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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.

ix° non desiderare la donna d’altri – 06 il contratto.jpeg

PAGINA VIETATA AI MIORI DI 18 ANNI.

CAP.6 IL CONTRATTO

 

 

Dopo quel pomeriggio, non si erano più fatti né sentire né vedere, nemmeno in negozio, non

l'avevano più cercata. Chissà forse si erano accontentati di quello che avevano già fatto, pensò

speranzosa.

Però doveva chiedergli i 2500 euro per l’iscrizione al master di Serena e d’accordo con suo marito decisero di non andare di persona a chiederglieli, ma di telefonargli, temevano che avesse ripetuto lo stesso giochetto della volta precedente e seduti assieme e vicini sul divano con lo smartphone in vivavoce fece il numero e rispose il contabile.

“Qui agenzia finanziaria Pascali!” Disse la voce stridula.

“Buongiorno, sono la signora Gometti, vorrei parlare con il signor Salvatore.”

“La signora Gometti!!” Si sentì ripetere dall’altra parte dello smartphone:

“La signora Gometti?!”

“Si! Sono io!”

“Attenda!”

Poco dopo a voce di Salvatore rispose.

“Si ... signora Gometti, che sorpresa! Mi dica le posso essere utile in qualche modo? “

“Si... ecco… siccome mi trovo in difficoltà con l’università di mia figlia, avrei bisogno di un prestito…” Non finì di parlare che la voce di Salvatore la interruppe:

“Ma certo! Mi dica quanto le serve?”

Lei guardò suo marito ed esitò portando il dito verticalmente sul labbro e si fissarono negli occhi.

“Chiedigli di più!?” Esclamò Roberto.

“Quanto?” Domandò lei sottovoce.

“Tremila e cinquecento euro. “Rispose lui.

“Mi servirebbero tremila cinquecento euro!” Disse.

Ci fu una pausa di silenzio e poi lui che rispose:” Va bene, fra un’ora gliele farò avere in negozio… “Si interruppe dicendo:” … o preferisce passare lei a prenderli qui da me!?”

“No… No… in negozio va bene, se non ci sono io c’è mio marito.”

“Va bene come vuole! Di piccolo taglio, medi o grosso?”

“Medio va bene!” Rispose agitata Beatrice.

“D’accordo, ora la saluto che ho clienti e spero di rincontrarla presto! E mi saluti tanto suo marito!” Esclamò.

“Grazie e buona giornata!” Rispose educatamente Beatrice.

Roberto e suo marito si guardarono stupiti di tanta disponibilità ed educazione nei loro confronti, ma non ci diedero peso. Si salutarono dandosi il bacino, Roberto andò in negozio e poco dopo arrivò Clelia che le diede una busta con il denaro chiesto e si soffermò un attimo guardandosi in giro nel grande e splendido negozio dei Gometti e poi andò via.

A pranzo diedero i soldi a Serena che avrebbe pagato il master, pronunciando:

“Ohh mamma… sei meravigliosa. Grazie!”

Beatrice sorrise e con gli altri mille euro richiesti in più acquistarono abiti e scarpe per loro e i figli.

 

Passarono alcuni giorni.

Beatrice al mattino amava restava un po' a letto a poltrire, andava in negozio dopo le 10, lo apriva sempre suo marito. Quella mattina era sola in casa, non si sentiva nelle condizioni psichiche di andare al lavoro, i ragazzi erano all'università e Francesca fuori a fare spese.

Roberto era uscito presto e lei preferiva restare a letto nel dormiveglia più a lungo possibile, oltre il solito orario e non pensare a niente.

Verso le nove, sentì suonare il campanello del citofono, chiedendosi chi potesse essere a quell'ora del mattino e si alzò per rispondere.

" Buon giorno signora Gometti! " Esclamò una voce femminile rauca al citofono:

” Sono la signora Clelia, la moglie del signor Salvatore. Si ricorda di me?"

Beatrice trasalì, non se l'aspettava e a quella voce le si gelò il sangue nelle vene, si era completamente dimenticata di quella donna. Si chiedeva cosa volesse ora da lei quella megera.

"Cosa vorrà adesso?... Perché non mi lasciano in pace? “Pensò.

“Mi fa salire? ...Le devo parlare! ...” La informò seccata la voce da giù:” … Vengo da parte del signor Salvatore.” Puntualizzò.

Sapendo che non poteva fare altrimenti, a malincuore con il dito fece scattare l'apertura del portoncino e si precipitò di corsa in bagno per coprirsi e darsi una sistemata. Poi si infilò la vestaglia e quando sentì suonare andò ad aprire la porta, trovandosi davanti la moglie di quell'essere schifoso, viscida e unta come lui.

“Buongiorno signora Clelia! Ha bisogno? “Chiese forzatamente gentile Beatrice socchiudendo

appena l'uscio.

“Buongiorno signora Gometti ! “Rispose Clelia, che senza aspettare un invito, spinse la porta con la mano spostandola assieme a Beatrice dietro essa, ed entrò in casa andando direttamente in avanti finendo nell’ampio soggiorno, lasciando Beatrice stupita dal suo comportamento sull'uscio a osservarla.

Clelia togliendosi il soprabito lo lasciò cadere disordinatamente sul bracciolo di una delle poltrone in pelle nera che arredavano il salottino contiguo, sedendosi e sprofondando sul divano morbido, e sorridente, con il suo volto volgarmente truccato i capelli grigi spettinati esclamò ad alta voce:

“Eccoci qua!"

Fece una pausa e guardò Beatrice in vestaglia aggiungendo:

“Sono venuta di persona per accompagnarla dal sig.… Salvatore, che mi ha chiesto esplicitamente di occuparmi di lei. Dobbiamo andare nel suo ufficio che le vuole parlare."

" Ma cosa vuole? Io non posso ora!" Rispose Beatrice preoccupata, richiudendo la porta e dirigendosi da lei.

Con un ghigno perfido sulle labbra continuò: “Non so!!... Non me la detto cosa vuole, glielo dirà lui! ... . Comunque è meglio che venga, si vada a preparare, io intanto mentre l'aspetto darò un’occhiata alla casa…. Mi raccomando indossi abiti belli, molto sexy, deve fare bella figura, ci sono anche i suoi soci. “

“Ma io non posso muovermi, aspetto la colf… “Ribadì:” … devo pagarla e darle istruzioni.”

“Ahh!!...Avete anche la colf!? La donna di servizio…” Esclamò Clelia sorpresa e perfida:” E cosa fa la colf… qui?” Chiese.

“Come cosa fa? Mette a posto la casa, lava gli indumenti, predispone e appronta pranzo e cena che poi io finisco di preparare.” Rispose sincera Beatrice.

“Ah...ecco!... Predispone …” Ripeté con un sorriso sarcastico chiedendo: “Ve le siete mai lavate lei o le sue belle figlie con le vostre belle mani ingioiellate e le unghie laccate  le mutandine?”

Beatrice a quella domanda si irrigidì e diventò seria: “Cosa vuole? Cosa centrano questi discorsi? Lasci stare le mie figlie!”

“Certo! Era una semplice domanda la mia… Cosa voglio? ...Il signor Salvatore mio marito l’aspetta, le deve parlare… “E alzandosi disse: “L’aiuto a cercare l’abito!”

“No! ...No! ...Mi aspetti pure qui!... Faccio in un attimo, mi lavo e arrivo!” Le rispose Beatrice non volendo assolutamente e pensando come si permettesse di girare in casa sua senza il suo permesso, quell’odiosa vecchia arpia.

Voleva portarla velocemente fuori da casa sua, la sua presenza era come se le inquinasse l’appartamento.

Entrò veloce nel bagno e si infilò sotto la doccia come ogni mattina insaponandosi, in preda a pensieri inquietanti.

"Cosa vorrà? … Cosa avranno escogitato quel maiale e la sua megera per umiliarmi ancora?"

Al termine indossò il suo accappatoio rosa e si diresse verso la camera da letto, passò nel soggiorno e la vide curiosare i soprammobili, entrò, aprì l’armadio e passò in rassegna i suoi abiti ordinatamente allineati, ne prese uno a caso ma lo rimise subito al suo posto.

Era troppo appariscente e non voleva assolutamente sembrare seducente.

All'improvviso vide spalancarsi la porta ed entrare Clelia esclamando:

"Devo dirle signora Gometti che ha davvero una bella casa…complimenti!!... Bella, grande,

spaziosa e arredata con gusto con mobili e oggetti di valore! Belle tende, bei tappeti e poi i soprammobili e i quadri …splendidi, unici!” Fece una pausa mentre Beatrice la guardava sorpresa del suo entrare in camera e proseguì:

“Una bella cucina grande, luminosa e spaziosa con isola centrale, come si vede nei film e due bagni ampi e confortevole. È una meraviglia!! Sembra un appartamento di una rivista di moda!"

“Abbiamo due bagni perché siamo in cinque in famiglia…” Mormorò lei giustificandosi.

“Oh...certo!” Ribatté Clelia.

Poi guardandosi attorno aggiunse:

"Anche la camera da letto è spaziosa, molto bella, con questo elegante letto bianco. Quante camere avete?" Chiese.

Beatrice la guardò con livore, come si era permessa di girare per casa? Comunque rispose:

“Tre camere…”

“Eh sì tre!” Ripeté Clelia guardandosi in giro:” Immagino una per voi, una per le ragazze e l’altra per il figlio, giusto?”

Beatrice affermò con un cenno del capo, senza parlare.

Poi Clelia avvicinandosi a lei e iniziò a guardare nell’armadio spostando gli abiti con le sue mani sudice, dicendo:

“Decisamente non ha nulla di sexy ed erotico nel suo guardaroba, solo abiti da signora borghese quale è, pizzi della nonna, culotte, tutta lingerie elegante sì, ma classica!... Il signor Salvatore mi ha chiesto di porre rimedio anche a questo, ma adesso non c'è tempo per procurarsi l'abbigliamento giusto, ci dovremmo adattare."

Poi con un tono autoritario le ordinò: " Si tolga tutto di dosso, sceglierò io personalmente per lei cosa mettere!"

"Si levi gli slip! ...Resti nuda!"

“Ma… ma… come si permette a trattarmi così, a darmi questi ordini a casa mia?” Ribatté in collera.

“Lei sa che deve fare quello che le chiediamo! Anche quello che le chiedo io… io sono la moglie e una socia del signor Salvatore. Vuole perdere tutto questo?”  Dichiarò volteggiando l’indice in aria in modo circolare facendo cenno ai mobili e ai vestiti.

Beatrice sapeva di non poter potere disubbidire, gli tornarono in mente i discorsi del marito di

alcuni giorni prima:

" Dobbiamo assecondarli! ...Hanno solo voglia di giocare, di vederti nuda e umiliarti e nient'altro. Sono dei libidinosi. Vedrai, poi si stancheranno.... Non possiamo fare diversamente per ora, ci serve tempo."

Clelia verso di lei aveva un modo di fare da padrona che la indisponeva e intimoriva.

Rossa in viso si fece scivolare le mutandine giù per le gambe, sentendosi morire di vergogna.

Abbozzo una reazione, ma lo sguardo di quella corpulenta schifosa la fece desistere dal reagire.

Ubbidì.

Clelia vedendo Beatrice nuda, che per proteggersi le nudità dal suo sguardo si era seduta sul letto disfatto con le guance in fiamme per la vergogna commentò soddisfatta:

" Bene!... Mi fa piacere che impara in fretta ad ubbidire. Ora mi aspetti qui che vedo di trovare qualcosa per lei!"

E uscì sotto lo sguardo irato e impotente di Beatrice, che osservava quella donna girare per casa sua, come se ne fosse padrona, rovistare tra le sue cose, senza poter dire e fare nulla, si chiedeva cosa mai cercasse, in quella casa rispettabile.

Sparì dalla sua vista e lei dalla disperazione portò le mani sul viso a pensare, ma non fece in tempo che poco dopo tornò: “Guardi che cosa ho trovato per lei!” ... E gettò sul letto degli indumenti intimi esclamando: "Per ora metterà questi! Poi vedremo di rifare il suo guardaroba."

Beatrice sussultò incredula riconoscendoli:

“Ma sono gli indumenti delle mie figlie! Non ci starò dentro, mi andranno strettissimi!"

Dichiarò.

Con uno sguardo provocatorio Clelia le rispose: " È proprio quello che voglio! ...Che lei sia

provocante e sexy.” Poi, con lo sguardo minaccioso, si sedette con la sua lercia gonna sul letto accanto e lei e la incitò a vestirsi.

Beatrice ubbidì, si alzò e prese il perizoma rosso di sua figlia Serena, lo portò davanti al

viso e allargandolo l'osservò: " Ma non ci starò dentro!... Lei è la metà di me!" Esclamò.

" Ci starà!! Ci starà!!" Affermò Clelia decisa ... "Vedrà che ci starà!"

E si risedette sul letto accanto e lei e infilò il perizoma prima da un piede e poi dall’altro

portandolo fino alle ginocchia, poi si alzò e a fatica lo portò su riuscendo a indossarlo quasi

rompendolo, cercando poi di sistemarlo bene.

"Sono strettissimi!! " Esclamò." Rischio di romperlo e mi fa male, stringe troppo!"…

“Macché!... Sono belle e le stanno bene, le sue figlie hanno buon gusto in fatto di eroticità.”

Dietro solo un filo le passava scomparendo tra le natiche, evidenziandole oscenamente nude e

risaltandole di più, piene e grandi, davanti un minuscolo triangolo che non riusciva a coprire

nemmeno la peluria, che debordava abbondante fuori di esso provocando un gonfiore sulla figa, ed essendo scosciato, le cosce le arrivano alte ai fianchi.

Le tirava molto, anche sulla vulva, era tanto piccolo quel il triangolo di stoffa che le entrò con forza dentro la fessura, evidenziando vergognosamente il lungo solco della sua figa matura sul tessuto.

Si guardò allo specchio e si vide oscena, ridicola, con tutta la sua carne bianca evidenziata e coperta appena da una striscia stoffa. Prima che potesse dire qualcosa Clelia la precedette.

“Adesso metta questo reggiseno di pizzo rosso!”

Era di una delle sue due figlie, le andava molto stretto e le mammelle debordavano fuori dalle

coppe oscenamente, sopra e sotto, sembrando ancora più grandi di quello che erano, non riuscì nemmeno ad agganciarlo, lo tenne su aperto.

Fu Clelia da dietro a tirarlo talmente forte quasi da romperlo, ma riuscendo ad agganciarlo,

facendolo aderire sotto le mammelle, lasciandole straboccare fuori indecentemente in modo

scandaloso come se fosse un reggiseno a balconcino.

Lo teneva su stretto, con sofferenza, rallentandole e limitando anche il respiro, non potendo

espandere senza dolenzia la cassa toracica agli atti respiratori.

Subito le fece indossare un paio di calze autoreggenti, che le strinsero molto la coscia lasciando il segno, probabilmente erano quelle di Francesca.

Mise anche una minigonna, sempre di una delle sue figlie, che su di lei divento ridottissima e

strettissima, lasciandola volgarmente scosciata, tanto stretta che non riuscì a chiudere la cerniera sul fianco, ma proprio perché stretta, le stava su da sola, aderente al ventre e al sedere.

Indossò una camicetta che divenne su lei tanto attillata da comprimere il seno, rendendolo largo e volgare.

Quell'abbigliamento risaltava oscenamente in eccedenza tutte le sue forme aggraziate e mature, accentuandole e rendendole disarmoniche e volgari.

Subito dopo Clelia con quel suo ghigno perfido, le passò un paio di scarpe con tacco alto,

probabilmente di Francesca, che le andavano strette.

“Cammini un po’! “La sollecitò.

Ancheggiava …Non era abituata a portare scarpe con tacchi così alti come le sue figlie, anche perché strette e le facevano male.

" È tutto troppo stretto, mi fa male dappertutto!" Pronunciò Beatrice dolorante, con lei pronta nel rispondere:

“Ohh !!...È solo un po’ di sofferenza, vedrà che con il tempo l'apprezzerà e saprà trasformarla in piacere. "

Tornata in camera la chiamò:" Venga qui! …Vicino alla consolle! .... Si segga che la trucco un po’!"

Beatrice abbozzo un: “Ma!!” ...

Ma lei senza nemmeno darle retta, cerco nei cassettini e nel suo beauty, tra i suoi cosmetici.

" Tutta roba da educande! Sobria, niente di colorato, vistoso." Esclamò Clelia mettendosi a frugare nella sua grossa borsa, dove da un astuccio prese il suo rossetto, di un colore volgare, rosso ciliegia, e seppur Beatrice non voleva e le faceva schifo passarlo sulle sue labbra perché era di Clelia, glielo passò a forza, prendendo poi la custodia con il set di colori, l'aprì, pennellò un po’ di ombretto viola e lo passò sulle palpebre.

"Cosa mi fa? " Chiese Beatrice preoccupata ..."Oh nulla!!... La trucco un po’! ...Do un po’ di colore su questo suo bel viso, le tolgo un po’ di pallore che da tanta tristezza."

Al termine, come un pittore al suo quadro la osservò allontanandosi da lei, per valutare l'insieme del suo lavoro.

"Si!... Non è il massimo, ma va decisamente meglio, per ora può bastare, in seguito provvederemo meglio. “Su!... Si alzi ora!" Esclamò Clelia.

Beatrice si alzò e si guardò nello specchio dell'armadio, non si riconosceva più involgarita in quel modo, era oscena, scandalosa, si sentiva umiliata, sembrava una prostituta da strada e gli vennero gli occhi umidi.

“Non mi può trattare così!” Esclamò.

“Sssshhhhh!!!! Non commenti.

"Bene, adesso cammini fino al soggiorno." La sollecitò Clelia.

Lei eseguì incamminandosi lungo il corridoio per andare nel grande soggiorno, ma ad ogni passo ondeggiando provava dolore e barcollava, ed era costretta ad appoggiarsi alle pareti o al mobilio per non cadere.

Senza sensibilità Clelia la rimproverò:" Cammini dritta!!! Non si appoggi! …Su! …Vedrà che imparerà."

Le fece fare più volte avanti e indietro, finché seppur sofferente ai piedi e ancheggiando oscenamente quel magnifico culo, stava in piedi da sola.

" Si per ora può andare i prossimi giorni provvederemo bene. Si pettini che usciamo."

A quelle parole Beatrice fu presa dal panico.

“Non posso uscire così, se incontriamo un vicino, qualcuno, qualche conoscente? .... Se mi

vedono?” Con la morte nel cuore continuò supplicandola: “Perché mi volete umiliare in questo

modo? …Cosa vi ho fatto …?”

Clelia le si rivolse con gli occhi in fiamme piena di odio e malvagità, ricordandogli quello che era accaduto tempo addietro.

"Alcuni anni fa davanti a un bar ricorda? …Ha offeso e deriso mio marito, il sig. Salvatore in

pubblico, davanti a tutti i suoi conoscenti e amici."

Beatrice si rammentò, capì che si trattava di quel pomeriggio quando Salvatore aveva provato a farle delle avance allungando anche la mano per toccarla, lei si rigirò con irruenza, offendendolo davanti a tutti.

Si ricordava bene del fatto perché si divertì molto ad umiliare quel porco davanti al bar dei suoi amici e della cosa se ne parlo per molto tempo in città. Ma erano passati parecchi anni, non pensava che si ricordasse ancora e anche lei stessa aveva quasi dimenticato, rimosso tutto.

"Vedo che si ricorda! Il suo comportamento venne riportato in tutti i bar e gli ambienti che contano della città e Salvatore venne deriso per molto tempo."

Anche di questo Beatrice si ricordò, di tutte le chiacchiere e barzellette che uscirono su di lui, sullo zoppo, arrivando anche al suo negozio. Rammentò anche la sua soddisfazione per aver messo in riga quel uomo che le faceva così ribrezzo. Solo che ora pagava a caro prezzo quella sua reazione istintiva.

“L’offesa Salvatore non la dimenticò mai più!” Disse Clelia:” Quando vi vide in ufficio con la testa bassa a chiedere il suo aiuto, non gli pareva vero di potervi rendere con gli interessi tutte le umiliazioni subite. Ora può immaginare cosa le aspetta. Salvatore non sarà contento fino a quando non vi avrà cambiata moralmente. Trasformandovi da una moglie rispettabile in un animale da sesso, portandola al massimo degrado possibile, per poi esporvi a tutti quelli che lo hanno deriso. "

Il viso di Beatrice si contrasse, non poteva credere a quelle parole e il terrore le strinse la gola:

" Non vorrà davvero farmi queste cose il signor Salvatore? " Mormorò:” Sono passati quasi dieci anni. Le chiedo scusa se vuole, anche pubblicamente!”

Clelia rispose con una risata:

" Delle sue scuse ora non sa che farsene, arrivano tardi, e per quel che le farà, dipenderà da quanto sarà ubbidiente con lui. " Rispose.

"Ora si muova che abbiamo perso già troppo tempo!"

Con la gola asciutta dalla tensione, chinò la testa in segno di assenso e asservimento.

"Su cammini! ...” Le ordinò Clelia dandole uno sculaccione forte sul sedere dicendo. “Passi davanti!”

Beatrice trasalì umiliata allo sculaccione, ma ubbidì intimorita da quella donna, prese la borsa, indossò il suo soprabito e uscirono.

Scesero per la scala, Beatrice davanti a lei era imbarazzata, timorosa che qualcuno la vedesse con quella donna e peggio conciata in quel modo.

Tutti conoscevano Clelia in città, sapevano che era una ex prostituta, che aveva gestito delle case d'appuntamento ed era stata in prigione per induzione e sfruttamento della prostituzione di molte ragazze, e conosceva anche quale fosse il suo soprannome," Tanella " derivante da puttanella, per la sua attività precoce a vendersi già da giovanissima.

Nella scala forse complice l'ora non incontrarono nessuno, arrivati al portone Beatrice si fece tesa in viso, era spaventata che potessero vederla in strada, qualche conoscente.

Prima di uscire prese dalla borsetta gli occhiali da sole e li mise per coprire il trucco agli occhi,

alzando e coprendosi con il colletto del soprabito le labbra e parte del naso per non mostrarsi e farsi riconoscere...

Uscì e si incamminò imbarazzata tenendo la mano sul bavaro appoggiato al viso, coprendosi bene con il soprabito anche se non faceva freddo, per non far vedere l'abbigliamento che indossava.  

Giunti al posteggio salirono in macchina, una BMW e partirono verso l'ufficio di Salvatore.

Arrivati posteggiarono, attraversarono il cortile e salirono.

Clelia aprì la porta e la invitò ad entrare nell'ufficio e lei la seguì.

Dentro, vide che dietro la scrivania il signor Salvatore era con altre persone a cui stava mostrando le fotografie di lei nuda fattele da Clelia a sua insaputa alcuni giorni prima e tutte sparse sulla scrivania.

Fu presa da un impeto di rabbia e di vergogna, ma non disse nulla.

Seduto al fianco di Salvatore il contabile che parlava tranquillamente con lui, e quel viscido ciccione visto alcuni giorni prima sull'uscio dell'ufficio con gli operai che guardava laidamente le sue foto sbavando la sua grassa lascività sulla sua nuda immagine di carta. Sbalordita vide anche suo marito Roberto, imbarazzato di lato, che vedendola abbassò subito lo sguardo.

"Cosa ci faceva lì con quei porci?... Come mai non era in negozio? “... Pensò che fosse stato

chiamato anche lui da Salvatore per qualche comunicazione.

Clelia da dietro l'aiutò a togliere il soprabito, facendola restare vestita in quel modo scandaloso davanti a loro.

"OOhhhhh!!! " Esclamarono quando la videro abbigliata e truccata in quel modo volgare.

“Che piacere mi fa, rivederla, cara signora Gemetti!... Ben tornata !!... È bellissima e molto sexy

questa mattina, ha un look splendido.

Stavamo giusto spiegando a suo marito cosa avevamo in programma per lei…:

Ah!! …A proposito! ...Suo marito ci ha accennato del piccolo prestito di cui avete ancora bisogno per le vostre figlie, glielo abbiamo accordato. Domattina passerà a ritirarlo."

Con Roberto si guardarono negli occhi, lui la squadrò dalla testa ai piedi stupito di come era

abbigliata e truccata, ma non parlò, non disse una parola, le passò vicino salutandola e si portò

dietro lei in un angolo della stanza.

Lei non poteva credere a quello che aveva visto a un comportamento così distaccato nei suoi

confronti da parte di suo marito. Ma che era successo? Come mai si comportava così?

Restò con quegli esseri davanti. Salvatore la osservò poi la informò:

" Cara signora Gometti, volevo presentarli i miei soci. La signora Clelia, mia compagna, moglie e segretaria la conosce già, così come pure il mio contabile Vincenzo, ma è nostro socio nella

finanziaria anche il signor Giovanni."

Beatrice lo guardò muovendo appena le labbra, abbozzando una smorfia di sorriso forzato e spaventato, era un uomo orrendo, come gli altri due, solo che lui era molto grasso, enorme. La testa grossa e calva sopra un collo taurino pieno di grinze e il mento umido, non si capiva se di sudore o di bava. Faceva schifo.

Giovanni le sorrise perversamente con uno sguardo viscido e libidinoso.

" Si accomodi signora Gometti ." La invitò Salvatore.

"Ho preparato un contrattino a posta per lei, lo legga attentamente ad alta voce così sentono tutti e poi lo firma. Questo per togliere ogni eventuale futuro equivoco. "

Era deciso, tagliente, sicuro di sé Salvatore e questo la spiazzava, anzi ora la intimoriva, non

aveva dimostrato il minimo timore e benevolenza nei suoi confronti, anzi li aveva minacciati e

sapevano tutti che quello che diceva metteva in atto.

Beatrice prese il foglio con le mani tremanti, poi cercò nella borsa la custodia degli occhiali da

lettura, l'aprì e li mise iniziando a leggere a voce bassa e incerta:

" Contratto di Sottomissione al signor Salvatore Pascagli.

Oggi….in data 10 /02/2022 la sottoscritta Beatrice Angeli , nata il 10/07/1975, con l’autorizzazione di suo marito, il sig. Roberto Gometti e nelle sue piene capacità di intendere e volere, davanti a due testimoni il contabile signor Vincenzo Dorsi... e l'impresario edile signor Giovanni Bilini… da lei consapevolmente accettati, si offre come garanzia fino all’estinzione totale del prestito ricevuto; dell'ipoteca sull'appartamento e del negozio e della licenza dell'attività commerciale. In caso di mancato rispetto di uno dei punti che sopracitati, il signor Salvatore Pascagli si rivarrà sulle

soprascritte garanzie diventandone unico proprietario.

"Ma come?" Chiese Beatrice sempre più sorpresa da quella novità. “Oltre le ipoteche, volete che mi concedi anch'io come garanzia?"

"Si!" Rispose con un sorriso beffardo Salvatore. "Ma non è tutto, continui a leggere su! ...Legga!"

Cercò suo marito, prima con gli occhi e poi esclamando con voce flebile:"Roberto!!" Come a sollecitarne un intervento che non arrivò.

" Prosegua nella lettura del contratto. Su! Signora Gometti, vada avanti!... Legga! " Ripeté la voce autoritaria di Salvatore.

Imbarazzata, mise a posto gli occhiali sul naso e continuò la lettura, agitata, con la voce rotta

dall'aberrazione di quello che leggeva. Proseguì:

“Durante questo periodo il Sig. Salvatore Pascagli avrà la piena disponibilità della mia persona e consapevole accetto senza condizioni quanto segue:

1. Accetterò tutte le umiliazioni e le depravazioni che il Sig. Salvatore Pascagli o chi per lui vorrà disporre su di me.

2. Potrò essere concessa senza condizioni temporali a chiunque il Sig. Salvatore Pascagli vorrà

offrirmi, per qualunque desiderio o piacere che si possa ricevere dal mio corpo al fine da essere trasformata in un puro "Oggetto sessuale.

3 Il Sig. Salvatore Pascagli, mi esibirà dovunque e a chiunque vorrà che io venga mostrata,

nell’abbigliamento che lui reputerà opportuno e nella maniera più volgare che riterrà.

4.Mi lascerò fotografare e filmare in qualsiasi situazione e condizione richiesta dal Sig. Salvatore Pascagli, il quale potrà utilizzare il materiale a suo gradimento.

5.Accetterò qualunque pratica sessuale il Sig. Salvatore Pascagli mi richiederà e darò piacere in qualunque modo e a chiunque lui desideri senza rifiutare nessuna depravazione".

Si fermo pallida, il foglio le tremava nelle mani. "Quest'uomo è pazzo!" pensò Beatrice sconvolta.

Un contratto di schiavitù? Nel 2022? Sarà un gioco!"

Alzò gli occhi dal foglio, cercando suo marito Roberto, lo vide seduto dietro lei con lo sguardo

fisso sul pavimento, sembrava completamente assente con un’espressione rassegnata. Davanti a lei il ghigno soddisfatto di Salvatore e dei suoi amici che la guardavano.

" Su!! Continui a leggere signora Gometti. Sempre a voce alta. "

Sgomenta da quella situazione e inorridita da quello che leggeva si sentì girare la testa, impallidì.

Vicino a lei silenziosamente si mise Clelia, sussurrandole:"Su! Continui ...è meglio per lei, è un ordine!!...Ubbidisca! "

Spaventata continuò a leggere con voce rotta e tremante.

“Qualunque disobbedienza, da parte mia o di mio marito verrà considerata come una rottura del contratto, con l’annullamento del prestito stabilito e delle condizioni contrattuali definite

dall'estinzione del prestito ricevuto, dell'ipoteca sull'appartamento e della società commerciale del negozio.

Per accettazione:

Beatrice Angeli in Gometti.

Roberto Gometti.

Era esterrefatta, incredula di quello che aveva letto. Aveva gli occhi umidi.

Cercò suo marito. “Roberto!!...Roberto!!" Ma non le rispondeva.

"Naturalmente non ha un valore legale, ma formale, da poter mostrare a tutta la città con

manifestini, volantinaggio o metterlo su sito internet insieme alle sue fotografie nuda." La informò Salvatore.

Riguardò ancora a quel foglio e restò sconcertata osservando in fondo che suo marito, Roberto, aveva già firmato.

Non era possibile, non credeva ai suoi occhi.... Aveva firmato che lei diventasse schiava di

quell'essere schifoso di quello scarafaggio zoppo.

Pronunciò a voce alta: “Roberto! …Come hai potuto?" Ma non ottenne nessuna risposta.

Era a testa bassa, non aveva avuto il coraggio di dirglielo personalmente che praticamente l'aveva ceduta al sig. Salvatore in cambio di continuare una vita di benessere.

Beatrice impallidì ancora di più gli occhi umidi iniziarono a lacrimare e poi scoppiò a piangere.

" La prego signor Salvatore, non mi faccia questo. La supplico!"

" Firmi!!" Fu la sua risposta autoritaria ...

Tento ancora ..." La prego gliene sarò grata per sempre!"

" Le ho detto firmi!! Ubbidisca!!" Ripeté.

Il contabile le passò una penna mostrandole con il dito:" Qui! Sopra la firma di suo marito.

Tremante e impaurita firmò, bagnando anche il foglio con le lacrime."

Pronto il contabile glielo sfilò dalle mani e lo appoggiò sulla scrivania davanti al signor Salvatore che lo guardò appena.

"Bene!" Esclamò:” Ora possiamo incominciare. “

Gli occhi di Beatrice erano smarriti e impauriti, cosa succedeva ora? Cosa doveva incominciare?

 

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