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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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STORIE IGNOBILI

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

 

LA MOGLIE del CUCULO.

 

 

Note:

 

“Il cuculo è l'uomo o il marito, che consapevolmente e volontariamente induce la propria partner o moglie detta anche la femmina del cuculo, ad avere rapporti sessuali con altri uomini, per assistere all'amplesso o farselo raccontare in modo da provare eccitazione sessuale e piacere.”

Definizione in psicologia.

 

 

 

Buongiorno, mi chiamo Vincenzo, Vince per gli amici. Voglio narrarvi una storia accadutami molti anni fa, oggi sono un cinquantenne, maturo con famiglia, ma non ho mai dimenticato quello che mi successe da giovane e me lo porto ancora dentro. Probabilmente sono episodi che accadono ancora oggi e forse più di ieri.

Un tipo di avvenimento simile ma diverso per epilogo (per fortuna) e conosciuto in tutto il mondo, accadde negli anni 70 a Roma, da parte dei coniugi, Marchesi Casati Stampa di Milano, ma residenti nella capitale. Una coppia di coniugi quarantenni di famiglia agiata, lui cuckold, lei bellissima che si concedeva ai giovani militari e non davanti a suo marito che la fotografava o la riprendeva con la cinepresa per uso esclusivamente personale. Quella fu una storia finita male, per gelosia o pazzia, ma antesignana del cuckoldismo italiano, che allora non esisteva ancora con questo termine.

Quella che sto per raccontarvi io è una storia somigliante, che oltre a me riguarda una coppia di coniugi della Genova bene, forse perversa, certamente non convenzionale per quegli anni, con lei molto bella e affascinante, ed è terminata diversamente da quanto dicevo sopra, ma leggete… 

 

Era il 1986, avevo 18 anni circa, e vivevo a Genova con la famiglia fin dall’età di tre anni, trasferitasi per motivi di lavoro essendo noi nativi siciliani.  All’inizio abitavamo in pieno centro storico, nella Genova vecchia cantata da De Andrè, ma poi tutta la famiglia si spostò vicino alla stazione Principe, andando a vivere verso il ponente della città, nella zona più industriale e operaia.

A Genova, facevo l’apprendista elettricista, conoscevo bene la città e tutte le sue contraddizioni di grande metropoli, di città marinara, industriale, cosmopolita, libertaria e per certi versi anche bigotta.

Erano gli anni che nascevano le cassette video VHS, con il lettore sotto la TV, erano i tempi di Cicciolina, Moana Pozzi…c’erano le lire e non l’euro, il mangianastri per ascoltare la musica in auto o nei ritrovi e molti giovani in quegli anni manifestavano nelle piazze di tutto il mondo per sensibilizzare la società ai problemi sociali e del lavoro.

I momenti tranquilli li passavo con la mia compagnia alla sera o nei pomeriggi liberi, non c’era internet e cellulari e si cazzeggiava al bar o si andava a fare lunghi giri per la città, a girovagare a piedi o in motorino. Oppure si andava   in discoteca a ballare con ragazze e se ci andava bene a rimorchiarne qualcuna per finire la serata in “gloria” come dicevamo noi. 

In quegli anni non erano semplici le cose, le ragazze erano meno disposte di oggi, e solo per arrivare a limonarle e farle un ditalino, oltre che piacergli tanto, dovevi sudare le cosiddette sette camice. Le ragazze non la davano facilmente la figa, e alcune, le più carine, sapendo di esserlo, se la tiravano, te la facevano annusare ma poi basta, ti lasciavano all’asciutto e con la voglia.... e finivi a masturbarti da solo.

Quindi si era sempre carichi sessualmente e spesso vista l’età e il vigore si ci scaricava manualmente con il pensiero o i più benestanti con qualche giovane bagascetta che a Genova non mancavano mai nei viali o nella zona del porto antico.

Si era giovani, con pochi soldi in tasca ma tanta voglia di vivere e quel poco che si guadagnava lavorando, tra aiutare la famiglia e qualcosa per noi non bastava mai. Come tutti i ragazzi di tutte le generazioni, avevo un amico a cui ero legato e frequentavo più degli altri, con cui ero sempre assieme, si chiamava Maurizio ed era più smaliziato e sicuro di me. 

Io allora ero un bel giovane alto un metro e 73 centimetri, snello ma muscoloso e avevo i capelli lunghi, lisci e neri quasi sulle spalle, mentre Maurizio era di carnagione scura e coi capelli ricci.

Una sera al bar, il mio amico Maurizio mi chiamò da parte dicendo: “Senti Vince, te le vuoi guadagnare centomila lire?” Erano dei bei soldi allora.

“Certo…che cosa devo fare? “Risposi stupito di quella proposta:” C’è qualche lavoro saltuario?”

Pensavo che fossero per qualche lavoro occasionale che a volte capitava, io come detto ero aiuto elettricista e spesso a Genova facevo lavoretti saltuari e semplici negli appartamenti con varie ditte.

“No! Nessun lavoro…” Disse:” … bisogna solo che chiaviamo una bella signora!” Esclamò quasi ridendo.

Lo guardai sorpreso e restai in silenzio.   

“E’ uno scherzo!? Mi prendi per il culo?” Replicai serio, visto che oltre che farmi guadagnare centomila lire, avrei dovuto chiavare una bella signora, e mi pareva tutto molto strano.

“No assolutamente è tutto vero Vince, ci sarà anche il marito con la telecamera a cassette vhs che riprende… quelle nuove che sono uscite da poco al posto della cinepresa.” Disse.

Restai ancora più sorpreso e sconcertato, non ero abituato a quelle cose.

“Chiavare una donna, una moglie davanti al marito che ci riprende con la telecamera a videocassetta vhs!?” Chiesi stupito.

“Si!” Disse rispose. “E’ una coppia che pratica questa forma di divertimento sessuale.”

“Ma poi cosa ne fa della videocassetta? Ci riprende anche in faccia?” Domandai.

“Si, ci riprende completamente nudi mentre chiaviamo, comunque stai tranquillo la tengono per loro e se la guardano da soli, non la fanno vedere a nessuno.” Rispose, proseguendo:” Non fa certo vedere alla gente il filmino o la cassetta dove gli chiaviamo la moglie…” Disse ridendo:” … e poi anche se fosse… noi non faremmo brutta figura, la farebbe lui, il cornuto a lasciarsela chiavare.” E rise ancora.

Ero dubbioso. Tenete presente come scrivo nell’introduzione che allora non esistevano i cuckold, i bull e le sweet, o meglio c’erano, ma pochi e riservati non avevano questi soprannomi inglesi e la popolarità di oggi. Quel tipo di coppie vivevano la loro sessualità nascosta, i mariti a cui piaceva vedere la propria moglie chiavata da un altro uomo, venivano chiamati < contemplativi>.

Il contemplativo era semplicemente “Il cornuto” che contemplava la moglie mentre qualche partner gliela chiavava e la faceva godere. Difatti negli annunci delle riviste pornografiche e non, c’era scritto nell’inserzione:” …marito solo contemplativo… cerca partner attivo sessualmente per soddisfare la moglie…” 

La moglie del contemplativo la chiamavamo < la troia o la porca > e chi la chiavava come noi <il partner o il montatore>. Oggi diremmo che quella, altro non era che una coppia che praticava il cuckoldismo, come ce ne a decine di migliaia in tutta Italia, basta guardare gli annunci su internet.  Allora al massimo c’era qualche annuncio su alcune riviste specializzate o su quelli de il secolo XIX il quotidiano di Genova, nell’ultima pagina, nella sezione “Cercasi” che veniva dopo quella delle estetiste e massaggiatrici che poi erano prostitute a pagamento: “A a a a a a… massaggiatrice riceve su appuntamento Vico rossi al civico…” e seguiva il numero di telefono fisso di casa o di qualche bar, dove il barista compiacente prendeva gli appuntamenti dietro ricompensa, e ricevevano a casa loro o si spostavano a domicilio. 

Ma tornando alla conversazione con il mio amico Maurizio ripetei ancora:” Ma sei sicuro!? Non è uno scherzo? Non è pericoloso?”

 “Ma no!” Ribatté.” Io l’ho già fatto una volta, un mese fa con un altro amico che mi ci aveva portato!”

“Non è che sia gente malata, depravata?” Domandai ancora.

“Malata no senz’altro, depravata forse sì.” Fece una pausa e aggiunse:” Il marito con la moglie consenziente, vuole soltanto girare una videocassetta vhs amatoriale per loro, con noi due che chiaviamo la moglie e poi se lo guarderanno a casa, in tv nel lettore vhs o se avrà la cinepresa e farà un filmino con il proiettore. L’ho proposto a te perché sei uno dei pochi che si fa i cazzi suoi e con queste coppie bisogna essere molto riservati. "

“Ma dove dobbiamo farlo?  In macchina!?” Chiesi.

“No in albergo, pagano tutto loro.”

“Ma quanti anni hanno?!” Fu l’ultima domanda che mi lasciò fare.

“Non lo so! So solo che è una coppia matura!” Esclamò proseguendo:” Allora che fai? Vieni o non vieni? ...Se no, lo dico a un altro?”

“Vengo! Vengo!” Ripetei convinto ma dubbioso. Per me era la prima volta, non avevo mai fatto nulla del genere, chiavare la moglie di qualcuno mentre il marito mi guardava. Lui fu molto convincente ed accettai, in fondo erano centomila lire, e allora erano soldi.

“Mi raccomando acqua in bocca con tutti!” Mi ripeté Maurizio quando ci lasciammo dandoci appuntamento per il pomeriggio seguente.

Tutto sommato si sarebbe trattato d’avere un rapporto sessuale tra due quasi ventenni e una donna ultra quarantenne, forse cinquantenne.  Il fatto era di per sé già scandaloso rispetto al perbenismo dell’epoca.

Il giorno dopo quando ci incontrammo, scherzando mi batte la mano sulla spalla:” Allora sei pronto?”

“Si!” Risposi emozionato.

“Te le sei messe le mutandine pulite…!” Esclamò ridendo…

Risposi sorridendo anch’io con un:” Stronzo! Io ce l’ho sempre pulite le mutandine.”  E ci incamminammo verso il centro, Genova era ed è una grande città e per giungere da una parte all’altra a volte ci vogliono ore. Comunque con tram e a piedi arrivammo davanti all’albergo dell’appuntamento. 

Mentre ci avviavamo verso l’entrata pensavo a lei, alla signora che avrei dovuto chiavare, me la immaginavo vecchia, grassa, brutta.” Sarà qualche vecchia bagascia con i soldi!” Riflettei in genovese:” Che deve pagare per farsi chiavare da qualcuno se no non trova nessuno, e il marito deve essere qualche pervertito senz’altro.”

Quando giungemmo davanti all’hotel ci fermammo a parlare tra noi, come dicevo sopra, allora non c’erano cellulari né smartphone per poterli avvisare. 

“Ci siamo e qui!” Mi disse Maurizio.

La prima cosa che gli chiesi fu:” Sei sicuro che ci daranno i soldi, le centomila lire?”

“Si certo, fidati! È gente seria.” E non disse altro.

E come d’accordo entrammo e andammo alla reception. Il portiere ci guardò, meglio dire ci squadrò dalla testa ai piedi come dire:” Che vogliono questi!? Avranno certamente     sbagliato.” 

Invece il mio amico Maurizio gli disse:” Ci aspettano i signori “Finali, abbiamo un appuntamento.”

Lui già preavvertito prima da loro che saremmo arrivati, ci guardò ancora con sufficienza dicendo con voce scocciata:” Terzo piano stanza 18, i signori… vi aspettano!” E intanto li avvisò con il telefono interno.

Appena fummo fuori della sua vista, ridendo e scherzando ci spingemmo uno all’altro salendo a piedi la scala e i tre piani, arrivando davanti alla porta della stanza numero 18.

Ci fermammo a prendere fiato. Eravamo emozionati, io più di Maurizio essendo la prima volta.

Bussò e pochi secondi dopo un uomo dall’aspetto mite, quasi insignificante, in pantaloni e camicia sorridendo ci aprì.

“Entrate pure!” Ci esortò.

Appena entrati chiuse la porta e chiamò la moglie che era in bagno, che venne, e avvertii subito una buona fragranza nell’aria. Ci accomodammo su un divano e tanto che il mio amico Maurizio parlava e faceva le presentazioni io li guardai.

Erano una coppia di cinquantenni, lui sembrava un tipo mite, molto snello e un po' più alto di me, lei, quella che avremmo chiamato Anna, al contrario di quello che pensavo era una donna molto affascinante e da giovane doveva esser stata sicuramente una donna bellissima,” un gran pezzo di figa” come si suol dire ancora oggi. Aveva i suoi anni sulla cinquantina, ed era un po' sfiorita, ma non troppo ed era sempre attraente. Indossava una vestaglia trasparente rosa su un corpo maturo e piacente con indosso un intimo di raso rosa sul classico, lavorato e di pizzo. Calze color carne e reggicalze rosa come il reggiseno, quella che noi allora chiamavamo “biancheria intima da puttana” perché una donna normale non vestiva così nell’intimo, ma le prostitute sì. Al centro sotto il reggicalze, in trasparenza al tessuto rosa della vestaglia si intravedeva la macchia scura a triangolo rovesciato del suo sesso.

Aveva capelli castani, ben curati e gonfi con un taglio da signora come si usava anni prima, forse retaggio della sua giovinezza e che manteneva e le cadevano e arrivavano sulle spalle, con due mesh chiare, bionde davanti un viso sapientemente truccato e curato con creme. Le sopracciglia brune e gli occhi contornati di scuro dall’ombretto e dal correttore a nascondere un inizio di occhiaie. Le labbra rosso fuoco e ai lobi due orecchini con base dorata e una grossa perla al centro, che si intonava con quelle che a collier portava al collo e che mi colpirono molto perché pareva quasi un collare prezioso da slave. Un sorriso sicuro e smagliante con i denti tutti regolari e bianchi e fumava tranquillamente una sigaretta, mostrando le mani curate e le dita affusolate con gli anelli e le unghie lunghe smaltate di rosso. Dai gesti e movimenti aggraziati, si capiva che era una signora. La voce bassa nei toni ma ferma e sicura. Fumava e mi guardava mentre portava la sigaretta tra le labbra colorate in modo sensuale, ed io ero imbarazzato dal suo sguardo. 

“Altro che vecchia bagascia.” Pensai.   

Con un sorriso malizioso, il marito, ci offrì da bere dicendo:” A mia moglie chiamatela pure Anna e non signora, che oggi pomeriggio non sarà una signora, ma una donna qualunque, sensuale e desiderosa di sessualità. “

Lo sguardo di Anna era intenso e pieno di desiderio. Perché il desiderio di una donna di mezza età lo si legge negli occhi.  Quando li incrociai la prima volta mi parve una donna che esprimeva contraddizioni, algida e passionale nello stesso tempo. Fumando continuava a sorridermi, sembrava un personaggio da film, criptico, enigmatico ma travolgente, capace di sedurre un uomo solo con il sorriso, i gesti e lo sguardo. Aveva espressioni e modi di osservare contrastanti. La vedevo come una donna vera con tutte le pulsioni, i desideri che le donne hanno e non li nascondeva nonostante l’età. Per questo mi piaceva e mi travolse in un vortice di passioni e lussuria.

Ricordo ancora che in quei ritagli di momenti di attesa, mi chiedevo perché una donna affascinante così facesse quegli incontri, e mi rispondevo da solo: “Forse si incontra con noi perché è annoiata, o per divertimento. Probabilmente lo fa per un rapporto solamente fisico, che con il marito non ha perché non gli tira più, e probabilmente non si pone il problema se sia giusto quello che fa, perché è quello che vuole.”

Ma la immaginavo anche madre di famiglia, perché sicuramente avrà avuto dei figli e mentre la scrutavo mi chiedevo come potesse lasciarsi possedere sessualmente davanti al marito e alla telecamera da due ragazzi poco meno che ventenni per il suo puro piacere personale, che era contro ogni etica. Avere un rapporto sessuale consenziente con ragazzi più giovani di trent’anni, senza alcun senso di colpa nei confronti del marito e forse dei suoi figli era qualcosa che non riuscivo a capire. Come non capivo lui che accettava tutto, che gioiva e godeva egli stesso nel vedere la sua consorte chiavata da altri e ne era l’artefice.” Forse lo fa perché l’ama!” Ricordo che arrivai a pensare e probabilmente era così.

La osservavo e ascoltavo le canzoni di quel periodo che a basso volume uscivano dal mangiacassette che aveva quell’uomo, canzoni d’amore che non centravano nulla con l’atmosfera di quell’incontro, e facevano da sottofondo a quella scena, rendendola meno oscena e lei più seducente. Le ricordo ancora quelle canzoni, sono ancora nel mio cuore e nelle storie della mia mente e spesso le rievoco e le canticchio mentalmente ricordandole.

Inconsciamente e assurdamente visto che mi piaceva, dentro di me riflettendo cercavo delle motivazioni e delle giustificazioni per lei e il suo comportamento, per la condotta di quella signora certamente con la doppia vita, di donna di famiglia e di amante trasgressiva. Incarnava perfettamente il desiderio erotico di noi giovani ragazzi, oltre che i vizi sessuali della società di allora in evoluzione. Appariva come la trasgressione e la passione in una persona sola. 

Il fatto che vivessero in quel modo era scandaloso rispetto al perbenismo di quel periodo, in un certo senso il loro comportamento anticipava la sessualità che c’è oggi:” Il cuckoldismo.”

Si capiva che era una signora, oltre che nelle movenze era molto curata non solo nel look e nel fisico, ma anche nel parlare, si intuiva che era una donna colta.” Probabilmente è di un buon ceto sociale.” Pensai. 

La guardai a lungo con la sua lingerie rosa ed erotica che traspariva dalla vestaglia trasparente anch’ella rosa, era sensuale e molto eccitante. Aveva più anni delle nostre madri, ma di aspetto sembrava più giovane, oltre ad essere più curata era affascinante e attraente.

Per quel suo modo di pensare ed agire l’ammirai e l’ammiro ancora dopo tanto tempo, non la considero come troia, ma come donna seducente e il suo ricordo riesce a inebriarmi ancora, e se chiudo gli occhi a farmi rivivere quei momenti.” 

Notando il mio imbarazzo quella Anna mi disse con voce bassa e calda: “Non preoccuparti, è come partecipare a un gioco con delle regole che la gente pensa che siano sbagliate. “Subito non capii quella frase, ma poi negli anni ci ripensai erano l’alternativa a una vita coniugale comune, ripetitiva e abitudinaria.

Nonostante l’età cinquantenne o quasi, la reputavo splendida, certamente non temeva il paragone con le più giovani né il giudizio degli altri. Lei con la sua doppia vita, da donna di famiglia e amante, incarnava perfettamente i vizi di allora.

Mentre lei fumava, il marito parlando con noi ci diede alcune informazioni sul come comportarci e cosa fare e terminato di bere ci esortò: 

“Su ora iniziate a spogliarla!” E a quelle parole, emozionati e impacciati ci avvicinammo a lei e Maurizio prendendo i lembi della vestaglia trasparente rosa, aprendogliela gliela tolse davanti a me lasciandola solo con la lingerie rosa, e alla sua vicinanza mi arrivarono vampate di calore interne e respirai il profumo della sua pelle che mi inebriò.

Quando fu senza la vestaglia velata, ma soltanto in lingerie di raso rosa con pizzo che si intonava con la sua pelle pallida e luminosa come la luna, sentii il cuore battere più forte e avvertii le pulsazioni peniene che spingevano sullo slip.  Abbassai lo sguardo e osservai quasi con vergogna il suo sesso, peloso, non più rigoglioso come era stato un tempo giovanile, ma con un colore spento, un nero che tendeva sul grigio, come probabilmente sarebbero stati i capelli se non li avesse tinti. E tra quella peluria rada, si intravvedeva la lunga fessura vulvare formata dall’unione delle grandi labbra vaginale che rendevano il sesso tondeggiante e sporgente e lo facevano apparire grande. Anche Maurizio era emozionato. 

Su sollecitazione del marito iniziammo ad accarezzarla e toccarla, io da un lato e Maurizio dall’altro, con lei passiva che si lasciava tastare e palpare lungo tutto il corpo, mentre il marito con la telecamera riprendeva tutto.

Aveva la pelle pallida come il latte, vellutata e odorosa di profumo ed erotismo, piacevole al tatto e da accarezzare. Le sue forme mature ancora belle e attraenti, mostravano lo splendore di una donna che stava sfiorendo ma si teneva molto.  Andai dietro lei per non farmi guardare negli occhi e come aveva detto il marito le sganciai il reggiseno sulla schiena, mentre Maurizio davanti a lei, lo tirava anteriormente staccando le coppe dalle mammelle, iniziando a far scorrere le spalline sulle sue braccia piene ma esili. Le fece scendere fino a sfilargliele dalle mani e toglierlo, facendo apparire improvvisamente davanti a lui le sue mammelle, belle, gonfie ancora più pallide della pelle del corpo, con il sottocute con trame erotiche di venuzze e capillari azzurri, come venature di un marmo pregiato, che la rendevano più sensuale e correvano confondendosi con il pallore candido del seno perdendosi dentro ad esso. Aveva un seno normale, leggermente pendente, certamente non rifatto, ma bello, penso una terza o una quarta misura, non grosso ma ben fatto e proporzionato al corpo, con areole e capezzoli rosa, quest’ultimi già turgidi nell’attesa erotica. 

Maurizio chinato ed eccitato si mise a sganciare le pinze delle giarattelle longitudinali del reggicalze sulla fascia della parte alta delle cosce che fissavano e tenevano su la balza delle calze. Una volta sganciate, le prese per la fascia e tirò giù una alla volta lentamente, con lei che lo osservava dall’alto in basso con altezzosità porgendogli la gamba e il piede. Maurizio una per volta fece scorrere le calze velate fino al ginocchio scoprendole completamente la coscia e rivelando il suo pallore erotizzante sotto la velatura color carne del nailon, mostrando la muscolatura tenera e deformabile dell’arto. Dal ginocchio portò la calza alla caviglia e un piede per volta, rimuovendole anche le scarpe gliele tolse trovandosi davanti, all’altezza del viso la sua radura di peli scuri. E mentre io da dietro eccitato, con il pene già in erezione gli sganciavo la chiusura del reggicalze tra i lombi, lasciandolo cadere a terra, le accarezzai i fianchi e la mezza coscia all’interno. Era nuda.

” Bravi!” Disse il marito sottovoce vedendo che avevamo compiuto quello che aveva detto:” Continuate così!” 

Davanti a me che ero dietro lei, sentivo forte il profumo di Anna, vedevo le sue spalle arrotondate, la schiena che accarezzai eccitato e il suo sedere pallido, tenero, gonfio, protrudente in fuori verso me.

Spostandomi sul davanti la guardai nuda, osservai i fianchi arrotondati e dolci con poco adipe, una pancetta a globo appena accentuata, come le donne incinta nei primi mesi di gravidanza, e cosce lunghe pallide, mature, con il sesso peloso tra loro. Allora si usava così, la sua vulva era coperta da una peluria nera regolare e curata che si stava sfoltendo con l’età, lasciando intravedere sotto di essa il chiarore della cute delle grandi labbra che formavano la lunga fessura centrale appena dischiusa dall’eccitazione e dall’attesa di noi, e tutto questo la rendeva lussuriosa ed eccitante.

Era molto carnale e seducente.

A un certo punto la desiderai. Si l’avrei chiavata volentieri anche senza le centomila lire. Inconsciamente mi sentivo attratto da quella donna, sedotto da lei e dalla sua bellezza matura e viziosa. Aveva più del doppio dei miei anni, ma in quel momento non l’avrei cambiata con una mia coetanea ventenne. Mi piaceva e nonostante avessi cinque o dieci anni più di mia madre, non la trovavo “vecchia” per me.  

Come molti ragazzi della mia età di allora, avere un incontro con donne più grandi e mature era qualcosa di eccezionale, un trofeo da vantare poi agli amici. 

Lei, Anna, quando fu completamente nuda cambiò espressione assumendo uno sguardo forte, sicuro, da pantera aggressiva, e mentre ci guardava con una mano si accarezzò i capelli e con l’altra ripresa la sigaretta dal posacenere. E fumando voltò le spalle al mio amico Maurizio, che pieno di desiderio come me la osservava, perché desiderare una donna di mezza età era qualcosa di particolare che ti prende tutto e dentro.

 All’improvviso il marito ci esortò:” Spogliatevi anche voi!” 

Maurizio in un attimo lo fu, io più impacciato ci misi di più e fummo nudi con le nostre aste già quasi erette completamente. 

Sempre il marito con in una mano la telecamera a cassette vhs, allungò verso di noi l’altra, dandoci qualcosa e dicendo:” Metteteveli!” 

Ci aveva passato in mano due bustine che contenevano preservativi, li aprimmo e li mettemmo. Ero già in erezione e fu facile calzarlo, in poco tempo lo ebbi fasciato di lattice e oscillante davanti a me. Con la telecamera il marito si mise a riprendermi l’asta dura, a zumare ingrandendola, mentre la moglie mi guardava sorridendo, non dico che mi vergognavo ma mi sentivo a disagio al suo sorriso.

E mentre Maurizio l’accarezzava sulla schiena e sul collo mi tese le braccia invitandomi, dicendo: “Vieni!” E intanto si sedette sul letto, e prendendomi per le mani mi tirò a sé, mentre il marito riportava l’obiettivo della telecamera su noi tre e continuava a riprendere.

“Si interruppe solo per dire quando fummo sdraiati sul letto: “Ora chiavala!”

Lei piegò le gambe alle ginocchia e le allargò, mostrandomi in quella posizione maggiormente la sua figa nera e dischiusa, e agitato ed eccitato mi sdraiai sopra di lei che iniziò a baciarmi sul collo e il torace, per poi stringermi tra le sue cosce allargate. Le toccai la figa, l’accarezzai, era bella calda pelosa e umida dalla sua eccitazione.   

“Su… ora che l’hai calzato mettiglielo dentro! Infilaglielo nella figa!” Mi esortò il marito con la voce rotta dall’eccitazione, sempre riprendendoci.

Inginocchiato tra le sue cosce larghe mi avvicinai di più a lei, lo presi in mano e portai il glande contro la sua grossa vulva nascosta dai peli, lo puntai lungo la fessura nel punto dove era dischiusa e umida di umori e spinsi e la penetrai, vedendo una smorfia di piacere sul suo viso alla mia introduzione con una luce perversa negli occhi. E contento iniziai a chiavarla o ad amarla, mentre lei mi accarezzava la schiena eccitandomi di più e il coniuge riprendeva con la telecamera.

A un certo punto il marito si girò verso il mio amico Maurizio dicendole scherzoso:” Tu avvicinati che la mia bocca di rosa te lo succhia, ti fa un pompino!” Lui sorridendo lo fece, si mise in ginocchio di fianco al suo capo e lei eccitata mentre si lasciava chiavare da me, girò la testa   lateralmente, allungò il braccio e glielo prese in mano, lo tirò a sé e si protese più su con il tronco e il capo leccandolo e prendendolo in bocca con il preservativo, iniziando a farle un pompino con il lattice.

Nel frattempo nella stanza il marito aveva cambiato musicassetta e il mangianastri diffondeva un sottofondo di musica classica dolce che non conoscevo, ma molto bello e romantico.

E mentre io gli chiavavo la moglie e il mio amico si faceva fare un pompino, lui eccitato tirò giù i pantaloni e mezzo nudo con il suo cazzo mezzo mollo in mano continuava a riprendere masturbandosi.

Lo ammetto, era bello chiavare quella signora, quella Anna, quella cucola…sentire che godeva con me e avvertire il profumo buono e intenso mischiato a quello del suo corpo entrarmi nelle narici e inebriarmi. Mi piaceva e per questo la desideravo, le accarezzavo e le baciavo la pelle senza che lei dicesse nulla. Avrei voluto baciarla in bocca tanto mi attraeva, ma non ne avevo il coraggio, non sapevo se potevo permettermi, ma avvertivo sulla cute del volto e delle mie spalle i suoi di baci, caldi, vogliosi e passionali che aumentavano la mia erezione. E mentre tutto questo accadeva, il marito continuando a masturbandosi con il suo cazzo quasi mollo ci riprendeva da tutti i lati girandoci attorno nel letto.

A un certo punto la sentii gemere e godere, avvertii le sue mani prendere e tenere forte e strette le mie braccia e muovendo le dita su di esse con le unghie graffiarmi la pelle. Sentivo che stava godendo, l’avvertivo sotto di me a cosce larghe muovere il bacino contro il mio per prendere e sentire di più il mio cazzo dentro lei. Strusciare il sedere sul lenzuolo e respirare ed ansimare forte, ed ero contento e felice dentro me, contento di far godere una bella signora come Anna che mi piaceva e per giunta quasi cinquantenne. Mi sentivo maschio e uomo, e iniziai a muovermi veloce, a darci più forte, con vigore sempre maggiore, a farla dondolare sotto di me sul materasso, dove i suoi mugolii erano soppressi dalla bocca piena della cappella di Maurizio.

A un certo punto con un genito soffocato, seguito da un urlo di soddisfazione la signora iniziò a godere forte, muoversi sul letto mentre veniva ripresa dal suo coniuge, e inconsciamente mi strinse sempre più forte tra le braccia con le mani e le unghie sulla schiena quasi a farmi male. La sentii respirare con affanno e scuotersi tutta, lasciare uscire dalla bocca il cazzo di Maurizio e rivolgendosi verso me stringendomi e baciandomi iniziò a gemere. Capii che stava per avere l’orgasmo, ed ero felice di essere io a darglielo, mentre la mia asta eretta correva veloce nella sua vagina. Difatti poco dopo ci fu come un’esplosione in lei, il mio giovane cazzo da diciottenne la martellava fin contro l’utero, finché stringendomi forte emise un urlo di piacere:” Aaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”  Divenendo tesa e tremante.

In lei era sopraggiunto l’orgasmo forte e violento e si scuoteva tutta sotto di me facendo ondulare la carne tenera del corpo e delle mammelle con i capezzoli turgidi, e a quelle sue manifestazioni di piacere non resistetti e abbracciandola, chiavandola, oserei dire quasi amandola venni anch’io, eiaculando dentro di lei nel preservativo. Nel frattempo Maurizio su sollecito del marito si era tolto il profilattico, e io a un suo cenno, tirandomi indietro con il tronco lasciai libero il seno di sua moglie Anna. Bello, pallido con le grosse mammelle gonfie e morbide che da sdraiata si portavano lateralmente sul torace, mostrando le areole grosse e i capezzoli rosa, duri, e sporgenti come chiodi e masturbandosi Maurizio le eiaculando sul seno.

Lo tirai fuori dalla vagina, ero agitato, sudato e sfinito, ma contento. Lo stesso Maurizio che era di lato, lei restò sdraiata a gambe larghe, sporca dello sperma del mio amico sulle mammelle, mentre il marito se lo teneva ancora in mano mezzo rigido e con l’altra continuava a riprenderla sul corpo, sulla figa dischiusa, il seno sporco di sperma e le espressioni del viso estasiate...

Era qualcosa di impressionante da osservare, lo vidi avvicinarsi a sua moglie e riprenderla con l’obiettivo sulla figa, poi abbassarsi e baciargliela e mettersi con foga a leccargliela dopo che io l’avevo appena chiavata. Gliela leccò e succhiò con passione per un minuto circa, tenendosi sempre il cazzo in mano, dove con pochi colpi determinai venne anche lui su di lei, suggellando il suo orgasmo con un bacio prima sulla figa e poi sulle labbra della consorte, incurante che aveva fatto il pompino al mio amico. 

Ci fu un momento di quiete dove io e Maurizio ci guardammo negli occhi e lui mi fece cenno di stare zitto, immobile ed aspettare, finché si sentì la voce del marito dire: “Tutto finito!... Se volete potete andare in bagno a lavarvi…!”

Era terminata la nostra prestazione e andammo nel bagno, prima si lavò Maurizio e io restai sull’uscio con la porta socchiusa e mentre attendevo il mio turno, la vidi alzarsi nuda con il suo corpo maturo, ancora più bella di quando si era sdraiata, guardarmi attraverso la fessura della porta e sorridermi, E poi in piedi allungare la mano e prendere dal marito dei fazzolettini di carta, passarli sulla figa, lungo la fessura come ad asciugarsela e poi sul torace a togliere lo sperma.  Quando Maurizio finì uscì e fu il mio turno, e mi lavai, quando terminai e venni fuori, lei aveva di nuovo la vestaglia trasparente ma sotto era completamente nuda e si intravvedeva il suo magnifico seno ancora gonfio ed eccitato con i capezzoli rosa turgidi e il sedere, bello, alto, rotondo e sporgente, che nella trasparenza rosa era eccitante. Teneva un’altra sigaretta accesa tra le dita e fumava dando boccate e facendo uscire il fumo lentamente dalle labbra, che nel fare il pompino avevano perso il colore del rossetto sul preservativo; nel mentre Maurizio era con il marito che lo stava pagando. Mi guardò negli occhi e anch’io la guardai, mi batteva il cuore forte, volevo dirle qualcosa ma non ne avevo il coraggio, in fondo mi dispiaceva che fosse finito, mi era piaciuta, mi piaceva. Ci salutiamo mentre io la guardavo sempre negli occhi e prima di uscire il marito prese da una borsa dei libri vecchi che aveva portato e ce ne diede due a me e due a Maurizio. Lo osservammo stupiti di quel gesto.

” Servono a fare vedere che siete venuti qui per qualcos’altro, a studiare, una volta che siete fuori fatene cosa volete.” Disse.

Ci allontanammo, scendemmo la scala e passammo davanti alla reception con quei libri in mano, parlando forte facemmo in modo che il portiere li notasse e osservasse, salutammo. “Buonasera!”

“Buonasera!”  Rispose, e felici e contenti uscimmo e scappammo via.

Appena girato l’angolo buttammo via tutto in un cassonetto, ci dividemmo i soldi e andammo nei vicoli a fumarci una canna.

Alla fine di tutto quando fummo per strada e la ripensai, mi accorsi che quella donna aveva lasciato qualcosa in me e mi resi conto che non era stato un rapporto solamente fisico.  Avevo accettato quell’incontro con quella donna più grande di me e matura solo per i soldi, ma al termine mi resi conto che mi era successo qualcosa e l’avrei fatto anche senza, gratis. 

Più di una volta chiesi a Maurizio:” Ma chi sono?”

“Boh!! Non so!! Mi ci ha portato una volta un mio amico ma neppure lui sa chi sono, li aveva contattati con l’annuncio sul quotidiano...”

“Devono avere dei soldi!” Dichiarai io.

“Si!” Rispose lui. aggiungendo:” E lei è ancora una bella donna nonostante l’età, e mi ha fatto un bel pompino è brava si vede che li sa fare…. Tu almeno l’hai chiavata stronzo...!” Disse ridendo e spingendomi con la mano sulla spalla.” Certo che è una gran troiona, una bagascia per bene!” Esclamò ridendo.

“Quasi mi dispiaceva che l’appellasse così.

“La prossima volta se ci chiamano ancora la chiaverò io!” Esclamò sorridendo e tu ti farai fare il pompino.” 

A quelle parole domandai subito:” Dici che ci chiameranno ancora?”

“Non so! Speriamo! Sono loro che ci cercano.” Rispose. E quella sera andammo in pizzeria e dopo al bar.

In seguito ci pensai molte volte, a chiedere, ma non riuscii mai a sapere chi fossero, lei con la sua eleganza, così porca, erotica e bella.

Alla fine di quello stesso anno con quel ricordo mi trasferii in Sicilia dai miei, eravamo tornati a vivere là. Con la compagnia e la ragazza del posto feci presto a dimenticare quell’avventura, anche se a lei la pensavo spesso.

L’anno dopo mi chiamarono a fare il militare in marina e destino volle che dopo Taranto, Venezia, La spezia, finissi gli ultimi mesi proprio a Genova, quella che era stata la mia città della giovinezza. In caserma “Andrea Doria” vicino a Sturla feci nuove amicizie e ritrovai le vecchie fuori. Conoscevo bene la città e i vecchi amici e riallacciai con loro, pochi per la verità, tra cui il mio amico Maurizio, ma non c’era più tra noi l’enfasi del tempo precedentemente e la compagnia di qualche anno prima era cambiata. Ci vedevamo saltuariamente. perché le cose erano mutate e l’età della maturazione non era più quella spensierata della giovinezza… 

 

In quel periodo ero in caserma e a volte imbarcato su una corvetta nel porto. Era più di un anno che ero in marina, allora il militare in marina era di 18 mesi e me ne mancava ancora uno e mezzo al congedo.

Un pomeriggio un commilitone genovese mi disse che della gente della Genova bene davano una festa in una casa di Albaro (la zona ricca di Genova, quella ad est) e cercavano camerieri, lui lo era avendo studiato all’alberghiero, io no, ero elettricista e comunque mi chiese:” Ti va di guadagnarti qualcosa?” Allora a militare pochi spiccioli erano come il pane, eravamo sempre senza soldi.

“Si certo!” Risposi:” Ma non sono pratico a servire.”

“Per questo non ti preoccupare ti faccio mettere al buffet stai lì e i commensali si servono da soli, avrai la divisa da cameriere e i guanti bianchi, tu dovrai solo porgere i piatti, le stoviglie e i bicchieri, il resto faranno da soli. Ma mi raccomando perché ci sarà tutta la Genova che conta, i mariti con le loro moglie, sindaco, magistrati, avvocati, medici, industriali del porto… tutta gente importante…”

Lo tranquillizzai:” Non farai brutta figura stai tranquillo.” E accettai.

Il giorno stabilito liberi da impegni in caserma arrivammo in una delle zone più belle di Genova. C’erano altri ragazzi e ragazze, in tutto eravamo dieci. Il responsabile e organizzatore della festa, un suo conoscente ci fece entrare, il mio amico me lo presentò e poco dopo fatta la presentazione lui ci mostrò l’ambiente. Era una bella casa, molto grande con vari locali comunicanti, dei bei mobili in stile, soffitti alti e decorati con una grande terrazza con pergolato che guardava sul mare e dove in un angolo un complessino avrebbe suonato.

Ci fece provare delle divise, pantaloni neri e giacca bianca finché non ne trovai una più o meno della mia misura. Ero un po’ ingrassato in quel periodo. 

E così quella sera tutti in ordine, le ragazze con la coda o lo chignon tutti in camicia e giacca bianca, pantaloni o gonna e papillon neri, guanti bianchi iniziammo. Io mi misi vicino al buffet insieme a una ragazza, mentre il mio amico con gli altri ragazzi, essendo pratici in sala girarono per le stanze a portare i drink su un vassoio e prendere le ordinazioni. Il complessino iniziò a suonare sulla terrazza e qualche coppia incominciò anche ballare, comunque la musica era datata tra gli anni cinquanta e sessanta.

Quella sera faceva caldo iniziai con passare i bicchieri agli invitati e man mano che arrivava la gente mi resi subito conto che eravamo a una festa dell’alta società genovese, donne eleganti, ben vestite, in abito da sera lungo con gioielli e brillanti a vista, collane, anelli e bracciali, accompagnate dai loro mariti in genere più anziani di loro. 

Passò qualche ora, ci saranno state più di cento persone… molta gente, confusione e musica di sottofondo e mentre ero intento a servire nei bicchieri, sentii poco distante da me parlare e ridere una voce femminile che avevo già ascoltata, tirai su la testa e alzai gli occhi e mi venne quasi un colpo.

Una coppia molto elegante, parlava con un'altra e si sorridevano e all’improvviso accorgendosi di me mi guardarono, e la riconobbi…, era la coppia del video vhs. Lei era Anna, nome d’arte, quella donna che io e Maurizio quasi tre anni prima in albergo pagati dal marito avevamo chiavato la moglie.

Loro parlando mi videro, mi guardano, ma si voltarono dall’altra parte, capii che mi avevano riconosciuto, ma non volevano avere nessun tipo di confidenza con me, facevano finta di nulla, lui continua a parlare con il suo interlocutore e lei, Anna, la cucula con la moglie di lui e gli occhi ogni tanto li incrociava con i miei a volte sorridendo.

Ero emozionato e mi batteva il cuore fortissimo.

Lei era molto elegante, stessa pettinatura gonfia di quando c’eravamo incontrati in albergo, ma ben pettinati, si vedeva che erano freschi di parrucchiere, un vestito di seta leggero verdino, scollato davanti dove mostrava una bella collana di perle, probabilmente vere in coordinato con gli orecchini, truccata bene con le labbra colorate color carminio.

Feci finta di niente, di non far capire che mi ero accorto che li avevo riconosciuti e che mi avevano visto, e loro chiacchierando con coppie amiche passando da una stanza all’altra andarono sulla terrazza dove c’era la musica e più fresco e si appartarono con i loro conoscenti e amici a chiacchierare. Dal punto dove ero io li vedevo in fondo, ma non dicevo nulla, quando potevo la osservavo di nascosto, lei era sempre una affascinante signora matura, sempre bella, elegante con bracciali e anelli al dito, che brillavano quando portava il bicchiere alla bocca per bere o la sigaretta per fumare. Quella bocca dove il mio amico Maurizio ci aveva messo il cazzo con il preservativo e invece io l’avevo chiavata facendola godere. A vederla lì a pochi metri da me era da non credere.

Approfittai di quella tranquillità e curioso facendo finta di nulla chiesi al responsabile che era venuto vicino a me a controllare se tutto fosse in ordine e procedesse bene e che conosceva quasi tutti i partecipanti.

“Sa mica direttore, chi è quella coppia con quella signora con il vestito verde lungo…”

Lui alla mia domanda di chi fossero mi rispose: “Li conosce?” 

“No, ma mi sembrava di averli già visti!” Dissi mentendo. E lui mi replicò:

“Lui è un primario affermato e apprezzato dell’Ospedale San Martino (L’ospedale di Genova), un cosiddetto barone della medicina… e la moglie è un avvocato civilista molto conosciuta e stimata in città con studio in via XX settembre, la più bella via di Genova. Se sei stato in ospedale magari a lui l’avrai visto lì! ... è stato anche in televisione…” Aggiunse.

“Può darsi!” Risposi mentendo ancora.

Restai stupito e incredulo di chi erano, lui era un primario affermato e lei un avvocato apprezzato, persone conosciute e rispettate in tutta Genova e compivano quelle cose? Lui che faceva chiavare la moglie da altri ragazzi e li registrava con la telecamera e lei che ci stava e si lasciava chiavare e riprendere. Ero smarrito.

La serata passò così tra qualche occhiata e sorriso da parte sua di quella Anna, l’avvocatessa stimata, ma distante e seria.

A un certo punto mentre ritiravo i bicchieri vuoti su un tavolo, sentii alle mie spalle la sua voce salutarmi:” Buonasera!”

Mi voltai e lo vidi, ed ebbi un tuffo al cuore e risposi quasi con riverenza: “Buonasera signora!” 

“Come va!” Mi chiese.

Sorrisi: “Diciamo bene…” Dissi:” …  sono qui a Genova a militare e mi hanno offerto questa occasione per fare qualche soldo.” Sorrise anche il marito che si era avvicinato annuendo con il capo. Poi chiamato da qualcuno si allontanò.

Lei, sua moglie Anna, o come diavolo si chiamasse mi guardò e sorrise, ero contento perché mi piaceva ancora e l’avrei voluta e chiavata nuovamente volentieri. Ma con quella gente lì bisogna saper stare al proprio posto, sono capaci di disconoscere tutto.

“Quindi è qui a Genova per il militare? … Si trova bene?” Mi domandò.

“Ma dipende…” Risposi sorridendo.

“C’è un posto dove preferisce svolgere il servizio militare?” Mi chiese:” Me lo dica che da mio marito la faccio trasferire dove vuole.”

“No, oramai mi manca poco a finire, un mese e mezzo e resto qui…”

“Come vuole…!” Pronunciò allontanandosi chiamata da un’amica e io tornai al mio lavoro.

 Il consorte lo rividi poco dopo parlare con la moglie e guardarmi. Credo che avessero apprezzato la mia riservatezza.

Dopo un’oretta si avvicinò il marito al buffet, posò il bicchiere sul tavolo e mi guardò tendendomi la mano, e mi diede un bigliettino con un numero di telefono.

“Mi chiami domani pomeriggio tra le 15.00 e le 16.00!” Disse senza aggiungere altro. Poi tornò dalla moglie che attendeva davanti al guardaroba, si avvicinò a lei aiutandola a mettere la stola di seta nera da sera sulle spalle e con la sua borsetta a tracolla, a braccetto salutando tutti gli amici e conoscenti andarono via insieme ad altri. Uscirono e io a lei la segui di spalle con lo sguardo e il desiderio, finché non scomparve dietro la porta. 

Ero contento che il marito mi avesse dato quel bigliettino, forse volevano rifare quello che avevamo già fatto, avevo già pensato a un commilitone se avesse chiesto di andare in due, ma non lo avrei detto a Maurizio, ce n’era uno in caserma con me con cui avevo amicizia. Non lo facevo certo per i soldi, ci sarei andato anche gratis con lei che mi piaceva e la desideravo ancora. Non vedevo l’ora che arrivasse il pomeriggio seguente, quella notte sulla branda, friggevo, ero agitato all’idea di telefonare al marito e probabilmente di rivedere lei e non dormii per niente. 

Il pomeriggio seguente emozionato alle 15.00 e un minuto, dalla cabina di un bar chiamai il marito al numero che mi aveva dato sul bigliettino e rispose una voce femminile, a cui dissi:” Buongiorno signorina, guardi chi mi ha dato questo numero telefonico mi ha detto di  chiamarlo a quest’ora e aspetta la mia  telefonata…” Mi fece attendere qualche minuto, in quel periodo non c’erano i cellulari, né la possibilità per sapere a chi corrispondesse un numero di telefono fisso, c’era solo la guida telefonica e basta, pensai che fosse in ospedale, infatti poco dopo arrivò lui e mi presentai.

“Oh buongiorno!” Disse capendo subito chi ero.

“Buongiorno!” Risposi. 

“Gli ho detto di chiamarmi perché volevo sapere se lei era disposto a un altro incontro come il precedente di qualche anno fa.”

“Certo, si! “Risposi deciso ed emozionato.

“Naturalmente stessa cifra!” Esclamò lui.

“Si… sì … certo, va bene! “Risposi. L’ho avrei fatto anche gratis con Anna e aggiunsi: “Vuole che lo dica al mio amico?!” 

“No! No!  Questa volta preferiamo che sia solo.”

“Va bene!” Risposi emozionato.

“Bene, allora venga domani sera alle ore 21.00 all’hotel Bristol in via…. Chieda dei signori Rossi.”

“Va bene! Ci sarò!” Risposi ossequioso e lui chiuse la telefonata, fu di poche parole e di poca confidenza, ma ero felice e contento perché l’avrei chiavata ancora e anche per le centomila lire. Mi organizzai, feci in modo di essere libero l’indomani sera, per niente al mondo avrei rinunciato.

La sera dopo senza impegni in caserma, a l’ora prestabilita mi presentai all’hotel Bristol, mi feci coraggio ed entrai e giunto alla reception feci presente al portiere che i signori Rossi mi stavano aspettando, lui chiese conferma con il telefono interno e mi fece salire:” Quarto piano numero 49, laggiù c’è l’ascensore…” Disse indicandomela con il dito e continuando a fare le sue cose sul registro.

Giunto all’ascensore entrai e mentre salivo avevo il batticuore, perché sarei andato ancora con lei e perché sarei stato solo. 

Quando arrivai su che si aprirono le porte scorrevoli dell’ascensore lo trovai sull’uscio. Mi fece entrare e salutai.  Lei era in piedi e stava bevendo qualcosa e nell’altra mano aveva ancora la sigaretta che si fumava tranquillamente, mi fece un sorriso che ricambiai. A differenza della volta precedente era vestita elegantemente, probabilmente erano di ritorno da qualche convegno, mi ricordo un vestito azzurro tipo tailleur e un giro di perle al collo che la rendevamo molto signora borghese.

Il marito mi fece accomodare, mi sembrò meno felice ed entusiasta della volta precedente, credo lo facesse più che altro per accontentare la moglie che per sé stesso, ma era eccitato ugualmente, e mi spiegò un po’ cosa voleva fare, come un vero regista. 

Nel frattempo intanto che io parlavo con il marito lei con la borsa entrò in bagno, non fu come la volta precedente, ma una situazione più lasciata al caso, o almeno a me parve così. 

Quando Anna uscì dal bagno era in vestaglia trasparente, con indumenti intimi che probabilmente aveva nella borsa, la vestaglietta era diversa da quella della prima volta, questa era più corta e sul bianco, visto che eravamo d’estate. Era già nuda sotto la trasparenza, aveva le cosce scoperte pallide, piene e lisce e i capelli tirati su in uno chignon che mostrava il collo e la rendeva più erotica.  Sotto quella trasparenza si intravvedeva il seno gonfio con le areole rosa e i capezzoli già turgidi e in basso il sesso scuro dai peli, un triangolo rovesciato di desiderio. 

Lui si portò alla finestra e tirò giù la tapparella dicendo:” Farà un po’ caldo, ma non possiamo rischiare con la luce accesa di essere visti dalle finestre di fronte.”

Poi esclamò: “Iniziamo!”. 

Lei posò il bicchiere sul tavolo e spense metà sigaretta nel posacenere e restò in piedi ferma a guardarmi. Fu lui a dirmi: “Si spogli anche lei!” 

Non sapevano nemmeno il mio nome, come io il loro a parte quell’Anna che ci avevano detto di chiamare la signora.

Io eccitato mi spogliai, in un attimo e fui nudo, già con il mio cazzo duro e oscillante vigoroso davanti a me e a loro che entrambi guardavano, lei con desiderio e lui forse con invidia.

Ci fece avvicinare al letto.  Prese la telecamera e diede il via.

 “Ora vada verso mia moglie e le tolga la vestaglietta!” Pronunciò mentre riprendeva.

Mi avvicinai a lei e avvertii ancora alle narici un profumo buono, denso e intenso, ma diverso dalla volta precedente, che quasi mi stordiva. Aspirai profondamente quella fragranza, sapeva di pulito, dolce, erotico e mi piaceva.

Lentamente mentre lei mi guardava negli occhi sicura di sé e sorridente, con le mani esitanti e impacciate, iniziai a sbottonarle la camicetta trasparente a babydoll, e quando l’aprii, vidi il paradiso. Era nuda completamente sotto, avevo difronte a me il suo seno gonfio e i capezzoli rosa turgidi, la sua pancetta da signora borghese arrotondata e sotto di essa il sesso peloso, diradato della peluria per l’età, che nascondeva la sua fessura vulvare lunga e dischiusa. La allargai di più la vestaglietta trasparente e portai le mani con l’indumento dietro le spalle, lo rigirai e spingendo con le dita i lembi e il risvolto anteriore della vestaglia, la feci scorrere sulle sue braccia ferme e cadere ai piedi. E fu completamente nuda, senza nulla addosso a parte la collana e i bracciali.

“Vai avanti, accarezzala…” Mi esortò la voce del marito mentre ci riprendeva.

Le accarezzai la schiena e avvertii la pelle morbida e vellutata, pallida come la luna e scesi con la mano lungo la colonna vertebrale fino al sedere maturo, tenero e prominente, e lo accarezzai con voluttà, e con desiderio incontrollato strinsi la natica tra le dita. Il culo era pieno e forse più arrotondato di tre anni prima, ma molto bello e desiderabile, morbido da tastare, che si affossava rientrando tenero su sé stesso alla pressione delle dita e nel rilasciarlo ritornava come prima.

Ero eccitatissimo, ce l’avevo duro come il ferro.

Lei era nuda, attraente e lussuriosa. Mi chiesi ancora perché una bella signora così non se la chiavasse il marito invece di pagare per farla chiavare dagli altri e riprenderla con la telecamera e mi risposi che era proprio uno stupido…un coglione a fare chiavare una donna così, come sua moglie ad altri. Ma in quel periodo non capivo la sua emozione, il piacere che provava lui a osservarla chiavare da altri, non esistevano i cuckold, lui per me era solo un marito cornuto contemplativo. 

All’improvviso mi prese per un braccio e mi fece mettere in piedi affianco a lei e guardammo nell’obbiettivo come ci aveva detto di fare, riprendendoci insieme nudi.

Quando lo ritenne, prese lei per il braccio e l’accompagnò dolcemente e la sdraiò nuda sul letto, poi si voltò verso di me dandomi un blister con il preservativo dicendomi:” Mettilo!”

Lo calzai controvoglia, speravo di fare senza, ma non dissi nulla, lo aprii e tirai fuori, 

Ce l’avevo dritto e lungo e appoggiando l’anello del preservativo al glande, spingendo con le dita lo srotolai tutto fino alla radice, finché non fu ricoperto di lattice. Quando terminai, con sua moglie nuda sul letto che mi aspettava esclamò:

“Ecco è tua ... prendila, chiavala bene e falla godere che vi riprendo. 

“D’accordo!” Pensai senza parlare, già eccitato guardando sua moglie. Lui mi riprese con la telecamera e poi riprese ancora sua moglie e io nel frattempo mi adagiai sopra lei, a sentire le sue mammelle soffici contro il mio torace e la turgidità dei suoi capezzoli sulla mia pelle. Ero eccitatissimo. 

Con la saliva inumidii il preservativo e appoggiai il glande sulla fessura della vulva già palpitante. Ero carico da scoppiare e ce l’avevo eretto e duro come il marmo, e senza aspettare che quel cornuto di suo marito mi dicesse qualcosa, eccitato spinsi e la penetrai, sentendomi in quell’attimo abbracciato da lei e iniziai a chiavarla.

“Va bene così…avanti...” Disse lui senza arrabbiarsi che ero partito senza che me lo avesse detto.” Ti piace e mia moglie, non stai più nella pelle per chiavarla…”  Esclamò e sorrise.

Iniziai a muovermi avanti e indietro in quell’antro caldo umido che era la sua vagina e avvolgeva il mio cazzo, e subito eccitato cercai di baciarla in bocca, ma lei girò il capo di lato non voleva essere baciata. Allora feci scendere le mie labbra sul collo e più giù oltrepassando con la lingua la sua collana le arrivai alle mammelle e accarezzandola le baciai e leccai.

Il marito ci girava intorno riprendendoci, lei mi stringeva, godeva, la sentivo ansimare, inarcarsi e tirarsi in avanti e su come se volesse donarmi la bocca. Non persi l’occasione e ne approfittai e veloce la baciai, infilai la mia lingua tra le sue labbra colorate a cercare la sua, dolce, calda e insalivata che sapeva di liquore e di fumo. La baciai ricambiato, con lei che mi stringeva forte avvinghiandosi a me, al piacere che le procuravo premendo le sue cosce sui miei fianchi e appoggiando i suoi talloni sul mio retro coscia, a trattenermi e a spronarmi a muovermi di più e in profondità.

Ero felice in quel momento, perché mi piaceva e la stavo chiavando, ma ancora di più, perché la stavo amando e perché la stavo facendo godere.

Era la seconda volta che la chiavavo ed ero tanto preso da fregarmene di quello che potesse provare lei o il suo consorte.

A un certo punto il marito disse:” Ora basta togliti…e tu girati!” Rivolto alla moglie. E guardando me disse:” Ora lo farai da dietro.” 

Pensavo che avrei dovuto chiavarla alla pecorina e in fondo non mi dispiaceva. Mi sfilai dalla sua vagina con il preservativo eretto, bagnato e lucido di umori e vidi lei sorridermi, voltarsi e mettersi a carponi sul letto davanti a me, come se fosse qualcosa che aveva già fatto, probabilmente con altri.  

“Ora mettiglielo nel culo e inculala!” Esclamò il marito con la telecamera in mano pronto a riprenderci.

Fui sorpreso e preso alla sprovvista, non avevo mai inculato nessuna prima di quella volta, sapevo più o meno come si faceva per sentito dire e aver letto riviste e visto filmini porno con gli amici, ma niente di più, Ma non dissi nulla e con una certa apprensione mi misi dietro di lei con il cazzo eretto.

 ” Proverò! Sarà come chiavare alla pecorina!” Pensai, visto che lo avevo già praticato con qualche coetanea.

Aveva un bel culo, grande e pallido, veramente da signora, mi avvicinai in ginocchio dietro lei che si era messa in posizione a carpone, a gambe leggermente divaricate, segno che era una pratica che aveva già svolto e forse frequentemente. 

Il caldo con tutto chiuso si faceva sentire e anche gli odori sessuali e genitali, sudavamo tutti. A un certo punto quasi spaventandomi lui allungo il braccio verso me porgendomi un qualcosa che subito non capii cosa fosse, dicendo:

“Mi dia il dito… Ne metta un po’ sopra l’ano di mia moglie e un po’ lei sul glande.”

Capii che era un tubetto di crema lubrificante e feci come detto da lui, allungai l’indice ne presi un po' e  con il  pollici allargai i suoi  glutei carnosi  e con il dito tremante glielo spalmai sull’ano, sulla rosa e verso il foro dischiuso, provando un’emozione nuova…:” Così bravo!” Esclamò.

Una volta che fu lubrificato riportai il dito verso lui che rimise nuovamente la crema dicendomi:” Questo la spalmi sul preservativo, sulla cappella, così entra meglio…”  E mentre lui riprendeva lo feci, lo spalmai sul lattice e sul serbatoio.

Di seguito con lei in attesa, allargai ancora le natiche carnose aprendole il solco intergluteo, lungo e profondo, finché non rividi la rosa dell’ano, già leggermente dischiusa e lubrificata, segno che aveva già svolto altre volte la pratica anale. Ero emozionato, lo appoggiai sopra e contro ad esso e tenendolo con una mano, con il batticuore spinsi forte, fece un po’ di resistenza ma poi aprendosi alla pressione entro liberamente la cappella con lei che emise un gemito e scatto in avanti. Spinsi ancora tenendola per i fianchi ed emise un altro gemito più forte:” Ahh!!” Sollevandosi davanti con il tronco come una cavalla che si impenna, facendo dondolare le grosse mammelle sul torace.

Non era certamente vergine analmente, la strada era già aperta:” Chissà quanti ne ha già presi anche in culo!” Pensai.

Ero entrato con il glande e poco più, mi bastava solo premere ancora per averlo tutto il lei, e lo feci lentamente aiutato dalla crema, lo spinsi tutto dentro, facendola gemere ancora e dondolare la testa all’intrusione. Al contrario della vagina quando fu dentro ebbi subito una diversa sensazione, era meno caldo il retto e sentii l’ano stringere, avvolgere le pareti a fasciarmi una porzione di cazzo, come se in un punto particolare e mobile, fosse stretto da due dita posizionate in modo circolare, ad anello, mentre invece la vagina era più larga.

Comunque senza sapere come si facesse a sodomizzare, iniziai a muovermi avanti e indietro come se la chiavassi e incominciai a incularla alla pecorina, accarezzandole la schiena pallida, vellutata, facendola fremere, appoggiando le mani sui fianchi e poi più in basso a stringere quel magnifico culo morbido da signora che tanto mi piaceva e stavo inculando.

Mi muovevo, ci davo con foga e passione, avevo preso padronanza a farlo ed ero contento e mi piaceva sodomizzarla, era la prima volta che inculavo. Ora potevo dire di essere completo sessualmente, avevo anche inculato una donna e avevo imparato come fare e poi ero appagato perché era lei che inculavo, la bella signora benestante matura genovese che mi piaceva.

Mi misi a sodomizzarla senza esperienza ma con tanta foga, quella dei vent’anni, che la facevo dondolare avanti e indietro sul materasso e gemere di piacere, cigolando il letto. 

In quella posizione mettevo le mani un po’ dappertutto, a stringerle le mammelle, sui fianchi sulle spalle sul collo e i capelli accarezzandoli e giù a stringere ad abbracciare i suoi fianchi e quel magnifico culo pallido e tenero che possedevo con gioia, mentre il marito riprendeva tutto; ma soprattutto il volto godente della moglie, e da dietro il suo sedere mentre veniva sodomizzata. Sentivo gli spasmi anali contrarsi sempre più velocemente intorno al mio cazzo, mentre Anna godeva e gemeva scuotendosi tutta, facendo dondolare la testa e le mammelle sotto di lei:” Aaaaaahhhhhh!!!” Aaaahhhhhhh!!!!!!” Mugolava ansimando. 

Finché facendola inarcare come una cavalla imbizzarrita che tira su le zampe anteriori, ebbe l’orgasmo anale con un lungo gemito: “Ooooooooohhhhhhhhhhhhh!!!!!” Per poi ricadere giù sul lenzuolo, con il tronco e il capo su di esso, mentre tra le sue contrazioni anali avvertii i testicoli irrigidirsi a intermittenza e venni anch’io accasciandomi sulla sua schiena sudata.

Fu questioni di attimi, poi il marito posando la telecamera mi disse: “Toglilo adesso da dentro finché è duro.”

Gli ubbidii, lo sfilai, uscendo insieme al mio cazzo qualche sfiato intestinale compresso. Il preservativo era sporco di feci della signora e l’interno pieno del mio sperma che faceva pendere la parte anteriore in basso.

D’istinto mi ruotai e gettai sul letto a pancia in su a guardare il soffitto, stanco ma felice.

L’odore nella stanza con il caldo divenne forte e denso, del suo profumo personale, di sesso sudato e di aria intestinale persa in una mescolanza di miscela gassosa che seppur forte inebriava.

Lei si voltò sul fianco, ed era ancora sdraiata quando il marito posata la telecamera, masturbandosi si mise a baciarla in bocca. Un bacio passionale, lungo, con lei che lo abbracciava e ricambiava e lo fece venire, eiacularsi in mano.

Successivamente il suo consorte si voltò, mi vide ancora lì sdraiato affianco a lei e mi esortò ad andarmi a lavare che volevano restare soli. Dalla porta socchiusa del bagno lo intravidi ancora chino su di lei, che probabilmente le baciava o le leccava la figa, con lei sempre sdraiata a gambe divaricate che lo lasciava fare accarezzandole il capo.

Mi lavai e quando uscii dal bagno la trovai con la vestaglietta seduta sul letto che accesasi una sigaretta fumava ancora e mi guardava maliziosamente. Il marito mi fece vestire e mi diede:” Centomila lire.

” Questi come d’accordo. “Disse.

Non avrei voluti prenderli, ma erano tanti soldi per me ed ero senza una lira. Capendo che era tutto finito e stavano per congedarmi, d’istinto mormorai guardando la moglie:

“Se vuole che ha bisogno ancora di me io sono disponibile.”

“Va bene! Va bene! Ti chiamerò io, so come trovarti, ma tu non chiamarmi, quel numero che ti ho dato non è il mio. Tra un po’ di tempo ti cercherò io. Mi farò dire come trovarti dal maître che ti ha assunto alla festa di ieri.”

Poi mi esortò:” Ora vai. 

Mi diede ancora due vecchi libri e alcune riviste di medicina, li salutai e uscii, mentre lei mi sorrideva e io la guardavo negli occhi. Uscii con quel sorriso e quell’espressione di soddisfazione e gioia che ancora oggi ho in me quando la ricordo, ma anche con un filo di dispiacere perché la lasciavo.

Mi allontanai che era quasi mezzanotte, appena fuori gettai le riviste dietro un muretto. I due libri li tenni per ricordo e andai a bere e a fumare quello che dicevo io, pensando a lei, a quella donna. 

In seguito il maître non mi ha mai cercato, quando lo vedevo gli domandavo:” Mi ha cercato qualcuno?”

“No nessuno!” Rispondeva:” Ma chi deve cercarti?”

“Ma qualcuno… “Dicevo io evasivo.

 

Non l’ho mai più rivista, ma pensata e ricordata molte volte. 

Non ho mai detto a Maurizio del secondo incontro e non so neanche io il perché, forse assurdamente per gelosia, perché non volevo che in qualche modo la chiavasse o la inculasse anche lui se mai ci avessero cercato. 

Comunque poco dopo passai partii per il Libano per congedarmi dopo un mese con il grado di sergente e con qualche soldo in tasca per quella missione militare, che però non sono durati molto. 

Sono tornato in Sicilia, dove ho continuato a vivere, mi sono sposato e ho figli, ma a lei la ricordo sempre come “la moglie del cuculo…” bella, sensuale…. Sono passati più di trent’’anni, ma per me lei è ferma a cinquant’anni.

Con il tempo l’ho idealizzata come un personaggio, ed è diventata un cult ed un’icona di donna per me, tanto che quando la considero mentalmente riesce ancora a sedurmi.  Per questo mi sono deciso a scrivere questa storia.

Grazie e un saluto a tutti.

 

Vincenzo.

 

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