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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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STORIE IGNOBILI

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

NOTE:

“L’eccitazione è sintomo d’amore al quale non sappiamo rinunciare, le conseguenze spesso fan soffrire…”

Battisti-Mogol.

 

L’ECCITAZIONE COMPULSIVA. (NINFOMANIA)

STORIA DI BARBARA.

 

Salve, mi chiamo Barbara e voglio scrivere la mia storia.

Avevo 46 anni compiuti quando accadde quello che vi narrerò, fino ad allora avevo passato una vita tranquilla sia sessualmente che socialmente, come si suole dire da signora per bene, moglie e madre rispettata, seria, fedele e stimata. Vivevo con mio marito che mi amava molto e io amavo lui, e con due figli splendidi maschio e femmina studenti universitari di giurisprudenza. Il mio lavoro da impiegata in un ufficio commercialista mi soddisfaceva e andava tutto bene, ma si sa che è quando le cose vanno tutte bene che accade sempre qualcosa.

Come dicevo sopra ero una bella signora appena formosa fisicamente, corteggiata da molti conoscenti, colleghi e amici e mai concessa a nessuno, ero il tipo di donna attraente e come a molte mogli in età matura non mi interessava il sesso e men che mai tradire mio marito. La nostra vita sessuale non era stata tutto fuoco e passione come dicono alcune, ma tranquilla, normale, coniugale, fatta di abitudinarietà quotidiana come molte coppie che persistono negli anni, accettandosi e rispettandosi.

La passione, il fuoco iniziale che dicevo sopra c’era stato da fidanzati e da giovani sposini, ma sempre all’interno di limiti morali ed educativi che avevamo, ed iniziò a scemare con la nascita dei figli divenendo una vita tranquilla e abitudinaria accettabile da entrambi negli anni. 

 

A 45 anni iniziai la menopausa. Durante quel periodo inaspettatamente mi venivano momenti di eccitazione intensa, inattesa e non controllabile. 

All’inizio comparvero alla notte all’improvviso, mi svegliavo eccitata, cosa che non mi succedeva più da anni essere eccitata e la presi come una reazione della menopausa, vampate di calore che non solo mi arrivavano sul viso, ma anche nella pelvi e soprattutto in vagina. Erano vampate di calore e scosse piacevoli che mi portavano una eccitazione nuova, sconosciuta, che mi compariva soltanto di notte obbligandomi a fantasticare e a toccarmi. Gli orgasmi che avevo erano scossi piacevole all'inizio, poi con i mesi diventarono sempre più frequenti e intense con aumento del desiderio sessuale e mentale, ma non terminavano con il toccarmi e davano il via ad altre scosse genitali e a pensieri sessuali che in conclusione mi creavano sensi di colpa.

all’inizio alla sera a letto, o alla notte, capitava che mi svegliavo eccitata con il desiderio di toccarmi la vulva, a volte cercavo mio marito che riposava accanto a me, lo toccavo e svegliavo e prendevo a baciarlo e qualche volta facemmo sesso. Non era mai accaduto prima nel nostro matrimonio che io avessi “voglia”, come diceva mio marito e prendessi l’iniziativa. E qualche volta lo facemmo con soddisfazione e appagamento di entrambi, felici di quel mio stato fisico e mentale, ma in seguito nelle settimane e mesi non fu più così… Quando lo cercavo e chiamavo e a volte lo svegliavo, nel dormiveglia rispondeva:

“Ma che c’hai Barbara? Che ti ha preso?  Adesso no, non ho voglia, ho sonno...! Sono stanco lasciami dormire, dormi anche tu…” E si girava dall’altra parte addormentandosi subito. E io terminavo la mia eccitazione sotto le lenzuola sfogandomi da sola e a volte lo facevo soddisfacendomi senza più svegliarlo, iniziavo e finivo tutto io da solitaria. Era bello, mi piacevano quelle sensazioni e toccarmi da sola, erano tanti anni che non provavo più quella piacevolezza giovanile come il piacere e l’orgasmo e li accettavo e mi appagavano quando arrivavano.

Come dicevo a quelle sensazioni mi prendevano improvvise ondate di eccitazione sessuale, che si presentavano come un'onda di energia elettrica, che iniziava dai piedi e saliva dappertutto fino al cervello. Sembrava che ogni cellula del mio corpo si erotizzasse in un modo così parossistico che solo a toccarmi in qualsiasi parte del fisico mi causava sensazioni che mi portavano a una serie di orgasmi.

Inspiegabilmente dopo qualche mese presero a venirmi anche di giorno.

Il primo episodio mi scosse molto e mi preoccupai ancora di più quando vidi che la cosa si ripetevano anche più volte al giorno. Gli orgasmi mi arrivavano anche senza nessuna stimolazione manuale, ma soltanto con stimoli cerebrali che provocavano una serie di scosse e spasmi quasi come attacchi epilettici. Mi sentivo dominata dal mio corpo e se ero in luoghi pubblici avevo paura che la gente attorno si accorgesse e capisse cosa mi stava succedendo e mi chiedessero quello che avevo. Bastava che in ufficio seduta dietro alla scrivania, con movimenti incontrollati aprissi e chiudessi le gambe più volte come spesso facciamo noi impiegate per muoverle e che istintivamente facevo a volte anch’io, che di riflesso nella pelvi si creassero quegli stimoli erotici e piacevoli, come un fuoco che mi bruciava dentro, imbarazzandomi molto. Oppure che osservassi o pensassi a qualcosa di erotico che si presentava come sensuale, che mi accendevo interiormente. Erano momenti improvvisi quelli che mi venivano, che mi eccitavo in modo involontario e inaspettato, in qualunque posto mi trovassi, anche fra la gente e questo mi imbarazzava tantissimo anche se nessuno se ne accorgeva. Ma subito dopo quelle manifestazioni piacevole che mi pervadevano, provavo un senso di malessere fisico e mentale, di sconforto perché in quei momenti mi sentivo come se non fossi io ma un'altra Barbara.

In quegli attimi che mi prendeva e pervadeva nel corpo oltre che nella mente, avevo tutte le manifestazioni fisiche dell’eccitazione, sentivo il cuore battere forte a volte andare in tachicardia. Il respiro diventare lungo e sospiroso oppure breve veloce. I palmi delle mani mi sudavano e la pelle nel corpo mi si increspava, ma soprattutto mi venivano i capezzoli turgidi e ritti dentro il reggiseno e la vulva e la vagina calda, palpitante contraendosi sotto le mutandine e la gonna. Avvertivo gli spasmi vaginali e vulvari, magari soltanto osservando una persona insignificante o un manifesto cinematografico con scene erotiche o qualunque altra cosa che inspiegabilmente nella mente mi scatenava eccitazione. 

Se all'inizio era solo un fatto mentale più che fisico e tutto sommato piacevole quella manifestazione che mi pervadeva e riuscivo a controllare, poi non lo fu più. Quando si rivelava ed emergeva con le sue sensazioni erotiche, mi turbava e sfuggiva al controllo e mi prendeva il desiderio e l’istinto di toccarmi il sesso. E per paura che la gente o le colleghe se ne accorgessero o si diffondesse in modo incontrollato, mi allontanavo, andavo in qualche bagno e in piedi mi sfregavo il dito sulla gonna o alzandola direttamente sulle mutandine, fino ad avere un orgasmo intenso, involontario e con rabbia e venire, con tanta soddisfazione e piacere. 

Avevo sensazioni di eccitazione fisica continue, come una scarica elettrica genitale quasi meccanica con contrazione dei muscoli intorno alla vagina, sulle labbra vaginali… e sensazioni piacevoli al clitoride e se all'inizio le masturbazioni mi davano sollievo e gli orgasmi anche se intensi si calmavano, poi non più. Ma non ne parlavo con nessuno di quello che mi accadeva, nemmeno con il mio medico di famiglia perché mi vergognavo. Non avevo mai sentito parlare di una cosa simile da nessuno, neanche dai medici o sulle riviste femminili che leggevo. Feci delle ricerche su internet, ma sembrava che nessuno avesse mai sentito parlare di qualcosa del genere.   

In quel periodo pensavo che fosse dovuto alla tempesta ormonale della menopausa e che quindi sarebbe finita presto e tutto sommato l’accettavo, ma le mie preoccupazioni maggiori erano dovute al fatto che in quei momenti non riuscivo a controllarle e si manifestava in ogni luogo, non ce n’era uno particolare.

 

Tutto precipitò un giorno primaverile del mese di marzo, ero tranquilla, durante la pausa pranzo non mi andava di accompagnarmi con le altre colleghe a pranzare, visto che mi ero rimessa a dieta in attesa dell’arrivo dell’estate, e come facevo spesso preferii saltare il pasto e andare a passeggiare sul lungomare. Era una bella giornata di sole e mi sedetti su una panchina sul lungomare rialzato che guardava verso la spiaggia e osservavo il mare. A quell’ora di pranzo tra le 12.30 e le 13.00 non c’era nessuno o qualche persona di passaggio che si affrettava ad andare a casa.

Come dicevo ero tranquilla, mi godevo il tempo nell'ora in cui tutti erano a pranzare, il torpore dell’aria e prendevo il primo sole caldo sul volto e mi scoprii anche un po' le gambe pallide, tirando su un pochino la gonna, facendo in modo che il sole colpisse anche la parte inferiore delle cosce. Ci stavo bene, era come se fossi seduta comoda sul mio divano in salotto e mi godevo il lungomare rialzato praticamente vuoto, la vista del mare e della spiaggia sottostante, e ascoltavo il suono dei versi dei gabbiani che volteggiando cercando cibo sull’arenile. 

 A un certo punto dalla scalinata di ferro laterale, che portava dal lungomare giù alla spiaggia venne su un ragazzo, scuro di pelle, non so dire se fosse un marocchino o un egiziano, comunque era uno di loro, un nord africano di quelli che vendono chincaglierie sulle spiagge e nel lungomare, giovane e maleducato.

Questo si mise a guardarmi con insistenza e a ridere, a farmi le facce strane, le linguacce leccandosi le labbra, avrei dovuto alzarmi e andarmene invece lo guardavo pensando:

"Ma quanto sei stupido, pensi forse di darmi fastidio? Di infastidirmi e che io me ne vada?”

Mi voltai dall'altra parte cercando di godermi quella mezzoretta guardando il mare e i lati del lungomare e non lui. Ma quando rigiravo lo sguardo, lui era sempre lì davanti, a sette otto metri da me, diventando sempre più audace e volgare, facendomi altre linguacce e segni con le mani. Tirava fuori la lingua guardandomi e la passava su labbro superiori nel gesto di dirmi:” Sei bella, una leccornia, mi piaci, ti leccherei.” Lo guardavo con pena dicendogli e dicendomi a bassa voce:” Porco… fagliele a tua madre o a tua sorella le leccate…” E mi ricoprii quel poco di cosce scoperte che avevo, mentre lui rideva divertito del mio disagio e della mia rabbia.

All'improvviso avvertii una sensazione di turbamento ai gesti sconci, volgari e sessuali di quel ragazzino, una forma di calore al viso.

Lui vedendo che non me ne andavo e non reagivo se non verbalmente, diventò sempre più audace e oltre a farmi gesti con la lingua, corrugando e protrudendo le labbra in avanti si mise a mandarmi baci ridendo, mentre con le mani si toccava il pene sotto i pantaloni, se lo stringeva a mano piena muovendo tutto il pacco su e giù, guardandomi ridendo. Come detto, avrei dovuto alzarmi e andarmene, ma oramai sentivo che ero presa da una di quelle situazioni eccitanti e eccitatori che mi davano piacevolezza e preferii restare seduta, volevo vedere fin dove arrivava con la sua sfacciataggine quel ragazzo.

Lui vedendo che non reagivo e non dicevo nulla, guardandosi in giro fece qualche passo avanti verso di me fermandosi subito, ricompiendo il gesto con la lingua di leccarmi, portando il bacino in avanti mimando il rapporto sessuale, mostrandomi il pene dentro i pantaloni stretto nella mano, muovendoselo su e giù e scrollandoselo.

Non so cosa mi prese, a quella vista iniziai a sudare, il cuore prese a battermi forte e iniziai ad avere tachicardia, e sentire calore anche in vagina. Provai a cambiare posizione con il corpo, spostai il sedere, le braccia e staccai la schienadalla panchina dov’ero seduta, mossi le gambe, lasciando però le cosce sempre leggermente scoperte, pensando che modificando la postura del corpo tutto si sarebbe fermato. Ma non fu così.

Ero come attratta e impazzita e restavo sempre lì a guardarlo. 

A quel punto muovendo il bacino avanti e indietro si mise a mimare nuovamente l'atto di un rapporto sessuale verso di me, spostando il bacino in avanti a farmi capire che avrebbe voluto fare sesso con me. Poi si fermava, faceva delle pause e rideva da solo come se fossi una stupida, per poi riprendere a mimare l’atto sessuale.

A un certo punto spostandosi indietro si riportò sul pianerottolo all'inizio della scalinata che rasentando lateralmente il muro del lungomare scendeva e portava alla spiaggia e si mese a farmi segno con la mano di andare da lui, di seguirlo, come dire: "Vieni! vieni! " Indicandomi la scalinata da dove lui si era portato e che scendeva giù nella spiaggia e sotto il lungomare, facendomi, sorridendo stupidamente capire di seguirlo.

Assurdamente e inspiegabilmente mi eccitai da quella situazione e dai gesti osceni verso me di quel ragazzo, sentii i capezzoli sotto il reggiseno diventare improvvisamente turgidi e come le altre volte aumentò il caldo in vagina contraendosi indipendentemente dalla mia volontà. 

Era il segnale dell’inizio di quelle manifestazioni compulsive di eccitamento che mi prendevano all’improvviso e inaspettatamente, indipendenti dalla mia volontà e che non riuscivo a controllare. Le altre volte che mi capitavano impreviste fuori casa, come detto sopra mi chiudevo nel bagno dell’ufficio o di un bar e mi masturbavo sfregandomi con le dita sopra alle mutandine finché non raggiungevo l’orgasmo e venivo. Ma quel giorno no, lì non potevo farlo e restai seduta sulla panchina a guardarlo e a lasciarmi prendere da quelle sensazioni e dall’eccitamento, e al suo insistere di raggiungerlo, di seguirlo, all'improvviso come un automa guardandomi attorno mi alzai dalla panchina. 

Lui vedendomi in piedi, intimorito fece un gesto di diffidenza pronto a scappare giù dalla scalinata laterale, pensando che forse mi ribellavo a quel suo gesticolare e modo di comportarsi volgare e irrispettoso nei miei confronti e volessi redarguirlo, reagire dandogli qualche schiaffo.

Quasi come un automa presi la borsa e feci un paio di passi e mi fermai d’istinto guardandomi ancora attorno e lui vedendomi in piedi e nuovamente ferma a osservarlo, mi fece ancora cenno con la mano di seguirlo, mimando con la pelvi l’atto sessuale, diventando più esplicito con il pugno chiuso, muovendo il polso nel tipico gesto volgare di volere fare sesso. Ero inspiegabilmente e irrazionalmente eccitata e ne avevo tutti i sintomi nel corpo che non riuscivo a controllare. E come in preda a una trance sessuale andai verso di lui, che vedendomi andargli incontro scese la prima parte della rampa di scala pronto a scappare intimorito da me, se ce ne fosse stato bisogno, ma fermandosi subito a metà della rampa. E mentre io inspiegabilmente eccitata andai sul ballatoio di inizio scala a guardarlo, lui vedendomi apparire su in alto, veloce tenendosi sul corrimano si mise a scendere i gradini all’incontrario, andando all’indietro con i passi sempre guardandomi.

Scese tutta la rampa fino in fondo alla base, mettendo i piedi sulla sabbia osservandomi continuamente con un sorriso volgare e malizioso, mentre io lo osservavo a mia volta. Restò fermò in fondo alla scalinata di ferro osservando in alto verso di me sorridendomi, poi come se avesse preso coraggio, si riprese il pacco del pene nei pantaloni, se lo strinse ancora nella mano larga e lo mosse su e giù facendomelo vedere, come a offrirmelo. E sempre sorridendo con quella sua smorfia irriverente, compiendo un segno, muovendo il capo lateralmente mi fece capire di seguirlo giù, di andare sotto la copertura di cemento del lungomare dove mi indicava lui.

Paradossalmente mi trovai eccitata da quella situazione, dalla sua intenzione e dalla volgarità oscena e irrispettosa che quel ragazzo nord africano aveva nei miei confronti, e fui pervasa da una eccitazione non voluta e involontaria che si diffuse in tutto il corpo. Avevo i brividi sulla pelle e il fuoco addosso, dentro di me in vagina e appoggiando assurdamente la mano sul corrimano di metallo scesi il primo gradino e poi presa da una forza irrazionale e irragionevole e per questo irresistibile, scesi anche il secondo e con calma a seguire lentamente tutti gli altri, finché non arrivai anch'io in fondo alla scalinata di ferro sulla sabbia.

Lui intanto che scendevo si spostò, si porto sotto la copertura in cemento del lungomare, sorridendo ma facendosi serio sul volto scuro e il bianco degli occhi, invitandomi ancora allungando il braccio con la mano e le dita aperte, per poi piegarle verso sé ad andare da lui: "Tu venire?  Tu venire! " Lessi sulle sue labbra nel suo italiano sgrammaticato.

Come in preda a un incantesimo e a uno stato di eccitazione parossistico fortissimo, che mi creava spasmi piacevoli in vagina e sulla vulva, lo segui sotto la soletta del lungomare, nel punto in cui si era posizionato, camminando verso lui sentendo la sabbia che si muoveva sotto le scarpe. Il luogo dietro la scalinata era ombroso e nascosto, la sabbia era piena di cartaccia e sporca di feci rinsecchite, di cani forse, ma più verosimilmente di esseri umani, forse di loro stessi che effettuavano i loro bisogni fisiologici solidi e liquidi lì. E tra quell’odore gonfio e greve anche di urina stantia, come estraniata da tutto mi guardai attorno e dietro. Nella spiaggia non c’era nessuno e nemmeno sulla riva, solo qualche figura lontana sui moli circolari. Sentivo in me che sarebbe successo qualcosa che non volevo ma che avrei fatto, tuttavia in quel momento l’eccitazione mi inebriava la mente, non mi faceva ragionare e desideravo compierlo quel qualcosa.

Lui si portò vicino a dei borsoni che aveva appoggiato adesi ad un muro di sostegno, probabilmente pieni delle cianfrusaglie che vendeva, facendomi ancora segno con la mano di andare verso di lui, mentre serio, non ridendo e gesticolando mi aspettava. 

Io esitavo, ma l’attrazione di quella eccitazione era più forte di me, il cuore mi batteva a mille e le gambe mi tremavano, ma andai, feci quei passi sulla sabbia verso di lui che mi attendeva. Quando con il respiro ansioso fui vicina, lui non disse nulla, mi guardò negli occhi e io osservai il suo viso scuro e giovane, era più giovane dei miei figli, e con le sue dita lunghe sorridendo mi sfiorò la mano, iniziando a toccarla per poi salire con le dita ad accarezzarmi il braccio; dandomi con il suo tocco volgare brividi lungo la schiena e palpitazioni alle grandi labbra    vaginali.  

Io lo guardavo e lasciavo fare il silenzio, diventando sempre più audace all’assenza di una mia qualsiasi reazione, mentre io ero sempre più eccitata da quella condizione che vivevo e dall’essere vicino a lui, respirando intensamente e brevemente mi accendevo e accaloravo di più.

Avvertivo sotto il tessuto del reggiseno i capezzoli diventare maggiormente turgidi ed eccitati allo sfregamento della sua mano sul mio braccio e la vagina indipendentemente dalla mia volontà infuocarsi di più, e accompagnata dal mio respiro ansioso e affannoso contrarsi inumidendosi a quegli stimoli improvvisi e piacevoli che senza proposito percepivo. L’eccitazione continuava a pulsare in vagina, rendendola umida e dandomi piacere e voglia di essere posseduta carnalmente, senza che mi importasse da chi…  E in quel momento, sotto il lungomare anche da quel marocchino.

Lui vedendo la mia passività si avvicinò ancora, mi prese la mano e mi portò vicino i suoi borsoni pieni di cianfrusaglie, dapprima dicendo:” Volere comprare qualcosa da me?!”

E al mio silenzio, incapace di dire qualsiasi cosa riprese ad alzare la sua mano sull’avambraccio e vedendo che non reagivo e non lo allontanavo si fece sempre più coraggioso, avvicinandosi e risalendo con la mano lungo il mio braccio, fino ad arrivare al deltoide. Sorridendo arrivò a toccarmi il seno da sopra l’abito, e poi abbassando la mano discenderla sul sedere palpandolo ridendo, per poi passarla su retro cosce alzandomi la gonna da dietro, accarezzandomele sulla pelle nuda, dandomi fremiti lungo la schiena. Vedendo che non gli rispondevo e nemmeno l’allontanavo o mi discostavo io, esclamò:” Avere io qualcosa per te! Che ti piacere e tu volere…” E rise nuovamente facendosi maggiormente audace, avvicinandosi ancora e appoggiando la mano sul fianco, risalendo fino al seno.

A quel contatto il mio respiro divenne sempre più affannoso e constatando la mia passività a reagire, che significava disponibilità e l’espressione eccitata del mio viso con quella che sentivo nel corpo, forse capendo il mio stato d’animo e accessibilità all'improvviso disse: “Girati! Tu metti così!” 

E prendendomi la borsa la gettò poco distante da me sulla sabbia, mi prese per il troncò mi ruotò col volto verso il muro facendomi tendere le braccia e appoggiare le mani alla parete, mettendomi a 45 gradi e come se io fossi una donna araba o magrebina. Sentii che mi accarezzava il sedere, poi prendere per il margine inferiore la gonna e tirarla su tutta, rivoltandola sulla schiena all’altezza dei lombi. Era tremendo, in quella situazione e posizione provavo piacere a quello che mi faceva quel ragazzo e nel piacere sentivo le sue mani su di me, su il sedere, le cosce. E subito da dietro, prendendole per l’elastico mi abbassò con me tremante e incapace di reagire, il collant insieme alle mutandine stesse a mezza coscia, tutto in una volta sola, scoprendomi il sedere, in quella posizione di coito, che poi seppi essere una delle posizioni sessuali musulmane. Sentendolo ridere mi batté il sedere con la mano dicendo:” Bello… grande… culo occidentale, da cristiana…”

Irrazionalmente provavo piacere in quella condizione e alle sue parole sgrammaticate, e in quel momento a essere assoggettata a lui. Avvertivo le sue mani su di me, sul sedere e le cosce, e infine, il posarle da dietro sul mio sesso, sulla vulva pelosa accarezzandomela con la mano nuda. E a quel contatto diretto delle sue dita sul mio sesso, ebbi una scossa di piacere enorme che mi pervase con un’ondata di calore tutta la pelvi bagnandomi maggiormente di umori la vagina. Non feci in tempo a realizzare quello che stava facendo, che da dietro sentii il suo fallo senza nessuna protezione spingere forte con il glande tra i peli contro la mia fessura vulvare, tra le grandi labbra, fino a farle cedere e sentirle dischiudersi, dilatarsi, avvertendo entrare in vagina la sua asta eretta color ebano, tutta dentro in me, fino in fondo. Finché i suoi inguini e i peli neri e ricci del suo sesso non furono contro le mie natiche morbide e pallide, e il suo glande giovane e dal color corallo contro il mio utero.   

Provai una scossa di piacere maggiore a quella penetrazione scellerata e sussultai tirando d’istinto su il tronco e staccando le mani dal muro, ma lui da padrone dandomi uno schiaffo forte sulla natica da farmela bruciare, mi ordinò con la sua voce adolescente e scaltra:” Giù!” 

In quei momenti purtroppo, mi rendevo conto di quello che stavo facendo in preda a quella eccitazione compulsiva, mi stavo offrendo a un giovane nord africano, forse marocchino e per la prima volta in vita mia tradivo mio marito. Non mi chiedevo cosa stessi facendo... perché irragionevolmente mi piaceva che lo facesse.

Lui, seppur giovane inizio a muoversi appoggiando le mani sui miei fianchi prosperosi facendole scorrere da sotto la gonna sulla schiena fino sulle spalle, scoprendomi tutta posteriormente, mentre in piedi si muoveva dentro di me facendo nel movimento dondolare avanti e indietro anche me con le braccia sempre tese appoggiate al muro.

Lo sentivo dentro me tutto, che si muoveva e mi piaceva, mi dava godimento fino all'orgasmo, un orgasmo continuo, ininterrotto, prendendomi da dietro i capelli sulla nuca tirandoli dandomi ogni tanto mentre mi possedeva, qualche schiaffo forte sul gluteo. Sentivo il suo glande battermi sull’utero in quella posizione musulmana quasi in piedi, a me sconosciuta. E faticavo a mantenere quella posizione visto il piacere che provavo e lo sforzo che facevo sulle gambe, con le scarpe piantate nella sabbia per tenermi eretta e in equilibrio, erano le mani appoggiate al muro che mi mantenevano in stabilità.

All’improvviso avvertii un gran calore maggiore dei precedenti nella pelvi, nella vagina e sul clitoride che a volte allungando il braccio da dietro stimolava con il dito, un godimento che con mio marito non avevo mai provato. Avvertivo le contrazioni vaginali che si tramutavano in spasmi di piacere, quelli che io nella mia ignoranza chiamavo scosse elettriche, ripetitive e intense, come una forma di corrente elettrica che saliva in me assieme alle vampate di calore e arrivava al seno che lui spesso stringeva da sopra il tessuto cercando di identificarmi i capezzoli. Una intensità di godimento che mi arrivava al cervello dandomi l'orgasmo con quel ragazzino nord africano. Lo sentivo dentro di me muoversi e mi dava piacere, tanto, in quel momento non pensavo a niente solo a godere e non mi importava chi fosse a farmi godere.

Ebbi più di un orgasmo in quel rapporto sessuale, anche se poi nei momenti di lucidità me ne vergognai tantissimo. All'improvviso lo sentii parlare in arabo e darmi pacche con la mano aperta sul sedere come se fossi un animale, una mucca o un cavallo, era come se mi sculacciasse sulla natica non più una ogni tanto come prima, ma a ripetizione. Credo visto l’impeto con cui lo faceva, che era come se volesse punirmi per essere una donna bianca, occidentale, una infedele per la loro religione. E a quel suo sculacciarmi brutalmente, allargando un poco di più le gambe esplosi in un orgasmo forte intenso e violento. 

Scelleratamente godevo del rapporto carnale di quel ragazzino, ansimavo e scuotevo la testa in quella strana posizione e mi piaceva sentire il suo fallo dentro me muoversi, fare avanti e indietro in vagina e battermi sulla cervice uterina. E lui se ne accorse che godevo della sua asta nuda in vagina e continuò a ribattermi la mano sulla natica arrossata sempre di più, finché preso anche lui dall'orgasmo lo tirò fuori veloce e mi eiaculo sul gluteo e sentii gli schizzi caldi del suo sperma sulla pelle del sedere. Dalla vergogna non mi voltai avevo paura a farlo, a girarmi e guardare quel ragazzo in faccia e negli occhi a cui mi ero data assurdamente. Assaporai ancora quel piacere restando ferma, appoggiata con le mani al muro come mi aveva messo e presa lui.

Ma dopo aver assaporato quel brivido finale di piacere interno, per forza di cosa lo feci, mi voltai e lo vidi lì, in piedi, con il suo sesso eretto che rideva, mentre con le dita si toccava il glande, e mi faceva capire che voleva che glielo succhiassi. “Tu succhiare… tu succhiare…” Ripeteva con quel suo sorriso indisponente. Ma presa da un sussulto di dignità e appena scemato l'orgasmo mi calmai e impaurita e piena di vergona, senza pulirmi il sedere, non curandomi di essere sporca del suo sperma, subito presi l’elastico e mi tirai su le mutandine e il collant a coprirmi davanti e dietro, lasciando subito cadere giù la gonna del tailleur a coprirmi tutta, mutandine e cosce. Lui vedendo che mi ricoprii immediatamente e capendo che non glielo avrei succhiato desistette dal suo proposito, e mentre rimetteva via il suo arnese nei pantaloni sussurrò in italiano sgrammaticato, con il sorriso sarcastico da canaglia sulle labbra: “Tu venire domani? Fare ancora! Io essere qui… a aspettare te!"
Non risposi, lo guardai, ripresi la mia borsa e mi misi a camminare a fatica sprofondando nella sabbia, tra quelle cartacce, escrementi rinsecchiti e quell’odore forte e pungente urina stantia, uscendo da sotto la soletta del lungomare dirigendomi verso la scalinata, mentre lui dietro di me prendendomi per il braccio pronunciò ancora:" Tu compra qualcosa da me... comprare qualcosa dai!” E vedendo il mio silenzio mormorò ancora facendomi segno con la testa la borsa:” Tu dare qualcosa a me! Tu dare soldi…” Allungando la mano e venendomi dietro.

Mi sentivo appagata sessualmente, ma umiliata e sconvolta moralmente, con lui che mi seguiva con la mano aperta e io non volevo che lo facesse, che uscisse e risalisse la scalinata di ferro insieme a me, avevo paura che qualcuno ci vedesse assieme. E per potermi allontanare senza lui dietro aprii la borsa e allungando la mano all’interno presi il portafoglio, lo aprii e presi qualcosa, poche decine di euro, forse venti o trenta, non ricordo nemmeno, le prime che mi capitarono in mano dicendo:” Tieni! ...Vai via!... Vai via ora… lasciami in pace!”

E si può dire che fuggii, presi la scala e risalii i gradini velocemente, umiliata e piena di   vergogna verso me stessa e appena fui su, di nuovo sul lungomare mi guardai attorno, c'era solo qualche passante o persona lontana. 

Non tornai a sedermi nella panchina, ma mi allontanai sconvolta, svelta verso la mia auto dicendomi:” Ma che ho fatto!? Che ho fatto!?”

È presa l’automobile, sconvolta andai subito a casa a lavarmi. Ero sconcertata per quello che era accaduto, era la prima volta che mi succedeva e che avevo tradito mio marito e mi chiedevo: "Ma come ho potuto compiere quello che ho fatto?... Fare sesso con un altro, un nord africano, farmi possedere da lui, un ragazzino che avrà quasi trent’anni meno di me.” Ero davvero stravolta.

 "Ho tradito mio marito…” Mi ripetevo. “Ma cosa mi è successo?”

 Ero incredula di me stessa.

Ma sapevo anche che come presa da un raptus mi ero offerta, praticato sesso e goduto con lui, lo avevo fatto entrare in me e lasciata che mi possedesse. "

Dopo essermi lavata e rilavata più volte sotto la doccia, il sedere e la vagina in particolare, mi rimisi a posto e in ordine, mi calmai, ritenevo quello che mi era capitato e avevo fatto inconcepibile per una signora, mamma e moglie come me. Agitata tornai al lavoro. Assurdamente volevo che la mia vita continuasse come prima, come se non fosse accaduto nulla. Mi rendevo conto che ero in una situazione particolare che non riuscivo a controllare. 

Ma quel pomeriggio in ufficio invece di lavorare, tesa e svogliata, terrorizzata mi chiedevo:" E se mi capita di nuovo? " 

Ci pensavo e mi sentivo triste, a disagio e depressa, sì che in quei momenti che avevo quelle manifestazioni eccitatorie incontrollate provavo piacere fisico e mentale e godevo, ma in quel periodo ero entrata in una nuova fase e mi procuravano libidine e mi inducevano anche a praticare sesso con chiunque avessi avuto davanti, come con quel ragazzo nord africano. Riflettevo, stavo male e avevo paura, vergogna e disprezzo per me stessa, mi sentivo umiliata a essermi concessa ad un altro uomo e poco mi importava se era un marocchino. E consideravo: “E se quel nord africano fosse malato!? Se mi avesse attaccato qualche malattia?”  Per fortuna non fu così, ma ero agitata.

Mi dicevo per tranquillizzarmi:” Probabilmente è una situazione passeggera dovuta alla menopausa e si risolverà da sola…” Ma nemmeno quello bastava ad allontanare i miei pensieri di preoccupazione e sconforto da quella forma di ipereccitabilità che mi attanagliava, prendeva e invadeva il corpo e la mente all’improvviso senza che potessi controllarmi. Correvo il rischio che ovunque fossi, bastava un’immagine, un pensiero, un suono, una vibrazione, un rumore di un'auto a scatenarmi quella eccitabilità e impulso, come accade giorni dopo con un conoscente. E non ero più io Barbara, la signora per bene, ma perdevo la testa con ogni cognizione e moralità e diventavo una donnaccia desiderosa di sesso.

Nei giorni seguenti ero triste e taciturna, sia sul lavoro che a casa e se ne accorsero tutti e adducevo una forma di mal di testa, ma continuavo e in quei giorni e settimane riflettei molto su quello che era successo e avevo compiuto io, ma non sapevo come giustificarmi di quello accaduto, davo la colpa a me stessa, che mi ero eccitata a quei gesti volgari e osceni, vedendo quel giovane ragazzo che mi voleva. Non sapevo che altro dirmi.

A volte mi capitò ancora quell’eccitabilità assurda, ma con meno e breve intensità della precedente e quei momenti come le volte prima mi portavano solo a masturbarmi con il dito in vagina o sfregandomi il clitoride con il medio, pensando anche a quello avvenuto con quel ragazzo nord africano quel pomeriggio, finché non sopraggiungeva l’orgasmo con tutte le sue manifestazioni fisiche e mentali e mi calmavo.  Ma, mi sentivo in errore, sporca e di non essere più una buona moglie degna di mio marito non avendo svolto nel migliore dei modi il mio ruolo di fedeltà. Piansi anche, ma non potevo farci niente.

Quei giorni affrontai conflitti emotivi dentro di me sul mio comportamento involontario ed erano fonti di stress, non mi capacitavo della mia condotta. In pratica, i miei pensieri e i comportamenti erano in conflitto tra loro, provavo un disagio interno tale da sentire l’esigenza di vergognarmi al punto di credermi dissennata… Oppure pensare che non era accaduto nella realtà pur di non ricordare quei momenti di consapevole desiderio, eccitazione e partecipazione. Oltre che sentirmi in colpa, provavo rimorso verso i miei cari, era tutto disturbante per me perché non riuscivo a darmi una risposta, una motivazione perché mi comportavo in quel modo.

Seppi poi che erano i meccanismi di difesa del mio inconscio che mi portavano a quelle considerazioni negative su di me, e quando mi resi conto quel accusarmi mi stava portando alla follia, cercai di mantenere un senso di adeguatezza, evitando di criticarmi, ma giustificandomi. 

Il mio primo comportamento dopo le riflessioni fu inconsciamente difensivo, volto come finalità a tutelare l'autostima e l'idea che avevo di me e stavo perdendo, e qualche volta per non ragionarci e ricordare, mi stordivo bevendo qualche liquore pur di non pensare.  E quando lo facevo e ricercavo le cause, non ero più sicura di me stessa e ritornavo ad avere una bassa autostima di me, sia come donna, che come moglie. Era terribile quello che vivevo. L’insieme dei giudizi che mi davo, erano negativi e relativi al mio comportamento sessuale. Pensai di parlarne con qualcuno, ma con chi? Considerai anche di andare dal mio medico a parlargliene, domandargli del perché mi eccitavo all’improvviso e perché mi accadevano quegli episodi, e mi era successo quello che avevo fatto. Ma, mi vergognavo a parlarne con altri e per superare quella fase mentale diedi la colpa di quella eccitazione improvvisa alla menopausa, agli ormoni.

” Passerà assieme a lei… Non accadrà mai più che mi concederò a un altro uomo.” Mi dissi sicura di me, ma non fu così.

 

Il secondo episodio più triste e sconvolgente del precedente avvenne alcune settimane dopo e non me l'aspettavo assolutamente. Avevo l'automobile, una utilitaria Yaris che era un periodo che non andava bene, tutte le volte che mi recavo al lavoro o giravo per la città, sentivo un rumore nel motore e una vibrazione all’interno dell’abitacolo prodotta dalla ruota anteriore sinistra.

Decisi di portarla dal nostro meccanico, avvisando anche mio marito del problema. 

Una volta in officina gli spiegai la causa:” Guardi, l’auto non va bene, quando guido sento delle vibrazioni direttamente sui sedili anteriori, sia di guida che del passeggero.”

“Li sente quando si trova su una strada asfaltata o sterrata?” Mi domandò.

“Guardi, li avverto quando sono seduta anche se l’andamento della vettura è regolare e non soggetto a scossoni e a volte quando sterzo a destra ci sono delle vibrazioni improvvise sul volante! Le vibrazioni si presentano durante la marcia, accentuandosi parecchio nella zona del passeggero.”

“D’accordo me la lasci che cercherò di individuare la causa. La proverò, venga a riprenderla domani pomeriggio. “Disse il meccanico, e così feci.

Il giorno dopo mi feci accompagnare da mio figlio con la sua auto che mi lasciò davanti all’officina e andò via.

Il proprietario dell’officina vedendomi mi venne incontro sorridendo dicendomi:” L'ho provata signora.  Ma io sinceramente non sento niente, Nessun rumore, nessuna vibrazione!!”

“Ma come? ...” Eppure lo fa … io l’ho sentite!” Risposi seccata.

“Guardi l’ho provata e riprovata e fatta provare anche all’operaio, non ha sentito nulla neppure lui, l’auto va bene.” Alle mie affermazioni insistette tanto che la vibrazione non c’era, che io alla sua negazione gli dissi: “Guardi, venga, salga con me la proviamo assieme!  Guidi lei così la sentirà meglio!”  

 Salimmo tutte e due in auto, io dalla parte del passeggero e partimmo... facemmo qualche chilometro verso La periferia. effettivamente il rumorino in alcuni momenti non si sentivano molto ma c’era una vibrazione nell’abitacolo e quella stessa vibrazione la sentivo anch'io seduta di fianco e l’avvertivo sulla pelvi.

Lui si fermò, scese, aprì il cofano guardò all’interno e si mise a toccare qualcosa che io non vedevo, a un certo punto seppur ad auto ferma con il motore acceso le vibrazioni aumentarono.  Poi tornò indietro dicendo:” Sono aumentate? Le sente di più?”

“Si!” Risposi. E mi informò.

“Sono i supporti in gomma dove è posizionato il motore all’interno del cofano. Sa i motori nelle auto sono alloggiati in una struttura metallica in acciaio e una parte importante di tutta la struttura è rappresentata da dei piccoli supporti in gomma che servono ad ammortizzare le naturali vibrazioni e a rendere vivibile l’interno dell’auto durante l’andatura. Ce n’è un paio che sono usurati, per questo avverte le vibrazioni sui sedili. Torniamo in officina che glieli sostituisco.

All'improvviso con quell'uomo vicino avvertii una di quelle scosse piacevoli in vagina che mi arrivavano inaspettatamente.  Capii subito che era l’inizio della mia eccitazione involontaria.

" Dio mio no… sta arrivando…”  Pensai allarmata:” Nooo!”  Ripetei mentalmente mentre iniziavo ad eccitarmi. Chiusi e strinsi le gambe come a fermare quel piacere improvviso e intenso che arrivava dentro di me, ma fu peggio, stringendo forte le cosce portai a unire e sfregare involontariamente le labbra vaginali una contro l’altra provocandomi maggiore eccitazione. Il respiro mi divenne affannoso e il cuore iniziò a battere forte. Fui presa dal panico che se ne accorgesse e così fu, l’espressione sul mio avviso cambio improvvisamente, divenne irrequieta tanto che il meccanico se ne accorse e osservandomi mi chiese: “Sta bene signora?"

“Sì…sto bene.” Risposi respirando forte: “Sono solo un po’ agitata.”

"Vuole che ci fermiamo un attimo?” Domandò.

Annui col capo senza dire nulla, lui accostò in uno spiazzo dietro ad altre macchine vuote posteggiando e quando fummo fermi com'era logico si voltò verso di me, e vedendo che il respiro era affannoso e stringevo le gambe forte con una mano appoggiata tra esse sulla gonna sopra il sesso, come a lenire quel fuoco che avevo dentro la vagina e che tramite quelle scossette o vampate stava salendo all’interno, cercando io di nasconderlo.

Lui vedendomi in quella situazione esclamò ancora preoccupato: "Ma si sente bene signora? Ha bisogno di qualcosa?" 

E vedendomi a cosce serrate con la mano sul sesso pronunciò ancora:” Deve andare in bagno?  Deve fare pipì che stringe le gambe?”

Io agitata ed eccitata, come un automa, irrazionalmente per risposta presi la sua mano mettendola al posto della mia premendo forte sopra la gonna sul sesso provando piacere intenso a quel tocco, godendo e guardando in alto il tettuccio dell’auto con la bocca socchiusa esclamando:” Ahhh…”

Lui sorpreso e incredulo del mio comportamento, vedendomi in quello stato, osservandomi iniziò a muovere le dita sul sesso, premendo e strusciandole sulla gonna, come se la volesse prendere la vulva e io impazzii. Involontariamente esclamai un ooohhh ansimante e allargai le gambe, come a invitarlo ad andare avanti e oltre, lasciandolo proseguire. 

A quel punto lui prese il margine inferiore della gonna e la alzò e tiro su, mi scoprì le cosce fino alle mutandine senza che io dicessi nulla, ma anzi lo lasciai fare... e iniziò a sfregarmi le dita direttamente sulle mutandine sopra il sesso, e mi piaceva ed eccitava all’inverosimile sentirle manipolarmi la vulva, godevo.

Improvvisamente, eccitato dalla situazione e dalla mia disponibilità si cacciò su di me baciandomi il collo, portandosi sulla mia bocca con le labbra, baciandomi anche lì, infilando la lingua tra esse muovendola e sussurrando staccandosi un momento:

“Togli le mutandine… Toglile che ti chiavo dai… Ma facciamo presto…!” Sempre premendo

 le dita direttamente sul tessuto sopra il sesso. Mi eccitava all'inverosimile quella situazione. Iniziai a godere ansimando, respirando forte e lasciandomi andare. 

Sentii la sua mano accarezzarmi le cosce e il sesso, e prendendo l'elastico delle mutandine sui fianchi inizio a tirarle giù e vedendo che non praticavo alcuna resistenza, ma anzi lo favorivo continuò:” Alza il culo dai! Alzalo che te le levo!”

Assurdamente gli ubbidii, alzai e staccai il sedere dal sedile e lui veloce in un attimo con degli strattoni le tirò giù facendole scivolare sulle cosce e poi ancora più giù fino alle ginocchia e di seguito alle caviglie e allargando il gambale delle mutandine le tolse da un piede lasciandomi la scarpa. Agitato e infervorato si soffermò guardandomi la vulva pelosa, che io a gambe socchiuse involontariamente gli mostravo. Me l’accarezzò più volte e vidi che la osservava fisso. Ero eccitatissima tanto che provai un orgasmo solo in quella condizione a sentirmela toccare e a togliere le mutandine da lui, da quel meccanico, non senza vergogna ma con tanto desiderio e eccitazione. 

All'improvviso si slacciò la cintura, abbassò la cerniera e tirò giù i pantaloni e le sue mutande a mezza coscia e allargandomi maggiormente le gambe si sdraio su di me e si posizionò tra le mie cosce, piegandosi con il capo in avanti e baciandomi in viso. Vedevo il suo volto ansimante sopra il mio e nello stesso momento sentii qualcosa premere forte sulla vulva, era il suo glande che spingeva tra i peli e le grandi labbra per entrare cercando di dischiuderle, trovando la via per penetrami; mentre io sempre più eccitata allargavo maggiormente le cosce per reazione, per agevolarlo, facilitarlo. Tra il piacere assurdo e perverso di quella situazione lo lasciai fare e lo sentii entrare in me lentamente fino a riceverlo in fondo penetrandomi.

Avvertii la sua cappella sfregarmi le pareti vaginali ormai umide, calde come il fuoco, e godente dal piacere, apprezzai sua lunga asta di carne dura farsi strada dentro me arrivando fino in fondo. E quando fu al termine che toccò l’utero con il glande, tra i miei sussulti lo avvertii iniziare a muoversi possedendomi, baciandomi in bocca con la lingua e sul viso, staccandosi sussurrando: 

"Mi sei sempre piaciuta! Dalla prima volta che ti ho vista in officina... ti ho sempre desiderata... Ma non pensavo che eri così calda e predisposta e che fosse così facile chiavarti…” E mentre diceva quelle parole con desiderio ardente, dava colpi profondi all’interno della vagina, avvertendo io la sua asta di carne dura correre in vagina, dentro di me e arrivare in fondo colpire l'utero con il suo glande, scontrando i suoi inguini e i peli pubici contro i miei. 

Era bello, godevo ed ebbi un altro orgasmo e anch'io per reazione lo strinse a me, lo baciai sulla bocca e partecipai con movimenti del bacino come una sgualdrina a quell’amplesso dentro l'auto. Per stare comoda e possedermi meglio e più profondamente mi fece appoggiare i piedi sul cruscotto, con una gamba dove penzolava la mutandina. Eravamo in preda al fuoco della passione, incurante che qualcuno passando potesse vederci. Mi stringeva il seno con la mano ed eccitato sbottonando e allargandomi di più la camicetta davanti, lo tirò fuori dal reggiseno, e abbassandosi mentre mi possedeva iniziò a baciarmi e leccare le mammelle mormorando nelle pause:   

” Ce l’hai belle grosse le tette, come piacciono a me …” E dalla mammella con le labbra si portò sull’areola, la leccò e mi succhiò il capezzolo sempre più turgido ed evidente, come se si allattasse. 

Ero sempre più eccitata con un orgasmo e un godimento continuo, che non pensavo mai di provare in vita mia, ansimavo e gemevo dal fuoco che sentivo dentro me. Poi a un certo punto si mise a dire:

“Vengo…! Vengo…!”

E dandoci più forte e facendo dondolare la vettura, lo tiro fuori e con dei suoni di gola eiaculò sul mio ventre sorridendo soddisfatto, come se il piacere che avevo provato fosse stato merito suo e non della mia condizione eccitatoria in cui mi trovavo. Con l’asta ancora eretta e il glande gocciolante di sperma, si rigirò sedendosi sul posto di guida. Apri la portiera e scese pulendosi e mettendosi a posto i pantaloni, lo stesso invitò a fare a me. Scesi e mi pulii il ventre dallo sperma con un fazzolettino di carta, mentre con l’altra mano mi tenevo su la gonna e in fondo, solo in una caviglia avevo le mutandine che incautamente toccavano terra. 

Ero agitata, stordita, arrossata in faccia e piena di vergogna. Gettai il fazzolettino sporco del suo sperma sull’asfalto, come le prostitute…Dio che vergogna se si penso ancora… Per pudore se fosse passato qualcuno, lasciai cadere la gonna a coprirmi il sesso e il sedere. Mi chinai, presi la mutandina e la infilai nell’altro piede tirandola e sbattendola con la mano quando fu all’altezza delle ginocchia. La tirai sulle cosce, e, rialzando la gonna me la misi coprendomi il sedere e la vulva e subito presa dalla vergogna, le assestai sul sedere e davanti. Lo stesso feci con il reggiseno, rimisi le mammelle leccate e sbavate dalla saliva di quell’uomo, con i capezzoli ancora turgidi succhiati dalle sue labbra all’interno delle coppe e mi richiusi subito la camicetta fino al petto.

Poi risalimmo in auto e partimmo verso l’officina, dicendo lui sorridente e trionfante: “Non sapevo che eri così calda come donna e sarebbe stato così facile chiavarti…" Restai in silenzio, mi sentivo umiliata, offesa e avevo voglia di piangere. E lui continuò:” Bastava che me lo dicevi apertamente in disparte o me lo facevi capire che ti piacevo e volevi fare sesso con me, che io ci sarei stato subito con te, sei una bella donna. Capisco la messinscena della vibrazione e della ruota, sei stata brava, non me l’aspettavo nemmeno io. La prossima volta che vieni in officina e hai voglia di chiavare, di che senti ancora delle vibrazioni, che io capisco e andiamo a provarla assieme in qualche posto appartato, così facciamo sesso…” Affermò orgoglioso e trionfante di sé stesso e di avermi posseduta. Non dissi nulla, non risposi, guardavo silenziosa avanti la strada, mentre lui con il suo ghigno superbo si esaltava. 

“Hai goduto tanto hai visto?... Io sono bravo…!” Diceva.

Giunto in officina scendemmo, io feci il giro e rientrai nel mio posto di guida.

Lui salutandomi davanti ad altri, clienti e suoi operai con un sorriso malizioso disse sottovoce: "Bene signora, di regola questa volta abbiamo trovato il problema e l’abbiamo risolto. Se riscontra altre vibrazioni passi ancora che proviamo la macchina e le mettiamo a posto. " 

” Quanto le devo? “Domandai a occhi bassi senza nemmeno guardarlo.

Lui sorrise ironico:” Niente... va bene così! Se sente ancora le vibrazioni venga pure signora…” Ripeté sorridendo sarcasticamente.

Ero piena di vergogna, imbarazzata e umiliata, accesi il motore e partii con intenzione che non mi avrebbe vista mai più in quell’officina. E fu così.

Dopo quell'episodiocon il meccanico mi spaventai, avevo paura che dopo quel rapporto sessuale in auto, mi ritenesse una libertina e spargesse la voce in giro che mi aveva posseduto, che ero una donna facile, ed ero preoccupata che giungesse a mio marito e ai miei figli. Certo avrei sempre potuto negare, ma se sarebbe successo di nuovo? 

Mi vergognavo, non sapevo più chi ero, non mi identificavo più con me stessa, e allarmata entrai in crisi, in unna sorta di depressione. Non mi riconoscevo più. Non sapevo chi ero e perché facevo quelle determinate cose, perché venivo presa improvvisamente da una eccitazione sessuale che non riuscivo a controllare e per prima cosa istintivamente iniziai a cercare su internet qualcosa che parlasse del mio problema. Mi rendevo conto, che le scosse piacevole come le chiamavo io che mi portava all'orgasmo, erano un pericolo per me. Lessi qualcosa sulla eccitabilità femminile, ma non ci capivo molto. Comunque mi ero riproposta di stare attenta, di controllarmi.

Visto il pericolo che correvo in quei momenti di rischiare di darmi a chiunque avessi avuto davanti. Come già detto mi consultai su internet per conoscere se c'era qualche cosa di simile al mio caso, ma niente. Ma nel leggere e rileggere capii una cosa, che il mio disturbo era di origine psicologica e così decisi di andare da un medico, cercai una brava psicologa, una donna, dove non mi sarei imbarazzata a parlare con lei della mia intimità e problemi sessuali, e presi appuntamento.

Giorni dopo come d’accordo mi presentai nel suo studio, spiegandole bene il mio problema, che oltre a portarmi a concedermi sessualmente ad altri sconosciuti, mi portava depressione e perdita di autostima in me e le chiesi, se mi spiegasse cosa avevo e perché mi accadessero quei episodi di eccitazione. E la informai con vergogna e rossore in viso parlando a bassa voce con pause e esitazioni.

“Dottoressa, in alcuni momenti della notte e della giornata avverto come una fitta, una specie di scossa nel basso ventre che all'improvviso mi procura agitazione e un calore internamente, come un’eccitazione forte e persistente che non vorrei, e non riesco a controllare. Mi compare anche in mente e mi provoca delle sensazioni piacevoli che mi obbligano per calmarmi a praticare l'autoerotismo a 45 anni, con il dito sulla vulva o dentro in vagina come le ragazzine. “Pronunciai imbarazzata con la voce spezzata dall’emozione e dalla vergogna:” E peggio… questa sensazione mi porta a compiere atti contro la mia morale che non vorrei fare e poi, passato il piacere mi fa stare male.”

“Vada avanti…” Mi esortò seguendomi attentamente nella mia esposizione anche se confusa e disconnessa. 

“Quella manifestazione che mi si presenta, mi crea uno stato d'ansia diffuso ed eccitazione non voluta che mi procura vergogna, disagio, malessere e stress, ma soprattutto è il non sapere cosa mi stia succedendo che mi preoccupa di più e fa star male.”

Subito rispose domandandomi:” La spingono ad avere anche rapporti sessuali…?”

Esitai a rispondere, ma lei fu rassicurante con l’espressione osservandomi con comprensione e affetto.

“Si!... Anche con sconosciuti, è capitato due volte.” Mormorai.

“Ha l’orgasmo durante queste masturbazioni o rapporti sessuali improvvisi …?! “Mi domandò.

E vincendo l’imbarazzo risposi:” Si, più di uno, brevi ma continui, intensi e profondi che non ho mai avuto con mio marito e dopo il primo ne arriva un altro e poi dopo una breve pausa un altro ancora e così via, altri, tanti e solo al termine dell’ultimo orgasmo forte e violento mi sento appagata… soddisfatta, svuotata per poi vergognarmi immensamente di quello che ho fatto.” Replicai.

Mi guardò con affettuosità chiedendomi:” Quanti orgasmi ha durante una di queste situazioni?”

“Non lo so dottoressa, non li ho mai contati ma sono molti, penso una decina e arrivano anche uno dietro l’altro dandomi sempre piacere. A volte basta che mi tocco o mi toccano o sfiorano con le dita casualmente, oppure che pensi anche se non vorrei a qualcosa o qualcuno in modo erotico o veda delle immagini particolari sexy o senta della musica e quelle sensazioni ed eccitazioni si scatenano. Ma non li controllo e di esse ho paura. Come è già successo mi portano a praticare atti che non voglio, è come se fossi in preda a quelle esaltazioni come ad un raptus e mi inducano a concedermi sessualmente a qualcuno.” Feci una pausa e proseguii:” Per questo è accaduto che in alcuni di quei momenti ultimamente mi sono offerta e o ho lasciato che loro, quegli uomini, si facessero avanti senza oppormi, anche se erano sconosciuti...” E gli raccontai i due episodi del ragazzo nord africano e del meccanico e continuai:” Guardi dottoressa io non sono mai stata una donna così, saranno sei otto mesi che ho queste sensazioni che aumentano sempre più di intensità, sono sempre stata seria, anche sessualmente con mio marito, per me il sesso era superficiale, lo praticavamo poco, quasi mensilmente, e ora invece...”

“Lo so! …Le credo… “Pronunciò:” …Ora le spiego in cosa consiste quello che le accade… e poi passeremo a risolvere questa sua condizione.” E fu molto chiara, disponibile e comprensibile.

“Quella che vive oggi lei signora Barbara, viene definita una sindrome di ipereccitabilità e ipersessualità femminile, si chiama in termini scientifici < Ipereccitazione compulsiva…>. Compulsiva proprio perché come accade a lei si manifesta all’improvviso, indipendentemente dalla sua volontà, non riesce a controllare e ne subisce la conseguenza. Colpisce alcune donne in tutte le fasce d’età, dai 15 ai 70 anni, ed è catalogata tra i disturbi dell’eccitazione sessuale.”  Fece una pausa sempre guardandomi e io alle ultime sue parole pensando a mia figlia domandai:” Ma è mica ereditaria?”

“No…” Rispose, capendo la mia preoccupazione a quelle parole:” …stia tranquilla, ha delle figlie?”

Annui con il capo:” Maschio e femmina, la ragazza di 22 anni…” Dissi.  Sorrise e mi tranquillizzò ancora e continuò:

“La ipersessualità compulsiva non è altro che quello che una volta, prima del 1992 veniva chiamata ninfomania. Solo a partire dal 1992 la ninfomania o ipersessualità femminile, che fino ad allora veniva trattata come una perversione, è stata riconosciuta dall’organizzazione mondiale della sanità come una vera e propria patologia.”

“Ninfomania?... Sono ninfomane?” Domandai allarmata.

“Si così veniva chiamata, glielo dico solo per conoscenza, ma non si fermi solo sul nome, è la stessa cosa ninfomania e ipereccitabilità compulsiva sono la stessa cosa.

Oggi, in termini scientifici è nota anche come ipersessualità femminile, ed è un disturbo comportamentale femminile caratterizzato da una dipendenza morbosa dal sesso, che si manifesta con un desiderio irrefrenabile e insaziabile di praticare l’autoerotismo oppure avere rapporti sessuali.

La ninfomania può essere affrontata e superata attraverso percorsi terapeutici coadiuvati da una terapia farmacologica.”

“Ma come mi è venuta? Non ho mai avuto prima queste sensazioni.”

“Un’ipotesi è che il meccanismo alla base della ipereccitabilità compulsiva o ninfomania sia lo stesso di altre dipendenze. In pratica, il sesso, al pari di alcol e droghe diventerebbe un mero strumento per affrontare lo stress e l’ansia, dando a chi ne è interessata una falsa quanto velleitaria percezione di benessere e sollievo.

Si può utilizzare il termine dipendenza in quanto, nei casi più gravi, la ipersessualità compulsiva o ninfomania assume le medesime caratteristiche di altre forme di dipendenza, come quella dalle droghe o dall’alcol. L’atto sessuale non viene più praticato per lo scopo di provare piacere o concepire un figlio, ma è solo un comportamento compulsivo cioè improvviso irrefrenabile praticato per placare la proprio ansia, un sostituito dell’amore sentimentale, che prevede relazioni intime.” Disse, e proseguì:

“La dipendenza morbosa dal sesso comporta un aumento dell’attività sessuale, non solo in termini di frequenza, ma anche di intensità. Il desiderio però, difficilmente viene appagato e la persona che soffre di ipersessualità compulsiva o ninfomania rimane intrappolata in un ciclo chiuso e ripetitivo che influenza significativamente la sua esistenza senza che ella se ne accorga, e dal quale le è difficile uscire.

Le cause o i fattori scatenanti degli stimoli dei sensi e quindi dell’eccitazione compulsiva sono varie e soggettive e possono essere le più diversi, da quelle psicologici di immagini e desideri anche fantasiosi, ai pensieri erotici. Da quelle farmacologiche, ormonali dovute a farmaci e terapie a quelle casuali, come il sentirsi toccare o nel toccare lei stessa qualcosa o qualcuno. Poi ci sono quelle fisiche, che possono essere vibrazioni, voci, odori, suoni o il rumore anche di oggetti quotidiani. E in ultimo ci sono quelle organiche, dovute a disfunzioni o difetti di organi.” Ascoltavo attenta quello che diceva.

“Il ruolo giocato dagli ormoni è molto importante perché attivano la funzione sessuale del desiderio.” 

“Lei è in menopausa?...È stressata?!” Mi domandò.

“Si!” Risposi, aggiungendo:” La prima volta che ho avuto il desiderio e fatto sesso completo, è stato vedendo un ragazzo fare atti e gesti osceni verso di me, e un’altra volta a sentire seduta in macchina una vibrazione del motore dell’auto nel sedere e nella pelvi…”

La dottoressa annuì con la testa e proseguì, forse per tranquillizzarmi vedendomi agitata e spaventata:” Pensi che anni fa ho curato una signora che a sentire il rumore dell’asciugacapelli, insieme al soffio dell’aria calda sul collo le procuravano eccitazione compulsiva.” 

“Ed è guarita poi?” Chiesi subito trepida quasi con timore.

“Ci vuole del tempo, non è un raffreddore che passa dopo qualche giorno, a volte ci vogliono mesi se non anni.” Rispose deludendomi, seguitando: “Si, però alla fine della terapia è stata meglio e si sono assopite quelle manifestazioni ritornando alla normalità.” E continuò: “Capire cosa ci sia all’origine di questo disturbo è complesso. In alcuni casi, lo sviluppo della ninfomania potrebbe essere dovuto a traumi subiti nel proprio passato. Ne sono un esempio gli abusi di natura sessuale o la violenza fisica. In altri, come accennato, dietro la ninfomania o ipereccitabilità compulsiva potrebbero celarsi altri disturbi psicologici come i disturbi del comportamento o il disturbo bipolare.”

“Bipolare?” Domandai.

“Si persone che vivono due vite, una famigliare seria e morigerata e una privata e segreta libertina e lussuriosa.

Per altri esperti, infine, l’ipersessualità femminile sarebbe l’espressione di un disturbo ossessivo-compulsivo, facendo leva sul bisogno morboso di avere continui rapporti sessuali per soddisfare un desiderio apparentemente insaziabile.” E sempre guardandomi seguitò:

“La manifestazione principale della ninfomania o ipersessualità è rappresentata dall’impulso continuo ad avere rapporti sessuali. Lo stato di eccitazione è costante e risulta difficilmente appagabile.

Il sesso diventa un atto meccanico, assolutamente impersonale ma capace di soddisfare le pulsioni momentanee. C’è un totale distacco dalla realtà e l’amplesso è impoverito di qualsiasi contenuto emozionale perché si cerca solo la gioia, il godimento. La rilevanza del partner è ridotta ai minimi termini, può essere chiunque come ha avuto modo di provare.” E aggiunse:

“Altra manifestazione tipica della ninfomania o ipereccitabilità è la perdita di qualsiasi tipo di freno inibitorio. Non ci sono né limiti temporali né spaziali per poter soddisfare i propri impulsi sessuali. La persona ninfomane è, quindi, alla continua ricerca di un partner con cui provare ad appagare i propri desideri.” Affermò.

 E tenendo una penna in mano rigirandola tra le dita continuò a spiegarmi:” Fisiologicamente quando avviene questa situazione dell’ipereccitazione sessuale compulsiva, si avverte la lubrificazione vaginale aumentare, dovuta al trasudato per l'afflusso maggiore di sangue nei vasi sanguigni di cui sono ricchissime le pareti vaginali. Ed è per questo che avverte il calore nella pelvi. Perché è portato dal maggiore arrivo di sangue, tanto e improvviso. La vagina a questa situazione aumenta di temperatura e volume con conseguente aumento della lunghezza e grandezza del clitoride, che come un piccolo pene maschile quando arriva il sangue si ingrossa, provocando il turgore delle labbra vaginali che determinano un aumento della sensibilità vaginale e clitoridea.” E sempre osservandomi continuò:” Essendo molto innervata la clitoride, viene sollecitata dal calore stesso del maggior afflusso di sangue, che produce quelle sensazioni benevole in tutto il corpo, che lei chiama <scosse piacevoli> e questo la porta all’istinto, al desiderio di toccarsi, di masturbarsi o avere un amplesso con qualcuno per appagare e calmare quella voglia che non riesce a controllare. Questo glielo dico per   farle capire come si instaura fisicamente il meccanismo dell’eccitazione compulsiva.” Mi guardò con tenerezza e riprese:

“Deve sapere signora Barbara, che la risposta sessuale all’eccitazione, sia nelle donne che negli uomini, consiste di due fasi separate, la fase di eccitazione propriamente detta, caratterizzata come le dicevo da una reazione fisica con lubrificazione vaginale, inturgidimento e arrossamento delle pareti vaginali e la fase orgasmica dovuta ad una reazione cerebrale che agisce su alcuni muscoli genitali che producono una forte sensazione di piacere. Molto spesso chi soffre di un disturbo dell’ipereccitazione femminile, soffre anche di disfunzione orgasmica, e per questo si hanno orgasmi ripetuti e intensi... Alcune donne non hanno per niente l’orgasmo e altre come lei fin troppo, ed è questo il meccanismo da curare. Perché a seguito, al termine, passata la fase orgasmica intervengono fattori psicologici profondi, quali paura, vergogna e senso di colpa, dovuti all’avvenimento sessuale avuto che viene percepito come non gradito. E tutti questi elementi innescano reazioni emozionali.”   

“Come capita a me!” Affermai.

“Si… queste sensazioni quando si è sole portano inizialmente alla stimolazione manuale esterna con le dita della zona clitoridea o della vulva, introducendole poi all’interno, oppure a masturbarsi con altro oggetto della vagina. E obbligano le donne alla masturbazione fino all’orgasmo parossistico al fine di calmarsi e poter trovare sollievo di quella eccitazione e tensione che le ha prese.”

“Scusi dottoressa cosa vuol dire parossistico?” Domandai non conoscendo il significato.

“Nel suo caso e in medicina psicologica l’orgasmo parossistico significa esagerato, intenso, sproporzionato e anche violento.”

L’ascoltavo con attenzione e interesse seguendo il suo discorso anche se non era semplice da capire, annuendo con il capo e osservandola con speranza e lei continuò:

“Le manifestazioni che provano le donne in quella condizione sono di ipereccitazione sessuale, congestione pelvica, pulsazione, contrazioni e lubrificazione della vagina con inturgidimento dei capezzoli e gonfiore del seno. E ad alcune comportano desiderio elevato con frequenti fantasie sessuali, volontarie e o involontarie, dette nel nostro ambiente medico dei sex Dreams, o sogni sessuali a occhi aperti. A lei è successo?” Mi domandò.

“Si!” Risposi:” All’inizio, prima che si scateni l’esaltazione, sento in me tutti quei sintomi che lei ha elencato e non risco a sopprimerli, soltanto con la risoluzione dell’eccitazione e successivo raggiungimento di quiete e serenità dopo l’orgasmo si placa tutto.” E lei proseguì:

“Questa ipereccitazione compulsiva che la pervade improvvisamente, comporta la ricerca di rapporti sessuali completi frequenti, anche con il proprio sesso e non solo con uomini, e in assenza di questi, la portano l’interessata alla ricerca di autoerotismo per soddisfarsi da sola. Quando inizia questa sindrome sessuale di ipereccitabilità, le prime volte tutto viene inizialmente percepito come gradevole, con un atteggiamento mentale aperto, di accettazione e benessere. Il rapporto con l’orgasmo, poi, può presentarsi in due forme differenti, da una parte ci sono le donne che lo raggiungono facilmente e più volte, le poli orgasmiche e hanno l’esigenza di farlo il più spesso possibile. Dall’altra, invece, ci sono le donne che non riescono ad avere un orgasmo e si trovano bloccate nel tentativo spasmodico di raggiungerlo.  Da quello che mi ha detto lei ha l’orgasmo signora vero?” Mi domandò.

“Si, più di uno… in quei momenti anche uno dietro l’altro, brevi ma intensi.” Risposi impacciata. E lei proseguì a spiegare:

“L’atto sessuale viene praticato istintivamente fino allo sfinimento, nell’errata convinzione che la propria soddisfazione dipenda dal rapporto sessuale. Non viene mai presa in considerazione l’idea che invece sia causata dal proprio disagio psicologico. Il partner di turno viene trattato alla stregua di un mero oggetto sessuale.”

La osservavo con stupore ma fiducia e aspettativa, mi stava spiegando cosa avevo e come avveniva quello che mi capitava, ed ero contenta di conoscerne il motivo, fiduciosa che mi avrebbe guarita. E precisai:

“Ma a me dottoressa queste eccitazioni al di là del piacere durante la loro rivelazione e manifestazione dopo creano soltanto disagio… angoscia.” Ripetei.

“Si…” Rispose:” … queste manifestazioni le creano notevole disagio e difficoltà psicologico e interpersonale, facendole vivere la sua sessualità e il suo piacere assopito con timore e disagio. Le sue reazioni emotive vanno da un’inquietudine profonda a una accettazione della sua condizione. Lei dopo il rapporto sessuale, ha difficoltà ad accettarsi e nel suo malessere vive quella condizione come spettatrice di sé stessa della sua prestazione sessuale con un partner qualunque.” Terminando il discorso che mi stava facendo.

“Ma cosa posso fare allora? Perché mi è venuta questa eccitazione compulsiva?” Domandai subito io.

“In lei probabilmente la ragione anche se non si hanno certezze è dovuta senz’altro alla menopausa e allo sconvolgimento ormonale.” Dichiarò.

“E cosa posso fare allora per guarire?”

Il percorso terapeutico per affrontare e provare a superare la ipereccitabilità è molteplice. Si può intervenire attraverso la psicoterapia, ma si può abbinare anche la terapia farmacologica. Innanzi tutto lei farà una serie di esami che le prescriverò e inizierà una cura farmacologica che ora le darò… Sono delle pastiglie calmanti da prendere tutti i giorni per tre volte al giorno mattina, pomeriggio e sera prima di coricarsi…” La interruppi:

“Calmanti?” Domandai sorpresa.   

“Si! E per affrontare la ninfomania faremo qualche sessione di psicoterapia. Lo scopo sarà quello di individuare la possibile origine del disturbo se ci riusciamo e lavorare su quella. Di conseguenza, una volta individuata la causa, si potrà affrontare un percorso che abbia come esito il recupero di una vita sessuale sana e della capacità di intraprendere relazioni sentimentali stabili e intime solo con suo marito.” Aggiungendo: “Attraverso la psicoterapia individuale, è possibile imparare a controllare i propri impulsi sessuali, adottando comportamenti alternativi a quelli patologici e spezzando il circolo vizioso che alimenta la ninfomania o ipereccitabilità.

In abbinamento e come supporto alla psicoterapia che inizieremo, le prescrivo anche la terapia farmacologica per bocca.”

 “Che pastiglie sono?” Domandai.

“E’ solo una terapia farmacologica per il disturbo dell’ipereccitazione compulsiva femminile,è finalizzata ad attenuare la libido e ad alleviare i sintomi di eventuali altre psicopatologie associate. Sono calmanti, ansiolitici e ormoni a base di estrogeni, che migliorano anche il controllo della lubrificazione delle pareti vaginali. Questi farmaci le daranno un po' di sonnolenza, cerchi di non guidare se può e vedrà che tra un mese ne sentirà già il beneficio.”

“Ma sono pericolosi?” Domandai ancora. 

“No… vengono solitamente utilizzati anche per la depressione e i disturbi d’ansia, sono antidepressivi e benzodiazepine, una categoria di farmaci con proprietà ansiolitiche stia tranquilla. Lo scopo della psicoterapia e di quella farmacologica è quello di tranquillizzarla e facilitare l’allontanamento della sua eccitabilità, modificando il sistema in cui è chiamata a funzionare. Praticamente si seda tutto il corpo e la parte nervosa che pratica eccitabilità. 

Noi ci rivediamo tra un mese.” Disse mentre la pagavo e mi accompagnava all’uscio. Ero fiduciosa anche se era una terapia neurologica, lei mi sorrideva:” Vedrà che la faremo rientrare nei limiti fisiologici, ma mi raccomando prenda la terapia tutti i giorni.”

Ci salutammo e uscii. Ero contenta di aver conosciuto la causa del mio malessere della mia ipereccitabilità. Con volontà e dedizione iniziai ad assumere la terapia e ci incontrammo ogni sette giorni per la seduta di psicoterapia e già dopo la prima settimana i sintomi si calmarono, però avvertivo sonnolenza, non avevo voglia di muovermi e far niente e iniziai a mangiare molto e a prendere peso. In un mese ingrassai di sette chili… mi sentivo piena, già ero leggermente formosa, ma quei sette chili assolutamente non mi piacevano. La gonna stringeva alla vita e i pantaloni tiravano al punto che sotto le maglie non li abbottonavo più, lasciavo aperti gli ultimi bottoni e tenuti su dal cinturino. E in famiglia e le colleghe se ne accorsero, ma io non mi piacevo…

Così visto che stavo bene e dopo la prima settimana che non le assumevo non mi erano più venute quelle manifestazioni di eccitazione compulsiva, decisi di mia iniziativa di sospendere quella cura che mi dava sonnolenza e mi faceva mangiare molto e ingrassare. Avrei dovuto ripresentarmi alla quinta seduta la settimana successiva, ma non andai. Ero sicura di farcela a stare bene da sola anche senza terapia e psicoterapia.

 

Ma purtroppo dopo due mesi ci ricascai ancora involontariamente senza riuscire a prevederlo, fu un pomeriggio estivo stavo facendo la spesa in un grande ipermercato affollato, quando il contatto della gente lo sfregamento dei gomiti, delle braccia e dei corpi contro il mio, incominciarono ad eccitarmi. Non era la prima volta che mi succedeva in quei giorni di riavere sensazioni eccitatorie, ma con la terapia che avevo assunto oltre che venirmi raramente mi ero saputa nuovamente controllare, ma quella volta no… 

All’improvviso comparve davanti a me un conoscente, Enrico, un tipo strano che aveva cercato di fare affari con mio marito cercando di vendergli del materiale elettrico non a norma Cei e con cui aveva anche litigato perché poco serio e truffatore, per poi vista la nostra reazione di chiusura, chiedere scusa, riappacificarsi e avvicinarsi gentile ancora a noi; affermando che neppure lui non era a conoscenza che quel materiale non era a norma, e che era caduto in una truffa lui stesso. Ma mio marito non aveva più voluto aver a che fare con lui e nemmeno io, lo avevamo allontanato. Era un tipo che non mi piaceva, aveva qualcosa di losco, di viscido sia nel modo di parlare volgare, che nel rapportarsi e bene aveva fatto mio marito ad allontanarlo.

Quel pomeriggio come dicevo me lo trovai davanti proprio nel momento sbagliato, certo fu una casualità, ma che mi rovinò la vita.

 "Oh ecco la bella signora Barbara?" Esclamò sorridendo con un ghigno perfino quando mi vide appena posato il carrello nel posto di raccolta: "Tutta sola signora?” Mi domandò.

" Sto facendo la spesa…" Risposi educatamente con un finto sorriso.

 “Io a una donna come lei non la lascerei mai andare da sola, nemmeno a fare la spesa, avrei paura che me la porterebbero via.” Ribatté sorridente. E si mise a chiacchierare dicendomi tra l’altro poco elegantemente:” È un po' ingrassata o sbaglio?” Parole che non bisognerebbe mai dire a una donna, perché si sente ferita nella sua bellezza. Non c’è niente che fa più male a una donna che sentirsi dire che è ingrassata. Le avrei tirato un pugno sul naso, ma risposi:” Si, ho preso qualche chiletto durante l’inverno, ma ora lo farò andare via, lo smaltirò.”

“Ma è sempre bella, attraente e… desiderabile Barbara …” Aggiunse chiamandomi per nome.

Come al solito faceva lo stupido, ma quello era un giorno diverso dai soliti, mi sentivo agitata, accaldata e per reazione a quella sensazione che provavo dentro di me, lo osservavo in modo eccitato.

“Devo andare via all'auto…” Esclamai per allontanarmi sapendo in che stato mi trovavo e cercando di prevenire le mie reazioni eccitatorie. Lui vedendo che a fatica tenevo le borse della spesa, forse per galanteria o forse perché voleva corteggiarmi pensando di piacermi, esclamò:” Gliele porto io i sacchetti che è stracarica e sono pesanti … “Prendendomi con la mano le borse della spesa che portavo e nel farlo certo volutamente mi accarezzò la mano con le sua.  A quel contatto avvertii una scossa… una sensazione di calore nella pelvi. 

“Ma no…!” Esclamai cercando di allontanarmi.

Ma lui insistette staccandomeli dalla mano:” Ma no! Dia qui!” Ripetei.

Avrei dovuto dire di no, ma nello stato che ero, eccitata, glieli diedi lasciando che li prendesse e mi sfiorasse con le sue dita la mia mano. Lui stesso restò stupito da quel mio atteggiamento che non lo mandavo educatamente al diavolo. In genere ero sempre scontrosa con lui. 

Sotto il sole e il caldo ci incamminammo lungo la via per giungere al piazzale, io davanti e lui dietro con le borse della spesa.

“Dov'è l'auto?” Chiese.

“In fondo alla via…” Risposi:” … nella piazzetta.”

Si guardò in giro e vide un portone di un palazzo aperto, e disse tra il corteggiarmi, lo scherzare e la verità iniziando a darmi del tu.

“Cosa ne dici se andiamo a riposarci un po' all’ombra in quel portone laggiù?” E fece segno con il volto.

Lo guardavo in silenzio, avevo il batticuore e lui mi guardava e senza che io dicessi nulla all’improvviso esclamò:” Andiamo su! … Vieni!”  

 Inspiegabilmente lo seguii, avevo il fuoco addosso.  Ero eccitata e avevo voglia di far sesso. Entrammo nel portone e io dietro lui a testa bassa e lo segui sempre più eccitata fino dall'ascensore, affianco alle rampe della scala che salivano ai piani, ma che scendevano anche nei garage.

“Vieni! ...” Vieni! ...” Disse ancora, incredulo incominciando a scendere i gradini di quella rampa e che lo seguissi davvero, e io stupita di me stessa lo seguii giù per quella scala buia. Quando fummo in fondo posò i sacchetti della spesa su uno scalino, mi guardò vedendomi inquieta, ansante, con il respiro breve e veloce, e capì subito che ero eccitata. Mi prese per le braccia e mi spinse contro il muro. Io ero sugli ultimi gradini, con un piede e la gamba in alto e l'altra giù in basso, e iniziò ad accarezzarmi le cosce, su fino sul sesso. Me lo sfregava con il dito nel centro delle mutandine, sul clitoride e la fessura, in modo da farmi impazzire, stringere le gambe, contorcermi e godere di più.

Al mio gemere esclamò: "Ti piace lo so! Ti piace essere toccata da me più che da tuo marito… godi, già, stai fremendo tutta.” 

Ed era vero purtroppo, a sentirmi toccare sulle cosce da lui, mi accesi come un fiammifero. Ansimante mentre mi teneva adesa al muro della rampa della scala vidi che si slacciò la cintura dei pantaloni e li tirò giù assieme allo slip, facendo uscire fuori e libera oscillando davanti al mio sesso fremente, la sua asta eretta. E alla sua vista nel semibuio dello scantinato mi eccitai di più.

In quel momento sentii tirarmi su la gonna dalla sua mano, senza che io lo impedissi quando le dita dalla coscia arrivarono sul sesso dandomi un ulteriore vampata di calore. Senza dire nulla o che lo bloccassi o facessi resistenza, infilò due dita e spostò le mutandine di lato contro l'inguine, liberando e scoprendomi il sesso peloso. Si avvicinò e addosso a me tanto che sentii il suo respiro caldo e l’alito di tabacco contro il mio viso e il collo, e lui mettersi con il corpo aderente al mio dicendo:” Allarga le gambe su! Questa mettila qui… su questo gradino!” Prendendola e accompagnandola con la mano, trovandomi inaspettatamente con la schiena adesa al muro, con una gamba alta e una bassa sugli scalini facendo lui lo stesso. All’improvviso tra il mio ansimare avvertii il suo glande duro appoggiarsi e premere sulla vulva, contro i peli, cercare la fessura tra le grandi labbra, trovarla, spingere ed entrare lentamente con il suo fallo tutto in me, facendomi sussultare di piacere.

 Mi aveva penetrata, il conoscente odioso di mio marito mi aveva penetrata nella rampa della scala con un piede sul gradino alto e l’altro in quello inferiore. Ebbi un sussulto e provai un gran calore in corpo a sentirmi penetrata da lui, entro con facilità, il mio sesso era già lubrificato e umido di piacere e per reazione e istinto le gettai le braccia sulle spalle, mentre lui iniziò a baciarmi sul viso sulla bocca iniziando a possedermi contro il muro e a dirmi frasi volgari:  

“Lo immaginavo che eri una troiona, davanti a tuo marito facevi tanto la santarellina, ma ti piace il cazzo, il mio in particolare e allora goditelo…” Diceva.

Mi possedeva facendomi godere e io per reazione al piacere che provavo, mi lasciavo andare sopra di lui partecipando, abbracciandolo e baciandolo sul volto. Lo sentivo tutto in me e avevo orgasmi multipli, finito uno, dopo una decina di secondi ne arrivava subito un altro, erano brevi ma intensi e ne gioivo fisicamente e mentalmente. Intanto lui baciandomi sul collo mi tirò su la maglia sopra al reggiseno, alzando anche quello, stringendo con le mani il seno scoperto, grande, morbido e pallido, baciandomi e leccandomi le mammelle, prendendomi i capezzoli grossi e turgidi tra le labbra succhiandoli come se si allattasse. Tirandoli con le labbra verso sé, con mio enorme piacere che per reazione al suo succhiare glielo porgevo sempre più e appoggiavo la mano sulla sua nuca.

Godevo indipendentemente che fosse bravo o no a praticare sesso, quella sensazione che provavo, quelle scosse orgasmiche che arrivavano improvvise e profonde, mi avrebbero fatto godere con qualsiasi uomo. 

A un certo punto lui salì di un altro gradino con il piede penetrandomi più a fondo, arrivando a toccarmi l’utero con il glande, continuando a possedermi con foga. Fu tremendo, mi possedeva in un palazzo del centro città su una rampa di scale che portavano nei garage o cantine sottostanti, aderente al muro, a gambe larghe, spostandomi solo le mutandine di lato, con il rischio di poter essere sorpresi da qualcuno. Ma non mi interessava, ero godente e mi piaceva farlo in quel momento. 

Lui era fiero di sé stesso, soddisfatto, trionfante di possedere la moglie del suo collega con cui era stato in affari. Quel rapporto sessuale fu breve ma vigoroso e intenso e avrebbe cambiato per sempre la mia vita.

Ero in equilibrio in quella scala, sfalsata sui gradini, lui si muoveva dentro di me dal basso verso l’alto, dando spinte profonde e a volte brutali da farmi sussultare e io mi lascivo andare a gambe sempre più larghe facendomi impalare sempre di più da lui nel piacere che provavo.

Godeva insieme a me e quando sentì che veniva lo tirò fuori dalla vagina, lasciando con il dito la mutandina che teneva laterale, che tornò alla posizione originale a coprirmi il sesso e mi eiaculò sopra di esse gettando il suo sperma sul tessuto e per caduta sulle mie cosce macchiandomele e oltraggiandomele con il suo seme. Si staccò da me che per inerzia ancora ansimando lasciai la gonna cadere giù a coprirmi. Sorrideva trionfale dicendo:” Finalmente sei stata mia… Ti ho desiderato tanto… Non l’avrei mai detto che eri una porcona così!” Sorridendomi mentre io ancora adesa al muro della scala ansimavo vergognandomi imbarazzata, mettendomi le mammelle dentro le coppe del reggiseno e tirando giù la maglietta fino alla gonna. 

" Ti piace eh… essere chiavata da me! “Mormorò: “Dai, vedrai che lo faremo ancora e meglio …” Disse dandomi un bacio sulle labbra. Aggiungendo: “E il cornuto non saprà niente...” Intendendo per cornuto mio marito. E riprendendo le borse della spesa risalimmo la rampa, con lui che mi teneva un braccio, appena fummo nell’atrio pronunciò: 

“Mettiti bene in ordine prima di uscire., non fare capire che hai appena chiavato…” 

Senza parlare mentre mi teneva le borse della spesa misi apposto i capelli e la gonna, aprii la mia borsa da passeggio e presi gli occhiali da sole, mettendoli cercando di celare il viso, come se fossero una maschera che mi proteggeva. Uscimmo furtivi guardandoci attorno tra la confusione della gente e con lui affianco a me con le borse della spesa in mano che mi accompagnò all’auto.

“Ora ti saluto… non vorrei che qualcuno vedendoci assieme lo direbbe al cornuto. Sai … lui ce la sempre con me, ma ora gli ho pagato il conto, gli ho chiavato la moglie…” Pronunciò sorridendo perfidamente.

“Ci vediamo ancora, dammi il tuo numero di cellulare così ti chiamo! “Esclamò.

A quelle parole e quella richiesta fui presa dal panico, non volevo darglielo e gli diedi quello dell’emergenze dell’acquedotto. Lo memorizzò dicendo:” Ti faccio uno squillo, così memorizzi anche il mio. “Poi mi guardò e si allontanò sorridente dicendo “A risentirci.”

Io ancora eccitata non risposi, solo una volta che fui in auto e guidavo per ritornare a casa, mi resi conto dell’accaduto, che avevo fatto sesso con quell’essere spregevole che aveva avuto discussioni con mio marito. Mi sentivo umiliata sconfortata con la voglia di piangere, ma non ci riuscivo. Ero ricaduta in quella eccitazione compulsiva e proprio con lui…quell’essere ignobile.

Entrai a casa con il tormento e il rimorso di essermi fatta possedere anche da quell’uomo, quell’essere infimo, ma soprattutto di aver goduto di lui e con lui aver provato piacere. Mi cacciai sotto la doccia e mi lavai e rilavai completamente.

I giorni dopo ero agitata e tormentata per quello che avevo fatto, soprattutto da quell’uomo, per fortuna non aveva il mio numero di cellulare gliene avevo dato uno falso e anche se l’avesse avuto non gli avrei risposto. Passai giorni terribili a tormentarmi, dovevo uscire fuori da quella situazione, mi stava rovinando la vita e mi vergognavo. Di mia iniziativa ripresi la terapia che mi aveva prescritto la dottoressa, senza consultarla e mi sentivo più calma anche se non mi mancavano quei momenti di ipereccitabilità. 

Con la terapia tutto sembrava passato, ma dopo circa una settimana sentii suonare il mio smartphone, guardai sul display e vidi “numero sconosciuto”, pensavo che fosse qualche cliente e risposi, ma mi venne un colpo, trasalii, era lui: 

“Ciao Barbara...” Disse:” … hai visto che ti ho trovata anche se mi hai dato un numero falso, quello dell’acquedotto? Ma come vedi tramite le nostre conoscenze comuni sono riuscito ad avere il tuo, quello vero, Quando ci vediamo?” Mi domandò.

“Mai!” Risposi d’impeto con rabbia:” Quello che è successo è stato un momento di debolezza, non ero io, non ero in me e non lo voglio più fare e avere niente a che fare con lei e non mi cerchi più!” E chiusi interrompendo la chiamata, agitata non dandogli nemmeno il tempo di rispondere. Dentro di me ero soddisfatta di avergli parlato chiaro, mi sentivo contenta di avergli detto che non lo avrei mai più rivisto, e non sarei mai più andata con lui. Ero pronta a rispondergli per le rime e guardavo sempre lo smartphone certo che mi avrebbe subito richiamata, ma invece non lo fece, non squillò più. 

Passò ancora un po' di tempo e un giorno venne a cercarmi in ufficio, me lo trovai davanti alla scrivania e mi venne quasi un colpo, sbiancai in volto.

“Allora che intenzioni hai? Ci vediamo o devo fare casino?” Dichiarò. 

Capii subito che voleva rifare sesso con me. Mi guardai attorno spaventata che qualche collega potesse sentire o capire cosa dicevamo, riuscii a dire soltanto balbettando spaventata:” Non qui! Scenda che tra poco arrivo anch’io!” Lui mi guardò mentre le mie colleghe ignare erano impegnate, e probabilmente vedendomi spaventata disse:

“Io vado giù sotto il portone, ma se non vieni entro un quarto d’ora rivengo su e parliamo qui…davanti a tutte. Così vengono a sapere!”

“No…no…scendo.” Ripetei allarmata.

E dopo alcuni minuti, con la scusa di dover fare una commissione scesi anch’io e lo vidi, era nell’atrio del portone che mi aspettava fumando. Con aria severa esclamò:

“Perché mi hai dato un numero di telefonò falso e non rispondi più alle mie chiamate?”

Gli dissi la verità:” Non voglio più farlo, sono sposata e madre, quello che è accaduto è stato un momento particolare di debolezza… un errore. La prego finiamola qui!” Esclamai disperata.

“Non me ne frega un cazzo se per te è stata debolezza o errore…” Rispose:” … io voglio rifarlo, mi piaci e io ho ancora voglia di chiavare con te. “E alle mie preghiere di smettere continuava a insistere: “Visto che ci sei già stata una volta a farti chiavare da me, lo dovrai farai ancora, perché io ho ancora voglia di te!” Affermò.

“Ma non è possibile…” Ribattei.

“È possibilissimo ancora invece e giovedì pomeriggio se non ti fai trovare davanti al bar Stella che passo a prenderti, dirò tutto a tuo marito, hai tuoi figli e conoscenti e poi vediamo come va a finire.” Mi minacciò.

“Ma lei non può farmi questo…” Mormorai quasi piangendo.

“Certo che posso e giovedì se non ci sei te lo farò vedere, rovinerò te, ma anche la tua famiglia, i tuoi figli e loro fidanzati e fidanzate…”

E alle sue insistenze pensando di fare cosa giusta che sarebbe stato comprensivo nei miei confronti, decisi di dirgli la verità.

“Guardi Enrico, gli ho detto di lasciarmi in pace, perché quello che è successo tra noi quel giorno non ero io a volerlo. Soffro di una patologia che si chiama ipereccitabilità compulsiva che mi prende all’improvviso…” E gli spiegai quello dettomi dalla dottoressa.

“Guardi, sono in terapia, prendo delle pastiglie tutti i giorni, le ho qua...” Dissi tirando la mano fuori dalla borsetta e mostrandogli la scatola. Lui mi guardò a lungo in silenzio e poi ripeté:

“Cosicché tu quando ti viene quel desiderio forte non resisti a fare sesso con chiunque ci sia in quel momento?”

 “Sì…” Risposi imbarazzata:” Per questo sono venuta con lei, sennò non mi sarei mai concessa a un uomo che non fosse mio marito. E sono in cura. " Affermai.

“E quindi sei andata anche con altri uomini oltre me?” Chiese lui.” Perché se non sei andata mi racconti una balla.” Dichiarò lui.

 Non sapevo che dire, pensavo che dicendo la verità mi avrebbe creduta e così lo ammisi.

“Sì con qualcuno sono stata…” Affermai:” Mai per mia volontà, ma per reazione fisica.

Sempre non impossesso delle mie facoltà mentali, non riesco a reagire a determinati stimoli.” Ripetei.

“Allora se è così e io ti tocco e accarezzo tu non capisci più niente? Non riesci a resistere e reagire?”

“Sì esatto! “Risposi io.

A quel punto mi si avventò contro iniziando a stringermi e palparmi e baciarmi sul collo sfregandomi le dita sulla gonna sopra il mio sesso. 

“No… stia fermo… Ma cosa fa non voglio, può passare gente…guardi che grido.” Esclamai.

“Grida pure. La brutta figura la farai tu! “

Non volevo gridare ma la mia resistenza diminuiva man mano che lui mi teneva e sfregava sempre più forte le dita nella gonna sul mio sesso, finché eccitata mi lasci andare e lo lasciai fare scoppiando in un orgasmo incontrollato con le sue dita all’altezza della vulva.

“Guarda… guarda, sei davvero come dici tu...” Mormorò. E vedendomi si eccitata, ma spaventata e quasi piangente, timoroso che mi lasciassi andare allo sconforto e parlassi con qualcuna quando rientravo in ufficio disse falsamente:” Allora facciamo così Barbara. Ci vediamo ancora una volta giovedì e poi basta, poi ti lascio perdere… Però giovedì devi venire se non vuoi che si sappia in giro quello che sei e fai, devi fare quello che ti dico io ancora una volta. Va bene così!” Mi domandò.

Lo guardai in silenzio e poi risposi:” Ancora soltanto una volta e poi basta? Poi finisce tutto?”

“Si!” Disse falsamente comprensivo.

Mi fidai, pensavo che sarebbe stato di parola e avrei chiuso quella storia.

“Giovedì pomeriggio alle 15.00 davanti al bar Stella. “E se ne andò, e da quel giorno incominciò il mio calvario, iniziò ricattarmi sessualmente.

 

Dopo vari ripensami, sentendomi e sapendomi impotente, quel giovedì pomeriggio prendendomi mezza giornata di riposo mi presentai fuori dal bar Stella. Andai all’appuntamento e se devo essere sincera ero eccitata nel farlo, avvertivo scosse e spasmi piacevoli in vagina e i capezzoli inturgidirsi, ben sapendo che avrei praticato sesso con quell’uomo viscido, quell’Enrico.

Lui arrivò in auto, mi vide e suonò il clacson facendomi cenno con la testa di andare da lui. Quando fui vicina al finestrino mi disse di salire, aprii la portiera ed entrai.

“Mmmhhh che buon profumo che hai, ti sei profumata tutta per me?” Disse con un sorriso stupido. Non risposi. Lui accese il motore e partì.

“Dove andiamo?” Chiesi.

“In un mio appartamentino, questa volta voglio chiavarti bene…” Esclamò volgarmente aggiungendo: … guarda bene la strada che stiamo facendo, memorizzala perché le prossime volte ci vieni da sola.” E continuò andare. 

“Ma avevi detto ancora solo una volta… che questa era l’ultima?” Dissi delusa.

“Ma intanto andiamo… e poi vediamo, piacerà anche a te farlo e vedrai che ti verrà voglia di rifarlo con me… E se vuoi un consiglio non starle più a prendere quelle pastiglie, sono solo porcate che ti fanno male e ti fanno ingrassare… e basta! Tu devi soltanto sfogarti… Fatti qualche bella chiavata e resta come prima che intanto se lo fai bene tuo marito non saprà niente…!” 

Restai in silenzio alle sue parole e al fine del viaggio giungemmo in una palazzina bassa, di tre piani, entrammo e salimmo con l’ascensore e irrazionalmente ero eccitata, eccitata di andare in quel luogo con lui a praticare sesso, a farmi possedere ancora da lui; era assurdo, ma era così. Quando entrammo nell’appartamento, mi fece togliere lo spolverino a giacca a ¾ di manica e posare la borsa su una sedia e lui si tolse la giacca. L’appartamentino era in ordine e pulito. Mi portò in camera davanti al letto matrimoniale dicendo, da oggi lo facciamo qui…nudi!

Mi appoggiò la mano sulla schiena facendola scorrere fino al sedere dicendomi:” Spogliati nuda.”

A sentire la sua mano su di me e le sue parole, fui presa da una vampata di calore, incominciai a desiderarlo, ad andare in tachicardia e respirare profondamente. Mi spogliai nuda davanti a lui e si vedeva in viso che ero eccitata e fu perfido ben sapendo quello che avevo e provavo in quella condizione. Iniziò a guardarmi le parti intime del corpo e ad accarezzarmi tutta, dalle spalle passando sulla schiena al sedere, mormorando:” Sei piena, in carne, ma bella… Mi piaci.” Ripeté. E abbassandosi con la mano continuò ad accarezzarmi sul retro cosce fino ai piedi, facendomi fremere intensamente di desiderio. Poi passando davanti risalì sempre accarezzandomi le gambe e le cosce, e rialzandosi arrivò agli inguini.

Si fermò con la mano sul sesso guardandomi negli occhi, manipolandomelo con le dita sui peli per poi dire con aria superba: “Sei già tutta bagnata… hai i peli umidi!” Dichiarò spingendo il dito medio sulla fessura. Ed era vero, ero eccitatissima e assurdamente lo volevo, desideravo quell’Enrico che mi possedesse sessualmente. 

A quel punto a sentire il suo dito sulla vulva nuda ansimai, strinsi e riallargai le cosce implorandolo con lo sguardo di prendermi e possedermi, mentre la sua falange sfregava sul clitoride dicendo:

“Vero che vuoi chiavare con me Barbara?!” E alla mia esitazione ripeté:” Su dillo!”

“Si!... Si…!”  Mormorai d’impeto, esitando dopo.

“Si…cosa? Devi dire cosa vuoi fare con me…” Pronunciò.

E sempre più agitata e ansimante, con il respiro che muoveva il mio seno risposi eccitata:” Voglio chiavare con te Enrico!”

“Brava... così devi essere, è così che mi piaci.” Ribatté continuando a parlare:” E lo rifaremo ancora vero?... Nei prossimi giorni Barbara.”

“Si! ...Si…!” Rispondevo in quello stato alterato dalla ipereccitazione compulsiva.

“Brava…” Replicò toccandomi sempre la vulva:” … e quindi lo faremo ancora e tu Barbara diventerai la mia amante, vero?! Perché lo vuoi e mi desideri, ti piace il mio cazzo!”

“Si…sì…!” Balbettai. 

Era vero, volevo fare sesso con lui, desideravo il suo fallo e risposi di sì. In quel momento, in quello stato avrei risposto di sì a qualunque cosa mi avesse chiesto.

“Brava! Quindi da oggi io e te siamo amanti, vero?” Mormorò.

“Si…sì…” Ribattei. 

E lui spostò la mano dalla vulva in su, sul mio ventre, arrivando fino alle mammelle con i capezzoli turgidi e sporgenti da desiderio di fare sesso. Prese il sinistro nella mano, chinò il capo e si mise a leccarmi l’areola e il capezzolo per poi prendermelo tra le labbra e succhiarmelo.”

Non capivo più niente, era bello, mi piaceva e incominciai a godere e ansimare. Poi si staccò, portò le mani su fino a prendermi il volto tra di esse, avvicinandosi e baciandomi in bocca, mettendosi a limonare in un lungo bacio passionante ricambiato da me. Quando si staccò affermò:” Ora intanto che mi spoglio sdraiati sul letto a gambe larghe che ti chiavo.

Cosa che feci inginocchiandomi sul materasso mi sdraiai tra quelle lenzuola per me aliene mettendomi in posizione ginecologica. Lui appena fu nudo, già in erezione venne e si sdraio sopra di me accarezzandomela con le dita e dicendo:” Sei proprio fradicia…” 

Sentii puntare il glande e premere, e in un colpo solo entrare tutto velocemente fino in fondo per via della lubrificazione degli umori dell’eccitazione. Mi aveva penetrata di nuovo e muovendosi iniziammo a fare sesso mentre io mi avvinghiavo a lui. Baci, carezze, leccate e orgasmi, non so quanti, ma furono tanti. Lui ne approfittò toccandomi, accarezzandomi e baciandomi finché non venne, lo tirò fuori rapido e mi eiaculò sul ventre.  Poi ci lavammo, rivestimmo e mi accompagnò in centro, dandomi appuntamento al giovedì seguente. Da quel giorno iniziò il mio calvario, ero sconvolta, pentita, avevo sensi di colpa, smisi di riprendere la terapia della dottoressa, diventando di fatto la sua amante…

Facemmo sesso tutti i giovedì pomeriggio e io in quei momenti volutamente l’assecondavo, perché mi piaceva fare sesso con lui, mi soddisfaceva essere posseduta da lui e ne godevo apertamente in quella stanza, salvo poi al termine quando restavo sola pentirmi.

Mi dava appuntamento in quell’appartamentino che si era procurato lui, dove in seguito mi recavo da sola e lì mi come se fossimo due amanti veri mi prendeva, mi faceva sempre spogliare nuda e poi praticava e mi faceva praticare sesso in tutti i modi anche con atti osceni orali, sia lui a me, che io a lui e in quei momenti mi piaceva praticarli, né godevo a leccarlo e succhiarlo, era come se fossi un'altra donna.

Incominciò con il praticarmi il cunnilingus.  Un pomeriggio appena arrivata e spogliata nuda, mi fece sdraiare nel letto. Lui mi fu subito addosso, mi aprì leggermente le cosce e sdraiandosi ai miei piedi con la testa tra le cosce iniziò a leccarmi la vulva con passione e capacità, sui peli e lungo la fessura. Ci sapeva...mi leccava proprio bene, alternando colpi con la punta della lingua al clitoride ad affondi a lingua piena dentro le mie grandi labbra...godevo molto mentre mi leccava... cosa che mio marito non aveva mai fatto. Con due dita mi aprì le labbra vaginali scoprendo il clitoride, pochi attimi ed iniziò a tempestarmelo di colpi con la punta della lingua, facendomi impazzire...non vedevo l'ora che togliesse la lingua e mi penetrasse, in quei momenti lo desideravo!

In un incontro volle che avessi anche rapporti orali con lui. Un pomeriggio che fummo in camera ci spogliammo e restammo nudi uno di fronte all'altro... eccitata non riuscivo a staccare gli occhi dal suo fallo in erezione...ne ero ipnotizzata nel vederlo bello esteticamente, virile ed eretto che puntava verso me con il glande. Lui se ne accorse e.… in piedi sempre davanti a me...si avvicinò e appoggiò la mano sulla mia spalla e lentamente con forza mi spinse verso il basso dicendomi con un sorriso perfido:” Ora ti insegno a fare i pompini, a prenderlo in bocca…” Facendomi inginocchiare davanti a lui con il naso in su, a due centimetri dal glande della sua asta eretta... Mi guardava dall'alto in basso con il solito sorrisetto superbo e arrogante...e in quel momento eccitata avevo il sesso umido di umori vaginali e assurdamente una voglia indescrivibile di prenderglielo in bocca!

“Su leccalo e succhialo un po'!” Mi disse:” Vedrai che ti piacerà, ti dico io come fare.” E senza parlare sempre sorridendo avvicinò il glande alle mie labbra... dicendomi:” Bacialo, leccalo e succhiamelo!”

Io lo guardai negli occhi dal basso verso l’alto, in quella posizione sottomessa... poi lo bacia sul glande e lui continuò:” Ora leccalo e poi prendilo in bocca e succhialo.”

E mentre lui mi teneva in sui capelli con la mano appoggiata sulla nuca, con esitazione appoggiai la lingua e lo leccai.

“Brava così! Ma fai con calma, leccalo bene attorno al glande e sopra.” E dopo che lo feci, mi esortò:” Ora prendilo in bocca dai, succhialo…!” 

Dischiusi le labbra e con un sospiro accolsi la cappella in bocca, con un gemito delicato che mi uscì dalle labbra mentre iniziavo a succhiare con voglia pazzesca.

Con la mano tra i capelli della nuca accompagnandomi il capo iniziò a farmi praticare la fellatio, a succhiare con dolcezza quella asta di carne eretta che mi aveva messo in bocca. 

Come mi aveva suggerito lui mentre lo facevo gli massaggiavo i testicoli, e li sentivo pieni e turgidi dentro allo scroto. Lui dall’alto in basso guardava attentamente come gli praticavo la fellatio, dandomi consigli:

“Così brava… continua, vedi che vai bene. Sei capace, sei predisposta.” 

E mi piaceva succhiarglielo e sentire le sue parole che ero brava e mentre lui spingendomi sulla nuca iniziava un dolce dondolio avanti e indietro del mio capo, la sua asta mi riempiva la bocca aiutata dal movimento. Con quel continuo susseguirsi dell’ondeggiamento del capo, accompagnò la mia fellatio sulla sua asta. Inutile negarlo, ero eccitata e mi piaceva succhiarglielo. 

“Vedrai che diventerai una donna esperta a fare i pompini! “Affermò sorridendo, mentre io in ginocchio davanti a lui gli praticavo il rapporto orale. Mi dava lezioni, mi ripeteva:” Così brava… vedi che stai imparando a fare i pompini… Lo succhi bene sai, succhialo…brava…”

Mi sentivo una donnaccia, ma mi piaceva esserlo in quel momento.

Andai avanti parecchie settimane in quel modo, dove prima di praticare sesso prendevo il glande gonfio di Enrico in bocca, e lui con la sua mano sulla nuca mi dava il ritmo suggerendomi:” Alterna il succhiare con il leccarmelo… Dai leccate sia lunghe che brevi.”  E mi sollecitava a essere volgare. 

Le volte seguenti, quando ci incontravamo e gli succhiavo il glande con la bocca, lo sentivo godere e avvertivo lui che mi spingeva a sé il capo per farmelo arrivare in gola, da farmi sentire quasi soffocata. 

Me lo fece prendere in bocca parecchie volte e me lo lasciò a lungo, dimodoché lo vezzeggiassi con la lingua sul glande. Oramai avevo imparato, sapevo come prenderlo in bocca e giocarci e passarmelo rapidamente su tutto il viso per eccitarlo ed eccitarmi, mentre lui mi guardava divertito nella mia espressione di appagamento totale. Contento della mia trasformazione da donna perbene e fedele a troia…come mi diceva lui. 

Un giorno mi fece uno scherzo, mentre glielo succhiavo e aveva l'asta durissima... ed io eccitata ero pronta a posizionarmi come voleva lui per riceverlo in vagina, all’improvviso mi eiaculò sul volto colpendomi ovunque con il suo sperma, anche nei capelli.  E me lo tenne davanti eretto mentre eiaculava e mi colpiva con il suo seme filante e caldo, e al termine gocciolante di sperma, completamente intriso dalla mia saliva che lo rendeva lucido fino ai peli pubici... mi esortò:

“Ora succhialo, puliscilo bene…” 

Come un automa lo impugnai alla base con la mano, spalancai la bocca e lo accolsi succhiando ed ingoiando le ultime gocce di sperma. Il glande aveva un sapore forte di sesso, unito al gusto dello sperma e della mia saliva. Approfittando dello stato di semi erezione me lo infilò in gola e mi portò ad arrivare con il naso ad annusare quanto più vicino potevo i suoi peli pubici, soffocandomi con la sua asta in bocca.

 Mi comportavo come mi diceva di fare lui e al termine lo estrassi dalla bocca e lo masturbai con forza, e nel mio pugno femminile riprese il marmoreo turgore di poco prima, leccandolo ancora, ripensando soddisfatta a quanto mi era appena successo. Al termine di quella fellatio ero completamente svuotata.

Era sempre così ogni volta che arrivavo, secondo il suo umore o dovevo spogliarmi nuda e inginocchiarmi davanti a lui, tiraglielo fuori dai pantaloni e succhiarglielo per farglielo venire duro ed eretto, oppure, ancora in piedi ci baciavamo in bocca con la lingua, mentre con le mani gli slacciavo i bottoni della camicia. E intanto lui tirandomi su la maglia e il reggiseno iniziava a palparmi a piene mani il seno, con tanto di forti premute alle mammelle e pizzichi ai capezzoli, duri e dritti come due chiodi.    

Non lo amavo, ma, mi piaceva fare sesso con lui, mi soddisfaceva…

Ero completamente inerme nella posizione inginocchiata in cui mi voleva lui, talmente soggiogata che non riuscivo nemmeno a parlare. E restavo immobile ad occhi chiusi, con il corpo pervaso dall’eccitazione e dal piacere che attendevo.

Un giorno all’improvviso durante il rapporto sessuale mi squillò lo smartphone, venni bruscamente riportata alla realtà, guardai il display era mio marito che mi chiamava per dove vederci alla sera. 

“E’ il cornuto?” Mi domandò Enrico senza rispetto.

Annui con il capo. Sorrise e mi lasciò rispondergli, dicendogli io a mio marito che parlavo in quel modo affannato perché avevo appena fatto una corsa e mi mancava il fiato, mentre invece era dovuto all’eccitazione e godimento dell’amplesso che avevo con lui.

L’atteggiamento di Enrico nei miei confronti era sempre di superiorità e sottomissione da parte mia. Mi fece praticare atti che non avevo mai compiuto con mio marito e avrei mai pensato di fare, dai rapporti orali nelle posizioni più varie, fino alla sodomizzazione. Si lui fu il primo a prendermi analmente, a possedermi contronatura.

Con il tempo anche se lo odiavo diventai la sua vera amante e potete immaginare come mi sentissi dentro di me nei momenti di riflessione e sconforto. E tutto questo con lui durò sette mesi.

Un pomeriggio dopo avermi posseduto a carponi in vagina, mi disse:” Ora proviamo dietro!”

“Dietro come? Dove?” Domandai. 

“Ti faccio il culo … “Rispose volgarmente. A quelle parole restai sorpresa.

“Ma non l’ho mai fatto!” Risposi stupita.

” Vedrai che ti piacerà, è come farlo davanti, anzi meglio… “Pronunciò, continuando:” Tuo marito non te l’ha mai fatto? Non ti ha mai inculata?” Domandò.

 “No!” Ribattei decisa.

“Vedrai che ti piacerà prenderlo in culo, piace a tutte le donne. Ora stai ferma!” Rispose.

Voleva sempre di più da me. 

Ma non avevo tempo in quel momento per le domande, in quel momento volevo soltanto godere, essere una femmina da letto, donarmi e farmi possedere e non mi interessava come e dove. Lasciai perciò perdere i pensieri morali e mi concentrai su quello che stava avvenendo. Irrazionalmente l’idea di praticare “sesso estremo” mi piaceva e mi portò ad acconsentire eccitata, mentalmente m sentivo pronta. 

Lui avvicinandosi di più mi sussurrò: “Non ti preoccupare farò piano.” 

Delicatamente prese un cuscino e piegandolo in due lo sotto la mia pancia in maniera che il mio sedere fosse ben alto ed esposto completamente al suo agire. Sentii le sue ginocchia strusciare il lenzuolo avvicinandosi dietro di me, e immediatamente dopo senti la lingua di Enrico iniziare a baciarmi le natiche, manipolarle e impastarle con le dita esclamando:

” Belle piene, hai un bel culo carnoso. Meraviglioso!” 

E continuare a baciarmi in quella posizione animale, sentivo la sua lingua sui lombi, leccarmeli e le sue mani manipolare sempre di più il mio sedere, divaricare con le mani le natiche.

Per me erano tutte sensazioni nuove quelle che provavo e che eccitata mi piacevano, anche se nel mio sub inconscio mi domandavo: “Come posso essere caduta così in basso da farmi possedere anche contro natura?”

Nel suo avvicinarsi, mi voltai e non riuscì a evitare di guardare l’asta di carne eretta bagnata dai miei umori vaginali che gli spiccava in mezzo alle gambe, con una grandezza che in quel momento mi sembrava impressionante.

Essendo di spalle non vedevo nulla se non tramite lo specchio dell’armadio alla parete di lato al letto e le sensazioni che provavo erano del tutto nuove per me. Sentii le sue dita intorno al foro anale, toccarmelo, avvertii lo stimolo dell’eccitazione aumentare e imporsi nel mio basso ventre, accendendo nuovamente il fuoco alla vulva e nella vagina. Improvvisamente senti un dito farsi strada dentro il mio ano, penetrarlo e ruotarlo all’interno, ma non avvertivo dolore e la sensazione che provavo era come di riempimento. Iniziò a muoverlo all’interno dell’ano, in un movimento lento e regolare, avanti e indietro, che non faceva altro che far salire la mia eccitazione e preparare l’ano a ricevere la sodomizzazione. Non avevo dolore in quel momento, ma non provavo neppure quel piacere che alcune donne dicono di avvertire. Ero sicuramente eccitata, tanto, ma fino a quel momento era un’eccitazione mia, solo mia e non certo da ricondurre al desiderio di sesso anale... E finalmente il momento arrivò, sentii il dito uscire e poi il glande della sua asta posizionarsi sul mio foro, attendevo l’entrata quando le mie orecchie sentirono per l’ennesima volta:” Stai rilassata.” 

Assurdamente voleva che non provassi dolore, e io non desideravo altro che donarmi a lui, dissi un sì ansimante e roco di eccitazione e di voglia.

Avvertii appoggiare il suo glande sull’ano vergine e poco dopo sentii il suo fallo spingere con forza, mentre una sua mano mi teneva un fianco. Sentii un leggero dolore ma sopportabile, sopraffatto dall’eccitazione, e il piacere dentro di me crescere a dismisura nel momento in cui la sua asta mi penetrava centimetro dopo centimetro l’interno dell’ano e del mio retto.  Urlai quando mi ruppe gli sfinteri anali. Ma lui arrivo alla fine con un ultimo colpo finale deciso che mi fece sobbalzare, me lo aveva infilato tutto dentro e sentii male.

Stette fermo qualche secondo e poi inizio il classico movimento avanti e indietro tenendomi per i fianchi. Inizialmente fu una sensazione fastidiosa, poi però l’ano lacerato si dilatò e il mio retto si abituò e incominciai ad avvertire piacere sia fisico che mentale. Quello mentale proveniva dalla situazione che stavo vivendo, il fisico dettato dallo sfregare del fallo sulla sottile parete che separa il retto dalla vagina. La sua mano scese dal fianco e andò a cercare il clitoride, toccandolo e titillandolo e iniziai a seguire il ritmo delle sue spinte:” Ora ti cavalco ben bene…” Mormorò quando lo sentì scorrere facilmente.

Sentendomi manipolare anche il clitoride incominciai a godere come una forsennata, non capivo niente, andavo e spingevo indietro dandole il mio culo e sentivo che stavo per avere un orgasmo travolgente. Fu solo un attimo, e mi esplose gemendo come un animale, e avvertì che stavo per raggiungere l’estasi. 

“Vengo…vengo…” Dichiarò anche lui e all’unisono l’orgasmo arrivò per tutti e due, come se fosse una scarica elettrica che ci pervadeva. Il mio fu un orgasmo diverso da quello vaginale, mai provato sino allora, sicuramente più intenso e molto più profondo. Mi eiaculò dentro, e sentii lo schizzo caldo del suo seme colpire le mie viscere. Le mie braccia tremolanti a quell’orgasmo cedettero, andai giù con il tronco e mi sdraiai con il seno sul lenzuolo e lui mi seguì dietro e sopra di me, rimanendo esausti qualche minuto fermi sul letto. Poi lo tolse, lo sfilò con un flop sordo dovuto alla compressione dell’aria all’interno che usciva in silenzio e avvertii subito una sensazione di vuoto e di fresco all’interno del retto. Ci voltammo a pancia in su e restammo fermi, ridendo me lo mostrò sporco delle mie feci, mi dava disgusto osservarlo anche se era roba mia. Avvertivo i gorgoglii dell’aria intestinale che ora non più compressa girava nelle viscere per uscire. Mi alzai e andai nel bagno a evacuare a liberarmi da quella sensazione di pienezza. E seduta sulla tazza, tra i rumori intestinali che uscivano pensavo a quello che avevamo fatto, mi ero lasciata sodomizzare, avevo goduto e mi aveva fatto conoscere… il sesso anale.

Volevo sempre smettere, non farlo e vederlo più, ma non ci riuscivo, oramai ero diventa la sua amante vera, il suo giocattolo, e se mi piaceva carnalmente fare sesso con lui, poi al termine mi sconfortava, deprimeva e disgustava quello che praticavo concedendomi a quell’uomo.

 

Un giorno che avevamo appuntamento nel solito appartamentino che lui aveva affittato, quando arrivai che entrai, ci trovai un altro uomo insieme a lui, un suo amico.

Enrico mi fece accomodare e mettermi comoda aiutandomi a posare la borsetta sulla sedia dell’ingressino e togliere il soprabito. 

Lo osservai stupita:

 “Questo è Enzo. Oggi farai sesso anche con lui, così godrai due volte e di più!” Pronunciò sorridendo. 

Passata la sorpresa mi rifiutai:” Passi lui…” Pensai sdegnata:” … ma i l suo amico no!”

E risentita e offesa mi voltai, ripresi il soprabito e la borsa e mentre ero in procinto di andarmene, davanti a quell'uomo Enrico mi bloccò, prese il mio sesso con la mano aperta sulla gonna e inizio a stringerlo forte, a impastarlo, come a strapparmelo, facendomi salire il desiderio; e con le dita premette sulla fessura e sul clitoride a ripetizione facendomi eccitare e impazzire.

Fu facile prendermi, iniziò a baciarmi e mi portò in camera davanti al letto matrimoniale dicendomi come un comando:” Ora ti spogliamo nuda!” 

Li lasciai fare, ero scelleratamente eccitata al massimo e iniziarono. Sorridevano tra di loro e mi presero entrambi e mentre uno mi spogliava davanti, l'altro lo faceva da dietro togliendomi tutto. Mi tolsero la gonna e la camicetta lasciandomi in mutandine e reggiseno e mentre il suo amico Enzo da dietro mi sganciava il reggiseno, Enrico davanti lo tirò a sé facendomi scorrere le spalline sulle braccia, staccare le coppe dalle mammelle e ammirare il seno con i capezzoli turgidi, che osservava con libidine. Mi accarezzarono la pelle mentre lo facevano, mi fecero fremere di piacere, e per ultimo quell’Enzo accucciatosi dietro di me, con le mani sui fianchi tirò giù le mutandine e i collant fino ai piedi, lasciandomi nuda davanti a Enrico, con il sesso peloso alla sua vista e il sedere dietro alla sua ammirazione di sconosciuto, che rialzandosi mormorò:” Hai un culo meraviglioso, pieno e bello morbido, vedrai che quando ti inculerò anch’io ti piacerà.” Dichiarò, dimostrando con quelle parole che Enrico lo aveva informato su tutto quello che faceva con me.

Ero eccitata, avevo i capezzoli turgidi e il fuoco in corpo e quello sconosciuto rialzatosi mi osservava libidinoso. 

“Guarda!” Disse Enrico a Enzo girandomi intorno:” Che ti avevo detto?... È un po' pienotta ma è una bella figa.” Lui mi osservò e accarezzò il fianco e il sedere, e annuì. Alche Enrico esclamò sorridendo:” Bene piaci anche al mio amico.” 

Lui come al solito incominciò a slacciarsi la cintura dei pantaloni e quello sconosciuto in piedi si mise dietro me. Enrico poggiò le mani sulle mie spalle e mi spinse in basso con forza, facendomi inginocchiare davanti lui, alla sua asta dura ed è retta, dicendomi:” Succhiamela ora!... Fammi un bel pompino come ti ho insegnato io… fagli vedere a Enzo come li sai fare.” 

E mentre sorridendo si avvicinava di più porgendomi la sua asta sulle labbra, il suo amico eccitato dietro di me ripeté:” Succhiaglielo dai!” 

Non resistetti, inginocchiata lo avevo davanti, distinto lo presi con la mano e stringendola tra le dita lo portai alle labbra, e come un’affamata di sesso, portai il glande in bocca, sentendolo caldo e voluminoso e eccitata inizia a leccarlo e poi succhiarlo e a girargli la lingua intorno come se fossi stata una prostituta. 

In quel momento mi piaceva succhiarlo, me lo gustai fino a farglielo venire durissimo.

Enrico davanti a me in piedi e io inginocchiata che lo guardavo dal basso all’alto, pronunciò:” Brava, ora mettiti la cappella in bocca e succhiala bene, fai vedere a Enzo cosa ti ho insegnato a fare…” E io con avidità lo feci, e mentre glielo succhiavo, sentii dietro le mani di quello sconosciuto, quell’Enzo spingermi in avanti e quella di Enrico a cui lo stavo succhiando sul capo premermi in giù facendomi abbassare il tronco in avanti verso lui, mettendomi a carponi e lui posizionandosi in ginocchio davanti a me, tenendomelo sempre in bocca. Fu in quel momento che sentii qualcosa di duro dietro spingere sulla vulva, sulla fessura, e capii che era il glande del suo amico Enzo che spingeva tra le grandi labbra, aprendole ed entrando nella vagina già lubrificata. E mi penetrò con la sua asta facendomi sussultare e inarcare, con me che continuavo a succhiarlo a Enrico. 

Avvertii le sue mani sui fianchi e muovendosi mi penetro fino in fondo, a toccarmi l’utero, iniziando a possedermi e io a godere come una donnaccia. In quei momenti non capivo nulla, mi piaceva e godevo e avevo più orgasmi intensi e profondi muovendomi tutta, smaniando e spingendo il sedere indietro verso lui a che mi penetrasse maggiormente e in profondità, mentre lo succhiavo a Enrico. Quell’Enzo mi possedette in quel modo, non so per quanti minuti, cinque, sette o forse dieci, facendomi avere una serie di orgasmi intensi. A un certo punto lo tirò fuori dalla vagina e mi eiaculò sulle natiche con il suo sperma abbondante, mentre nello stesso momento Enrico mi eiaculava in faccia tenendomi una mano sui capelli. E appena gli spruzzi di sperma mi giunsero sul volto, provai una sensazione di piacere violento a sentimi il viso colpire dallo sperma caldo e denso sulla fronte, il naso, le labbra. E d’istinto, appena terminò di eiaculare, mi misi a leccarlo a sentire il sapore del suo sperma caldo sulla lingua, mentre il suo amico alzatosi si mise anche lui vicino a Enrico, facendomi succhiare e pulire anche il suo, pregno degli umori vaginali e dei miei orgasmi. 

Ero estasiata in preda al piacere riflesso, il mio quello della ipereccitazione e il loro, del rapporto sessuale e dello eiaculato.  

Poi Enrico si avvicinò sorridendo dicendomi: 

“Hai visto che anche il mio amico ti ha fatto godere perbene? Ora alzati e vatti a lavare bene la faccia e il culo che se teli vede così pieni di sborra quel cornuto di tuo marito, sono guai…" E rise assieme all'amico.

Andai nel bagnetto dell’appartamento e mi lavai, mi rivestii e rimisi in ordine, non ebbi nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio e senza dire nulla uscii con lui che diceva: "Ti chiamo io al cellulare per il prossimo incontro, la prossima volta sarà un triangolo più bello.” Dichiarò e ridendo.

Uscii e quando fui fuori e sola, dopo essermi calmata fui presa dal rimorso e dai sensi di colpa, mi vergognavo di me stessa. Avevo praticato sesso con due uomini contemporaneamente mi facevo schifo, ma non potevo farci nulla e continuò, e a ogni loro incontro praticavo atti sempre più sconvenevoli diventando sempre più ricattabile e lussuriosa. 

Quegli incontri a tre come dicevo andarono avanti per parecchi mesi, cinque o sei, diventando il loro oggetto di piacere, il loro giocattolo sessuale. 

Nei momenti di depressione incominciai anche a bere alcolici per stordirmi e accettarmi, ma non facevo altro che peggiorare e alterare il mio stato mentale e la mia personalità.  Sotto stress e tensione in quei mesi dimagrii e ritornai quasi snella, ero bella e mi piacevo maggiormente. Ma un giorno di depressione ragionando non ce la feci più, ero diventata una porca, una libidinosa che praticava sesso anche con due uomini contemporaneamente e prospettavano di inserire un terzo, così disperata decisi di ritornare dalla psicologa. 

Ripresi appuntamento e angosciata e agitata dopo quasi un anno mi ripresentai, lei quando mi vide mi fece sedere davanti alla sua scrivania e mi calmò chiedendomi:

” Cosa c’è signora? Come mai non si è più fatta rivedere e come mai è in questo stato di agitazione? La prende sempre la terapia che le ho dato?” 

Le dissi di no e piangendo le confidai la verità, la mia situazione chiedendole aiuto e le dissi chi erano quei due. Lei dopo avermi ascoltata attentamente rispose subito:

“Sono delinquenti, li dobbiamo denunciare e farli arrestare immediatamente…”

“No.…no…!” Esclamai io piangendo:” Non voglio, sarebbe uno scandalo, nessuno sa niente di me, né della mia condizione, né mio marito né i miei figli che sono fidanzati… sarebbe la vergogna, con gli amici, i conoscenti e le colleghe… No la prego dottoressa, questo no! Piuttosto non faccio nulla…Trovi un'altra soluzione, gli parli lei, mi aiuti la prego. Gli dica che sono malata…”

“L’unica cosa sarebbe denunciarli…” Ripeté cercando di convincermi.

“No… no… Se lo fa nego tutto, non voglio rovinare la mia famiglia e la loro vita.”

“Ma non li rovina, suo marito capirebbe, gli parlo io…”

“No…no… assolutamente …” E feci il gesto di alzarmi per andarmene. 

Al mio atto di alzarmi per uscire disse:” Si sieda…! Parlerò io con questi due tipi, ma a una condizione che lei faccia quello che le dico io. Che riprenda la terapia che le prescriverò nuovamente e che ogni mese, per almeno sei mesi, venga a fare una visita nel mio studio per vedere come va e come si sente.” Accettai. Accettai subito. Io naturalmente a quell’incontro con loro due non ci sarei stata... 

Dopo averle detto i nomi e cognomi e averle dato il loro numero di cellulare, la dottoressa li chiamò chiedendo un incontro nel suo studio e li avvisò dopo aver avuto un colloquio interlocutorio telefonico con loro, che se non si fossero presentati li avrebbe denunciati alla polizia.

La dottoressa in seguito mi raccontò come avvenne tutto… Una volta nello studio ed esposti i fatti, loro preoccupati di essere denunciati, si difesero dicendo:

” Era consenziente! È lei che ha voluto, che c’è stata. Godeva anche…! Veniva una volta alla settimana a volte due, ma sempre di sua iniziativa. Non c'è stata nessuna forzatura, e a lei che gli piace fare sesso e quindi noi non abbiamo nessuna colpa.”

Ma la dottoressa fu risoluta:”

“La signora Barbara è una donna malata, affetta da una patologia nervosa che si chiama disturbo della ipereccitabilità femminile e io che sono una psicologa vi denuncio per circonvenzione di incapace, violenza sessuale, abuso di persona, ricatto e riduzione in schiavitù di un essere umano… Ce ne avrete almeno per vent’anni di carcere e le vostre carriere e vita sociale saranno finite…E vedremo le vostre mogli e i vostri figli cosa diranno.”

Mi disse che sbiancarono subito in viso, si spaventarono molto e lei pose la condizione, specificando:” Questa sorta di patteggiamento che vi propongo non lo faccio perché lo voglio io, se fosse per me vi denuncerei subito, ma perché lo vuole la mia assistita… la signora Barbara.” Aggiungendo:” La storia può finire qui, ma non dovrete più vederla ne cercarla, dovrete lasciarla in pace, perché se lo farete vi denuncerò io personalmente con le accuse dette prima.”

E spaventati subito iniziarono a dire:” Si…sì... va bene!... Chi la cerca quella lì… non la cerchiamo più stia tranquilla…” 

E dopo aver parlato con la dottoressa gli diedero assicurazioni che non si sarebbero mai più fatti vivi con me, e fu così. Da quella volta non li sentii ne vidi mai più, sparirono dalla mia vita.

La dottoressa fu gentile e mi aiutò molto, mi fece ricoverare qualche giorno nel reparto ospedaliero dove lavorava lei con un'altra diagnosi, in modo che mio marito e figli non sapessero nulla. Nella richiesta di ricovero scrisse depressione e iniziò una cura più incisiva di prima a base di calmanti che proseguo ancora oggi, e che si, sortirono ancora l'effetto di calmare le mie ipereccitazioni improvvise, o almeno riducendole di molto rendendole meno intense e controllabili. Ma mi hanno rintronata che sembro uno zombie, mi muovo poco e in sei mesi sono ingrassata più di dieci chili, deprimendomi sotto un altro aspetto. Allo specchio non mi riconosco più, si che prima ero leggermente formosa, ma non grassoccia, ero piacente e gli uomini mi guardavano; ora mi sento un'altra, con la pancia e il sedere grosso. Sento che a mio marito fisicamente non piaccio più come prima, anche se dice di volermi sempre bene e gli uomini mi guardano meno e non mi corteggiano più. Se prima non mi riconoscevo come donna sotto l’aspetto psicologico e sessuale della ipereccitabilità compulsiva, oggi non mi riconosco più fisicamente, i vestiti non mi vanno più bene e ho dovuto cambiare misura e guardaroba di due misure maggiori… e non riesco più a guardarmi allo specchio, mi vedo sempre grassa, arrotondata.

In una delle prime visite mensili feci presente alla dottoressa del mio aumento di peso, ma lei mi rispose seria: " Meglio grassa che ninfomane… è la terapia che la fa ingrassare signora. Sono i calmanti che la sedano, le danno sonnolenza e la fanno muovere poco e dovrà farla a lungo la terapia, quindi si accetti…si rassegni e si abitui a vedersi così o anche con ancora qualche chiletto in più. In fondo è sempre una bella donna anche se giunonica. L’importante è che non abbia più l’ipereccitabilità sessuale." 

Per lei contava solo l’aspetto psicologico e sessuale, ma a me no…! Era importante anche quello estetico.

E così prosegui e proseguo ancora la terapia. Ma sinceramente ora che sono passati parecchi mesi da quando le parlai di quegli uomini e pratico una visita di psicoterapia mensilmente, non mi ci vedo come sono. Sembro un’altra donna, non mi accetto, il mio corpo è cambiato molto come il mio abbigliamento di due misure in più, gonne, pantaloni, intimo, maglie e camicie, tutto cambiato.

Ma così non mi piaccio e a volte penso che quello dell’ipereccitabilità nella sua esplicazione per me si, era un problema, ma più che altro morale, che non accettavo per cultura ed educazione e per quello che mi induceva a fare… Ma a volte ora ragiono che forse era meglio essere normale fisicamente come lo ero prima e anche ninfomane ed ipereccitata che grassa come sono attualmente, senza più voglia di guardarmi allo specchio, di vedermi il corpo e la faccia rotonda, e non essere più guardata dagli altri, non essere più la bella signora Barbara. 

I miei cari mi accettano anche così, ma con mio marito non facciamo più sesso da mesi. 

A volte mi chiedo che fare…? Più di una volta ho pensato di smettere la cura senza dire niente a nessuno, anche se corro il rischio di diventare la donna di prima… A volte in ufficio o a casa nei miei momenti di solitudine e depressione guardo lo smartphone e il numero di Enrico ed Enzo che ho ancora memorizzato. Talvolta ho l’intenzione di risentirli, ma poi desisto… 

Non so che fare… ho paura che in un momento di sconforto osservandomi allo specchio, di ricaderci ancora, questa volta volutamente, accettandomi così come sono…

Barbara.

 

 

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