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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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STORIE IGNOBILI
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
LA MOGLIE RUMENA
NOTE:
“Cercando di sembrare ciò che non siamo, cessiamo di essere quel che siamo.”
Ernst Jùnger.
Buongiorno Immoralex, leggo spesso i suoi racconti, mi piacciono e li trovo molto erotici, soprattutto la serie “Storie Ignobili” e mi auspico che continui a scrivere.
Ho letto con interesse e passione, quasi immedesimandomi, la storia di:” Cercasi signora matura “, una storia simile alla mia, accaduta oltre un anno fa.
Quell’uomo, il marito della signora della storia, si lamenta perché ora la moglie è cambiata dopo essere stata di un altro per causa sua, al punto da uscire a ballare con l'amante anche contro la sua volontà.
Credo che tutto sommato sia stato fortunato in confronto a quello che è capitato a me e che ho
deciso di scrivergli sperando che lei lo trasformi in un racconto o in una lettera aperta.
Quello che dirò, può apparire assurdo, ma è tutto vero, perfino il colore degli abiti.
A volte le persone non sono mai come appaiono e spesso lo impariamo a nostre spese e quelle che si cerca di evitare perché considerate pericolose e senza scrupoli, si presentano sotto altre sembianze.
Ho messo più di un mese a scrivere la mia storia, eccitandomi e pentendomi di quello che ho
causato a mia moglie e a me stesso.
La mia è una storia particolare ormai irreversibile.
Come molti Italiani anch'io sono coniugato con una donna straniera, onesta e seria...una rumena.
LA MIA FAMIGLIA
Mi chiamo Giorgio, mi sono sposato molti anni fa con una bellissima ragazza Rumena, si chiamava Domnica, l'avevo
conosciuta molti anni prima in ospedale, dove io ero stato ricoverato per aver fatto un incidente in moto e lei lavorava lì come infermiera e anche se era giunta da pochi mesi da noi, parlava abbastanza bene l’Italiano.
Aveva 26 anni allora ed era molto bella e attraente e io ne avevo 27.
Era emigrata dal suo paese la Romania per lavoro, là aveva studiato e si era diplomata infermiera e qui svolgeva la sua professione in una cooperativa sanitaria che forniva infermieri a tempo determinato agli ospedali carenti di personale.
Era una ragazza seria e religiosa che dava poca confidenza a tutti, specie agli sconosciuti, al
contrario di molte altre sue connazionali che avevano una brutta nomina per via che si
prostituivano. Lei no! ...Era onesta, virtuosa e lavorava.
Ci piacemmo a prima vista e tra sorrisini e qualche parola carina entrammo in confidenza. Quando fui dimesso e uscii dall'ospedale la cercai ancora, provavo qualcosa per lei, una forte attrazione, un desiderio di vederla.
Ci incontrammo ancora e approfondimmo sempre di più la nostra amicizia, ci frequentammo e
diventammo intimi e dopo un fidanzamento di due anni, ci sposammo con rito religioso cattolico, con lei vestita in bianco.
Non era vergine, ma questo non mi importava, ne ero innamorato e lei mi disse che aveva avuto solo un ragazzo prima di me, nel suo paese d'origine e io le credevo. Dovetti combattere contro molti pregiudizi, anche dei miei famigliari, soprattutto mia madre e mia sorella che non erano d'accordo che sposassi una rumena:
” Sai che tipi sono queste donne dell’est ...e che lavoro fanno sulla strada le sue connazionali qui in Italia.” Mi ripeteva spesso mia madre.” Non che lo sia anche lei, ma non sai niente del suo passato, cosa faceva prima al suo paese. E poi lo vedi anche tu… basta che sanno che è rumena e l'associano subito alle prostitute. Con tutte le ragazze che ci sono qui in Italia a cui interessi e piaci... perché scegli lei? Non era meglio una italiana?” Ripeteva spesso, ma non ci fu nulla da fare, l'amavo e la
sposai anche contro il loro parere e i pregiudizi dei conoscenti e parenti che avevano un tipo di idea offensivo sulle ragazze dell’est.
Domnica era molto dolce e buona di carattere, un po' per indole e un po' perché straniera e smarrita nel nostro paese e si legò molto a me, adagiandosi psicologicamente al mio modo di pensare. In cinque anni avemmo due figli che ora hanno la femmina 14 anni e il maschio 16 anni.
Con il mio lavoro di assicuratore guadagnavo discretamente bene e appena fu incinta del primo figlio, la feci smettere di lavorare negli ospedali, facendola dedicare completamente alla famiglia, diventando con suo grande piacere una... casalinga.
Quando successe il fatto che sto narrandovi, poco più di un anno fa, era ormai una donna matura, completa, oltre che mamma era una moglie fedele, aveva 46 anni e il suo corpo esile, con le gravidanze e gli anni era cambiato, era diventato adulto, pieno, leggermente formoso, ma non meno bello e attraente di prima. Era diverso, più voluminoso e arrotondato, con il seno grosso e il sedere alto e pieno, e il ventre mostrava una leggera prominenza, una pancetta tipica da signora quarantenne, dovuta alla sua golosità e alle due gravidanze. Ma era sempre bella, affascinante e piacente, con i suoi capelli biondi e la sua pelle
pallida; e mi piaceva e l'amavo sempre come la prima volta. Si teneva molto nel vestire, era sempre elegante e in ordine, in qualsiasi modo vestisse.
Con il trascorrere del tempo e il vivere qui da noi in Italia aveva imparato la lingua perfettamente e non sembrava nemmeno più una rumena, si era italianizzata nell’essere, nell'apparire e nel pensare. Se non era per il nome e il cognome, chi non la conosceva non se ne accorgeva che era straniera, non solo, parlava bene l'italiano, ma dovendolo insegnare anche ai nostri figli lo scriveva abbastanza correttamente. Si era integrata perfettamente,
come se fosse una delle nostre donne e le piaceva che gli sconosciuti pensassero che fosse italiana. Non diceva mai di sua iniziativa che era rumena, ma lo faceva solo se le veniva chiesto.
Il nostro ménage coniugale come molti, con il tempo era diventato abitudinario e monotono e i
nostri amplessi erano diventati settimanali, e nel vederla desiderata e corteggiata da altri, fece
nascere in me come succede a molti uomini il desiderio di giocare con il pensiero su di lei, provando a immaginarla con un altro uomo e questo mi eccitava di più nei nostri rapporti sessuali completi. Ma a lei non lo dicevo, godevo di queste finzioni mentali in silenzio, finché quella fantasia divenne desiderio...reale.
Iniziai seriamente a pensare di vederla accoppiarsi sessualmente con un altro uomo che non ero io, ma ci vollero alcuni anni per realizzare il mio desiderio. Era diventato il mio sogno proibito.
Immaginavo sempre mia moglie in una situazione sessuale con un altro uomo che la chiavasse e io che la osservavo accarezzandola mentre lui lo faceva. Ma soltanto l'idea di confessarglielo a mia moglie mi sembrava inconcepibile, mi paralizzava la mente per una sua possibile reazione negativa.
Per molto tempo ho vissuto il mio desiderio soltanto con l’immaginazione, arrivando anche a
masturbarmi facendo quei pensieri, ma dentro di me sentivo sempre di più l'esigenza di realizzare concretamente quello che mi sembrava un sogno a cui non sapevo più rinunciare.
La immaginavo sempre nuda con qualcuno più o meno della nostra età, che la prendeva e chiavava in molte posizioni, con vigore, come non ero capace di fare io e che lei gli facesse dei pompini e si concedesse analmente s lui, cosa che nella nostra vita intima coniugale non accadeva. Mi piaceva inventare che lei con lui facesse tutto quello che gli chiedeva e non facevamo noi, senza regole morali, che la considerasse come la sua donna.
Ma erano solo fantasie.
Tempo dopo mi decisi e iniziai a prendere il discorso alla larga, dicendole che dovevamo trovare qualcosa di piccante che ravvivasse i nostri rapporti intimi. Lei non capiva a cosa io volessi alludere, allora iniziai a parlarle di fantasie.
Cercai di convincere mia moglie Domnica dicendole che le fantasie erotiche erano eccitanti e non c'era niente di male ad averle nella coppia visto che ci amavamo e che certamente sarebbe stato piacevole per tutte e due un po' di trasgressione mentale nel nostro rapporto sessuale.
Subito fu contraria, non le piaceva immaginare un altro uomo con lei, ma io insistetti finché dopo molto tempo iniziò questo gioco, più per accontentarmi che per desiderio reale di essere con un altro. E nella fantasia alla lunga, con gli occhi chiusi a pensare un altro al mio posto godendo con me, fu presa anche lei dalla situazione.
Certo la paura di fare qualcosa di irreparabile esisteva e la sentivo, come il timore di
compromettere il rapporto tra me e lei che era ottimo, ma ero convinto che il nostro amore quasi ventennale era più forte di tutto. Giocavo con la mente a immaginare chi sarebbe stato a prenderla, uno bello o brutto?
Uno grasso? Magro? Alto o basso? Pensavo a come e dove lo avrei cercato, ma mi assaliva anche il timore di trovare la persona sbagliata, qualcuno senza scrupoli. Ma l'idea di realizzare quel sogno segreto almeno per una volta era troppo grande ed eccitante, ed ero disposto a correre pure qualche rischio.
Con il tempo cercai di abituarla gradualmente all’idea, con fantasie in cui lei era sempre nuda
insieme ad un altro uomo, anch'egli tutto nudo che la possedeva nelle più svariate maniere e notavo con soddisfazione che in quei momenti quando la facevo immaginare, anche lei si eccitava e godeva all'idea.
Una sera d'estate non resistetti, Domnica era entrata in camera da letto tutta nuda dopo la doccia e come al solito avevo subito fantasticato di quanto sarebbe stato bello se quel suo corpo maturo e superbo, quel suo bel culo pieno, fosse stato accarezzato e posseduto da un altro uomo, lì davanti a me. Mi feci coraggio e glielo dissi:
" Sei davvero molto attraente Nica, hai un corpo seducente!” Esclamai usando il diminutivo con cui la chiamavo in modo intimo e veniva chiamata in famiglia dai miei genitori.
“Noi Rumene siamo più belle e attraenti delle donne italiane:” Rispose sorridendo con un pizzico d'orgoglio e civetteria slava...
È vero!” Risposi io:” Sei molto più bella di molte donne italiane e si prova piacere solo a
guardarti.” Sorrise ancora, era felice delle mie parole verso di lei.
"Vuoi dire che sono più bella e ti piaccio di più a guardarmi nuda o a pensarmi con un altro uomo?" Rispose maliziosa, sapendo che quello era il mio chiodo fisso e mi piaceva quando me lo diceva nei momenti di intimità, stando al gioco con me.
"Tutte e due.” Ribattei io felice della sua risposta.
"Certo che la tua è proprio un'idea fissa!" Esclamò sorridendo con aria sempre maliziosa.
“Cosa ti salta in mente di pensarmi con un altro uomo, non sei geloso?” Chiese quella sera.
“No! Perché è solo un gioco, una fantasia...” Risposi io:” … e anche se diventasse realtà, ti amerei sempre.”
“Ohhh!!! Addirittura vorresti che lo facessi nella realtà e non solo nella fantasia? ...Ma sei pazzo!! “Esclamò con un sorriso sorpreso che mostrava sul volto l'immagine della lusinga e dello stupore per quella mia comunicazione.
Era la prima volta che Nica si mostrava così aperta a quel tipo di dialogo. Dovevo approfittare
del momento.
"Lo sai che ci sono mariti che fanno proprio questo! Giocano con la moglie ad avere rapporti
sessuali con un altro mentre loro li guardano." La informai.
"Vuoi dire uomini che lasciano andare sessualmente la moglie con un altro? Coppie come noi?" Mi chiese curiosa.
"Sì" Aggiunsi io. "Basta andare su internet, collegarsi a determinati siti e scegliere il maschio che più le aggrada. Ma quelli che lo fanno devono essere convinti, è una decisione delicata da prendere, ma non impossibile." Risposi aggiungendo “Basta che la coppia sia affiatata, pronta e decisa a trasgredire, a giocare.” E approfittando del momento e di lei che ascoltava silenziosa, mi feci ancor più coraggioso e continuai: "Possiamo provare anche noi a cercare qualcuno, per gioco naturalmente, senza nessun impegno e obbligo.” Pronunciai sfruttando quel dialogo.
“Sei pazzo!!... Ma dici davvero?... Realmente vorresti che andassi con un altro?” Chiese meravigliata e sbalordita di quella mia richiesta.
“Solo provare!... Per Gioco!” Risposi io.
“No Giorgio!... Questo no! Lo sai che non faccio queste cose, sono contro i miei principi, non sono quel tipo di donna che dici tu io. Finché lo facciamo con la fantasia va bene, non nego che piace anche a me, ma conoscere qualcuno davvero e andarci assieme...no!” Rispose contrariata e quasi offesa.
“Ma è solo un gioco Nica...dai! “Continuai io lasciandomi fuggire senza volerlo ... “Vediamo cosa
succede e poi non sono stato io il tuo unico uomo, ne hai già avuto uno prima di me.”
“Cosa vuoi dire con questo?” Rispose seria e irritata, risentita da quella esclamazione.
” Io ho avuto solo un ragazzo prima di conoscere te. Non sono stata una libertina e praticamente sei stato tu il mio primo e unico amore e uomo.” Precisò.
Mi scusai subito: “Perdonami amore! Non volevo offenderti né mancarti di rispetto, era solo un modo di dire. Lo so che praticamente sono stato io il tuo unico uomo. Io intendevo solo dire che avendo già avuto rapporti sessuali con un altro, dovrebbe essere più facile provare questa trasgressione. Non volevo certo mancarti di rispetto o offenderti, sei mia moglie, la madre dei miei figli e ti adoro! Per me è' solo un gioco, una trasgressione, lo fanno migliaia di coppie che vivono insieme e si amano, giovani e mature. Quello che intendevo dire con la mia frase era che possiamo provare anche noi a contattare qualcuno! Magari soltanto a contattare e poi vedere...”
Mi ero cacciato avanti, forse troppo e anche se avevo sbagliato a dire quella frase sul suo primo ragazzo, dovevo approfittare dell'occasione e proseguire nell'argomento e insistetti dopo essermi scusato, mentre lei si sdraiava nuda a letto vicino a me.
“Ma noi non possiamo fare queste cose Giorgio, abbiamo dei figli è contro i nostri principi, la nostra morale.” Precisò quasi a giustificarsi per il suo diniego.
“Cosa c'entra!” Risposi io:” Sai quante coppie che hanno i figli grandi e piccoli lo fanno? I figli
non lo sapranno mai di certo, ci si incontra a loro insaputa.”
Resto in silenzio, sotto la luce tenue dell’abatjour per molti secondi.
“E dove dovrebbe avvenire?” Chiese a bassa voce, precisando subito:” È solo per curiosità, non per farlo!”
“Dove lo decideremo noi se vuoi, ci sono alcuni che hanno l’alloggio, altri si incontrano in
macchina o in albergo.”
“E qual è il meno rischioso?” Mi chiese ancora presa da quella curiosità morbosa.
“In un alloggio! Non si danno documenti ed è tutto più riservato.” Risposi deciso.
Era turbata e indecisa, sapevo che se avrei insistito avrei rotto quella sua corazza di moralismo.
“Ma tu come fai a sapere tutte queste cose?” Domandò sospettosa.
“Stai tranquilla, non ti ho mai tradita in vita mia io. Tu sì che sei stata la mia prima donna e che io ho avuto solo te. Quello che so, l’ho letto su internet in siti specializzati, mi sono fatto una cultura in materia.” Dissi ridendo.
Sorrise anche lei dicendomi:” Sei proprio matto! Come ti fanno a piacere queste cose…?”
“Più che altro vorrei provare!” Risposi: “Vedere com’è, non è detto che lo devi fare…”
Ci fu ancora una lunga pausa di silenzio, rotto ancora dalla sua voce:
"Ma tu sei proprio sicuro di voler provare questa esperienza?" Domandò ancora.
"Sì....credo proprio di sì" Risposi determinato: “Io sono pronto mentalmente che se anche succede qualcosa, non cambia niente tra di noi. È tanto che ci penso e non peserà nel nostro
rapporto coniugale se lo faremo una volta e con spirito di esperienza costruttiva e complicità. Intanto iniziamo! Cerchiamo la persona giusta su internet. Prima di tutto deve piacere a te e poi si vedrà se fare qualcosa o no. Se non ti va, non farai niente, vediamo fino dove arriviamo nel nostro trasgredire.”
La tirai improvvisamente a me, la strinsi forte e la baciai con passione accarezzandola sulle mammelle e il collo e facemmo l'amore tutte e due eccitati al massimo da quel discorso, e mentre la penetravo con libidine e desiderio, le sussurravo:” Pensa se ora al mio posto ci fosse un altro a chiavarti e io sarei lì seduto a guardarti. Le mie mani, le labbra e il mio cazzo pensa che siano i suoi…” A quei sussurri la sentivo lasciarsi andare e godere di più a occhi chiusi. Fu un rapporto sessuale meraviglioso, di sesso e amore.
Dovetti convincerla ancora, prima che accettasse completamente che lo cercassimo, con la condizione che in qualsiasi momento lei si sarebbe potuta tirare indietro.
Passarono altre settimane, ma oramai era diventata da dubbiosa a possibilista, fino ad accettare ma per gioco e senza fare nulla che lei non avrebbe voluto.
“Lo faccio solo per accontentarti!” Diceva.
Ma a me non importava per quale motivo lo facesse, ma solo che lo facesse.
Iniziai con il suo consenso le prime ricerche su internet, andai sui siti specializzati di annunci
erotici, scambio di coppia e singoli, ed ebbi i primi contatti con uomini.
Più che altro all'inizio quella ricerca serviva per creare e gustare una situazione eccitante per tutte e due, che i contatti con possibili partner producevano.
Alla sera quando i ragazzi erano a letto, in camera nostra accendevo il portatile e su mio invito
veniva anche lei a visionare e seppur controvoglia osservava con me tra gli annunci sessuali di
uomini che potevano interessarci. Quello era già un trasgredire per noi e ci fermavamo ad
assaporare la semplice eccitazione mentale del guardare. Così andammo avanti per altri alcuni mesi. Lei partecipava passiva, lo faceva soprattutto per accontentare me. Non credeva che sarei andato davvero fino in fondo e nemmeno io lo pensavo pur desiderandolo. Ma al termine della ricerca ne rimaneva sempre turbata ed eccitata.
Senza volerlo e rendermene conto, la stavo introducendo in quel mondo porno, per lei così lontano e estraneo.
Nel leggere gli annunci e guardare le foto allegate, Domnica non poté fare a meno di esclamare:” Quanta gente viziosa che c'è!”
“Viziosa?” Dissi io.
“Si!” Mi rispose:” Immorale!” Aggiunse completando infastidita la frase.
Sorrisi dentro di me, anche noi in un certo senso stavamo diventando come quelle coppie che
biasimava, ma non dissi nulla, ora che partecipava non era il caso di filosofare sulle parole e le scelte.
Una sera tardi leggendo alcuni annunci notammo la foto di un uomo nudo, ben dotato, molto più di me, sulla quarantina, con il suo messaggio a fianco alla foto e visto che in quel momento la disponibilità di mia moglie, anche se non la mostrava, dopo quei mesi di visioni e ricerca erotica era massima, capii che probabilmente mi trovavo di fronte al momento tanto atteso.
Fui sorpreso piacevolmente, perché fu lei a notarlo e vedendo che fissava la sua foto le chiesi:” Ti piace quest'uomo?”
"Ma non so!... Sembra un bell’uomo! ...Quanti anni ha? ..." Chiese
“Quaranta.” Risposi segnando con la freccetta del mouse l'età.
“E' più giovane di me!” Esclamò sorridendo.
“Si di qualche anno, ma l'età in questi giochi non conta, centrano le capacità.”
Mia moglie naturalmente non aveva potuto non notare che era anche ben dotato sessualmente, come del resto descriveva con orgoglio quell'uomo nel suo annuncio mostrandosi nella foto.
“Bel singolo quarantenne, dotato, serio, discreto e pulito, conoscerebbe coppie o signore mature, annoiate dalla routine quotidiana e desiderose di svago, attenzione e piacere. Con lei messa sempre piacevolmente al centro dell'attenzione... nel massimo rispetto e discrezione. Posso ospitare o viaggiare. Astenersi coppie rozze e volgari perché io non lo sono. Un bacio a lei e a presto...”
Salvai il suo indirizzo email, ma ci pensammo ancora alcuni giorni prima di decidere di contattarlo, ero timoroso anch'io.
“Facciamo con calma! Per noi è un gioco.” Dissi a Domnica:” Riflettiamoci bene e valutiamo
tutto, quando decideremo di contattarlo prenderemo le nostre precauzioni, intanto prendiamolo in considerazione.”
Mi sentivo un esperto solo perché avevo letto qualcosa su alcuni siti.
Lei lasciava fare tutto a me, si fidava, era convinta che non saremmo mai giunti in fondo e in verità lo pensavo anch'io.
” Quando lo contatteremo gli manderemo una email in cui gli chiederemo alcune informazioni che ci interessano e se è disponibile prima ad un incontro conoscitivo senza alcun tipo di rapporto, senza impegno.” Le dissi
Lei turbata ma eccitata, seppur dubbiosa seguì il mio ragionamento e annuì con il capo dandomi il consenso a proseguire.
” Da come scrive sembra una persona seria e a modo, vedremo!” Esclamai.
Mi sentivo eccitato ad organizzare tutto, a coinvolgere Domnica, la sua purezza e moralità con le voglie di quell'uomo.
Dopo alcune settimane e aver parlato varie volte tra di noi, specie nei momenti di intimità, vinsi le sue titubanze e d’accordo con Nica decidemmo di scrivergli, era la prima volta che facevamo una cosa del genere, eravamo timorosi e ansiosi ed era già una trasgressione per noi farlo, ci eccitava.
Rispose con gentilezza ed educazione parlandoci di sé e chiedendo informazioni su di noi,
soprattutto su mia moglie. Senza che gli fosse richiesto mandò altre foto di lui nudo, vestito e in primo piano, dove mostrava oltre la sua dote sessuale e il suo fisico magro anche alcuni tatuaggi.
Era un tipo d'uomo piacente, abbronzato e dotato, era meridionale e si chiamava Vincenzo.
Nonostante le sue richieste fummo molto generici e vaghi a parlare di noi. La sua richiesta di vedere foto di mia moglie anche vestita con il volto coperto non fu mai esaudita, le concedemmo una descrizione sommaria:
“Caro Vincenzo, mia moglie è alta, bionda, leggermente formosa, di carnagione e occhi chiari, molto attraente, timida, educata e pulita”.
Approfondimmo la conoscenza tramite posta elettronica e il suo modo di scrivere tranquillizzante, educato e rispettoso ci rassicurò. Dopo qualche settimana e molte email e dopo aver convinto Domnica che si trattava solo di vederci, incontrarci con lui e bere qualcosa in un bar e nulla più, d’accordo, acconsentimmo a una delle sue tante richieste d’incontro, solo per una breve chiacchierata.
Lui accettò volentieri questo incontro preliminare e dopo aver concordato il giorno, l’ora e il
luogo, ci demmo appuntamento. Domnica fu indecisa fino all’ultimo, era timorosa e titubante, le parlai ancora:” È solo un incontro, ci vediamo di persona e basta.” Le dissi:” Non facciamo niente, ci presentiamo e basta!”
Alla fine anche lei attratta dalla curiosità e dalla trasgressione accettò. Precisando nuovamente: “Lo faccio per te! Perché se fosse per me non verrei.”
Seppur infastidito da quelle parole non risposi, non volevo alimentare polemiche inutili, aveva accettato di incontrarci e quello mi bastava.
Come precauzione alle paure di essere visti da qualcuno che ci conoscesse, niente bar, lo incontrammo una sera alle 20,00, all'ora di cena, solo per alcuni minuti in auto, in un grande parcheggio isolato della periferia. Lasciammo i ragazzi da soli a cenare con la pizza, dicendo che avevo un appuntamento di lavoro e mamma mi accompagnava.
Nica indossava un abito nero, che secondo lei la rendeva più slanciata e seducente e un trucco
sobrio da signora, evidenziato agli occhi e alle labbra che la rendeva molto attraente e piacente.
Inconsciamente le piaceva mostrarsi a quell’uomo, essere bella e desiderosa per lui e io valutavo tutto questo un buon segno per proseguire.
Quando arrivammo, lui era già là, stava aspettando fuori dalla sua auto appoggiato al cofano
Fumando una sigaretta.
Mia moglie seduta al mio fianco era seminascosta dalla penombra dell’auto, agitata e impaurita, mi guardò tesa e ansiosa vedendolo e mi chiese:
"E' lui?”
“Penso di sì.” Risposi osservandolo." Stai calma Nica! Ci dobbiamo solo parlare un po’, non dobbiamo fare niente." Le sussurrai cercando di tranquillizzarla vedendola agitata e forse pentita di essere lì.
Ci fermammo a pochi metri da lui e io scesi dall'auto e mi avvicinai.” Vincenzo?” Chiesi con il
batticuore.
“Si! Sono io!” Rispose allungando la mano verso me per salutarmi.
“Piacere, sono Giorgio!” Risposi e ci stringemmo la mano iniziando a parlare prima del tempo e della serata dandoci del tu, mentre Domnica ci osservava in auto da dietro al parabrezza.
Le feci subito presentono le mie preoccupazioni e quelle di mia moglie e lui fu molto rasserenante.
“State tranquilli!” Disse:” Sono una persona seria e riservata e ho già avuto molti incontri con delle coppie e farò solo quello che vorrete voi.”
“Devi scusare la nostra diffidenza.” Ripetei io.” Ma è la prima volta e abbiamo paura. Non si sa
mai chi si incontra in questi casi!”
“Non preoccuparti, non siamo obbligati a fare niente, se va tutto bene e faremo amicizia potremmo giocare e vedrai che saremo più sciolti.” Precisò lui, rassicurandomi ancora di più.
Mi dava fiducia il suo modo di fare educato e gentile, ed ero eccitato che lui fosse lì a pochi metri da lei.
“Ma non me la fai vedere la tua bella signora?” Chiese all'improvviso sorridendo guardando verso la mia auto.
Ero già eccitato da quell’incontro, dall'essere vicino all'uomo che potenzialmente poteva chiavare mia moglie.
Feci un cenno a Domnica di venire, ma lei non si mosse.
Allora mi avvicinai al finestrino e la invitai:” Scendi pure! Ci siamo conosciuti, mi sembra una
persona a posto che possiamo fidarci, ora ti vuole solo vederti e conoscerti.”
“No! Non riesco Giorgio! Sono imbarazzata ... sono a disagio, ho il cuore che mi batte fortissimo e tremo tutta al pensiero di incontrarlo. Mi vergogno da morire. Andiamo via ti prego, torniamo a casa!” Invocò con voce tremula.
“Non fare la stupida! “Esclamai.” È una persona seria che vuole solo conoscerti. Oramai siamo qui e non mandare tutto a monte. Dai! Scendi!” Ripetei deciso.
Lei tentennante aprì la portiera e scese dall’auto, girò attorno ad essa e si avvicinò imbarazzata a noi e glielo presentai:” Lui è Vincenzo!” Dissi:” E lei mia moglie Nica.” L'annunciai usando il suo diminutivo.
Si strinsero la mano in segno di cordialità ed educazione e lui improvvisamente la tirò a sé
baciandola su una guancia, con lei che diventò rossa in viso, turbata e sconcertata di trovarsi in quella situazione assurda. E dandole del tu e facendole i complimenti per la sua bellezza ed eleganza Vincenzo allungò la mano dentro il finestrino della sua auto e prese un mazzo di fiori, rose rosse e glielo porse:” Per te, per la tua bellezza!” Ripeté.
Domnica come me fu sorpresa e imbarazzata da quell'offerta, farfugliò qualcosa:” Sono molto
belle! Sono rose rosse ... Grazie! ...Non doveva!” Rispose dandogli del lei.
“Un piccolo pensiero a una bella donna, significano passione!” Rispose lui sorridendo.
“Diamoci pure del tu:” La esortò con decisione. E mentre parlavano tra loro dei fiori e del loro
significato, io guardavo mia moglie e quell'uomo e mi sentivo eccitato e contento, pensavo che
fosse la persona giusta per chiavare mia moglie e che finalmente l'avevamo trovata.
Camminammo un po’ per il piazzale e passeggiammo insieme tra le auto in sosta, con mia moglie in mezzo a noi. Lui la divorava con gli occhi, segno che le piaceva, mentre lei imbarazzata cercava di sfuggire al suo sguardo non incrociandolo.
” Se non ti offendi Giorgio, devo dire che tua moglie è proprio una bella donna, molto più bella di come immaginavo.” Asserì improvvisamente.
“No! Non mi offendo!” Risposi sorridendo imbarazzando di più mia moglie stretta fra di noi.
Poi, dopo pochi minuti e aver chiacchierato un po', lei tornò in auto dicendo che aveva freddo.
È fuggita!" Esclamò ridendo Vincenzo.
“No! È solo timida.” Risposi io:” E poi è la prima volta che abbiamo un incontro simile.”
“Ah bè!... La capisco! Comunque spero di avervi fatto buona impressione, voi a me piacete come persone, soprattutto tua moglie, se volete il mio cellulare ...” Non gli lasciai finire la frase che risposi: “No! Ora no! Me lo manderai per email.”
“D’accordo!” Esclamò.” Comunque stagli dietro perché si capisce che fa quello che tu le chiedi.” Sorrisi di quella sua valutazione, era vera.
Ci salutammo, raggiunsi l'auto anch'io e partimmo. Domnica con il suo mazzo di rose sulle gambe. Dopo alcuni minuti di silenzio durante il viaggio la guardai per sapere.
“Allora che impressione ti ha fatto? Ti è piaciuto Vincenzo?” Chiesi.
"Si! È un tipo, non è una bellezza ma è educato e gentile. Ma io mi vergogno, non riuscirò mai ad andare oltre ...l’ho fatto per te!" Precisò.
“La solita solfa!” Pensai.” L’ho fatto per te! L’ho fatto per te! ...” Mi dava fastidio quell'esclamazione.
"Ma ti piace?" Domandai.
Sapevo che lo aveva già visto nudo nella foto e che gli era piaciuto, ma glielo richiesi.
“Si! È un tipo te l’ho detto, ma non so se riuscirò a fare quello che vuoi tu.” Ripeté ancora.
Non risposi e continuai a guidare per ritornare a casa. Interruppi solo per dirle delle rose.
È stato gentile però!”
“Si è stato un bel gesto che non lascia indifferenti, segno che è un tipo dolce e romantico.” Rispose.
Per un pò non parlammo. L'imbarazzo anche per quel semplice incontro era molto evidente per tutte e due e prevaleva su tutto il resto.
Tornati a casa lei da buona madre si dedicò ai ragazzi quando rincasarono, come se niente fosse.
Ma appena andarono nella loro stanza ruppi il silenzio:
"Mi è piaciuto guardarvi insieme, tu e lui stavate bene vicini." Le dissi.
“Non parlare di queste cose quando ci sono i ragazzi!” Mi esortò...
“Stai tranquilla che sono di là nella loro camera che si divertono e poi non capirebbero nemmeno se ci sentissero parlare.” Precisai ripetendo:” Stavate bene e tu eri bellissima, non ti toglieva lo sguardo d'addosso!”
Si schernì piacevolmente:” Ma se è più giovane di me di sei anni.” Ribatté.
“Questo non vuol dire niente, a lui piacciono le signore mature e non le ragazzine.” Puntualizzai. E tutto finì lì, con una sua smorfia sulle labbra che sembrava un sorriso compiaciuto.
“Ma non mi sento di incontrarlo ancora!” Ripeté dubbiosa.
Da quella sera passò ancora una settimana di corrispondenza, dove io lo informai sui miei pensieri e le fantasie su di lei e dietro mia insistenza Domnica, accettò di incontrarlo di nuovo.
Il secondo incontro avvenne un pomeriggio, questa volta in un bar trafficato di gente in un centro commerciale. Dopo esserci incontrati e salutati nuovamente ci sedemmo al tavolino e prendemmo da bere. Quella volta ci vedemmo bene in faccia e anche se mia moglie aveva gli occhiali da sole per nascondersi il viso, si intuiva che aveva un bel volto.
Mentre eravamo lì, diedi corso a un suo consiglio che mi aveva dato precedentemente per email e che mi eccitò molto metterlo in pratica. Mi alzai all'improvviso dicendo.
“Scusatemi un attimo, devo andare urgentemente in bagno. Torno subito. Aspettami amore!”
E mi allontanai lasciandoli soli, facendomi indicare dal cameriere dov'era la toilette.
La lasciai sola con lui, con il suo possibile chiavatore, rossa in viso e imbarazzata, spiandola
nascosto dalla gente mentre mi dava le spalle.
Era impicciata e a disagio, ma vedevo che lui le parlava e lei rispondeva, non capivo cosa
dicessero, so solo che un certo momento la vidi ridere. Tornai dopo dieci minuti facendo finta di nulla.
“Scusatemi ma non c'è la facevo più!” Dissi sorridendo.
“Figurati! “Rispose Vincenzo:” Queste cose sono improvvise e non si possono trattenere. Ma io e tua moglie abbiamo fatto un po' di conoscenza...”
“Ah bene! “Aggiunsi io.
Chiacchierammo ancora un poco e finimmo le bevande e poi ci salutammo nuovamente con una stretta di mano, mentre a lei diede nuovamente un bacino sulla guancia a suggellare questa nuova amicizia e conoscenza.
Mentre tornavamo a casa la informai:” Quando siamo andati alla cassa a pagare, mi ha detto che aspetta una nostra risposta, vorrebbe un incontro con noi a casa sua.
“No! Questo no! Toglitelo dalla testa Giorgio. Sai che non mi va e non voglio! Figurati se vado a casa sua!” Esclamò.
“Ma abbiamo già fatto due incontri.” Risposi, come a giustificare quella richiesta.
" Hai ragione! E non possiamo continuare facendone altri. È meglio rinunciare a tutto." Rispose mia moglie Domnica.
“Ma perché rinunciare?” Domandai deluso della sua reazione:” Ti ha detto qualcosa di sconvenevole quando non c'ero io che eravate soli?... Non ti piace?”
“Ma no! ...Non è questo! Lui è gentile e anche simpatico. Te l’ho detto è un uomo attraente, mi piace come persona anche se non è bello, e non ha detto niente fuori posto quando non c'eri, è stato educato e mi ha rispettato. Mi ha raccontato anche una barzelletta. È che sono dubbiosa, insicura e non voglio.”
“Ma se lui ti piace, proviamo! Almeno una volta! Facciamo questa esperienza. Oramai sono settimane che ci scriviamo, in un certo senso lo conosciamo, è educato, gentile e rispettoso lo hai detto anche tu! Incontriamoci a casa sua e vediamo cosa succede, fino dove si arriva, se non va si smette. Siamo arrivati fino qui e ora bisogna decidere e dipende da te!" Insistetti, aggiungendo.” Per me lo farei subito.”
"Si! Lo so che se fosse per te tu me lo faresti avere subito un rapporto sessuale con lui." Rispose.
"E Allora?" Gli chiesi emozionato...” Dai proviamo una volta Nica.” Ripetei quasi implorandola.
Restò silenziosa poi esclamò:” Ma non so!... Non mi va! Mi fai fare qualcosa che non voglio, contro i miei principi e la mia morale, quello di tradirti!” Esclamò.
“E dai Nica! Solo una volta, è un gioco, non è un tradimento, per me non cambia niente, tu sarai sempre mia moglie, la donna che amo, della mia vita. Dai! Una volta sola e poi non lo facciamo più.” Ribadii.
Vedendo la mia insistenza restò in silenzio e poi esitante rispose:” Vedremo, fammici pensare, ne riparleremo.”
Mi dava una possibilità, ed ero felice. Poco dopo scrissi a Vicenzo dicendogli:” Sai, c’è d’aspettare ancora un po', Nica, mia moglie è titubante, indecisa, deve pensarci.”
È capricciosa la tua Nica …” Disse:” Certe donne sono fatte così, si credono di averla d’oro e solo loro… e te la fanno pendere dall’alto. Tu stalle dietro, insisti e vedrai che cede.”
Quella sera dopo cena, quando fummo soli e i ragazzi erano in camera loro, le chiesi:” Hai pensato? Hai deciso qualcosa?”.
Tirò un lungo sospiro dicendo:” Io sono contraria lo sai, se lo faccio è solo per te, perché ti amo e ci tieni molto a questa trasgressione. Soltanto per una volta però!” Precisò: “E come abbiamo sempre detto proviamo, se non mi va non si fa niente e nessun rapporto sessuale o di altro tipo, ma solo carezze e ...dove voglio io sia chiaro!” Puntualizzò.
“Ma se ti vorrà spogliare?” Chiesi.
Esitò ancora poi disse: Anche questo fino dove vorrò io. Parlagli chiaro, se è d'accordo così bene, se no non si fa niente.”
“Si certo! Una volta soltanto, proviamo e se non ti va smettiamo subito, facciamo questa esperienza, magari poi non ci piace nemmeno e non se ne parla più.” Risposi soddisfatto.
Il giorno dopo eccitato inviai una email a Vincenzo, dicendogli le condizioni di mia moglie e se gli andavano bene di inviarmi il suo cellulare per concordare l'appuntamento e avremmo potuto incontrarci il sabato seguente nel pomeriggio alle 15.00 a casa sua. Mi rispose quasi subito:” Le condizioni vanno bene, le accetto tutte, però tua moglie è proprio presuntuosa con questo tira e molla. E mi inviò il suo numero di smartphone.
Quando lo chiamai al telefonino, gli ricordai inoltre in modo dettagliato i suoi desideri e le sue raccomandazioni per evitare poi spiegazioni imbarazzanti al momento e che rinunciasse a tutto. Gli dissi:” Mia moglie Nica è ancora indecisa, ma ha accettato su mia insistenza a patto che l'accarezzi soltanto e basta. Potrai spogliarla fin dove acconsentirà, anche nuda, ma solo se lei lo permetterà lei e di non devi andare oltre. Inoltre Nica potrà tirarsi indietro in qualsiasi momento e che quindi devi essere dolce e rispettoso, onde evitare reazioni negative da parte sua che fanno saltasse tutto.” Affermai.
Gli precisai cosa poteva fare e no:
“Niente rapporti sessuali o gesti di libidine volgari e soprattutto non forzarla se non vuole fare
qualcosa. È la prima volta!” Gli spiegai:” E voglio che mia moglie abbia solo un incontro erotico e non sessuale con penetrazione, solo carezze sul corpo e niente di più.” Ribadii.
“Poi le volte seguenti se ci saranno e lei lo vorrà, potremmo spingerci di più, fino ad avere rapporti completi e protetti.” E ripetei:” Per lei è la prima volta e non voglio traumatizzarla, dovrà essere tutto dolce e piacevole. “Queste sono le nostre condizioni gli dissi.
Come detto le accettò tutte senza obiezioni.”
Si sentiva dalla voce che era deluso e forse arrabbiato, lui forse pensava di chiavarsela subito la prima volta, e io avrei anche accettato, ma era mia moglie che non voleva.
“Falle mettere addosso almeno qualcosa di sexy, un po' di trucco...” Mi disse Vincenzo e
informai Domnica.
Quel sabato eravamo agitati, soprattutto mia moglie che non sapeva cosa indossare e continuava a provare abiti nemmeno dov’esse andare a una sfilata, dimostrandomi la differenza inconscia che aveva tra l’essere e l’apparire. Voleva essere corretta nei valori e nel comportamento, ma nello stesso tempo aspirava anche ad apparire bella, sexy e provocante per l’occasione.
“Vestiti sexy, metti della lingerie erotica, mi piace se fai colpo su di lui, se impazzisce per te!” La esortai.
“Cosa vuoi che metta?... Indosserò qualcosa di leggero e in quanto alla biancheria intima sexy non ne ho, lo sai che non la indosso, mi metterò la solita con il pizzo e non so nemmeno se gliela farò vedere!” Esclamò abbozzando una specie di sorriso.
Si era truccata e profumata, vestita in modo elegante e attraente da signora qual era, una maglietta chiara leggera, una gonna svasata verde scuro e un paio di calze autoreggenti nere, con un paio di scarpe scure a tacco medio e la borsetta in pelle da passeggio.
Ci incontrammo quel pomeriggio nel posteggio di una città vicina e poi seguimmo la sua con la nostra auto per una quindicina di minuti e ci portò sotto casa sua. Lui viveva solo, era separato.
Salimmo tutte e tre in ascensore al terzo piano, con mia moglie tra noi che evitava imbarazzata il suo sguardo e lui invece che la osservava con desiderio e libidine.
Entrati ci fece vedere la casa, era un appartamentino modesto ma ben tenuto, il cucinino, il
soggiorno, la camera da letto matrimoniale, il bagno ... che Domnica chiese di utilizzare subito
vista l'emozione e lo stress di quell'incontro ...
Restati soli, mentre mia moglie era nel bagno per i suoi bisogni, mi fece di nuovo vedere il letto:
“Sai quanti mariti ho fatto cornuti e quante mogli ho chiavato su quel letto?” Disse con una smorfia trionfale.
“No!” Risposi.
“Tante! ...Tante ne ho chiavate di signore! ...” Rispose sorridendo indicandomi una sedia a poltroncina in modo determinato: “E i mariti là!... I cornuti la seduti a guardare e vedere la loro moglie chiavare e godere.”
Mi sentivo stranamente elettrizzato in quella casa, una eccitazione diversa dal solito, non solo
fisica, ma anche mentale mi pervase. Il pensiero che quell'uomo avrebbe visto mia moglie nuda e l'avrebbe accarezzata da lì a poco, mi elettrizzava e mi infervorava psicologicamente.
Sentimmo il wc scaricare l'acqua e poco dopo Domnica tornò, lui ci fece accomodare in salotto
mettendoci a nostro agio.
“Allora cosa bevete! Tu Nica...? “Chiese chiamandola confidenzialmente anche lui con il nostro
diminutivo.”
“Niente! ...Anzi no! Un bicchiere d'acqua per favore.” Rispose mia moglie agitata.
“Acqua? Niente di più forte? Magari un po' alcolico che ti aiuta a tranquillizzarti, visto che sei
tesa? ...” Un bicchierino?”
“No! No, acqua solo grazie.”
“Va bene! Come vuoi! E tu un liquorino lo prendi? “Disse rivolgendosi a me, che annui con il capo.
Preparò i bicchieri e mise della musica di sottofondo e si sedette a fianco di mia moglie sul divano, lasciandola io seduta con disagio tra me e lui.
Con la scusa di guardarle le calze, posò la mano su di esse dicendo:” Che belle calze che hai! Sono molto sexy sai?”
Mia moglie si irrigidì dalla tensione al contatto della sua mano sulla coscia e con il bicchiere
d'acqua in mano e le gambe strette guardava fissa davanti a sé senza rispondere.
Lui allungò il braccio dietro la sua schiena e l'abbracciò tirandola a sé:
” Su! Non essere timida, non farò niente che ti faccia male e che tu non voglia!” Esclamò.
Aggiungendo. “Che buon profumo che hai! Mi eccita!” Facendo sorridere anche Domnica.
E muovendo la mano sulla coscia, con le labbra si avvicinò al collo cercando di baciarlo.
Io restai fermo e in silenzio, assistendo a tutto eccitato, leggendo l'imbarazzo sul viso di mia moglie e scorgendone l'ansietà nell'escursione del suo respiro. Probabilmente era confusa e turbata.
Lui si alzò tenendola per la mano e tirandola per il braccio disse:” Venite! Andiamo di là in camera. Fa più caldo e si sta più comodi.”
Mi alzai e mentre mia moglie si lasciava tirare su da Vincenzo mi osservava inquieta e ansiosa.
Quando fummo in camera lui si sedette sul letto, tirando per il braccio mia moglie che cadde seduta anche lei al suo fianco e passandole nuovamente il braccio dietro la schiena e tirandola a sé riuscì a baciarla sul collo, mentre mia moglie cercava di allontanarsi con il capo. La luce era soffusa creando penombra e disegni strani di ombre alle pareti.
Io mi sedetti su quella poltroncina che mi aveva indicato prima e che lui chiamava la poltroncina dei cornuti…una poltroncina quasi di fianco al letto osservandoli, mia moglie era passiva e tesa e lui sicuro di sé e deciso.
All'improvviso le lasciò la mano, si alzò dicendo che andava in bagno. L'attesa fu molto
emozionante. Io e Domnica ci guardammo con una certa tensione nell'attesa che quell'uomo
ritornasse.
“Non voglio più fare niente!” Mi sussurrò. “Non mi piace! Mi fa senso! Inventa qualcosa e andiamo via.”
“Aspetta! “Dissi io, aggiungendo per rassicurarla. Ti fa solo qualche carezza, ti dà qualche bacio sulla pelle e ti spoglia un po' e poi c'è ne andiamo.”
“Noo! ...Non voglio!” Ripeté.:” Inventa una scusa e andiamo via!”
In quel momento sentimmo la porta del bagno che si apriva e lui tornò in camera, apparendo
completamente nudo. Restammo sconcertati vedendolo, Domnica osservandolo ebbe un sussulto, un misto di sorpresa, spavento e vergogna nel guardare quell'uomo nudo come nelle fotografie che ci aveva inviato, con il suo grosso cazzo semi rigido penzolante e i tatuaggi sul corpo. Distolse subito imbarazzata lo sguardo da lui, come offesa e si mise a osservare la parete. Io restai eccitato e affascinato da quella scena, la consideravo splendida anche se oltraggiosa nei nostri confronti. Mi esaltava il contrasto tra il suo corpo nudo e la reazione sdegnata di mia moglie. Vedere la sua pudicizia, il suo pudore insediato dal fare irrispettoso di quell'uomo mi esaltava.
Si fermò davanti a lei con il suo cazzo penzolante, dove lei a tratti gettava sopra lo sguardo
osservandolo, per poi farlo fuggire turbata e intimorita.
Si sedette vicino a lei.
Mi resi conto dai suoi modi di fare, che era davvero esperto in quei tipi di incontri e che era
senz'altro vero quello che mi aveva detto, che sopra quel letto aveva chiavato molta moglie con i mariti che guardavano. E mi eccitava pensare che da lì a poco avrebbe spogliato e accarezzato la mia, e tutto questo mi dava un batticuore indefinibile, come probabilmente quello che provava Nica in quel momento nel suo turbamento indignato. Lei aspettava che intervenissi per andarcene, ma io non mi mossi.
"Allora!" Le sussurrò sedendosi vicino a lei Vincenzo.
"Allora cosa...!" Rispose infastidita mia moglie con un filo di voce e un tono che tradiva tutta la sua agitazione e imbarazzo. Lei mi guardava, voleva che intervenissi, ma lui passandole ancora il braccio dietro la schiena si gettò indietro sul materasso, tirandosi giù anche lei. Era la prima volta che si trovava in un letto con un uomo nudo che non ero io.
"Che meraviglia!" Esclamò Vincenzo tirando su la testa e guardandola bene." Sei proprio una
meraviglia di donna, formosa quanto basta e ben fatta!”
E ricominciò subito a sfiorarla sulle gambe tirandola a se e mettendola di fianco, accarezzandole anche il sedere guardandola negli occhi.
Domnica era impacciata e rigida e faceva resistenza passiva alle sue carezze, cercando di
allontanarsi e togliendogli le mani d'addosso. Ma le sue mani scorrevano con prepotenza sui tessuti che rivestivano la carne bianca di mia moglie senza fermarsi.
Lentamente iniziò a spogliarla. Lei era passiva e turbata, era contraria a quello che stava accadendo, ma non oppose resistenza perché sperava sempre che io a un certo punto intervenissi o che finisse tutto presto.
Lui lentamente le tolse la maglia prendendola nei fianchi e tirandola su fino a farla uscire dalle
braccia e dalla testa, senza che mia moglie lo impedisse. Solo un:” Giorgio!” Le uscì dalle labbra, come un grido d’aiuto.
Ma io ero troppo eccitato e volutamente non risposi e lui continuò.
Abbracciandola annusò il suo profumo sul collo e portò le mani dietro alla schiena, cercò e sganciò il reggiseno nero traforato, sfilandoglielo veloce dalle braccia allontanandosi, lasciandola incredula con il seno completamente nudo soffermandosi a guardarlo. Poi allungando le mani a soppesò le sue grosse mammelle, facendola sprofondare nel piacere e nella vergogna di essere vista e toccata da un altro uomo. Le accarezzò i capezzoli con le sue grosse dita facendoglieli diventare duri e dritti come chiodi. Anche lei suo malgrado si stava eccitando anche se contro la sua volontà. Chinando la testa e baciandoli portò le mani sui fianchi e accarezzandoli sganciò la chiusura laterale e tirò giù la cerniera della gonna, spingendola improvvisamente con forza ai piedi, rimuovendola assieme alle scarpe con gesti e movimenti esperti e decisi, mentre lei passiva e incredula di quello che accadeva restava ad occhi chiusi come ad estraniarsi da tutto.
Domnica restò con le culotte nere, anch’esse traforate che lasciavano trasparire il candore della pelle sottostante, ultimo baluardo della sua pudicizia, ma lui con mani sicure le prese per l'elastico dicendole:” Alza il tuo bel culo Nica che le tolgo…” E nonostante che lei non lo alzò, tirò giù anche quelle a forza, quasi a strapparle, facendo comparire la sua figa pelosa, mentre mia moglie esclamando un “Nooo!” soffocato, si lasciava andare fremente indietro con la testa e con il corpo sul lenzuolo.
Era pervasa dall'eccitazione, dal piacere e dalla vergogna che un altro uomo vedesse e toccasse le sue nudità. Era un misto di piacere e vergogna quello che provava a ogni indumento tolto da quell'uomo, era come se venisse via una parte di lei, di decoro, decenza e rispettabilità.
In alto sulle cosce, prese una alla volta la fascia delle autoreggenti nere e le tirò ai piedi, togliendole le calze, mostrando le sue cosce piene, pallide e lisce.
In quel momento era completamente nuda con un altro uomo, il mio desiderio si stava avverando, interiormente ero felice ed eccitato, sconvolto ma infervorato dal vederli tutte due nudi sul letto. Mi piaceva stare a guardare i loro corpi, quell’uomo nudo che metteva le mani sulla pelle candida di mia moglie, come se fosse sua, accarezzandola sul corpo da cavalla slava.
Lei arrendevole credeva di essere quasi al termine di quel gioco, erano giunti a quello concordato, l'aveva spogliata, vista nuda e accarezzata e aspettava che tutto finisse, che non si andasse oltre, se non qualche bacio e carezza un po' più spinta come le avevo assicurato io.
Restò ferma, sdraiata e nuda al suo fianco. Lui cominciò a passarle la lingua sui grandi e morbidi seni bianchi e sui capezzoli rosa e duri, facendoli diventare più eretti. Continuando ad accarezzarla sul sedere tenero e vellutato.
"Sei bella! Sei piena ma ben fatta!" Le sussurrò Vincenzo eccitato.
Ero come incantato a vedere il suo corpo nudo a fianco a quello di un altro uomo, non provavo
gelosia, ma eccitazione ad ammirarli.
Mi piaceva che lui fosse sicuro di sé con mia moglie, e anche i tatuaggi sul suo corpo
aggiungevano una nota di volgare erotismo e piacere a tutta la scena.
Iniziai a sudare.
Domnica era sconcertata e tesa da quella situazione e rimaneva immobile e passiva.
Lui tirandola su per il busto la guardò negli occhi per rassicurarla e le sussurrò:
" Non avere timore, lasciati andare e partecipa di tua volontà!”
"Noh...Basta ora! !"Farfugliò esitante mia moglie cercando di deglutire della saliva.
" No!? ... Perché basta? “Disse Vincenzo.” Se ti vergogni facciamo uscire tuo marito così ti senti più tranquilla?”
" No! …No! ..." Rispose con un filo di voce timorosa di restare sola con quell’uomo.
D'istinto mi avvicinai e accarezzai il suo sedere, piegata in quel modo aveva un culo
meraviglioso, pallido e invitante, color del latte. In quel momento le sussurrai: “Sei bella Domnica! “Facendole sentire per quel che valeva la mia vicinanza a lei.
Vincenzo mi guardò curioso dicendo:
"Domnica? Ma non si chiama Nica?”
“Nica è il diminutivo…” Dissi io.
“Ma è straniera?” Domandò lui stupito.
“Si!” Risposi io:” È Rumena.”
Lui la guardò in viso con un sorriso beffardo:” Ah!... È rumena! “Esclamò. Io credevo che Nica fosse il diminutivo di Nicola…Nicoletta…”.
“No è il diminutivo di Domnica
Nel sapere che mia moglie fosse rumena, cambiò atteggiamento nei nostri confronti, ma soprattutto nei suoi, divenne sarcastico e irrispettoso, la osservava in modo diverso, vizioso, con superiorità, poi esclamò senza un minimo di ritegno:
” Rumena! Sei rumena e fai tante storie?” Proseguendo:” Queste femmine sono tutte puttane! Nascono così! Sono troie nel sangue! Le donne slave, in particolare le Rumene e le Slovene, nascono per essere puttane, anche se sono sposate e fanno le signore per bene e anche figli, sono donne da marciapiede, da fare battere sulle strade. Sembrano serie, ma hanno l'indole da troia dentro.” Aggiungendo quasi sorridendo.
“Io tutte le Rumene che ho conosciuto finora, sono tutte puttane...e battono per strada o si
prostituiscono negli appartamenti!”
“Ma che dici? “Esclamò mia moglie stupita e offesa da quelle parole.
Ma lui precisò continuando a guardarmi:” ...E lei non è diversa dalle altre. Ora te lo mostro! Vedrai che adesso faccio uscire la sua vera natura, altro che tutte queste storie per due baci e due carezze sul culo.” Esclamò.
Domnica mi guardò sgomenta a quelle parole, come si permetteva quell'uomo offendere così lei, la sua nazionalità e la sua gente? Mi guardava aspettando che io intervenissi.
Ma a me sentirlo parlare in quel modo di mia moglie, trattarla come una vera puttana, invece di offendermi mi eccitò di più.
All'improvviso la prese per mano. “Vieni!" Le disse.
Lei oppose resistenza.” No!” Rispose:” Basta ora! ...Voglio andare via!” Ma lui la tirò per il
braccio facendola alzare di forza.
Domnica mi guardò impressionata dai suoi modi di fare e lo seguì con timore. Pochi passi e...
la portò al centro della stanza dicendole:” Mettiti in ginocchio!”
Lei si voltò, mi guardò ancora e alla mia indifferente eccitazione mi chiamò: “Giorgio!”
“Sono qui Nica!” Risposi. Aggiungendo per lenire le sue paure:” È solo un gioco, tra poco è tutto finito.” Pensando che fosse realmente così.
Lei lo guardò negli occhi con ribrezzo e sfida e accompagnata dal suo braccio che la spingeva giù con vigore, si inginocchiò davanti a lui, mostrando in quella figura remissiva la sua schiena pallida e il sedere incantevole e colmo con al centro il solco profondo dei glutei appoggiato sui talloni.
Vincenzo iniziò ad accarezzarle dolcemente i capelli, dicendole:
“Su! ...Dai! ...Vero che siete tutte puttane voi slave? Su dillo!” Ripeté.
Domnica l'osservava con odio, poi confusa guardò me, questo non voleva accettarlo, si chiedeva come potessi permettere che quell'uomo la chiamasse puttana, lei, che era mia moglie, la madre dei miei figli. Ma io silenzioso ed infervorato da quella scena non intervenni, un po' per paura di una sua reazione violenta e un po' perché volevo vedere dove arrivava quell'uomo, e intanto lui iniziò a dargli degli schiaffetti sulle guance, leggeri e cadenzati:
” Su dai, dillo che sei come le altre tue connazionali ...una puttana!” Ripeteva eccitato.
Lei si voltò ancora a guardarmi, tentando di alzarsi, ma lui pronto le mise la mano sulla spalla
spingendola con forza in basso:” Giù!... In ginocchio davanti a me e non muoverti!” Le ordinò con voce dura e decisa.
Al suo sguardo impaurito che mi cercava fui io ad abbassare gli occhi, mentre lui continuava a
colpirla in viso ogni due, tre secondi. Prima una guancia e poi l'altra e a forza di darle degli
schiaffetti la sua pelle pallida arrossì, e continuò a colpirla sempre più forte.
Si avvicinò di più prendendo il cazzo semiduro in mano portandolo verso le sue labbra.
“Bacialo!” Esclamò esaltato.
Mia moglie si allontanò disgustata con il capo, non voleva, ma lui l'afferrò forte per i capelli
tenendole la testa.
“Prendilo in bocca, fammi un pompino ... su!” La esortò.
“No! ...Questo no! Non voglio! ...Giorgioo!... Giorgiooo! “Gridò spaventata cercando di alzarsi.
Ma lui tenendola ferma per i capelli e piegandole la testa indietro la spinse ancora giù e cominciò a colpirla in viso con il suo cazzo semiduro, come se le desse degli schiaffi con esso.
Uno, due, tre...dieci...venti colpi in faccia!
Mia moglie cercava di allontanare la testa dai colpi del suo cazzo in faccia, ma lui la teneva ben ferma per i capelli continuando a percuoterla con quell'asta di carne lunga e ormai diventata dura.
Non sapevo cosa fare. Era una scena perversa, stupenda e terribile insieme.
Domnica era schiaffeggiata dal suo cazzo duro, dalla sua grossa cappella sul viso.
Chiudeva gli occhi con una smorfia di sofferenza cercando di evitarlo tirando indietro il capo, ma non ci riusciva per via della sua mano che la teneva forte e ferma sui capelli.
Non erano questi i nostri accordi, prima le parole offensive e ora quel batterle il cazzo in faccia come se mia moglie fosse davvero una puttana.
Volevo intervenire per difenderla, ma poi ci ripensai, dicendomi che in fondo non c'era niente di male se provava un'esperienza del genere e in fin dei conti era quello che desideravo.
E poi devo riconoscere che mi piaceva enormemente stare a guardare quella scena di mia moglie nuda, in ginocchio davanti a quell'uomo che aveva cambiato modo di comportarsi e di rapportarsi con lei appena saputo che era rumena, passando dalla dolcezza e le carezze, alla volgarità e brutalità, prendendola con prepotenza a schiaffi in faccia con il suo cazzo duro, trattandola da puttana.
Lui, tenendosi con una mano la radice del cazzo, diventato duro e lungo, fuoriuscendo
esageratamente dalle dita di quasi 20 cm e con l'altra tenendole i capelli sulla nuca in modo che non potesse allontanarsi, glielo sbatteva sulla faccia decine e decine di volte, da una parte e dall'altra senza fermarsi esclamando e minacciando:
” Ti darò tanti colpi di cazzo in faccia, finché non me lo bacerai e non mi farai un pompino!”
Se i primi colpi erano buffetti, ora facendolo con brutalità erano diventati veri e propri schiaffi in faccia, duri e dolorosi. Fermandosi ogni tanto a strusciare la grossa cappella sul rossore delle guance.
“Su bacialo! E finisce tutto!” Ripeteva.
“Nooo!!... Maiii!!!” Rispondeva mia moglie orgogliosa e indignata.
Era assurdamente piacevole guardare lui che con una dominanza perversa prendeva mia moglie a cazzate dure sulla faccia. Capii il suo gioco, il suo modo di comportarsi, la stava umiliando e sottomettendo come una donna da domare per renderla viziosa. A ogni colpo mia moglie chiudeva gli occhi e spostava il capo lasciando uscire dei gemiti di patimento, poi li riapriva e lo guardava dal basso verso l’alto, inginocchiata, pronta a ricevere un’altra cappellata dura in faccia.
Le sue guance erano diventate rosse dalle percosse peniene.
Non sapeva più reagire, passiva prendeva quei colpi, sperando che quello che sentiva fosse sempre l'ultimo, ma invece dopo pochi secondi ne arrivava un altro.
Era tutto così perverso e innaturale, ma era un vero piacere adrenalinico stare lì a guardarla nuda, inchinata e sottomessa a lui, mentre subiva quel trattamento oltraggioso.
Gli occhi gli erano diventati lucidi ed il rumore dei colpi di cazzo duro sulla faccia assieme alle
parole volgari di Vincenzo si spandevano nell'aria, comprendo il sottofondo musicale.
Era perversamente stupendo...e ciascun colpo era accompagnato dalla sua reazione di voltarsi dall'altra parte ogni volta che le arrivava una cappellata in faccia.
Con gli occhi lucidi che iniziavano a sciogliere il rimmel e la pelle del viso arrossata iniziò a
esclamare:
"Ahi! ...Ahi!... Basta! Basta ti prego!... Basta mi fai male!” Ma lui sorrideva guardandola soddisfatto della sua supplica.
Anche se quella scena perversa mi piaceva ed eccitava, non potevo lasciare cadere nel vuoto le
suppliche di mia moglie, in fin dei conti non era una sgualdrina da sottomettere come la stava
trattando e umiliando lui.
Mi alzai anch'io con il cazzo duro per andargli incontro, ma mi bloccò con il gesto della mano:
” Stai fermo lì!” Esclamò deciso.” E solo un gioco. “Precisò:” Torna a sedere e guardare!”
“Ma gli stai facendo male! Non vedi che piange. Questo non era nei patti.” Dissi avvicinandomi lo stesso.
“Torna a sedere che ho quasi finito!” Mi intimò con voce decisa e lo sguardo vizioso, puntando con l’indice la poltroncina del cornuto.
” Le sto solo insegnando qualcosa di nuovo. Tu siediti, guarda e masturbati, vedrai che ti piacerà e ecciterà molto e tra poco piacerà anche a lei, e un po' di pelle arrossata sul viso non ha mai fatto morire nessuno.” Mormorò sorridendo.
Mi risedetti preoccupato e teso, il gioco, il nostro incontro aveva preso una piega diversa da quella che volevamo e che avevamo programmato, eravamo finiti nelle mani di un depravato, a casa sua e non potevamo nemmeno reagire o fuggire. Domnica era nuda, e poi sarebbe stato uno scandalo se si fosse saputo. L'unica cosa da fare era arrivare presto alla fine e andarcene e non rivederlo mai più.
Sempre tenendola per i capelli continuò con quei colpi brutali sul viso, sembrava che le stesse
letteralmente demolendo la faccia a colpi di cazzo duro.
Domnica a un certo punto tirando su le braccia cercò di fermarlo implorandolo:
"Ti prego basta! ...Basta! ...." Gridò piangendo con le lacrime che scendevano sulle gote portandosi dietro il rimmel e segnandole il viso.
Ero teso, arrabbiato, eccitato e curioso, nell'attesa di vedere cosa avrebbe compiuto ancora e seppur pieno di paura, secondo cosa avrebbe fatto sarei intervenuto.
A vedere quella scena per un istante sentii il mio cazzo pulsare forte e mi tornò l'erezione non
voluta e incontrollata, segno che dentro di me mi eccitavo nel vedere mia moglie inginocchiata
nuda a lui, che lo implorava piangendo e gridando di smettere.
Quella scena mi faceva battere il cuore forte, mi procurava un calore inspiegabile dentro e mi
dava un senso di stordimento e piacere mai provato nel vederla sottomessa in quella situazione perversa. Mi vergognavo dell'eccitazione che provavo a osservarla in quella condizione, ma mi piaceva ...al punto da chiedermi se anch'io non fossi un depravato.
Intanto mia moglie lo supplicava spaventata.
"Ti prego! ...Ti prego…basta! Basta!" Ripeteva con le lacrime agli occhi.
"Lo dico io quando basta!!" Rispose lui con la sua voce tagliente guardandomi e guardandola.
“Smetterò quando me lo bacerai e mi farai un pompino!” Esclamò ancora e le diede un altra
cappellata dura in faccia e un'altra dall'altra parte e poi un'altra e un'altra ancora...e ancora.... finché mia moglie singhiozzante non reagì più, lasciando l'aria pervasa dai suoni sordi di quei ciaf! Ciaf! Sul suo viso.
“Si! Si!... Te lo bacio! ...Te lo bacio… te lo faccio il pompino!” Farfugliò all'improvviso singhiozzante.
Io ero timorosamente eccitato, oramai mi faceva paura quell'uomo e faceva paura anche a
Domnica, era completamente diverso da come si era presentato e avevo timore a contrarialo, il suo sguardo era libidinoso, fisso su mia moglie piangente, con un sorriso perverso e godente.
” Ma dove siamo capitati? Questo è un sadico.” Pensai mentre lui le chiedeva:
“Allora siete puttane voi Rumene? “
” Si! ...Si!... Siamo tutte puttane noi rumene e anch'io lo sono! “Rispose piangendo mia
moglie.
“Bene allora adesso baciamelo e fammi un bel pompino! Leccalo su! Lo avrai già fatto con tuo marito qualche pompino? “Le chiese sogghignando.
Ma non ricevette risposta, lei esitò e mi guardò negli occhi.
“Non lo facciamo in questo modo noi.” Intervenni io per giustificare la sua esitazione.
“Figuriamoci se una Rumena non sa fare i pompini!” Rispose lui con disprezzo prendendola per i capelli dietro la nuca e tirandoli, spingendola con le labbra sulla sua grossa cappella, vincendo con la spinta della mano sul suo capo la sua riluttanza e resistenza e glielo strusciò sul viso e sule labbra, finché lei vinta dalla forza lo baciò.
“Brava! ...Ora leccalo e succhialo!” La esortò ancora accompagnandole la testa con la mano.
Lei ubbidì, con l'espressione angosciata, evidenziata dai colori del trucco misti alle lacrime disfatte sul viso. Sottomessa e vinta, allungò la mano destra tremante, con alle dita due anelli vistosi e le lunghe unghie smaltate di rosso. Strinse quell'asta dura, riguardevole e scura in confronto al pallore della sua mano e si avvicinò ancora con la bocca dandogli una leccata sulla grossa cappella.
La scena di mia moglie completamente nuda genuflessa a quell'uomo, non la dimenticherò mai. Era perversamente meraviglioso guardare!
“Bacialo… leccalo ancora!” Le sussurrava lui.
E lei intimorita e ubbidiente avvicinando le labbra gli baciò ancora la cappella.
“Leccalo un po' anche! Su dai!” Aggiunse. E lei trasformò quel bacio in leccate e poi prendendo il glande in bocca in suzione, succhiandolo, iniziò a fargli un pompino.
"Così!... Brava! Come piace a me! Così me lo devi leccare e succhiare!"
E iniziò a incitarla volgarmente: "Così brava! Passa la lingua sul cazzo!... Passami quel bel tuo linguone da mucca dappertutto! ...Così! “
Lei seguiva le sue esortazioni assecondandolo, iniziando a leccarlo.
“Ancora un'altra leccata! Dai un'altra! Un'altra ancora! Così! Brava! “La incitava
proseguendo: “Vedi che lecchi bene! ...Che voi slave siete brave a fare i pompini.” A quella frase Domnica umiliata si irrigidì risentita.
Io invece non so descrivere il piacere che provai nel sentire quelle parole e vedere lei che pur offesa nella sua dignità di donna e di rumena, ubbidiva e lo leccava esattamente come lui gli diceva di fare.
"Dai così! Sulla cappella! Così! Brava!... Ancora sull'asta!... Sul cazzo!"
Quegli atti non erano nei patti, lui non avrebbe dovuto assolutamente forzare Domnica se non
voleva fare qualcosa, ma ormai era lui che conduceva il gioco.
La scena che avevo davanti era semplicemente tremenda e spettacolare allo stesso tempo, mia moglie era una bella donna rumena, bionda e piacente, con la pelle chiara come il latte, mentre lui era un uomo moro, un meridionale scuro di carnagione, ben fatto e ben dotato.
Anche se disapprovavo quella situazione, Domnica era stupenda completamente nuda inginocchiata davanti a lui a leccare il suo cazzo. Mi eccitava perversamente guardarla.
Era una scena esaltante ed erotica e lui non smetteva di tenerla per i capelli per esortarla a leccare e succhiare bene il cazzo.
Pensai per un attimo alle conseguenze che potevano derivare da quella tremenda esperienza, a come avrebbe reagito mia moglie dopo... ma non potevo farci nulla, non ero più io a dirigere il gioco e a stabilirne le regole, ora la situazione era cambiata totalmente, era lui a decidere su mia moglie. Me ne resi conto con un senso di disagio e se ne rese conto anche lei.
Pensando e guardando lo sentivo mormorare:
"Così!... Brava Domnica! Passami la lingua sulla cappella e succhiamela bene! ...Ti piace leccare il cazzo bello duro eh?! Sei brava! Ehhh!!... lo dicevo io che voi rumene siete puttane dentro.
Visto che sei una brava pompinara!” Esclamò. Ripetendo mentre lei gli ubbidiva:
“Vedi che sei brava! Che fai bene i pompini! Lo fai in modo naturale, con passione, per indole!” E rise.” Lo immaginavo che eri brava a farlo...dai continua!!” Aggiunse.
Seppur combattuto dentro in quel momento non esisteva un piacere più intenso per me, che stare a guardare mia moglie con quell'uomo che esibiva la sua dominanza su di lei, mostrandomi lei la sua sottomissione a lui.
Avevo l'erezione e me lo toccavo con la mano guardandoli.
Domnica si staccò dalla cappella a prendere fiato, aveva la bocca sbavata, gli occhi rossi e il viso sfatto dal trucco, mentre il rossetto sulle labbra dalle suzioni e dalle leccate, era fuoriuscito dai margini labiali e con la saliva le imbrattava la pelle attorno.
La scena di mia moglie nuda, genuflessa a quell'uomo non la dimenticherò mai. Era perversamente meraviglioso guardare!
“Bacialo ancora!” Le sussurrava lui.
E lei ubbidiente avvicinava ancora le labbra e lo baciava.
“Leccalo ancora un po’! Su dai!” La sollecitava.
E lei trasformava quel bacio in leccate e poi in suzione, iniziando a fargli un pompino realmente.
"Così! Brava! Come piace a me! Così me lo devi leccare! ...Succhia troia slava! Succhia
pompinara! "Continuava a proferire.
Vincenzo non ebbe più bisogno di tenerla per i capelli, arrendevole e timorosa Domnica inizio a fare tutto da sola, con sofferenza e trasporto, in modo naturale, come se avesse davvero sempre fatto pompini. In quel gesto di dominazione totale su mia moglie, si rivolse a me esortandomi a guardare bene quello che stava facendo con lei, ostentandomi che l'aveva sottomessa e umiliata.
L'immagine di loro due nel centro della stanza, alla luce della lampada era perversamente stupenda, nudi...lui in piedi con il cazzo duro e dritto e mia moglie in ginocchio davanti a lui che lo spompinava, non avendo mai fatto niente di simile prima, era splendida.
Era proprio il tipo di rapporto inconfessato, di dominanza e sottomissione che desideravo vedere tra mia moglie e un altro uomo! Ero cinicamente estasiato.
Quando fu completamente soddisfatto di quel pompino, tirandola per i capelli la fece alzare in piedi, ferma, nuda davanti a lui, con il trucco del viso rovinato dalle lacrime e dal rapporto orale, con il corpo sudato dalla tensione.
La osservai che si rialzava mentre si massaggiava le ginocchia indolenzite, completamente inebetita da tutte quelle cappellate dure sulla faccia, e da quel pompino fatto contro la sua volontà. Era sconvolta, era stata sottomessa e umiliata da quell’uomo, glielo aveva baciato leccato e succhiato davanti a me, ma restava ferma e in silenzio dinnanzi a lui, non fuggiva.
Vincenzo tutto nudo con il cazzo duro e oscillante la guardò con soddisfazione e le ripeté:
" Io il cazzo da una puttana rumena come te me lo faccio leccare quando mi pare!! Hai capito
bene!?" Disse tendendole i capelli nelle dita quasi a tirarli.
"Sì! ...Si! ...Ho capito!" Rispose mia moglie intimorita di contrariarlo.
Soltanto allora mi resi conto che lui era l'uomo senza scrupoli che temevamo di incontrare, che probabilmente ci avrebbe minacciato se non lo avessimo assecondato.
Mi aveva visto guardali senza dire nulla, senza intervenire, mostrandogli il mio timore e il mio
piacere nel vedere mia moglie maltrattare e sottostare a lui. Probabilmente era stato quel mio
assecondarlo senza reagire e il mio silenzio consenziente a dargli il diritto di proseguire e fare
quello che aveva voluto lui.
Il piacere provato in parte era oscurato dalle possibili intenzioni di quell'uomo che non
conoscevamo affatto. Vederla sottomessa era stato eccitante. Ma non capivo che reazione avrebbe avuto mia moglie al termine. Si asciugava gli occhi, impiastrandosi di più il viso e le dita di rimmel e di fard. Il mento era tutto sbavato di saliva e il rossetto facendo quel pompino era fuoriuscito dal contorno delle labbra rendendole imperfette oscene e ampie.
" Allora?... Ce l'ho duro il cazzo!? Lo hai sentito su quel tuo bel visino?" Ripeté sorridendo di
nuovo a mia moglie e osservandola con sguardo vizioso.
Domnica abbassò gli occhi umiliata e non rispose.
Ma lui insiste. Voleva che mia moglie rispondesse chiaramente e che io sentissi bene le sue parole.
"Allora Domnica? Ti ho fatto una domanda!"
Io restai in silenzio senza intervenire, dandogli l'impressione che anch'io aspettassi la sua risposta. Sentivo un'emozione violenta dentro di me, non mi riconoscevo più, quell'uomo stava cambiando anche me. Lei si sentì, completamente sola con lui in quel momento.
"Si! ...Ce l'hai proprio duro e grosso il cazzo tu !!" Balbettò con voce tremante che gli morì in gola.
Lui la guardò trionfante, accarezzandola sulla guancia rossa dove prima aveva battuto
violentemente il cazzo. Provai un piacere sottile e perverso nel sentire mia moglie dire quelle parole. Lei madre modello, sempre attenta e misurata, che non ammetteva volgarità di nessun tipo, dire ad un altro uomo che aveva il cazzo grosso e molto duro, dopo che lo aveva spompinato e preso in faccia tutte quelle cappellate fino a lacrimare dal dolore, ma soprattutto dall'umiliazione provata e dall'oltraggio subito, significava che era cambiata.
Capii che in pochi minuti era riuscito ad insegnare a mia moglie rispetto e considerazione per lui.
Pensavamo che tutto fosse finito, invece la prese ancora per mano e la riportò a letto dicendole:
“Vieni!” Mentre lei lo seguiva insicura e ansiosa, come in trance.
"Vieni! Che il bello deve ancora iniziare!" Precisò.
E lo seguì remissiva e timorosa. Dopo quello che le aveva fatto credo che lo avrebbe seguito
ovunque e avrebbe fatto qualsiasi cosa che gli avesse chiesto pur di non essere più battuta in viso con la sua cappella.
Passarono davanti a me. Io e mia moglie ci guardammo per un istante fissi negli occhi. Mi sembrò di sentirei suoi pensieri:
" Perché non sei intervenuto?... Era questo che volevi?! ...Che quell'uomo mi sottomettesse e
umiliasse? ...Era questo il gioco innocente che dicevi tu?" Ma abbassò all'improvviso lo sguardo facendo sfuggire i miei pensieri.
Lui si gettò nel letto dicendole battendo la mano sul lenzuolo:
" Vieni! Sdraiati a fianco a me!”
Il corpo pallido e maturo di mia moglie era tutto sudato dal caldo e dalla tensione che provocava la situazione. Le sue grosse mammelle muovendosi ballavano sul torace, mostrandomi con un pizzico di fastidio i suoi capezzoli duri e dritti, segno che anche lei involontariamente era eccitata da quello che accadeva.
Godevo tremendamente nel vedere che era inconsciamente eccitata e nel sentire lui dargli quegli ordini davanti a me, come se fosse stata la sua donna e non la mia. Domnica gli ubbidì senza dire una parola.
Anche lei ormai aveva capito che era lui a decidere e a condurre il gioco e non più io e che quel gioco che immaginavamo noi si era trasformato, e assecondandolo si sdraiò completamente nuda di fianco a lui.
Ero preoccupato, temevo molto quelle sensazioni che stavo vivendo. Lui la trattava come se ne
fosse stato il padrone e non intervenendo avevo il timore di perdere il rispetto e la
considerazione di mia moglie. Ma subito quei pensieri lasciarono il posto al piacere che provavo a osservarli.
Ogni tanto esclamava sarcastico:” Sei fortunato Giorgio! ...Hai proprio una bella mogliettina rumena!”
Poi rivolgendosi a lei:” Voi rumene siete brave a far godere gli uomini! ...Siete delle troie nate!"
Mi eccitava molto quell'irrispettoso riferimento alla nazionalità di mia moglie, paragonandola alle sue connazionali che si prostituivano. Per il fatto che mia moglie fosse rumena, si sentiva in diritto di trattarla da puttana.
Mi guardò sorridente e come leggendomi nel pensiero pronunciò:
“Non ti preoccupare per lei, io le sto tirando fuori solo quello che ha già dentro. Vedrai che le piacerà, godrà anche lei, proverà sensazioni nuove che non dimenticherà mai più e vorrà ripetere ancora.” Nel mentre le accarezzava la pelle nuda, umida e calda.
Poi si rivolse a lei e la guardò dicendo:
" Piacerà anche a te giocare con me! Ti piacerà!... E vedrai che questo gioco lo rifaremo ancora io te e tuo marito!! Tutti e tre!" E detto questo, si avvicinò e la baciò sulle labbra stringendola e
tirandola a sé, infilando la lingua dentro la sua bocca, incurante che poco prima gli aveva fatto un pompino.
Domnica dopo un cenno di resistenza dovuto a un sussulto di dignità, fu presa dalla libidine, dall’eccitazione inconscia e dalla confusione mentale e incurante di me iniziò a contraccambiare quel bacio perverso con partecipazione.
Dopo il bacio lui scese con le labbra e la lingua sulla pelle e iniziò a leccarla ovunque, sul collo, sulle spalle, sulle mammelle morbide e candide e sui capezzoli, succhiandoli come se si allattasse, facendola fremere di piacere. Scese poi sul ventre e leccò anche quello, riempiendo di baci la sua pancetta da signora e andò ancora più sotto e allargandole le gambe si infilò con la testa tra le cosce raggiungendo con la lingua la figa, iniziando a leccarla avidamente. Leccò i peli e la lunga fessura, penetrandola con la lingua stessa, succhiando le grandi e piccole labbra e il clitoride, facendola fremere di piacere. Ci sapeva fare quel bastardo.
La sua figa era tutta bagnata di umori che lui assaporava leccando.
Domnica involontariamente iniziò a godere, a gemere in un piacere incontrollato. Si muoveva e contorceva, appoggiando le mani sui suoi capelli, stringendoli tra le dita.
Erano anni e anni che io non le leccavo la figa e quando lo avevo fatto non era così bene come lo sapeva fare lui.
Nel piacere inarcò la schiena tirando sul bacino, spingendo di più la figa bagnata nella sua bocca, continuando a godere di quella leccata.
Chiudeva e apriva gli occhi guardando i miei sotto le sue slinguate.
In quel momento aveva dimenticato tutto, me, i figli, le offese, le volgarità e le umiliazioni subite, il cazzo sbattuto sulla faccia con brutalità, il pianto e il pompino obbligata a fargli. Ora godeva della sua lingua allargando di più le cosce dal piacere, infilando le dita tra i suoi capelli.
Ero esterrefatto, mai avrei pensato un cambiamento così repentino nei suoi confronti, un attimo prima lo odiava e ora godeva della sua lingua, quasi non la riconoscevo più. Mi eccitava e mi piaceva vederla godere.
Devo riconoscere che lui era davvero molto bravo con mia moglie, sia sessualmente che a fare il padrone, ma anche Domnica ...sembrava che si era inconsciamente lasciata andare nel suo ruolo forzato di puttana rumena e di moglie schiava e ubbidiente dei suoi desideri.
Continuò per alcuni minuti a farla godere leccandole la figa, poi la fece girare di fianco e cominciò a passarle la lingua sul profondo solco del culo, allargando bene le natiche per raggiungere l’ano, iniziando a leccarglielo con capacità e esperienza.
Ero stupefatto, gli leccava il buco del culo, lo avevo sentito dire ma non avevo mai visto nessuno farlo davvero e non gli faceva schifo, io non lo avrei mai fatto né con mia moglie né con nessun’altra, non ne sarei stato capace, ma a Nica a giudicare dall'espressione rilassata del volto piaceva sentirsi leccata nel buco del culo e mi guardava sudata, sdraiata sul fianco.
Sentivo che stava per cambiare qualcosa in lei, l'odio e il livore che aveva all'inizio verso
Vincenzo, non c'era più e lo lasciava fare cedendo il posto al piacere e al diletto.
Lui la umiliava con la lingua nell'ano, profondamente ai glutei, mentre mia moglie gemeva di
vergogna e di piacere.
All'improvviso le infilò il dito medio nel buco del culo, penetrandola fino in fondo. Lei ebbe un sussulto, si irrigidì e soprassalto gridando:
“No ti prego! Queste cose no!” Ma lui rispose rompendo quella specie di idillio che si era appena instaurato tra loro dalle leccate pronunciando:
“Ma come? ...Una puttana rumena che fa tante storie per un dito in culo? Ma allora quando ti
inculerò che farai?”
“No questo no!” Gridò mia moglie agitata.” Dietro non l’ho mai fatto!”
“Bene! Sarà più bello allora, c'è sempre una prima volta! E poi si gode anche ad essere inculate” Disse e ridendo e spingendo di più il dito.
Domnica cercava di allontanare quel suo splendido culo color latte dalla mano di lui, per fare uscire il suo dito da dentro, ma senza riuscirci.
“No dietro non lo facciamo!” Esclamò spaventata.
“Per oggi no! Stai tranquilla!” Disse ridendo Vincenzo. Continuando a muovere il dito medio
nell'ano:” Oggi ti chiavo soltanto.” Aveva altri progetti quel giorno.
Dietro non lo avevamo mai fatto, non l'avevo mai inculata, non era una pratica che faceva parte della nostra cultura ed educazione intima.
Intanto quella sodomizzazione digitale le procurava più vergogna che sofferenza, ma a me la scena attraeva terribilmente, mi piacevano i lamenti di mia moglie ogni volta che lui le affondava completamente il dito dentro faceva.
"Ah! ...Ahi! ...” Esclamava gemendo tra il piacere e il dolore.
Era una delle scene in cui la brutalità di quell'uomo mi consentiva di raggiungere un piacere
indescrivibile! Era davvero meraviglioso guardare quella deliziosa vitella bionda di mia moglie, come la chiamava lui, violata da quel grosso dito nella sua intimità posteriore. Lo muoveva come a farle un ditalino, come se la inculasse con il dito medio.
Continuava ad infilare il dito completamente dentro, poi lo sfilava con decisione e lo rintroduceva lentamente fino in fondo, per poi ritoglierlo e rimetterlo, ripeteva quel gesto decine di volte, mentre lei piena di vergogna continua a lamentarsi tra fastidio e piacere senza riuscire a capire quale prevaleva.
"Ah! ...Ahi! ...Basta ti prego Vincenzo ...! Ti supplico...basta!" Esclamò chiamandolo per la prima
volta confidenzialmente per nome.
Quando il dolore o il piacere della penetrazione del dito fu troppo forte, mia moglie si gettò
con il viso sul cuscino, mordendolo e stringendolo tra i denti e le dita, mentre i suoi occhi luccicavano ancora. Lui allora accelerò il ritmo e iniziò a muovere quel dito velocemente dentro il suo ano e mentre lo faceva l'accarezzava e baciava sulla schiena e sui capelli, con dolcezza, iniziando in pochi minuti a farla godere nuovamente, esplodendo Domnica in un:” Aaaahhhhhhhhh!!!!!!” Di piacere liberatorio che le uscì dalle labbra con gioia mentre quel dito le esplorava il retto. Lo tolse che era sporco di feci e rise guardandolo, poi lo mostrò a lei che rossa in viso e sudata, sprofondò dalla vergogna e dall'umiliazione nel vedere le sue feci sul dito di quell'uomo che rideva mostrandoglielo.
Vincenzo lo pulì con dei fazzolettini, poi la prese per i fianchi e la fece girare a pancia in su:
“Apri bene queste gambe da cavalla da monta!” Esclamò allargandole, e si mise tra loro con il suo cazzo duro e oscillante. Mi piacevano da impazzire quei paragoni animali che faceva di mia moglie.
A trovarselo sopra Domnica ebbe una strana sensazione, come se si risvegliasse all'improvviso dal torpore di quello che le era successo. Capì cosa voleva fare, che stava cercando di penetrala per chiavarla e non voleva. Un conto erano i baci, le carezze e le leccate, ma un rapporto sessuale completo con quell'uomo proprio non lo gradiva e si vedeva dalla sua reazione e dal suo viso contrariato.
Cercò di spingerlo indietro con la mano, ma prima che ci riuscisse lui la tenne ferma, sentendo lei il voluminoso glande battere sulla figa bagnata come a cercare l’entrata; e poi la sua mano prenderlo e guidare la grossa cappella sulle grandi labbra, appoggiarlo, strusciarlo su e giù per la fessura e spingerlo per allargarle ed entrare in lei.
Lo avvertì spingere forzando le labbra vaginali, urlò un “nooohh!” che le morì in gola ma sentì
spingere ancora e aprirle, entrare in lei e scorrere tra le pareti vaginali, penetrando dentro, tutto e lentamente; e mentre sussultava a quella introduzione non voluta anche se desiderata, si inarcò con un gemito di piacere e vergogna cercando di stringere le gambe in segno di protezione.
Lo sentiva dentro grosso e lungo, molto più grande del mio e si sentiva la vagina piena di lui, della sua carne dura e calda.
Vincenzo la baciò con la lingua dentro la bocca, ricambiato da lei dopo un abbozzo di resistenza, che lasciandosi andare e allargando di più le gambe permise una penetrazione più profonda, assaporando il piacere di quel cazzo così diverso dal mio.
Lui con la sua grossa asta di carne dura, accarezzandole e stringendole una grossa mammella iniziò a muoversi e abbracciarla, a passargli le mani sotto i glutei mentre lei oramai arrendevole si era lasciata andare.
Iniziò a chiavarla, mentre io spettatore silenzioso ed eccitato osservavo mia moglie godere tra le sue braccia.
“Ahhh!! Si! Siii!... “Esclamava mia moglie in preda al piacere sentendo la sua lunga asta toccargli l’utero.
” Siii!!” ...Ansimava e si scuoteva, provando il godimento che le dava quell'uomo correrle sulla
pelle come corrente elettrica dandole brividi di gioia.
“Ancoraaa!” Le uscì soffocato dalla gola.
“Ti piace ehh puttana!!” Sussurrò lui.
“Siii!!” Fu la sua risposta.
“Allora dimmi chi sei!” Le chiese Vincenzo.
“Come? “Domandò lei non capendo o facendo finta di non capire.
“Chi sei tu! ...Una pu…!
Dillo su... che piace anche a te esserlo e sentirtelo dire.”
Come colta da un raptus sessuale improvvisamente mia moglie esclamò ansimante:
“Si!... Sono una puttana! Una puttana rumena! ...Come le mie connazionali!”
“Su continua che ti piace dirtelo da sola!” Continuò sorridendo Vincenzo chiavandola e dandole dei colpi profondi che la spostavano sul materasso.
“Si sono una puttana! Una puttanaaa!” Ripeteva lei, esaltata da quelle parole.
“Si!..Sii!...Siii!!” Ridiceva godente. Finché lui esagerò dicendo:
“Se sei una puttana vera, prima o poi ti porterò a battere! Sei contenta?”
Domnica esitò un attimo, ma poi godente e in preda a quell'eccesso di parossismo sessuale e alla confusione mentale la sentii dire ancora:” Si! ...Siii!!”
Oramai era partita, non connetteva più la realtà con il gioco e accettava di essere una puttana come voleva lui.
“Allora sei la mia troia e io il tuo magnaccia e ti porterò a battere!” Pronunciava con provocazione e minaccia.
“Si...sì!” Ripeteva lei godente.
“Allora dillo tu cosa siamo noi, io e te, così sente bene anche tuo marito.” Disse come a ricordarsi che c'ero anch'io in quella stanza seduto nella poltroncina dei cornuti che mi stavo masturbando.
“Sono una pu-tta-naaa! Una tro-i-aaa!!... E tu il mio ma-gna-cciaa che mi por-te-ràà a ba.tte-reee!”
Riuscì a ripetere quella frase ad intervalli con voce spezzata dal piacere e dall'ansimare del suo respiro, lasciandosi andare in un orgasmo profondo, scuotendosi tutta abbracciandolo forte tirandolo a se, facendo uscire dalle sue labbra un:”Ooooooooohhhhhhhhh!!!!
Oooooohhhhhhhhhhh!!!” Prolungato dall'acme del piacere nel godere.
Lui voltandosi verso di me e guardandomi esclamò:
“Hai sentito Giorgio? Hai visto! Cosa ti avevo detto...anche la tua di moglie è una puttana come tutte le slave. Vedrai… se sei d'accordo te la porterò davvero a battere.” Disse ridendo.
“E tu ci vieni?” Chiese ancora a Domnica muovendosi più forte con il cazzo dentro di lei:
“Siii!” Fu la sua risposta soffocata dal piacere e dalla vergogna.
In quel momento ero eccitato, come mia moglie e quelle frasi offensive e senza rispetto, non facevano altro che eiettarci. Ma ero sconvolto a sentire mia moglie parlare così, come poteva dire quelle cose? Non era più un gioco, lei sembrava un’altra donna, trasformata-
“Quel Vincenzo è capace di portarla davvero a battere…” Pensai preoccupato.
Lui chiavandola si godeva con la lingua la sua bocca, con il cazzo la sua figa e con le mani la
pelle e le carni del suo corpo tenero, come le mammelle, i glutei, la schiena e le cosce, come se mia moglie fosse sua.
Restai a guardarla mentre lui continua a chiavarla, vedevo i suoi glutei maschili e pelosi muoversi su e giù tra le cosce larghe e piene di mia moglie e la sua schiena stretta dalle sue braccia coprirle il torace. Stava chiavando la mia fedele e brava moglie rumena nel suo letto, senza alcuna precauzione e questo aumentava terribilmente la mia eccitazione e ansia ...e mi domandavo: “E se gli viene dentro?”
Domnica era ancora feconda e probabilmente me l'avrebbe messa incinta. Ma la mia eccitazione soprassedeva su quei pensieri mentre mi masturbavo e rischiare era eccitante, adrenalinico.
Anche il mio desiderio era appagato, adesso c'era davvero un altro che se la sta chiavando.
Avrei dovuto essere contento, in fondo era il fine di quello che volevo io nelle fantasie, eppure non lo ero. Vederla trasformata e umiliarsi così, si, mi aveva eccitato, ma mi aveva soprattutto spaventato, ora che era successo, mi chiedevo se era proprio quello che volevo...
Non doveva andare così, doveva essere solo un semplice gioco erotico fatto di carezze, baci e
nudità e invece la stava chiavando, brutalizzando, trasformandola e da un iniziale rifiuto e repulsione ora a lei incominciava a piacerle, la stava cambiando davvero. In due ore aveva modificato la sessualità di mia moglie e io non c'ero riuscito in più di vent'anni.
Al termine di tutto questo mi chiedevo cosa sarebbe successo? Come saremmo stati noi?
All'improvviso lo tirò fuori dalla figa, duro e bagnato dagli umori del suo godere.
"Girati! Mettiti alla pecorina! “Esclamò. Lei lo guardò e lui ripete:” Alla pecorina… In ginocchio!" Con voce decisa.
Mia moglie in preda al fervore di quel momento ubbidì ancora, si ruotò lentamente e si mise in ginocchio sulle lenzuola, mentre lui l'aiutava a posizionarsi, a carponi, nuda con le mani e le ginocchia appoggiate sul lenzuolo del materasso, regolandole l'apertura delle cosce battendo con la mano al loro interno e inginocchiandosi dietro di lei.
Le appoggiò la cappella sulla vulva, tra le grandi labbra e con un colpo secco e deciso lo infilò tutto nella vagina già dilatata e lubrificata dal piacere avuto poco prima e iniziò a montarla tenendola ferma per i capelli con una mano e 'altra sul fianco. La chiavava e la montava facendola godere e guaire dal piacere come fosse una cagna vera, in una pecorina interminabile.
Era una scena terribile, ma bellissima e suggestiva sotto un altro aspetto. Lei cercava di muovere la testa tenuta ferma dalla sua mano forte sui capelli, stringendo per reazione al piacere il lenzuolo tra le dita. La montò spingendo il suo cazzo lungo fino in fondo, con colpi che la dondolavano in avanti e indietro, mentre mia moglie godeva e gemeva con il viso sudato, rovinato dal trucco, la bocca aperta e la lingua fuori a penzolone, come una vera cagna in calore. Non resistetti a quella visione e masturbandomi venni sborrandomi sulla mano.
Qualcuno può dire che avrei potuto partecipare anch'io al loro gioco, chiavandola assieme a lui, e avrei potuto farlo se avessi voluto, ma provavo più piacere a guardarli a vedere mia moglie domata e dominata da lui. È complicato far capire chi non lo ha mai fatto, il piacere che si prova ad osservare la propria moglie chiavata da un altro uomo, è qualcosa di
meraviglioso, unico, eccitante, indescrivibile...bisogna solo provare!
Dopo averle accarezzato l'utero con la grossa cappella, lo tirò fuori e si sdraiò sul letto, invitando lei a fare altrettanto, battendo la mano sul lenzuolo nel punto in cui avrebbe dovuto sdraiarsi.
“Qui!!” Le disse autoritario.
Domnica si girò a fatica, sudata, indolenzita dalla posizione e stordita dal piacere provato.
Fece strisciare le ginocchia sulle lenzuola mostrandomi quel magnifico culo pallido e pieno di
morbidezza da signora quarantenne e poco sotto di esso la figa dilatata da quella chiavata
animalesca. Ma prima che si sdraiasse lui, la prese per le braccia e la tirò sopra di esso, sul suo
cazzo duro. Lei d'istinto con una gamba piegata scavalcò il suo corpo, allargando al massimo le
cosce.
Una posizione quella della cowgirl con lei sopra mai praticata da noi nell'intimità dei nostri rapporti coniugali.
Tenendo il cazzo duro e lungo con la mano, la invitò ad appoggiarci la figa sopra e a sedersi
lasciandosi penetrare dalla grossa cappella e dalla lunga asta. La stava chiavando in tutte le posizioni classiche più conosciute, per umiliarla maggiormente, da quella del missionario, alla pecorina fino all’ultima detta dell’amazzone o cowgirl.
Ed era bella Nica nelle sue esuberanze mature e nel suo corpo madido di sudore, la lampada
riflettendo la luce su di esso lo faceva brillare rendendolo più erotico, come se fosse cosparso di olio profumato. I capelli bagnati e attaccaticci dal sudore dietro la nuca e sulla tempia, segnavano il tempo da cui eravamo in quella stanza e l'attività sessuale che c'era stata.
Le grosse mammelle morbide e penzolanti con i capezzoli duri e dritti dondolavano ai movimenti del corpo e del respiro affannoso.
Quando fu sopra a gambe larghe con la figa appoggiata alla cappella, pronta per essere penetrata, lui appoggiò le sue grosse mani ruvide sui suoi fianchi e lentamente e inesorabilmente la tirò giù, entrando fino in fondo e facendola sedere su di esso, con il suo cazzo in vagina.
Domnica ebbe un sobbalzo e trattenne il respiro quando la grossa cappella scorrendo giunse al fondo e toccò l’utero, si sentì impalata, allargò la bocca e inarcò la schiena per
reazione, porgendogli senza volerlo il seno con i grandi capezzoli da madre, che avevano allattato i nostri figli, e subito imprigionati e succhiati dalle labbra viscide di Vincenzo.
Mia moglie raggiunse l'apice della sua bellezza erotica in quella posizione. Restai a guardarla immobile, rapito, mentre lui accompagnandola su e giù per i fianchi iniziò a muoverla e a chiavarla ancora, facendola come una cavallerizza, galoppare e gemere di piacere sul suo cazzo duro.
Il suo pallido e pieno sedere, compresso dalle sue cosce e dai movimenti sembrava più grosso e largo. Al centro della sua schiena gocce di sudore brillanti alla luce correvano verso il solco tra i glutei. Le sue fossette di venere sui lombi rendevano quel cavalcare più erotico e maturo.
"Così! Dai! ...Galoppa sul cazzo!... Galoppa!" La incitava lui.
Mentre lei ansimante sottostava ai suoi comandi muovendosi più velocemente e godendo di più:” Si! Siii!!” Gridava, ormai irriconoscibile dalla donna che era.
E mentre galoppava e gemeva facendo ballare forte le mammelle sul petto, Vincenzo non felice del piacere che provava ad averla sottomessa, la sottopose ad ogni tipo di angheria. Le portò le braccia dietro la schiena, aderenti sopra ai glutei di quel suo sedere magnifico e con una mano le tenne ferme con i polsi bloccati dietro, e con l’altra iniziò a prenderla a schiaffi sul viso, mentre lei continuava a godere e a galoppare sul suo cazzo. Ma non si ribellava ... lì accettava con piacere, godendo e guardandolo con sfida e desiderio negli occhi.
La offendeva:
“Puttana! Sei una puttana!! “Le diceva forte in modo che io potessi sentire bene.
Lei non rispondeva, godeva. E lui ripeteva…:
“Dillo che sei una puttana ... mi piace sentirtelo dire! Una matura e bella puttana rumena!”
Esclamò esaltato, facendola saltare sul suo cazzo come una fantina sulla sella durante una corsa al galoppo, schiaffeggiandole il viso e anche le mammelle pendenti, con schiaffi lenti ma sonori.
Le sue mammelle e i suoi capezzoli venivano schiaffeggiati con brutalità, come prima aveva fatto con il cazzo sulle guance, in breve da pallide e marmoree anch'esse diventarono rosso fuoco, ballando su e giù e lateralmente per la cavalcata e per gli schiaffi.
Era la prima volta che veniva schiaffeggiata sul seno, dal rossore e dalle percosse pareva
sofferente, ma dall'espressione del viso sembrava piacerle.
Era una scena perversa, umiliante e deliziosa per me stare lì a osservare mia moglie
completamente nuda galoppare sul suo cazzo mentre la prendeva a schiaffi in faccia e sul seno. Il suo corpo maturo e giunonico, faceva ondulare le sue carni sotto quei sobbalzi che compiva chiavando.
Erano schiaffi leggeri, ma cadenzati e deliziosamente punitivi che le facevano bruciare la pelle
arrossandola, specie quella delle candide mammelle.
Mi resi conto meravigliato e dispiaciuto che mia moglie godeva immensamente ad essere trattata in quel modo. E infatti a seguito delle sberle in faccia e sul seno cavalcando in quella situazione perversa con le braccia tenute dietro la schiena, iniziò a venire. Cominciò ad urlare di piacere, mentre lui accompagnava il suo godimento con gli insulti e schiaffi.
"Vieni! Vieni! ...Così! …Troia rumena! Goditi bene il mio cazzo puttana!... Te lo stai godendo bene il mio cazzo eh?!" Ripeteva continuamente intanto che la colpiva con gli schiaffi sempre più forti sul viso e sul seno mentre Domnica impazziva di piacere ed esplodeva in un orgasmo urlato mai avuto prima:” Ahhhh!!!!! Siiii!!! Aaaaaahhhhhhhhhhhhh!!!!” In quel lungo lamento di gioia.
Timoroso, vedendo che mia moglie non capiva più niente presa dalla lussuria di quella perversione, mi alzai e mi avvicinai a lui sussurrandogli... dovrei dire quasi supplicandolo:” Vincenzo…non venirle dentro, è ancora feconda…”.
Avevo il timore che lei in quello stato si facesse sborrare dentro e ne restasse incinta.
Lui mi guardò, con il suo sorriso trionfale fece un cenno affermativo con la testa, e dopo che mia moglie sfinita e in preda ai fremiti e all'estasi dell'orgasmo, si chino con il capo su il suo torace peloso e sudato adagiandosi sopra come se fosse un cuscino, lui la prese per i glutei e la tirò su, togliendola da sopra, facendo uscire il cazzo dalla figa e lasciandola cadere a fianco.
La vidi sdraiata sul lenzuolo, con il viso sfatto, sudato e sconvolto dal piacere e dagli schiaffi,
ansimante e boccheggiante, con la figa larga che stentava a richiudersi, stringere ancora forte con le dita il lenzuolo, sbuffare soffiando come un animale. Fui preso da una sorta di eccitante perversione, nel vederla così sottomessa e domata da lui.
Ma non era finita, lui aveva ancora il cazzo duro e dritto, non so come facesse dopo quasi un’ora ad averlo ancora così eretto, se quell'erezione fosse naturale o artificiale e avesse preso del viagra. Si avvicinò a Domnica riversa nel letto e accarezzandole la fronte sudata si mise in ginocchio davanti a lei con il cazzo vicino al suo volto e iniziò a masturbarsi.
“Tira fuori la lingua su!” Le diceva battendole la mano sotto il mento.
” Su dai! Tirala fuori! ...Tira fuori questa bella lingua da vitella che hai.” Ripeteva.
Lei spaventata e stordita da quello che era accaduto e aveva fatto, ubbidì guardandomi negli occhi e la tirò fuori lentamente, a fatica. Era sudata e spettinata con tutti i capelli scompigliati sul viso, bagnati di sudore e aderenti al collo e alle tempie. Capii immediatamente che voleva sborrare sulla lingua di mia moglie e non feci niente per bloccarlo.
Domnica era con la faccia sotto i suoi coglioni e la lingua completamente fuori, mentre lui si
masturbava con arroganza e trionfalismo e mentre guardavo quella scena senza fermarlo, pensai che lei non si rendesse conto di cosa volesse fare lui e non feci nulla per impedire a quell'uomo di sborrare sulla lingua e la faccia di mia moglie.
"Sborro! Sborro!" Gridò masturbandosi velocemente Vincenzo e con un sorriso insolente si
avvicinò di più, portò il cazzo alla lingua di mia moglie e cominciò a eiaculare sopra e tenendola per i capelli gli sborrò anche in viso con getti forti e abbondanti. Riversò il suo sperma sulla sua lingua fuori come quella di una cagna in calore ed assetata di sesso e di sperma.
Domnica era sconcertata mentre lui oltre alla lingua le sborrava in fronte e sul naso. I suoi occhi erano sbarrati dall'incredulità da quello che stava subendo e al primo getto di sperma sul volto, trattenne il fiato come in apnea.
"Guardami! Guardami mentre ti sborro sulla lingua!” Gridò forte lui.
E cominciò a godere e a eiacularle sopra, sporcandogliela tutta di sperma caldo e bianco.
Lei lo guardava sottomessa in quella posizione inferiore e umiliante, ed io osservo eccitato quel finale.
“Hai visto!” Esclamò rivolto a me:” È come tutte le altre sue connazionali ...una troia!”
Restai in silenzio a guardarli, mentre mia moglie con il viso macchiato di sperma e il trucco sfatto dal pianto precedente e dal sudore che colava dalla tempia, con la lingua piena di sborra mi guardava ansimante e silenziosa.
“Su Ingoia!” Continuò lui battendola ancora sotto il mento:” Su dai! Vedrai che ti piacerà, è buono!” La trattava proprio come una puttana e tutto quello mi eccitava immensamente.
Con disgusto Domnica deglutì il suo seme per poi tossire forte. Era la prima volta che lo faceva e assaggiava il sapore dello sperma, tra noi non avevamo mai fatte quelle cose.
È buona la mia sborra eh?!" Le disse mentre godeva ancora.
"Lecca! Lecca la mia sborra! È bella calda eh!... Ti piace lo so!”
Era turpe ma attraente vedere mia moglie mentre accettava tutti quegli insulti e spruzzi di sperma sul viso e sulla lingua! In quel momento avrei voluto immortalare per sempre quella scena, avrei voluto che quell'uomo non smettesse più di sborrare sulla sua lingua e la sua faccia. Era una scena crudele e stupenda allo stesso tempo, vedere una moglie fedele, madre di due ragazzi già grandi accettare passiva quell'oltraggio.
Forse era la scena più bella di tutto quell’incontro, stare lì a guardare mentre quell'uomo perverso e vizioso continuava a godere e a eiaculare sulla sua lingua e sul suo viso.
La osservai passare la lingua imbrattata di sperma sulla cappella gonfia e congestionata di
Vincenzo e leccarla sotto i suoi ordini come se fosse un gelato.
"Godo! Godo!" Gridò ancora Vincenzo mentre Domnica le puliva il cazzo imbrattato di sperma
con le sue stupende leccate! "Guarda tuo marito adesso!" La esortò con tracotanza.
Lei girò il volto e mi osservò con un occhio chiuso, dovuto a quel rigo denso di sperma bianco
messo di traverso sul suo viso come uno sfregio di sborra colante, che dall'occhio destro attraversando il naso arrivava al labbro sinistro.
Avevo davanti a me la scena che avevo desiderato mille volte, mia moglie nuda con la lingua e il viso pieni di sperma davanti a un uomo che aveva appena finito di chiavarla.
Vincenzo con quell'oltraggio di sborra sul viso di mia moglie, aveva messo anche uno sfregio sul rapporto tra me e lei, che non sarebbe stato più lo stesso.
Finito, uscì dalla stanza e andò in bagno, lasciandola nuda riversa sul letto sporca del suo sperma dentro e fuori.
Il rumore della doccia servì un pò ad attutire il silenzio imbarazzante tra me e mia moglie. Mi
avvicinai e l'accarezzai sui capelli bagnati di sudore, tirò su la testa e mi guardò senza dire una parola. Poi si alzò e in silenzio prese un asciugamano su una sedia iniziò a pulirsi il viso dallo sperma e dal trucco, ed asciugarsi il sudore.
Quando lui uscì, mia moglie raggiunge il bagno senza dire nulla, senza nemmeno guardarci negli occhi.
“Hai visto che te la chiavata bene! E come ha goduto!” Mi disse.
“Si, ma questi non erano i patti, l'hai...” Feci una pausa e continuai:” ...L'hai maltrattata,
brutalizzata, offesa, umiliata, hai fatto cose contro la sua volontà che non erano negli accordi e
nemmeno nelle nostre intenzioni fare in quel modo lì. Precisai.
“Bè... che ti importa! Lei ha goduto e tu anche, come siamo arrivati a godere è secondario. L'hai
vista anche tu godere! Come mi hai detto che era rumena, ho capito subito che tipo di donna era e che tutto sarebbe stato più facile. Cosa ti avevo detto!... Le rumene sono tutte delle gran puttane e anche lei lo è, solo che lo nascondeva, lo teneva dentro. Vedrai che vorrà rifarlo!” Disse in modo arrogante. Continuando. “Ti sei offeso perché lo trattata da puttana? Ma guarda che lo è davvero, non scherzavo quando dicevo che tutte le slave sono puttane. Ne ho conosciute molte e so che tipo di donne sono, tutte che si prostituiscono, sembrano santarelline ma .... Te ne accorgerai in seguito vedrai, se continuiamo a frequentarci è facile che riusciamo a farla prostituire veramente!” Esclamò sorridendo.” Magari
solo per gioco...per provare!” Completò la frase. Restai in silenzio disgustato e pensieroso.
“Sei arrabbiato? “Mi chiese.
“Non era quello che volevamo!” Risposi nuovamente.
“Ma cosa dici! ...Lei se la chiavo ancora due o tre volte te la svezzo e te la porto a battere davvero! Non ci credi?”
“Gli credevo purtroppo, sarebbe stato capace di farlo realmente e lei forse di ubbidirgli e quella discussione mi eccitava interiormente anche se non mi piaceva e non volevo farla.
“Comunque ci vediamo ancora! Vi telefono io e stai tranquillo che nessuno saprà mai niente,
sono riservato. Vedrai che faremo un bel trio noi e piacerà anche a te. “Affermò ridendo.
“Avrà il marito e l’amante!” E rise ancora, mentre Domnica uscita dal bagno dopo essersi lavata ritornava in camera tutta nuda con il viso pulito, coprendosi solo davanti con un asciugamano. Si vergognava terribilmente di quello che era successo ora che tutto era finito, esattamente come me.
Le sue guance e le sue mammelle apparivano ancora più rosse sul corpo candido appena lavato dalla doccia.
Si vestì lentamente in silenzio, mise le mutandine e il reggiseno, poi le calze e la gonna. Cercò le scarpe in un angolo mentre si infilava silenziosa la maglia. Non ci guardava in viso, né a me né a lui. Si pettinò e truccò leggermente con il suo specchietto e necceser da borsetta.
Ci salutammo da Vincenzo senza dire altro, gli passai affianco guardandolo negli occhi, poi passò anche mia moglie e lui avvicinandosi la tirò a sé, baciandola sulle guance, con lei impassibile e lo sguardo basso.
"Ci sentiamo presto!" Disse sulla porta.
Quel pomeriggio fu un incubo, un susseguirsi di volgarità, atti di libidine e pratiche sessuali su mia moglie, contro la sua volontà. Il fatto che aveva provato piacere nel subirle non diminuiva
l'oltraggio di quello che aveva sopportato.
Uscimmo in silenzio, senza quasi guardarci, solo sguardi di sfuggita, ci vergognavamo entrambi di noi stessi. Salimmo in auto e partimmo, poco dopo lei si portò le mani in faccia e scoppiò in un pianto singhiozzante. Non dissi nulla, la lascia sfogare, le accarezzai solo i capelli.
“Quell'uomo non ci vedrà più!” Dissi guidando:” Mai più!... È stata la prima e ultima volta. “
Lo odiavamo per come ci aveva ingannato, trattati e per l'oltraggio subito da mia moglie.
Tornammo a casa e per nostra scelta non parlammo più di lui e di quello accaduto.
Nonostante le email e gli sms che inviava ogni giorno, non solo non risposi, ma non le aprii
neppure e non dissi nulla a mia moglie per non turbarla con ricordi spiacevoli.
Pian piano nei giorni, nelle settimane e nei mesi la nostra vita ritornò normale, i figli, il lavoro, la scuola, le faccende di casa e anche se i nostri rapporti sessuali erano cambiati diventando quasi zero, distaccati e senza passione, lo accettammo senza drammi e ricordi.
Ma la reazione negativa dell'accaduto lentamente scemò giorno per giorno, lasciando in me alla rabbia e all'umiliazione solo il ricordo di quelle situazioni che ritenevo eccitanti.
Passò un altro mese e un giorno vinto dalla curiosità lessi uno dei tanti sms che mi aveva mandato Vincenzo sul cellulare. Chiedeva di incontrarci ancora. Non so cosa mi prese, inconsciamente ne ero felice, inspiegabilmente mi eccitai di nuovo solo al pensiero che lui la cercasse.
Feci passare qualche giorno e al momento opportuno mentre eravamo soli in casa e mia moglie era in cucina che mi dava le spalle preparando pranzo, dissi:
“Mi ha mandato un sms Vincenzo.”
Restò in silenzio, come indifferente, senza voltarsi, ci furono lunghi attimi silenziosi, poi chiese: “E cosa vuole?”
“Vuole rivederci.” Risposi emozionato e inquieto.
Ci fu ancora una lunga pausa di silenzio e poi domandò distaccata:” E tu cosa gli hai risposto?”
Non so cosa mi prese in quel momento, solo a parlare con lei di nuovo di Vincenzo mi elettrizzava, mi sentivo esaltato, mi batteva il cuore fortissimo e invece di dire:” Lo mandato al diavolo! Gli ho detto che non vogliamo più vederlo e avere a che fare con lui. Di lasciarci perdere e non cercarci mai più!”
Gli risposi:
“Nulla! Ne volevo parlare con te prima di rispondergli.” Continuando infido:” Per me accetterei, gli direi di sì” ... Aggiungendo subito dopo una pausa di deglutizione: “Se tu sei d'accordo naturalmente!”
Ci fu ancora una pausa lunga e silenziosa, poi si voltò, mi guardò in faccia austera esclamando con mia sorpresa:
” Va bene! Se sei d'accordo anche tu!”
Non mi aspettavo quella risposta, ebbi un tuffo al cuore, pensavo che avrebbe risposto di no e
invece accettò...sapeva bene cosa significava incontrare nuovamente Vincenzo, voleva dire essere umiliata nuovamente, trattata da puttana, essere sottomessa e schiaffeggiata, eppure disse di sì.
La guardai in silenzio, la vidi diversa, era cambiata, aveva una smorfia strana sulle labbra che
sembrava un sorriso beffardo.
“Va bene!” Dissi io risoluto:” Gli dico che sabato pomeriggio andiamo di nuovo a casa sua.”
“Va bene!” Rispose lei decisa.
Mi chiesi dov'era finita, mia moglie, la Domnica che conoscevo io, che avevo sposata, pudica,
moralista e religiosa, buona madre di famiglia e moglie fedele. Era cambiata e forse aveva ragione Vincenzo, quando diceva che le slave sono puttane dentro, o forse solo ora che aveva
provato a essere umiliata e offesa da lui, aveva scoperto che le piaceva e voleva continuare ad esserlo.
Comunque ci rincontrammo quel sabato, fu un pomeriggio più perverso del precedente, con lei che in quel nuovo gioco sessuale, si lasciava dominare e umiliare, schiaffeggiare e oltraggiare e io che godevo nel vederla sottomessa a lui.
Non vi scrivo le volgarità che gli diceva.
In quella esaltazione, lui pretese e lei gli offrì anche ila sua verginità posteriore, si! Il suo culo,
con le lacrime agli occhi, tra il dolore e il piacere fu sodomizzata da quell'asta riguardevole, dopo essere stata lubrificata dalla sua lingua.
Ora da molti mesi il nostro è diventato un incontro mensile.
Ho sempre il timore che metta in atto quella sua intenzione di dimostrarmi e provare che è capace di farla prostituire davvero, per gioco naturalmente, e sono tormentato dal desiderio che ciò accada davvero e dalla speranza che non lo faccia mai. Non so come reagirebbe lei se glielo chiedesse, ho paura che sia come dice lui, che sia realmente puttana dentro ... per natura.
A volte mi chiedo quando finirà questa storia. Altre avrei voglia che finisse subito, altre ancora che continuasse per sempre, so solo che mia moglie non è più la stessa, è sempre una buona madre, ma è diventata una moglie irrispettosa nei miei confronti.
Quando proviamo a fare sesso o meglio a chiavare, mi provoca dicendo che Vincenzo è un uomo vero che sa come fare godere una donna e io no.
A volte mi chiedo dove è finito il nostro amore. Eppure mi piace sentirmelo dire che è una puttana.
Giorgio.
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