I NOSTRI CONTATTI

IMMORALEX

SEGUI I NOSTRI SOCIAL:

angeverd53@libero.it

123456789


STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

STORIE IGNOBILI

zi.jpeg

PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI.

 

 

LA MIA SIGNORA È STATA ...VIOLENTATA

(Storie Ignobili)

 

 

 

Egregio Immoralex.

Vi voglio raccontare l'avvenimento che ha sconvolto la mia vita e quella di mia moglie, svelandomi una realtà diversa da quella che vivevo e facendomi scoprire e accettare Cuckold. Quello che è accaduto a me e a mia moglie è tutto reale, ed è simile a una sua storia ignobile dal titolo “Lunedì dell'Angelo” che ho letto quest'estate e per il quale motivo ho deciso di scriverle. L'episodio che ci successe, pur vivendolo per molto tempo in modo riservato ognuno all'insaputa dell’altro, ci aveva sconvolti, a me al punto da andare in analisi e a lei da viverlo come una vergogna, con disagio e sofferenza interiore, senza potersene liberare.

Ma ritrovare tra i suoi racconti scritta una storia erotica, una confessione analoga alla mia, mi è stata di consolazione e di aiuto a superare la preoccupazione e lo smarrimento, ed è per questo che ho deciso di scriverle. Spero la riterrà adeguata a romanzarla e pubblicarla.

 

Tutto accadde l'anno scorso, nel mese di Ottobre del 2018.

Mi chiamo Leo, ho 51 anni ben portati, con il fisico leggermente in sovrappeso, sono alto 1,75 cm circa e peso 92 chili circa. Ho i capelli castano chiaro e gli occhi verdi. Sono nato in provincia di Pavia dove la mia famiglia è radicata da generazioni nell'Oltrepò Pavese e dove vive ancora un mio fratello minore. Ho studiato e mi sono diplomato Perito Agrario, anche se svolgo un'attività completamente diversa.

Sono diventato sposandomi, un piccolo imprenditore lombardo e con mia moglie dirigo una piccola azienda di accessori nel settore tessile nella periferia di Milano, ereditata da suo padre e che gestisco con lei. Mi considerano generalmente un bell'uomo nonostante la corporatura robusta, sono giovanile come spirito e gradevole d'aspetto, aperto di mentalità e di indole dinamica, amo la compagnia e le amicizie. Ho molti hobby e un buon carattere anche se autoritario e sono un gran lavoratore. Mi piace impormi a giusta ragione ed è difficile sottomettermi, mi chiamano testa dura fin da bambino e questa caratteristica è una qualità del mio successo nel lavoro.

Adoro vivere bene, ma senza scialacquare il denaro di cui ne conosco il valore e il sacrificio per guadagnarlo, mi piace mangiare bene, viaggiare, uscire e divagarmi, ed ho un ottimo rapporto con i figli, famigliari e amici. Per quanto riguarda il lato sessuale, sono un uomo dotato normalmente, ho ancora buone prestazioni sessuali e ho avuto qualche scappatella con qualche giovane escort durante i viaggi di lavoro, ma non sono un donnaiolo, a modo mio sono fedelissimo a mia moglie, la tradisco solo con qualche troietta a pagamento negli alberghi in cui sosto durante i miei spostamenti per lavoro.

Nella vita quotidiana e contrariamente ai miei desideri e fantasie sessuali sono in genere geloso di lei. Mia moglie Gisella ha 49 anni, è la tipica sciura (signora) milanese ed è molto bella, curata e ammirata oltre che desiderata e non dimostra la sua età, ma molti anni in meno con il trucco e il saper vestirsi. E 'milanese dalla nascita e da generazioni. Alta circa 1,70 cm, pesa 56 kg e ha un bel fisico nonostante gli anni, portati benissimo. È rossa naturale di capelli e di altra peluria anche intima. Come si dice scientificamente ha le particolarità del Rutilismo, che altro non è che la caratteristica genetica di avere i capelli e tutti gli altri peli del corpo rosso rame. Da ragazza a scuola la chiamavano pel di carota per canzonarla.

A Milano il proverbio dice: “Ul pusè bun di russ, l’ha sgiacàa so pà in dal puss” Che significa: “Il più buono dei rossi ha buttato suo padre nel pozzo.” Con questa massima si intende dire che i rossi (e le rosse) di capelli sono cattivi/e, ma non è vero. Certo ha il suo caratterino da “vera sciura de Milan” da “vera signora milanese”, ma è brava ed è un’ottima madre molto attaccata e premurosa con i figli, la famiglia e la casa, ed è anche una buona moglie, fedele, premurosa oltre che un’ottima collaboratrice e socia sul lavoro, anche se brontola ma mi asseconda sempre. Oggi è una donna matura ma molto bella e affascinante, con una testata di capelli rossi e mossi, che sono un colore non solo molto bello, ma speciale data la sua rarità. Il colore naturale di Gisella è rosso rame molto intenso e brillante, le arrivano sulle spalle e fanno da cornice al suo bel viso esaltando i suoi occhi chiari e le poche efelidi sul volto, ed è perfetto per sua carnagione chiara. Ma ha provato nel corso degli anni molteplici sfumature e tonalità di colore anche in base alla moda del momento, dal rosso mogano al rosso Tiziano. Le stavano bene tutte, rendendola molto sensuale. Ma come dicevo sopra, il l rosso rame è perfetto per la sua carnagione pallida, bianco latte con le efelidi, da non confondere con le lentiggini. Le efelidi fanno parte del Rutilismo nelle persone rosse di capelli. Sono piccole macchie brune, rotonde o ovali, a superficie piana e sono presenti principalmente nelle zone esposte alla luce, soprattutto sul volto. Non compaiono sulla pelle non colpita dalla luce, e cambiano di intensità a seconda della stagione. In estate sono più visibili, mentre si attenuano in inverno. Infatti lei ora ne ha meno, ma da giovane soprattutto sul viso e sulle braccia ne aveva molte che la distinguevano dalle altre rendendola simpatica e attraente. Un po' le ha fatte sparire migliorando l'aspetto cutaneo applicando creme schiarenti e praticando leggeri peeling dall’estetista. Ha un bel sorriso che conquista con denti bianchi e perfetti, le piace truccarsi in modo sobrio ed è considerata una bella donna anche dalle amiche e conoscenti. “La russ…” la rossa la chiamano confidenzialmente oggi come soprannome.

A differenza di me, lei è laureata in Scienze Politiche e ha una cultura superiore, ed è una donna seria e discreta essendo cresciuta con sua sorella maggiore in una famiglia con educazione molto rigida e poco permissiva. Di carattere timido, non autoritario è riservatissima e vergognosa, la classica timidina. È apprezzata da tutti oltre che per la bellezza, per l'intelligenza e le capacità. Ha un bel corpo maturo, appena formoso con seno prosperoso e fianchi stretti, un po' di pancetta dovuta ai figli e all'età che la rende erotica e un sedere appena pronunciato da favola, invidiabile, ammirato e desiderato. Veste in genere in modo classico ed elegante ma anche casual con pantaloni e jeans griffati quando è in fabbrica. Come i suoi capelli, anche il suo sedere risalta sempre e attira l'attenzione ed è sempre guardato con mio sommo piacere interiore anche dai dipendenti, specialmente quando è in pantaloni aderenti che mostrano il solco lungo e profondo tra i suoi glutei dove si infila il tessuto. Non ha mai indossato vestiti vistosi con scollature audaci né scarpe con tacchi alti, non le piacciono, né a lei né a me, sotto questo aspetto è una donna semplice. Ci siamo conosciuti a Varazze mentre eravamo in vacanza al mare nel lontano 1987, quando io avevo 19 anni e lei 17, ci siamo piaciuti, innamorati e frequentati. Siamo sposati da 25 anni, dal 1993 e abitiamo a Milano. Abbiamo due figli, uno di 24 anni laureato, e uno di 19 anni al primo anno universitario. Siamo una bellissima famiglia e viviamo agiatamente nonostante gli ultimi anni di crisi sociale.

Mia moglie mi ha sempre aiutato in ufficio al mattino, dedicandosi alla famiglia il resto della giornata. È la moglie ideale, mi segue negli hobby, nelle fantasie e nel lavoro, non ha molte amicizie di suo, la sua vita sociale è legata alle mie relazioni. Spesso tra di noi parliamo in dialetto milanese soprattutto quando siamo soli. Sono sempre stato l’unico uomo della sua vita tranne qualche flirt in età adolescenziale prima di conoscermi. I nostri rapporti sessuali sono ancora intensi, circa due volte alla settimana, io sono sempre stato un amante del sesso ed un pochino perverso, fin da ragazzo leggevo giornalini pornografici e guardavo filmati o videocassette coinvolgendo anche lei, allora ancora giovane ragazza che anche se controvoglia per amore mi seguiva e accontentava, creando una sorta di complicità nelle fantasie sessuali che ci hanno portato ad una bellissima e intensa vita amorosa e sessuale fino ad ora. Lei, con gli anni dopo il matrimonio e i figli, si è sempre fatta coinvolgere in fantasie erotiche che come principale soggetto avevano il coinvolgimento di terze persone prestanti, ma terminato il rapporto, tutto veniva dimenticato e si ritornava come prima alla vita normale e quotidiana, lavoro e figli, vita dove la gelosia era uno dei principali sentimenti per entrambi. Da ragazzo ero molto geloso, addirittura da impedirle di andare ad una festa tra amici se io non ero presente. Negli anni mi dava fastidio se qualcuno la guardava intensamente, specie quando era vestita e truccata pronta per una cena o una festa. Anche lei era molto gelosa di me e certe volte pesante e sospettosa senza motivo. Come dicevo sopra, ho sempre amato il sesso fin dalla adolescenza senza esagerare e con la massima trasparenza verso mia moglie coinvolgendola nelle fantasie con sua partecipazione. Come penso tutti gli uomini che hanno una forte affinità e complicità con la moglie, anch'io l’ho fotografata nuda e qualche volta a sua insaputa provando una forma di eccitazione strana, diversa e unica, di nascosto da lei su internet, ho scambiato con altri mariti del sud Italia alcune foto, mostrandola nuda a volto coperto, commentandocele a vicenda e apprezzando con orgoglio e soddisfazione i commenti e i desideri di altri uomini sul corpo di mia moglie. Le foto gliele avevo scattate in uno dei nostri momenti intimi, con lei rassicurata che le guardavo solo io. Di solito sono molto sincero con lei sul sesso, ma in quel caso la tentazione prevalse, sapendo che lei non avrebbe voluto senz'altro. Per quanto riguarda l'aspetto sessuale, fino al giorno del fatto che esporrò di seguito ha avuto solo rapporti come me, che sono stato il primo e unico uomo della sua vita. Negli anni mi confessò di qualche flirt e di una sega fatta ad un suo ex fidanzatino quando erano 15enni e che lui le aveva toccato il sesso con la mano, questo durante il primo anno del liceo, ma niente di più. Ma poi conobbe me e ci fidanzammo. Nell'intimità è molto calda e si fa trasportare facilmente in fantasie erotiche che io le espongo e situazioni da noi create. Abbiamo un rapporto molto osé a letto, tra le quattro mura di casa, non tralasciando nulla del sesso. Infatti mia moglie Gisella è incredibile, sembra che funzioni come un interruttore perché durante la vita quotidiana le darebbe fastidio qualunque discorso hard, riferimento o allusione al sesso, anche con me; a letto invece è come se si trasformasse e disinibisse all’improvviso, si farebbe fare qualunque cosa in quei momenti, se arrivasse un secondo uomo davvero. Ma terminato il rapporto ritorna pura e fredda, mamma e imprenditrice. Tutto quello che facciamo tra le lenzuola, dalla fellatio a posizioni varie, lo abbiamo imparato da soli, guardando qualche video hard. Non usiamo accessori per gioco tipo toy e dildo o abbigliamenti speciali, giarrettiere e altro, non ci piacciono, preferiamo i metodi naturali e il nudo puro. Solo in casa d'estate quando non ci sono i figli, al pomeriggio mi piace che giri con la gonna leggera, ma senza mutandine e mi eccita molto.

A lei piace anche quando in vacanza andiamo a curiosare in qualche spiaggia nudista, noi non ci spogliamo completamente, ma lei osserva soprattutto gli uomini, non dice niente ma poi a letto prima del rapporto sessuale sono io che richiamo le situazioni e l’ambiente visti e lei si scalda ed eccita notevolmente.... Io le dico sempre:

“Sei mia moglie e la mia amante!” Perché mi asseconda in tutto e abbiamo una forte complicità.

 

Venendo all'avvenimento, ad Ottobre del 2018 mi recai tre giorni per lavoro ad Oporto una città industriale del Portogallo per una fiera di settore che fanno tutti gli anni e mi accompagnò anche mia moglie che non aveva mai visitato quello stato.

Come programmato soggiornammo in un bellissimo hotel cinque stelle di Oporto insieme ad altri colleghi con le rispettive mogli di varie parti d'Italia. Noi eravamo accompagnati dal mio amico e collega da oltre trent'anni Michele, con sua moglie, anche loro una bella e simpatica coppia cinquantenne di Milano, che lui oltre essere mio collega, è rappresentante dei nostri prodotti per l'Italia e all'estero.

Viaggiammo con loro e restammo sempre insieme, ma non sanno o sospettano nulla di quel che è successo. Il resto degli ospiti erano imprenditori Italiani e Portoghesi, alcuni con mogli, altri soli, gente, elegante, ma non abbiamo avuto particolari rapporti con loro se non scambi di battute o discorsi di lavoro o a tavola. Mia moglie in quei giorni legò un po’ con una signora Piacentina, che insieme alla moglie di Michele si fecero compagnia.

Il sabato sera, prima del giorno della partenza, dopo la fiera, era in programma un Galà organizzato dalla nostra associazione. Tra questi invitati, c’era un nostro cliente di Braga, un italiano che risedeva in Portogallo da oltre 20 anni, che era sposato con una ricca signora portoghese più grande di lui di qualche anno. Questo tipo era un signore di circa 52/54 anni, ben distinto, elegante diciamo il classico uomo piacente alle donne, audace, donnaiolo e molto autoritario oltre che antipatico. Ormai so tutto di lui, senza insospettire nessuno feci domande qua e là e Michele che lo conosceva per lavoro mi raccontò chi era:

“Si fa chiamare Josè in portoghese, ma il suo vero nome è Fabrizio.” Disse proseguendo: “E' della classe 1968, è più vecchio di noi, ha quasi 55 anni ed è toscano di Prato. È un tecnico tessile che durante gli anni 90 svolgeva la sua attività di rappresentante in Portogallo nella zona di Braga.”

“Ma è sposato? “Domandai io.

“In Italia non so se è mai stato sposato, qui ha conosciuto la sua attuale moglie, Rafaela, una bella signora portoghese più vecchia di lui, divorziata e senza figli allora.” Fece una pausa e aggiunse. “Lei è benestante, la corteggiò assiduamente facendola innamorare, sposandola e facendole fare anche una figlia, che ora ha 20 anni e studia all'università di Milano ...alla Bocconi.” E continuando a raccontare mi informò: “Lui come si suole dire da noi in Italia, ha appeso il cappello al chiodo, ma chi ha in mano tutto è la moglie. Lei è figlia di imprenditori portoghesi da generazioni nella tessitura a Braga, quando c'è lei, lui diventa un agnellino, serio e sottomesso a lei, mentre da solo è un leone prepotente e arrogante. Ha paura che lei gli chiuda il rubinetto…” Disse sorridendo, facendomi capire che personaggio fosse quel Josè.

Michele conoscendo bene Josè e avendo notato anche lui che ammirava mia moglie mi disse:

“Stai tranquillo! Quello ci prova con tutte, si crede un bellone che tutte cadono ai suoi piedi, non farci caso se guarda tua moglie. Probabilmente le piace Gisella, è una bella “rossa” e ci proverà anche con lei o forse proverà con la mia, come ti ho detto ci prova con tutte, ma basta non cagarlo che se ne torna alla sua cuccia!” Disse ridendo.

Me ne stetti a quella spiegazione, però Josè mi era antipatico e mi stava sulle palle a pelle, anche se sapevo che mia moglie mai, non solo sarebbe andata con un tipo così, ma neppure gli avrebbe dato confidenza. Anche lui era invitato alla fiera e soggiornava al nostro Hotel con sua moglie Rafaela, una bella signora di classe di 60 anni, mora, con i capelli tinti scurissimi, alta e magra, con un bel viso che si vedeva lontano un miglio che era ritoccato dal chirurgo estetico. Quei giorni che la vidi era sempre elegante e curatissima nell'aspetto. Scambiai solo qualche parola con lei e mi diede subito l'impressione di una donna autoritaria e intelligente.

Con lui parlai la prima sera appena arrivati, quando vedendola passare svestiva con gli occhi mia moglie e mi diede subito un'impressione negativa, l’idea di una persona arrogante, tuttologa e autoritaria, del classico arricchito per via della moglie, ma che non contava niente. Difatti appena arrivammo tutti, ci presentammo e la sera stessa cenammo in una lunga tavolata in Hotel e ci trovammo seduti di fronte io e Gisella con Josè e sua moglie e durante la cena, non visto da Rafaela, non smise mai di dare occhiate pesanti a mia moglie, infastidendo entrambi.

Che fosse un bell’uomo, lo ammetto, alto 1,80 circa, brizzolato, occhi scuri, fisico in forma con un po’ di pancetta, abbronzato e sempre elegante. Diciamo che era un uomo affascinante, sorridente, però una di quelle persone che si incontrano e vogliono essere subito protagonisti e sempre i leader della situazione. Purtroppo, o perché doveva avvenire, lo vidi anche nudo, con i peli grigi sul torace e sulle gambe e come dicevo aveva un bel fisico, ma la cosa che mi colpì di più, fu il vedere il suo cazzo, non tanto per la larghezza ma per la lunghezza, non sono esperto ma cose del genere le avevo viste solo nei film porno.

Tra lavoro, visita alla fiera, chiacchiere e serate, in tre giorni arrivò il sabato.

La cena del galà era con gli imprenditori e le autorità locali e regionali. Era fissata per le 21 in un grande salone dell'Hotel, io come mio solito e come quasi tutti gli uomini alle 19.00 ero già pronto cambiato e vestito, per scendere nella hall a bere il solito aperitivo delle due sere precedenti tra colleghi. Mentre le mogli come al solito dovevano ancora prepararsi. Come mi aveva detto, sapevo che Gisella quel pomeriggio, l’ultimo prima di partire sarebbe andata nella S.P.A. dell'hotel per rilassarsi e fare un rapido bagno nella piccola piscina insieme ad altre signore presenti.

(“Devo dare una spiegazione per chi non è a conoscenza. Le S.P.A. Salus per Acqua o Sanitas per Acquam in latino, che significa salute per mezzo dell'Acqua, altro non sono che centri di benessere alberghieri dove si eseguono solo trattamenti a base d'acqua termale o marina, come l'idroterapia e la talassoterapia, bagni terapeutici e soprattutto anticellulite, idromassaggi, impacchi d'alghe, fanghi e percorsi acquatici con acqua fredda e calda alternate dove si cammina per riattivare la circolazione e drenare i liquidi in eccesso. Si trovano in tutti i grandi alberghi e resort di un certo livello. Da non confondere con il beauty farm, che invece, sono luoghi di bellezza e non di benessere, praticata con massaggi manuali e trattamenti high tech -toccate leggere-, o eseguiti con macchinari all'avanguardia.”).

Conoscendo la sua non puntualità prima di andare le raccomandai di fare presto per poi prepararsi, lavarsi e vestirsi, per la serata, sapeva che non mi piaceva che lei arrivasse sempre in ritardo o dopo di me agli incontri. Mancava poco alle venti e tra bevute, risate e chiacchiere con amici, mi accorsi di avere terminato le sigarette e salii in camera per prenderne un altro pacchetto. Durante il tragitto davanti all'ascensore incontrai la moglie del mio amico Michele e un'altra signora che erano state alla S.P.A. dell'hotel con mia moglie. Pensando che lei fosse già su salii, ma quando arrivai in camera nostra, non c’era. Erano le 19.45 passate e la S.P.A dell’hotel, al sabato chiudeva alle 19.30. La chiamai al cellulare ma non rispose, squillava a vuoto. Provai più di una volta.

“Ma dove cazzo si è cacciata!” Pensai. “È sempre la solita ritardataria!” Mi infuriai e decisi di andare a vedere se era ancora nella S.P.A. e se c’era, gliene avrei dette quattro, mi avrebbe sentito.

Scesi al 1° piano dove era ubicata e trovai la porta chiusa, mentre di solito le due ante che la componevano erano sempre aperte. Mi avvicinai, girai la maniglia e la aprii, non era chiusa a chiave, ed entrai. All'interno non c'era nessuno, solo silenzio, profumo di miscela di vari docciaschiuma e olii e avvertii una forma di calore umido nell'aria che mi arrivò sul viso.

Non sono un architetto, ma ricordo ancora bene come era disposta quella S.P.A... Oltre le spiegazioni che mi diede in seguito Gisella su com'era disposta, sarebbe bastato solo tutte le volte che l’ho pensata e immaginata o vista e rivista sul dépliant dell'hotel che ci portammo a casa per ricordo (bel ricordo sigh!).

Mi restò talmente impressa che l’ho rivisitata mentalmente migliaia di volte, la conosco a memoria e penso di darne una descrizione abbastanza precisa e spero comprensibile.

Entrando c'era la piccola hall della S.P.A., dove sulla sinistra c'era un bancone bianco a semiluna con vari dépliant sparsi sopra, con pubblicità della città, dell'hotel e delle manifestazioni locali, in cui una assistente probabilmente riceveva i clienti, dove io quella sera non vidi nessuno né della sorveglianza né dell’assistenza. Probabilmente, finito l'orario di lavoro alle 19.30, se ne erano andati tutti.

Subito dopo la palestra e di seguito ad essa c'erano gli spogliatoi femminili. Mentre nella parte opposta, speculare sulla destra, c’erano il bagno turco e la sauna e subito dopo gli spogliatoi maschili. Praticamente i due spogliatoi si trovavano di fronte all'entrata della hall ed erano confinanti l'uno all'altro da una lunga parete che li divideva e tutte due al loro interno possedevano l'uscita direttamente in piscina.

La S.P.A. per un hotel del genere non era grande, probabilmente era stata ricavata in seguito unendo vari locali del primo piano. La piscina sarà stata grande 15 metri per 6 di larghezza circa, con l'area circostante con sedie e tavolini e un addetto alla sicurezza delle persone, che osservava. Da lì volendo, a secondo dell'entrata che si sceglieva si poteva accedere direttamente negli spogliatoi maschili o viceversa in quelli femminile. Era difficile sbagliare per via della cartellonistica precisa e chiara, multilingue, ma qualcuno lo ha fatto entrando in quello femminile.

Gli spogliatoi al loro interno erano identici sia come arredamento che disposizione; come si entrava, ci si trovava in una piccola anticamera di passaggio con pareti a specchi, dove una porta doppia a due ante di cui mezza sempre aperta, dava in un piccolo corridoio che divideva il locale in zona armadietti a destra da quello zona docce e wc a sinistra e proseguendo portava direttamente in piscina.

Gli armadietti erano adesi e giravano i muri. In fondo l’area con panchine e due tavoli di legno per comodità e relax. La parete tra il corridoio e gli armadietti (dove avvenne il fatto), era formata dal retro degli armadietti stessi, dove con il loro schienale componevano la paratia divisoria con il corridoio, in modo da dare privacy a chi si stava spogliando. Erano armadietti doppi e a blocchi separati di circa 10 centimetri l'uno dall’altro, in modo da far girare l'aria all'interno.

Non c’era nessuno, solo silenzio. Quello degli uomini era deserto, lo notai passandoci davanti e curiosando e subito con cautela e vergogna mi diressi verso quello di fianco, lo spogliatoio femminile e quando fui davanti non vedendo nessuno, senza chiamare entrai silenzioso per controllare se c'era Gisella e soprattutto non essere visto se c'era qualche donna all'interno. Mi bloccai di colpo nell'anticamera dello spogliatoio, quella a specchi, perché sorpreso vidi Josè anch'esso dentro lo spogliatoio femminile, che entrato dalla piscina girava con un accappatoio azzurro chiaro. Subito tra me dissi: “Vuoi vedere che questo stordito ha sbagliato spogliatoio!” Ma non era così.

Poco più in là, tramite lo specchio, vidi mia moglie uscire seminuda da una delle docce con davanti solo l'asciugamano, lasciando la schiena e il sedere scoperti, attraversare il corridoio ed entrare nella sala armadietti dello spogliatoio. Nervosamente stavo per chiamarla per avvisarla di quella presenza, quando notai che Jose avendola vista, senza che lei se ne accorgesse la seguì, entrando anch'egli nel locale armadietti. Tutto si svolse in pochi secondi. Subito non intuii cosa stava accadendo, ma ebbi una strana sensazione di fastidio e piacere nel vedere Jose che ammirava all'insaputa di mia moglie la sua schiena e il suo bel culo nudo.

Per un attimo non vedendoli più, pensai che l'avesse seguita per spiarla e prendersi una visione del suo corpo e delle sue bellezze intime segrete agli uomini e, tutto sommato, non mi dispiaceva ma anzi mi eccitava che le vedesse e fosse invidioso di quanto fosse bella mia moglie tanto da desiderarla e arrivare al punto da spiarla.

Stavo per girami e andare via pensando che da lì a poco Gisella mi avrebbe raggiunto e lui dopo averla vista nuda se ne sarebbe andato e forse masturbato pensando a quanto ero fortunato ad avere una moglie così bella, che sentii del trambusto e Gisella gridare con parole accese come se litigasse.

“Cosa fa lei qui! Esca subito! “

Poi una breve pausa di pochi attimi e di nuovo: “Mi lasci!! Ma che fa!? Come si permette!! ...Vada via!!”

D'istinto entrai in quel corridoio dove la parete era fatta dal retro degli stipetti dello spogliatoio, fermandomi a metà. In quella posizione fui attirato dalla luce che filtrava dalla fessura per l'aria tra un blocco e l’altro dove vedevo il tavolo e le panchine e mi arrestai impietrito e curioso lì a guardare senza fare altro, e avvicinatomi di più vidi cosa stava succedendo dall'altra parte. Sarebbe bastato poco, qualche metro e sarei apparso a loro e non so con che conseguenze.

Spostandomi dietro gli stipetti per un attimo sparirono alla vista, quando li rividi, capii cosa stava succedendo. Lui mentre mia moglie gridava, cercava di accarezzarla sul sedere e nelle cosce, con lei che non voleva e si allontanava coprendosi con l’asciugamani; ma non poteva fuggire, essendo restata chiusa in fondo a quel piccolo spogliatoio con lui davanti.

“Mi lasci passare e se ne vada! ...Non si permetta di toccarmi se no lo dico a mio marito!” Esclamava agitata, con lui che sprezzante rispondeva:

“Diglielo pure, sai cosa me ne frega! ...Una donna bella come te è sprecata per uno come lui! Merita di più!”

Quelle parole, mi fecero ribollire il sangue e contrarre dalla tensione e dalla rabbia, ma per la prima volta avvertii anche una percezione morbosa di curiosità e un brivido di quasi piacere sulla pelle, nel vedere che quel porco guardava il bel culo nudo di Gisella cercando di accarezzarglielo.

Non sapevo cosa fare, se intervenire o restare fermo a guardare mentre le imprecazioni di mia moglie si facevano più forti e volgari alle sue manate oscene e lascive sul corpo.

“Porco!... Bastardo! Non permetterti di toccarmi sai!” Iniziando a scalciare e ad alzare anche lei le mani su di lui cercando di colpirlo dove capitava, sulle braccia, in viso e sul torace.

Lui schivando e proteggendosi mentre con una mano provava a tenerla ferma, con l'altra cercava di strapparle l'asciugamano davanti, che agitata Gisella riusciva a tenere a fatica. Sentii ancora le sue urla, le minacce che gli faceva e il trambusto, essendo finita con il sedere contro il tavolo.

“La denuncio! Non mi tocchi!... Se ne vada!! Aiuto!!”

Gridò, ma non c'era nessuno che poteva ascoltarla all'infuori di me. Io ero bloccato dall'improvvisazione di quella scena e da una forma di forte turbamento che non so definire. Non riuscivo ad intervenire in sua difesa, avrei dovuto entrare e dire:

“Lasciala stare brutto bastardo!” E tirargli un pugno in faccia difendendo e salvando l'onore di mia moglie e soprattutto mio e invece....

Concitati nella loro lotta non si accorsero che dietro gli armadietti c'ero io che spiavo e vidi Josè che afferrando i polsi di mia moglie li strinse con forza, costringendola a lasciare cadere l'asciugamano restando nuda, con le mammelle dondolanti per lo scontro e i peli rossi della figa a vista, che ancora umidi della doccia sembravano più scuri. Una alla volta, con forza, le portò i polsi dietro la schiena, quasi abbracciandola viscidamente, approfittando di quel contatto per baciarla sul collo. e li unì dietro tenendoli poi assieme in una sola mano.

“Mi lascii!!! Mi lasciii mi fa maleee!! Aiiihhh!!!” Imprecava Gisella, mentre lui a fatica ruotandola su sé stessa riuscì a girarla mettendosi dietro lei e spingendola da dietro con forza cercava di farle piegare il busto in avanti e appoggiare la pancia sopra il tavolo di legno dello spogliatoio.

Ero accaldato, incredulo di quello che succedeva, di quella scena di violenza su mia moglie. “Ma cosa vuole fare!?” Mi domandavo agitato incapace di pensare quello che realmente avvertivo e stava facendo.

Il fatto che non mi vedessero mi stimolava a restare, forse...se mi avessero visto o si fossero accorti della mia presenza, sarei scappato o sarei intervenuto fermando tutto, invece.... Lei nuda, imprigionata dalle braccia e bloccata dalle sue mani, era soggetta alla sua forza, cercando di porgli resistenza inveendo:

“Noo Nooo Ma che vuole fare!? Non si permettaaaa!! ...Nooo!!!”

Mentre con il culo nudo rivolto verso Josè scalciava i piedi all'indietro e lo minacciava con insulti, piena di vergogna e umiliazione essendo praticamente nuda alla sua merce; mentre lui eccitato dalla sua reazione e dal suo comportamento continuava a tenerla ferma piegata verso il tavolo e gli stipetti a muro per i polsi da dietro la schiena, accarezzando e mormorando “Che culo irresistibile che hai!!... E che bella donna che sei!” Schiaffeggiando le natiche.

Ero in una posizione che vedevo loro tra gli armadietti, non so cosa mi prese a quella scena e a quelle parole, mi sentii anch'io avvampare di calore, non so se fu l'eccitazione o la paura, ma non intervenni, restai fermo a guardare, abbassandomi per essere sicuro di non essere visto e per vedere meglio. Non riuscivo a muovermi ero come paralizzato, quasi intontito, come se quella donna non fosse mia moglie, la mia Gisella, ma una estranea o peggio era come se vivessi da spettatore un film porno estremo. Eccitandomi pur non volendo.

Non so ancora spiegarmi.... Lei urlava:

“Si vergogni lo dico a sua moglie! Lo dico a tuttiiii!! Faccio uno scandalo maialeeee!!!”

Ma lui con voce calda e sensuale, sicuro di sé, come se non fosse la prima volta che facesse quelle cose, esclamò sorridendo:

“Dai!!.... Scommetto che non lo dirai a nessuno perché ti piacerà e godrai come non hai mai goduto!”

Mentre Gisella gli ribatteva: “Ma lei è pazzo! ...Mi lasci che vuol fare!? Aiutooo c’è qualcuno?” Gridava, ma non c’era nessuno a quell'ora nella S.P.A., per il personale era chiusa e per gli ospiti erano le venti e c'era chi era già giù nella hall pronto per il galà o chi ancora in camera a prepararsi.

Ma sentendola gridare forte, preoccupato e per precauzione le mise una mano sulla bocca chiudendogliela. Per quello che stava facendo a mia moglie, avrei voluto ammazzarlo, picchiarlo o scappare e chiamare qualcuno che intervenisse e mi aiutasse, ma credetemi, non ci riuscivo... ero come paralizzato, non riuscivo a muovermi a reagire, ero fermo e immobile come una statua ... senza sapere nemmeno io perché restassi lì a guardare.

Dov’ero, li vedevo benissimo di profilo e tre quarti, ma bastava che mi spostassi di fessura tra armadietti, che cambiava prospettiva e potevo vederli dietro o quasi davanti.

All'improvviso togliendole la mano dalla bocca, slacciò il nodo della sua cintura dell'accappatoio e lo aprì e con mia enorme sorpresa apparve il suo cazzo in erezione, di buone dimensioni, fuori dalla norma, certamente più lungo del mio, dritto come un'asta di legno, con i testicoli sotto di esso rigidi ma penzolanti che sembravano quelli di un toro.

Quel bastardo oltretutto era dotato....

Veloce prima che Gisella potesse gridare, le rimise la mano sulla bocca, e il gomito puntato sulla schiena al centro della colonna vertebrale, tenendola abbassata sul tavolo con forza impedendole di muovere il tronco, comprimendola giù impugnando sempre dietro lei e tra loro i suoi polsi uniti. Frenetico le tolse nuovamente la mano dalle labbra avendola così libera e mentre lei si lamentava della posizione e del dolore, con quella prese il cazzo e le strofinò da dietro la cappella sulla fessura. Mia moglie avvertendo strusciare sul suo sesso quella carne rigida esclamò spaventata:

“Ma che fa è pazzo!? ... Mi lasci! Mi lasci! ...Mi fa male!”

Gridò e nonostante lei tenesse le gambe strette e scalciasse all’indietro, lui infilò il suo ginocchio tra le cosce di lei, divaricandole poco, ma riuscendoci nonostante i tentativi di Gisella di impedirglielo. Le aprì quel tanto da riuscire a vederle ancora da dietro i peli rossi della figa.

“Nooo!! Lei è pazzo!? Cosa vuol fare!? Mi lasci! Mi lasci! ...Non si permetta! Mi fa male! “Gridò ancora Gisella capendo cosa volesse fare: “No! Nooo!! La prego!”

Lui si portò la mano sulla bocca riversandogli della saliva, poi l'abbassò sulla figa di Gisella e accarezzandola gliela spalmò lubrificandola, lo stesso fece per il suo cazzo duro e dritto. Poi, prendendolo in mano, vidi che le strofinava nuovamente la cappella sulla figa da dietro e nonostante lei tenesse le gambe strette, il suo cazzo si aprii un varco sotto i glutei, teneri e carnosi, lo appoggiò sulla vulva e spinse entrando piano piano dentro la vagina, senza piegarsi per la resistenza oppostagli. Era durissimo. Sentendosi penetrare Gisella emise un urlo soffocato di capitolazione: “Noooooo!!!!!!!!” E cercò di divincolarsi ancora inutilmente con tutte le forze, ma invano, oramai era sopraffatta l'aveva penetrata, era sua.

Ebbe ancora la forza di strillare:

“No! Nooo! Che fa? La denunciooo! La denunciooo!!!” Ripetendo ormai impotente quelle frasi a vuoto, scalciando inutilmente indietro, colpendo a piedi nudi le sue gambe senza procurargli danno e dolore. Ormai era sua e iniziò a chiavarla.

A quel “Nooooo!” Urlato da mia moglie, mi alzai di scatto e avvicinandomi di più appoggiai gli occhi alla fessura, dove vidi lei che stava scalciando in dietro e lui che le aveva rimesso la mano sulla bocca e il gomito sulla schiena.

In quella posizione lo vedevo muoversi, entrare e uscire in lei con la sua asta e immaginavo conoscendo bene le sue grandi labbra carnose ricoperte di peli rosso-arancio, essere divise e penetrate dall'asta di Josè. Lo shock di quella visione e il tempo di reazione affinché realizzassi e mi riprendessi dal torpore, fu di pochi secondi. Mi staccai un attimo dalla fessura per ricredermi di quello che osservavo e vi rimisi immediatamente gli occhi, rivedendo e rimettendo a fuoco l’immagine nel momento che la penetrava. Fu sconvolgente, il cuore mi batteva all’impazzata, ebbi una reazione passiva, da shock, di perplessità, ripetendo l’azione di non guardare e riguardare per rendermi conto se era vero quello che vedevo e vivevo, o era un incubo; stavo assistendo a mia moglie chiavata da un altro uomo o meglio ...violentata da lui senza che intervenissi.

Tutto avvenne sotto ai miei occhi spalancati dallo stupore e dall'incredulità di quello che accadeva, tutto si svolse in pochi attimi sentendomi mancare dalla sorpresa, il cuore mi batteva forte, da cardiopalmo, ma ero sempre immobile, sudato, incapace di muovermi e intervenire, come in trance e osservavo. Bastava che silenziosamente mi spostassi per vedere la scena in modo diverso e il sedere di lui muoversi avanti, indietro e avanti, penetrandola profondamente. Ero sconvolto. Quando riguardai per la terza volta lui la teneva leggermente piegata spinta con le mani contro lo stipetto, vicino al tavolo e la chiavava in piedi, ma poco dopo, forse per possederla meglio, la piegò su di esso, facendole appoggiare sui gomiti, con il tronco abbassato e le mammelle sotto dondolanti, chiavandola con foga, piacere e comodità.

Sorridente le massaggiava la natica e la colpiva con cadenza, alternando a mano aperta la carezza allo schiaffo arrossandole la cute bianca, battendola come se fosse il sedere di una cavalla; mentre la carne e l'adipe della sua natica tenera ondulavano pallide a quelle percosse. Avvertivo una strana sensazione di turbamento, odiavo, ma mi eccitava vedere Josè chiavare mia moglie.

Con lenti e dolci movimenti, vedevo il bacino di Josè posteriormente muoversi su e giù, avanti e indietro, stringerla con una mano sul ventre sul fianco e baciarle la schiena nuda e umida. E poco dopo di quell'avanti e indietro, mia moglie con mia sorpresa smise di scalciare e proferire volgarità e minacce verso lui e cominciò a rilasciare la tensione muscolare, a rilassarsi e piegarsi di più in avanti allargando inconsciamente le gambe.

Non era più tesa e rigida con gli arti e i muscoli, non diceva più nulla, non scalciava più, l'espressione del viso era cambiata, da accesa e irata, era diventata arrendevole e passiva, per lasciare il posto presto una espressione di piacevolezza.

A quel punto, come se fosse stata una cavalla domata, le tolse la mano dalla bocca, lasciandole i polsi, continuando a chiavarla con colpi diventati vigorosi, mentre con l’indice sul viso le accarezzava le labbra. In una manciata di secondi, passai dalla sua visione di violenza carnale, al momento di sopraffazione, dove si rilassava passivamente al suo possederla e permetteva ed accettava la sua violenza su di lei.

Non passarono più di 30 secondi, tutti di shock e incredulità che mi immobilizzarono mentalmente.

Quando la vidi che arrendevole non scalciava e urlava più pur avendo la bocca e le braccia libere, intuii che le piaceva e non solo subiva, ma acconsentiva a quell'amplesso.

Osservando mi ripresi dal torpore, senza intervenire restai a guardare iniziando ad avvertire l'eccitazione che saliva in me con l'erezione del mio cazzo, seguita dall'istinto di portarvi la mano sopra e toccarlo. Non passò neanche un minuto che lei sotto i suoi colpi volgari e profondi incominciò ad ansimare di piacere, iniziando poco dopo a godere pienamente.

Le mani di Josè le correvano sul collo, sulla schiena e sulle natiche, passando poi sotto ad accarezzarle la figa mentre era penetrata e posseduta, sul ventre e le mammelle, stringendole e rilasciandole. Godeva oramai.

La sentivo godere e staccatasi dal tavolo con il tronco, alzò su il capo dietro al tirare di lui dei suoi capelli meravigliosi e rossi alla sua grossa mano, e sempre piegata e arcuata in su con il capo, si lasciava montare da Josè che allungando le mani sulle mammelle dondolanti ai suoi colpi di cazzo in vagina, stringendole la baciava sul collo, sui capelli rosso Tiziano.

Era tremendo, la stavo vedendo godere con un altro uomo e mi piaceva guardarla, mi eccitava, ma non riuscivo a capire perché e inconsciamente come un automa aprendo la cerniera dei miei pantaloni lo tirai fuori duro ed eccitato.

Ho pensato mille volte a quella scena e situazione e per giustificarmi mi sono detto che se mia moglie avesse prolungato anche di solo 10-15 secondi la sua ribellione a lui, sarei sicuramente intervenuto. Ma so che non era vero. La stava possedendo e dominando come un vero toro da monta, si notava da come si comportava che era esperto di donne e conosceva i loro tempi e le loro reazioni. In quel rapporto lei era diventata piacevolmente passiva, non reagiva, si lasciava penetrare e chiavare da lui iniziando a gemere. Vedendo che lei non subiva più violenza, ma al contrario era in uno stato di arrendevole benessere e partecipazione, anch'io mi rilassai e passai da uno stato confusionale di agitazione, ad una forma di rilassamento e all'avere una forte eccitazione ed erezione per la scena che stavo vivendo. Mia moglie era violentata e godeva ed io eccitato osservando iniziai a masturbarmi.

Mi sembrava tutto surreale, l’aria della S.P.A. profumata e calda, mi penetrava nelle narici stordendomi e l'umidità si posava sul mio volto unendosi al sudore mentre vedevo mia moglie che si stava facendo chiavare quasi alla pecorina su quel tavolo da un estraneo; ed io nascosto eccitato, senza fare nulla osservavo in silenzio, incapace di reagire e intervenire con la paura che mi vedessero, cercando di trattenere il respiro con il cazzo durissimo masturbandomi.

Il sopruso sessuale continuò veloce nel silenzio di quel grande spogliatoio, si sentiva lo "schiaff..."delle grosse palle di Josè che battevano sul perineo di mia moglie e le natiche pallide e piene di Gisella, che ondulavano ai suoi colpi profondi, compiendo una danza erotica. Era tutto così irreale, un rapporto in quel modo e con quella brutalità e intensità io non ero mai riuscito ad averlo con lei. Lo ammetto! Una chiavata alla pecorina così non ero mai riuscito a farla. Vedevo, Gisella ormai domata, vinta e pienamente sua e questo mi eccitava enormemente.

Sotto i suoi colpi intensi e penetranti, cominciò ad ansimare e mugolare come non aveva mai fatto con me:

“Aaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!!!! Aaaaaasssssshhhhhhhhhh!!!!!” Come se avesse un orgasmo continuo e prolungato.

Sconvolto e accalorato, sentivo lui con voce bassa, calda e libidinosa che diceva parole provocatorie a lei:

“Vedi che ti piace prenderlo in figa da chi lo sa dare! Ti sento godere … Ti sento la figa bagnata di piacere e che si contrae intorno al mio cazzo dal godimento. Stai godendo e il seguito sarà ancora più bello vedrai! “

Ci fu un'altra pausa di silenzio dove si sentivano solo i colpi delle loro carni che si scontravano, le natiche morbide e pallide di mia moglie contro i suoi inguini e questo significava che la penetrava a fondo completamente, e ascoltavo quel suono e i suoi mugolii trattenuti a stento e ancora la voce di Josè dire: “Ti piace ehh!!!” Avvertendo probabilmente dagli umori vaginali che emetteva bagnandosi internamente e dalle contrazioni vaginali, che piaceva a Gisella farsi possedere da lui e aveva capito fin dal primo incontro che lui le piaceva.

Ma quello che mi elettrizzò e addolorò profondamente, fu il bacio. Sì! Lui prendendola per i capelli e tirandoli le portò il capo indietro e voltato di lato, si estese con il torace sulla sua schiena, penetrandola a fondo, probabilmente a toccarle l'utero con la cappella e avvicinandosi con la lingua fuori come un porco alla sua bocca tenendole la testa con una mano gliela cacciò dentro iniziando a chiavarla e limonarla; con lei che godente ricambiava il bacio e muoveva il sedere indietro dal piacere, nell'atto di volerlo di più e ancora. Fu impressionante.

In quel momento capii che non era più una violenza sessuale ma era diventato un rapporto consenziente.

Lei in piedi eccitata e smarrita, riversa con il busto su quella tavola di legno ansimando mormorava:

“Nooo!! Sìììì!! Diooo!!... Mi sento morire. “Seguite da altre esclamazioni di piacere: “Ohhhhh !!... È duro!! Lo sento in fondo pungere... Basta!! Sìììì!!!...La prego smettaaaa!!” Balbettava confusa sotto i suoi colpi acuti e penetranti, mentre lui le proferiva parole che nessuno si era mai permesso di dire a mia moglie, nemmeno io per gioco:

“Sei una troiona!!...Ti piace farti sbattere da un vero maschio eh!!... Lo senti tutto ...vero?! Anche tuo marito ti sbatte così!?...Su dimmelo?”

Le chiedeva prendendola per i capelli bagnati e tirandole indietro la testa continuando a baciarla in viso, sul naso, gli occhi e in bocca.

“Ti piace? Ti fa godere così tuo marito? “Le chiedeva provocatoriamente.

Pensandoci poi, mi domandai perché facesse il paragone con me, forse per umiliarla di più e invece stava umiliando me che nascosto assistevo e ascoltavo tutto eccitandomi, e lei ormai impossessata dall'esaltazione rispondeva:

“Sììì!! Mi piace!!!” Continuando confusa e eccitata dal piacere che provava: “Sììì mi fai godere più tu!!! Lui non mi fa godere così! Oddio, muoio...mi sento morire!” Esclamava forte non capendo più niente e forse non rendendosi conto di quello che diceva e soprattutto che stesse partecipando.

Ormai era nel completo oblio del piacere, non realizzava più niente. Conoscendola, lui in quel momento poteva farle tutto ciò che voleva, ma si limitò a chiavarla alla pecorina.

A un certo punto Josè dalle spalle, sfilandolo dalle maniche fece cadere indietro l’accappatoio che lo copriva, restando completamente nudo, come lei e vidi bene i suoi glutei che spingevano costanti e con forza, contro il culo di mia moglie. Il suo cazzo entrare e uscire in lei per tutta la sua lunghezza, sempre più forte con il persistente rumore dei suoi inguini contro le natiche e i testicoli contro il perineo e la giuntura al sedere delle cosce di Gisella; che si contorceva dal piacere cercando di stringere il tavolo con tutta la sua forza delle sue mani, delle dita a bocca aperta, graffiandolo con le unghie. Lui da dietro muoveva le sue, le accarezzava il seno stringendole le belle e grosse mammelle penzolanti, sentendo tra le dita i suoi capezzoli turgidi.

Allungandosi sulla sua schiena, dopo aver spostato i capelli, iniziò a slinguarle il collo come se la esplorasse e leccarle e baciarle le spalle come un forsennato, con una lingua avida da vero porco.

Il sentimento di sorpresa, gelosia e disgusto, lasciò in me il posto all'eccitazione e impazzivo a guardarli, a vedere mia moglie sotto di lui che veniva chiavata e che godeva. Dall'esaltazione il cazzo mi scoppiava da farmi male. Mi sembrava di essere in un mondo irreale, non capivo più niente, guardavo tra le fessure divisorie di quegli armadietti, toccandomi il sesso nel vederla montata, quasi scordandomi che osservavo mia moglie.

Speravo che non le venisse dentro, nonostante i quasi 49 anni non aveva ancora avuto la menopausa, anche se sotto un certo aspetto ero tranquillo lei portava la spirale, perché a noi piaceva farlo liberamente, senza preservativo e pillole anticoncezionali perché gli ormoni la facevano ingrassare. Non so quanto tempo passò, forse pochi secondi o forse di più, so solo che dopo un relativo tempo che non so quantificare, dopo un susseguirsi di colpi sempre più forti e vigorosi da parte di lui, lei gridando venne. Aveva l’orgasmo.

La vidi inarcarsi e godere urlando, dimenandosi con il ventre su quel tavolo, come non l'avevo mai sentita e visto fare in 30 anni di vita insieme. Un urlo di piacere, con la sua voce stridula che conoscevo bene, quasi soffocato da mancarle il fiato al limite dello svenimento:

“Aaaaaaahhhhhhhhhaaaaaahhhhhhhaaaahhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Lungo e intenso, dove io a quell'orgasmo di mia moglie irresponsabilmente iniziai a masturbarmi freneticamente, finché, avendolo già duro ed essendo eccitato in un attimo venni con un grido soffocato e piacere interiore oltre che esteriore, riversando il mio sperma sul pavimento del corridoio.

Lui continuò ancora un attimo più di lei, poi come se fossero d’accordo, si inarcò indietro e battendola su una natica con la mano estrasse il suo cazzo duro, lungo ed umido dei suoi umori di piacere e con un grido rauco e soffocato, quasi animalesco, un:

“Aaarrggghhhhh!!!!. Sììììì!!!!”

Le sborrò sui glutei, arrivando con i suoi getti potenti di sperma fino sulla schiena, muovendo poi circolarmente la cappella sulle natiche come a volerle spalmarle il residuo del suo seme e pulirsi il meato urinario. Il suo cazzo era lungo, più del mio a vederlo fuori appoggiato sul sedere di Gisella; e ad aver assistito a quella scena e pensare che quell'asta di carne dura pulsante che osservavo spiando tra la fessura degli armadietti l'aveva penetrata, chiavata e aveva goduto su di lei, mi diede un brivido e un piacere morboso e perverso, dandomi una sensazione di godimento senza toccarmi, cerebrale.

A quel punto terminò tutto, sudato, la paura mi attanagliò e il cuore si mise a battere più forte e la preoccupazione e la vergogna che mi vedessero dietro al divisore a spiare, unita allo sconvolgimento e prima che loro si riprendessero da quell'estasi temporanea, con attenzione sgusciai fuori dallo spogliatoio sentendoli di sottofondo parlare. In un attimo uscii dalla SPA sudato e incredulo di quello che mi era successo e a cui avevo assistito, e allontanandomi pensavo con il rimorso:

“Come è potuto succedere? È stata una violenza carnale ...ma poi lei ha goduto, l’ho vista e l’ho sentita godere, le piaceva, partecipava.”

Iniziando ad avere pentimento per non essere intervenuto subito e averli lasciati andare avanti. Mi dicevo:

“Dio mioo! Come ho potuto assistere senza intervenire alla violenza sessuale di mia moglie? Addirittura, eccitarmi nel vederla chiavata, presa e brutalizzata da quell'uomo?” E fu come se in quei momenti realizzassi: “Mia moglie è stata chiavata da un altro... non sono più il suo unico uomo ad averla posseduta...” E mi tormentavo.

Ero eccitatissimo ma confuso, sconvolto e angosciato, oltre ad aver lasciato Gisella violentare da quel porco di Josè, mi era piaciuto guardarli, non capivo cosa mi stesse succedendo. Raggiunsi il bar agitato erano le 20,20, mi sedetti e ordinai un whisky per riprendermi, dallo shock, avrei voluto salire su in camera ad urlarle che avevo visto tutto e che era una puttana e non volevo più vederla, ma la libido in me era più forte. Se pensavo a quello che avevo visto, passavo dalla furia a una eccitazione bestiale.

Il mio amico Michele si avvicinò, mi guardò e vedendomi in quello stato mi chiese:

“Leo, che hai? ...Sei pallidissimo, non stai bene?”

“No sto bene! Non è niente, è stato solo un momento di malessere, ho salito le scale di corsa prima!” Mi giustificai.

Presi il bicchiere e uscii sulla terrazza all'aria aperta. Volevo stare solo e pensare. Accesi una sigaretta e aspirai forte, la fumai tutta in un attimo e mi sedetti fuori, dopo pochi minuti ne accesi un’altra e poi una altra ancora alla fine mi ripresi e ritornai dentro. Erano quasi le 21, in quel momento mentre entravo, vidi mia moglie elegantissima e bellissima scendere la scala per raggiungere la hall, con la sua testata di capelli ondulati e vaporosi, rossi come il rossetto sulle labbra, in un abito blu scuro. Vedendomi mi venne incontro sorridente, ma a disagio con lo sguardo fisso e basso e senza guardarmi negli occhi. Si sentiva in colpa.

“Scusa il ritardo!” Esclamò.

“Come mai così tardi!” Chiesi agitato fingendo di non sapere.

“Mi sono fermata a mettermi a posto, sono uscita tardi dalla S.P.A... Arrivata in camera tu non c'eri e mi sono fermata a lavarmi e ordinarmi.”

“Lavarti?... Che bisogno avevi di lavarti se ti sei fatta la doccia nella Spa?” Chiesi mettendola in difficoltà.

Era una domanda provocatoria, sapevo benissimo perché era andata su a lavarsi anche se si era già fatta la doccia nella S.P.A., perché sporca di sperma e di tutti quei liquidi organici e genitali, compresi i suoi che le erano fuoriusciti dalla vagina e la disagiavano intimamente e psicologicamente.

“Ho dovuto mettermi a posto! Perché sì!... Voglio essere in ordine!” Rispose.

Era evidentemente imbarazzata. Sapevo che aveva chiavato da poco con Josè e aveva anche goduto con lui, ma non ebbi il coraggio di dirglielo e lei si guardò bene dal dirmi che era stata violentata, ma vedevo che era agitata, triste, impacciata. Per smorzare quella tensione che c'era tra noi del io so che tu sai che cosa hai fatto... esclamai con una frase di rito:

“Come al solito sei sempre in ritardo fino all'ultimo minuto!” E mi voltai.

Fu come se si fosse spezzata la tensione che l'attanagliava, e tranquillizzatasi, risentita ribatté: “Non sono in ritardo... mancano ancora 10 minuti alla cena, sono in orario e siamo ancora tutti qui!”

Poi come se niente fosse successo restammo assieme ad altri a chiacchierare e poco dopo arrivò Michele con sua moglie e un attimo dopo vidi arrivare quel bastardo di Jose a braccetto della sua, la sua consorte Rafaela elegantissima e truccata, con la sua bellezza da chirurgo estetico, che ignara di quello che aveva fatto poco prima suo marito sorrideva a tutti mostrando la sua protesi a 32 denti, bianchissimi e perfetti.

Gisela come lo vide si voltò dall'altra parte. Lui cerco di evitarci unendosi ad altri lontani da noi. Io lo osservavo non visto ma arrabbiato e incazzato e anche invidioso di come chiavava e trattava le donne, e per quello che aveva fatto a mia moglie che ora se ne stava lì come se non fosse successo nulla, dopo aver goduto con lui.

Michele vedendomi mi domandò ancora.

“Tutto bene Leo?! Sei un po' pallido in viso, ti senti qualcosa?”

Lo tranquillizzai nuovamente e lo ringraziai della sua preoccupazione: “Sto bene!” Gli dissi: “Sono solo un po' stanco, tutto qui!”

Durante la cena Josè e sua moglie a tavola erano nella fila di fronte alla nostra, ma qualche metro più in giù e non perdeva occasione di gettare occhiate a Gisella che si voltava sempre dalla parte opposta a lui per non vederlo.

Osservandola ogni tanto sfregarsi in modo circolare i polsi con le dita, le chiesi malizioso:

“Ti fanno male i polsi?”

“Oh no!” Rispose sorpresa della domanda.” Mi danno fastidio i bracciali e l'orologio, mi irritano la pelle e mi danno prurito.”

È perfido ribattei: “Ma è la prima volta!? Le altre volte non te lo facevano?”

“Sì!... Stasera gli do un po’ di crema.”

Cenammo quasi silenziosi io e lei parlando con i commensali vicini, ognuno di noi due con quel peso dentro, anche per lei non deve essere stato facile sopportare e mentire. L’unico era Josè che continuava a guardarla come se la desiderasse ancora e di più.

Anche Gisella vedendomi diverso e silenzioso dal solito mi domandò: “Cos'è che hai? Hai una faccia! Non stai bene!?”

Tranquillizzai anche lei, anche se avrei voluto gridarle in faccia quello che avevo visto. Con lei diedi la colpa ad un finto ma di testa.

Terminata la cena e quant’altro la seguiva io e mia moglie salimmo in camera stanchi e silenziosi, senza parlarci. Continuavo a pensare a quel momento a quello che avevo assistito nella S.P.A. e quel pensiero mi eccitava facendomi avere anche l’erezione. Non sapevo come definirla, se vittima o colpevole o meglio co-responsabile dell’accaduto, vista la sua partecipazione finale all’amplesso.

Quando fummo in camera cercai di approcciarmi a lei, prima abbracciandola e stringendola e poi guardandola spogliare e prepararsi per la notte rivedendo il suo corpo profumato profanato qualche ora prima da quel bastardo di Josè. Ma non ci fu nulla da fare, adducendo un forte mal di testa dovuto alla serata andò a letto e si addormentò subito e non ci fu niente per convincerla a fare l’amore, a nulla valsero le mie carezze e i miei bacini sulle braccia e le spalle sotto le lenzuola sotto l'infervoramento di quei pensieri.

Così eccitato al massimo, dopo un'oretta mi alzai, andai in bagno e mi masturbai davanti al water. Mi feci la sega più corta della mia vita, in dieci secondi come lo accarezzai e mossi un po’, avendolo già duro, perversamente venni pensando a quella scena che avevo visto di mia moglie violentata da lui. Quando ebbi finito mi lavai la mano e poi mi guardai a lungo allo specchio, mi facevo schifo, non solo l'avevo spiata senza intervenire mentre era violentata, ma eccitato mi facevo le seghe pensando a quel momento, insultandomi da solo: “Sei un coglione!” Mi dicevo. “Hai visto tua moglie presa alla sprovvista e chiavata da quel porco e non sei nemmeno intervenuto. Mi fai schifo!” Mi ripetevo mentalmente guardandomi: “Come hai potuto stare lì fermo immobile a osservare ed eccitarti anche? E godere nel vedere tua moglie chiavata da un altro!? La madre dei tuoi figli! Mi fai schifo! Sei un infame!” Ripetei allo specchio insultandomi. “E ora? ...Sei un cornuto! ...A cinquant’anni sei diventato un cornuto e lei per la prima volta di un altro che l’ha fatta godere più di te! ...Sei contento!?...” Parlavo tra me. Ma non era quello che era accaduto che mi tormentava ma lo scoprire che mi era piaciuto assistere e che mi sarebbe piaciuto rivederla ancora in quella condizione, ero angosciato dal fatto che mi ero scoperto cuckold nel vedere lei con un altro e provare godimento a osservarla, così tanto, da non intervenire quando lui la forzava.

Tornai a letto e mi sdraiai al suo fianco che mi dava la schiena. Quella schiena che poche ore prima dava dapprima con resistenza e poi con piacere a Josè.

Non sapevo cosa fare, come comportarmi, provavo emozioni e sentimenti contrastanti, di gelosia e vergogna, desiderio ed eccitazione, umiliazione...durante la notte non dormii incolpandomi dell’accaduto.

“Hai troppe fantasie Leo!” Mi dicevo pensando: “Hai visto? …Alla fine è capitato davvero quello che fantasticavi, hai visto come godeva con un altro?! “E quello mi angosciava.” … Dio che vergogna essere lì a pochi metri e non intervenire mentre lui la sottometteva e chiavava. Che vergogna se si venisse a sapere… se lei lo sapesse...” Mi dicevo....

La mattina seguente com'era programmato ripartimmo per tornare a casa in Italia. Lei non mi disse nulla e non fece nessuna denuncia al contrario di quello che urlava là dentro, ma io non riuscivo a non pensare a quella scena di lei piegata sul tavolo a pancia in giù mentre veniva posseduta da Josè e ogni volta che la ricordavo, mi eccitavo.

Tornati in Italia i giorni passarono, cercai di farmene una ragione e di tenermi il mio segreto, ma mi veniva difficile. Ma non ci dicemmo mai nulla, lei che era stata presa da quel play boy da strapazzo e io che l'avevo vista, restando così ognuno con il suo segreto. Dopo qualche settimana per sua volontà, riprendemmo anche i rapporti sessuali, ma abitudinari e.… e quando lo facevamo io oramai pensavo a quella scena, a Josè che la chiavava, non riuscivo più ad avere un rapporto normale senza pensare a quell'accadimento ed ero convinto che anche lei durante i nostri rapporti sessuali come me pensasse a quella sera e a lui.

Mi piaceva ricordare quella scena e mi eccitava farlo mentre al buio o alla penombra la chiavavo, con lei a occhi chiusi e la mente lontana, sentirla godere e stringermi sapendo che non lo faceva con me come uomo o marito, ma pensava a lui, come interposta persona, come violentatore e maschio e mi procurava piacere il pensiero. L’averla vista si impadroniva di me come il desiderio di rivederla rifarlo. Ma ero combattuto dentro di me, non mi capacitavo di avere quei pensieri e mi convincevo inconsciamente di essere diventato un cuckold, uno di quelli a cui piace vedere la moglie chiavata dagli altri e questo mi spaventava e mi attraeva. Quello che pensavo di essere e praticamente ero, mi stava logorando. Anche mia moglie se ne accorse che ero diverso, mi vedeva taciturno, pensoso, nervoso e strano e io davo colpa al lavoro.

“Sei giù! Cerca di divagarti, di pensare a qualcosa di diverso e non sempre al lavoro.” Mi diceva Gisella.

“Sì! ...Sì!” Rispondevo, non sapendo che era proprio lei la causa di tutto quello che mi capitava. Alla fine preso da quei pensieri che mi assillavano e di nascosto da mia moglie, dopo qualche mese decisi ad andare da un medico, uno psicologo esperto di sessuologia, a Milano ce n’erano tanti. Con la dovuta riservatezza gli spiegai per filo e per segno tutto quello che mi era capitato e mi succedeva. Feci tre sedute, nelle quali, dopo avermi ascoltato, cercò di convincermi che dovevo assolutamente parlarne con mia moglie per coinvolgerla dicendole tutta la verità per liberarmi da quel peso. Ricordo più o meno quello che mi disse e mi restò impresso anche se a volte usava un linguaggio specifico.

“Vede! ...” Mi disse: “Quello che capita a lei a livello inconscio, è avvertito e vissuto da molti uomini, il desiderare la propria donna posseduta da un altro più bravo, più capace, più dotato e virile, che la fa godere maggiormente fa parte dell'inconscio maschile, nel suo caso è una trasposizione sessuale. In termine inglese si chiama cuckoldismo e si usa a indicare la persona che consapevolmente e volontariamente induce la propria partner consenziente, chiamata talvolta sweet se di sesso femminile, a vivere esperienze sessuali con altre persone. Il cuckoldismo è sempre esistito dalla nascita dell’uomo e della donna, oggi molto diffuso, è aumentato con l'avvento di Internet che ha permesso un maggiore volume di contatti tra persone sconosciute ed appassionate del genere, che altro non è il provare piacere nel vedere la propria moglie o compagna posseduta da un altro uomo; e non è considerata una perversione o un disturbo mentale o sessuale, ma una devianza del rapportarsi con la propria donna.” Poi proseguì mentre io lo ascoltavo attento. “In origine il termine cuckold si applicava a mariti non consapevoli di essere vittime di adulterio, ovvero i cosiddetti cornuti, ma le corna in genere implicano il fatto che il tradito non è a conoscenza dell’adulterio, il cuckold invece sì, lo è, e ne trae piacere ad esserlo.”

Ma al di là di quelle spiegazioni, gli chiesi quello che mi interessava: “Ma perché quella sera io non reagii, non fermai tutto quella sera!” Domandai attento e lui rispose:

“Non reagì perché inconsciamente desiderava che accadesse, che un altro uomo possedesse e facesse completamente sesso con la sua signora. Sono subentrate in lei subito confusione e shock che è il razionale, la morale; ma poi è soprattutto il piacere immenso di vedere realizzato ciò che aveva sempre desiderato nel suo inconscio e cercato nelle sue fantasie, sua moglie posseduta da un altro uomo e tutto quello che viveva superava il razionale, l'onore , il rispetto, la gelosia , la vergogna , l'umiliazione e il senso di protezione verso sua moglie, che però sicuramente se la violenza carnale, non si fosse trasformata in piacere per la sua consorte , avrebbe certamente reagito o affrontando o fuggendo cercando aiuto.”

“Ma Dottore! Io non ho mai avuto questi desideri di vedere mia moglie con un altro uomo… anzi, sono sempre stato geloso di lei…” Dissi.

“Oh sì li ha sempre avuti come molti uomini solo che non lo ha mai manifestato, erano solo dentro di lei e la gelosia che provava ne è la prova, le faceva da scudo e la proteggeva dal far uscire quei desideri inconsci, e quell’episodio che è accaduto, l’ha fatta uscire e portato allo scoperto, alla realtà… liberandola!”

Non capivo molto di quei ragionamenti scientifici e psicologici, ma continuai:

“Scusi Dottore, ma perché lei ha goduto poi se non voleva ed è stata violentata?” Chiesi sempre più interessato.

“Qui il discorso è più complesso, ma cercherò di spiegarglielo con parole semplici e comprensibili.” E iniziò: “La reazione della sua signora è una forma latente del masochismo e sottomissione che inconsciamente hanno molte donne, è la capacità di ricevere sofferenza trasformandola in piacere. Questo piacere può essere psicologico (umiliazione e sottomissione) oppure fisico (godimento e piacere) Sì perché anche l’umiliazione e la sottomissione può essere un piacere soprattutto per soggetti femminili. Il timore di essere sottomessa e rimanere in balia di qualcuno che possa fare di lei ciò che vuole si trasforma in eccitazione sessuale e desiderio, e può capitare anche agli uomini.” Disse proseguendo: “Molte donne vivono nel loro inconscio che la brutalità o la violenza si trasformino in piacere e lei (io) ha assistito a una di queste fasi della donna, in questo caso di sua moglie.”

Ascoltavo, ma non afferravo tutto quello che diceva anche se era interessante. “Molte, tante, troppe donne non denunciano il fatto quando sono violentate, non solo per ignoranza, pudore, scandalo, o peggio per paura di non essere credute, ma alcune non lo fanno proprio volontariamente perché provano piacere e si vergognano di questo provare piacere in quella condizione di abuso, sottomissione. Ma non verso gli altri, ma verso sé stesse si vergognano nello scoprire di godere nell'essere brutalizzate o peggio violentate e questo è un deterrente psicologico che le blocca nel parlare di quello che è accaduto loro.” Continuando:” Questo non vuol dire che vogliono essere violentate, e lo desiderano, no!... Ma se le succede il rapporto causa ed effetto non sempre produce repulsione e il risultato logico quello del diritto legale.” Aggiungendo al mio sguardo un po' sperduto: “Lei se la immagina una donna che dice: “mi ha presa con la forza ma mi ha fatto godere!” Quante ne ha sentite? “

Ci fu una pausa a cui non seppi rispondere.

“Le rispondo io!” Replicò:” Nessuna! ... . Le statistiche non hanno queste percentuali nei loro calcoli, mentre nella casistica della realtà sono molte più di quelle che crediamo le donne che godono contro la loro volontà. Così sua moglie, probabilmente si è trovata a subire e poi a compiere un'azione che fantasticava e desiderava nell'inconscio e che le è diventata reale suo malgrado e come dice lei (io), all’inizio voleva fuggire a quella realtà contro i suoi valori famigliari e religiosi, la propria moralità educazione e pregiudizi. Ma poi il desiderio e la capacità di dominanza di quell’uomo di darle piacere, hanno risvegliato in lei, la voglia di provare ciò che per anni portava dentro e aveva solo sentito dire, fantasticato e desiderato e che mai avrebbe voluto e praticato davvero.” Fece una pausa e proseguì:

“E inaspettatamente anche per sua moglie, dopo la prima reazione negativa, quell'atto inconsciamente ha prevalso su tutto cancellando in lei tutti i valori etici e morali di donna, di mamma, di moglie e di imprenditrice, facendo in modo che si lasciasse andare e partecipasse realmente a quell'amplesso brutale.”

Dopo quelle spiegazioni scientifiche che a me non interessavano molto e non capivo appieno, il dottore insistette per far in modo di parlare anche con mia moglie, far partecipare anche lei ai nostri incontri e coinvolgerla:

“Il mio consiglio è di parlare con sua moglie di queste sue rivelazioni interiori e delle nuove fantasie che ha. Parlare anche delle sue (quelle di Gisella) per valutare attentamente assieme ed eventualmente attuare con il consenso reciproco un piano, un trattamento terapeutico per la loro realizzazione, senza frustrazioni e problemi. La mia opinione è che questo genere di rapporto con le sue nuove emozioni, merita un trattamento appropriato, ma di coppia.”

Lo guardavo e ascoltavo attento e silenzioso, ma come potevo dire a mia moglie che mentre quasi la violentava io ero nascosto a osservare eccitato senza intervenire e godevo masturbandomi.

Come dirle:” Gisy ! Sono in analisi da uno psicanalista perché ti ho vista violentare da Josè e poi partecipare a fare sesso con lui e ho provato piacere a guardarti…”

Quello che proponeva lo psicologo sarebbe stato bello, ma era irrealizzabile...

Smisi di andare in analisi, per due motivi, il primo non mi piaceva ed ero dubbioso sull'efficacia e non mi sentivo e non avevo il coraggio di dire a mia moglie che l'avevo vista chiavare con Josè e il secondo perché avrei dovuto dirle che mi eccitava guardarla mentre avveniva e soprattutto che mi piacerebbe rivederla chiavata da lui o da qualche altro e mi vergognavo.

Passarono circa 8 mesi in una vita quasi normale, dove io dal lato sessuale per eccitarmi prima di avere un rapporto completo con lei, pensavo a quella sera di lei con Josè e sono sicuro che quando la sentivo godere sotto di me, lei facesse altrettanto.

 

Una sera, mentre eravamo a casa soli che cenavamo e i ragazzi erano fuori con le loro compagnie, decisi di raccontarle tutto, togliermi questo peso da dentro che mi assillava e non so nemmeno io come feci. Pensai di dirle che l'avevo vista con Jose nella S.P.A., evitando di dirle di aver assistito ai primi minuti di violenza, mentendo sul fatto e dicendole che io arrivai quando lei già stava godendo e che scappai sconvolto prima che terminassero.

Quella sera cenai abbondantemente con vino rosso, non limitando i bicchieri, cercando di fare lo stesso con Gisella. A un certo punto vedendo che riempivo sempre il bicchiere di entrambi disse con quel suo magnifico sorriso:

“Eh ma stasera vuoi farmi ubriacare ?!” “No” risposi e facendomi coraggio esclamai di getto con decisione: “Gisella! ...Mi hai mai tradito in tutti questi anni di matrimonio?” Aggiungendo subito: “Pensaci bene prima di rispondere!”

Lei aveva ancora il boccone in bocca, smise di masticare e mi guardò stupita.

“Ma che dici Leo? ...Perché avrei dovuto tradirti?” Replicò a bocca piena.

“Non lo hai mai fatto!? Sei sicura?” Aggiunsi io.

Resto immobile con il cibo in bocca senza masticare a guardarmi e dopo alcuni secondi di silenzio tra noi, deglutì il boccone e bevuta una sorsata di vino mi rispose:

“Perché mi fai una domanda del genere? Cosi stupida!... Io amo solo te ...e lo sai!”

Ma io pronto e deciso ribadii subito: “Lascia perdere l'amore che nella domanda che ti ho fatto non c’entra nulla. Voglio solo sentire dalla tua voce se mi hai mai tradito, se lo hai fatto o no!? La verità!”

Lei mi guardò sorpresa da quella mia insistenza e alzandosi per preparare il caffè, facendosi seria in volto pronunciò: “Quale verità!? Ti ho già risposto!”

Ma io calmo e deciso come non mai ad andare in fondo e di togliermi quel tormento, aggiunsi solo tre parole:” In Portogallo! ...la S.P.A! …Josè! …”

Sentendo quelle parole, sbiancò in viso, quasi le venne a mancare l’aria, era in piedi davanti ai fornelli per accendere i fuochi e si risedette subito di lato su una sedia, tenendosi con una mano sullo schienale della sedia.

Io, con tanto coraggio che non avevo mai avuto, vedendola così in difficoltà, mi feci più forza e diventai più audace pronunciai a bassa voce:

“Ero là! Vi ho visto!... Ho visto mentre godevi con lui come mai avevi fatto con me!” Sussurrai perfido e con cattiveria.

Lei per reazione o forse per paura balbettò, capendo che sapevo tutto e ingenuamente non tentò nemmeno di difendersi o mentire, ma scoppiò a piangere singhiozzando portandosi le mani sul viso.

“Avrai visto senz'altro che mi ha violentata, che c'è stata una colluttazione e mi ha sopraffatta!?” Asserì. “Lui mi ha violentata! Mi ha preso con la forza, io non volevo, me lo sono trovato nello spogliatoio, non pensare altre cose ti prego! Mi ha usato violenza!”

“Questo non l’ho visto! Quando sono arrivato tu stavi godendo con lui!” Replicai io mentendo. “Te lo giuro sui nostri figli Leo! Ti giuro che mi ha violentata!” Vedendola pallida, agitata e tremante aggiunsi: “Ti credo, anche se non ho visto quella parte.”

Lei tirando su il muco con il naso mi chiese con la voce tremante: “È così credimi!... Ma tu come mai eri là!? E cosa ci facevi?”

“Ero là!... Ero venuto a cercarti, vedendoti con sorpresa piegata su quel tavolo con lui dietro te che ti prendeva sessualmente. Ero sbalordito e incredulo, incapace di credere che fossi tu quella donna che possedeva e godeva, ero come paralizzato e ti ho guardata, non sono scappato, non sapevo più cosa fare…” Aggiungendo con più coraggio a quelle mezze verità “Quando ti sentii godere e urlare di piacere, la gelosia che provavo si trasformò in eccitazione pura.”

Lei borbottò qualcosa: “Come? Cosa...?”

“Come? ...Mi piaceva guardati mentre ti chiavava e godevi! Eri bella, avevi una bellezza trasgressiva e scandalosa” Affermai con precisione.

Dopo un attimo di silenzio e smarrimento a quelle mie parole, come se sconvolta ne realizzasse il significato riflettendoci, esclamò con voce bassa:

“Come-e-e? Cosa-a-a!!!... Ma cosa dici? ...Tu eri lì e ti piaceva guardarmi mentre quella bestia mi violentava? Ma cosa dici Leo! Non puoi aver fatto una cosa simile. Non è stato un tradimento, non c'era amore!”

Io interrompendola aggiunsi: “Non ho detto che facevi l'amore con lui, ma ti facevi sbattere da un altro, facevi sesso con lui. Sai come la penso io su queste cose, il sesso è sesso, e l'amore è amore, è un’altra cosa.” Replicai. Eravamo tutti e due sconvolti di confidarci finalmente quella la verità.

Vedendola in quello stato agitato, la tranquillizzai dicendole di calmarsi che non avremmo litigato, ma ne avremmo discusso civilmente e che le volevo sempre bene. Dopo quella mia precisazione comincio a distendersi e rilassarsi.

“Non usare parole volgari come sbattere, ti prego Leo! ...Mi ha preso con la forza te lo giuro …! ...Io non volevo.” Ripeté come a giustificarsi.

“Ma se all’inizio ti ha preso con la forza e contro la tua volontà, poi però ti è piaciuto!” Ribattei io:” Ti ho vista godere! Muovere il culo verso lui…”

“Dio ... che vergogna! … Hai visto tutta la parte dopo, quella finale.” Fece una pausa e proseguì: “Dopo non ho capito più niente Leo, ti prego perdonami.” Pronunciò a testa bassa.

Il paradosso era che lei si sentiva in colpa per quello accaduto e mi chiedeva perdono per aver goduto alla violenza sessuale in cui io avevo assistito di nascosto senza intervenire.

“Ti ho già perdonata amore, la sera stessa che eravamo a cena.” Dissi: “Se no non avremmo passato questi otto mesi assieme normalmente.” Risposi: “Ognuno con il suo segreto interiore.”

“Perché non me lo hai detto prima...e ti sei tenuto tutto dentro?” Mi chiese lei non piangendo più e asciugandosi gli occhi e il viso con un tovagliolino di carta.

“Aspettavo che me lo dicessi tu!” Replicai con sfida.

“Io non lo avrei mai fatto! Non ti avrei mai dato un dolore simile ti voglio troppo bene Leo! Ti amo! E non ti avrei fatto soffrire, non ne avevo il coraggio e non ne sono capace. Mi tenevo tutto dentro anch'io e pensavo di averlo già superato quel trauma.” Affermò lei.

Non capimmo e non avremmo mai capito né io né mia moglie se quello che fece Josè quella sera fu premeditato o capitò tutto per caso, al momento.

Seppi quella sera da Gisella quando dopo ci parlammo con calma, che lei fu l’ultima donna a lasciare la piscina ed entrare nello spogliatoio femminile dalla parte che dava nella piscina e che nella vasca non c'era più nessuno. Josè, che constatò che durante il bagno la guardava intensamente da metterla in imbarazzo non lo vide, notò mentre era in acqua per uscire, solo un signore con un bambino che probabilmente andò via subito prima di lei.

 

In quei mesi pensai e ripensai mille volte a quei momenti, mi dicevo:

“Forse Josè vedendola sola in piscina ha avuto la tentazione spontanea, di seguirla, prenderla e possederla? Oppure forse ha premeditato e organizzato andando per sua fortuna tutto a buon fine? “Non lo sapevo e chiesi a mia moglie del suo comportamento in piscina: “Dimmi di preciso com'è accaduto, cosa avvenne in quella S.P.A. quella sera!” Aggiungendo: “Ma ti ha importunata prima? Ti ha detto qualcosa? Ti ha fatto qualche avance o segnale di ammiccamento?”

“Macché!” Rispose seria:” Quando sono arrivata lui era con dei suoi amici che chiacchieravano seduti sul bordo della piscina. Quando mi ha vista, mi ha sorriso e salutato con il cenno della testa che io per educazione ho ricambiato. Mentre ero lì mi accorgevo che non mi toglieva gli occhi di dosso, mi guardava in modo libidinoso e mi faceva imbarazzare, avevo paura che le altre signore se ne accorgessero e pensassero qualcosa di male. Puntava lo sguardo sul seno o sul sesso e li guardava fissi per parecchi secondi, decine, e mi faceva vergognare di essere in costume e stavo quasi sempre seduta per non farmi vedere le gambe o le coprivo con l'asciugamano lungo quando mi alzavo. Oppure mi guardava negli occhi facendomi distogliere subito lo sguardo quando incontravo il suo.”

“Ma perché tu lo guardavi? “Chiesi.

“La piscina era piccola Leo, c'era poca gente, l'occhio cadeva inevitabilmente anche su di lui.”

“E poi cosa ha fatto?” Chiesi ancora curioso.

“Poi, vista l'ora, piano piano hanno incominciato ad andare via tutti, anche le mie amiche e io visto che si era svuotata, ho approfittato per fare il percorso acquatico con i getti a pressione senza nessuno davanti o dietro, per questo ho fatto tardi.”

“E lui cosa faceva quando tu hai iniziato il percorso?” Domandai ancora.

“Niente! ...I suoi amici erano andati via tutti e lui rimasto solo era lì che pasticciava con il suo smartphone, non so nemmeno se mi ha fotografata di nascosto. Quando ho finito il percorso sono uscita dalla vasca, lui non c’era, non c'era più nessuno, nemmeno i sorveglianti e gli assistenti, ma non mi preoccupai più di tanto, avranno finito il turno pensai. Piuttosto cercai di fare in fretta perché era tardi e di farmi la doccia già lì, in modo da essere pronta poi su in camera solo per vestirmi.”

Quindi riflettevo: “Josè non ha mai parlato con mia moglie in quella piscina, la salutò solo per educazione quando lei arrivò.”

Per un attimo ripensai a quel momento e mi sembrò di riviverlo nuovamente, io in quella piccola anticamera a specchi che osservavo. Con il senno del poi, del pensare e del ripensare, sono sicuro che se Josè si fosse accorto della mia presenza avrebbe fatto finta di aver sbagliato spogliatoio.

La guardai senza dire nulla mi faceva un po' pena, era stata vittima di Josè e ora mentendole era la mia vittima. E lei per spiegarmi e giustificarsi tornò su quell’avvenimento:

“Non so cosa mi sia successo, ma quel bastardo inaspettatamente mi ha presa e sottomessa. Non me l'aspettavo, ero davanti al mio armadietto, con la coda dell'occhio vidi un’ombra alle mie spalle, mi voltai di scatto spaventata ed era lui! Gridai. Gli dissi di andarsene, lo minacciai e lui per risposta iniziò ad allungare le mani sulle cosce e il sedere, cercando di togliermi l'asciugamano di spugna bianca che avevo davanti. Mi ha violentata! ... . Anche se dopo è successo quel che è successo.” Ripeté sconsolata e veramente dispiaciuta.

“Poi quando mi ha preso, non so cosa mi sia successo, ho sentito un gran calore dentro e mi è piaciuto, lo ammetto, ma era un piacere involontario, obbligato, subìto. Era senz'altro tutto premeditato da parte sua” ... Aggiunse Gisella: “... probabilmente sapeva che avrei ceduto e non avrei reagito e non so nemmeno io perché mi sono lasciata andare sotto di lui.” Precisando: “Non mi è mai successa in tutta la mia vita una cosa del genere e pensavo che mai potesse mai succedere, e quando ti accade, non sai come reagire.”

Rotto il ghiaccio ed essendoci chiariti e confessati entrambi, ero pieno di soddisfazione per aver finalmente parlato con lei di quell'accadimento e averla messa anche a conoscenza che mi era piaciuto osservarla, e in quello stato quasi euforico che sapevo che ne era informata, si risvegliò in me la libidine di domande più specifiche e piccanti e le chiesi improvvisamente a freddo volgarmente:

“Ho visto e sentito che ti ha chiavata bene!... Almeno ti è piaciuto!?” Lei mi guardò sorpresa e sconvolta di quella mia domanda, restò silenziosa qualche secondo, balbettando poi smarrita: “Ma Leo ...che dici?! Che domande fai?!”

Ma io insistetti:” Ti ho solo domandato se ti è piaciuto godere con lui?”

Lei diventò rossa in volto più dei suoi capelli e con il viso imbarazzato mi ripeté scandalizzata:” Ma che domande mi fai? Non essere volgare!”

Ma dopo averlo richiesto deciso, sapendo che l'avevo vista rispose un timido: “Sì!... Ma che c’entra?... Io non volevo.” Mi osservò e poi abbassò lo sguardo e restammo in silenzio alcuni secondi, poi tornando alla realtà probabilmente curiosa anche lei mi domandò:

“Ma davvero mi guardavi mentre lui mi possedeva e ti piaceva osservarmi o scherzi!?”

“No!... No!... Non scherzo assolutamente, mi piaceva guardarti mentre ti possedeva tenendoti per i fianchi e tu godevi e ho anche goduto osservandoti e masturbandomi.” Precisai, imbarazzandola e scandalizzandola di più.

“Oh Diooo… che vergogna…!” Esclamò non guardandomi, ma io continuando con voce forte e decisa:” Sì! Ho goduto e mi sono masturbato a vederti posseduta da lui, da un uomo più bello, forte e prestante di me. E anche dotato sessualmente!” Aggiunsi subito dopo facendola turbare.

Lei resto stupita e incredula di quelle mie parole, tanto da esclamare in dialetto milanese:” Oh mamma!!... Oh signur... questa poi!”

Era sconvolta della mia confessione. Io la osservavo appagato di quello che avevo detto, quasi eccitato di averlo fatto. Restò in silenzio scuotendo la testa, vergognandosi.

“Ma non eri geloso?” Mi chiese poco dopo.

“No! Ti vedevo godere e ti sentivo...ansimavi e gemevi sotto di lui ...e mi hai eccitato.” Risposi. Diventò ancora più rossa unendo le mani portandole sul viso a coprirsi il naso e la bocca. “Dimmi cosa provavi tu invece ?!” Le chiesi provocandola e coinvolgendola, dimmi: “Cosa provavi!? ...Ti piaceva!?... Dai rispondimi!” La esortavo.

Subito non rispose, era impacciata, si vergognava e probabilmente aveva timore di me nell'ammetterlo, di qualche mia reazione, ma dopo la mia insistenza e quasi imposizione, la rassicurai:

“Guarda che ti ho vista e se mi dici che ti piaceva e godevi anche se ti ha violentata, non c'è niente di male. Noi supereremo questa fase se ci diremo la verità. Io te l’ho detta la mia, che mi piaceva vederti godere con lui. Ma anche tu devi essere onesta e dirmi la verità." Aggiungendo: "Stai tranquilla che non ti giudico per questo, se avessi voluto lo avrei già fatto. Ma devi essere sincera! Pretendo la verità, su cosa provavi.” Esclamai deciso.

Lei esitò, poi vincendo la sua timidezza e il suo riserbo a bassa voce convinta dalle mie rassicurazione e disponibilità a non giudicarla replicò:

“Si mi è piaciuto molto, ma io non volevo, è un qualcosa arrivato all’improvviso il piacere, quel calore dentro me, non l’aspettavo e soprattutto non l’avrei voluto.” E fece una pausa proseguendo: “Continuo a pensarci anch’io!" "Lo capisco, ti ho vista godere con lui, stavi quasi svenendo dal piacere.” Dichiarai.

Divenne seria in viso e non mi guardò dicendo:

"Non credevo che potessi reagire cosi, è stata una cosa indescrivibile! Me ne vergogno!” Affermò rossa in viso e perplessa dalle sue stesse parole.

“Non te ne devi vergognare, come non me ne vergogno io! Sono nostri segreti, come le fantasie e altre cose.”

Complice il vino che versai ancora e la serata che eravamo soli, quella ammissione e l'inizio di quella discussione eccitò entrambi e iniziammo a liberarci, ad aprirci confidandoci le nostre emozioni e sensazioni, i nostri segreti e paure.

Ormai la conversazione era passata dalla disperazione alla stimolazione dei nostri sensi al punto che mi alzai dicendo: “Andiamo in camera!”

“Ma… a fare cosa? È ancora presto per andare a dormire…”

“Andiamo!” Ripetei io e forse intuendone il motivo esclamò:

“E il caffè? Devo mettere tutto in ordine, lavare i piatti!” Pronunciò.

“Lo fai domani mattina, ora andiamo a letto!”

E senza dire più nulla, capendo, mi seguì. In camera dopo varie insistenze con timidezza e timore per quello che ci eravamo detti, ci baciammo, con la lingua in bocca, in un bacio appassionato. Poi ci spogliammo volli che fosse completamente nuda, lo stesso feci io. La sdraiai sul letto e tra carezze e su mia nuova richiesta, la esortai a continuare a parlare di quella sera:

“Descrivimi ancora i particolari. Non vergognarti e come quando ci raccontiamo le fantasie.” Le dissi e voltandosi dandomi la schiena per vergogna come faceva sempre per pudore in quei discorsi fantasiosi, eccitata mi raccontò nei dettagli di quel rapporto sessuale, bisbigliando le parole alla penombra dell’abatjour, mentre io le accarezzavo e massaggiavo la schiena:

“Io non lo vedevo! “Esordì ancora:” Sapevo che era lui ma in quella posizione non riuscivo a vederlo, sentivo solo le sue mani su di me e il suo pene strusciarsi sul sedere. Ero spaventatissima dell'avvenimento e impressionata dalla durezza, non volevo e quando mi penetrò, mi sentii come trafitta, vinta, perduta. Avvertii sensazioni nuove che non avevo mai provato.” Poi sempre su mia sollecitazione mentre l'accarezzavo eccitato proseguì: “Quando spingeva che lo sentivo arrivare su contro l’utero, sentivo come una scossa elettrica dentro, che si spandeva in tutto il corpo e mi mandava in estasi e non capivo più niente. Sembrava un ago che mi pungeva internamente liberandomi dell'elettricità piacevole. “

“E poi?” Chiesi ancora io eccitato.

“Lo sentivo internamente riempirmi la vagina e lo avvertivo quando andava avanti e indietro dentro di me, percepivo il battito dei testicoli sotto la vagina che non avevo mai provato prima con te.” Mi pronunciava con voce rotta dall’emozione.

“Ma tu cosa provavi psicologicamente! Come ti sentivi mentalmente!” Domandai con voce rotta ed eccitata anch'io.

“Mentalmente mi sentivo sopraffatta da lui, mi sentivo come una preda presa dal cacciatore, ma nello stesso tempo lui emanava tanto calore con il suo corpo da elettrizzarmi, specialmente quando mi baciava dietro il collo e la schiena, mi dava i fremiti....”

Poi eccitata e presa finalmente dalla possibilità di liberarsi anche lei come me di quello che si portava dentro aggiunse: “Ti confesso che in quei momento ero talmente confusa e accaldata che avrei fatto qualunque cosa mi avesse chiesto, in quel momento non ero più io, ero un’altra donna e se il rapporto fosse durato più a lungo, avrei dimenticato impegni, cena e tutto il resto. Mi sentivo come drogata …” Confessò.

“Lo so!... Ti ho vista che eri partita completamente e non capivi più niente!” Risposi io. “Ma dimmi la verità ti ha fatto godere più di me?”

Quel chiederle se con lui godeva più che con me assurdamente mi eccitava enormemente e sentire la sua risposta affermativa mi accendeva sessualmente e non sapevo nemmeno io perché.

La sentii muovere la schiena come se fosse il riflesso di un sorriso dicendo:

“Mi dispiace dirlo, ammetterlo Leo, ma sì…!” Probabilmente sorridendo e vergognandosene e presa anche lei dall’eccitazione e discussione continuò: …” Mi ha dato un piacere ed un orgasmo diverso dal tuo, che per me era inimmaginabile proprio perché diverso, mai provato , lontano dai nostri orgasmi più belli e coniugali. Un piacere completamente diverso da quello che conoscevo...” Precisando subito: “... nonostante lui fosse una persona antipaticissima e arrogante e con cui non ci avrei mai condiviso un minuto della mia vita volontariamente”

Ad ascoltare le sue confidenze, le sue rivelazioni, mi sentivo assurdamente soddisfatto, stranamente felice di quella sua confessione, come se scoprissi che mi piaceva essere cornuto e sentirmelo raccontare da lei che lo aveva fatto; e dolcemente l'accarezzavo e baciavo sulla schiena con tenerezza e amore e avevo il cazzo duro.

Sarà un paradosso inconcepibile per voi, ma ero felice che Josè l'aveva chiavata e fatta godere e che lei ora me lo confidasse tranquillamente. Forse il vederla fare sesso con lui o un altro uomo era veramente qualcosa che era sempre stata dentro me e si era liberato, come diceva il dottore.

Curioso le chiesi ancora provocatoriamente, con l’intenzione di risvegliarle qualcosa dentro: “Era ben dotato, più di me ...hai sentito male quando ti ha penetrata e chiavata?”

“All’inizio sì, perché stringevo le cosce e mi dimenavo come una forsennata, ma poi dopo la penetrazione passò subito il malessere iniziando il piacere. Al termine del rapporto mi lasciò un leggero fastidio in vagina che avvertivo quella sera alla cena e il giorno dopo.”

Fece una pausa esclamando subito alzando la testa dal cuscino: “E poi... Diooo!!! ... Dopo mezz'ora me lo sono trovato seduto quasi di fronte a cena che mi guardava con te vicino, che pensavo che tu non sapessi niente.... È stato terribile. Guarda non so dirti cosa provavo e come mi sentivo in quei momenti. Avvertivo vergogna e umiliazione e mi sentivo sporca, specialmente quando mi fissava...Diooo che momenti, non farmici pensare.”

Dopo che ci aprimmo come un libro e ci confessammo e confidammo in tutto, vennero fuori particolari che non conoscevo, anche una proposta di Jose a mia moglie, alla fine del rapporto sessuale, probabilmente nei minuti che avevano terminato e che io scappando via subito non sentii...

“Sai! Al termine si è scusato, ha avuto questo coraggio, giustificandosi che era lì per caso e vedendomi nuda, bella e piacendogli, non era riuscito a trattenersi. Asserì che gli venne come un raptus, ma non ci credo…" E proseguì: “Mi riferì che conosceva molto bene le donne e che fin dalla prima sera a tavola che mi vide, mi desiderò pazzamente, ero il tipo di donna che gli piaceva e aveva sognato, ed era sicuro che gli avrei ceduto senza problemi. Non so da cosa lo deducesse questo, ma lo disse.”

“Forse...” Replicai io: “... aveva capito che una donna come te era quasi pura, nel senso che eri seria e fedele, diversa dalle altre e io che non fossi un gran chiavatore e per questo pensò che sarebbe stato facile averti. Avrà pensato che eri piena di voglia, come dopo realmente gli hai dimostrato.”

Lei mi ascoltò e poi girandosi con il capo verso di me mi informò: “Pensa che mi propose visto che il giorno seguente era domenica e sua moglie ritornava a Braga mentre lui si fermava ancora due giorni ad Oporto, che se noi ci fossimo fermati ancora e non fossimo partiti, di inventarti una scusa, che avrebbe voluto portarmi a letto in camera sua tutto il pomeriggio. Anzi la frase precisa fu:

“Se sei qui domani, mandiamo tuo marito a visitare con Michele una nostra fabbrica e io ti porto a letto nella mia stanza tutto il pomeriggio, facendoti godere per ore e ore come non hai mai provato.”

“Io non risposi nulla, ero frastornata intanto sapevo che non era possibile, che il giorno dopo si ritornava a Milano. E poi mi dava fastidio che mi considerasse un’adultera. Per chi mi aveva preso?”

“Ma se non fossimo ritornati in Italia? Ci saresti andata con lui in camera sua a fare sesso? Se Michele e i suoi amici mi avessero portato a vedere qualche fabbrichetta nei dintorni? “Chiesi eccitato da quella confidenza e curioso.

“Ma non so! Non credo.” Rispose sinceramente.” Sicuramente in quel momento se non ritornavamo in Italia non so come sarebbe andata, forse così come prospettava lui.” Asserì. “Così mi facevi cornuto nel vero senso de termine!” Replicai io sorridendo.

Nella penombra non rispose, mormorò solo ... “Ma c'ero già stata!”

“Sì però la prima volta ti prese con la forza, senza il tuo consenso, la seconda ti saresti concessa volontariamente, anzi offerta tu a lui!” Precisai.

Lei restò in silenzio. “Mi sa tanto che quello di portare i mariti a visitare le fabbriche nei dintorni, sia un espediente usato da Josè per chiavarsi le mogli degli altri.” Bisbigliai.

La sentii sorridere e dire: “Be… intanto non è accaduto con noi e quindi non sei cornuto, né io un’adultera.”

In quel momento senza dire nulla mi avvicinai adeso a lei e alzandole un poco la gamba le accarezzai la figa che sentii umida sui peli e messomi vicino, capendo le mie intenzioni e senza che dicesse nulla, con foga ed eccitazione la penetrai da dietro in vagina, cominciando a chiavarla di fianco. Già eccitata, anche lei iniziò a godere subito ed a ansimare e io perversamente eccitato la provocai:

“Dai!... Pensa adesso che io sono Josè, che ti prenda lui al mio posto! “

Gisella emise un gemito di piacere e venne subito una prima volta adagiata sul fianco e io dietro lei, un po' come l'aveva chiavata lui quella sera. Fu una chiavata memorabile la sentivo godere, la sua vagina bagnarsi e contrarsi e immaginavamo quella scena nella Spa. La sua figa si bagnò ben presto di umori e il cazzo scorreva lubrificato e veloce dentro.

“Pensa che sia lui che ti chiavi e non io! È un gioco amore, una fantasia, non c’è nulla di male.” Le sussurrai accarezzandola e le strinsi le mammelle più o meno come avevo visto fare a lui, con il capezzolo turgido tra le dita dell’indice e medio.

“Sììì!! Sììì!!” Ansimò, finché assieme con dei gemiti comuni, in preda all’orgasmo venimmo tutte e due, io sborrandole sul sedere come aveva fatto lui quella sera.

Fu una delle più belle chiavate che avevamo mai fatto in vita nostra, intensa, godente e peccaminosa. Restammo nel letto ansimanti e sudati non so per quanto. Ci eravamo svincolati da quello che ci portavamo dentro e ci sentivamo liberi e completi, oserei dire felici in quel momento.

 

Continuammo a praticare sesso in quel modo fantasioso e trasgressivo anche in seguito, con lei che pensava a Josè in quella sera che la chiavava al mio posto e io che mi immedesimavo in lui. Per la nostra coniugalità divenne la regola, la nostra nuova sessualità.

Nei giorni seguenti, chiedevo spesso divertito come in un gioco a mia moglie cosa provasse per quell’uomo, quel Josè e lei mi rispondeva sempre:

“A freddo lo odio, non mi piacerebbe avere un uomo del genere come marito nemmeno se mi coprissero d’oro, ma…”

“Ma...?” Ripetevo io.

“Ma forse nel letto cambierei atteggiamento verso lui, desiderando di averlo in quel momento come maschio.” Diceva sorridendo con pizzico di civetteria e malizia per provocare anche lei me.

In quei giorni ricordai ancora che la sera del fatto, eccitato volevo fare l’amore con lei nella nostra camera dell'hotel, ma lei non volle e si addormentò e mi masturbai da solo in bagno a pensarla posseduta da lui. E che in seguito per più di una settimana tornati a casa mi diceva che era indisposta. In realtà mi confessò quella sera, che lo fece per me, per precauzione, non conoscendolo e temendo che potesse essere ammalato di qualcosa…. E appena ritornata a casa prima di avere un rapporto sessuale con me, fece di nascosto tutti gli esami ematici visto che il rapporto era stato senza protezioni. Solo quando ebbe i referti tutti negativi volle riprendere i nostri rapporti sessuali completi.

Mi ricordo anche che in quel periodo era molto tesa e preoccupata e io davo la colpa a ciò che era successo; in realtà lei sempre paurosa e timorosa delle malattie era preoccupata per il rapporto avuto senza protezioni con lui.

 

Tornammo alla nostra vita normale, altro che sessuologo e terapie di coppia, avevamo risolto tutto tra di noi senza che nessuno sapesse niente. Continuammo a tenere Josè nelle nostre fantasie e nei noi rapporti sessuali, come terzo incomodo suo amante fantasioso, lei con il mio consenso a dirmi apertamente che le piace e che si sarebbe fatta chiavare ancora da lui e io invitandola a pensarci davvero.

Era un gioco erotico che praticavamo. “Quando ritorneremo a Oporto ti farai ancora chiavare da lui? “Le domandavo giocando. “Si certo! Non vedo l'ora! Lo desidero.” Rispondeva ridente sapendo che mi piaceva lo dicesse, stando al gioco eccitati entrambi nei nostri preliminari. Ed è più o meno in questo modo che avvengono ancora oggi i nostri rapporti sessuali.

 

Passarono quasi due anni da quel fatto e da quella nostra nuova intesa sessuale e del nostro ritrovato amore trasgressivo. Un giorno che ero a lavorare, arrivò in ditta Michele, in mio aiutante che mi riferì che Josè sarebbe venuto in Italia con la moglie, per concludere affari con noi e con altri imprenditori e intanto ci sarebbe stata la festa della figlia che si laureava.

“Verrà in Italia a febbraio per il Salone Italiano del Tessile, alla XXX° mostra di Milano Unica dal 4 al 6 Febbraio (era il 2020) presso Rho Fieramilano.”

Ebbi una strana reazione, subito di fastidio, poi di gelosia e infine dentro di me fui felice, non so perché, ma il cuore mi si mise a battere forte, forse per il desiderio inconscio che si incontrasse e chiavasse di nuovo mia moglie Gisella.

“Io lo porterò in visita a qualche ditta della cintura milanese, ma se vorrà fare un giro in città centro lo accompagnerai tu... Un po’ per uno la bicicletta…” Esclamò ridendo, facendomi capire che come persona non piaceva nemmeno a lui.

Mi si accese come una lampadina a quelle parole, sentii improvvisamente il cuore battermi velocemente e l’eccitazione impadronirsi di me. “Si per il resto non ti preoccupare che io o qualche altro lo porterà in giro per Milano.”

Quel lunedì notte con Gisella ebbi un rapporto sessuale al solito modo e mentre eravamo in esaltazione nei preliminari la informai che Josè sarebbe arrivato in Italia per lavoro e per la figlia che prendeva il dottorato e che mi sarebbe piaciuto molto se si fosse fatta chiavare di nuovo da lui. In quel momento pensando che giocassimo, mosse il bacino veloce esclamando:

“Sììì!!! Sììì!! Non vedo l'ora che arrivi per farmi chiavare ancora da lui! Da quel montone! Resterò con lui tutto il giorno a letto facendomi possedere in tutti i modi che vuole. “Sapendo che mi piaceva ed eccitava sentirglielo dire. E dicendo così, venne abbracciandomi e baciandomi ad occhi chiusi, pensando come il solito di essere con lui.

Tutto finì lì…

 

La mattina dopo in cucina mentre preparava colazione e i figli erano già andati via, la informai “Guarda che la settimana prossima Josè arriva davvero qui a Milano, per la fiera di Milano Unica, con sua moglie Rafaela, approfittano che la loro unica figlia che studia qui a Milano alla Bocconi si è laureata.

Si voltò e mi guardò stupita:

“Ma dici davvero?” Mi chiese incredula: “Non scherzi!?”

“Sì! Arriva davvero, non è uno scherzo! ...Me lo ha detto ieri Michele.” Confermai con un sorriso malizioso. Capendo che non scherzavo ed era vero quello che le dicevo, si agitò tutta.... dimostrando la differenza tra idea e azione, fantasia e realtà…

“Oddiooo!!!...Non farlo venire assolutamente nel nostro ufficio quando ci sono io!” Esclamò preoccupata e infastidita facendosi seria aggiungendo: “Non voglio mai più vedere né incontrare quell’uomo... assolutamente.”

“Ma perché?” Domandai:” A parte che è nelle nostre fantasie erotiche e nei nostri giochi sessuali? Ma poi siamo anche in affari con lui… Perché non lo vuoi incontrare?”

“Perché no! Non voglio vederlo né tanto meno incontrarlo… e basta!” Rispose decisa alzando la voce: “Le nostre fantasie erotiche sono una cosa e la realtà è un’altra.” Fece una pausa mettendo la caffettiera sul fuoco aggiungendo: “Anzi!... Digli pure che io non ci sarò in quei giorni…che sarò malata… non lo voglio più incontrare e nemmeno vedere.”

Conoscendola capii che era decisa e non avrebbe mai accettato davvero. Così acconsentii dicendole che andava bene come voleva lei, per non agitarla di più.

“Va bene… non verrà da noi, ma andrà in altre ditte.”

Pensavo che avesse timore a incontrarlo perché come diceva nei nostri amplessi gli piace e lo desidera e temeva di non resistergli e cadere tra le sue braccia nuovamente, volontariamente o con la forza.

“Probabilmente ha paura di essere nuovamente sottomessa da lui.” Ragionavo.

Comunque la rassicurai e tranquillizzai che non lo avrebbe visto.

Ma non so cosa mi prese, eccitato a sua insaputa mi preparai perfidamente un piano dove l’avrei fatta incontrare da sola con lui.

Senza più dire nulla di lui, mi organizzai in modo di creare l'occasione perché si rincontrassero e perché lui la chiavasse ancora, possibilmente in un luogo dove io potessi spiarli. So che era un rischio, che poteva… come dicevano era capitato ad altre signore, innamorarsi di lui ...ma l'adrenalina che provavo solo a pensare i preparativi era talmente intensa che decisi di rischiare.

Io e Gisella ormai eravamo complici nella trasgressione e più uniti nella sessualità e fantasia, felici e amanti più di prima e decisi, il nuovo incontro, di predisporlo io... avevo già in mente due o tre luoghi da preparare e allestire. Uno in un nostro capannone dismesso di materiali, senza nessuno all’interno, deserto... L'altro in auto all'aperto in qualche radura boschiva vicino la nostra casa del lago, oppure in qualche piazzola autostradale... come con le puttane…che mi eccitava tanto. O addirittura a casa nostra, nel nostro letto matrimoniale... dove noi alla sera facevamo l'amore con lui virtualmente tra di noi divertendoci, così da poterle dire in futuro:

“E qui che ti ha chiavata lui?!”

Così l’ultimo giorno che si sarebbe fermato in citta, visto che moglie e figlia erano a fare shopping per conto loro, senza dire nulla a nessuno decisi di invitarlo a casa nostra, quando non c’erano i figli che io avrei impegnato da qualche parte e lei ignara, in casa da sola se lo sarebbe ritrovato davanti.

Lui fu molto contento del mio invito e accettò. Quando informai Gisella che sarebbe venuto a prendere il caffè o il the andrò su tutte le furie.

“Addirittura a casa nostra lo fai venire? Io me ne vado, non ci sono…?” Ripeteva.

“Fai come vuoi…” Le dicevo… e alla fine per buona educazione restò.

Quando si videro fu come se i loro sguardi emanassero elettricità che si scontrasse e provocasse corto circuito.

Fu gentile, fece buon viso a cattivo gioco, parlarono, lui a un certo punto manifestò l’intenzione di visitare il duomo e il castello sforzesco. Quello fu il momento giusto, presi la palla al balzo dicendogli con il sorriso che io e Michele non avremmo potuto per precedenti impegni inderogabili di lavoro condurlo, ma che mia moglie sarebbe stata felice di accompagnarlo, di fargli da guida.

Lei quando dissi quelle parole, mi fulminò con lo sguardo, ma subito non disse nulla, poi soli, mi fece una scenata…

 

Quando fummo soli iniziò: “Cosa ti è saltato in mente di dirgli che l’accompagno io… lo sai cosa vuole lui da me… lo sai!” Esclamò inviperita.

“E tu daglielo …” Risposi provocatorio: “Per una chiavata non è mai morto nessuno, e qui per affari, anche con noi, per degli acquisti di macchinari, Michele li ha già portati a vedere e a scegliere sia a lui che sua moglie Rafaela... quindi sono affari in questo momento di crisi. Se non vuoi accompagnarlo diglielo tu!” Replicai risoluto.

Mi guardò in silenzio… “Ma ti rendi conto di cosa stai combinando?” Mi disse.

“Si certo!” Risposi.

Mi osservò ancora esclamando: “Spero che ci sarà anche la moglie!”

“No la moglie e la figlia saranno a Verona a visitare il balcone di Giulietta…. E a fare shopping. Sarai sola con lui… Vedi tu!” Affermai.

Dopo un breve silenzio irata esclamò:

“Te lo meriti proprio di diventare cornuto … mi spingi tra le sue braccia sapendo quello che vorrà fare lui…”

“Si sono cornuto e mi piace esserlo… E sono curioso di sapere se sarà una nuova violenza carnale con finale piacevole o cederai subito e ti offrirai a lui dietro sua insistenza? Nel mentre io qualunque sarà il metodo sarò felice. Puoi portarlo in qualche nostro magazzino vuoto e praticare sesso con lui e io entrare poco dopo silenzioso e con calma come in quella S.P.A. un anno e mezzo fa e assistere non visto ...al vostro amplesso. Oppure potrai farti portare in qualche camera d’albergo, o in auto e anche se non sarò presente, io sarò contento lo stesso se dopo mi racconterai.”

Mi ascoltava in silenzio, si calmò, rifletteva e dopo qualche minuto disse:

“Come faccio a dirgli di venire nel capannone?”

A quella domanda mi si aprì il cuore, sorrisi, aveva accettato facendola.

“Oh basterà che dopo averlo portato in giro da qualche parte vicino, gli dici che abbiamo un capannone dismesso con alcuni macchinari arcaici, se vuole vederli. Vedrai che ti dirà sì e accetterà. E una volta dentro lascerai fare a lui…potrai portarlo nel vecchio ufficio, lì c’è la poltrona girevole, il divano e nel retro anche una branda… di quando c’era il guardiano.”

“Oh sì! ...Saranno impolverate da quanto tempo sono lì…” Mi interruppe.

“No il giorno prima passerò io, studierò il posto dove nascondermi e farò pulire tutto e cambiare le lenzuola alla branda dalla donna delle pulizie, dicendole che prossimamente ritornerà un guardiano … Il resto dipende da te.”

Indugiò in silenzio: “E se ti vedrà? Se si accorgerà che ci sei?”

Non se ne accorgerà stai tranquilla.

Ci fu ancora silenzio. Poi annuì.

“Va bene… ma qualsiasi cosa intervieni, non lasciarmi sola.” Mormorò.

“Stai tranquilla…” Replicai, sapevo che sarebbe piaciuto più a lei farlo che a me vederla chiavata da Josè.

 

Quel giovedì pomeriggio tutto accadde come programmato, tutto sembrò accidentale e casuale, fecero sesso nel retro ufficio sulla branda, dove io nascosto li attendevo dietro a vecchi mobili che avevo fatto accatastare appositamente da formare una specie di parete e da dove potevo vedere e sentire tutto.

Fu una chiavata memorabile ed eccitante, che soddisfò sia mia moglie che me la osservavo e naturalmente lui… che la chiavò con foga e passione, alternando dolcezza e brutalità.

Josè ripartì con moglie e figlia il giorno dopo, invitandoci ospiti a casa loro a Oporto, nella loro villa in portogallo.

Io e Gisella ritornammo alla nostra vita quotidiana e ai nostri giochi trasgressivi serali, parlando di lui o di altri. Sì, perché con la fantasia il giocò si allargò.

 

Ora, visto che per la prossima estate abbiamo deciso di andare in vacanza nelle libertine Cap D’Agde in Francia, che lei non conosce come luogo e non sa cosa avviene su quelle spiagge; di vedere durante la vacanza, visto che io lo desidero, di conoscere per caso un altro Josè della zona, più giovane, che duri un giorno e poi svanisca .... Che la faccia felice e gioire sessualmente, in fondo non dovrebbe essere difficile di trovare per una bella signora quasi cinquantenne, un giovane maschio virile che la soddisfi.

 

Dopo quel fatto e il nostro chiarimento il famoso Josè è diventato insieme a un possibile sconosciuto, la principale fantasia dei nostri rapporti che si sono intensificati dal quel giorno. Noi due siamo ancora “innamoratissimi” a nostro modo, in maniera differente da prima, senza gelosia e possessività e consideriamo il nostro rapporto invidiabile dopo 33 anni che ci conosciamo.

 

 

Per commenti, suggerimenti, idee, notizie o critiche, scrivere a:

dressage1@hotmail.it

Grazie

 

I contenuti presenti sul blog "Immoralex" dei quali è autore il proprietario del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o ridistribuiti in forma parziale o totale senza previo accordo con l’autore stesso e citando sempre la fonte d’origine.

È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.

Copyright © 2022 Immoralex. All rights reserved.