre chinandosi su di lei l’accarezzò e baciò in fronte dicendo: “Siamo tutti felici Aurora.” E lei assurdamente pronunciare: “Grazie Madre di avermi dato il privilegio di questa prova, di avermi dato la possibilità di essere stata fecondata dal Dio Cornuto e di godere tanto.”
“Non temere…” Rispose lei:” … tu da oggi fai parte della nostra famiglia, sei una di noi, diventerai una sorella sacerdotessa anche tu. E intanto le accarezzava i capelli, i fiori in testa e la fronte sudata e messa la mano dietro la nuca, le tirò su il capo e la baciò in bocca, con la lingua dentro, ricambiata da mia moglie in quella esaltazione. Le loro lingue si incrociarono avvinghiandosi per poi staccarsi e guardarsi fisse negli occhi.
"Grazie!” Disse ancora mia moglie alla Madre, sussurrandole: “I suoi consigli sono stati preziosi, non lo immaginavo.”
E lei risponderle sicura: “Ho capito fin dal primo momento che ti ho vista arrivare che eri insicura e avevi bisogno di me. Ora sei della famiglia.” Aggiungendo: “Su ora alzati, devi salutare il Dio cornuto che svanisce dopo la fecondazione. E mettendosi a carpone Michele che rappresentava il Dio Cornuto le sorelle dissero a mia moglie: “Ora baciagli l’ano, prima che svanisca la divinazione…” Mentre le due sorelle gli allargarono i glutei e lei sotto lo sguardo della Madre, si chinò, inginocchiò, abbasso il tronco e porto il viso tra le sue natiche, nel solco intergluteo divaricato baciandogli l’ano… Quello era un atto di sottomissione non solo al Dio Cornuto, ma anche a Michele che lo rappresentava, baciargli l’ano. Seguì un fragoroso applauso e appena rialzata tutte le andarono attorno a festeggiarla, baciarla…
Io, in quello stato amorfo, avevo osservato tutto dicendomi “Mio dio! Oltre che farsi fecondare da lui gli ha baciato il culo… come si fa con il diavolo. Non potevo crederci. Aveva ragione mia moglie, erano una setta satanica.
Mentre la Madre diceva a Simona-Aurora:
“Il tuo nuovo futuro sposo, diventato mortale e non è più divino da oggi sarà Michele, lo servirai e ubbidirai con devozione, ora vai da lui ti sta aspettando! Ora inizia la festa, il banchetto, la libagione e l’amore.” E Michele era lì vicino con sua moglie Gianna ad aspettare la mia, la loro Aurora sorridente.
Mia moglie lo guardò negli occhi, poi si girò a guardare me e ancora lui. Gianna sua moglie le prese la mano e tirò tra loro, mentre lui le passava il braccio sulle spalle dietro al collo e sorridendo andarono tutti e tre al banchetto, dove tutte le sorelle e i fratelli nudi iniziarono a banchettare, ballare, giocare e a fare sesso liberamente nello sharing, la condivisione dei corpi, senza limiti e ritegno.
D’altronde come ci aveva detto la Madre, tra loro vigeva anche la poligamia essendo pochi maschi e molte femmine nella comunità, e Simona sarebbe diventata la seconda moglie di Michele dopo Gianna e forse visto che accettavano anche l’omosessualità femminile, anche l’amante di lei.
La vidi ancora assieme agli altri tenuta per mano da lui, con Gianna e da altre sorelle e fratelli che danzavano allegri e contenti, saltavano il fuoco ridendo e si abbracciano al suono di quella musica fatta dal liuto, il flauto i tamburi e il rombo, con il sottofondo del violino. La vedevo felice, nuda, danzare con le altre sorelle, con la corona di fiori in testa.
Non so cosa successe, all’improvviso non ce la faci più a tenere gli occhi aperti e mi addormentai su quella carrozzina.
Mi risvegliai al mattino dopo nella mia branda, nella mia camerata, con mia moglie vicino che mi guardava e sorrideva e una sorella vicino a lei poco distante. Ero ancora tutto intorpidito e intontito, ma riuscivo a muovermi, probabilmente l’effetto di quella sostanza nelle ore lentamente stava svanendo. Speravo fosse stato tutto un incubo quello a cui avevo assistito, ma invece era tutto vero. Lei aveva la tunica bianca che era nell’armadietto come le sorelle e ancora i fiori tra i capelli come le altre essendo diventata la loro Regina di Mezza Estate, di Midsommer… e loro la veneravano come una dea per quell’anno.
Mi tornò in mente tutto quello a cui impotente avevo assistito, il grande rito, la sua purificazione, il fare sesso con Michele o con il Dio Cornuto come lo chiamavano loro e la sua fecondazione. Ci guardammo in silenzio, lei sorrise e poi ritorno seria:
"Quello che è successo ieri e stanotte mi ha cambiata profondamente Edo… non sono più la stessa di prima.” Disse.
Io sempre realizzando e ricordando mormorai:
“Lo capisco amore… andiamocene via subito, ti hanno plagiata e drogata, e sotto l’effetto degli stupefacenti ti hanno fatta violentare e ingravidare da quel bastardo di Michele. Una volta a casa li denunceremo subito tutti alla polizia.
“Non sono stata violentata, lo voluto io e non è stato lui a fecondarmi, lui era solo una trasposizione del Dio Cornuto.” Pronunciò mia moglie.
“Che trasposizione? Chi credi sia stato a fare sesso con te? Davvero credi sia stato il Dio Cornuto?” Dichiarai io.
“Sì!” Rispose Simona: “Tramite la trasposizione, lui, Michele, in quel momento era il Dio Cornuto.” Pronunciò.
“Ma sei scema Simo…?” Esclamai guardandola: “La prima cosa che facciamo quando arriviamo a casa, vai subito in una clinica o ospedale ad abortire… e poi andiamo alla polizia a denunciarli, tutti!” Affermai.
Ma lei con mia sorpresa scosse il capo: “No, non voglio!”
“Cosa non vuoi?” Domandai tirandomi su con il tronco dal materasso.
Fece una pausa di silenzio poi mormorò:
“Io voglio tenerlo questo figlio, è dentro di me. Non so se mi hanno plagiata o drogata, so che ero cosciente e l’ho voluto... e non voglio andare alla polizia.”
“Come vuoi tenerlo? Sei pazza? Non dirlo nemmeno per scherzo. Non è il mio Simona!... Non è mio figlio, ma di quel bastardo che se lo prendo…E poi sei sempre stata contraria ad avere figli ora… “Aggiungendo:” Tu non eri in grado di capire e neanche qui adesso … a casa vedrai la penserai diversamente!”
“Ma io non vengo a casa, resto qui!” Ribadì gelandomi il sangue in quel caldo.
“Come resti qui? Che cazzo dici Simona…?” Esclamai.
“Sì Edo… questa è ormai la mia famiglia, qui sono felice e ho una vita dentro di me che cresce e non abortirò mai… Ieri sera ho provato sensazioni meravigliose, mi sento donna, madre… sono stata bene, e ho goduto… Mi sono sentita in famiglia, amata…Ed è stato meraviglioso perché l'ho voluto.”
A quelle parole il sangue nelle vene mi si è ghiacciato di più...” Ma come puoi dirmi queste parole, sono tuo marito Simona… Tu sei pazza, sei plagiata… appena possiamo andiamo via di qui, li denunceremo...” Ripetei.
“No… Io non vengo resto qui!” Ribadì lei.
“Ma sei mia moglieee? Lo capisci o nooo?” Urlai. E fu in quel momento che mi disse:
” Io non sono più tua moglie, non mi considero più sposata con te, ma libera… la Madre mi ha congiunta a Michele, sarò la sua seconda moglie…E il mio nome non è più Simona, ma Aurora, come mi ha iniziata la Madre, perciò per favore chiamami anche tu Aurora.”
La guardai in silenzio e vidi che era seria e convinta di quel che diceva ed esclamai:
“È tutta colpa di quella vecchia puttana, quella vecchia strega che ti ha plagiato, ed è anche lesbica, ti ha baciata in bocca con la lingua l’ho vista…”
Lei scrollò le spalle dicendo: “Quello della Madre è stato un bacio d’amore, perché mi vuole bene, mi ama. Ho parlato con lei, se vuoi puoi restare anche tu qui al villaggio, ma dovrai accettare le regole.”
“Le regole? Cioè che regole?”
“Che io sono solo mia e di tutta la famiglia e non tua. E sono una moglie di Michele.”
“Ma tu sei pazza Simona, non ti rendi conto di quello che dici. Sei mia moglie... capsici? Te ne rendi conto delle cazzate che stai dicendo? Ti vuoi mettere con quello là, Michele che ti faceva ribrezzo e ora ti piace perché ti ha fatto godere?” Affermai perfido e geloso poi rendendomi conto che in quel modo, litigando non ottenevo nulla cambiai approccio: “Guarda Simona, amore mio, anche se ti ho vista che partecipavi a quell’amplesso ti perdono, eri sotto l’effetto di droghe., non eri tu.” Ma lei scuotendo il capo dichiarò:
“Voglio essere solo mia e di chi voglio io Edo… di lui, di un altro o di un'altra… e fammi finire di parlare per favore... “Disse accorgendosi che la stavo interrompendo: “Se accetti le regole potrai restare, ma non mi devi più considerare tua moglie… Non avrai più diritti su di me, l’unica che li avrà sarà la Madre… e Michele.”
“Ma che dici Simona…” Mormorai scuotendo il capo.
Ma lei proseguì: “Sì la Madre, sarà lei a guidarmi e Michele mio marito. Se accetti di restare dovrai essere iniziato anche tu, con un rito, diventare un fratello… e potrai trovare qualche sorella che ti piace, come quella Iris…” Disse sorridendomi.
“Ma tu sei pazza… si sei pazza… appena mi sento bene ce ne andiamo e se non vuoi venire ti porto via di peso, e sa già cosa voglio fare quando arriviamo a casa.”
Lei restò in silenzio poi pronunciò:
“Ti prego Edo... dimenticami, sono cambiata, io ora sono un’altra, non sono più la Simona che conoscevi, ora sono Aurora… non appartengo più a te e nemmeno a me stessa, appartengo alla madre, alla famiglia, alla comunità, loro mi aiutano e provvedono per me, e sono incinta…”
“Ma non dire cazzate, togliti questo straccio bianco che hai addosso, rimettiti le mutandine e il reggiseno e vestiti come una donna, come si deve, che appena mi sentirò meglio partiremo. E manda via questa stronza che ti è sempre attaccata al culo… Vai via! Via!” Gridai battendo la mano sul letto spaventando la sorella che le era vicino: “Sparisci, non farti più vedere con mia moglie né te e nessun’altra, se vi vedo vi mando via a calci in culo…” Esclamai e strillando la mandai via.
Ma lei restò ferma vicino a mia moglie. Notai che mi guardava con odio, fu mia moglie a dirle di allontanarsi, conoscendomi sapeva che se riuscivo ad alzarmi l’avrei presa a calci in culo davvero.
“Calmati!” Mi disse preoccupata Simona assecondandomi vedendomi alterato:” Non essere violento e aggressivo, ora riposati ancora, domani andiamo via.”
“No! Io dormo ancora qualche ora che mi rimetto in sesto e quando mi sveglio andiamo via, anche a piedi!” Precisai.
“Va bene… va bene, ma calmati, riposa un po'…” Mi esortò.
“Sì, ma tu togliti sta tonaca da monaca che non te la posso vedere addosso.”
“Va bene!” Ripeté “La toglierò e mi vestirò come vuoi tu. Ora riposati, dormi un po'… ci vediamo tra qualche ora. “Misi di nuovo la testa sul cuscino e lentamente mi addormentai.
Non so quanto dormii sotto l’effetto di quelle sostanze, ma tanto, mi svegliai che era il mattino successivo assetato e indolenzito, e mia moglie non c’era vicino a me.
Mi alzai a fatica, barcollando e la cercai nell’altra camerata, la sua, ma non c’era, il suo armadietto e comodino erano vuoti, non c’era più niente delle sue cose e il letto era disfatto con il materasso arrotolato sopra e il cuscino senza federa, segno che non era più suo. Mi vestii in fretta e incazzato barcollando andai nell’ufficio della madre, entrai furioso sbattendo la porta… “Dov’è mia moglie?!” Gridai…” Dov’èèè!!!”
Le sorelle mi guardarono intimorite: “Non c’è!” Risposero.
“Dov’èèèè??!... Voglio sapere dov’è mia moglieeee!” Urlai, Aggiungendo: “E se prendo quella strega, quella puttana della Madre l’ammazzo. Voglio parlare con lei, me l'ha rovinata… ha plagiato mia moglie, la mia Simona, l’ammazzo se la prendo!” Esclamai… e tirai un calcio alla sedia rompendola e sbattendola in un angolo.
Le sorelle spaventate corsero fuori e poco dopo arrivarono due tre fratelli, mi avventai contro di loro al grido:” Vogliooo mia moglieee!... Dov’èèè!!! Dov’è mia moglieee? La rivogliooo! Ci avete drogato bastardi, ma vi denuncerò tutti, vi manderò in galera.” Esclamai.
“Dopo una breve colluttazione mi immobilizzarono e tennero fermo, anche perché ero ancora debole e intontito. Dall’agitazione mi sentii male, mancare e subito una sorella anziana mi portò un bicchiere dicendo:” Beva… e stia tranquillo, questa è menta e non c’è nient’altro dentro.” Avevo sete, non mi sentivo bene e mi fidai e subito mi parve menta, mi dissetò dal caldo e mi fece stare meglio.
“Ora i due fratelli l’accompagneranno dalla Madre che è nel salone della casa centrale, così parlerà direttamente con lei di sua moglie…” Disse riprendendo il bicchiere vuoto.
“Non c’è niente da parlare!... Rivoglio mia moglie e basta…!” Dissi io uscendo agitato in mezzo ai due fratelli.
Giunto nel salone, vidi la Madre con mia moglie.
“Simona!” Gridai, iniziando a biascicare le parole, cercando di avvicinarmi a lei che restava poco dietro la Madre. “Vieni qui! Andiamo via!”
Ma lei non rispondeva.
“Vieni andiamocene! Torniamo a casa.” Dissi.
Per lei rispose la Madre: “Lei oramai non gli appartiene più signor Edoardo, non è più sua moglie, appartiene a noi alla nostra congregazione, e come ha visto è incinta del Dio Cornuto e tra nove mesi partorirà suo figlio, nostro figlio e poi avrà altri figli. Diglielo tu Aurora…” La esortò la madre voltandosi verso lei. E lei confermò: “Sì Edo, te l’ho detto, oramai appartengo a lei, alla Madre.” Mormorò.
“Tuttavia.” Disse la Madre, mentre io iniziavo a sentirmi mancare: “Anche tu continuerai a vivere qui con noi…”
L’ascoltavo ma non appieno, iniziava a girarmi la testa e subito pensai alla menta e a quella puttana della sorella che certamente mi aveva mentito, perché iniziai a sentirmi paralizzare e anestetizzare il corpo. E farfugliando la minacciai:” La denuncerò, vi denuncerò tutti, vi farò chiudere questo posto covo della vostra setta, parlerò con il giudice… vi farò arrestare…” Biascicai. Ma lei non sembrava darmi peso e continuò a parlare e intanto che lei proferiva un’ancella porto un vassoio con una grande forbice…
“…Vivrai qui con noi, ma non parlerai con il giudice o la polizia, con nessuno di quello che hai visto e vissuto… sarai sempre sotto la nostra osservazione. “
E avvicinandosi a me, guardandomi fisso negli occhi, che ormai ero quasi insensibile, mi disse: “Apri la bocca e tira fuori la lingua…” Infilandomi un dito tra le labbra e i denti. E pur non volendo in quello stato di torpore sotto la forza del suo dito lo feci, l’aprii …
Lei prendendomi la lingua con le due dita della mano sinistra la tirò forte fuori dalla bocca, fin dove arrivava, prese con la mano destra le grandi forbice nel vassoio che le porgeva la sorella e senza che me ne rendesi conto e potessi impedirlo, fredda, portò le forbici sul mio viso e con un colpo secco mi tagliò la lingua, tenendola con due dita e gettando la parte tagliata nel vassoio. E mentre iniziavo a sanguinare e incredulo a gridare, i fratelli mi presero il braccio destro, lo tesero sopra il tavolo appoggiando su di esso la mano. E la madre con un’accetta ben affilata, passatole sempre dalla sorella, all’altezza del polso, diede un colpo secco, tagliando di netto la mano con un colpo secco e preciso, tranciando carne e osso radiale, gettando anche quella nel vassoio.
Non riuscivo a crederci, con freddezza mi aveva mutilato e sanguinate e terrorizzato mi misi a urlare dal dolore. A quel punto uno dei fratelli con la lunga mazza a martello spaccapietre mi diede un colpo con forza sul ginocchio che me lo ruppe e mi fece cadere. In quel momento credetti che mi volessero ammazzare e dal dolore svenni.
Quando mi risvegliai ero nella mia branda, erano passati parecchi giorni, avevo il braccio fasciato sul moncone destro, ormai senza mano e la lingua che mi doleva, ma non sanguinava più. Vicino a me c’era una sorella che mi controllava e faceva da infermiera, cercai di parlare con lei ma non ci riuscivo mi mancava la lingua e emettevo solo suoni gutturali. Mi disse di stare calmo, che avevo anche la gamba fratturata e non dovevo muovermi se volevo guarire.
Mi sdraiai e posai la testa sul cuscino, e restai lì. Era un incubo, ero diventato un invalido.
Poco dopo vidi arrivare mia moglie sorridente e come se niente fosse darmi un bacio in fronte.
“Va tutto bene…” Disse: “…tra qualche settimana guarirai e ti rimetterai in piedi.”
Era terribile non riuscivo più a parlare e a scrivere e forse a correre e camminare come prima.
Restai a letto quasi due mesi e poi aiutato dalla sorella anziana, infermiera mi alzai, provai a camminare ma zoppicavo e mi faceva male la gamba, e per lenire il dolore mi davano da bere le loro droghe che mi facevano stare bene sì, ma mi fecero diventare dipendente da esse.
Mia moglie Simona o Aurora come la chiamavano loro, non viveva più con me nell’altra camerata, ma in una casetta di legno con Michele e Gianna, tutti e tre, ma veniva a trovarmi ogni giorno sempre sorridendomi, mettendomi in ordine i capelli e il vestito, e dicendomi di non parlare, finché la lingua non sarebbe guarita completamente. Ma io non parlavo più, non potevo farlo, emettevo solo suoni gutturali.
Un giorno mi misi a piangere emettendo suoni incomprensibili: “Su... su non fare così Edo, doveva succedere, poteva andarti peggio… Non hai voluto accettare la proposta della Madre. Io ti verrò a trovare ogni giorno… I tuoi li ho avvisati io che saremmo andati a lavorare all’estero, in Russia e vedrai che tra qualche mese quando non avranno più notizie di noi diventeremo una coppia scomparsa e ci cercheranno anche su Chi l’ha visto? “Disse ridendo divertita mentre mi pettinava. “Ma non ci troveranno mai, noi siamo altre persone ora, non siamo più Edoardo e Simona. Stai tranquillo Edo, non ci troveranno più e vivremo qui e nessuno saprà mai più niente di noi e di come sei ora tu.” Affermò.
Non accennò mai a quello che era successo.
Anche dopo alcuni mesi quando uscii dal dormitorio e mi ripresi, restai claudicante, le ossa si erano saldate male o lo avevano fatto volutamente e il ginocchio non lo piegavo più. Ero zoppo, monco da una mano e non parlavo più. Capii che non potevo più denunciarli e probabilmente con quella gamba e i dolori lancinanti che mi dava, nemmeno fuggire. E mi rassegnai e iniziai a vivere la con loro.
Al mattino quando mi sedevo fuori dal dormitorio o ero in mensa, Aurora si staccava da Michele, si avvicinava a me con il suo pancione, mi salutava sorridendo dandomi il buon giorno e mi baciava sulle guance raccomandandomi di coprirmi e di non prendere freddo visto che eravamo in inverno ormai. Di stare tranquillo e che era contenta che anch’io ero restato e avevo accettato le regole della Comunità e poi ritornava da lui. E se ne andava con Michele prendendosi per mano stringendogliela sorridendo e camminava mano nella mano con lui e con Gianna, lei con il pancione di gravida che aumentava sempre di più. Assurdamente era felice, ma per me era terribile ogni volta vedevo il suo ventre fecondato crescere,
Per il dolore continuavano a darmi da bere quegli intrugli che come dicevo mi diedero dipendenza psicologica e fisica, ma mi calmarono la sofferenza alla lingua e al moncone, ma soprattutto al ginocchio.
Un giorno venne a trovarmi la Madre, che mi informò che avrei vissuto con loro al villaggio, avrei lavorato come tuttofare e fatto parte della comunità, che sarei servito per i lavori umili, e che Aurora dovevo considerarla per sempre non più mia moglie ma una sorella del villaggio, una di loro sposata come seconda moglie a Michele. Comunicandomi che presto con il suo insegnamento sarebbe diventata una sacerdotessa della dea Madre. E mi minacciò che se avessi fatto qualcosa contro lei o la comunità, mi avrebbero ucciso e sacrificato.
Spaventato appena andata via la Madre, rassegnato uscii, guardai di fronte, vidi la mia ex moglie Simona con il pancione passeggiare felice e chiacchierare con le sorelle. Mi sedetti su una panca e restai a guardare.
Come dicevo ora mi sono rassegnato, vivo qui, mia moglie… forse farei meglio a dire la mia ex moglie, ha avuto un altro figlio praticando lo sharing, la condivisione carnale nel salone e non so da chi e non lo sa nemmeno lei, e come detto dalla madre altri ne farà.
Una volta ogni quindici giorni, alcune sorelle giovani compresa lei, vengono portate in città con il pulmino, dove praticano il meretricio sacro, si prostituiscono in un appartamento affittato dopo appuntamenti via internet e il ricavato lo danno alla congregazione. Anche Simona-Aurora si è prostituita per loro, e assurdamente felice lo pratica ancora.
Non ci facemmo più vedere e sentire nella nostra città, ci diedero per dispersi in Russia, ma prima che mia moglie non scrivesse più o telefonasse, lei per ordine della Madre rilevò tutto quello che avevamo in banca, soldi, bot, vendette la casa per procura e donò tutto alla congregazione. Questo lo poté fare perché avevamo tutto in comune, dove anche solo uno degli intestatari poteva disporre.
Vi domanderete come possa aver scritto questa storia? Pulendo gli uffici, alla notte, un’ora a notte, c’ho messo tre anni battendo sulla tastiera del computer un tasto alla volta con il dito indice della mano sinistra, quella del diavolo.
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