I NOSTRI CONTATTI

IMMORALEX

SEGUI I NOSTRI SOCIAL:

angeverd53@libero.it

123456789


STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

STORIE IGNOBILI

!!!!! il tradimento di mia moglie.jpeg

VIETATO AI  MINORI DI 18 ANNI 

 IL TRADIMENTO DI MIA MOGLIE

 

NOTE:

“Se qualcuno ti tradisce una volta, è un suo errore, se qualcuno ti tradisce due volte è un tuo errore.”
Eleanor Anna Roosevelt

 

                             

                                                          Racconto tratto da una storia accaduta realmente.

 

SOMMARIO

 

Si amavano profondamente Agnese e Fabio … con rispetto e stima, erano una coppia, sposata e felice, lei una giovane signora seria e fedele che per hobby praticava lo Yoga e il Mantra, lui un tipo emergente, disinteressato della sua passione mistica. E seppur tra incomprensioni momentanee e vedute differenti si amavano molto… tanto….

Un adulterio in una circostanza indipendente dalla volontà della moglie e l’osservazione casuale del tradimento da parte del marito, li porterà in una crisi profonda.

Il giurargli che non lo aveva tradito con il cuore e con amore, ma in uno stato alterato della mente e che lo amava sempre e comunque…  riporterà il perdono e l’armonia tra loro. 

Ma… ma…  il ricordo di quello avvenuto, delle emozioni provate in quella esperienza negativa per entrambi, rimarrà nella loro mente e li porteranno a ripeterle per scacciare dai loro pensieri quanto di piacevole avevano vissuto, lasciando entrare un terzo uomo nella loro sessualità.  

La loro storia avrà un finale inatteso, con l’intrecciarsi del misticismo orientale, dello Yoga, della meditazione, della preghiera, del Mantra e del sesso con il loro amore e la loro intimità, che li porterà….

 

È una storia particolare, imbarazzante, sessuale, per certi versi spiacevole in un susseguirsi di emozioni e colpi di scena che genererà ansia nel lettore e ci sono tutti i componenti perché lo sia:

La causa del tradimento: Un foulard di seta nero dimenticato. 

La circostanza: La discoteca.

La motivazione: L’incomprensione coniugale momentanea tra la coppia dovuta allo Yoga-Mantra di lei. 

L’atto: Il tradimento involontario di lei.  

L’aggravante: Il ritorno sulla scena della motivazione e il ripetere quello che era accaduto per allontanare le emozioni provate, venendone invece risucchiati.

 E alla fine Il castigo, che leggerete al termine del racconto.

Agnese crederà davvero che ci sia la mano divina in quello che le è accaduto. 

 

 

Ho passato molto tempo a chiedermi come sia potuto succedere… eravamo una coppia innamorata anche se vivevamo momenti di insofferenza reciproca con qualche piccola incomprensione coniugale, che sono normali in tutte le coppie sposate da anni.
Io mi chiamo Fabio, ho 33 anni e mia moglie Agnese 31 anni e vivevamo in una città sul mare vicino a Grosseto. Sposati da 6 anni ed eravamo senza figli per scelta.  Entrambi persone carine e  piacevoli e anche di  cultura,  lei anche bella fisicamente.

Agnese era impiegata in un istituto bancario del capoluogo, e come le giovani signore della piccola borghesia della provincia toscana, era di carattere un po’ bizzarro, con varie passioni, e hobbies, palestra, letteratura e l’ultima in ordine di tempo lo yoga-mantra.  

Portava i capelli lunghi, castani sul rossiccio, un viso dolce, ovale e attraente, longilinea, attirava l’attenzione oltre che per la sua bellezza, per la sua stranezza e originalità. Era un po’ stravagante per il modo di vivere, ma donna di carattere, ingegno e cervello, originale nel vestire (con richiami all’oriente), ma sempre elegante e raffinata e si atteggiava in modo eccentrico diversificandosi nel comportamento per via dello yoga-mantra e per questo spesso nascevano dissapori tra noi, più per il suo modo di voler essere con le sue meditazioni tantriche e le sue energie interiori che per altro.

Io ero titolare di una agenzia immobiliare che vendeva in città e provincia, in società con un conoscente, e praticamente senza orario di lavoro per far visionare gli immobili ai clienti quando lo richiedevano, e “cogliere l’attimo” per vendere… in qualsiasi momento. Guadagnavo bene e conducevamo una vita piccolo borghese, da città e prima di avere figli volevamo assestarci bene, essere ben consolidati non solo dal punto di vista sentimentale (dell’amore), ma coniugalmente, socialmente, economicamente. E tra alti e bassi, vivevamo la nostra vita.

 

Come donna Agnese avendo del tempo a disposizione si era lasciata affascinare dallo yoga, dalla meditazione e la congiunzione dell’uomo con la divinità come diceva lei e le aveva insegnato il suo maestro.  Io non ero entusiasta che frequentasse quel corso orientale (i meeting come li chiamavano loro), che dicevano fosse una disciplina per il corpo, la mente e l’anima che serviva a farli vivere meglio, visto che io ritenevo tutte cazzate quello che dicevano e facevano, ma pensavo che impegnata in qualcosa che le piacesse, l’avrebbe fatta stare meglio. Solo che voleva che lo frequentassi anch’io assieme a lei, e a me non andava, ma a volte l’accontentavo e lei ne era felice, credeva davvero a tutte quelle stupidaggini.

Erano circa una ventina di belle signore benestanti della piccola borghesia della città che non avevano altro da fare oltre gli impegni famigliari e lo frequentavano con dedizione facendosi rimbecillire da quel tipo, il maestro, come si faceva chiamare. Maestro di mantra-yoga per modo di dire, erano una mistura di filosofie e discipline orientali messe assieme da lui che le spacciava per una nuova dottrina indù.  Si chiamava Riccardo, ma si faceva chiamare Dharma Swama, che è un termine Sanscrito (la lingua sacra indù) che ha molteplici significati e come seppi in seguito nei meeting a cui partecipavo o riferitomi da mia moglie che lo seguiva costantemente, riferito a lui significava: “Legge cosmica" o "Legge Naturale”. E quindi lui per loro era la raffigurazione di queste cose. 

Era un ultra quarantenne meridionale che le confondeva di parole e suoni e si faceva pagare la quota mensile. Diceva che era stato in India, ma per me l’India l’aveva vista a Napoli o sulle cartine geografiche o in qualche video. Comunque mi era antipatico, mi stava sulle scatole, non lo sopportavo, e penso che la cosa fosse reciproca. Loro invece, le belle signore compresa mia moglie… ne erano entusiaste, lo vedevano come una divinità, con quell’aria ascetica e i capelli sul biondo tinto abbastanza lunghi.

 Erano quasi tutte signore bene, tra i trenta e i cinquant’anni. Alcune coinvolgevano i mariti, come mia moglie che a volte portava dietro me, sarebbe meglio dire” trascinava” perché a me non piaceva andare e ascoltare i mantra e quei lunghi “ommmmhh” vocali, vibranti dentro di noi, esclamati tutti assieme al maestro.

A tutti noi ripeteva spesso che lo yoga era un aiuto prezioso poiché metteva in ascolto il nostro corpo con noi stessi, aiutava a rilassarsi e calmava la mente, facendoci rispettare i cicli naturali del corpo.  

Imparai alcuni termini “mudra” che in sanscrito significavano “sigillo”, “gesto”o “segno” ed erano posizioni del corpo, delle mani e delle dita per ottenere benefici fisici, mentali e spirituali; che secondo il maestro e mia moglie che come le altre signore lo seguivano, facilitavano il flusso di energia attraverso il corpo, aiutando e favorendo le pratiche meditative tramite il nostro Karma positivo che altro non era che l’atto e l’azione che ci guidavano nella vita.

Mi era stato detto dal maestro e da mia moglie convinta, che ogni mudra (posizione del corpo, braccia o dita) stimolava parti diverse del nostro cervello e ci aiutava a incanalare l’energia verso una determinata zona del nostro corpo.

E questo spesso avveniva cantando le preghiere tutti assieme, in un coro tantrico, seguendo il maestro con gli occhi chiusi, gambe incrociate e braccia, mani e dita in posizione. Quella che ricordo meglio perché ripetuta più volte era “Om mani padme hum”, che si recitava a cantilena ogni meeting, come una giaculatoria cattolica, ed era una formula sacra, e rappresentava il mantra della compassione e dell’amore. 

Tutto questo con sottofondo di musica e suoni orientale della tradizione indiana. Esprimeva la pura energia di compassione che esiste in ogni essere.

 

   

Non sto a descrivervi tutta l’energia ed equilibrio di questa filosofia che piaceva tanto a mia moglie e alle altre signore borghesi, che la conoscevano bene e la cantavano e praticavano anche a casa come voleva il maestro. Dirò brevemente per farvi capire poi il seguito che a ogni mudra ovvero posizione delle mani e delle dita era collegata una divinità che incarnava un aspetto dell’energia legata ad una proprietà che avremmo voluto risvegliare in noi. 

Ogni dito rappresentava perciò un punto di connessione con un elemento e l’energia ad esso collegata. 

Posizionando le dita in un certo modo si era in grado di controllare la quantità di energia elementare che scorreva dentro di noi, e di conseguenza attingere alle qualità associate e all’elemento che stavamo invocando.

Quelle che ricordo meglio e praticavamo nelle serate che per amore di mia moglie frequentavo anch’io erano il “Gyan Mudra”, ovvero io seduto nella classica posizione yoga con gli occhi chiusi e le mani sulle ginocchia rivolte in alto, unendo il dito indice al pollice formando un cerchio o un anello, lasciando le altre dita rilassate, mai tese. Pare che questa fosse la mudra (posizione) preferita da Buddha durante le sue meditazioni, ed era anche quella più largamente usata nei meeting. 

L’altra di cui ricordo il nome era “l’Anjali mudra”, ovvero posizione come sopra, ma con le mani giunte all’altezza del torace, che aveva molteplici qualità di energia. Favoriva la concentrazione e permetteva di essere concentrati sul momento presente, di trovare raccoglimento ed equilibrio interiore. L’unione delle mani a occhi chiusi serviva per stabilire un collegamento tra i due emisferi del cervello e questo favoriva il riequilibrio energetico. Un facsimile delle mani giunte nelle nostre preghiere cristiane, solo che però quel gesto in quel modo, praticato dalle nostre belle signore per bene che non vanno quasi mai a messa, ma frequentano le filosofie orientali, diventava chic… molto raffinato ed elegante, e “In” … come si dice ora. 

Agnese era sei mesi che seguiva le lezioni, a volte con me, a volte da sola o con le amiche e altre partecipanti. Purezza di spirito e di corpo, studio dei testi sacri, devozione verso la divinità e i mantra, la meditazione, le preghiere e il canto; quel complesso di tecniche ascetiche, la preparazione fisica (assunzione di particolari posizioni del corpo convenienti alla meditazione), e controllo del respiro, premessa necessaria al controllo del pensiero, cui seguiva la sottrazione dei sensi agli stimoli esterni, tutte insegnamenti praticati in India. 

Il metodo era di autodisciplina mirante a liberare progressivamente chi lo praticava dai vincoli materiali, stimolando la sua funzione spirituale. 

A me non piacevano tutti i loro termini Sanscriti, il Nastame (saluto indiano a mani giunte), e specialmente recitare le litanie e cantilene di gruppo, in coro e le ritenevo tutte cagate. Era ridicolo vedere quelle persone, quelle signore compresa mia moglie, sedute sul tappetino con le gambe incrociate recitare i mantra… ma lei e le altre signore ne erano entusiaste, dicevano che si sentivano meglio e lo praticavano anche a casa, e io spesso l’accompagnavo e partecipavo ai meeting per assecondarla, per farla contenta. 

Durante quelle adunanze ero insofferente, non riuscivo a stare seduto e spesso mi alzavo e uscivo a passeggiare e a fumare, e poi rientravo sotto lo sguardo di disappunto del Maestro e quello contrariato di mia moglie e degli altri partecipanti. Ma non mi andava di ascoltare quella combinazione di sillabe ripetute tutti assieme ed esclamate lunghe all’infinito, adattate al ritmo e all’intonazione di chi li conduceva (il maestro), dove il respiro doveva diventare stabile assieme alla voce ( Ohhhhmmmmm) che andava allenata in quanto strumento che veicolava il mantra stesso, oppure assieme alle cantilene recitate tutte assieme all’unisono. Secondo loro ogni Mantra andava percepito come una vibrazione che partiva da dentro noi e si esternava attraverso la voce nell’ambiente circostante, creando un’onda di energia spirituale in grado di placare e di potenziare la mente, cambiando al contempo la realtà che ci circondava. Perché funzionasse era indispensabile che il mantra venisse recitato in sanscrito, l’antica lingua indiana e mai nella sua versione tradotta. Soltanto ripetendo i suoni originali era infatti possibile ricollegarsi all’energia primordiale, ritrovando sé stessi e beneficiando dell’energia associata alla parola che si stava recitando.
Ogni sillaba corrispondeva a un suono solitamente appartenente e riconducibile alla natura. Questi suoni detti anche primordiali giungevano a noi attraverso gli antichi saggi.

 

Ma non è questo quello di cui vi voglio parlare anche se la causa ha origine da lì.

 

Due anni  fa, una sera, dopo un meeting successe un imprevisto seguito da un accadimento bruttissimo che sto ancora male da morire a raccontarlo, e mi  vergogno e non faccio che disperarmi. Ed inseguito a quel fatto entrambi abbiamo ceduto alla passione, al desiderio e abbiamo rovinato un matrimonio, il nostro, come lo concepivamo noi, cioè sacro.

La nostra era una storia d’amore meravigliosa che andava avanti con il fidanzamento e il matrimonio da 10 anni. 
Non so come abbiamo potuto farlo, sono divorato dai sensi d colpa e ogni giorno mi sento pieno di  sconforto. Ma è meglio che parto dall’inizio.

 

Era un periodo che io e Agnese eravamo in disaccordo su varie cose,  non c’era crisi, ma erano più i silenzi e le sopportazione che i dialoghi tra noi,  ma ci volevamo  sempre bene, ci amavamo molto lo stesso.

Quel  sabato estivo, era fine Giugno, avevamo programmato la serata, saremmo andati prima come al solito all’incontro del meeting  sul mantra e yoga a Grosseto, che era aperto tutti i  giorni e le sere nel periodo estivo, e come dicevo sopra mia moglie frequentava costantemente e le piaceva tanto, dove ci sarebbero state le altre partecipanti, tutto il gruppo che lo seguiva. Era un periodo che lo frequentavo anch’io assieme a qualche altro marito interessato, forse da due o tre mesi, saltuariamente quando mi andava, comunque quella sera per farla contenta andai anch’io. 

La serata era stata programmata nel seguente modo. 

Dalle 19-00 alle 20.30 saremmo stati al meeting, una volta usciti saremmo andati al ristorante e poi avremmo finito la serata in discoteca visto che ad Agnese piaceva ballare, o quella in città al Follia, oppure quella a Marina di Grosseto il Deniro, e quello lo avremmo scelto al momento.

Andammo con la sua auto, e già all’interno del meeting l’aria era pensante, tra il caldo, gli incensi e la recitazione di quelle litanie e quei “hoooooommmmm… e preghiere.”  Io ero insofferente, non mi ci trovavo già normalmente, ma quella sera in modo particolare e mi alzavo e allontanavo, passeggiavo fuori a fumare per poi tornare sotto gli occhi seccati e critici dei presenti e soprattutto di mia moglie che mi lanciava occhiate di animosità, a che io stessi fermo e tornassi a sedermi vicino a lei e non le facessi fare con il mio comportamento brutta figura.

Comunque alle 20.30 finì tutto, mentre i presenti uscivano io mi fermai sulla porta ad aspettarla e la vidi  assieme ad altre signore che salutavano il maestro con sorrisi  e gesti  riverenziale.

 

In auto guidava lei e subito appena partiti attaccò con le sue litanie:

“Non postevi restare fermo seduto vicino a me?... Almeno per una volta?... No!?... Sai che ci tengo io a questi incontri spirituali e tu fai di tutto per rovinarmeli.” 

E vedendo la mia indifferenza nel non risponderle per non litigare, continuando a guardare la strada davanti a sé esclamò arrabbiata: “Rispondi almeno?!” Voltandosi a guardarmi.

“Guarda la strada…” Le dissi io rispondendo:” … che vuoi che ti dica? Sai che a me queste cose non piacciano, non mi vanno, non mi ci ritrovo e li trovo ridicoli e insulsi. “Esclamai sinceramente, ma lei conosceva già il mio pensiero in proposito.

E probabilmente già alterata dal mio comportamento esclamò parlando da sola, agitata e guidando:

“Già!...  Lui li trova ridicoli… insulsi i meeting di meditazione che seguo. La partita di calcio alla domenica alla domenica quando va allo stadio nooo…. non lo è però… e nemmeno quando lui vai a giocare a calcetto il giovedì sera con i suoi amici, quello non è ridicolo e insulso, è interessante, istruttivo!”

Era arrabbiata davvero. 

Scocciato dal suo tono e modo di rispondere che preludeva la lite dissi: “Dai lasciamo perdere questi discorsi, non ne parliamo, andiamo al ristorante.”

Ma lei con il suo caratterino continuò risentita dal non darle sfogo:

“Già! …  Lasciamo perdere… non ne parliamo di queste cose!... Ma c’è qualcosa di cui parliamo io e teee!?...  Niente!...  Non c’è nienteee! Siamo diventati due sconosciuti, non parliamo mai, non ci scambiamo idee, non ascolti quello che ti dico e tu hai sempre da fare per il tuo lavoro che viene prima di tutto!”

“Se permetti il mio lavoro è quello che ci dà agiatezza e ci fa stare bene economicamente, e non il tuo mantra, la tua energia e meditazione… “Replicai:” … e sai che proprio perché è un lavoro indipendente e articolato senza orari che guadagno bene! “Feci un sospiro e poi sbottai scocciato:” Andiamo al ristorante va che non ho voglia di litigare!” 

Ma lei continuò:

“E già tu pensi al ristorante invece di parlare con me!... Tua moglie… pensi al ristorante!  Ma ti ripeto… ma ci parliamo noi?  Ma siamo insieme io e te?  Oppure io ci sono soltanto quando la sera ne hai voglia e inizi ad accarezzarmi il culo e i fianchi?!”  Esclamò alzando le mani e gesticolando dalla rabbia.

“Tieni le mani sul volante! “Gridai facendo il gesto di tenerlo io con la mia.

” Certo che siamo assieme, ti voglio bene e ti amo, se no non ti avrei sposata e non ti cercherei intimamente. Ma non mi piace quando fai così e sai che certe cose non mi vanno….

 E tu invece mi ami?” Ribattei subito io.

“Meriteresti che dicessi di no… “Rispose furiosa:” Invece si ti amo… anche se come ora sono confusa e non ti capisco… ti odio quando sei così menefreghista! “Fece una pausa e riprese:” Mi sento sola, isolata… abbandonata!... Ma te ne accorgi almeno?!...  Sai che ci sono anch’io?”

“Su dai non essere tragica…” Risposi:” … certo che ti amo e sei importante per me, e per quanto riguarda il meeting ho fatto solo due passi e fumato una sigaretta… e guarda la strada per favoreee!” Le ripetei alzando la voce, visto che mi osservava risentita con il volto girato verso me. 

In quel momento squillò il mio cellulare, guardai il display, era il mio socio:” Pronto!” Dissi.

“Ciao Fabio, mi hanno telefonato i signori Falco, sono in procinto di partire per le vacanze, ma prima di andare vorrebbero rivedere l’appartamento in via dei Lotti che abbiamo in vendita.”

“Ma quando adesso?” Domandai seccato.

“Si, si tratterebbe di accompagnarli, io sono fuori città, a sono Firenze e visto che è dalle parti di casa tua…”

“Ma è sabato!” Lo interruppi.

“Ma perché non sei a casa? … Sei da qualche parte?!”

“No!... Ma sono in macchina con Agnese, mia moglie e stiamo andando al ristorante!”

Ma lui rispose subito:

“I signori Falco sono buoni clienti…  gli ho detto che però non gli garantiamo che al rientro delle vacanze lo trovano ancora, perché l’alloggio è molto richiesto, è in una bella zona e a buon prezzo. Gli ho detto di fare il compromesso d’acquisto subito e sono disposti, ma a condizione di rivederlo ancora. Sarebbe una bella provvigione che perdiamo.”

“Lunedì non possono?” Domandai. 

“Te l’ho detto vanno via e vorrebbero vederlo stasera e se gli piace lo acquistano, gli farai firmare subito il compromesso intanto i moduli li hai.”

“No…  dietro non ho niente, siamo con l’auto di Agnese, non ho nemmeno le chiavi dell’appartamento, dovrei passare in agenzia a prendere tutto.”

“Cazzo!... Siamo in difficoltà, sono già la che aspettano!” Fece una pausa e proseguì:

“Dai non possiamo perdere questo affare… sono 8.000 euro di provvigione. Facci un salto, in meno di un’ora tela sbrighi. Fai andare avanti tua moglie ad aspettarti al ristorante, ti fai precedere e la poi la raggiungerai …” Aggiungendo:” …  ci metterai anche meno tempo di mezz’ora. È importante che vai a farglielo vedere.”

“D’accordo vado!” Dissi scocciato visto che aveva ragione sulla provvigione.

“Perfetto, lo avviso che arrivi, mi raccomando i moduli, fagli firmare il compromesso, la percentuale della provvigione la conoscono, ne abbiamo già parlato!”  E chiudemmo la chiamata.

A quelle parole mia moglie che ascoltava, pur sentendo solo me parlare capì tutto e gridò:

” Lo sapevo!... Lo sapevo!... Prima il lavoro e poi tua moglie. Io sono stanca, stufa!”

“Si tratta di vendere un alloggio, in mezzora faccio tutto e torno, aspettami al ristorante.”

Capivo che aveva ragione ma non avevo voglia di discutere:” Guarda si tratta di un affare di   4000 euro per noi, in meno di mezz’oretta e arrivo, precedimi.” Ripetei.

“No… io al ristorante non ci vado da sola… non ti precedo un bel niente!” Urlò.

“E allora aspettami fuori in macchina… “Esclamai e così dicendo le dissi:” … guarda fermati qui! ...Lasciami qui che prendo un taxi e mi faccio accompagnare, dopo ti raggiungo.”

Accostò arrabbiatissima, tanto che con la ruota anteriore nel farlo toccò il bordo del marciapiede facendo sobbalzare l’auto. Aveva il viso teso, scesi salutandola, lei partì imbronciata senza nemmeno guardarmi. Era furente.

Chiamai un taxi con il cellulare, passai dall’agenzia e poi mi feci accompagnare dai clienti a fargli vedere l’appartamento. 

 

Mi sbrigai in mezz’ora buona, acquistarono l’appartamento e sottoscrissero e firmarono il contratto preliminare per bloccarlo, una copia ciascuno, e il resto lo avremmo perfezionato con l’atto notarile al loro ritorno.

Salutai e uscii mentre loro andavano via e pensai a mia moglie Agnese. Aveva ragione ad essere arrabbiata. Le telefonai contento dell’affare appena concluso ma non rispose, il suo smartphone suonava a vuoto e poi si inseriva la segreteria che dava spento o non raggiungibile. Pensai che non volesse rispondere per non parlare con me perché arrabbiata, invece no, non era così e poi capii il motivo.

Visto che ero dalle parti di casa mia, decisi di prendere la mia auto e raggiungerla convinto che fosse al ristorante ad aspettarmi, non era la prima volta che avevamo discussioni animate, ma poi tutto si risolveva e tornava come prima, e alla sera facevamo la pace a modo nostro, facendo l’amore e perdonandoci a vicenda.  

Mentre mi avviavo alla macchina feci un piccolo esame di coscienza e ammisi i miei errori, e mi misi nei suoi panni. Aveva ragione, certe volte ero stronzo davvero… e mi comportavo come tale nei suoi confronti, e mi riproposi quella sera stessa di riparare facendole anche un bel regalo. 

Dal punto dell’alloggio andai verso casa nostra che distava 300 metri e strada facendo pensai:

” Forse è a casa!” Ma vidi che sotto la nostra palazzina, al solito posto non era parcheggiata la sua auto con la quale eravamo usciti, segno che non era in casa. Presi la mia e mi avviai verso il ristorante pensando a lei, e di trovarla là fuori, arrabbiatissima ad aspettarmi in auto.

 

Giunto davanti al ristorante dove avevamo deciso di cenare posteggiai e scesi, mi avviai ed entrai, ma non la vidi all’interno seduta in qualche tavolino ad aspettarmi, allora uscii e girai per i parcheggi adiacenti, ma la sua auto posteggiata non c’era.

Salii sulla mia auto e provai a chiamarla ancora al cellulare, ma non rispose nuovamente, si innestava la segreteria:” Si è proprio arrabbiata!” Pensai:” Non mi vuole parlare.” E mi venne un sorriso sulle labbra.

“Ha ragione…” considerai:” …   anch’io mi incazzerei se lei fosse come me.”

Rimisi via il cellulare con l’intenzione di non chiamarla più che intanto non mi avrebbe risposto. Ma come dicevo sopra non era quello il motivo per cui non rispondeva e lo scoprii in seguito.

Salito in auto partii e mi diressi verso la prima discoteca che avevamo deciso di andare, il Deniro di Marina di Grosseto, che intanto era sulla strada per giungere eventualmente all’altra. 

Arrivato, guardai nei posteggi adiacenti e attorno e non vidi la sua auto, girai anche le strade vicino ma non c’era, allora mi avviai deciso alla seconda discoteca che avevamo programmato, il Follia di Grosseto, che era al centro della città e un po’ difficoltosa da raggiungere per via del traffico. E mentre guidavo mi dicevo:” Ma dove si è cacciata?! Perché non risponde!?” 

Giunto entrai e girai nel grosso piazzale antistante la discoteca adibito a posteggio, mi misi a girare in auto tra le auto, a cercare la sua. E alla fine la vidi ... vidi la sua auto posteggiata. Un sorriso e un balzo mi venne sul cuore.

 “E’ lì!” pensai contento.   

La sua auto per mancanza di posteggi vicino all’entrata era posteggiata in fondo al parking, adiacente a una staccionata alta un metro che faceva confine a una casa dietro essa, dopo un grande supermercato; e io posteggiai laterale alla sua a una decina di metri di distanza, divisi da altre auto tra le nostre, e mi avviai alla discoteca. 

Fuori qualche giovane coppia parlava e fumava sull’ingresso. Erano ormai le 23.15. Feci il biglietto ed entrai.  Appena all’interno fatto il piccolo corridoio, il caos, una musica assordante che non si capiva niente, centinaia di persone in piedi e tutte accalcate che non si poteva camminare. Era un caldo tremendo tra i chiari e scuri delle luci stroboscopiche e i faretti che si accendevano e spegnevano. 

“Diooo!!” Pensai:” Come fanno a piacerle questi posti, con questo trambusto?”

Non avrei sentito nemmeno la mia voce se avessi urlato e capii il motivo perché non mi aveva risposto allo smartphone mezz’ora prima, probabilmente non lo aveva sentito suonare visto che lo teneva sempre in borsetta.

Mi misi a cercarla, iniziai con lo sguardo e a girare fisicamente tra la gente, tra spintoni e urti tra i tavolini.

Dopo circa dieci minuti la vidi tra altre persone al bordo posteriore della pista che ballava disco dance elettronica e muoveva divertita con tutto il corpo come invasata.

“Guardala là!” Pensai.

La osservavo, la vedevo quasi di fronte a me a una decina di metri che ballava sorridendo con qualcuno che aveva davanti e che io intravedevo solo di spalle, tra altre teste.  D’istinto cercai di chiamarla lo stesso per salutarla e nel fragore portai le mani ai lati della bocca a mo’ di megafono per veicolare meglio la direzione della voce tra i rumori e urlai:” Agneseee!!... Agneseeee!!!”

Ma non mi sentiva… non poteva sentirmi né vedermi tra la gente, perché lei guardava dal chiaro della luce alternata di intensità della pista allo scuro tra i tavolini e vedeva solo teste e sagome scure di persone immobili o che si muovevano a fatica. 

Restai fermo a guardarla, era bella e felice, ballava come una ragazzina, rideva e sorrideva al tipo che aveva davanti. Si divertiva, insieme agli altri danzanti alzava le braccia in alto con le dita aperte roteando le mani sui polsi o le tenendoli aderenti ai fianchi, con gli avambracci piegati e i pugni davanti all’addome muovendoli lateralmente assieme alle spalle, il sedere e le gambe.

“Probabilmente è qualcuno che ha conosciuto qui… qualche corteggiatore che vedendola sola ci prova, in fondo è una bella ragazza mia moglie.” Pensai orgoglioso di lei, della sua bellezza e felice che fosse il mio amore.

Lei continuava a ballare, non mi vedeva in quella confusione di  suoni, luci e persone e io restai fermo ad osservarla e intanto mi avvicinavo lentamente tra la gente, avrei preso il  momento giusto quando sarei stato più vicino e l’avrei  chiamata e mi sarei fatto  vedere accostandomi.

All’improvviso la musica agitata da disco dance cessò, le luci si abbassarono in penombra sulla pista e la musica diventò dolce e romantica e iniziarono i lenti. Feci per avvicinarmi facendomi largo tra gli altri, ma vidi che il suo cavaliere le prendeva i fianchi e lei le appoggiava le mani sulle spalle iniziando a danzare anche quei balli lenti, mettendosi quasi guancia a guancia.

Ebbi una sensazione di fastidio a che quel tipo che non sapevo nemmeno chi fosse la stringesse sulla vita, e che lei lo lasciasse fare appoggiando le sue mani sulle sue spalle ballandoci assieme.

Restai fermo non sapendo che fare, molta gente usciva dalla pista andando verso i propri tavolini intasando i corridoi tra di essi.   Non mi piaceva andare la, batterle sulla spalla e dirle:” Eccomi qui! Sono io… sono arrivato!” E magari fare la figura del coglione geloso, quindi decisi di restare fermo ad aspettare che finissero.

Si moriva dal caldo all’interno e alla penombra della sala era più opprimente, mancava l’aria in quella confusione, nemmeno il bar riuscii a raggiungere per prendere qualcosa da bere e rinfrescarmi.  Così dopo alcuni minuti decisi dì uscire e aspettarla fuori, al fresco.

 

Fuori presi una boccata d’aria, respirai profondamente e mi accesi una sigaretta. L’avrei aspettata li al fresco e anche se tardi saremo andati a mangiare qualcosa, anche una pizza, dopo essermi fatto perdonare per la serata e per il mio caratteraccio.

Finita la sigaretta passeggiai pensando felice alla vendita che avevo concluso, glielo avrei detto che in quell’oretta  che ci  eravamo lasciati avevamo guadagnato 4000 euro di provvigione e sarebbe uscito un bel regalo per lei, che seppur arrabbiata sarebbe stata felice. Poi mi avviai alla mia auto, l’avrei aspettata all’interno  sentendo della buona musica, e misi un cd nel lettore. Parlai ancora al telefono  con il mio socio, dove gli  confermai l’affare concluso e accesi un’altra sigaretta. Ero agitato ma felice, non vedevo l’ora che arrivasse mia moglie per stringerla e baciarla.

Nell’attesa era  passata una mezz’ora buona e dal parabrezza osservavo  sempre l’entrata del  locale che se anche distante da dove avevo posteggiato si  vedeva bene.

 

A un certo punto la vidi uscire, lei davanti e un altro poco dietro e ridevano allegri… . Lo osservai bene mentre camminando affianco di mia moglie chiacchieravano guardandosi attorno e si avvicinavano alla sua auto poco distante della mia.

Alla luce del lampione mi  venne quasi un colpo, lo riconobbi,  era il maestro del mantra yoga. 

“Che ci fa qui con mia moglie questo stronzo!” Pensai.

Mi  infastidiva sapere che era lui  che ci ballava assieme e che la corteggiava e ora l’accompagnava all’auto, mi era stato antipatico fin dal primo  momento che l’avevo visto… a pelle come si  dice, con quei  falsi sorrisi e l’aria superiore. E ora accompagnava mia moglie.

“La seguirà fino all’auto e poi se ne andrà!” Pensai:” Appena si allontana la chiamo sullo smartphone, ora sentirà senz’altro, senza più il caos della discoteca, oppure mi presento direttamente all’auto!” Valutavo.

Ma nello stesso tempo mi chiedevo cosa ci facesse lì lui:” Sarà arrivato per caso oppure la chiamato lei?” Era un dubbio che mi assillava, ma gliel’avrei chiesto a casa.

 

Restai come un deficiente in auto ad attendere che lui se ne andasse per andare da mia moglie, subito vidi che si fermarono fuori a scherzare, ridere e parlare. Successivamente vidi mia moglie aprire la portiera del passeggero e gettare all’interno la borsetta e chiacchierare ancora con lui. E di seguito la vidi sedersi sullo stesso sedile spostando la borsetta,  forse stanca, portarsi ridendo una mano sulla fronte e poi sugli occhi come se le girasse la testa, lasciando la portiera aperta con lui fuori in piedi appoggiato con un braccio al montante superiore della portiera e l’altro su il tettuccio, quasi  chiudendola in auto, chinando il capo verso l’interno a parlare ancora con lei.

“Ma che fanno? Si mettono a chiacchierare ancora?! Proprio ora?” Mi dissi seccato con l’intenzione di interromperli. 

Passò qualche minuto e a un certo punto vidi che anche  lui si  abbassò ed entrò con il capo dalla portiera del passeggero, sparendo all’improvviso all’interno con tutto il corpo.

“Ma che fa? Entra anche lui?” Mi domandai.” Agnese si sarà spostata da dentro nell’altro sedile quello del guidatore.” Pensai. “ Probabilmente lo accompagnerà a casa?... Lui sarà venuto senza auto o con qualcuno.” Mi dissi.

Ero stupito che mia moglie desse così confidenza a quel tipo. 

“Ci mancava anche questo a perdere tempo. Li seguirò in auto.”  Mi dissi attendendo che partissero.

 

Aspettavo che mia moglie mettesse in moto, ma non lo faceva mai. Restai alcuni minuti  fermo nella mia auto e poi mi  alzai e uscii. In piedi, osservando da sopra il tettuccio delle altre auto guardai direttamente quella di  mia  moglie e non  li  vedevo più, sembrava che fosse vuota, ma ero distante, c’era buio e la visione non era ottimale, non vedevo  bene.

“Non possono essere scesi e allontanati a piedi, me ne sarei accorto.” Ragionai:” Li avrei visti. E se non sono scesi allora dove sono?” Mi domandai.

Mi guardai attorno e non c’era nessuno, solo auto posteggiate e le luci fioche dei lampioni, e in fondo l’entrata della discoteca con coppie di ragazzi che parlavano… fumavano… ridevano tra loro.

Volli andare a vedere e curioso mi avvicinai tra le altre auto, finché fui a circa due metri nascosto da una monovolume vicina. 

Come dicevo in giro non c’era nessuno, erano tutti d’entro a ballare. Guardai nell’auto di mia moglie e vidi la schiena di lui che si muoveva, era di spalle o meglio vedevo la sua camicia chiara nel chiaro scuro dell’auto.

“E Agnese dov’è?!” Mi domandai con il batticuore, con il presentimento di scoprire qualcosa di brutto e che non volevo. 

Spostandomi m’avvicinai per osservare meglio, sempre abbassato dietro la monovolume e vidi il sedile del passeggero reclinato dallo schienale, lui sopra che mi dava la schiena sdraiato sopra mia moglie e lei sotto di lui, con la gonna tirata su fino all’ombelico e si vedeva bene che non aveva le mutandine e stavano chiavando. Si abbracciavano e baciavano limonandosi.

Mi venne un colpo, mai avrei pensato mia moglie capace di una cosa simile, di tradirmi, eppure era così, mi stava tradendo e rendendo cornuto.

“Mio Dioo… mio Diooo!” Pensai addolorato: “Ma che fa è pazza? Mi tradisce…  si fa chiavare da lui?... Quello lì!... Qui!... Nella sua auto, in un posteggio pubblico dove può essere vista da chiunque? Ma è pazza… è impazzita?!” Rimuginai dentro di me, tra gelosia e dispiacere.

L’auto aveva il finestrino del passeggero giù a metà per il caldo e quindi avvertivo i loro rumori e i gemiti godenti di mia moglie tra le sue braccia. Era assurdo, incredibile, non potevo crederci, la mia Agnese mi tradiva. Il primo pensiero fu di aprire la portiera e ammazzarli…. 

Ammazzarli forse no, ma riempirli di botte si, soprattutto a lei, mia moglie che mi tradiva. Volevo sputarle in faccia e gridarle forte:” Puttana!!... sei una gran puttana!!... Puttanaaa!!”

Ma non lo facevo, non facevo niente e non capivo perché. Provavo sentimenti di gelosia e rabbia. Volevo intervenire ma non ci riuscivo, non mi muovevo, ero come paralizzato dalla sorpresa e incredulità, non so perché restavo immobile, ma non certo per paura di lui. E attonito restavo fermo a guardarli chiavare, vedendo lei godere a gambe larghe che lo stringeva a se tra esse e che allargava di più le cosce in quella posizione scomoda, e lui che dava colpi ritmici, decisi, in profondità facendola sobbalzare sul sedile e dondolare l’auto.

Era tremendo, impressionante, incredibile:

” Non può essere vero!” Mi dicevo:” Quella è mia moglie! Agnese… la mia Agnese… non può tradirmi!” Ma era proprio lei purtroppo e dal finestrino aperto la sentivo mugolare, ansimare e godere, e vedevo che lo baciava e stringeva, mentre lui  con le mani  le aveva abbassato il top sull’addome  e tirato fuori  le mammelle dalle coppe del reggiseno lasciandolo sotto di esse, accarezzandole, stringendole, baciandole. 

Restai  fermo, all’improvviso avvertii come una vertigine, un mancamento a quella scena che mi si presentava davanti e sentii una vampata di  calore prendermi il volto e il cuore e poi  scendere nella  pelvi e farmi diventare il cazzo duro. All’improvviso avvertii l’erezione involontaria a vedere mia moglie chiavata in auto da un altro. Era incredibile, impossibile, mi sentii inspiegabilmente eccitato anche se umiliato, con il cuore che mi batteva fortissimo mentre il sudore mi colava sulle tempie e le mani mi tremavano.

La vedevo partecipare fisicamente ed emotivamente a quell’amplesso, mentre lui con una mano le stringeva una mammella e con l’altra l’accarezzava sul fianco baciandola sul viso, sulle labbra, gli occhi, la fronte, mentre con il bacino spingeva e dava colpi profondi e decisi tra le sue gambe; in vagina, da toccarle l’utero e farla godere sussultando.

 

A un certo punto in preda a quello stato di alterazione ed esaltazione fisica e mentale, d’istinto me lo toccai. Mi spostai da dietro la monovolume e mi portai di fianco a loro, ben riparato da un'altra auto, da dove potevo vedere meglio. E osservai, restai come un guardone a spiare mia moglie chiavata da quel tipo, il maestro, e godere con lui, finché in preda a un impulso incontrollabile toccandomi con la mano sopra i pantaloni  aprii la cerniera e lo tirai fuori duro. Mi sentivo mancare, tremavo tutto tra la disperazione, l’eccitazione, la paura di quello che stavo facendo e di essere scoperto da loro o qualcun altro. Il cuore mi batteva a mille e sudavo, e vedendo mia moglie a gambe larghe, nuda dalla vita in giù e lui che spingeva il suo sedere tra le sue cosce impalandomela con la sua asta di  carne dura. Inconsciamente inizia ad accarezzarmelo, fino a prenderlo in mano, stringerlo e muoverlo avanti e indietro, masturbandomi eccitato come un ragazzino, guardando loro chiavare dentro l’auto di mia moglie. 

Fu un attimo, e a sentirla gemere e godere sotto i suoi colpi vigorosi mi misi tutto a tremare, cedendomi le gambe e andando in tachicardia e iniziai a venire, a sborrare sull’asfalto sotto i miei piedi.

Era impressionante e pazzesco, godevo ed eiaculavo guardando mia moglie chiavare con lui e assurdamente mi piaceva farlo in quel momento, ne provavo piacere ed ebbi un orgasmo di altissima intensità, mi sentii mancare e cedere le gambe tanto che mi appoggiai alla monovolume. Lo stesso lei che iniziò a gemere e ansimare incastrata nel sedile sotto di lui e la sentivo gridare, segno che stava venendo.

Agitato e spaventato per quello che avevo fatto lo rimisi dentro i pantaloni e tirai su la cerniera mentre anche loro avevano l’orgasmo,  e spiavo mia moglie che si  contorceva e lo abbracciava e baciava  in un: ” Oooooooooohhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!”  a bocca aperta lunghissimo. E lui con colpi sempre più veloci e profondi tirandolo fuori rapidamente gli sborrava sull’addome.

Quando lo vidi  senza preservativo  che gli sborrava sull’addome ebbi un fremito di paura ed eccitazione:

” Cristo … anche senza preservativo lo ha fatto! … Ma è pazza, a rischio di restare incinta!” Pensai.

Poi preso  dalla irrequietezza, sconvolto per quello che avevo visto di mia moglie, tradirmi e fare sesso con lui  e vergognandomi immensamente di  me stesso per quello che avevo fatto di spiarli e masturbarmi, scappai  confuso, passai a fianco alle auto abbassandomi senza farmi vedere e raggiunsi la mia, scosso, eccitato e sudato. Era come se non connettessi più.  L’aprii con il telecomando  ed entrai  veloce, stravolto per  quello che avevo visto e perché avevo  goduto, mi ero masturbato e provato piacere a guardarli; a vedere chiavare mia moglie con un altro e avere avuto l’orgasmo. Ero spaventato dall’accaduto, dal suo tradimento, ma anche da me stesso.

A fatica riuscii a inserire la chiave nel blocchetto dell’accensione e tremante l’accesi e partii veloce, passai davanti all’entrata dove quelle coppie di ragazzi erano ancora lì  a scherzare e giocare e qualcuna a baciarsi, senza rendersi conto che a una trentina di  metri  da loro dentro un auto del parcheggio si  era consumato un adulterio, un dramma. 

Partii lasciandoli entrambi dentro il parcheggio a mettersi apposto e disperato corsi a casa. Non volevo andare in nessun posto, né vedere nessuno.

 

Giunto a casa mi lavai la faccia, mi guardai allo specchio, mi sembrava di essere un altro, era assurdo quello che era accaduto, di avere visto Agnese, mia moglie chiavare con un altro e anche la reazione che avevo avuto io era assurda, ne provavo disgusto e piacere a che si fosse accoppiata con lui e vergogna nel ricordarlo. Mi versai da bere un whisky, volevo stordirmi, lo bevvi tutto di un fiato.

Era mezzanotte passata, e da li a poco secondo come prevedevo io sarebbe rientrata lei, dopo che aveva chiavato con lui. Non volevo incontrarla in quel momento, parlarle, non me la sentivo mi vergognavo di lei e di me stesso e non sapevo cosa dire, non volevo litigare e giungere a sbatterla fuori di casa, l’amavo ancora e decisi di andarmene a letto, di farmi trovare già a dormire e l’indomani con calma avrei deciso.  

Mi spogliai e mi infilai sotto il lenzuolo, agitato e ansioso, finché dopo mezz’oretta non la sentii rientrare. Non mi alzai nemmeno. Lei  venne subito a vedere in camera se c’ero, poi andò in bagno a lavarsi  e al ritorno  si sdraiò a dormire al  suo posto, affianco a me. 

Mi accorsi che si avvicinò come quando voleva essere coccolata, mi  toccava la schiena, forse  accarezzava, forse era pentita di quello che aveva fatto o  forse no. 

Finsi  di dormire e le diedi la schiena, ma non ci riuscivo, non riuscivo a prendere sonno, mi  svegliavo spesso e non potevo credere Agnese capace di tradirmi. Va bene che c’erano dei  dissidi tra noi, che io l’avevo trascurata ed eravamo un po’ in crisi. Ma da qui  a farmi le corna ce ne passava, sapevo, sentivo che lei  mi amava ancora e io lo stesso a lei, eppure era avvenuto, mi aveva tradito  con un altro, il suo  maestro di mantra-yoga  e  avevo sempre in mente e davanti agli occhi l’immagine di lei  godente trafitta da lui. 

E poi pensavo a me e mi dicevo:

” Perché non li ho fermati? Ero  ancora in tempo a farlo… bastava un rumore, un urlo  e si  sarebbero interrotti… e invece… ho lasciato che tutto seguitasse. E perché io provavo piacere a vederla chiavare con lui? ...Perché!?” Mi chiedevo.

Mi sentivo alterato, rovinato sessualmente. E ci pensavo e ripensavo  e mi chiedevo:” E ora che faccio?! Glielo dico che l’ho vista oppure no?! E che reazione avrà?  Litigheremo?... Ci lasceremo? “ 

Nonostante tutto non volevo perderla, l’amavo tanto… ma che potevo fare?

Pensai finché non fu  mattino, le sette e decisi di  dirle tutta la prima parte della verità, per il proseguimento avrei valutato in seguito, in fondo eravamo sempre stati sinceri tra noi e ci amavamo e mi avrebbe dato la sua spiegazione; ma oltre a questo decisi di dirglielo anche perché sentivo qualcosa in me, un piacere morboso che mi eccitava a farlo, a informarla e renderla cosciente che l’avevo vista chiavare, spiata, fare sesso con il suo maestro di mantra-yoga, e farla sentire in colpa e sporca.

 

Il  mattino seguente  mi sveglia presto, era domenica,  lei dormiva ancora accanto a me, in silenzio la guardai,  era in mutandine senza reggiseno, quasi nuda, era bella, per me la più bella di tutte le donne e osservandola mi accorsi  che l’amavo ancora, sempre, di più. 

Ascoltavo il suo respiro regolare e scrutavo il suo seno muoversi alle escursioni respiratorie e seguivo i lineamenti del viso, avvertivo e annusavo  il suo odore personale, della sua pelle, un misto di profumo orientale e di  odore del corpo caldo, buono, caratteristico e suo, e mi  piaceva aspirarlo. Mi veniva difficile credere a quello  successo la sera prima, speravo che risvegliandomi dicessi:” E’ stato un sogno!” Invece era la pura realtà. 

Mi alzai dal letto e la lasciai dormire, andai  in bagno a  farmi la barba e mi guardai allo specchio, non sapevo se farmi schifo o giustificarmi per il fatto che non reagissi, non la schiaffeggiassi, picchiassi e gettassi  fuori di casa  come una puttana, come farebbe un vero uomo. Ma anche pensavo all’altro mio comportamento e mi dicevo con vergogna e tristezza:

” Lei mi  ha tradito, ma a me piaceva guardala… .” 

E quel aver  provato piacere a guardarla fare sesso con lui mi tormentava, mi ripugnava ed eccitava e mi  ritornava sempre in mente.

Quando fui  pronto come sempre uscii a correre un’oretta, rientrai verso le otto dopo aver acquistato delle brioche in un bar. Lei  dormiva ancora, probabilmente non si era accorta che ero uscito e rientrato. Feci colazione da solo pensando e poi mi  andai a  sedere in soggiorno a leggere.

Poco dopo si alzò anche lei. Me la trovai  sulla porta  sola  con le mutandine e ciabattine e il  seno fuori, bello, fiorente e gonfio, che quel bastardo la sera  prima aveva stretto, accarezzato, baciato e succhiato… e odiavo  quell’uomo che mi  aveva chiavato la moglie, ma allo stesso tempo però assurdamente mi eccitava che l’avesse fatto.

 Dall’uscio ancora assonnata sfregandosi un occhio venne verso me.

“Ciao!” Disse.

“Ciao!” Risposi:” A che ora sei rientrata ieri sera?” Le chiesi fingendo di non saperlo.

“Dopo mezzanotte…” Disse aggiungendo:” Sei arrabbiato?” Venendosi a sedere vicino a me.

“Io no!... E tu?”

“No… certo che no, scusami per ieri sera … non volevo essere così, ho visto le due tue chiamate solo quando sono rientrata a casa e tu eri già letto e non volevo svegliarti, l’avrei fatto solo per un’altra cosa ….” Affermò con un sorriso malizioso come a dirmi che mi desiderava sempre e io capii il doppio senso di quella frase.

Poi mi chiese:” Come andata poi ieri sera, hai concluso?”

 “Si, hanno firmato il compromesso d’acquisto e al loro rientro prenderemo 8000 euro di percentuale di provvigione, il due per cento del valore dell’immobile, diviso con Fulvio, 4000 euro a testa.” Mormorai.

“Sono contenta… sei bravo nel tuo lavoro, mi spiace per ieri sera…” Ripeté 

“Mi spiace averti lasciato sola!” Dissi io.

“Oh non importa… intanto ero stanca.”

 E prima che lei parlasse ancora dissi:

 “Sai ieri sera dopo che mi ero sbrigato, ti ho chiamata al cellulare e visto che non rispondevi ed ero vicino casa, sono passato a prendere la mia auto e ti sono venuto a cercare… volevo farmi perdonare di essere stato scortese e maleducato.”

Lei abbozzò un sorriso dispiaciuto ascoltandomi in silenzio.

“Sono passato dal ristorante dove avevamo prenotato e fuori non c’era la tua auto e nemmeno tu all’interno, allora sono andato nella prima sala da ballo che avevamo programmato, il Deniro a Marina di Grosseto, ho guardato nei posteggi attorno e non ho visto la tua auto posteggiata e quindi mi sono diretta alla seconda discoteca che avevamo stabilito, al Follia e se non ti avrei trovata nemmeno lì sarei tornato a casa ad aspettarti.” Feci una pausa mentre lei attenta e forse preoccupata ascoltava.

“E invece con sollievo ho visto la tua auto in fondo al parcheggio antistante la discoteca, e ne fui felice, ti avrei rivisto. Ho posteggiato anche la mia e sono sceso ed entrato in discoteca e dopo aver girato un po’ tra quella bolgia, ti ho vista che ballavi…” Feci un’altra pausa e lei sospettosa rispose:

“Potevi chiamarmi!” 

“L’ho fatto, ma c’era un fracasso enorme che non mi hai sentito, come non hai sentito le due telefonate!” Affermai.

“Si c’era molto trambusto e confusione… non ti ho sentito.” Confermò lei.

“Lo so!... Ma come fai ad andare a ballare in quei posti con questo caos? ...” Domandai spezzando la sua apprensione.

Alzò le spalle tesa e preoccupata:

“Ci sono finita per caso, ero arrabbiata, non sapevo dove andare e sono andata lì a scaricarmi la tensione nervosa.”

“Te la sei scaricata almeno?” Chiesi con un sorriso malizioso.

“Poco!... Non molto!” Rispose.

 “Eppure ti ho vista allegra e sorridente che ballavi, saltavi e ridevi con qualcuno… ma non sono riuscito a vedere chi fosse con quella confusione.”

“Era uno che ho conosciuto lì… mi ha chiesto di ballare e sono andata.” Replicò lei in modo naturale muovendo gli occhi imbarazzata e toccandosi le dita nella mano.

“Certo!...  Io sono restato un pò, volevo venire da te ma non ce l’ho fatta, c’era caldo, troppa gente e mi girava la testa, così quando sono arrivati i lenti, sono venuto via, sono uscito e sono venuto a casa…. Mi sono detto l’aspetto a letto, e invece poi mi sono addormentato.”

Vidi che subito si rasserenò e sorrise.

 “Si abbiamo ballato un po’, ancora mezz’oretta e poi sono venuta via anch’io e quando sono arrivata a casa tu dormivi già!”

“Si… ero stanco.” Risposi, ribadendo “Mi spiace averti lasciato sola anche in discoteca dopo che ti ho visto ballare.”

“Oh non ti preoccupare, sono restata ancora mezz’oretta e poi sono venuta via anch’io!”

 E girandosi avvertendone l’aroma chiese:” Hai fatto il caffè?”

“Si!” Risposi e si avviò in cucina, ed entrando esclamò:

“Oh… ci sono le brioches anche!...  Grazie. Ma sei già uscito?”

“Si ho fatto una corsetta e comprato le brioches.”

“Per me?!” Chiese lei.

Non risposi e la guardai negli occhi e lei si avvicinò e mi diede un bacino sulla guancia come Giuda a Gesù quando lo tradì, solo che per lei significava a suggellare la pace ritrovata, come faceva sempre quand’era arrabbiata con me.

Entrò in cucina e si sedette a fare colazione bevendo il caffè e gustandosi le brioches e mentre si riordinava i capelli con la mano esclamò:” Dovrò andare dal parrucchiere a tagliarli un po’!” 

Non dissi nulla restai in silenzio.

Al termine della colazione si alzò a lavare le tazzine e io mi sedetti al su posto e mentre mi dava le spalle con le mani sotto il rubinetto continuai e dissi:   

“Sai!?... Quando sono uscito dalla sala da ballo non sono andato subito a casa, mi sono fermato fuori a prendere un po’ d’aria fresca e a fumare una sigaretta.” Lei si voltò e mi guardò sospettosa tornando tesa in viso, e continuai:

 “E poi già che ero lì mi sono detto… l’aspetto, le chiedo scusa per la serata e per essermi comportato spesso male nei suoi confronti … e nell’attesa ho passeggiato e fumato nel parcheggio.”

Lei in silenzio posò le tazzine pulite a sgocciolare e restò con il sedere e le mani appoggiate sul bordo del lavandino a guardarmi, forse chiedendosi cosa sapessi realmente. E continuai:

“… Poi entrai in macchina a sentire un pò di musica tranquilla e non urlata come quella della discoteca e a fumarmi ancora una sigaretta, e dopo una mezz’oretta ti ho vista uscire con dietro quel tuo maestro di mantra e di yoga che come sai mi è tanto antipatico, e ho capito che probabilmente era con lui che ballavi all’interno.”

Lei diventò rossa sul volto, staccò le mani dal bordo del lavandino portandole davanti e iniziò a toccarsi le dita tra loro nervosamente, sapeva che non poteva negare e non immaginava quanto io avessi visto e sapessi, e cercando di giustificarsi pronunciò:

“Si, l’ho incontrato lì e ho ballato un po’ con lui.”

La osservavo serio, era ansiosa e irrequieta, timorosa, continuava a toccarsi le dita o le portava sui capelli e continuai.

“Ho visto che vi siete fermati dalla tua auto e avete chiacchierato, ridevate, poi tu hai aperto la portiera del guidatore e ti sei seduta. “Feci un’altra pausa e prosegui:” Sai, aspettavo che lui se ne andasse per venire da te, abbracciarti, baciarti e dirti di andarcene al ristorante o a mangiare una pizza insieme… invece. Non so quanti minuti siete restati lì a chiacchierare e a ridere, poi all’improvviso non vi ho più visti… e allora sorpreso e incuriosito mi sono avvicinato alla tua auto e vi ho rivisti all’interno, tu sotto di lui a gambe larghe con la gonna tirata su alla vita e senza mutandine e lui che si muoveva sopra te e facevate sesso, vi baciavate in bocca e stringevate. Forse vi scambiavate dell’energia positiva…” Dissi sarcastico ma con il volto serio e cupo, continuando:” Eravate tanto presi dalla passione, dallo scambiarvi energia che non vi siete nemmeno accorti di me.”

Feci una pausa e lei resto in silenzio, impietrita da quella verità, non aveva il coraggio né la forza di negare, di proferire parola, portò la mano sul viso ad accarezzarsi timorosa e pensierosa la fronte e io continuai:

“Avrei voluto reagire, aprire la portiera e tirarvi fuori a tutte e due di peso, a lui prenderlo a pugni e a te sputarti addosso. Invece non sono stato capace di fare queste cose, mi sono sentito una morsa nel cuore, mi sono girato e sono venuto a casa… e ho pianto!”

Lei era impietrita.

“Mi dispiace!” Balbettò venendosi timorosa a sedere vicino a me.

“Anche a me dispiace Agnese, perché ti amo ancora e non sai cosa ho provato in quegli attimi, cosa ho vissuto in quel momento a vederti tra le sue braccia.” 

Poi riflettendo esclamai:” Ma come hai potuto farlo?... Tradirmi, rovinare la mia vita, la tua, la nostra vita!”

Lei con il volto triste e angosciato guardandomi addolorata balbettò: “Ti posso spiegare… io non volevo…” Toccandomi tremolante il braccio e proseguendo:

“Hai ragione, perdonami, non so cosa mi sia successo ieri sera…  ero arrabbiata, avevo bevuto, ero un po’ brilla, stordita e non so nemmeno io come possa essere accaduto.” Affermando subito:” Anch’io ti amo Fabio… ti amo ancora e sempre, tanto… e ieri sera non so... Perdonami ti prego!...  So di averti fatto male, di averti ferito, ma non lo volevo. Te lo giuro!” Poi come a confortarmi esclamò: “Non lo vedrò più, non andrò più ai meeting di mantra e yoga te lo prometto… ma perdonami … io ti amo.” Farfugliò affranta e piangente di conoscere che io sapevo, nel vedere e capire quanto fossi addolorato e affranto io perché lei mi aveva tradito, capendo il mio amore per lei e quanto ancora lei stessa mi amasse, ed era colpita della mia reazione civile e d’amore senza litigare.

“Vorrei reagire in modo diverso Agnese, avere il coraggio prenderti a schiaffi, di sputarti in faccia, dirti che mi fai schifo, ma non ne sono capace, non ci riesco perché nonostante tutto ti amo ancora, sempre…. “Esclamai emozionato con voce tremante. “Non sono adatto a queste reazioni, perché ti sento sempre mia e ti amo ancora…”  Ripetei sincero mormorando sconfortato, abbassando il capo e portando le mani su di esso.

“Anch’io ti amo... credimi Fabio!” Insistette piangendo, portando le sue mani sulla mia spalla accarezzandola, aggiungendo:” Si me lo meriterei. Fallo... sputami addosso offendimi, picchiami anche se vuoi, ma perdonami. Fabio… ti prego, non volevo ferirti, umiliarti, tradirti, non so nemmeno io perché l’ho fatto, avevo bevuto.” Ribadì prendendo il mio braccio e stringendomelo tra i suoi, con gli occhi lucidi e pieni di lacrime, avvicinandosi di più a me e appoggiando la testa su di esso.

 

Ero disperato, l’amavo e non volevo perderla, e avevo una gran voglia di piangere anch’io e lei se ne accorse, ma nello stesso tempo avrei voluto punirla… ed esclamai quasi senza rendermene conto.

“Ma lui… lui, quel maledetto, quel bastardo cosa è venuto a fare lì, c’era già o l’hai chiamato tu? Sii sincera Agnese per favore.”

 “Ti dirò tutta la verità Fabio!” Rispose stringendosi più forte al mio braccio e guardandomi con i suoi occhi da gatta che gli lacrimavano. Era pentita davvero e mi amava sempre, e ripose:

“Si, l’ho chiamato io al cellulare, ma non per farlo venire a ballare con me, ma per chiedergli se avessi lasciato lì il mio foulard di seta, quello nero che adopero per legarmi i capelli sulla nuca in una coda invece del mollettone e degli elastici.… e lui mi disse di si, che era lì e l’aveva trovato nel mio posto di  meditazione e preghiera.”

< Dove sei che te lo porto!”>Mi disse.

< Non importa, tienilo lo prendo martedì sera quando vengo al meeting, l’importante è che sia lì!> Gli Risposi.

 E lui si mise a parlare al telefono:

< Hai la voce giù! Sei triste?> Domandò. E io distinto risposi:

< No…  non sono triste, sono solo incazzata.> 

< Ehh… è perché? È successo qualcosa? Non sei al ristorante con tuo marito?> Chiese.

< No!... Lo hanno chiamato per lavoro, per vedere un appartamento e lui è andato. >Risposi.

<Anche il sabato sera?!> 

<Ehh sii!!> Ribadii io.

 Al che lui mi ha domandato: <Ti ha lasciato sola? Ma è pazzo!> 

< Eh…  diglielo a lui…> Ribattei spiritosa.

 < E dove sei tu ora a casa?> Domandò.

< A casa?... No!... Me ne vado a ballare!> Dissi.

<Da sola!?> Chiese.

< Si perché?>

<Vengo io, ti faccio da cavaliere…> Rispose

<No… ma no… vado a fare due salti a distrarmi un po’ e scaricarmi il nervoso e poi vado subito a casa.>Affermai.

<Dimmi dove sei che ti raggiungo e intanto ti porto il foulard… sono solo anch’io stasera, mia moglie è andata in vacanza giù al sud con i bambini, dai suoi genitori, e io non so cosa fare e due salti fanno bene anche a me!> E insistette:< Dai dimmi dove sei che te lo porto e intanto ci beviamo qualcosa e poi ce ne andiamo a casa.>

E non so nemmeno io perché risposi e gli dissi:< Sono al Follia!> Forse perché ero arrabbiata.

<Arrivo!> Urlò allo smartphone, e staccò.

E dopo un quarto d’ora lo vidi arrivare a piedi, si fece accompagnare da un suo conoscente che lo lasciò sulla strada e ripartì subito e mi chiese se potevo riaccompagnarlo a casa io dopo aver bevuto qualcosa assieme o se no avrebbe preso un taxi … Io dissi di sì… non mi sembrava che ci fosse nulla di male, sarebbe stata solo una gentilezza.”

“Hai detto che eri brilla, ma avevi bevuto?” Domandai.

“Abbiamo bevuto due volte, una birra appena entrati e dopo un libre cuba perché faceva caldo e avevamo sete… e invece di rinfrescarmi l’alcol freddo a me che non sono abituata fece girare la testa. E poi il resto lo sai, lo hai visto anche tu…. 

Ecco come è successo che ci siamo incontrati, non c’è stata nessuna intenzione o premeditazione e nessun appuntamento credimi, te lo giuro!>”

<Ma lui cosa ha fatto durante la serata, ti ha corteggiato?> Domandai interessato.

<Ma si…!  Faceva lo stupido né più né meno come fanno altri.>

<E cosa ti diceva?>

E mia moglie imbarazzata visto la mia attenzione mi riferì:

“Dopo aver bevuto la birra siamo andati a danzare in pista la disco music, ci muovevamo e saltavamo di fronte l’uno all’altro, e avvicinandosi all’orecchio per parlare mi disse:

<Sei veramente bella, io certe volte non ce la faccio nemmeno a guardarti… quanto sei bella!> Sorrisi e scossi la testa. Pensavo che scherzasse e mi prendesse in giro perché è un tipo spiritoso, allegro.”

<Eh sì!... Con tutte quelle signore più belle di me che ci sono ai meeting …! > Risposi sorridendo, e non sapevo perché gli davo corda nel parlare, forse per la musica o perché ballavamo… e lui continuava: 

<Sai… mi piaci proprio, mi sei sempre piaciuta dal primo giorno che hai iniziato i meeting, e sei anche brava nei tempi, nella meditazione e recitazione del mantra. Ma non te l'ho mai detto perché quando volevo farlo c’era quasi sempre tuo marito vicino a te.> Sorrisi e scossi la testa ancora a tutte quelle galanterie. 

“Ma quando ballavate c’ha provato?” Le domandai amareggiato. 

Esitò: “Si!” Rispose poi sincera sospirando:” Ha cercato di baciarmi quando ballavamo i lenti, mi stringeva sui fianchi e con una mano poi saliva e sfiorava la schiena e mi faceva sentire il suo alito caldo sul collo. Ma l'ho respinto…” Esclamò orgogliosa:”… ci ha riprovato ma ho rifiutato e siamo restati a parlare qualche minuto, e ballando e  ritrovandoci ancora vicini per forza,  mi ha messo le labbra sul  collo e me la baciato all’improvviso dicendo: < hai un buon profumo>. Con voce imbarazzata.”

“E tu?” Domandai rancoroso dentro di me e serio in viso.

“E io…?  Io… a me girava la testa, mi sentivo leggera, smarrita non ho avuto la forza di fermarlo, di allontanarlo di nuovo e non ho detto nulla e non so come è successo lui ha continuato, ha staccato le labbra dal collo e le ha riportate contro le mie, spingendo con la lingua e… e la seconda volta non ce l'ho fatta, non so perché, ero confusa e sono stata debole e mi sono lasciata baciare. “ 

“Hai fatto entrare la sua lingua nella tua bocca?”  Domandai.

Fece una pausa cercando di giustificarsi:” Si… ma non so perché ne come, mi sentivo stordita ed eccitata e da lì è stato un vortice di passione, incredibile, al buio, con il caldo, tra le altre coppie che ballavano ignare lui mi baciava e mi stringeva.” 

Restò in silenzio attaccata al mio braccio con la testa appoggiata su di esso e poi quasi parlando da sola riprese:” Non avevo mai più baciato nessuno da quando ho conosciuto te…”

“Ti è piaciuto baciarlo?” Chiesi.

Scosse la testa:” Non so!... Forse il quel momento si. Era diverso dal tuo il suo modo di baciare. Volevo fermarmi da tutto quello te lo giuro, ma non so come dire… non ci riuscivo, in quel momento stordita dalla musica e da quello che avevo bevuto mi piaceva quella situazione, non ho saputo resistere a tutta quella attenzione che riversava su di me, alle parole che mi diceva e lo baciato anch’io; mi sentivo troppo desiderata e sentivo di desiderarlo in quel frangente.”

Restò in silenzio come se riflettesse. 

“E poi? “Domandai.

“… Poi niente, prevalse la ragione e la paura in me, e tra la gente e la confusione dopo averlo baciato mi staccai subito da lui e tornammo a sederci, a chiacchierare tra qualche sorriso e ammiccamento che faceva lui.” Agnese restò ancora in silenzio e poi riprese:” E dopo una mezz’oretta, nel timore che succedesse di nuovo qualcosa o qualcuno che mi conoscesse mi vedesse da sola con lui, decisi di tornare a casa e siamo usciti, quando tu poi dall’auto ci hai visti.”

“Usciti per andare dove?” Domandai. 

“A casa te l’ho detto!... Volevo ritornare a casa da te, mi dispiaceva quello che avevo fatto, di averlo baciato, non volevo più farlo, ero restata turbata e pentita. Avevo il rimorso per aver baciato un altro che non eri tu!” Disse.

E io…forse più morboso che curioso continuai a chiederle ancora:

“E in auto come ci siete finiti a fare sesso?” 

E lei sempre guardandomi con gli occhi umidi e la sua voce dolce e fragile rotta dall’emozione mi spiegò:

“In auto quando mi sedetti dalla parte del passeggero fu perché mi sentivo girare la testa, ero allegra e potevo apparire disponibile, ma non lo ero.” Puntualizzò:” Abbiamo parlato un pò, lui asserì che ero una donna da sposare e io stupidamente risposi che aveva perso il treno… che tu mi avevi colta prima di lui e che avrebbe dovuto pensarci prima.”

“Ci facevi la stupidina tu… insomma!” Le dissi.

“Non so… forse…  perché… mi sentivo accaldata e strana e lui continuava a parlare a dire altre cose del genere…”

“Tipo?!” Domandai.

“Ma scemate!”

“Dimmele… sii sincera, mi pare di dimostrarti di essere una persona civile.”

“Ma si… scemate nel senso:< …non lo posso prendere anch’io il treno alla stazione dopo?> Oppure < … E se ci salto sopra al volo e lo prendo anch’io… mi fai salire?!> Tutte scemate, spiritosaggini…

“Si scemate, spiritosaggini… intanto ti ha chiavata! L’hai fatto salire sul tuo treno!”  Affermai affranto e risentito:” Tu ci facevi la stupida con lui per forza...!”

“Scherzavamo, eravamo allegri e poi erano frasi che in quel momento mi faceva piacere sentire dire, avevano un effetto piacevole e anche afrodisiaco, mi facevano sentire desiderata, cercata.”

Ma prima che accadesse l'irreparabile gli dissi chiaro. “Devo andare a casa, non dobbiamo e non possiamo fare finta di nulla, siamo sposati, amo e ci tengo a mio marito e non voglio assolutamente tradirlo."
Ma mentre stavo per alzarmi e uscire per andare dalla parte del guidatore, lui sorridendo con una mano mi spinse indietro facendomi risedere e appoggiare allo schienale. Provai a rialzarmi: 

” Dai… Riccardo!” Esclamai:” … andiamo via.”

Ma intanto che parlavo lui si avvicinò con le labbra cercando di baciarmi sul viso, sussurrando:< Sono pazzo di te!... Mi piaci! Non respingermi!> Proseguendo a mormorare ansimando: < Ti desidero! Ti voglio!... > Dicendomi anche: < …  Avverto che anche tu mi desideri e mi vuoi, lo sento, ti sento fremere.>”

“Sentiva la tua energia? Il tuo fluido sessuale.” La interruppi sarcastico. Ma lei continuò:

“E ha iniziato a baciarmi il viso, a toccarmi sul corpo e a tirarmi su la gonna con la mano, e destino ha voluto che avessi la gonna larga e leggera e non i leggings … e gli fu facile con una manata tiramela su e scoprirmi le cosce e la pelvi. “

“Per favore non parlare di destino… meditazione, di onde della mente… del corpo energetico, con i suoi canali e i suoi centri di vibrazioni. Lascia perdere tutte queste stronzate! “Dissi serio e arrabbiato in viso:” Come mai allora visto che ai meeting praticate il controllo della mente sul corpo non sei riuscita a controllarti?... A fermarti, a fermarlo!” Esclamai risentito:

” Perché sono tutte cazzate quelle che vi dice!” Affermai irritato.

Lei restò in silenzio, intimidita da quel che dicevo… poi seguitò:

“Forse perché in quel momento non capivo nulla e non mi aspettavo un comportamento del genere da parte sua.  Lui si è infilato in auto sopra di me con la mano ha tirato la portiera dietro sé chiudendola, dicendomi:<Ho perso completamente la testa per te Agnese e non faccio che pensarti, desiderarti!>

E non so!!...  È stato più forte di me, in quel momento inspiegabilmente lo desideravo anch’io!!!   E siamo finiti nel peggiore dei modi, mi ha fatto perdere letteralmente la testa e mi ha trascinata tra baci e carezze in quell’amplesso senza che io a sentire le sue mani sul corpo, a tirarmi su la gonna e giù le mutandine lo fermassi.” Disse sconsolata con le gote rigate da due lacrime. 

“Ma tu eri consenziente? Partecipavi?” Chiesi agitato e sconfortato con un pizzico di malizia nel sentire la sua narrazione.

“No…non so!... Come ti ho detto avevo bevuto, comunque tutto è avvenuto con il mio consenso, non mi ha violentata se intendi questo… ormai la mia voglia era alle stelle, ed era come un desiderio che andava colmato. Non ho sentito niente di più forte di quell'impulso in quel momento. “Puntualizzando:” E’ stata la circostanza non la mia volontà a far sì che accadesse.
Mi ha alzato la gonna, tolte le mutandine e poi mi ha penetrata e abbiamo fatto sesso, in quel parcheggio con le luci deboli dei lampioni, incuranti del fatto che qualcuno potesse vederci.

E proprio questo dimostra che è stata una casualità, qualcosa di non premeditato e voluto, nato sul momento, che non c’era accordo, se no saremmo andati da un'altra parte, che so, in pineta dove vanno le coppie.

Io ascoltavo e restavo in silenzio, avvertivo una certa morbosità ad ascoltare la sua voce dolce, rotta dall’emozione e dalla vergogna a confessarmi quanto diceva, provando una forma di gelosia mista ad eccitazione che si equilibravano a vicenda. E a seguito di quelle sensazioni che provavo dissi perfido:” Quando ti  ho visto io prima di andare via lo stringevi, godevi!”

Non rispose, arrossì ancora di più e poi farfugliò ancora:

“In quel momento non so cosa mi successe… te l’ho detto. Il piacere che provavo era così terribilmente diverso e bello da quello che provavo di solito con te che ne restai prigioniera… che pensare che tutto quello fosse sbagliato in quegli attimi mi sembrava impossibile. Non pensavo al male che ti facevo.”

“E poi?... Finito tutto se ne è andato a casa da solo o l’hai accompagnato tu?”

“L’ho accompagnato io!” Rispose a testa bassa.

“E non ti ha detto niente durante il tragitto? Qualcosa avrà pure detto?...  Ti ha dato un altro appuntamento? Perché di solito si fa così quando una ci sta!”

Tirò su la testa guardandomi con gli occhi rossi che iniziavano a gonfiare dal pianto.

“Io non ci sono stata!” Ribadì risentita e seria:” Non mi rendevo conto!” Precisò seccata:” Che è una cosa diversa dallo starci. Non avevo la volontà di tradirti.” E mi informò:

“Durante il percorso verso casa sua mi chiese scusa per aver insistito, per avermi messo in questa situazione, anche lui capiva il mio disagio morale, siamo tutte e due sposati, anche se ha detto di volermi ancora. Ma io ho rifiutato…” Disse subito:” … gli ho detto chiaro che è finito tutto, che è stato un momento di debolezza il mio. Che io amo mio marito… te! E non voglio nessun altro uomo! Che la storia con lui era già finita, anzi non era nemmeno cominciata. “ 

Chiaro che quelle parole dette con dolore e sincerità da parte di mia moglie mi facevano piacere, ma ciò non toglieva che mi aveva tradito, che aveva chiavato con lui. E domandai ancora:

“E basta? Non ha detto altro?”

E riflettendo alcuni secondi esclamò: “… E ha detto che gli piaccio tanto.”

Ci fu un lungo silenzio e le domandai:” Tu gli piaci tanto. e lui a te, piace?” Domandai serio:

” Sii sincera Agnese, sai che stiamo parlando seriamente della nostra vita, del nostro futuro.” Precisai.

Fece una pausa, come se non volesse dire, ma poi esclamò sincera:” Si certo, mi piace… piace a tutte le signore del meeting, è un bell’uomo. Fisicamente e di aspetto… mi piace lo ammetto, ma non lo amo se è questo che vuoi sapere! … Io amo te!... Solo te!”

“Ma ti senti attratta da lui?” Chiesi ancora con perfidia avvertendo in me una certa libidine inconscia nel fare quelle domande.

“Ma non so cosa tu intenda per attrazione… una certa attrazione fisica c’è se no non acconsentivo di fare sesso con lui. “Disse infastidita staccandosi dal mio braccio:” … ma perché mi fai queste domande che mi imbarazzano e umiliano? No… sì… che importanza ha se mi piace lui o mi sento attratta, io amo te, sei tu il mio uomo, te l’ho detto con lui è stato un momento di debolezza, di passione e nient’altro. E non lo vedrò mai più. Smetterò di andare ai meeting. “Affermò.

Restai ancora in silenzio. “Te la dato il bacino quando vi siete lasciati?” Chiesi malizioso e sarcastico.

Innervosita da quella domanda rispose:” Lui ci ha provato ma io non ho voluto.”

Poi senza che io le dicessi nulla guardando fissa la parete della cucina davanti a noi continuò:

“Sono tornata a casa distrutta, mentre guidavo piangevo, non ti ho mai tradito Fabio e l'ho sempre ritenuta una cosa atroce farlo, ignobile che porta solo sofferenze e mi sono subito pentita.  Giunta a casa ti ho cercato subito, ti ho visto nel letto, ti ho guardato, avrei voluto abbracciarti, baciarti, gridare che ti amo, ma tu dormivi. 

Poi sono uscita dalla camera e mi sono sentita anche male e seduta in soggiorno mi sono messa a piangere. Poi sono mi sono lavata e venuta a letto, ho provato a toccarti, a svegliarti, volevo accarezzarti, abbracciarti e che tu mi stringessi, fare l’amore con te, ma tu riposavi, mi davi le spalle e ho preferito lasciarti dormire.” 

E ormai preso da quella discussione domandai ancora:

“Perché questa mattina quando ti sei alzata non mi hai detto niente di quello che è accaduto ieri sera, e hai aspettato che fossi io a dirlo?  Sarebbe stato più onesto da parte tua!”

Nervosa e imbarazzata mi spiegò:

“Perché durante la notte ho pensato che se tu non sapevi niente ti avrei fatto meno male e io non volevo farti soffrire, volevo dimenticare in fretta, non ti ho detto nulla non certo per nascondere la verità e continuare a farlo. Ma solo per non ferirti, non farti male. E poi non sapevo come avresti reagito.

“Agnese… io ora non riesco più a guardati negli occhi come prima.” Mormorai emozionato anch’io dal vedere il dolore reale che provava lei e dalle parole che diceva. Quello per noi era un momento importante, particolare, di chiarimento e valutazione del nostro futuro.

“Lo so Fabio, ma perdonami… ti amo, ho sempre pensato dalla prima volta che ti ho visto che tu fossi l'uomo della mia vita, quello che avrei sposato, con il quale avrei costruito una famiglia e fatto dei figli, l’uomo che amo.”
“Ma se mi ami come hai potuto tradirmi?!” Sbottai a voce alta alterato.
“ Io non so… perdonami, io voglio stare con te, non lasciarmi, non mandarmi via.” Disse piangendo:” Probabilmente avevo bevuto, ho ceduto al desiderio, non sono riuscita a resistere.” Dichiarò.
“ Ma come hai potuto permettere che lui ti toccasse?...  Che tu gli concedessi il tuo corpo che fino a ieri sera era stato solo mio… Che ti lasciassi andare?... Baciare…chiavare!?” Urlai:” Come hai potuto?”
“E' stato solo sesso per me…” Replicò con le lacrime agli occhi riprendendo a piangere:

“Senza sentimento, emotività, emozione… mi  sono lasciata trasportare. Mi sento disperata, sono una persona spregevole, sono pentita Fabio.” Mormorò abbracciandomi all’improvviso al collo piangendo e iniziando a singhiozzare forte e a baciarmi sul volto facendomi sentire il suo pianto, la sua saliva, le sue lacrime vere e sincere contro il mio, sussurrando tra il singulto parole storpiate dal pianto che le morivano in gola: “Ti amo... non mi lasciare… non mandarmi via!” 

Era ansiosa e agitata. Aveva paura che quel conflitto tra noi, quella situazione potesse tradursi in una separazione o nella perdita del mio amore verso lei, che la lasciassi e scacciassi. E dal timore che questo avvenisse arrivò a dire:” Vorrei non essere in vita in questo momento.”

A quelle parole capii che era in uno stato emotivo alterato e d’istinto le posai la mano sui capelli e lei con il viso contro in mio collo continuò a singhiozzare forte, a dire biascicando le parole: 

Pensavo …che non…  si potesse … tradire se …. si è innamorati! “

Lo ammetto, piansi anch’io sui suoi capelli.

Poi dopo averla abbracciata e calmata mi alzai e mi avviai in soggiorno, con lei dietro, che vedendomi prendere il portafogli e le chiavi dell’auto mi chiese:” Dove vai?”

“Esco… vado a fare due passi…  a pensare.” Risposi

“Vengo anch’io con te!”

“No! Voglio restare solo!... Devo pensare!” Ed era vero:” Ma stai tranquilla non andrò da lui a rompergli la faccia anche se lo meriterebbe… non sono portato… non son capace di fare queste cose!” Precisai.

“Portami con te!” Esclamò venendomi vicino e prendendomi il braccio:” Mi vesto…faccio in un attimo.” Era ancora in mutandine, con le mammelle libere che si scuotevano ai singhiozzi dondolando.

“No… ti ho detto che voglio restare solo.”

E piangendo farfugliò:” Non mi lasciare… Torna ti prego! Ti aspetto!” Aveva davvero timore che la lasciassi.

Uscii e girai tutta la mattina, corsi fino a sfinirmi, sentivo lo smartphone suonare o arrivarmi i messaggi, era lei che mi chiamava, ma non rispondevo. Rincasai nel tardo pomeriggio dopo aver riflettuto a lungo su di lei, su di me e sul nostro futuro, l’amavo ancora e dentro di me sapevo che non l’avrei lasciata, quello che aveva fatto era grave per noi e per qualsiasi coppia che si ama, ma anche quello che avevo fatto io lo ritenevo gravissimo, ero restato lì a guardarli chiavare e mi era piaciuto farlo, fino a masturbarmi e questo mi sconvolgeva tanto come il suo tradimento se no di più. 

Ci pensavo in continuazione avevo sempre le sue immagini che godeva sotto di lui ed era come se risentissi i gemiti del suo piacere alle orecchie.

Capii subito che nulla sarebbe più stato come prima per noi, soprattutto per me nonostante il perdono che avevo deciso di darle. Quella immagine nel vederla far sesso con lui mi avrebbero tormentato ancora, ma non pensavo in quel momento che con il tempo sarei arrivato al punto di desiderare che lo rifacesse ancora.

Quell’adulterio, quelle immagini di loro e il piace che provai nel masturbarmi mi avevano rovinato la sessualità.

 

Tornai a casa, entrai piano, lei era seduta in soggiorno con il televisore acceso. Aveva gli occhi rossi e gonfi dal pianto, come mi vide si alzò, mi venne incontro e mi gettò le braccia al collo, piangendo forte e baciandomi sul volto ripetutamente.

Anch’io l’abbracciai, le passai le mani sulla schiena stringendola a me, mentre le sue lacrime bagnavano il mio collo. Si staccò dopo parecchi minuti dicendomi:” Hai pranzato?  Vuoi che ti prepari qualcosa?”

“No!” Dissi:” Non mi sento, mangia tu qualcosa.”

“Anch’io non mi sento… ho lo stomaco chiuso!” Rispose.

Sentivo che era realmente pentita e che mi amava come io a lei nonostante l’accaduto.

Ci sedemmo assieme sul divano: “Ho pensato a lungo Agnese…” Mormorai:” … continuiamo la nostra vita e il perdono verrà da solo. Anche se non potrà più essere come prima.”

Lei seduta affianco mi prese la mano tra le sue, accarezzandomela sul dorso con la sua, curata, liscia e morbida, con le dita affusolate e le unghie laccate, dove risaltavano gli anelli e brillava la vera:” Si che potrà essere come prima, torneremo come prima… perché ci amiamo.” Rispose con le lacrime che le scendevano sul viso.

Io scossi la testa ribadendo:” Non potrà più essere come prima!”

“Perché? … Ma perché dici così Fabio?...  Si che può esserlo.”  Ripeté quasi supplicandomi:

” Proviamo!” Aggiungendo:” Non mi lasciare, io ti amo, è stato un momento di debolezza, senza amore, ero ubriaca te l’ho detto!”

“Ma non è solo per te, ma anche per me, come si sento io…” Replicai.

“Ti aiuterò a dimenticare, insieme ce la faremo, affronteremo tutto!”

Guardando il suo smartphone sul tavolino basso del soggiorno con il segnale dei messaggi lampeggiante, come d’istinto chiesi:” Ti ha chiamato?”

Lei non rispose subito, ma poi guardandomi esclamò:” Si mi ha chiamato, e anche messaggiato. Ma io non ho risposto e non lo farò mai…” Affermò, aggiungendo risoluta:” Non voglio più vederlo… non andrò più ai meeting…”

Restai in silenzio.

Quella sera e i giorni seguenti mentre mia moglie Agnese cercava di dimenticare, io invece ricordavo e li passavo a riflettere. Lei non andò più ai meeting da quel giorno, anche se lui la tempestava anche sul lavoro con chiamate e messaggi a cui non rispondeva, ma che poi mi informava o faceva leggere. 

Secondo me per lei quel rifiuto di rispondergli era un modo per proteggersi, un meccanismo di difesa per negare a sé stessa quanto avvenuto nella realtà e per reprimere e non manifestare l’attrazione che ancora provava per lui e che non mi diceva. L’aveva chiavata, aveva goduto, l’aveva baciata, leccata, succhiato le labbra e le mammelle con desiderio e lei aveva contraccambiato, partecipato e non poteva non provare ancora attrazione e desiderio per lui. Non vederlo più era fuggire al timore di incontrarlo ancora, di parlargli, guardarlo negli occhi, ricordare quei momenti in auto e soprattutto aver paura di non sapere come reagire alle sue nuove avances, che certamente gli avrebbe fatto. Ed era anche un modo per dimostrare a me la sua nuova fedeltà nei miei confronti e la voglia di ricominciare. Crearsi una sorta di purezza e fiducia novella. 

Lo so ero cattivo a pensare quelle cose di mia moglie che cercava di ricostruire tutto, ma le ritenevo vere e lo facevo con risentimento purtroppo.

Lo stesso veniva chiamata e massaggiata dalle amiche e colleghe di meeting, e se a loro rispondeva per educazione, le informava che aveva sospeso le partecipazioni per motivi suoi.

 E anche nei giorni seguenti mi disse: “Continua a messaggiare e a chiamare ma io non gli rispondo però, voglio che tu lo sappia. Ha mandato anche un’amica del corso a chiedere direttamente come mai non vado più, e le ho detto di dirgli che non mi sento più. E ho chiuso con lo yoga-mantra.” Mi informò Agnese.

Doveva farmi piacere sapere quelle cose e la sua scelta di troncare tutto con quel mondo che avevo sempre biasimato e osteggiato e ricostruire, e invece mi dispiaceva… assurdamente non mi soddisfaceva quella sua scelta e non appagava di la mia agitazione.

 

Passai una settimana di tormento, con lei che mi pregava, supplicava di perdonarla e faceva di tutto per non farmi ricordare e dimenticare. Mi chiamava e messaggiava più volte al giorno come i primi tempi che eravamo sposini e innamorati e io iniziai a fare lo stesso, a risponderle, creando una nuova intesa, in fin dei conti eravamo marito e moglie e lei era pentita e bisognava continuare a vivere come prima, non potevo certo scacciarla visto che l’amavo ancora. Ma io ero combattuto interiormente con me stesso, avevo sempre la sua visione in auto a gambe larghe con il culo nudo di lui in mezzo che spingeva e dava colpi profondi mentre veniva chiavata, e del mio godimento scellerato mentre spiandola mi masturbavo.  Volevo dimenticare ma non ci riuscivo, anzi… quel pensiero ritornava sempre prepotentemente. 

Mi era piaciuto guardala chiavare e scoprii che mi piaceva anche ripensarlo, mi eccitava quando lo facevo, come se desiderassi che accadesse ancora. Quando lo ricordavo che mi ritornavano quelle immagini in mente, avrei  voluto che lo rifacesse, ma allo stesso tempo no… non avrei voluto più perché era mia moglie e ci amavamo e  lui era uno stronzo; ma proprio  per questo, perché lo consideravo uno stronzo e lo detestavo, mi  eccitava di più pensare a lui che mi chiavasse  ancora la moglie… Agnese, perché lo sentivo inferiore a me e non lo consideravo all’altezza morale, culturale e sociale di lei e di  chiavarsi una donna della buona borghesia come Agnese. Ma dopo qualche ora ci ripensavo ancora e…  si, al ricordo inspiegabilmente avvertivo lo stimolo e l’erezione e volevo che succedesse ancora, ma poi riflettevo e mi dicevo di no, che ero un pazzo a pensare così. Ed ero angosciato tra il si e il no. 

 

Dopo alcuni giorni dall’avvenimento di quel fatto e della nostra riconciliazione, ritornammo ad avere rapporti sessuali tra noi.  Lei mi era sempre addosso, voleva che l’amassi anche carnalmente che le dimostrassi anche fisicamente che la volevo, la desideravo e che l’avevo perdonata. E io volevo riprendere i rapporti perché mi eccitavo a quel ricordo nefasto. 

Il primo rapporto dopo quel fatto avvenne il sabato sera seguente, fu lei a iniziare a letto, ad accarezzarmi e baciarmi e io la lasciai fare, lasciando libera la mia mente di pensare a quella sera e subito ebbi l’erezione.  Lei la sentì con la mano e fu fiera e orgogliosa di quella mia elevazione carnale, pensando suo il merito, ma così non era. 

Ci amammo, la penetrai e lei mi strinse baciandomi da per tutto, in bocca, sul viso, su il collo sussurrandomi:” Ti amo.. ti amo!” Mentre io non lo nego, in quei  momenti intimi pensavo a lei che chiavava con il maestro e tornai  con la mente a quanto avevo  visto sere prima. E mi eccitavo di più, e la mia erezione aumentava e la chiavavo con più foga e passione al ricordo che anche lui l’aveva chiavata, che il sabato prima c’era il suo cazzo dove ora c’era il mio nella figa calda di mia moglie. Non le dissi  nulla di quello che pensavo e fantasticavo e avemmo un bellissimo orgasmo, io pensando a loro e lei pensando a me credo…  e lentamente nei giorni seguenti riprendemmo la nostra vita come prima.

 

Finché un pomeriggio abbracciandomi sorridendo, forse per farmi contento sapendo quanto ci tenessi e quanto io lo avevo sempre voluto mi disse:” Sarà ora che mettiamo in cantiere di concepire un figlio… e iniziare una nuova vita a tre!”

Sorrisi anch’io, l’idea mi piacque e la strinsi forte a me dicendole:” Si, ma più avanti tra qualche mese… ora dobbiamo sgombrare il campo dai nostri fantasmi. E ci abbracciammo forte e ci baciammo in bocca con la lingua.

 

I giorni seguirono con lui che continuava a chiamarla e messaggiarla e lei che non rispondeva, non voleva più averci niente a che fare, amava me e per questo aveva smesso di andare ai meeting, aveva rinunciato alle sue filosofie, ai canti e le preghiere al suo yoga e mantra e alle sue meditazioni, per me. 

Se Agnese fosse ritornata ai meeting, ci sarebbe stato lui, si sarebbero rivisti, guardati negli occhi e forse desiderati ancora.  E questa possibilità a lei la inquietava, ma a me eccitava e preoccupava.

Ma devo ammettere che anche lei stava male a vivere quella situazione e lo vedevo sul suo viso, nel suo timore verso me, di qualche mia scelta e ripensamento tardivo. E spesso le dicevo:

” Ti amo Agnese, ti ho perdonata, desidero anche un figlio da te ma credo che non potrà più essere come prima il nostro rapporto!” 

“Ma perché? …Perché?” Ripeteva agitata:” Se dici di perdonarmi?... Ho sbagliato lo ammetto, non ero io quella sera, ero stordita credimi. Ma dammi un'altra possibilità, si dà a tutti un'altra possibilità anche ai detenuti e tu non me la vuoi dare?”

“Certo che sì! Ti ho perdonata e ti amo ancora, ma sono io che sono cambiato…”

“Ma perché?... Come sei cambiato? Parlamene, dimmi, insieme risolveremo anche questo. Sei sempre stato tu che dicevi che insieme non eravamo due ma uno e sfidavamo tutto. Parliamone! Non vado nemmeno più ai meeting, vedrai che dimenticheremo.”

Non so  cosa accade in quel momento, ma a sentire l’ultima frase e ancora parlare del meeting risposi d’istinto:” Ecco questo è sbagliato… tu stai scappando, noi stiamo scappando dalla vicenda che abbiamo vissuto, per paura…” Mi guardò stupita  e continuai:“ Stiamo fuggendo dalla realtà invece di affrontarla… .” Lei  non mi capiva e mi guardava sorpresa da quel mio discorso, mentre io stranamente mi sentivo eccitato nel farle quella conversazione.

“ Non dobbiamo fuggire Agnese da questo Riccardo o Dharma come si fa chiamare, ma affrontare il problema, guardarlo negli occhi, solo così risolveremo completamente la nostra paura,  affrontandolo e combattendolo.”

“Non capisco? Io non ci vado più per mia scelta. Non sei contento che non ci vada più?” Mi chiese:” È sempre stato quello che tu volevi! ..Me lo hai detto molte volte!”

“Si… ma non in questo modo, ritirandoti, arrendendoti, fuggendo…  dalla tua responsabilità, dalla realtà.”

“Ma allora come mi devo comportare, cosa vuoi che faccia?” Domandò confusa.

“Perché non ritorni al meeting come prima…?”  Dissi io:” … alle tue partecipazioni a testa alta invece di scappare!” 

Mi guardò meravigliata e io continuai: “Non ci vai perché non ti piace più il mantra-yoga o ci rinunci perché c’è lui…  e ti vergogni e ragioni chissà cosa penserà di me? … Perché?” Domandai io….

Non si aspettava quella domanda, tergiversò dicendo:

“Perché non mi va, io amo te…”

Ma io sempre più turbato ed eccitato da quella discussione dissi: “Ma mi ameresti lo stesso anche se ci vai!... O hai paura che ci riproverebbe?”  Aggiungendo subito:” Sai che la sincerità è fondamentale tra noi.”

Restò in silenzio e arrossì in viso poi mormorò:

“Si anche per questo…  credo che lo farebbe senz’altro, ci riproverebbe, se no, non continuerebbe a cercarmi così assiduamente e a mandare messaggi al cellulare. Ancora questa stamattina ha inviato un messaggio chiedendomi come mai non vado più ai meeting e invitandomi a ritornare.”

“E tu vacci! Ritorna ai meeting!” Dissi io all’improvviso.

Restò ancor più sbalordita da quella mia affermazione:” Ma non hai sentito cosa ti ho detto poco fa?” Disse.

“Si, è per questo che ti chiedo di ritornare.” Risposi.

“ Non capisco…” Balbettò guardandomi sconcertata e muovendo le braccia:” Vuoi che ritorni là dove c’è lui?... Che sai che certamente ci proverà ancora con me?”

“Servirebbe per dimostrare a te stessa e a me che noi non abbiamo paura di lui incontrandolo, che è solo un fantasma.” Ribattei.

Lei resto in silenzio parecchio tempo, poi rispose: 

“No!!... Assolutamente no, non tornerò mai più in contatto con lui.” E lo diceva come per farmi un piacere, e farmi contento.

Ma tutto questo ragionamento andò avanti per un’altra settimana, anche durante i nostri rapporti sessuali. Con una motivazione qualunque chiavando tiravo fuori lui e vedevo che si infastidiva ma eccitava e bagnava di più a sentire il suo nome mentre chiavava, ma reagendo subito in modo negativo.

” No… no dai! Non parlare di lui… non rovinare questi momenti belli, intimi che sono solo nostri. Non lo voglio più sentire!” Mentre io mi eccitavo di più e la chiavavo meglio e lei chiudeva gli occhi chissà… forse pensando anche lei a lui mentre godeva con me.

 Finché il sabato pomeriggio successivo in soggiorno, dopo aver riflettuto molto, sui miei pensieri, desideri e il suo comportamento, mi decisi a dirle tutta la verità, a informarla di quello che realmente avevo visto ed era successo e come lo vivevo. 

            

Aspettai il momento propizio e poi inserii il discorso:

“Vedi amore! Di quella sera quando vi ho visto in auto nel parcheggio non ti ho detto tutto! Siediti  che  ti spiego, ma non giudicarmi  male, io ti amo sempre.” Puntualizzai.

Lei sorpresa si sedette nella poltrona di fronte a me aspettando e iniziai:” Quella sera poi, quando vi vidi fare sesso tu e il maestro, non andai via  subito, ma mi fermai e restai a guardarvi mentre lo facevate o  meglio potrei dire a spiarvi.”

Lei ascoltava e mi guardava attenta e seria.

“Ti guardavo godere e mi piaceva farlo e a un certo punto non so nemmeno io come mai… ebbi l’erezione nell’osservarti con le gambe larghe e lui sopra te e tra esse che ti possedeva. D’istinto ho portato la mano sulla cerniera dei calzoni, ed eccitato e guardandovi lo tirato fuori dai pantaloni e mi sono masturbato spiandovi, finché eccitato al massimo nell’osservarvi e nel sentirti gemere di piacere con lui, sono venuto, quasi assieme a te. Solo quando ho visto godere anche lui e tirarlo fuori dalla tua figa che ti sborrava sulla coscia

sono scappato via sconvolto. 

Sconvolto più di me stesso, di quello che avevo fatto io che del tuo tradimento. “Feci una breve pausa e aggiunsi subito:” Per questo dico che non sarà più come prima tra noi, perché io sono diverso ora. Quel vedervi mi ha shoccato e segnato per sempre.”

Lei restò in silenzio, sbalordita e incredula della mia continuazione, con gli occhi sorpresi,  esterrefatta  quasi a bocca aperta non sapeva cosa dire, cosa pensare seduta sul nostro divano. Balbettò solo:

“Ma… ma…  come… ti sei… masturbato?” 

“Si, è la verità Agnese.”  E confermai sottovoce quello detto precedentemente.

Si alzò impallidita, era impressionata da quello che avevo detto, da quella verità sconcertante e fece due passi scrutandosi le dita a giocare tra loro, poi si voltò verso la finestra guardando fuori sulla strada, riflettendo, e rigirandosi verso di me a osservarmi portò una mano sulle labbra coprendole con le dita come fanno i bambini o chi è sconcertata e sorpresa, dicendo con voce rotta dall’emozione, triste e amareggiata:

“Tu hai fatto questo?”

“Si! Non so nemmeno io perché, è stato più forte di me, invece di andare via sono restato a spiarvi e ancora adesso ho questi pensieri in testa, questo desiderio di rivedervi… perché mi è piaciuto farlo, vedervi, essere lì, masturbarmi!” Risposi abbassando il capo.

Lei sempre più sconcertata, sempre con le dita sulle labbra dopo un breve silenzio passato a riflettere, borbottò:

“Per questo… Per questo motivo tu vuoi che rivada al meeting, perché lo rincontri di nuovo… riveda lui…”  

Ci fu un lungo silenzio e poi mormorò riflettendo e analizzando le mie richieste precedenti, ragionando su di esse, su quello che avevo detto e fatto e il comportamento che avevo avuto:

” … tu vuoi che lo riveda…  ma perché?  … Perché vuoi che lo riveda? “Si chiedeva rispondendosi da sola: “Se sai che è pericoloso per noi, per me, se sai che lui ci riproverà senz’altro… perché vuoi che lo incontri ancora?” E sempre pensando continuò: “Per questo vuoi che prosegui con lo yoga e i mantra …  perché lo riveda. E’ così?!” Mi domandò voltandosi verso me:” È così!” Ripeté.

“Rispondimi!” Esclamò alzando la voce:” Perché vuoi che lo riveda?”

Non risposi, la risposta la sapevamo entrambi, era nell’aria intorno a noi e lei da donna intelligente l’aveva capita subito.

Si era agitata e alterata e mi chiese all’improvviso guardando verso di me e negli occhi:

” Tu vuoi che vada al meeting, che lo rincontri e poi che rifaccia sesso con lui? È questo che vuoi?” Chiese convinta:” È verooo!?” Urlò.

Non risposi, oramai quel mio desiderio lo sapeva e restai in silenzio come ad acconsentire il suo pensiero, ma lei non stette al mio non parlare e al silenzio:

“Rispondimiii!!” Gridò stringendo i pugni in segno di tensione.

“Si… sì…!” Balbettai:” È così!”

Lei si lasciò andare e si sedette sulla poltrona dalla parte opposta alla mia, incredula, guardandomi e ripetendo scandalizzata:” …vuoi che lo rifaccia con lui….”

Ma io vedendola oltre che sorpresa, disperata da quello che le avevo detto, precisai sincero:

“Ma io ti amo sempre… sempre, e non voglio perderti e non ti lascerò mai… credimi!” 

Ma lei indignata da quello che aveva sentito mi rispose:

“Quello che hai fatto… che abbiamo fatto.” Si corresse:” È indegno.” Continuando: 

“Tu vuoi che di mia volontà con te consenziente io rifaccia sesso con il maestro, il Dharma? Ti rendi conto di quello che dici e mi chiedi? Di ritornare a fare sesso con lui, con l’uomo che ti ha reso cornuto…. “Esclamò agitata. L’aveva chiamato Dharma… ma non dissi nulla anche se sapeva che mi dava fastidio quando lo appellava così, ma era veramente sconcertata e arrabbiata ed era come se le parti ora si fossero invertite e proseguì:” E tutte quelle scene dei giorni scorsi? Il dolore per il tradimento… dov’è finito!?... Doveee!?” Gridò:” E la tua gelosia?” Poi riflettendo e osservandomi esclamò seria” ... Meriteresti che facessi io quello che non hai avuto il coraggio di fare tu?  Che a questa affermazione che rivada lui, ti lasciassi e me ne vada da casa!”  

“Ti prego no… non farlo, ti ho detto la verità perché ti amo, io senza di te sarei perso…  distrutto. Ti ho detto da marito il problema e il desiderio che si è insinuato in me da quella sera, se non vuoi non facciamo niente” Ribattei. 

E vedendo il suo diniego assoluto sul volto cercai di correggermi mentendo:” Quello che intendevo io di un nuovo incontro tra voi, era più per me che per te, pensavo e penso che simulando ancora quel fatto realmente, nel rivederlo ancora con te in auto con lui, si risvegli in me la gelosia, la dignità che non ho avuto quella sera, e che mi sblocchi del tutto nel rivedervi nuovamente in atteggiamento intimo e io ritorni come prima, geloso. “Feci una pausa e prosegui serio, cercando di convincerla: “Sarebbe una prova, solo una volta e basta, per vedere in me… dentro me!...  E non è detto che dovrete rifare sesso, anzi non dovrai rifarlo, io non voglio ci mancherebbe, ma solo immedesimarti nell’intimità di quella sera, l’abbraccio in auto e se vuoi qualche bacio. “

Feci una pausa lunga mentre lei silenziosa e triste mi guardava e continuai:

“Tu dovresti solo simulare, atteggiarti a lasciarti andare e ricreare le condizioni di quella sera, di modo che io mi immedesimo in me stesso, in quella situazione, la riviva e reagisco, cambio, mi condanno e dimentico tutto. Sono certo che rivederti con lui susciti ancora in me la gelosia perché ti amo. “

Poi disperato scuotendo il capo aggiunsi:” Perché adesso continuo a ricordare, a pensarci, è più forte di me e lo faccio anche quando facciamo l’amore.” E restai in silenzio con il volto basso a guardare il pavimento tra le mie gambe.

Lei cambiò espressione, tra lo scandalizzato e il comprensivo: “Pensi a lui quando siamo io e te che facciamo l’amore?” Domandò con un’aria sconcertata e dolce.

“Si, a lui e a voi che fate sesso, non è più come prima, non riesco a togliermelo dalla mente, penso sempre che ci sia lui al mio posto che ti possiede!”

Restò in silenzio anche lei, credo che capì che quello che stavo vivendo, era un dramma e aggiunsi:

“Servirebbe a me che voi vi rivedeste e vi atteggiaste in intimità… ne uscirei fuori. Hai capito perché te l’ho proposto?” Le domandai.

Restò ancora in silenzio e poi passata la sorpresa e realizzato la realtà disse delusa e perplessa:

“Ma… ma ti rendi conto di quello che dici Fabio? Che io dovrei appartarmi ancora in auto con lui, il maestro a lasciarmi toccare, accarezzare dopo quello che è successo, che c’è stato tra noi?... E se vuole di più?  Cosa gli dico?  No!... Fermati è una prova per mio marito…”

“No… no…  Agnese, non ridicolizzare tutto… è una cosa seria…” Ribattei guardandola sconfortato:” “Io ti amo Agnese. Ti amo più della mia vita e ti ho perdonata.” Ripetei:” Questa è una mia richiesta d’aiuto nei tuoi confronti, a mia moglie, non sai come mi tormento e mi senta solo in questa situazione. “E prima che proseguissi lei mi interruppe:

“Anch’io ti amo!” Rispose considerandomi:” Se no dopo quello che hai detto non sarei qui seduta a parlare con te, mi sarei alzata e già andata via e voglio aiutarti.”

La guardai con un sorriso triste e bonario, ora era lei che decideva che guidava la situazione, si erano invertite davvero le parti, in qualche modo ero io che la supplicavo che facesse qualcosa per me. 

Tremando allungai il braccio verso la sua mano che dopo uno sguardo serio me la diede, e gliela strinsi forte facendo lei lo stesso con la mia, portandola alle labbra e baciandogliela, restando un attimo a guardarci negli occhi.

 

Non so cosa pensasse lei , ma esclamò per risvegliare il mio orgoglio:” Ma non sei geloso che lui si riveda ancora con tua  moglie dopo quello che c’è stato in auto tra noi? ” 

“Si… certo lo sono e lo sono sempre stato, ma non so come dire è l’unico modo per me di uscire da questa stato psicologico, purtroppo mi eccito quando lo ricordo…!” Dissi tenendo la sua mano stretta tra la mia. Aggiungendo: “Forse è qualcosa di momentaneo, che non si ripeterà più se vivrò la stessa circostanza una seconda volta in modo differente.” Restai un attimo in silenzio e ripetei dandomi ragione da solo: “Si forse è così. Quella volta fu casuale la tua vista con lui che mi sconvolse, ora no, sarebbe voluta… e sarebbe diversa! Prenderei atto della situazione e avrei una reazione differente… probabilmente di gelosia e possessività di te. Si… bisognerebbe riprovare!” Dichiarai convinto guardandola e stringendo ancora la sua mano.

“Ma non è meglio se andiamo da un dottore a spiegargli tutto …” Mormorò lei.

“Si a dirgli cosa?... Che tu mi ha tradito, che io vi guardavo e provavo piacere a che lo facevi e che ora ho ancora il desiderio di rivederti rifarlo? Di essere cornuto? È questo che vuoi che gli diciamo. E cosa penserà!? Che tu sei una troia, e io un depravato e che siamo una coppia di degenerati! Vuoi questo?... Io no!”  Ribattei e lei restò in silenzio.

“E cosa vorresti fare tu allora? Che cosa vorresti che succedesse per cambiare questa tua condizione? “Mi domandò.

“Non lo so di preciso… non so nemmeno io… so solo che ti vorrei vedere ancora in quella situazione per rivivere ancora quelle emozioni in modo diverso, ricreare il trauma che ho avuto in quel momento, per curarmi e viverlo in modo dissimile, come si dice in psicologia…” La informai:” …  curarmi con lo stesso atto che mi creato il problema.  E come quando hai paura di qualcosa che per vincerla l’affronti, la rifai e la paura ti passa… lo stesso per me!” Mi guardò dubbiosa e allora specificai: 

“Ti ricordi di quando tu avevi paura del cane lupo di mia madre, eri spaventata quando lo vedevi, ora avendo affrontato il problema, toccato e accarezzato, non ti fa più paura, ci giochi, ti è passata, perché l’hai affrontata.” 

 Restò in silenzio:” Chi ti ha detto queste cose?  Come fai a dire che funziona?” Chiese.

“Le ho lette su internet, le sento e ho sono stato da una psicologa a pagamento (dissi mentendo), che mi ha detto che dovrei ricreare tutta la situazione e riviverla.”

Restammo in silenzio alcuni minuti a guardarci, credeva a quello che dicevo. 

Lei tolse la mano dalla mia e mi accarezzò il braccio dicendo:” Io ti voglio aiutare Fabio… ma tu cosa vorresti fare di preciso?” Dimmelo.

 “Di preciso non lo so … Non voglio che tu rivada sessualmente con un altro uomo… con lui …” Precisai:” …  ma vorrei solo riprovare la stessa condizione e vedere come reagisco. Ma senza che tu ti baci o faccia più sesso con lui.” Puntualizzai e forse il quel momento seppur turbato ero sincero.

“Ci mancherebbe!” Esclamò lei indignata, continuando: “Ma vorresti che io mi appartassi ancora da sola con lui in auto?”

Feci cenno di sì con il capo.

Lei scosse la testa e sospirò:

“Io ti amo Fabio… ti voglio bene e ti voglio aiutare amore, ma non puoi chiedermi una cosa del genere, io non voglio andare di nuovo con lui da sola, in auto, non lo amo, quello che ti ho detto è stato davvero un errore, un momento di debolezza credimi e ho paura a ripeterlo… sono una donna anch’io, non so come potrei reagire a farmi toccare e accarezzare ancora. È pericoloso!...  Ne hai tenuto conto che potrebbe ripetersi tutto quello già accaduto realmente? “ 

Il fatto che prendesse in considerazione quella probabilità e in essa avesse ancora il timore di non controllarsi e che poteva cedere e rifare sesso con lui, mi fomentava, mi faceva sentire eccitato. Ma lei come scuotendosi da quelle supposizioni disse:” Non mi piace questa idea di essere ancora in auto con lui da sola.  Non voglio!... Sai cosa significherebbe se per qualche motivo lo rifarei?  Che cambierei anch’io… non sarei più l’Agnese di prima… solo la tua Agnese. “Affermò per farmi desistere da quell’idea:” Creeresti dei problemi psicologici e sessuali anche a me verso me stessa.”

Ci fu ancora silenzio, a me quel discorso eccitava ma non glielo potevo dire, tergiversavo, ma dentro di me desideravo che si appartasse ancora con lui… e poi qualunque cosa fosse successa per me sarebbe andata bene, anche se l’avesse chiavata di nuovo.

Ruppe il silenzio la sua voce che da padrona della situazione domandò curiosa:

“E comunque cosa vorresti fare… parla… dimmi?” Con un tono di voce che non sapevo definire.

Sospirai e cercai di spiegare ancora:

“Io vorrei dimostrare a me stesso che è stato solo un momento di follia per me, di sbandamento sessuale che quel trauma che ho avuto è reversibile, e rivivendolo mi scompaia. “E poi le proposi quello che avevo pensato tante volte ma non avevo mai avuto il coraggio di dirle. 

“Potremmo fare così…” Dissi se vuoi e sei d’accordo:” …  una sera potremmo andare entrambi al meeting, dopo i convenevoli e formalità del nostro ritorno, le strette di mano e gli abbracci, io durante il meeting, come al solito verso la metà della seduta con una scusa mi farò chiamare al cellulare da Mauro ed esco.  Tu resterai lì al corso da sola con le altre presenti e lui, e al termine vedendo che io non sono ancora tornato chiederai un passaggio a qualcuna di loro e se si farà avanti lui sentirai cosa ti dirà, cosa ti proporrà. Se ti vuole accompagnare a casa accetterai, se ti chiederà di appartarti ancora con lui farai un po’ di resistenza, ma poi lo asseconderai, ma non accettare di restare all’interno del centro di meditazione sola con lui, e nemmeno a casa sua se te lo prospetterà visto che non ci sarà la moglie, piuttosto rifiuterai e mi chiamerai allo smartphone o invierai un messaggio che io verrò a prenderti. 

Se insisterà gli dirai  di accompagnarti a casa, come tu avevi  fatto con lui quella sera,  che intanto farete un giro in auto, e se  durante il tragitto  ti vorrà portare in qualche posto appartato, farai ancora un po’ di resistenza, ma poi accetterai e  ti farai portare con la sua  auto  nella pineta dove andavamo da ragazzi ad amoreggiare e dove vanno le coppie. Ma solo per parlare preciserai.

Io quando uscirete sarò fuori  dalla sala del meeting ad aspettarvi celato e vi seguirò con la mia auto e se arriverete al luogo della pineta, io posteggerò la mia auto e nascosto verrò vicino a voi e vi spierò, e  vedremo se lui parlerà o si  approccerà  subito, e  vedrò che reazione mi  farà osservarti ancora con lui.” Feci una pausa e aggiunsi:” Se a te non andrà andare oltre alle sue avances, dirai che dovrai fare pipì e scenderai dall’auto fingendo di urinare, e sarà il segnale per cui io interverrò a farvi smettere. Lo farò solo a quel tuo segnale facendo del rumore e del baccano. Tu dirai che avrai paura che pensi che ci sia qualcuno fuori, qualche guardone e ti farai riportare indietro a casa.” Feci un'altra pausa lunga e aggiunsi:” Se invece alle tue richieste lui desiste e ti riporterà subito a casa, non succederà nulla. Come vedi i metodi per non accoppiarvi ci sono, li ho individuati e studiati e dipende da noi.” Affermai.

Agnese mi guardò e rispose:

“E tu faresti il guardone?... “Scosse il capo:” … Non mi va! Mi sento a disagio e poi non voglio più rifarlo né con lui né con nessun altro all’infuori di te e nemmeno provarci, lasciami toccare e accarezzare.”  Replicò decisa.

“E probabilmente non lo farai.” Ribattei io: “Perché non si arriverà a quello!”

“No! Non voglio!” Stabilì risoluta.

“Ma perché?” Domandai dispiaciuto di perdere quella possibilità ora che sapeva.

“Perché non mi va…” Fu la sua risposta.

“Hai paura di avere qualche reazione indesiderata?” Domandai intuendo i veri motivi dei suoi no. E lei fu sincera:

“Si!... Tu in questa situazione non tieni conto di me… di me come donna, di come mi possa sentire io e reagire alle sue avances, carezze e oltre… non sono di legno e in fin dei conti sono una donna anch’io e … e lo sai che è già successo che non mi sono controllata.”

“Ma questo non è un problema Agnese, se io vedrò che tuo malgrado vieni coinvolta e non riuscirai a uscire a fare pipì, interverrò io di mia iniziativa, interromperò tutto io. Ci sarò io dietro te e interromperò tutto facendo rumore!” Ripetei.

“No assolutamente!... Togliti dalla testa una cosa del genere perché non la farò mai, piuttosto pensiamo a qualcos’altro, io non voglio più andare ai meeting né incontrarlo.

Era dubbiosa, vedevo e sentivo che aveva paura ad incontrarlo, perché mi domandavo?...  Si vergognava… subiva la sua attrazione o forse lo desidera ancora e per questo ne aveva paura?

Ma era già qualcosa, glielo avevo detto e sapeva e avrei avuto ancora del tempo per convincerla. 

E ne parlammo ancora nei giorni successivi, dove alle mie richieste rispondendomi chiedeva:

“Eh si… torniamo ai meeting… e cosa faccio?... Mi presento la davanti a tutti dopo un mese e cosa dico?  Eccomi sono qua? Sono tornata! E loro cosa penseranno?” Sbuffò.

“Niente, cosa vuoi che pensano, che siamo tornati, ci sarò anch’io con te e diremo che non abbiamo più frequentato per motivi nostri senza dire il perché! Ci sarò io con te!... Dai!!”  Ripetevo cercando di convincerla, vedendola dubbiosa e forse dentro lei desiderosa di tornare. 

Alla sera quando la cercavo eccitato per fare sesso, oramai sapendo e pensando che avrei parlato di quel fatto, prevenuta diceva subito:” Non parlare di lui se no smettiamo subito! Non voglio che entri nella nostra intimità. Non lo voglio sentire nominare né lui né quello che è successo!”

E io non ne parlavo, lo facevamo in silenzio, ma la vedevo mentre la chiavavo spesso ad occhi chiusi estraniarsi, forse pensando a lui e la sentivo diventare più umida in vagina e godere maggiormente in silenzio.

E il giorno dopo riprendevo i miei discorsi in merito, facendomi vedere triste e deluso dai suoi dinieghi. e lei come il mantra che seguiva ai meeting ripeteva:

“No… no…no… e poi cosa dico a lui? … Lui sa il motivo perché ritornerei dopo tanto tempo…  e mi sentirei imbarazzata, mi guarderebbe, penserebbe subito a quella sera.”

“A lui lo saluterai come gli altri, io credo che non ti dirà niente, sarà senz’altro contento di rivederti. Certo ti guarderà desideroso, ma non lo darà nell’occhio, il motivo perché ti guarderà in quel modo lo saprete solo voi … e poi vedremo il proseguo, se ti sentirai faremo come detto io, se no niente ce ne torneremo a casa o andremo a cena da qualche parte.” 

Lo ripetevo ogni giorno, finché una sera incazzata gridò:” Bastaaaa!!!! Non parlarmi più di lui e di questa cosa! Non voglio più ascoltare niente, né sentirli nominare!” Era seria e furiosa e smisi di parlarne, non volevo con le mie insistenze litigare, era capace di reagire in malo modo, intanto oramai sapeva tutto, quindi…  e riprendemmo a vivere a modo nostro, fino a quando un mezzogiorno a tavola, pranzando mi disse:

“Ha chiamato e messaggiato ancora!” 

Restai con il boccone in bocca e la forchetta in mano:” Ehhh…” Esclamai, come se in quella esclamazione ci fosse tutto quello che pensavo, e non volevo dire mezza parola di più per non farla incazzare, aveva il suo caratterino, era capace di alzarsi e andarsene piantandomi lì a pranzare da solo. 

La guardavo e lei mi guardava in silenzio come se aspettasse che io dicessi qualcosa. Mandato giù il boccone e posata la forchetta presi il bicchiere e sorseggiai il vino, con lei che mi osservava sempre.

“Non so che dire! Lo sai come la penso in proposito!” Dissi.

Lei smise di mangiare e si mise a pensare e ogni tanto mi guardava, si portò un dito in bocca stuzzicandosi il dente incisivo con l’unghia.

“Perché non mangi la verdura invece di mangiarti le unghie …” Dissi io scherzoso. Poi vedendola così concentrata e assente intuii che anche lei pensasse a lui e decisi di metterla sul sentimentale e non solo sulla parte sessuale, visto che senz’altro anche lei provava attrazione per lui.  

“Senti… “Dissi:” … ma senza arrabbiarti e incazzarti o alzarti e andare via… posso parlare?”

“Parla!” Rispose togliendosi il dito dalla bocca.

“Volevo solo dire, visto che ti messaggia così tanto, da più di un mese, secondo me è perché ci tiene a te, forse si può essere anche innamorato di te! “Affermai facendole brillare lo sguardo dalla vanità:” Se no scusa, non si spiegherebbe questa assiduità da parte sua a messaggiati e a chiamarti, un altro al suo posto se non gli avresti risposto ti avrebbe già mandato… “E mi fermai, e lei terminò la frase dicendo:” A fare in culo!?...Vuoi dire questo?!”

“No!... Io volevo dire a quel paese, anche se il senso non cambia. Evidentemente sente qualcosa per te, quelle frasi che ti diceva quella sera in discoteca e nell’auto forse erano vere. E allora perché non incontrarlo e tornare ai meeting e affrontarlo risolvendo i nostri problemi? Tu non lo ami, ma lui forse si e se vi incontrerete sarà lui a disagio e non te!”

Ero preparato a che lei sbattesse il tovagliolo sulla tavola, si alzasse e se ne andasse dicendo che non voleva più sentire parlare di questo argomento. E invece restò seduta in silenzio, non rispondendo e non decidendo nulla continuando a pensare. E vedendola pensosa e dubbiosa e che non aveva reagito male a quella mia prima esternazione, ne feci una seconda già conosciuta, per decidere su noi:

 “Facciamo così Agnese!” Dissi:” Naturalmente se sei d’accordo. Rispondile con un messaggio scrivendole che una di queste sere ritorniamo al meeting e poi vediamo che succede, cosa ti risponde lui, come evolve la situazione. E quando saremo là se non ti andrà ce ne torneremo indietro. Proviamo!” 

Il fatto di rispondergli esplicitamente con un messaggio era già un primo contatto diretto tra loro due e il seguito lo avremmo vissuto.

Con il suo pensare silenzioso sembrava che acconsentisse, forse anche lei era curiosa di ritornare là, e forse di rivederlo.

Poi sbottò:” Non so!... È rischioso!”

“Ma che rischioso?... È tutto calcolato, programmato come ti ho spiegato, sarà come un gioco. Dai mandale un messaggio!” La sollecitai.

Sorrise:” E… ma non so cosa dire… cosa gli scrivo?!”

“Quello che vuoi, scrivigli che giovedì torneremo ai meeting, però che non vuoi parlare ora delle motivazioni.”

Sorrise ancora, esitò e sospirò:” Lo faccio?” Mi chiese.

“Dai fallo! Invialo e vediamo cosa risponde!”

 Quasi senza volerlo e casualmente ero riuscito a trasformare la sua incertezza in possibilità, il dubbio in tentazione e quel suo timore in voglia di accertare se era vero quello che dicevo.  Su mia sollecitazione come una ragazzina che scriveva un messaggio d’amore al fidanzato lo fece ridendo e lo inviò, alzandomi il capo appena fatto e sorridendomi e aspettammo la risposta, che non tardò ad arrivare. Al fischio prese lo smartphone emozionata e guardò il display, poi guardando me esclamò:” E lui!”  E voltandolo verso me, mi fece vedere il messaggio, e notai in alto su WhatsApp il nome da maestro, Dharma Swama. Mi dava fastidio che lo considerasse come una guida, un maestro, ma allo stesso tempo mi eccitava.

“Leggi!” La invitai fingendo indifferenza e continuando a pranzare.

 Leggendo scosse la testa sorridendo, poi con un’allegria interiore che non voleva mostrare, lesse a me:

 “Non sai come sono immensamente felice di sentirti e ancor più di rivederti giovedì sera, conterò i giorni, le ore, i minuti e i secondi che mi separeranno dal momento di rivedere i tuoi occhi. Non dimorare nel passato, non sognare il futuro, concentra la tua mente sul momento presente. Il segreto della salute sia mentale che fisica non è piangere per il passato, né preoccuparsi del futuro, ma vivere il momento presente in modo saggio e riflessivo. Ogni mattina nasciamo di nuovo. Ciò che facciamo oggi è ciò che conta davvero.”

 “Però!” Dissi:” Queste sono frasi da innamorato…” Lei sorrise scosse ancora la testa:

” L’ultima parte è di Gutama Buddha, una sua frase, un suo pensiero.” Esclamò soddisfatta di quel riferimento allo Yoga-mantra.

“Comunque giovedì sera vedremo… proveremo a uscire fuori dai nostri fantasmi.” Dissi.

E continuammo a pranzare senza discuterne più, non volevo rovinare con il parlare quello che avevamo stabilito, ma anch’io dentro di me ero soddisfatto di quello deciso. 

Due giorni dopo arrivò il momento.

 

 “Quella sera poco prima delle 20.00 entrambi tesi e ansiosi  andammo al meeting, lei  era a disagio, si era  vestita normalmente, con un abito estivo a gonna  larga di lino bianco e leggero. Non aveva le scarpe basse quella sera,  ma questo  non era un problema perché durante la meditazione venivano tolte e si sedevano scalze sul tappetino. 

Ero agitato ed eccitato di quella situazione, ma cercavo di non darlo a vedere ad Agnese che era più emozionata di me. 

Prima di iniziare, quando entrammo nella sala del meeting che ci videro i presenti, ci vennero tutti attorno, soprattutto a mia moglie a salutarla, abbracciarla e qualcuna anche a baciarla sulle guance, dimostrandole affetto e felicità nel ritrovarla e nel rivederla ancora li tra loro. Anche il maestro nonostante il messaggio di preavviso fu meravigliato nel rivederla così bella, snella e candida nel vestito chiaro, con i capelli castano-mogano lunghi e sciolti che le scendevano oltre le spalle e sul torace; con un sorriso incantevole e due occhi grandi seducenti e profondi.  Appariva dolce e delicata come un fiore nel sentirla parlare e nel vederla muoversi, gesticolare e sorridere. Come tutti i presenti anche lui era felice di rivederla e che fossimo tornati ai meeting, venne verso noi con un sorriso sorpreso… salutò Agnese guardandola negli occhi e abbracciandola, facendola arrossire fortemente in viso e dandole il ben tornato, e poi si rivolse a me, che sapevo ma lui non conosceva che sapessi.

” Buonasera!” Mi disse. 

“Buonasera!” Risposi educatamente, tra lo sguardo timido e agitato di Agnese.

“Sai pensavo che non saresti più venuta!”  Disse il maestro distogliendosi da me e rivolgendosi a mia moglie.” Ma non sapevo perché!” Aggiunse interrogativo.

“Ho avuto degli impegni e … sono stata occupata con il lavoro, ma ora eccomi qui.” Tagliò corto come d’accordo lei senza dare molte spiegazioni.

“Si… “Aggiunsi io:” … abbiamo avuto molte cose da sbrigare anche famigliari che richiedevano la presenza di entrambi.”

È bello averti ancora qui con noi, come sai noi siamo una famiglia, sentivamo la tua mancanza, la tua energia positiva tra noi.” Aggiunse quel porco del maestro guardandola maliziosamente con desiderio e libidine dalla testa ai piedi. 

Lei ringraziò contenta e imbarazzata:” Grazie!”

Poi come sempre prima di iniziare la meditazione, ci fu un momento di chiacchiericcio tra noi e ci dividemmo in gruppi, io mi trovai a parlare con alcuni tra cui il marito di una nostra conoscente, intanto che la sua consorte faceva campanello con altre compagne di corso, mentre il maestro, il Dharma come lo  chiamavano loro  parlava con altri vicino a noi.

Non potevo non notare i suoi sguardi su Agnese, che fingeva di non accorgersi.

In quel momento non sapevo neanche io cosa volessi di preciso e dove avrei voluto e saremmo arrivati. Ma quella situazione di vederli vicini e distanti, di cercare di ignorarsi uno con l’altro e cercarsi furtivi con gli occhi mi dava una sensazione di turbamento ed euforia, e mi piaceva rivederli uno di fronte all’altro imbarazzati a guardarsi negli occhi dopo quella sera che avevano chiavato assieme; mi ingelosiva e eccitava vedere lo sguardo di mia moglie che lo osservava non vista e poi ritroso e vergognoso fuggire quando lui la guardava.

Senza farmene accorgere li scrutavo e vedevo che ogni tanto incrociavano i loro sguardi, anche lei, mia moglie lo guardava e poi fuggiva con gli occhi.

“Chissà che effetto le farà rivederlo dopo quella sera?” Mi chiedevo rispondendomi:

” Ma se lo cerca anche lei con gli occhi vuol dire che è stata una impressione positiva… in fin dei conti fisicamente è stato piacevole per loro, godevano entrambi. Lei era arrossita in viso quando l’aveva rivisto, segno che era emozionata e turbata.” 

E tutto quello che avveniva mi dava una sensazione eccitante, e in quel momento non mi rendevo conto in che guai mi stavo cacciando e cosa stavo creando.

 

Dopo i convenevoli iniziò la lezione, ci sedemmo tutti ognuno sul proprio tappetino a gambe incrociate e dopo qualche esercizio di yoga puro, si passò alla meditazione e a recitare i canti. Osservai che mia moglie si era subito ritrovata in quell’ambiente.

Dopo una mezzora che eravamo lì a praticare gli Hoooooommmmmmmm e le recitazioni tutti assieme in coro, come d’accordo con Mauro, il mio socio alle 21.00 mi chiamò, sentii suonare lo smartphone che avrei dovuto lasciare spento. Tutti si voltarono verso di me a guardarmi con disappunto, mia moglie forse immedesimatasi ancora in quella meditazione mi guardò seria, a rimproverarmi che come al solito mi suonasse il cellulare e disturbassi, come se non ne conoscesse il motivo.  Anche il maestro quello stronzo mi guardò infastidito.   

Mi alzai e allontanai dalla seduta mentre loro continuavano a cantare soffiando quei canti in dialetto Sanscrito. Uscii e risposi due parole a Mauro:” Si… si  è tutto apposto, grazie!” E lo salutai senza dirgli nemmeno perché gli avevo detto di chiamarmi. 

Uscii fuori,  ero eccitato  e tachicardico e mi  fumai una sigaretta per calmarmi, poi rientrai e dalla porta della sala della meditazione  mentre tutti mi osservavano, anche il maestro, gesticolando feci segno ad Agnese che dovevo andare via. Lei  continuando assieme agli  altri a cantare in coro le cantilene, con le gambe incrociate, le mani appoggiate sulle ginocchia con i palmi rivolti in alto e l’indice e il pollice che si toccavano  tra di loro formando un cerchio, mi  guardava con i  suoi grandi occhi  come a dirmi… “non andare, resta qui  con me.”

Ma  oramai ero deciso, era iniziato quello che avevo desiderato tante volte, mi  voltai e mi allontanai lasciandola li da sola, ancora con lui.

 

Uscito andai nella via adiacente all’entrata da dove avrebbero dovuto passare tutti  quelli che andavano via dalla sala e senz’altro li avrei  visti, ed entrai nella mia auto posteggiata al  buio, anche se ero dubbioso che Agnese sarebbe  andata  avanti fino in fondo, l’avevo vista titubante anche dal modo che mi  guardava, e conoscendola la ritenevo capace di tutto, di  far saltare tutto anche all’ultimo momento piuttosto che fare qualcosa che non voleva, come salire ancora in auto con lui. Sarebbe stata capace  di farsi dare un passaggio da qualche sua conoscente e farsi accompagnare a casa da lei. Comunque attesi.  

 

Verso l’ora  della chiusura scesi dall’auto e camminando  mi portai in un punto da non  essere visibile, ma da poter vedere l’entrata  della sala del meeting senza essere visto. Poi, poco dopo alle 21.30 vidi che iniziavano a uscire le partecipanti, chi da sola chi in coppia con il marito o il compagno e lei non la vedevo. Uscirono tutti e poco dopo notai dall’entrata illuminata e dalle finestre di fronte, che lentamente le luci interne si spegnevano.  Ero contento e preoccupato, contento perché significava che erano assieme, preoccupato perché non avrei voluto che lui ci provasse lì nella sala della meditazione dove io non avrei potuto controllarla e assistere. Piuttosto se non fossero usciti, sarei andato a bussare e dire che ero ritornato.

Anche se d’estate, a quell’ora era già iniziato il buio ed era tosto perché il cielo era nuvoloso e iniziava a gocciolare e si presagiva un temporale, di quelli estivi, tanta pioggia per poche ore.

Per ultimo quando vidi uscire loro due ebbi una sensazione di sollievo. Prima uscì mia moglie che si guardava attorno come a cercarmi, a vedere o sapere se c’ero e guardava in direzione dove avevamo posteggiato l’auto, e la vide da lontano ancora li, segno che sapeva che io c’ero.  A quella distanza a lei la riconobbi dalla gonna e dal vestito chiaro, e dietro lei, lui, che si voltò e si fermò a chiudere a chiave la porta del locale, e poi chiacchierando si avvicinarono alla sua auto, che probabilmente vista la situazione e che io ero dovuto andare via, si era offerto di riaccompagnarla a casa e lei come d’accordo aveva accettato.

Sembrava tutto calcolato.

La fece salire dal passeggero e poi partirono e io corsi subito alla mia auto ed entrai e partii dietro di loro nella indifferenza e il caos della città. 

Mentre guidavo ero emozionato, tenevo il volante con le mani tremolanti, mi batteva il cuore fortissimo, e dalla tensione tremavo e nonostante i finestrini aperti sudavo, visto che il tempo favoriva il caldo e l’umidità.

A un  certo punto  lungo la strada all’uscita di Grosseto e in direzione della nostra città sul mare, mise la freccia e accostò al margine della carreggiata e io a distanza feci lo stesso tra il traffico estivo. Restarono fermi in auto alcuni minuti con lui che parlava con lei. Nonostante anche loro avessero il vetro dei finestrini abbassati, non potevo capire cosa dicevano, ma mi sembrava dai  gesti  e movimenti delle loro teste che mia moglie non volesse fare qualcosa  e lui invece  insisteva. Vidi dal vetro posteriore dell’automobile che all’improvviso allungò il braccio sulle sue spalle l’abbracciò tirandola a sé, forse cercando di baciarla, ma che lei guardandosi attorno lo allontanò e torno nella posizione di prima.

“Non vuole!” Considerai.  Mi dispiaceva ma ero contento. “Si farà portare a casa…” Pensai ancora. “Quando arriverà sotto casa la farò salire in auto e andremo al ristorante e poi a ballare e al termine della serata a fare l’amore io e lei nel nostro letto. Ripartiremo da questa sera con la nostra nuova vita.“ Riflettei senza immaginare di essere profetico dell’ultima frase.  

Un po’ mi dispiaceva che non ci stava ancora con lui,  ma ragionavo anche:

” Meglio così!... Meglio fermarsi in tempo. Chiudere tutto prima di iniziare qualcosa da pentirsene dopo.  Stop… finisce tutto qui! Riprenderemo la nostra vita di prima… faremo dei figli, quello che è accaduto sarà solo una parentesi, un suo momento di debolezza che dimenticheremo presto e anche il mio eccitarmi a pensarli fare sesso svanirà, sarà come un gioco.” 

Il mio era un ripensamento e una forma di gelosia tardiva:” E anche ai meeting non andremo più… intanto lei oramai non vuole.” Ragionai.

Seppur distante sentii che lui accese il motore e assieme ad esso si  accesero i fari e le luci di posizione e  messa la freccia riparti rientrando in carreggiata, e subito  dopo in lontananza io feci lo stesso, e mentre ero dietro di loro a distanza di sicurezza, mi accesi la radio e anche una sigaretta e fumando li seguii verso la nostra città. 

Intanto lui come se nulla fosse, ignaro che lo seguissi continuava a guidare e probabilmente a parlare con le sue frasi ascetiche e corteggiare mia moglie. E me lo  immaginavo che ogni tanto gettava uno sguardo a lei, alla strada davanti oltre il parabrezza e allo specchietto retrovisore. 

Eravamo lungo la strada statale che univa le due città, la nostra al capoluogo, quando all’improvviso vidi che mise la freccia per svoltare nella strada che portava nella zona collinare della pineta, dove andavano tutte le coppie ad amoreggiare….

Soprassalii, non me lo aspettavo più, restai sorpreso, ero convinto che avesse rinunciato e invece mi sbagliavo:

” Ma allora ci vanno!” Pensai improvvisamente felice e tachicardico. “ Che abbia  deciso di  accettare?” Mi  chiedevo guidando:” Lo avrà fatto perché glielo chiesto io o anche  perché lui le  piace?...  Lo vedevo come lo guardava, fingeva di non farlo e poi gli gettava gli occhi addosso.” E avevo questo dubbio.

“Però la stronza…” Riflettevo:” … tante discussioni e considerazioni, tante storie e adesso si lascia andare e ci sta di nuovo!” Ed ero anche arrabbiato che ci stesse di nuovo, che avesse accettato quello che le avevo proposto io invece di dire di no… riversando su lei la colpa di quello che sarebbe accaduto in seguito e non su di me che volevo che accadesse.

 

Giunti  nei pressi del bivio, dove la provinciale seguiva verso il mare, lui  svoltò  per la strada sterrata, quella che portava  alla pineta. In giro non c’era nessuno  e iniziava a piovere consistentemente tanto da avviare i tergicristalli. Io  svoltai  dietro loro tra il buio, non c’era illuminazione in quella stradina sterrata se non nel tratto iniziale, poi  pensando che  probabilmente lui  dallo specchietto  vedesse i miei  fari, svoltai ancora  a destra per una stradina laterale, conoscevo la zona essendoci stato con Agnese da fidanzato, ma anche con altre ragazze da giovane, e  continuai per la stradina ancora un po’ per farle capire non vedendo più i miei fari  nello specchietto retrovisore,  che andavo per i  fatti miei. Ma dopo pochi  minuti m fermai, feci manovra e  tornai indietro, spensi  i fari e prosegui senza e andai su dove si erano avviati loro a fari spenti, lentamente. Conoscevo bene la zona e prima di entrare nella pineta vera e propria accostai, spensi il motore e scesi e mi avviai a piedi e visto che aveva iniziato a piovere presi un kiwai dal portabagagli che portavo sempre in macchina e mi indirizzai all’interno. 

 Non eravamo in alto, ma da lassù si intravvedeva il mare, qualche luce di case isolate vicino e l’illuminazione del litorale con i suoi palazzi lungo la costa e all’orizzonte lampi e fulmini che cadevano in mare e dopo qualche secondo i loro tuoni. 

“Proprio questa sera doveva mettervi a piovere…” Pensai imprecando, ma non sapevo che la pioggia sarebbe stata la mia fortuna e quei lampi e tuoni la mia disgrazia. 

Non c’era la luna con il suo chiarore, ma conoscendo la zona mi muovevo bene lo stesso, avevo abituato gli occhi al buio e mi permettevano di spostarmi e di vedere. 

Mentre mi avvicinavo ansimavo, un po’ per la stanchezza e un po’ per l’agitazione, ma mi eccitavo di più e il cuore iniziò a battermi forte, e iniziai a tremare ed essere irrequieto e bagnato. Sapere che mia moglie era ancora in auto sola con lui che la voleva chiavarla e ci avrebbe provato, mi eccitava e tormentava, provavo una strana forma di gelosia, e sgomento eccitante. 

Segui a piedi la strada sterrata sotto gli alberi e la vegetazione silvestre per circa 300 metri, finché in quel poco chiarore vidi i fanalini rossi posteriori di un’auto riflettere tra i cespugli, ben confusa con l'ambiente circostante, anche lateralmente tra arbusti, rivolta verso il mare anteriormente e mi avvicinai piano e chinato. Guardai bene ad assicurarmi che realmente fosse l’auto del maestro, di quel bastardo; non volevo che fosse un'altra e ritrovarmi a spiare un'altra coppia che non mi interessava, io volevo spiare mia moglie. Ma quando la vidi da più vicino mi resi conto che era la sua, e contro il chiarore del cielo sul mare che riverberava sul parabrezza quella poca luminosità, vedevo da dietro le loro sagome probabilmente parlare tra loro e mia moglie che si voltava sempre indietro a guardarsi in giro, forse a cercarmi, sapendo che avrei dovuto esserci io. 

 

Avevano i finestrini giù per il caldo che all’interno aumentava con la pioggia.

Con attenzione mi avvicinai all’auto e ben nascosto li osservai con calma. Vidi che si accesero anche una sigaretta mentre parlavano. Non potevo udire cosa si stessero dicendo, ma potevo immaginare che lui ci provava, mentre mia moglie tesa osservava spesso fuori, forse non voleva far nulla o voleva assicurarsi che io c’ero, oppure peggio, avere la certezza che invece non c’ero, che non ce l’avevo fatta, per essere più libera. 

“Vediamo se scende a urinare quando è il momento!?” Pensai visto che per noi era il segnale convenuto per far saltare tutto. Poi si voltò verso di lui e sembrò rivolgergli un cenno di assenso e sul volto di lui tra la penombra notai un sorriso malizioso.

Mi sentivo un guardone che spiava una coppia qualunque intenta a fare l’amore e il cuore mi batteva fortissimo.

La pioggia alzava il calore della giornata dalla terra rendendo l’aria  umida e afosa, anche all’intero dell’auto avevano caldo e vidi che elettricamente portarono a metà i finestrini per poter  respirare meglio e far uscire il fumo e per non fare entrare la pioggia che cadeva e allo stesso tempo quell’apertura dava a  me la possibilità di ascoltarli se mi avvicinavo ancora e lentamente lo feci, mi misi dietro un grosso fusto di albero al loro lato sinistro, dietro lui in modo da vedere bene mia moglie.

 Parlavano di loro fumando e sentivo lui che le diceva:

“Mi sei mancata… ti ho cercata… perché non rispondevi!”

E lei boccheggiando il fumo rispondere:” Amo mio marito e non voglio fargli del male.”

“Ma tu ami anche me!... L’ho sentito quella sera quando facevamo l’amore, come mi stringevi e baciavi… mi volevi, mi desideravi.” Esclamò.

Lei non rispose, in quel momento uno scroscio di acqua forte si abbatte rallentato dai rami sopra noi, ma sempre violento, loro erano in auto e io mi tenni aderente al grosso tronco, riparato in parte dai rami sopra di me. La fortuna che dicevo precedentemente di quella pioggia fu che cadendo sulla terra bagnando tutto, aghi di pino caduti, rami di altri alberi e provocando fruscii tra le foglie degli arbusti, attutivano il rumore che quasi non si sentiva ma avrei potuto fare spostandomi, si avvertiva solo quello della pioggia. 

All’interno dell’abitacolo chiacchieravano fumando, lui sorrideva e mia moglie si guardava sempre attorno:” Cosa guardi?... Non ci sono guardoni!... Non c’è nessuno con questo tempo qui… solo noi.” Le disse per tranquillizzarla, non sapendo il motivo della sua agitazione.

Li osservai ancora tra il rumore dell’acqua sui rami, sulla terra e sull’auto in quel tintinnio metallico, romantico ed eccitante. Parlavano e rimasi ancora in quella posizione nascosta ad ascoltare. Agnese dal finestrino gettò il mozzicone di sigaretta terminata che l’acqua spense subito. E mentre lui le parlava, all’improvviso dopo essersi guardata ancora attorno e io non essermi fatto notare da lei, forse pensando che fossero davvero soli in quel folto vegetativo aperto, si voltò verso di lui e sembrò rivolgergli un cenno di assenso.

La pioggia batteva sulla carrozzeria e il parabrezza dando con il suo continuo passare sul vetro una visione di loro dall’esterno deformata, sfocata, filtrando una luce grigia all’interno dell’abitacolo e solo quando mi avvicinai tra gli arbusti, capii cosa stesse accadendo nell’auto. Vidi lui che passò il braccio sulle spalle di mia moglie e la tirò a se, e quella volta lei non si retrasse come precedentemente nella fermata sulla strada, ma si lasciò attirare a lui e baciare in bocca lungamente. In quel momento ebbi una fitta al cuore e di dispiaceri, come dicevo le mie emozioni erano contrastanti e mi dissi:” Ma allora ci sta… ci sta davvero… ancora… lui le piace !?” 

Volevo intervenire, avrei potuto farlo… fare baccano e spaventarli e sospendere tutto, ma non lo feci, quella volta agii con cattiveria ed eccitazioni e mi dissi:

“Voglio vedere se come abbiamo concordato sarà lei a farlo smettere e scendere dall’auto a urinare. Io non la fermerò di certo!” Ma feci l’errore più grosso della mia vita a fare quel ragionamento. 

 Non erano semplici baci e abbracci come avevo immaginato che si scambiavano, ma qualcosa di più, e celato dall’arbusto che avevo davanti mi protesi verso il finestrino posteriore dell’auto e vidi mia moglie ricambiare il bacio e l’abbraccio con partecipazione e passione. 

Rimasi un attimo interdetto. Gli occhi ipnotizzati da quell’immagine sconvolgente ed inaspettata nel vedere le dita affusolate con le unghie smaltate e la fede matrimoniale all’anulare di mia moglie, immerse nei suoi capelli biondi e sul suo collo, con il suo polso sinistro luccicante dall’orologio a brillanti che le avevo regalato io per l’anniversario del nostro matrimonio. 

“Che stronza…” considerai:” … sa che ci sono io che guardo e fa queste cose apposta!”  Pensai con cattiveria in quel momento.

Capivo che la situazione stava prendendo una brutta piega, oltre che per lei, avevo paura anch’io di non controllarmi e lasciarla andare fino a farla giungere a tradirmi ancora, e mi dicevo mentalmente:” Che faccio?... Che Faccio?”

Ma eccitato decisi di proseguire ancora un pò, li avrei fermati più avanti….

A quella visione seppur bagnato dalla pioggia non esitai neppure un attimo e mi avvicinai con il capo coperto dal cappuccio quasi attaccato al vetro posteriore e laterale della vettura, da dove nell’oscurità lui non mi avrebbe potuto vedere essendomi anche di spalle, ma io avrei visto bene loro.

La vedevo imbarazzata, a disagio. Probabilmente non si era mai trovata in una situazione del genere.

“Io non lo mai tradito...”  Sentii che mormorò:” È stato il primo e unico uomo della mia vita Fabio!” Lo informava con la voce rotta dal turbamento e dal timore:” L’altra volta con te è stata la prima volta che lo tradito.” 

 “Non preoccuparti, doveva accadere, era scritto…. non è stato tradimento ma una scelta che ha fatto la tua mente per te, come ora che sei qui volontariamente e sei agitata… “Le rispose:” …è normale che questo accada quando si incontrano due energie simili che tendono ad attrarsi e unirsi.  Lascia che il tuo Karma positivo ti guidi per te…. Agisca e che l’azione si compia…. 

Tu rilassati, libera l’energia, il tuo corpo e la mente dal passato, vivi il presente ora… non preoccuparti, lascia che lo spirito sia attivo in te e non subisca soltanto. Che l’energia del tuo corpo, della tua mente e dello spirito si uniscano alla mia, a un uomo che ti ama, che è scelto per te e ti vuole bene più di tuo marito!” Affermò sorridendole:” Ora non pensare più a lui, chissà dov’è in questo momento!... “Mormorò non sapendo che ero a pochi metri da lui. “Ma pensa a noi!...  È bello essere qui io e te, desiderarsi, amarsi sentire attrazione fisica, mentale spirituale l’uno verso all’altro, scambiare le proprie energie sessuali che sono le più potenti e positive dell’universo, e dividere e avere nuove sensazioni con un compagno nuovo, che si ama!” 

Fece una pausa e guardandola negli occhi accarezzandole il capo e baciandola sul volto proseguì:

“Sii protagonista del tuo destino, delle tue scelte…. Che la legge dell’attrazione dei corpi e della mente abbia seguito. Sii tu responsabile di tutto quello che accade tra noi, tutto quello che darai raccoglierai, quel che semini raccoglierai. Se semini amore, raccoglierai gioia.” Mormorò. 

Lei sotto quella pioggia che batteva sull’auto ascoltava quelle parole e lui continuava con le sue cazzate ascetiche che però su di lei, come ad altre signore facevano presa.

“Se vivi continuamente nel passato, ripensando sempre e solo a esperienze già vissute e non a cosa potresti fare nel presente, non starai godendo appieno dell'esistenza che hai.” Fece una pausa studiata e sempre accarezzandola in viso seguitò:” Solo chi sa combinare questi due aspetti del corpo e della mente, unire l’energia con l’amore saprà non solo superare le difficoltà ma anche giungere al traguardo tanto desiderato e godersi al meglio la ricompensa ottenuta alla fine di quel percorso.
Ogni azione va compiuta nella piena consapevolezza e deve essere, al tempo stesso, disinteressata e desiderata.  Non dirmi che non hai mai desiderato di fare sesso con un altro uomo che non fosse tuo marito!?” Le chiese sorridendo.

Vidi mia moglie imbarazzata abbassare il capo e rimanere in silenzio. Impacciata e balbettante riuscì solo a dire: “Ho paura! Se lo scopre... .”
“Non lo scoprirà mai…  gli astri e gli elementi ci sono favorevoli e lui se ne frega di te, non ti ama, chissà dov’è magari in questo momento…” Ripeté:” … con qualche donna forse e a te ti ha lasciata sola, io non lo farei mai, ti vorrei sempre con me. Ma ti giuro che resterà un nostro segreto e non lo saprà mai!!” Disse lui non sapendo.

Quante cazzate le diceva, il corpo, l’energia e lo spirito… la imbambolava e mi stupiva che una donna intelligente come Agnese si lasciasse rimbambire da lui. 

Quel suo modo di parlare non mi piaceva, nemmeno quella sua tattica di fingersi innamorato per far si che lei si affidasse e lasciasse chiavare da lui, lo trovavo sgradevole e ingannevole.  Già lui mi stava sui coglioni così com’era a farsi chiamare Swama Dharma, poi inoltre mi aveva chiavato la moglie e ora ci provava ancora cercando di plagiarla e farla innamorare. Ma ora mi era proprio insopportabile anche se mi eccitava vederlo con mia moglie e volevo proprio vedere fino a dove arrivava.

L’unione delle energie sessuali e tutte quelle affettuosità sentimentali e spirituali che la disorientavano, non glielo faceva apparire solo come un rapporto sessuale, ma un incontro d’amore e non mi piaceva, non mi andava così.

Ma lui tanto che io pensavo sotto la pioggia andava avanti, iniziando ad accarezzarla dappertutto e sentii la sua voce dire imbarazzata:

” Ma... mi vergogno, l’altra volta avevo bevuto e non ero pienamente in me, ora è diverso.” 

“Non ti preoccupare, faccio tutto io, tu lasciati guidare!” Dichiarò prendendo ancora il suo viso tra le mani, stringendolo e baciandola con forza e passione sulla lebbra. 

Agnese era confusa, me ne accorgevo da come parlava, dalla sua disponibilità, era smarrita. Aveva paura ma era pronta a unirsi carnalmente con lui, era eccitata, accalorata e turbata ….

“Vedrai sarà bellissimo e saremo felici dopo aver congiunto i nostri corpi, i nostri cosmi e le nostre energie in una sola, moriremo e rinasceremo ancora…  proverai e nascerà qualcosa di nuovo in te e nella tua vita, perché io ti amo e anche tu mi ami lo sento. Dillo che mi ami!” La esortò all’improvviso:” Dillo!!”

Mia moglie ormai eccitata ansimava respirando forte e lui baciandola sulle labbra ripeté:

” Dimmi che mi ami!”

Era tutto un gioco psicologico che serviva ad abbattere le sue resistenze e renderla succube a lui.

“Che bastardo!” Mi dissi:” Guarda come la tratta… e così avrà fatto anche con le altre signore, le condiziona, è solo un porco, per fortuna Agnese è una donna matura e intelligente che ragiona con la sua testa.”

Non finii di pensare a quella frase che sentii la voce di mia moglie uscire dal finestrino tra la pioggia e dire:” Si…sì!!” Mentre lui le chiuse la bocca ancora con un bacio. 

Ero spaventato ed eccitato al massimo, la stava traviando e plagiando davanti a me che ero in tachicardia, tutto bagnato ma accalorato, avevo già l’erezione e sentivo il cuore battermi in gola a vedere lui che la stava condizionando e lei a sottomettersi. Avrei dovuto fermare tutto, ma pensavo che era qualcosa che sarebbe accaduta solo di quel momento.


Per prima cosa le allargò la scollatura del vestito, facendo abbassare le spalline sui deltoidi, tirandole giù lungo le braccia fino ai polsi e facendole uscire dalle mani:
“ Che fai?” Domandò preoccupata Agnese.

Ti tiro giù il vestito fino all’ombelico e ti scopro la parte superiore, ti voglio nuda stasera non come l’altra volta!” Esclamò.

“No.… non voglio nuda! “Ribatté mia moglie:

“Perché?” Chiese.

“Perché ho paura e mi vergogno.” 

“Ma dai… qui non c’è nessuno, siamo soli io e te, non vedi … c’è anche il temporale, fa un caldo pazzesco, lo bagni tutto il vestito sudando, senza staremo meglio, me li toglierò anch’io gli abiti.”

“No… non voglio…!” Ripeté portandosi le mani sul seno, ma mentre lei pronunciava quelle parole lui incurante dei suoi no continuava trattandola come una bambina:” Su… su! Dai!”  La esortò tirando giù di colpo la parte superiore del vestito facendo fuoriuscire il torace e il reggiseno. E  subito,  accarezzando le coppe e abbracciandola portò le mani  dietro la sua  schiena a sganciarle la chiusura per poi tirarle  giù le spalline sulle braccia staccando l’aderenza delle coppe dalle mammelle; tirando il reggiseno verso se e sfilandolo dalle mani e lasciandola senza, osservandole il seno, con lei che  cercò di  coprirlo con le mani.

Era incredibile, la stava spogliando… la stava spogliando in macchina e lei pur abbozzando una resistenza verbale lo lasciava fare fino a farselo sfilare e togliere. E io che credevo che l’avrebbe chiavata tirandole  su solo su la gonna e togliendole le mutandine come la volta precedente. Era impressionante quello che riusciva a fare quell’uomo, ma tutto questo  m eccitava. Il volerla spogliare nuda in macchina o  quasi me lo  fece venire più duro, io  non c’ero  mai riuscito nemmeno da fidanzati quando andavamo in camporella dalle stesse parti di dov’erano ora.

“Togli le mani… “Disse prendendogliele per i polsi e abbassandole:” Già non si vede molto, se ancora le nascondi… non vedo le tue meraviglie. Sai quante volte te le ho osservate durante i meeting quando cantavi o meditavi?” Le disse sorridendo. E si soffermò a guardargliele, ad ammirarle che si muovevano gonfie assieme al respiro agitato e imbarazzato.

Mentre lui le guardava, me la immaginai arrossire in volto, come quando capitava che si vergognava di qualcosa.

La guardai anch’io, da fuori sotto la pioggia, dai finestrini laterali vedevo bene, anche se il suo seno lo conoscevo a memoria, era bello ed eccitante oltre che gonfio e aveva i capezzoli turgidi e dritti, segno che era già eccitata. Se ne accorse anche lui osservandola ma non disse nulla.

Si chinò sulle mammelle sode, con le areole larghe e i capezzoli turgidi e si mise a baciarli e a leccarli, facendole reclinare il capo indietro dal piacere che provava ad avvertire la sua lingua su di essi.

Mentre li baciava e leccava io nascosto li osservavo entrambi, riflettendo, quello sarebbe stato il momento giusto per farli smettere visto che lei non si sarebbe più fermata. Avrei potuto uscire fuori con una motivazione qualsiasi o urlare e fermare quella intimità che si stava creando tra loro due, ed evitare che accadesse l’irreparabile, che proseguissero nei preliminari fino a giungere alla penetrazione. Potevo ritenermi soddisfatto fin dove ero arrivato e invece fui preso da una sorta di esaltazione e tremore che indipendentemente dalla mia volontà mi procurava l’erezione. 

Solo qualche settimana prima non lo avrei mai permesso e fino all’ultimo speravo che il finale sarebbe stato diverso, che in qualche momento avrebbe prevalso il buon senso sull’eccitazione in me, per il fatto che era mia moglie, per la mia gelosia, per il nostro amore. E invece in preda a uno stato di emotività incontrollabile che non avevo mai avuto, restai a contemplare. Volevo vedere se veramente lei si fosse fermata da sola, anche se ero certo che non l’avrebbe fatto e lui se la sarebbe chiavata. Erano tutti sotterfugi e giustificazioni mentali le mie per far si che tutto continuasse con la speranza di una possibilità diversa da quella che desideravo.

Mi accorsi come la volta prima, che il mio cazzo diventava sempre più duro dentro lo slip, avvertivo un brivido e un batticuore che mi dava una tachicardia piacevole, un senso di stordimento gradevole e sentivo il cuore pulsarmi nel petto; le tempie colarmi di sudore e la pioggia sul collo e sulla schiena, e restai fermo ad osservare.

 “Sei bella!... Mi piaci...” Sentii dire da lui accarezzandole e baciandole il seno scoperto, e la voce sinuosa di mia moglie mugolare qualcosa senza senso.

“Ora abbandonati, lascia che ti faccia ancora mia e non guardarti sempre attorno che te l’ho detto, non c’è nessuno qui con questo tempo, solo noi, il temporale e i lampi.” La rassicurò.

 

Osservai le sue mani grandi ed eccitate che si impadronirono del suo seno nudo e lussureggiante, stringendolo e accarezzandolo, per poi una mano scivolare verso in basso, lungo l’addome senza troppo romanticismo, ma d’altronde l’eccitazione si stava impadronendo di tutti, di mia moglie soprattutto che era diventata passiva e accondiscendente verso lui, forse non ricordandosi neppure più di me in quei momenti. 

Dalla posizione in cui ero nonostante l’oscurità e la pioggia potevo vedere bene, assistere a tutto senza essere visto, praticamente tra gli alberi e gli arbusti ero di fianco a loro. 

Lui con l’altra mano prendendo per il tessuto il margine inferiore tirò su la gonna di quel vestito estivo leggero, lo portò agli inguini soffermandosi ad accarezzarle le mutandine sopra la figa. 

Sapevo che mia  moglie indossava mutandine bianche a culotte che le avevo visto mettere prima di uscire, con il pizzo sui margini gambali e traforate sul davanti dove mostravano sotto di esse lo scuro dei suoi peli pubici.
E le dita grandi, lunghe e nodose  di quell’essere viscido spostando l’elastico scivolarono rapidamente verso l’interno delle culotte  di Agnese, che passiva lasciava fare e le immaginai sulla sua vulva, tra i peli, a frugare, a cercare la fessura, allargando con le falangi le grandi labbra e rovistare tra di esse sentendole umide.

Non feci in tempo a seguire la mia immaginazione che sentii sussurrare con voce rotta:

 “Sei eccitata!” Aggiungendo subito con il tono della voce più squillante:” Sei bagnata hai voglia di me!?” 

Lei restò in silenzio con le gambe leggermente divaricate e la sua mano tra loro, dentro le mutandine a lasciarsela trastullare con quel guardarsi attorno, nella speranza forse che io facessi qualcosa, perché lei oramai non era più in grado. 

 

I lampi e i  tuoni si avvicinavano dal mare sempre più  minacciosi verso la terra, verso  noi, illuminando a tratti e a giorno tutto quanto, loro  compresi. Era un ambiente surreale con quel tempaccio, meno male che indossavo il kway con il cappuccio, 

Sapevo già dentro me che tutto sarebbe accaduto, che l’avrei vista ancora chiavare e godere con lui, ed ero come piacevolmente rassegnato, lo ritenevo inevitabile oramai, ero dispiaciuto ma eccitato, scelleratamente gli stavo consegnando mia moglie.

Vedevo il viso di Agnese teso, trasformato in quella situazione, provava piacere a sentire le sue dita tra i peli della figa, ma non lo voleva mostrare. Stava crescendo anche in lei il desiderio di averlo ancora, di farsi possedere da lui e si vedeva dalle lunghe escursioni respiratorie sul torace che lo desiderava.

All’improvviso  prese ancora il vestito con le dita e lo tirò più su, sull’addome oltre all’ombelico, facendole alzare il sedere e arrotolandoglielo attorno alla vita, facendola restare  solo in mutandine dall’ombelico in giù e superiormente al  vestito arrotolato sull’addome, mostrava  il tronco pallido con  il seno nudo e dondolante al respiro di mia moglie. 

E immaginavo lui con la mano dentro le mutandine, con il dito che la esplorava  sopra e lungo la fessura, facendola  gemere dal piacere, per poi  premere e spingere il dito all’interno, penetrandola suo malgrado in vagina. 

Nel capo di Agnese leggermente reclinato indietro, appoggiato sul margine superiore dello schienale, negli occhi e nell’espressione del suo viso, coglievo un piacere intenso che la stava possedendo.

E mentre lui con le dita frugava all’interno della sua intimità, avanzò ulteriormente con il tronco verso di lei, le si avvicinò al viso, cercò le sue labbra e senza che lei si opponesse, ormai eccitata le schiuse e fece entrare la lingua nella sua bocca e si baciarono.
Intravedevo i loro volti uniti limonare, e pensavo alla lingua di lui contro quella di mia moglie. Una lingua intrisa di saliva che cercava di penetrare sempre più nella sua bocca e poi scivolava via per poter con le sue succhiare le labbra della mia Agnese ormai passiva.

E mi eccitai di più…e tra gli indumenti ormai  bagnati dalla pioggia sentii un calore intenso dentro e realizzai ancora ma inutilmente, come pensieri vuoti:” Se non faccio nulla, se non intervengo si lascia chiavare… la chiava!” Ma restai fermo con le mie emozioni e sensazione, sapevo che non avrei fatto nulla, e osservavo che quel bacio intenso, accompagnato dal ditalino le faceva stringere d’istinto le gambe provocandole piacere, mentre lei con la sua mano in un sussulto di pudore, tenendolo per l’avambraccio cercava di fermarlo, di trattenerlo, per non godere così oscenamente davanti a lui, ma senza riuscirci e non riuscendo a resistere al piacere che le provocava, emise un gemito stringendo il suo avambraccio forte e tirandolo a se a fare entrare il dito più dentro la vagina.

“Ooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!”

 Le uscì dalle labbra, mentre lui le sorrideva con un’espressione che sembrava un ghigno di dominanza.

A me la strettezza dei pantaloni e per giunta bagnati iniziava a darmi fastidio, ero in erezione.

Probabilmente anche lui era in forte erezione e ne sentiva come me il rigonfiamento che spingeva contro la coscia e i pantaloni. 

Preso dalla foga tolse la mano dall’interno della vagina e dalle culotte e dall’eccitazione posò le mani sui fianchi, prese l’elastico delle sue mutandine mormorando:

“Alza il sedere!” Cosa che lei fece subito. E le tirò giù dolcemente, sfilandole dal culo e scoprendolo, facendole scorrere abbassandole lungo le cosce. Le tirò giù fino alle caviglie, per poi toglierle le scarpe e dietro loro prima da uno e poi dall’altro piede sfilarle le mutandine bianche, lasciandola con la pelvi scoperta, mentre lei in preda al disagio con la mano cercava di unire le gambe e coprire per pudore il sesso, come vergognandosi a mostrarglielo così liberamente, nudo e peloso, anche se era nella semioscurità. 

“Togli le mani dai non ti vergognare!” Esclamò lui. 

E dicendo così, come aveva fatto per il reggiseno prendendola per i polsi gliele tolse da sopra il sesso e le alzò fino a farle toccare il tettuccio, e senza dire nulla prese sui fianchi il vestito arrotolato e iniziò a tirarlo su per il tronco.”

“No! ...Che fai?” Esclamò mia moglie.

“Ti spoglio tutta completamente. Ti voglio nuda!” Ribatté lui eccitato.

“No nuda no!  ... Non voglio!” Farfugliò lei.

“Dai che non c’è nessuno, siamo solo noi, anch’io mi spoglierò nudo, così facciamo l’amore come si deve!” E dicendo così tirò il vestito arrotolato sui fianchi oltre al seno, sul collo, passò la testa e sollecitandola la esortò:

“Abbassa le braccia ora!” Lei come un automa lo fece e con un colpo deciso tirandolo a sé glielo sfilò da esse totalmente, lasciandola nuda completamente e gettandolo appallottolato nei sedili posteriori.

Mi venne un sussulto al cuore neanch’io me la spettavo:” Ma è pazzo? La spogliata completamente nuda davvero in macchina!” Pensai. E d’istinto mi guardai attorno per controllare se ci potesse essere qualche guardone che vedesse mia moglie nuda.  Il cuore  mi batteva forte e sinceramente ero eccitato che l’avesse fatto e la trattasse in quel modo, che fosse nuda come voleva lui. 

D’istinto me lo toccai, era duro come il ferro. Era una eccitazione troppo forte saperla nuda dentro l’auto con lui e per sua volontà. E si mise a toccarla e accarezzarla dappertutto, sul collo, le mammelle e i  fianchi.

Poi  abbassò la levetta  laterale e le tirò giù lo schienale con dietro lei appoggiata, facendola semi sdraiare, mentre i lampi  seguiti dai tuoni si avvicinavano sempre più rumorosi  e illuminavano a giorno.

In un attimo in preda all’eccitazione si  tirò su la maglietta facendola uscire dalla testa e subito le braccia dalle maniche,  si slacciò la cintura e sbottonò i pantaloni che abbassò alle ginocchia, prese lo slip sui bordi  e ne abbassò l’elastico tirandoli giù sulle cosce e immediatamente apparve il suo cazzo eretto e oscillante davanti a lei, mia moglie, che non vedevo bene  per la mancanza di luce, ma ne scorgevo la forma e mi pareva ragguardevole.
Lui era eccitatissimo, lo si vedeva bene ai movimenti e dal viso nella penombra. Per sdraiarsi sopra di  lei allungandosi passò dall’altra parte dell’abitacolo, prima con una gamba  poi con l’altra scavalcando il cambio e si  trovò  inginocchiato tra le sue  cosce divaricate, con la sua figa pelosa e palpitante di desiderio davanti.  

“Allarga bene le gambe… un po’ di più” Le sussurrò assestandosi all’interno si esse e allungando subito una mano e se lo prese in mano appoggiando la cappella calda sulla coscia di mia moglie.

 

Come nei canti del mantra, dove l’Ohhhmmmm… da l’inizio alla recitazione e meditazione, quelle parole bastarono per dare l’inizio alla loro unione carnale. Qualcosa di molto, molto eccitante e peccaminoso stava avvenendo.

E' da quando ti ho vista la prima volta che non ho desiderato altro che poter sentire il sapore delle tue labbra!” Mormorò sdraiandosi sopra lei, tra le sue gambe aperte.

Mia moglie completamente nuda, il seno gonfio e i capezzoli turgidi, con il volto ormai alterato dalla tensione e dal desiderio in attesa del piacere di essere penetrata e posseduta, restava sdraiata; mentre lui da sopra era pronto a penetrarla. Ansimava ormai accesa nel desiderio. Il suo seno si muoveva, si alzava e abbassava ai respiri affannosi e irregolari.

Di lato, sempre più eccitato nell’oscurità, tra la vegetazione, oltre i vetri bagnati sempre più da quel temporale che oramai era giunto sopra noi assieme a un vento che dondolava i rami e gli arbusti, vedevo mia moglie aggrappata alle sue spalle, mentre le mie orecchie si stavano riempiendo dei suoi gemiti che uscivano dall’abitacolo.

Vidi lui rimettere il suo viso eccitato e sudato davanti al suo, riprendendo a baciarla sul volto e le labbra e immaginai che stesse appoggiando il suo glande duro sulla fessura della figa pelosa di mia moglie e spingesse con i lombi premendole la cappella nuda contro e tra le labbra vaginali per farlo entrare, divaricandole lentamente e penetrando in essa.

Fu questione di secondi, attimi, quando tra carezze sul suo corpo realizzai realmente che stava facendo quello che immaginavo, era tardi per fermarli e poi non volevo, non avevo mai voluto dentro me … lui spinse con il bacino e la penetrò facendola sussultare e inarcare verso se all’introduzione della sua carne dura in lei, gemendo nel sentirlo entrare rigido, dritto e lungo dentro il suo corpo, la sua vagina. La vidi socchiudere gli occhi e reclinare la testa indietro guardando il tettuccio dell’auto e lui baciarla e succhiarle il mento, leccandole il collo.

Era fatta, era accaduto, l’aveva penetrata e mi tradiva ancora, stava nuovamente facendo sesso con lui ed ero io che l’avevo voluto, anche se in quel momento mi sentivo geloso, eccitato, umiliato e ne ero pentito.

Sentii lui che sussurrò dopo averla penetrata completamente:” Ecco ora siamo un fuoco unico… una fiamma sola che brucia i nostri sensi e i nostri spiriti oltre che il nostro corpo…”

sentire ancora quelle stronzate feci il giro sotto la pioggia e mi avvicinai al parabrezza dalla parte del guidatore e li  guardai da vicino. Lui  mi era di spalle e non poteva vedermi, costretto dalla posizione a guardare forzatamente avanti e su  di lei, ma  vedevo il suo culo nudo muoversi tra le cosce aperte di mia moglie, e lei quando riapriva gli occhi era costretta a guardare il suo  volto o dietro lui verso il parabrezza, quindi verso me e mi  vide finalmente. Vide il mio capo  incappucciato e il mio volto bagnato dai  contorni imprecisi dietro la pioggia che cadeva sul vetro sfocando la mia immagine, mi  guardò sorpresa e preoccupata, ebbe un sussulto che si  perse  tra il tremore della sorpresa stessa e nel piacere dell’abbraccio con lui, senza che il suo amante se ne accorgesse. Ma mi riconobbe anche perché le feci un gesto con la mano a farle capire che ero io e chiavando continuò a guardarmi, sapeva che c’ero, che ero lì che la spiavo chiavare con il maestro, e anche lei pareva più eccitata della mia presenza che la osservava.

Notai che guardandomi fissa negli occhi per reazione e istinto iniziò a muoversi di più, abbracciandolo, come a volere farmi vedere che chiavava e godeva con lui. Ma osservandomi, e probabilmente sentendo il suo cazzo dentro lei non capii più nulla, chiuse gli occhi e seppur con difficoltà, in quell’abitacolo stretto allargò di più le gambe in preda al piacere, mentre lui l’abbracciava e baciava stringendola a sé e spingendo più a fondo.

Dava dei colpi ritmici e profondi, probabilmente da toccarle l’utero con la cappella, facendola sussultare, ansimare e strusciare sul sedile con la schiena e il sedere, facendo scuotere lei e l’auto in un dondolio erotico.   

Lui le passo una mano dietro e la infilò tra i suoi capelli muovendo le dita dentro di essi, dandole fremiti e benessere a quel tatto e prendendola per la nuca la tirò a sé baciandola ancora sulle labbra, succhiandole, spingendo forte la lingua dentro le sue, oltre i denti bianchi e perfetti di Agnese, nel suo alito profumato, cercando la sua e duellandovi assieme. Immaginavo la sua lingua calda e insalivata all'interno della bocca di mia moglie, cercare la sua, trovarla, insalivarla, succhiarla, per poi sussurrarle nell'orecchio parole che non capivo in una pausa di respiro.

La loro passione e l’ansimare eccitato del loro fiato caldo riempiva l’abitacolo di umidità, appannando in parte i vetri, e attraverso di essi vidi le loro sagome stringersi, lui sopra lei tra le sue cosce divaricate chiavandola ritmicamente senza più parlare…. 

C’ero riuscito, aveva ceduto e si era concessa ancora a lui,  perché glielo avevo chiesto io e perché lui le piaceva e ne ero soddisfatto ed esaltato seppur dispiaciuto nel vederla lì, nuda, sudata tra le sue braccia a fare sesso con lui, sapendo lei che io fuori la stavo osservando. Avevo vinto, ma era una vittoria di Pirro che non avrei voluto assaporare, in quel momento avevo l’amaro in bocca, ero come  stordito dall’eccitazione e  avevo il dispiacere del piacere sul mio viso, non l’espressione trionfale del vincitore, seppur fossi eccitato e in erezione massima. 

Sotto la pioggia, tra lampi e tuoni più vicini e più frequenti me lo toccai e tirai fuori.

Lui ogni tanto alzava sul capo a guardarsi attorno, ma osservava solo davanti e intorno a sé e con quella pioggia e il vento che muoveva tutto, non mi vedeva, e io mi spostavo o abbassavo, ed ero ben nascosto. 

Agnese anche se non mi vedeva sempre, sapeva che da qualche parte c’ero e la osservavo e notavo che inconsciamente ne era eccitata che la spiassi, godendo pienamente, liberamente senza vergogna oramai, mentre presa da quell’enfasi lo stringeva a sé, lo baciava. 

Ed intanto io, pur vergognandomi di me stesso continuai a toccarmelo e presi a masturbarmi con la mano destra, come un guardone che spia una coppia che fa sesso, come la volta precedente e assurdamente mi piaceva farlo e guardarli, anche se lei era mia moglie. 

Purtroppo non ebbi nessuna modifica e revisione alle mie sensazioni e al mio pensiero rivedendoli far sesso, perché quello era lo scopo di quel nuovo incontro, di far nascere in me la gelosia e reagire e farli smettere. Ma anzi si manifestò l’effetto contrario, scoprii che desideravo sempre osservare mia moglie chiavare con un altro e mi resi  conto in quel momento apprendendo che mi piaceva osservarli, che avevo creato qualcosa in me  e forse anche in lei  di irreversibile e che ci avrebbe cambiato e forse rovinato per sempre. 

La gelosia che pure c’era e provavo, si  manifestava in modo diverso da come avevo prospettato, senza reazioni di astio, rancore verso mia moglie e litigiosità e discussione con lui, ma anzi mi eccitava di più invece di indignarmi. Sapere che quella donna in auto era mia, mia moglie e si  concedeva a lui godendo e desiderandolo mi ingelosiva ma infiammava di più.

 

Mantenere la calma era difficile in quel frangente tra l’eccitazione, la pioggia e il vento seppur lieve di quel temporale, e anche se i lampi  illuminavano a giorno facendomi  vedere meglio l’interno dell’abitacolo e i  loro corpi nudi  nell’atto sessuale, i tuoni disturbavano. 

La mia attenzione era sempre più attratta dall’osservare il loro spettacolo anche se ero disturbato e distratto dalla pioggia, ma era utile, mi aiutava a mimetizzarmi meglio e copriva i possibili rumori e fruscii che potevo fare attorno dissimulandoli con l’alzarsi improvviso del vento e mi nascondeva dalla possibilità remota che arrivasse qualcuno, qualche auto improvvisa perché l’avrei vista ma non mi avrebbe visto.

Osservavo Agnese sdraiata e intravedevo il seno stretto dalle sue mani o preda dei suoi baci, leccate e succhiate alterne ai capezzoli e la sentivo gemere dal piacere, mentre lui con colpi fortissimi e profondi che la sollevavano dal sedile godeva del suo corpo e della sua figa… trasferendole la sua energia che tramite il suo cazzo entrava in lei… come le aveva detto in tutte quelle buffonate prima di chiavarsela. Stava godendo anche lei, stretta in un bacio e un abbraccio adultero, con i corpi avvinghiati nell’auto dondolante, sotto il tettuccio e il tintinnio metallico e ripetitivo come un mantra della pioggia sulla carrozzeria, che rendeva quel loro amplesso più romantico e passionale. La possedeva in auto io guardavo. 

Continuai a masturbarmi nel vederla godente con lui, il suo maestro di mantra e yoga,

con le sue cosce volgarmente larghe come una donnaccia da strada intenta a ricevere in vagina il cazzo di un cliente.

All’improvviso il piacere fisico, assieme a quello mentale l’avvolsero in un orgasmo gridato:

“ Oooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!”

 Cosa che non aveva mai compiuto a casa nostra, tra di noi di gridare dal godere…  e mi eccitai di più a sentirla e a constatare che quel porco me la stava facendo godere più di me. Mentre lui continuava... la baciava sulle labbra e il collo e a lei piaceva. 

Li vedevo e la osservavo su quel sedile del passeggero godere sempre di più, lui aumentare la sua foga sessuale possedendola con passione e vigore, dimostrandole tutta la sua virilità, leccandole l’orecchio, il suo interno, sussurrandole parole che immaginavo dolci e belle … che non capivo ma che a lei senz’altro piacevano.

Presa dal piacere accarezzandole le spalle, vidi la vera matrimoniale di Agnese brillarle tra le dita e scorrere con le unghie laccate sulla sua schiena, sulla pelle nuda, umida, sudata, con pressione, rigandogli e segnandogli in alcuni tratti leggermente la cute... mentre annusava la fragranza del suo profumo orientale sul suo collo e sul petto.

A un certo punto lui le passò un braccio sotto e intorno alla vita, la strinse forte e la tirò a sé, alzandola quasi di peso dal sedile. Con quella manovra lei sentì la sua asta tutta dentro in profondità, e il glande toccarle e spostarle dolcemente l’utero in alto, iniziando a possederla con furia, selvaggiamente, sbattendola, mentre lei passiva e godente si concedeva gemente a lui, spesso osservandomi oltre il finestrino, mostrandomi come una vendetta il suo donarsi e godere sessualmente con lui.

 

All’improvviso iniziò a piovere forte. Il temporale era sopra noi con tuoni e fulmini, il mio kway era zuppo come la maglietta sotto e i pantaloni. Anche il mio cazzo si bagnava, ma restava sempre duro ed eretto.
La luce di un lampo per qualche secondo illuminò prepotentemente la zona e l’interno dell’auto e di conseguenza lui e mia moglie, e la vidi come se si fosse accesa all’improvviso la luce nel buio, sudata a gambe divaricate sotto di lui, protesa con il tronco e il volto stravolto dalla lussuria verso la sua bocca tesa a baciarlo, desiderarlo. E proprio in quel  momento in cui l’orgasmo la travolgeva, stringendosi di riflesso al piacere che provava con le cosce ai suoi fianchi, lui la stava letteralmente sbattendo come se fosse una donna da strada e non una signora della buona società. Scorsi sul volto di Agnese un’espressione di piacere, come una scossa elettrica che la fece rabbrividire e godere maggiormente e verosimilmente che dalla vagina e dal clitoride serpeggiò lungo la sua colonna vertebrale e le viscere raggiungendo il cervello.

In quel momento lui si era accorto che mia moglie stava raggiungendo l’orgasmo e si apprestò a fare lo stesso, prima muovendosi velocemente e poi inarcandosi tirando su il torace e spingendo con i lombi, così da permetterle di avvertire e assaporare al meglio la sua cappella dura a fondo contro l’utero e gustarsi  il piacere del suo cazzo in vagina.
Lei lo stringeva e godeva vibrando ogni volta a ogni suo colpo profondo. Era uno spettacolo pazzesco, lussurioso. Agnese urlò dal piacere, senza remore, incurante che esternamente tra la pioggia la sentissi anch’io. 

E io ai suoi gemiti e mugolii di piacere, non resistetti più e con due colpi veloce della mano sentii i  testicoli diventarmi duri e piccoli contraendosi , e venni , sborrando contro la carrozzeria il mio seme, che l’acqua sul metallo e la pioggia portarono subito via. Provai un piacere intenso, meraviglioso, paradisiaco in quel momento a masturbarmi osservando mia moglie chiavata da un altro, più che a chiavarla io stesso. E quella bellissima sensazione mi lasciò stordito e l’emozione del piacere provato durò per molto tempo. Era un piacere diverso dal semplice chiavare, molto più profondo, cerebrale ed energico, che ti dava il desiderio di ripeterlo.

 Un fulmine squarciò il cielo sopra gli alberi e lei senza inibizioni si strinse di più a lui serrando maggiormente le gambe sui suoi fianchi, facendosi con il suo corpo scudo del lampo. Stavano venendo. All’improvviso il tuono che seguì il lampo, come un’esplosione di una bomba, con uno scoppio fragoroso scosse la pineta squarciando l’aria, spaventandoci e facendoci sobbalzare a tutti, me compreso, facendo la sua onda d’urto tremare tutto e tutti, alberi e auto, animali e persone e la stessa pioggia che cadeva. 

Ebbi un sobbalzo di  timore a quel boato e osservai che a sentire la detonazione di quel tuono che si manifestò come un colpo secco senza il rombo di preavviso che lo precedeva, anche mia moglie dalla sorpresa si spaventò molto sussultando e avvinghiandosi di più a lui, stringendolo fortissimo a se con le gambe e le braccia, chiudendo gli occhi per proteggersi. Quel tuono fece in modo che nello spavento si stringessero di più.

 

Dopo il passaggio del  tuono il silenzio calò nella vettura e nella pineta. Si sentiva solo lo scrosciare forte della pioggia e il loro fiato affannoso e ansante che dava il tempo a quel momento.

Erano ancora uno sopra l’altro godenti e lui che si muoveva ancora dentro a lei ansimante e aggrappata alle sue spalle. Poi a occhi chiusi si lasciò andare indietro sdraiandosi sullo schienale. Lui invece si tirò su e staccandosi da lei, lo sfilò fuori dalla vagina. 

Vidi solo la sua sagoma, che ce l’aveva ancora duro.

“Hanno finito!” Pensai agitato, mentre bagnato cercavo di ripararmi come potevo.

Notai che restò un attimo inginocchiato davanti a lei per poi rigirarsi e tornare sul suo sedile, quello del guidatore, scavalcando il cambio, mentre lei ancora ansante ad occhi chiusi restava sdraiata.

Quando fu seduto, allungò la mano accarezzandola con tenerezza sull’addome, aveva ancora con il cazzo duro che lo svettava verso lei con orgoglio, come un trofeo e la guardava sorridendole.

Riprendendosi dopo l’amplesso, a fatica e intontita si tirò su anche Agnese, aiutata dalla mano tesa di lui verso lei, staccando la schiena e il sedere appiccicati dal sudore al sedile e allo schienale. La vidi che tiratasi su seduta, si guardava attorno smarrita e subito portò la mano e si toccò la figa che probabilmente aveva bagnata dal piacere provato. 

“Ti è piaciuto? “Le il maestro chiese avvicinandosi e baciandola sulle labbra. Lei non rispose, sorrise.

“Quel cazzo di tuono ci ha scombussolato e spaventato.” Esclamò lui:” Proprio sul più bello…”

Lei rise divertita… “Si!” Replicò:” È stato spaventoso, io mi sono attaccata a te!” Esclamò e risero entrambi.

 

Pioveva sempre e passato il momento dell'estasi e dell'euforia, intanto che parlavano Agnese cercò le mutandine che non trovava.

“Dove sono le mie mutandine?” Chiese.

“Non so io le ho messe qui sul mio sedile.”

“Non ci sono!”

“Probabilmente saranno cadute, ora a cercarle con questo buio…” E vidi che accese la luce interna per individuarle.

“Qui c’è il reggiseno!” Esclamò allungando il braccio e passandoglielo, ma le mutandine non le trovo!” Mormorò: “Saranno sotto il sedile… Bisogna cercarle!”

“Va bè non fa niente per ora, quando le troverai me le darai.” Rispose infilandosi il reggiseno a coprire le sue belle mammelle gonfie ancora eccitate, strizzate, leccate e succhiate da lui.” Le rimise dentro il reggiseno e portando le mani sulla schiena lo agganciò, e riportandole davanti le aggiustò all’interno delle coppe chiedendo:

“Il vestito dov’è?” 

“E’ qui!” Rispose lui allungando il braccio e prendendolo dal sedile posteriore.

Agnese lo prese e lo distese, lo allargò mentre lui le chiedeva:” Scendi per metterlo?”

“Sei matto? “Esclamò:” Piove forte! Lo metterò da qui.” E dicendo così prese l’abito e alzandolo allargò l’interno infilandovi le braccia e poi nelle spalline e lui l’aiutò a farglielo entrare dalla testa, poi lo tirò giù sul tronco a coprirle le mammelle e l’addome, dicendole sorridente e felice per averla chiavata:

” Alza il culo!” Cosa che fece, e a quattro mani lo tirarono da dietro e sotto il sedere a coprirlo e poi sul retro delle cosce, indossandolo un po’ storto.

“Quando scenderò lo raddrizzerò!” Esclamò vedendo impossibile farlo in auto.

Continuando a spiare, li osservavo seduti, agitati, lei che si guardava in giro a vedere se mi scorgeva ancora, ma ero spostato ed ero ben nascosto. La osservai stirarsi la gonna del vestito sul davanti con le mani, e calzare gli zoccoli aperti, prendere la borsetta e all’interno il pettine mettendosi in ordine i capelli, continuando a chiacchierare con lui. 

Ero smarrito del rapporto sessuale completo che aveva avuto, per la prima volta con me consenziente, mi aveva tradito e ne avevo goduto ed ora passata l’eccitazione ero sconvolto:

” Ed ora che succede?” Mi domandavo preoccupato.

Vidi che prese dei fazzolettini nella borsetta e si puliva e riordinava il viso, poi si sollevò ancora dal sedile con il sedere e mise ancora a posto la gonna sotto, assieme alla scollatura anteriore del vestito, ritornando a essere quella signora che era.

Lui fu più coraggioso, scese dall’auto sotto la pioggia a rimettersi a posto i pantaloni, non mi vide, ero ben nascosto e urinò. Si rimise in ordine lo slip, i pantaloni e la maglia, e rientrò bagnato veloce in auto e li sentii parlare, spegnere la lucina dell’abitacolo e poco dopo entrambi accendersi una sigaretta. A quel punto sotto l’acqua mi allontanai tra gli alberi voltandomi ogni tanto a guardarli, vedendo spostandomi la brace illuminata della sigaretta nelle aspirazioni e andai verso la mia auto. Ero fradicio, sembrava che ero caduto a mare vestito. 

In quel momento ero in uno stato d'animo che non saprei descrivere, non sapevo cosa essere, se triste o contento per l'accaduto. Non volevo ora che era tutto finito, che mia moglie restasse ancora sola con lui. Ero stato il guardone di mia moglie e lui quel bastardo l’aveva chiavata di nuovo. Più lo odiavo, più inconsciamente mi eccitava che fosse stato proprio lui a chiavarla. Era stato bello e triste allo stesso tempo, a lei era piaciuto e anche me guardarli, ma era stata di lui e avevo goduto con lui.

E mentre mi allontanavo verso la mia auto mi ripetevo:” E adesso?... Che succede? …Che faccio?... Che le dico quando ci incontriamo?” Ero inquieto per il dopo.

Mentre mi allontanavo mi voltavo indietro, pensavo che sarebbero partiti subito, invece con mio stupore notai che non accese il motore, ma restarono a fumare la sigaretta e probabilmente a chiacchierare, all’interno dell’abitacolo.

Lo trovavo strano, insolito quel comportamento, non avevano niente da dirsi, era tutto finito, perché continuavano a restare là insieme?...  Mi fermai ancora a quindici metri di distanza e in lontananza vidi che lui le accarezzò il viso e lei poggio il capo sulla sua spalla e si baciarono ancora.

“Che si sia innamorata?!” Pensai angosciato con una forma di rancore e gelosia verso entrambi.

 “No… non è possibile!” Mi risposi da solo e diedi a quel mio pensiero la motivazione che quella affettuosità c’era, perché restavano a parlare in auto e fumare.

Quando sentii che accese il motore corsi, saltai nella stradina sottostante e mi infilai nella mia auto, ero zuppo fradicio che non riuscivo a muovermi bagnando tutto il sedile e il tappetino. Entrato iniziai ad avere i brividi, tremavo dal freddo e dalla tensione, era una reazione nervosa al loro amplesso e al temporale, per fortuna eravamo in estate.

Misi in moto la mia auto e azionai il tergicristallo e prima che loro facessero manovra e si togliessero da quell’angolo di vegetazione dove si erano messi e ritornassero con il muso dell’auto sulla strada sterrata, partii. E mentre ritornavo verso casa pensavo a quello che era successo, che avevo fatto succedere io, ed ora ne avevo paura delle conseguenze, di una sua reazione. Avevo gli occhi lucidi dal freddo e da quello che era accaduto, e continuai a pensare cosa sarebbe successo nei giorni seguenti per quasi tutto il tragitto.

“L’amavo più di prima e l’avrei amata sempre ma ora avevo paura, non era più solo mia, era stata con un altro uomo oltre me e averla vista far sesso e godere in quel modo con lui mi spaventava.” 

 

Arrivato a casa misi l’auto nel garage, pioveva ancora abbastanza forte, anche se i lampi e i tuoni si sentivano meno.  Tolsi il Kway e mi strizzarmi come meglio potevo, per non bagnare l’atrio e l’ascensore al mio passaggio, poi con esso salii in casa. Corsi in bagno, mi spogliai completamente nudo, misi la biancheria bagnata nella cesta degli indumenti sporchi e gli abiti fuori nel terrazzo e mi feci una bella doccia calda, sempre pensando a quando sarebbe arrivata lei.  

Mi sentivo strano anche fisicamente non solo psicologicamente, lui era stato più bravo di me a fare sesso, forse per la situazione intricante che si era creata o forse perché gli piaceva e l’attraeva fisicamente e lei lo desiderava, o per le sue capacità mistiche e amatorie, o semplicemente solo perché più dotato di me e spingeva in profondità in vagina.  E comunque lui l’aveva fatta godere più di me e mi consolavo:” Agnese non sarà la prima ne l’ultima di quelle belle signore seguaci dello yoga e del mantra che frequentano i meeting e che lui si chiava.” Cercavo di dare una parvenza di normalità all’accaduto.

 

Mi rivestii e andai nel soggiorno e mi versai da bere un dito di whisky per scaldarmi e darmi un po’ di coraggio. Proprio in quel momento arrivò mia moglie anche lei bagnata.

Entrò, chiuse la porta e ci guardammo negli occhi, percepii che era spaventata, forse aveva timore di me, di una mia reazione. Ma le dissi:

“Ti sei bagnata anche tu?” 

“Si!” Rispose continuando a guardarmi prudente. “Non avevo il telecomando per alzare la sbarra per fami accompagnare fino al portone e quindi ho dovuto scendere e correre a piedi i venti metri che separano l’entrata dalla strada con la borsa sulla testa per ripararmi.”

Poi dopo una pausa dove sembrò studiarmi e prendere coraggio domandò timorosa, come se non mi avesse visto:” C’eri?... Hai visto?”

“Si!” Esclamai sorridendo posando il bicchiere e come in preda a un raptus incontrollato prendendola per un braccio la tirai verso me e la baciai in bocca con la lingua e con quell’atto inaspettato le feci cadere la borsa a terra. E mentre lei si stava abbassando per riprenderla tirandola ancora la portai in camera. L’abbracciai, la strinsi e la baciai ancora in bocca, improvvisamente come un invasato mi abbassai inginocchiandomi davanti a lei guardandola dal basso verso l’alto e cercai di tirarle su la gonna del vestito farfugliando:” Te la voglio baciare…leccare…”

Lei restò stupita da quel mio comportamento:

“No sono sporca!” Esclamò appoggiandomi la mano sui capelli per fermarmi, ma prendendola con foga la spinsi verso il letto dove la feci cadere sopra, all’indietro e alzandole la gonna del vestito su all’ombelico come un forsennato la scopri guardando il suo sesso ancora caldo, dilatato e umido della chiavata con lui, mormorando: 

“Non le hai più trovate le mutandine?”

“No!” Replicò. E mi cacciai con il viso e con la bocca a baciargliela e leccargliela con foga e desiderio.

“No…no…dai questo ...non Fabio! Ho appena fatto sesso con lui lo sai, è sudata, bagnata! Sporca!” Esclamò contrariata.

“Meglio!” Ribadii io come un forsennato iniziando  a baciargliela e leccargliela, a gustarmi i sapori del  piacere di mia moglie avuti con lui e l’aroma degli odori che uscivano dalla vagina, forti, selvatici e pungenti. Era bella, dilatata, bagnata e odorosa di sesso e di  chiavata la figa di Agnese in quel momento e questo  mi eccitava di  più.

Lei sdraiata, guardando il soffitto si lasciò andare e io la baciai e gliela  leccai tutta con desiderio gusto… sopra e sotto i peli, lungo e dentro la fessura, gustandomi  suoi umori, i sapori strani che non conoscevo non avendolo mai fatto prima dopo un rapporto sessuale.

A casa quella sera non facemmo più niente, gliela leccai soltanto, ma bene, ero troppo agitato  non riuscivo ad avere una nuova erezione anche se sentivo il desiderio e ne avevo lo stimolo, e poi ero già venuto, e restammo così sdraiati per un po’ con il mio volto sul suo sesso e lei che mi  accarezzava i capelli  mentre io  la baciavo sulle cosce e nell’addome.

 Poi si alzò e andò a lavare si tolse il vestito bagnato e sporco e lo mise in lavatrice. Oramai era mezzanotte e andammo a dormire senza dire più niente… non sapevamo cosa dirci.

Il giorno dopo quando ci alzammo, non una parola, era una giornata come le altre volte, tutto come prima, come se non fosse successo nulla per me, ma in lei si era innescata una grande riflessione su tutto, sulla vita, sulla famiglia, sul sesso, sul nostro rapporto intimo e matrimoniale e soprattutto su lei stessa e me.

 

Dopo quell’incontro seppur con distacco e rimorso, andammo avanti parlandone poco quasi niente, accettando l’accaduto e la nostra nuova situazione tacitamente; e tutto ebbe una parvenza di normale coniugalità. Dopo alcuni giorni riprendemmo ad avere rapporti sessuali tra noi, la cercai io accarezzandola e lei si rese disponibile e lo facemmo silenziosamente, ognuno durante il rapporto pensando a quanto era accaduto, ognuno in modo diverso, senza comunicare, ma tutti e due con il desiderio inconscio di ripeterlo; ma da buoni piccoli borghesi senza dircelo per pudore. 

Quello accaduto per ben due volte divenne solo trasgressione sessuale, diviso dal nostro vivere la quotidianità e dal nostro amore. Nei giorni seguenti si ritornò alla vita di  prima, con lei  che continuò due volte alla settimana assieme a me ( non la lasciavo più andare da sola ) a seguire i  meeting yoga-mantra.  Si rividero ancora, non sessualmente ma per i meeting e si  osservavano spesso, facendo  finta di nulla davanti a  noi, ma capii che si  piacevano, si cercavano con gli occhi, che lui piaceva a mia moglie e mia moglie a lui, e il sapere che Agnese piacesse a quella specie di maestro mi faceva sentire privilegiato, superiore.

Non affrontando e non discutendo l’accaduto come la prima volta avevamo accettato quello che era avvenuto e anche se non  ne parlavamo esplicitamente, faceva parte del nostro vivere e a volte dei nostri discorsi, anche se in modo  distaccato.

Fui io a dirle e a chiederle una sera in salotto:” Ti cerca ancora?”

Sorrise, oramai senza timore sul volto, tra noi si era instaurata una complicità e annuì divertita con il capo:” Si mi telefona e messaggia.”

“Cosa dice?” Domandai sedendomi e avvicinandomi a lei esortandola:” Dai fammi vedere cosa ti scrive, prendi lo smart…. “

“Oh le solite cose, che mi ama, che mi desidera, che mi vorrebbe ancora.” E leggendo esclamai:

“Ehh... lo hai fatto innamorare … E tu che gli hai risposto?”

“Ohh… sono evasiva… Che ho un marito, che siamo sposati ed è pericoloso e lui ha anche dei figli… Visto che lui non sa che tu sai.” E sorrise.

“Non le hai più detto come l’altra volta  che è  stato un attimo di  debolezza perché avevi  bevuto?!”

Scosse la testa:” No!” Esclamò ridendo.

“Vorresti rifarlo con lui?” Domandai improvvisamente.

Restò seria e in silenzio, mi guardo e non rispose, ma insistetti:” Lo vuoi rifare sì o no?... Rispondi, non preoccuparti di dirmi sì. Io se tu vuoi rifare sesso con lui sono favorevole.”

Restò ancora in silenzio con uno sguardo serio e poi sbottò domandando: “E come?”  Rispondendosi da sola:” Come l’altra volta?”

“Si… perché no!  Alla pineta, al solito posto, intanto fa caldo siamo d’estate e speriamo che non ci sia un temporale come l’ultima volta. E’ un posto tranquillo, ci vanno alcune coppiette… ci andavamo anche noi, ricordi?” Dissi ridendo.

Mi guardava senza parlare e la informai:” Facciamo come l’altra volta, a un certo punto ricevo una telefonata ed esco e mi allontano, vedrai che non perderà l’occasione e si farà avanti e se ti chiederà qualcosa a riguardo dirai che mi hanno chiamato per una vendita.”

“E se in pineta ti vede? Se scopre tutto?” Chiese preoccupata.

“Non succederà, io farò attenzione… stai tranquilla. Qualsiasi cosa fuggirò.” A quelle mie parole restò ancora in silenzio e io aggiunsi:” Solo che andremo con lo scooter, metterò il casco integrale, così quando vi seguirò sarò protetto e il tuo lo porterò indietro io nel bauletto porta oggetti dello scooter.” Aggiungendo preoccupato: “Però fagli mettere il preservativo, è rischioso senza, se ti accenna qualcosa ricordaglielo, se no, non si fa niente digli.”

Acconsentì  così una sera preparato tutto all’uscita lo rifecero, ancora li al solito posto in auto, e li spiai e tornata a casa ripetemmo tutto, gliela baciai e leccai ancora come la volta precedente, mi piaceva farlo,  sentire sulla lingua i peli, i suoi  umori e annusare  l’odore sessuale forte del suo godimento con lui, della sua figa sudata, baciarla e leccarla, come atto di sottomissione a lei e a lui. 

Lei capì che era importante per me fare in quel modo, che mi eccitava e soddisfaceva e non cercò di persuadermi a non farlo come la volta prima, ma si rese subito disponibile a farsela leccare.

Loro praticamente erano  diventati amanti e le avrei concesso di accoppiarsi con lui ogni 15 giorni circa, gli altri giorni  c’ero io  che  la chiavavo e lo facevamo non più silenziosi come la volta precedente, ma ricordando l’accaduto e parlando di cosa facevano assieme. 

Eravamo cambiati, ci amavamo sempre  ma diversamente e quello era un po’ un gioco per eccitare le nostre menti e ravvivare il rapporto.

A lei piaceva sentirsi corteggiata e amata anche da lui e a me piaceva vederli chiavare, e mi eccitava, mi intrigava quel gioco che lui non sapesse che io ero a conoscenza che chiavava mia moglie e quando mi guardava con quel suo sorriso ebete chissà cosa pensava:” Povero cornuto!”  Forse mentalmente mi avrà detto. E io quando lo guardavo vicino a mia moglie chiacchierare o anche con altre persone me lo immaginavo che la possedeva a gambe larghe in auto e faceva godere, che unissero le energie sessuali come le aveva detto lui.

Era un tormento piacevole quello che provavo, una sorta di tristezza e felicità, come se fosse la mia punizione, per il fatto di aver creato le condizioni perché lo rifacesse ancora e questo si perpetuasse.

 

Era passato un mese da quell’incontro con il temporale e quindici giorni circa dall’ultima volta, mi sentivo il suo regista e vista la sua compiacenza e accettazione era mia intenzione che durante l’estate l’avrebbero fatto ancora in auto, poi in seguito con l’arrivo dell’autunno o dell’inverno se avessimo continuato, ci saremmo organizzati.  Prima di programmare ancora qualcosa visto che eravamo alla fine di luglio, Agnese a sorpresa una mattina mi informò:

” Sono in ritardo con le mestruazioni. In genere sono regolari.” 

Restai perplesso, subito pensai allo stress al caldo che era forte e afoso: “Sarà il caldo e questo periodo di stress, vediamo i prossimi giorni… certamente ti verranno!” Le dissi. Ma lei subito mi rispose che pensava di essere incinta.

Restai impietrito:”

“Come incinta?” Balbettai, stupito e sorpreso.” Che dici? .... Da che cosa lo deduci?” Domandai serio visto che io non potevo essere stato perché interrompevamo sempre i rapporti sessuali durante l’orgasmo.

“Non so… sono preoccupata, non ho mai avuto ritardi più di due giorni, e non mi sento bene, ho nausea a volte e giramento di testa.” 

Cercai di minimizzare.

“Ma no, vedrai che non sarà così!” Replicai.  Ma riflettendo capii che se fosse stato così come diceva lei, non ero io ma probabilmente lui, il maestro, l’amante di Agnese ad averla fecondata e messa incinta. Io facevo sempre attenzione, ero sicurissimo. 

Quella notizia fu un fulmine a ciel sereno. Fece i test rapidi che evidenziarono la gravidanza e subito dopo tramite il nostro medico di famiglia quelli clinici che la confermarono.

Eravamo tutte e due shoccati, increduli e scossi da quanto ci stava accadendo, più del tradimento che era avvenuto, ora si trattava della gravidanza di mia moglie, di un figlio.

Appena avemmo la conferma, ne parlammo con calma a casa:

” Non è il mio… è il suo!” Le dissi  subito:” Io ho sempre fatto attenzione, e sai  che non ti  vengo mai dentro, che so controllarmi, interrompere.” Lei restava in silenzio e mi ascoltava, come se riflettesse.

“Ma tu non ti sei mai accorta di niente quando lo hai fatto con lui. Se ti è venuto dentro? “Chiesi. Lei scrollò il capo sincera.

Riflettendo passeggiando per il soggiorno e sedendomi sul divano mi chiedevo e le chiedevo:

“Mi domando come e dove possa essere accaduto?... L’unica possibilità è quella sera che pioveva…  del temporale” E pensando a voce alta ripetei:” La prima sera al posteggio ti venne sulla coscia, lo vidi io che lo tirò fuori e ti eiaculò sulla pelle. L’ultima volta aveva il preservativo, glielo avevi fatto mettere, deve essere successo per forza la seconda volta. Io vi guardavo, ma con quel tempo e la semioscurità non ho visto bene, né mi sono accorto di niente… se avesse eiaculato quando lo ha tirato fuori.”

Ci guardammo:” Forse la sera che ci fu quel tuono fortissimo che mi spaventò…” Mormorò lei all’improvviso.

“Perché, dimmi, cosa pensi?” Le domandai:” Che cos’è che te lo fa pensare?” 

Come se riflettesse espose:

“Quando ci fu quel tuono fortissimo, ricordi?

“Certo che ricordo, ha spaventato tutti.” Replicai.

“Io ero nel momento dell’orgasmo, e anche lui…  e spaventata all’improvviso per reazione lo strinsi forte a me, mi avvinghiai a lui, avvertii che lui voleva staccarsi da me, ma tra il piacere e la paura del tuono lo trattenni abbracciato fermo su di me e lo sentii fermarsi un momento, irrigidirsi e pulsarmi dentro, forse veniva?” Domandò.

Riflettei: “Probabilmente sì!... “Risposi aggiungendo come se parlassi da solo: “Quel bastardo mi ha messo incinta la moglie.” E lei continuò:

“Io ero nell’orgasmo e non ci ho fatto caso perché subito dopo riprese a muoversi normalmente…”

“Si  a svuotarsi bene i  coglioni dentro te… “ Esclamai incazzato, affermando:” E’ andata senz’altro così e non ti ha detto  niente quel porco, sapeva di  esserti venuto dentro e probabilmente averti  messa incinta…. E non ti ha detto niente!” Ripetei.

“Magari non l’ha fatto volontariamente, io lo trattenuto probabilmente mentre aveva l’orgasmo… non se ne sarà accorto…” Disse come se volesse giustificarlo.

“Ehh…sì! Siìì…  me lo spieghi come fa uno quando viene a non accorgersene che sborra dentro la figa?”  Domandai volgarmente: “Uno come lui navigato che si chiava le signore del meeting e che ha già due figli con la moglie e non è la prima volta che chiava? … Comunque sia… “Esclamai incazzato e furioso:” …  volente o nolente ti ha messo incinta, ti ha eiaculato in vagina e ora…?”  Ci fu silenzio e aggiunsi subito:” Ma tu… tu… non ti sei accorta di niente dopo? Non sentivi lo sperma colare fuori?”

“Io non so… la vagina era bagnata, ma pensavo perché ero venuta anch’io.”

“Ma Diooo… diooo…” Esclamai:” … lo sperma non è liquido, è denso.” Ribattei. Forse ti è colato fuori quando eri seduta in macchina e ti ha macchiato il vestito, se lo è assorbito il tessuto? Non ti sei accorta se era macchiato?”

“No… hai visto anche tu…. Il vestito era bagnato dalla pioggia e non sono stata a guardare e la vagina era umida… e poi l’hai leccata anche tu, non ti se accorto di niente? Hai leccato il suo sperma anche?” Domandò con un mezzo sorriso ironico ….

“Dai Agnese per favore… per favore… non c’è da scherzare su queste cose, ti rendi conto che sei incinta di lui?... Si è vero, io ti ho leccato la figa dopo, ma non mi sono accorto che c’era dello sperma, come dicevo forse è uscito ed è stato assorbito dal vestito prima quando eri seduta in auto.” Affermai per giustificarmi, rendendomi conto che se era davvero così avevo anche leccato lo sperma di quel bastardo nella figa di mia moglie… “Non lo hai guardato se era macchiato?” Chiesi ancora.

Restò in silenzio e poi borbottò risentita:” Io non scherzo! Come ti ho detto il vestito quando l’ho tolto non ci ho fatto caso, era stropicciato e sporco con delle parti bagnate dalla pioggia. Chi mai pensava a una cosa del genere?” 

Ci rendemmo conto che quella era la motivazione più plausibile.

“Che facciamo ora?” Le dissi sconsolato.

“Non so!”  Rispose lei spaventata e preoccupata.

“Abortisci è l’unica soluzione!” Esclamai deciso:” Non è mio…  è il suo!”

Lei apprendendo la mia decisione di farla abortire restò scossa.

“Ma non so!... Devo pensare!”

“Cosa devi pensare?... Non vorrai mica tenerti un figlio di quello là! … Devi abortire, organizzeremo tutto, andrai in clinica o in ospedale.”

All’improvviso intimorita e scossa con il volto serio rispose:” Io non voglio abortire.”

“Come non vuoi abortire?... “Esclamai sorpreso che non volesse. Ti rendi conto di quello che dici? Non puoi tenerlo… non è nostro.” Precisai.

“Perché?” Replicò.

“Ma perché non è mio figlio, è il suo e io non lo voglioo!” Gridai.

A quelle parole spaventata e tesa borbottò:” Non mi interessa se è suo figlio o il tuo…  so solo che è il mio! Ce lo io dentro la pancia!” Esclamò portandosi la mano sull’addome come a volerlo accarezzare… “E’ mio figlio!” Ripeté.” Se sono restata incinta è il destino che ha voluto così come dicono anche le scritture. Sei tu che hai voluto che mi accoppiassi ancora con lui e il destino ha scelto per me… per noi… quel fulmine, la luce e il tuono, la sua energia in forma di sperma dentro me, hanno deciso per noi. Era la voce divina quel tuono.” Mormorò.

“Ma non dire cazzate Agnese per favore! Svegliatiii!!...  Chi ti ha messo in testa queste stronzate! Lui? Il mantra, lo yoga?”

“No… le ho studiate ai meeting…. Per te sono sempre tutte cazzate le cose che sento io… comunque è così!” Ribatté.

“Che vuoi dire, comunque è così?” Chiesi.

“Voglio dire che chiunque sia il padre è mio figlio e me lo tengo… non abortisco, non lo uccido, non uccido mio figlio.”  Affermò decisa e commossa toccandosi il ventre.

“Ma sei pazza? … Vuoi tenere un figlio che non è nostro… mio?” Replicai.

“Si!” Rispose decisa.

 

Parlammo a lungo anche nei giorni seguenti, cercai di calmarmi, calmarla e farla desistere dal suo proposito, di persuaderla ad abortire, ma non ci fu nulla da fare. Voleva tenerlo indipendentemente di chi fosse il padre, per lei era Dio che glielo aveva mandato ed era suo. Lo sentiva suo, anche se non aveva mai avuto il desiderio di averne prima, e ora all’improvviso le era scoppiato il desiderio materno.

Così cercai di essere drastico, la misi con le spalle al muro, se non avesse accettato di abortire, l’avrei lasciata. Praticamente la misi davanti a una scelta:” O lui o me! O il bambino o io!”

Scelse lui, il bambino e a quel punto mi disse che sarebbe andata via da casa, da sua madre… o da qualche altra parte. Era decisa.

“Ma dove vai!?... Dove vai!” Le urlai prendendola per un braccio e scuotendola cercando di dissuaderla ancora.

“Da qualche parte andrò!” Rispose con gli occhi lucidi.

“Perché non vai da lui, da suo padre…” Esclamai perfidamente facendo segno con la mano alla sua pancia.

Iniziò a piangere. 

“Potrei anche farlo!” Replicò prendendo il trolley dal ripostiglio e mettendolo sul letto, incominciando ad aprire i cassetti per prendere i suoi indumenti.

La gelosia che andasse da lui davvero mi tormentava e rodeva, oltre ad avermela chiavata e messa incinta me la portava via. L’amavo, l’amavo ancora, sempre e non potevo sopportarlo. Cosi  alla fine capitolai io, con una mano  richiusi il trolley, la presi e le domandai:” Ma tu  mi  ami ancora?... Sempre?”

“Si!” Rispose con gli occhi pieni di lacrime e l’abbracciai baciandola.

” Faremo come vuoi tu, lo terremo, sarà nostro figlio.” Mormorai. 

Anche lei mi abbraccio forte facendo scendere qualche lacrima di commozione. In pochi mesi era cambiata la nostra vita. Era stata stravolta e tutto per un foulard nero dimenticato.

Segui la gravidanza facendo credere a tutti che era mio, amici, conoscenti, parenti, tutti. 

Lo avrei accettato come mio figlio e le avrei dato il mio cognome a patto che fosse restato un nostro segreto, e lui non sapesse nulla, che Agnese non le facesse capire o intuire qualcosa. Se sapeva di essere stato lui, se lo sarebbe tenuto per sé. 

Mi era costata  molto  quella scelta, ma l’amavo… l’amavo troppo e non volevo perderla per nessuna ragione al mondo, anche se aspettava un figlio da lui , il suo maestro-amante e  chi ama davvero  mi può capire.

 

La storia finì o si  può dire iniziò così, con noi ritornati alla nostra vita coniugale, alle nostre debolezze sessuali, ai nostri nuovi giochi e segreti. 

Agnese continuò a frequentare lo stesso i meeting, e quando le altre partecipanti seppero  che era incinta, secondo i loro insegnamenti  la ritenevano  toccata dalla luce e piena di energia Shakti l’energia femminile che nella sua essenza anima il mondo tramite la Yoni, che insanscrito, indica il complesso mondo che abita nel ventre femminilesia l'aspetto visibile dei genitali esteriori, labbra vaginali, clitoride e peli, che quelli interiori corrispondenti, vagina, utero e ovaia. E in esso corrisponde l’energia rigeneratrice, della vita, la Kundalini che porta a esplosioni di luce interiore. Questo tutto grazie alla dea Lakṣmī, la dea dell’abbondanza, della luce, della saggezza e del destino, ma anche della fortuna, bellezza e della fertilità. 

 

Ora, secondo Agnese grazie all’energia Shakti  è restata incinta e abbiamo  una figlia, Sofia, devo dire bellissima, peccato che sia bionda e assomigli a quello stronzo del  Maestro, il Swama Dharma di mia moglie. Secondo me invece il Shakiti non centra nulla, è grazie a quel bastardo del maestro, che l’ha chiavata, sborrata dentro e messa incinta facendomi diventare cornuto e padre.

 

Agnese continua frequentare i meeting anche da sola, si vedono spesso anche senza di me che spio, ma mi dice tutto quello che fanno, hanno una relazione che nessuno a parte me conosce. Lei dice che ci ama a tutte e due e che si può amare due persone contemporaneamente. Forse sì, ma mi sarebbe piaciuto che a lui lo amasse solo spiritualmente e non anche carnalmente…ma….

Lui non sa, che io so che mia moglie ha rapporti sessuali con lui, crede che sia ignaro, che sia cornuto. Ma così non è, io so tutto di loro e cosa fanno, Agnese mi informa sempre.

Ma a volte mi viene il dubbio e credo che forse anche lui sappia la verità, che Agnese gli abbia detto tutto e anche lui conosce che io so che loro due sono amanti e non dico nulla….

Secondo me lui finge di non sapere quello che è successo, possibile che non sappia che quella sera ha eiaculato nella vagina di mia moglie?...  E l’ha messa incinta?... E che Sofia sia figlia sua? Ed è stato davvero il tuono o da parte sua è stato intenzionale fecondare mia moglie? Tutte domande che mi faccio senza risposta.

Comunque non ha mai detto  nulla e continuiamo a vivere così con i nostri  segreti, lui con sua moglie e i suoi figli e io con la mia e nostra figlia.

 

Penso che questo sia il castigo che accennavo sopra. Dopo la punizione che lei è resta incinta, il castigo di avere una figlia non mia da tenere come se lo fosse, e crescerla con il mio cognome e tutto questo per amore di mia moglie. 

A volte come Agnese mi chiedo se davvero dietro a tutto questo ci sia qualcosa si divino… Che abbia ragione lei?

 

Fabio.

 

Per commenti, suggerimenti, idee, notizie o critiche, scrivere a: 

dressage1@hotmail.it
Grazie.

 

I contenuti presenti sul blog "Immoralex" dei quali è autore il proprietario del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o ridistribuiti in forma parziale o totale senza previo accordo con l’autore stesso e citando sempre la fonte d’origine. 
È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma. 
Copyright © 2019 Immoralex. All rights reserved.