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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.

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VIETATO AI   MINORI DI 18 ANNI

CAP. 22 NABIL SODOMIZZA SERENA

 

 

Dentro quel bagno sporco e disordinato, sola con Nabil che non se ne andava e le mostrava il suo sesso avvicinandosi e ridendo, la situazione stava diventando perversamente eccitante per lui e imbarazzante e sgradevole per lei e ciò le impediva maggiormente di rilassarsi e urinare.

Si concentrò ancora, chiuse gli occhi immaginando di essere sola e anche per non vedere la sua asta eretta oscillarle davanti che la metteva in soggezione e apprensione.

Passarono alcuni secondi e poco dopo si sentirono prima degli spruzzi, poi dei getti di urina contro il vaso del water, intervallati da qualche secondo e ancora si senti il fruscio continuo dello zampillo contro la ceramica della tazza, seguito dal forte rumore della caduta dell’urina sull'acqua in fondo al water.

Serena stava pisciando...c'era riuscita, spandendo inconsapevolmente ed e eroticamente nella stanza il fruscio dello zampillo e degli spruzzi e della sua pioggia dorata.

“Aaahhh!!... Non ce la facevo più!” Mormorò a bassa voce parlando da sola.

Era felice mentre la faceva, socchiuse gli occhi, aveva un’espressione gioiosa, di soddisfazione, si stava liberando di quello stimolo impellente e fastidioso, quasi doloroso del trattenersi, il benessere che provava a svuotarla urinando era piacevole e copriva anche la sua vergogna nell'essere osservata da Nabil mentre la faceva.

Durò molti secondi quel pisciare continuo e quel suo suono infranto dal bianco vaso di ceramica e dall’acqua. Il suo zampillo seguitava a uscire ininterrotto dalla figa, infrangendosi su quella ceramica sporca, forse anche di feci e urina, sotto lo sguardo perverso di quel giovane marocchino che la scrutava e fissava e che lei senza volerlo forzatamente incrociava con il suo il suo, che abbassandolo, lo posava involontariamente di sfuggita su il suo pene eretto.

"Ehh!!...  Ma allora ti piace se lo guardi di nascosto! “Affermò Nabil accorgendosi del suo posarci gli occhi sopra e all'improvviso si avvicinò a lei dicendole:"Toccalo!!"

"Sei pazzo!!" Rispose Serena scandalizzata e indignata da quella richiesta.

"Toccalo se no, non ti alzi da qui!"... Ripeté lui.

"Per favore Nabil!!...La prego! ...Ti prego!!" Implorava.

"Ubbidiscimi!!" Ribadì Nabil in modo autoritario. Lei esitante l'assecondò sperando che poi

smettesse.

Lo sfiorò appena con le dita ed ebbe un fremito di repulsione misto ad attrazione a sentire quella pelle olivastra scura, liscia e dura.

" Bene! ...Devi accarezzarlo bene! “…La sollecitò Nabil.

Lei lo accarezzò, oscillante e tutto scappellato, intimorita per via della circoncisione che non aveva mai vista e delle dimensioni, lungo e scuro.

Lui prendendola per i capelli la spronò:

" Ti ho detto bene! ...Hai capito? ...Prendilo in mano!"

Serena sentendo la sofferenza del tirare i capelli e l'impotenza del reagire con arrendevolezza lo prese in mano, avvertendolo duro e caldo. Lo guardò, pur provandone disgusto, era bello nella forma e nell’estetica, lungo, ben fatto anche nei particolari, e a tenerlo usciva prepotente dietro e davanti alla sua raffinata ed elegante mano, con la cappella pulsante che guardava in su, continuando obbligata a stringere con le dita tremolanti quel cazzo olivastro.

"Ora bacialo!" Esclamò Nabil.

" Nooo!... Questo noo!!... Mai!!" … Rispose decisa e sdegnata allontanandosi cercando di alzarsi dal water, avendo terminato di urinare.

Ma lui tenendola per i capelli attorcigliati alla mano e con l'altra prendendola per la nuca si mise davanti a lei con il suo cazzo sempre più oscillante che gli usciva dall’apertura anteriore del suo Caftano e ripeté:

"Bacialo! … Bacialo e poi ti lascio alzare."

"No! Non voglio!! ... Ti prego!... Mi fa schifo!... Non farmi fare questo!" ...Rispose con gli occhi umidi, quasi piangente.

"Ti fa schifo? Non lo pensano così tutte quelle che lo hanno provato ed alcune le conosci bene…” Disse senza fare nomi riferendosi a Martina, suo fratello e sua madre.

“Ti conviene farlo, Carlo è di la mezzo addormentato e nessuno saprà mai niente. Non lo saprà mai che me lo hai baciato, non lo saprà nessuno... Dai!! " Bisbigliò per incoraggiarla, mentre lei era esitante.

Di sua iniziativa lo avvicinò per appoggiarlo sulle labbra, ma lei girò la testa di lato rifiutando, lui la bloccò tirandole i capelli forti e dicendo arrabbiato alzando la mano nel gesto di colpirla. " Bacialo! … O ti riempio di sberle! ...Te ne do tante finché non lo fai!!"

Ci fu un attimo di tensione, Serena capì che l'avrebbe schiaffeggiata davvero se non ubbidiva, era in balia di quel ragazzo perverso e per liberarsi di lui doveva assecondarlo, baciarglielo, ed era una debole di carattere e personalità, come suo fratello Carlo, e lo fece, sempre seduta sul water si sporse in avanti con il capo e lo baciò. Vincendo la repulsione appoggiò le sue labbra carminio sopra il glande rosa scuro del saraceno… il maomettano come lo chiamava lei deridendolo, sentendolo caldo e pulsante.

All'improvviso Nabil, esperto di trucchi ed espedienti per far fare alle ragazze atti sessuali contro la loro volontà, con due dita della mano libera le chiuse il naso, e lei dopo pochi secondi dovette aprire la bocca per prendere aria e respirare e lui veloce lo infilò dentro, scontrandolo alle sue labbra e ai suoi denti bianchissimi, ammonendola:

“Non farmi male!... Non farmi male con i denti se no le prendi! ...Te le dò!"

Serena ebbe un sussulto a sentirlo inaspettatamente entrare dentro la bocca, lungo e duro con un sapore acidulo e di urina, con quel suo colore ebano uscire dalle sue labbra, ma non reagì.

" Brava! lo hai preso in bocca!" ... Le sussurrò Nabil ridendo, togliendolo quasi subito dalla sua

cavità orale.

“Scommetto che ti è piaciuto sentirlo sulla lingua.” Le mormorò divertito.

Lei, mentre lui rideva, si alzò dal water disgustata per averlo avuto in bocca, si portò verso il lavabo sputando e aprendo l’acqua si risciacquò la bocca, mentre Nabil continuava a ridere divertito.

Voleva gettar fuori il gusto e la sensazione che aveva provato a sentirlo tra la lingua e il palato,

inavvertitamente facendo così non si accorse che era restata solo con la maglietta, senza nulla

sotto, davanti agli occhi di Nabil e quel suo lungo cazzo che fluttuava duro nell'aria le era vicino.

Era turbata e ancora confusa, non pienamente in sé, e non era indifferente a quella situazione essendo ancora piena di desiderio sotto l'effetto degli stimolanti che gli aveva dato e dell'eccitazione che ancora la pervadeva.

Ma certo non era sua intenzione rivolgere il suo desiderio a quel ragazzo marocchino e musulmano, che ora odiava con tutta sé stessa.

D’istinto si girò per uscire, quando senti la mano di Nabil accarezzarle il suo bel culetto, con l’invito a non coprirsi che avrebbe continuato lui ora.

Lei gliela prese e gliela spostò con la sua, risentita da quell’atteggiamento permissivo, domandando inquieta e sospettosa:

"Continuare cosa?"

"Il ballo!!" Rispose lui ridendo:” Cosa credevi?! … Aggiungendo:" Con tuo fratello hai dovuto interrompere in preda al furore sessuale... lo continuerai con me!"

Lei era sudata e in parte eccitata da quel contesto che aveva vissuto e partecipato poco prima, era ancora disorientata e il vedere il cazzo di Nabil duro, virile e potente, pur sdegnandola l'aveva turbata

Nabil all’improvviso diventò galante e le fece molti complimenti:

“Hai i capelli dorati e vaporosi che ti coprono come un velo quasi tutta la schiena, come un’hijab, evidenziando così di più la bellezza del tuo culetto, che è stupendo sodo e pieno, fantastico, da favola e da far perdere la testa a qualsiasi ragazzo e uomo! Esclamò sorridendo.

"C'è l'hai più bello di quello di Martina!" Aggiunse d'istinto divertito guardandolo.

Lei sorpresa si girò circospetta. " Come più bello di Martina? "... Chiese.” Che ne sai tu come ce Martina!?”

Ma lui rise confermando, senza risponderle:" Si più bello e sodo!!...Anche se appena un pò più

grande." Aggiunse.

Serena lo guardò sospettosa di quella affermazione: “Come può sapere quel marok come ha il culo Martina?’” Si chiese.

Ma Nabil vedendo il suo sguardo e l’espressione del suo viso diffidente, disse scherzoso:

“Glielo vedo quando viene in negozio che ha i jeans stretti come i tuoi!” E rise da solo.

Serena ritornò di là, in quella specie di soggiorno, vacillava ancora nel camminare, anche se in modo più attenuato in confronto a prima, ma era sempre in preda allo stimolante bevuto nel vino e alle boccate di marijuana aspirate all’inizio in casa sua, e si vergognava ad essere così, in quello stato seminudo, se ne rendeva conto, era smarrita e accessibile a Nabil in quella maniera, ma stava vivendo una strana situazione che nemmeno lei riusciva a capire a controllare.

Vide suo fratello semi assopito, sdraiato sulla branda-divano che estraniato ascoltava la musica, incurante e indifferente di quello che gli accadeva attorno.

Serena pensò che era meglio rimettersi le mutandine e i pantaloni di pelle e li cercava, quando girandosi si accorse che li aveva in mano Nabil che gliele mostrava ridendo.

“Dammeli per favore che ho freddo!” Esclamò mentendo pur di rivestirsi.

“Oh… se hai freddo ti scaldo io!” Rispose lui ridendo.

“No grazie! Preferisco rimettermi i miei indumenti.” Dichiarò.

“No!... Non ora, dopo quando vai via!” Rispose lui.

“Ma io voglio andare via ora, sono quasi le 23.00!” Replicò Serena.

“No dopo! … Se vuoi ora posso darti un altro abito!” Disse sibillino, aggiungendo: “Un Abaya e un niqāb neri.”

“E cosa sono?” Chiese Serena curiosa con la faccia stupita non conoscendo il significato.

“L’Abaya è un abito nero lungo fino ai piedi e il niqāb un copricapo femminile che ti copre tutto e ti lascia fuori solo il volto e se vuoi c’è anche il velo!”

“Un abito da musulmana?!” Esclamò sdegnata capendo cosa volesse dire.

“Si!” Rispose lui:” E molto bello, ce lo di là in una scatola, ti insegno a metterlo e se vuoi e parliamo un po’ di precetti!”

“Cosa? ...Precetti!?...Ma che dici?...  Cosa sono?” Rispose lei.

“Insegnamenti del profeta!” Serena capendo tutto esclamò:

“No grazie, non mi vestirò mai da musulmana, preferisco i miei pantaloni di pella o i jeans…”

“Ma si se vuoi i pantaloni puoi metterli e portarli sotto l’Abaya …”  Asserì cercando di convincerla.

“Sotto che non li vede nessuno?!” Domandò ironica.

“Eh  si!” Ribatté lui:” Li vedi solo te e il tuo sposo quando siete a casa!”

“No grazie! “Rispose lei.

“E allora resti così!” Esclamò risentito di non aver potuto fare con lei quello che aveva iniziato e fatto con Martina, portarla sulla giusta strada e iniziare la sua conversione all’Islam.

Ma la prese con spirito. “Va bene sarà per un altre volta!” Disse, e ridendo la prese da dietro

abbracciandola alla vita e annusandole aspirando forte i capelli.

" Sei una meraviglia!... Adesso balli un pò con me!" ... Le sussurrò mentre la musica del cd continuava dolce e lenta.

Per ballare le passò davanti e la prese per gli esili fianchi. Lei vide il cazzo di Nabil, duro e lungo, uscire da quella apertura anteriore al suo Caftano fatta da lui, e oscillare davanti a quella veste lunga come un’asta al vento, eretto e pronto, e tirandola a sé, lo sentì battere sul ventre.

Anche lei era nuda sotto, aveva solo la maglietta ed era scalza. Il suo triangolino di soffice pelo bruno era alla vista e al tatto di Nabil.

 A sentirlo urtare sul suo addome con la cappella Il viso le si avvampò e diventò più rosso delle labbra:" Oddio!" Pensò diffidente: "Cosa avrà intenzione di fare questo odioso marocchino musulmano ora?"...

Sapeva che non aveva forze per opporsi e si sentiva la volontà annullata, capiva tutto, ma non sapeva reagire pienamente per mancanza d'istinto, per desiderio inconscio e per paura che la picchiasse.

Guardò Carlo sdraiato e lo chiamò:” Carlo! ...Carlo!” … Ma lui non sentiva e come aveva già fatto con Martina non reagì, non aveva ne la forza ne la voglia di opporsi, aveva mangiato, bevuto e l’effetto del viagra e della marijuana lo accaldava e gli dava sonnolenza, anzi, era a conoscenza di cosa avrebbe voluto Nabil da sua sorella e in un certo senso questo lo eccitava e oramai lo accettava.

Serena per rabbonirlo, controvoglia ballò in quell'abbigliamento osceno, cercando di tenersi staccata da lui il più possibile, ma Nabil la tirò a sé forte e la strinse facendoglielo sentire duro sopra il pube. Erano tutti e due accaldati e sudati, Nabil con il cazzo duro e dritto che usciva dall'apertura del caftano e lei che sentiva il suo glande sfregare sopra i suoi peli pubici e il basso ventre.

All'improvviso lui le prese il viso pallido e luminoso tra le mani scure e la baciò sulla bocca con la lingua dentro, come due amanti ... come aveva fatto prima con suo fratello Carlo, sussurrando: "Vedrai che ti piacerà…"

Intontita ed eccitata si lasciò baciare e non capì il senso di quelle parole e si lasciò guidare da lui.

Trascorsero alcuni minuti di danza vera, tra lo struscio e la pressione sul suo ventre o sul suo pube del suo cazzo circonciso e scappellato, sempre ballando e dondolando.

Poi Nabil spostandosi dietro di lei, le mise una mano sul pancino tenendola forte a sé, continuando a strusciarlo sul solco e sulle natiche sode e giovani di Serena in quel sedere chiamato da tutti “culetto d’oro”, in modo molto sensuale ed erotico.

Serena lo sentiva duro scorrere sulla pelle dietro lei, e il suo corpo di nuovo non rispondeva più alla sua mente che avrebbe voluto resistere, ma alla sua voglia che lo desiderava e inconsciamente iniziò a muoversi e spingere contro di lui la schiena e il sedere al ritmo di quella musica e di quel ballo dolce, con movimenti ancora più sensuali, facendolo senza volerlo, eccitare in modo esagerato.

Sentiva il suo cazzo duro premerle sul solco del suo bel culo ed eccitata e piena di vergogna non riusciva a reagire a staccarsi da lui,  da quell’asta scura, e passiva lasciava che quel giovane musulmano facesse di lei quello che voleva. L'eccitazione prevaleva sulla sua ragione, avendola di nuovo annullata.

Ballando Nabil tornò davanti a lei e la baciò ancora sulla bocca, con la lingua, poi staccandosi un poco, tirò su il suo caftano dai piedi portandolo alla vita, e come una maglia lo tirò su e lo tolse facendolo passare dalla testa e sfilare le larghe maniche dalle braccia, gettandolo su una sedia vicino, restando completamente nudo con il suo fisico magro e olivastro davanti a lei.

Non c'era bisogno di costringerla come aveva fatto con Martina, Serena gliela avrebbe data su un piatto d'oro tanto era eccitata e aveva voglia.

Ballando la portò vicino alla branda-divano, dove era coricato suo fratello Carlo, quella specie di divano era coperto con un lenzuolo sudicio, bianco con macchie giallastre di sperma secco, le fece alzare le braccia in alto e come se fosse una ragazzina e le sfilò nuovamente la magliettina. La fece sdraiare sul lenzuolo spostandole i capelli sulla la schiena nuda, accarezzandole e baciandole il seno, ciucciandole i capezzoli come un neonato fa alla mamma, facendola fremere di piacere.

Lui era più bravo di Carlo e lei d’istinto le allargò le gambe mostrando alla luce fioca, la sua giovane figa pelosa, tutta bagnata... con la fessura ancora dischiusa dalla chiavata fatta con suo fratello Carlo.

Le piccole labbra si vedevano palpitare dal desiderio e il clitoride turgido ed eretto usciva in alto prepotente tra le commessure superiori delle grandi labbra e dai peli della figa.

Lei in silenzio, smarrita e ansimante lo guardava incredula, scrutava quel marocchino quell'essere con la pelle più scura della sua pronto a entrare in lei, a penetrarla, a chiavarla, e non faceva nulla per mandarlo via, allontanarlo. Era in attesa, lo voleva ora.

Nabil le passò una mano sulla figa, bagnandosi le dita dalla sua eccitazione e desiderio, poi le

appoggiò il glande di quel magnifico e lungo pene olivastro tra labbra vaginali, lo strusciò sopra lungo la fessura più volte, sentendola fremere, palpitare, e fermandosi al centro di essa lentamente lo spinse e la penetrò, facendola sussultare e scuotere tutta a quella introduzione smisurata.

Serena lo sentì entrare e avanzare in lei fino in fondo, sfregare le pareti vaginali e infine toccarle l'utero... "Diooo...!!" Esclamò ansimante tra i denti bianchi, inarcando la schiena e impiantando le sue bellissime unghie smaltate di rosso sulla pelle delle spalle di Nabil. Quelle sue dita pallide, lunghe ed esili che evidenziavano di più le unghie smaltate con il brillare degli anelli ai movimenti e tra esse spiccava la vera di fidanzamento di Paolo, suo futuro marito, donata quando si erano giurati fedeltà e amore, che brillava con il piccolo diamante che aveva sopra. Quelle mani abituate per mania a mettere a posto la seta dei suoi lunghi capelli biondi, ora poggiavano e penetravano graffiando quella pelle olivastra che desiderava. Era un’immagine depravante e peccaminosa, il sacro con il profano, il bianco con il nero, il giovane musulmano con la giovane cattolica, la purezza con il peccato.

Quella introduzione, era diversa dalla penetrazione di Carlo, e anche da quelle del suo fidanzato Paolo e lei lo sentiva di più. Nabil era più dotato di loro, era un puttaniere e sapeva come far godere le ragazze, ed era bello e piacevole e si sentiva piena della sua carne, era eccezionale, immenso, lo sentiva appoggiato alle pareti vaginali e battere la cappella contro l'utero, toccarlo e spingerlo lentamente in su, in alto, quasi come se lo sentisse in pancia... avvertendo lo spostare.

Nabil iniziò a muoversi e baciarla, con un ritmo cadenzato, sotto quella musica dolce, dandole

ogni tanto dei colpetti volontari all'utero, facendola sobbalzare e stringere di più.

Gli piaceva!... Gli piaceva enormemente essere chiavata da Nabil e come la chiavava lui, più di Carlo e del suo fidanzato Paolo.

Godeva di più con lui che con loro, ci sapeva fare, sapeva chiavare lui, arrivando al punto che al culmine del piacere gridò dall’orgasmo:

“Ooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!”

 Tirando Nabil a sé, graffiandolo sulla schiena, abbracciandolo forte e avvinghiandosi a lui con le gambe sui fianchi, baciandolo sul viso e in bocca a ... godere di lui.

Non le interessava più se era un marocchino, un musulmano, se era brutto e sporco, ora godeva…godeva! ...La faceva godere! ...E le piaceva.

Godeva, con suo fratello vicino che stralunato la osservava chiavare con Nabil ma non diceva nulla. Come aveva guardato quando Nabil possedette Martina.... e la sentiva ansimare con lui.

" Ti farò dimenticare per sempre il tuo fidanzato." Le bisbigliò Nabil baciandola sul collo,

gustandone il profumo misto al sudore, stringendole i seni e dandole colpi profondi e veloci con il cazzo che la facevano sussultare dal piacere.

Serena ebbe un orgasmo fortissimo, mai avuto prima in vita sua, si inarcò e le venne la pelle d'oca e tremante lo abbracciò di più, passionalmente. Era uno spettacolo vederli e... Carlo li guardava.

Nabil non venne, le chiese di girarsi che voleva continuare a chiavare, prendendola da dietro, alla pecorina.

Lei oramai in preda ai sensi, remissiva e stordita, piena di voglia e di piacere gli ubbidì, si voltò, mostrandogli quel magnifico culetto vergine, desiderio di mille uomini.

Nabil da dietro lo sfiorò e accarezzò con le dita, poi appoggiò il cazzo lungo e duro come una scimitarra alla sua fessura aperta e lo infilò nella vagina, alla pecorina, iniziando a chiavarla di nuovo.

Serena riprese a godere … lo sentiva tutto dentro, più e meglio di prima e gioiva di più, tanto, sentendolo anche battere sulla cervice uterina.

Oramai era succube di quel giovane marocchino.

Mentre la chiavava, Nabil lasciò colare e cadere dalle sue labbra della saliva sul solco intergluteo, che allargato dalle sue mani scese e raggiunse l’ano, dove premuroso con il dito la spandeva accarezzandolo....

Nel pieno del piacere tirò fuori il cazzo dalla figa bagnato dagli umori e dal godimento della vagina, sputò sulle dita e insalivò ancora bene l'ano, altrettanto fece con il cazzo.

E prima che lei realizzasse cosa volesse fare, lo puntò tra le natiche, lo appoggiò al suo

forellino rosa insalivato per bene e spinse tenendo le mani sui suoi fianchi.

Serena sentì pressare forte sull'ano, si irrigidì di colpo, capì che intenzione avesse, non voleva.

" Lì nooo!...  lì nooo Nabil …Nooo!... Nabil, li no dai! ...” Ripeté:” Dietro non voglio, non lo mai fatto, mi fai male!... Continua davanti...nella vagina, che è bello, mi piace. Ti prego!"

Ma lui non l'ascoltava e spingeva allargando energicamente le natiche, con i pollici appoggiati

vicino all'ano e le mani aperte sui glutei, e allargava:

" Nooo! ...Nooo! ...Nabil, non l’ho mai fatto ti pregoo! "

Lo supplicava implorante Serena.

Ma quelle preghiere e umiliazioni lo eccitavano di più.

"Meglio!"... Rispose lui:" Ti sverginerò io e il tuo Paolo si troverà la strada aperta se un giorno vorrà farti in culo." Continuando: " Se non vuoi sentire male aiutati. Spingi! ...Spingi come se dovessi fare la cacca!"

Esclamò concitato le stesse parole che aveva detto a Martina e a Beatrice prima di incularle.

Serena soggiogata e intimorita per paura del dolore, ubbidì. Spinse come per defecare e l’ano si aprì di più e lui lentamente facendole emettere un grido di rabbia e dolore, un:

” Nooooooo!!!” … Acuto la penetrò entrando lentamente in lei.

Era fatta anche quella puttanella cristiana ce lo aveva nel culo e ora doveva solo incularla quella troietta occidentale, ora avrebbe provato il piacere della sodomia di cui i musulmani sono molto bravi nel praticarla.  Lo sfintere era rotto, l’ano dilatato al massimo e il suo retto violato per la prima volta. Aveva sentito male a quella lacerazione anale e piangeva, ma ora l'aveva tutto dentro e Nabil doveva solo iniziare a incularla.

Tra i suoi singhiozzi Nabil restò con il cazzo fermo dentro lei, per farle dilatare meglio gli sfinteri ed adattare il retto al nuovo intruso, come aveva già fatto con Carlo, Martina, Beatrice e ora lei. Salvatore le diceva sempre che era un rompi culi e lui era contento che lo considerassero tale.

Prima di iniziare la sodomia, iniziò lentamente a roteare le mani sui glutei pallidi e sodi, stringendoli, palpandoli, alternando le manipolazioni alle natiche con le sue mammelle sode ed eccitate che in quella posizione le pendevano dal tronco.

Le passò la mano sinistra attorno alla vita e con la destra le afferrò la lunga chioma bionda che le scendeva a metà schiena e di lato sul viso fino ad arrivare a toccare quel lercio lenzuolo sotto di loro e tenendo in mano i suoi biondi capelli come fossero redini, iniziò a cavalcarla come una giovane puledra, a incularla con movimenti lievi e profondi, che però la facevano gridare al dolore; creando la sua reazione incontrollata agli spasmi allo sfintere anale, che stringendosi sul cazzo olivastro di  Nabil, le davano sofferenza e la facevano sobbalzare.

Sentì male per qualche minuto, piangeva.

Poi il dolore pian piano svanì sotto i movimenti lunghi e profondi di quel cazzo, Nabil era bravo a inculare, più che a chiavare e non tardò a mostralo a Serena.

Lei lo lasciava fare ora, si lasciava inculare come una cagnetta in calore, l’ano si era riscaldato allo sfregamento e quindi dilatato, i tessuti allentati non sentiva più male, anzi... ansimando, rossa in viso, d'istinto muoveva il sedere indietro invitandolo a penetrarla più a fondo, mentre lui come era sua abitudine e faceva anche con le altre ragazze la offendeva e insultava.

" Sei una piccola puttana bianca!!!...Una bagascetta!!...Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto essere inculata ... essere troia. Ti farò diventare la mia troietta preferita !!" … Le sussurro all’orecchio abbassandosi con il torace sulla sua schiena, continuando: "La puttanella c'è lo già! ...È la tua futura parente... mi mancava la troietta!!...Eccoti qua!!... Vi convertirò tutte e due all’Islam e vi farò diventare delle brave mogli musulmane che faranno tanti figli."

Ma Serena non capiva cosa diceva tra il dolore e il piacere che provava e non le importava capire cosa diceva in quel momento, ma solo godere e non sentire male.

Nabil la sentiva ansimare dal piacere e d'istinto lei, muoveva e roteava il bacino premendo verso di lui, mentre continuava a incularla in quella posizione, con i capelli tirati come redini a due mani e cavalcandola come se fosse un’attricetta hard.

Quella sera l’aveva rovinata per sempre, Serena non sarebbe più stata la stessa.

Oramai il suo ano si era dilatato lasciando scorrere senza resistenza l'asta di carne di Nabil dentro di esso.

L'eccitazione e il piacere avevano completamente sconfitto ogni sua remora a quella penetrazione contro natura e muovendo il culo come un viado brasiliana in calore... godeva.

Lui eccitato lo spinse tutto, penetrandola fin quasi in fondo ad avere gli inguini aderenti alle sue natiche.

Lei inarcò la schiena in alto e ancora più indietro, sobbalzando per le spinte che avvertiva in pancia e dondolando la testa avanti e indietro tenuta per i capelli provava enorme godimento. Stava godendo a farsi inculare, mai avrebbe pensato di fare questo.

Contorta da quella piacevole sofferenza, vittima di quell’essere spregevole, godeva sbattendosi sulla branda, alzando e abbassando il capo.

Nabil le lasciò i capelli, che si aprirono bellissimi come un ventaglio biondo sulla sua schiena,

coprendola tutta, scendendo anche sui lati e sul viso, erano davvero meravigliosi i suoi capelli, uno spettacolo ed erano il suo orgoglio e dei suoi genitori.

Intanto godeva affondando il volto sul lenzuolo sudicio e maleodorante, pieno di macchie giallastre d'urina e sperma secco, compreso quello di suo fratello eiaculato poco prima sui suoi peli e puliti subito con il lenzuolo ... ma godeva, e poco le importava dove aveva la faccia per attutire i mugolii e i gemiti che suo malgrado emetteva talmente forte, da vergognarsi a sentirli lei stessa e a farli sentire al fratello affianco a lei che stralunato l’osservava.

Serena strinse coi denti quel lenzuolo, lo morsicò dalla smania in corpo, con rabbia e piacere, con il volto in fiamme, pensandosi in quella stanza, nuda e degenerata, godente inculata animalescamente da quel ragazzo marocchino.

Per un attimo si senti colta dal panico. Pensò alla sua famiglia, alle amiche, al suo fidanzato Paolo, al matrimonio che stavano progettando alla fine degli studi, capì che lo stava tradendo con un ragazzino maghrebino, il servetto del negozio dei suoi genitori, che la stava inculando brutalmente e lei ne godeva e gioiva con il viso rosso dalla vergogna e dall’eccitazione, sentendolo scottare come il fuoco. 

Capì che anche con lui niente sarebbe stato come prima.

Fu un attimo, Nabil accelerò il ritmo, diede colpi più veloci e profondi da farla urlare dal piacere, che lei sentiva nel ventre e le arrivavano al cervello e cominciò a gemere, gemiti di sofferenza, gemiti di piacere, gemiti di godimento e gemiti di gioia che l'avvolsero completamente, trascinandola insieme a lui in un vortice di perversione, piacere e lussuria.

Quel ragazzo la stava facendo godere come non mai, stava dando inizio a sensazioni perverse su di lei, mai provate, ma piacevoli.

Serena stava avendo l'orgasmo:” Oooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!” Sentiva il corpo scuotersi tutto, l'ano dilatarsi e pulsare di più e riceverlo fino in fondo, godeva aggrappandosi con le dita al lenzuolo e tirandolo, piantando le unghie nel materasso, mordendo con piacevole cattiveria quel lenzuolo sporco.

All'improvviso Nabil urlò, e un getto caldo intermittente ma lungo di sborra, l'invase il retto e l'interno del suo ventre, capi che quella era stata la sensazione più profonda e piacevole che avessi mai provato in vita sua fino a quel momento. Nemmeno Paolo, il suo fidanzato e futuro marito, durante i rapporti sessuali, era mai riuscito a farle sentire un centesimo del piacere provato con Nabil... l'ebrezza, il fermento, l'estasi di quella perversa sensazione di gioia, il piacere del peccato.

Cadde su quella branda-divano sfinita appoggiando il seno al lenzuolo e Nabil la seguì dietro lei aderente alla sua schiena e ai suoi lunghi capelli impregnandoli del sudore del suo torace, svuotando tutto il suo copioso sperma dentro il suo culetto e il suo ventre.

Restarono fermi, passivi ma palpitanti a godersi quelle sensazioni, quell'estasi.

Serena lo sentiva pulsare dentro di lei, nel retto.

 

Dopo qualche minuto Nabil lo tirò fuori dal suo culo accompagnato da uno sfiato di aria intestinale e si alzò. Serena restò ancora spossata, supina ed estasiata su quella branda lurida. “Chissà a quante ragazze e donne avrà fatto questo servizio lì sopra!” Pensò.

Girando il capo vide suo fratello, seduto sul lato della branda che mezzo intontito la guardava, si era goduto tutto lo spettacolo toccandosi, masturbandosi ma senza venire, c' è l'aveva ancora mollo in mano senza sperma.

Scemando l’eccitazione e l’esaltazione, ritornando lentamente lucida, si chiedeva:

“Perché Carlo ha acconsentito tutto questo? Perché mi ha portata lì? Perché non era intervenuto? Forse aveva paura di lui?... E come poteva masturbarsi ancora dopo il loro rapporto incestuoso e vedendo sua sorella brutalizzata e sodomizzata da quell'essere?”

Era così strano e perverso quello che era accaduto, che non riusciva a capire come lei, fidanzata in prossimità di matrimonio e ragazza seria e morigerata, avesse potuto amarsi con suo fratello e rapportarsi sessualmente con quel musulmano.

Oltre ad aver commesso un incesto, aveva tradito il suo amore… Paolo, per ben due volte, con suo fratello e con Nabil.

Si sentiva scandalosa e oltraggiata, oscena e sconcia, come avrebbe potuto ancora guardare Paolo negli occhi, abbracciarlo e baciarlo?... Sorridere e scherzare con lui?

Aveva donato contro la sua intenzione, la sua integrità posteriore, la sua verginità anale a quel giovane serpente.

 

Dopo aver riflettuto un pò si alzò aiutata da Carlo, che le passò un rotolo già iniziato di carta igienica e si ripulì, l'ano e la figa, asciugandosi anche l'interno delle cosce bagnato di umori fuoriusciti dalla vagina; e l’aiutò a rimettersi dritta in piedi e quando lo fu, istintivamente si abbracciarono con le lacrime agli occhi.

Anche lui si era lasciato trasportare dal gioco, non pensava che sarebbe successo davvero, che

quella serata avrebbe rovinato per sempre la vita di sua sorella Serena, non voleva che accadesse. Era pentito.

"Come stai? "

Le chiese amorevolmente quasi tremando.

Serena non rispose ma scoppiò a piangere forte, singhiozzando e scuotendosi contro di lui.

Restarono abbracciati ancora a lungo con il capo di Serena sulla sua spalla, nudi, con lui emozionato e gli occhi lucidi e lei tremante e umiliata, cullandosi, stringendola dolcemente a sé in senso protettivo, come ad esorcizzare quello che era accaduto, ma oramai era tardi, anche Serena era stata infettata dal germe del piacere e della perversione.

Quella era stata la loro prima volta, ma ne sarebbero seguite altre. Quella sera diede l'avvio ad una lunga serie di trasformazioni e perversioni anche per Serena che ne fu veramente colpita nella sua personalità.

 

Era tardi, quasi l'una di notte, dovevano ritornare a casa.

Si vestirono senza lavarsi, Serena prese e rimise i suoi indumenti, lo slip, il reggiseno, i pantaloni di pelle amaranto aderentissimi e la maglietta.

Nabil li salutò, e le ricordò le fotografie e la clips dell’incesto che aveva girato con lo smartphone, baciandola ancora sulla bocca con la lingua dentro le sue labbra, lei quasi lucida

oramai, non voleva, ma lo lasciò fare controvoglia e arrendevole, pensando:

"Prima uscirò da questa topaia...meglio sarà!"

L'intento di Serena era lo stesso che aveva avuto Martina qualche mese prima... di non vedere mai più Nabil e di non ritornare mai più in quella casa, ma purtroppo come lei, sotto ricatto l'avrebbe rivisto e sarebbe ritornata ... molte volte, anche lavargli i piatti e gli indumenti e fargli le pulizie in quella stamberga…

I due fratelli uscirono dal vecchio portone di legno verniciato, vicini, quasi abbracciati per consolarsi dell'accaduto e camminarono per quei vicoli maleodoranti, dove la tarda ora, faceva incontrare solo qualche ubriaco o prostituta.

Giunti all'auto salirono, partirono e si avviarono verso casa senza parlare.

Prima di scendere, si misero a posto, Serena si pettinò i suoi lunghissimi capelli stropicciati e

attaccaticci di sudore e sperma, li annusò portando la lunga coda davanti, avevano lo stesso odore di Nabil e di quel lenzuolo lercio... di quella casa. Li pettinò e si truccò un pò.

Scesero e si avviarono, Serena con l’ano dolorante camminando davanti a Carlo sculettando senza volerlo sui tacchi per il fastidio della sodomia a quel suo bel culetto d’oro. Entrando nell'atrio del palazzo si guardarono negli occhi e salirono la scala a piedi.

Arrivati in casa, loro madre Beatrice era ancora in piedi che li aspettava. Da buona mamma chiese:

" Come mai così tardi?... Sapete che ora è?... Quasi le due!... Sono stata in pensiero tutta la sera per voi, vi chiamavo al cellulare ma non rispondevate, si inseriva la segreteria!"

Guardarono gli smartphone, erano spenti. Probabilmente Nabil a loro insaputa li aveva disattivati.

"Dove siete stati?"… Domandò accarezzando Carlo sul viso. "Sei tutto sudato! ..E guarda che occhi che hai!!... Anche tu Serena, guarda che faccia hai!!...Sembrate stravolti!"

" Siamo stati al ristorante mamma e poi siamo andati al pub a sentire musica e ballare, per questo non abbiamo sentito le chiamate. “…Rispose pronto Carlo, imparando a mentire.

" A giudicare dalla faccia e dagli occhi avete bevuto!!" Esclamò severa Beatrice.

È vero?” Domandò.

“Loro si guardarono in faccia e annuirono.

" Lo sapete che non voglio, succedono tanti incidenti e brutte cose quando si beve."

" Ma abbiamo bevuto solo un bicchiere di birra, perché era l'onomastico di una nostra amica, si festeggiava in compagnia. Sai che non beviamo mamma." Rispose Carlo.

" Oh si!... Vedo!!... Avete le facce stravolte e gli occhi rossi e gonfi e puzzate di fumo. Avete

fumato?"... Chiese.

“Ma no mamma!... Non fumiamo lo sai... si saranno impregnati gli abiti e i capelli degli odori del pub.”

Poi girandosi verso Serena con un sorriso e accarezzandola sul viso le chiese:

" Ti è piaciuta la serata? ... L'hai passata bene con tuo fratello?"

Esitante tirò un respiro profondo:" Si mamma!" Rispose farfugliando e abbassando gli occhi.

Aggiungendo a bassa voce: "E' stata bellissima!"

"Bene!" Esclamò Beatrice:" Ne sono felice!... Sono contenta che stiate un po' uniti. Se vi va potrete passarne altre assieme, è bello che ogni tanto fratello e sorella stiano un pò insieme, parlino e si confidano.

Ora sono tranquilla!... Io vado a letto, domani ho una giornataccia. Ciao ragazzi.!!" E li salutò

baciandoli una alla volta sulla guancia.

“Ciao mamma!” ... Risposero ricambiando con affetto il bacio.

Si salutarono e ognuno andò verso la propria camera, Beatrice a fianco a suo marito che dormiva già da un pezzo. Serena nella sua camera insieme a Francesca sua sorella, che anche lei dormiva già da qualche ora. Carlo si chiuse solo nella sua stanza.

Serena restò in silenzio al buio a lungo, seduta sulla poltroncina della camera a riflettere su quello che era accaduto, poi dopo molto, quando regnava il silenzio assoluto e tutti dormivano, si alzò, uscì e andò in bagno a lavarsi e rinfrescarsi, si sentiva sporca dentro e fuori.

Sentiva lo sperma di Nabil uscirle dall'ano e colargli nel solco perineale tra i glutei.

Si chiuse bene dentro il bagno e cercò di fare meno rumore possibile.

Fece la doccia, si insaponò tutta più volte, risciacquandosi abbondantemente, voleva lavarsi,

togliersi dalla pelle quella sensazione di peccato, quell'odore strano, greve, voleva profumarsi,

purificarsi con l'acqua.

Le bruciava sia figa che il retto e gli facevano male, erano stati violati, profanati, danneggiati e

rovinati per sempre.

Toccandosi con le dita, avvertiva lo sperma uscire dall'ano e colare sulla natica interna e sulla coscia, una sensazione strana, perversa che la riportava con la mente a quello che era successo, all’umiliazione subita, alla vergogna e al piacere provato anche nella sodomia.

Sentiva l'ano dilatato, largo, pieno d'aria che ogni volta che si piegava le usciva sfregando sullo sfintere e le procurava bruciore.

Quella inculata, il sentire quel cazzo lungo prima toccarle l'utero e poi tutto dentro l'intestino,

l'aveva anche stimolata. Come capita spesso a molte donne, la prima volta al termine del rapporto anale se non sono preparate hanno questo effetto, così fu anche per lei.

Si sedette nel water provando a defecare, spinse forte più volte, finché come successe a sua madre, quasi senza sentirle uscirono feci pennellate dello sperma di Nabil, insieme ad aria rumorosa che rimbombò nella tazza del water.

Schifata da quello che aveva visto e sentito, dai suoi stessi residui e rumori intestinali, si alzò e

andò nello sportello dell'armadietto.

Lo aprì prese un flacone di tantum rosa ginecologico, tornò sotto la doccia e si insaponò

nuovamente, si mise a gambe larghe e mentre l'acqua scorreva sulla sua pelle diafana e sui biondi capelli, si fece una lavanda vaginale, ritornando a pensare a quello che era successo, che aveva fatto … sesso con suo fratello e con Nabil.

Si sentiva angosciata, disgustata, turbata e ancora eccitata a quei pensieri.

Non riusciva a capire cosa la umiliasse e disonorasse di più, se essere stata incestuosa con suo

fratello o essersi lasciata oltraggiare godendone piacevolmente con quel ragazzino marocchino.

“Dioo!!... Se si venisse a sapere quello che ho fatto con mio fratello e con quel ragazzetto ...che vergogna… che scandalo!! “Pensò.

“E se Paolo venisse a sapere che mi ha penetrata e sverginata dietro, mi lascerebbe subito. Meglio non pensare…” Rifletté, continuando: “E le fotografie… e la clips?... Perché le ha fatte e per chi? …Per lui? “

Per questo ora era timorosa di Nabil:” E se mi ricattasse? Cosa potrebbe chiedermi?... Soldi?” Considerava mentalmente.

Uscì dal piatto doccia, mise l'accappatoio morbido di spugna e si asciugò tutta, poi si pettinò, prese il phon e iniziò ad asciugarsi i lunghi capelli, attutendo il rumore, fasciandolo con un asciugamano.

Si guardò allo specchio, si guardò negli occhi, provava vergogna per se stessa, ma anche turbamento.

Lo scompiglio interiore che sentiva, sovvertiva il suo modo di valutare il piacere, che non era più di pensarlo dolce e sentimentale, ma anche brutale e aggressivo... animalesco.

Inquietudine, agitazione, ma anche fermento e batticuore le procuravano il pensare a Nabil e a quelle cose.

Quando i capelli furono asciutti e di nuovo splendidi, profumati e vaporosi nella sua bellezza, tornò in camera e in silenzio e agitata si sdraiò nel letto vicino a sua sorella, prossima vittima di quei depravati e cercò inutilmente di dormire.

Non lo sapeva ancora, ma la depravazione era entrata in lei, contaminandola per sempre.

 

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