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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IX° Non desiderare la donna d’altri

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VIETATO  AI  MINORI DI 18 ANNI

CAP. 40 FRANCESCA E SUO PADRE.

 

 

Note:

La storia della famiglia Gometti stava per volgere al termine, oramai smembrata nell'unità, nell'anima e nell’amore, e seguiva la via della degenerazione e della perversione.

 

Francesca aveva iniziato a battere in strada per Vlade, lo aveva fatto per paura, per rabbia, per depressione, per incapacità a reagire e anche perché loro le davano sempre qualcosa che poi la faceva stare bene, la teneva su di morale e le dava allegria.

Questo anche perché, nonostante le assicurazioni che le aveva dato Clelia, che non sarebbe accaduto nulla, si trovò senza volerlo incinta di Nabil, di quel marocchino musulmano.

Visto che era molto bella e fine nei modi e notevolmente richiesta, e anche perché Vlade capì che poteva sfruttare molto più dei 30-50 euro a chiavata che prendeva a battere in strada, in macchina, in piedi attaccata ad un muro o nella fiancata di un'auto come le facevano fare loro. Comprese che era sprecata per strada assieme alle battone e decise di farla “lavorare” (come chiamavano loro la prostituzione), in un suo bordello di lusso. In un appartamento, come sua madre, ma in un'altra città limitrofa.

Nel giro di due mesi la sua vita era stata stravolta, si era trovata incinta ed era diventata una squillo di lusso, e si confondeva assieme ad altre ragazze dell'est di Vlade, ucraine, rumene e albanesi sembrando una di loro.

Sperava tanto che Vlade oramai diventato suo padrone e magnaccia la facesse abortire, non voleva assolutamente un figlio marocchino, ma lui si era preso qualche settimana per pensarci, e intanto lei lavorava in una casa d’appuntamento, oppure a richiesta le facevano fare l’accompagnatrice d'alto bordo assieme alle altre ragazze.

Tutte erano sempre curate nell'aspetto, ben truccate ed attraenti sul lavoro, sia quando uscivano che in casa, portavano degli abitini corti e scollati che permettevano di ammirare i loro seni sodi e carnosi, le gambe lunghe e ben fatte, con le scarpe a decolté con tacco altissimo che consentivano di osservare le caviglie, affilate e sexy.

Le ragazze avevano corpi attraenti, con braccia ornate da pochi bracciali e braccialetti dorati.

A volte per cambiare look o stile e per far divertire i clienti, mettevano vistose parrucche colorate, rosse, nere o color platino e delle maschere di velluto sul viso, per creare mistero e suspence.

 

Suo padre Roberto, era giunto in città di nascosto, essendo ricercato e latitante viveva da clandestino, era stato denunciato su sollecitazione di Salvatore dai genitori e da Anxhela, che era minorenne, dicendogli che l’aveva violentata, tenuta prigioniera e fatta prostituire, ma non era vero.

Erano mesi che non aveva rapporti sessuali con una donna, ed era ritornato come da ragazzo a masturbarsi.

In pochi mesi era tutto cambiato, aveva cercato la sua famiglia nel loro bell’appartamento, ma non ci abitavano più loro, ma una famiglia di commercianti a cui Salvatore l’aveva affittata assieme al negozio.

Non c’era più nessuno, Beatrice era andata a vivere come Ramona in quell’appartamento dove si prostituiva. Francesca viveva assieme alle ragazze di Vlade e non più a casa sua, Serena o Lulù come la chiamavano loro viveva con quella tipa bisex che chiamavano tutti madame Ingrid e Carlo-Samantha ormai trans completo, aveva lasciato definitivamente Martina a Nabil visto che non gli interessava più, ed era andato a vivere e a battere per Vasilici di cui si era innamorato e lo faceva prostituire.

Roberto, si chiedeva che fine avessero fatto… dov’era la sua famiglia. Il negozio era gestito da altra gente e a chiedere a loro nessuno sapeva niente della famiglia di prima, la famosa e invidiata famiglia Gometti.

Non conosceva il lavoro che facevano le sue figlie e sua moglie, anche se l'aveva intuito.

Sapeva che non avevano più il negozio e non vivevano più nel loro bellissimo appartamento.

Sapeva che la causa di tutto era quella gente, Salvatore, Clelia e i suoi compari e avrebbe voluto spaccare il mondo dalla rabbia, fargliela pagare, ma sapeva di non poterlo fare, aveva bisogno del loro sostegno, e impotente nel reagire e impaurito dalla sua condizione si rivolse proprio a loro per aiuto.

Era smagrito, con la barba lunga e disordinata. Fu accompagnato provvisoriamente da Clelia in un monolocale di loro proprietà, fatto rasare, lavare e cambiare d'abito, gli disse perfidamente:” Eh la tua bella moglie Beatrice quando sei andato via non ha perso tempo, si è messa con un altro, quel magnaccia albanese di nome Vlade che avete conosciuto al Macumba. Lui se la chiava e la fa prostituire, ed ora sono andati giù verso Roma. Dei suoi figli non so niente, hanno preso strade diverse, è da qualche mese che non li vediamo, e anche Nabil non vediamo più.

Erano tutte falsità che servivano ad allontanarlo ancor di più dalla sua famiglia.

Lo informarono che qui non doveva restare, ma essere soltanto di passaggio e non poteva fermarsi, che era ricercato dalla polizia e dai carabinieri, che erano venuti più volte a chiedere di lui, a informarsi se loro sapevano qualcosa, e avvisare che l'avrebbero arrestato subito se l'avessero visto. 

Ma fingendo di aiutarlo, gli comunicarono che l'indomani l'avrebbero aiutato ad andare e restare un po' in Francia, da dei loro amici, gli avrebbero dato anche un po' di soldi, nell'attesa che le cose qui si fossero aggiustate.

“Tutta colpa di quella ragazzina!” Esclamò Salvatore:” Quella puttanella! Ma le giuro che non sapevo che era minorenne… glielo giuro, e poi non è vero quello che ha detto che lo violentata, picchiata e fatta prostituire. Si è inventata tutto… aiutatemi! Vi prego!” Esclamò Roberto

“Eh le ragazzine… bisogna starci attenti!” Esclamò con un ghigno nascosto Salvatore.

“Dacci un po’ di tempo, qualche mese, forse un anno da mettere tutto a posto con il nostro avvocato, convincerla a ritirare la denuncia e poi ti faremo rientrare in Italia.” Lo informarono.

“Sì... sì... sì!! Mi fido di voi! Vi prego aiutatemi…” Esclamò impaurito e senza soldi.

“Ora calmati! Domani andrai in Francia per un po’ di tempo…”

Poi viziosamente Salvatore d'accordo con Clelia, dopo uno sguardo perfido tra loro, asserì:

“Avrai certamente voglia di chiavare con qualcuna... Ti indichiamo noi un posto sicuro, dove ci sono bellissime ragazze e potrai scaricarti sessualmente prima di partire. “

Quella sera per farlo sfogare carnalmente, le diede l'indirizzo di una casa squillo:” Vai tranquillo a nome nostro, noi avvisiamo la tenutaria, non pagherai nulla, sarà tutto gratis per te, sei nostro ospite. Sfogati bene!!” ... Le disse sorridendo Clelia.

 

Quella sera Roberto uscì dal suo nascondiglio provvisorio e furtivo e al buio andò all'indirizzo stabilito. Aveva voglia di chiavare qualcuna.

Dopo essere giunto in un palazzo signorile del centro e aver suonato un tasto convenuto del citofono quattro volte di seguito, sentì aprire elettricamente il grande portone a vetri colorati dello stabile, ed entrò subito, prudente e circospetto in un elegante grande atrio, con l’espressione desiderosa di chi si apprestava a passare un'ora piacevole.

Salì lentamente i gradini di marmo lucido, guardandosi attorno, sempre con la paura di essere visto e riconosciuto da qualche conoscente che avvisasse la polizia.

Giunto al terzo piano suonò a un portoncino di rovere, che recava una targhetta d’ottone lucidato su cui era stampigliato il nome “Agenzia Arcobaleno”.

Suonò e una musica dolce precedete l'apertura da parte di una splendida ragazza, che gli indicò l'interno allontanandosi subito.

Appena entrato si ritrovò in un’anticamera ampia, con una scrivania ricolma di oggetti, dietro la quale troneggiava una strana signora, si trattava della padrona di casa, una specie di gigantesca obesa, agghindata e truccata come può esserlo solamente la vecchia tenutaria di un bordello.

Era ripugnante alla vista, sudaticcia e volgare nell'aspetto, ma questa sua pecca faceva risaltare le grazie indiscusse delle altre inquiline della casa.

Già preavvisata e accordata con Clelia, salutò:

“Buonasera! ... È la prima volta che viene qui da noi, vero?”

“Buonasera!... Sì! … Sì certo!... È la prima volta!” ... Rispose Roberto intimidito da quell'ambiente di lusso e da quella donna.

“Vedrà che si troverà benissimo!” ... Sussurrò la vecchia obesa.

“Le nostre sono tutte ottime ragazze. Belle, pulite, di buona famiglia e alcune sono italiane… e anche molto brave sa!... Se ne accorgerà!” ...Esclamò compiaciuta.

Prese da un cassetto della scrivania un album fotografico e lo porse a Roberto dicendo:

“Mi spiace che a quest'ora non ci sia disponibilità di scelta, sono tutte impegnate con altri clienti e penso che lei non voglia aspettare. Ma è fortunato, l'unica che non è occupata e una delle più belle e più brave.”

Roberto gettò un occhio su il catalogo solo per curiosità, c'erano decine di foto di ragazze bellissime, tutte tra i 20 e i 30 anni con dei corpi statuari, meravigliosi. Mormorò:

“Sono tutte molto belle e giovani soprattutto.”

“Come le ho detto l'unica libera è una delle più belle e capaci, è fortunato, è qui da noi solo da poche settimane, ma ha imparato in fretta ed è molto richiesta. Se posso permettermi… è una ragazza d’oro. Pensi è Italiana e laureata!... È una dottoressa in legge!!... Si chiama Deborah “...Lo informò.

“Fa la puttana da poco, ma è molto brava!” 

“Sono sicuro che è come dice lei.” ... Rispose Roberto agitato.

“Sarebbero 400 euro, ma per lei si è fatto garante il signor Salvatore e va bene così, ha garantito anche per eventuali extra. Vada!... Vada tranquillo!... E si diverta!” ... Lo esortò la tenutaria indicandogli con il dito:” È la porta in fondo al corridoio, non può sbagliare.”

Deborah era il nome da prostituta che le avevano dato, per dissociarla da quello che era prima Francesca, per farla sentire diversa, un'altra...

Francesca-Deborah con una vestaglia in raso nero aperta sul davanti era seduta su una poltroncina in fondo al corridoio fumando una sigaretta.

Il cliente precedente era stato un vero maiale, aveva preteso l’impossibile dal suo giovane corpo, lasciandola stanca e dolorante.

Mentre lasciava uscire la boccata di fumo dalle labbra, guardò distrattamente in fondo al corridoio, pensando che quell'ombra che si avvicinava fosse un nuovo cliente.

Impallidì all'improvviso riconoscendola. Il cuore le si fermò per un attimo, con le gambe tremanti si alzò ed entrò di corsa in camera, richiudendo velocemente la porta ed appoggiandovisi contro con le spalle disperata.

“Dio!! ... Dio mio!... Ma è mio padre quell'uomo!” ...Pensò ansimante.

Il panico le impediva di ragionare lucidamente, non intravedeva vie d’uscita da quella tremenda situazione.

“Che ci fa qui in un bordello?” ...Si chiese.

Lo sapeva fuggito all'estero da alcuni mesi, abbandonando tutti e tutte.

Lei amava molto suo padre e ne soffrì parecchio quando si lasciò con la mamma e scappò all'estero con quella puttanella albanese.

Mormorava, tra sé ad un passo da una crisi nervosa.

“Dio ti prego, fa che non abbia scoperto che lavoro faccio. Cosa facciamo. Cosa siamo diventate. No!... No!... Non può averlo scoperto, a quest’ora sarebbe già entrato e mi avrebbe ammazzata… e avrebbe ammazzato anche la matrona! ...No, non può saperlo!” ...Si ripeteva cercando agitatamente di riflettere.

Confortata in parte da questo ragionamento, cercò di calmarsi e di analizzare la situazione.

“Forse è rientrato di nascosto in Italia e non avendoci trovato e non sapendo dove siamo, ha pensato di sfogarsi con qualche donna e cerca davvero una puttana con cui passare un’oretta.

Ma adesso che faccio se mi vede qui e mi riconosce? ... Sono sua figlia!... Lui è sempre stato serio e irreprensibile, stimato padre di famiglia… Scoprire la figlia che frequenta i bordelli, che è diventata una prostituta e incinta per giunta di un marocchino... Dioo speriamo di no!!” ... Pensava.

La sua mente lavorava senza sosta, affinata dal potenziale pericolo.

“Non è poi detto che venga qui da me… ci sono altre nove ragazze che lavorano qui.

Potrebbe benissimo aver scelto un’altra e cercare un’altra stanza del corridoio.”

Ricordandosi del catalogò pensò: “Speriamo che non l'abbia visto, che non abbia visto la mia foto tra le altre.” Molte volte succede, la matrona consiglia qualche ragazza ai nuovi clienti e questi si fidano di lei, senza voler vedere le foto di tutte le ragazze.

Deve senz’altro essere andata così, altrimenti sarebbe già scoppiato un putiferio” ... Si ripeté mentalmente.

Nuovamente rinfrancata da quella considerazione, cercò di ragionare.

“E se viene qui da me? ...Devo pensare a qualcosa.” ... Si diceva preoccupata.

Avrebbe voluto scappare ma non poteva, fuori dalla porta c'era lui, le finestre erano al terzo piano e chiuse.

Passò in rassegna la lussuosa cameretta in cui si trovava, cercava una soluzione a quella situazione, i suoi occhi si posarono su una parrucca di lunghi riccioli neri che indossava per qualche cliente giocando con loro, era sul ripiano vicino allo specchio, dove erano posati tutti i suoi cosmetici e profumi.

Nella sua mente confusa si fece largo che forse poteva salvarsi dall'essere riconosciuta.

Si mise la parrucca e iniziò a truccarsi pesantemente il viso, con le mani tremanti.

Rossetto, fard, ombretto, rimmel.

Dopo qualche secondo sentì bussare alla sua porta, mentre una voce maschile chiedeva: “Posso entrare signorina Deborah?”

Francesca fu presa dal panico, sperava che non venisse lì e invece...

“Lo sapevo che non poteva andarmi bene.” Pensò. “Con tutte quelle che siamo qui dentro, è venuto proprio da me! ... Speriamo sia solo una coincidenza … non posso fare altro che aprire e incontrarlo ormai. “

Non immaginava minimamente che era tutto perversamente architettato da Clelia e Salvatore, d'accordo con la loro amica tenutaria.

“Un attimo solo!... Mi sto preparando!” ...Rispose con una vocetta falsata, per non farsi riconoscere dal padre.

Terminò velocemente di truccarsi, mise a posto la parrucca dai lunghi riccioli neri che le scendevano sulle guance e sulle spalle e con quella chioma artificiale e tutto quel trucco pesante che aveva in viso era quasi irriconoscibile.

“Forse ce la faccio.” ... Si disse guardandosi allo specchio.

“Truccata così e cercando di cambiar voce forse non mi riconoscerà!” ...

Ma un dubbio la colse subito “... Non vorrà mica chiavare con me?... Oddioo nooo!!... Nooo!!... Noooo!!!... Speriamo di nooo. Lo mando via. Se vuole fare sesso lo mando via, dico che sto male.”

 ... Si disse per calmarsi. Si osservò ancora nel grande specchio a muro, poi d'istinto come d'abitudine lo fece anche di profilo, notando riflesso in esso il suo piccolo globo addominale accentuato dall’inizio della gravidanza del figlio di Nabil. Anche se erano i primi mesi si notava una leggera protuberanza, una pancetta e anche se dentro c'era un bastardello marocchino, frutto della violenza subita al Macumba da parte di Nabil, lo accarezzò con la mano in un gesto materno, con amore e tenerezza, quasi sorridendogli, ricoprendosi poi subito con la vestaglia di raso nero.

Accese due lampade a parete a luce bassa e soffusa, si diresse lentamente verso la porta, col cuore che le pulsava a mille, spense il lampadario a soffitto, lasciando la luce tenue delle appliques a muro e la stanza restò in penombra. E gli aprì!

 

Alla vista del padre, quasi le si annebbiò la vista a causa dell’ondata di paura mista ad emozione e turbamento che l’aveva invasa trovandoselo davanti, ma si calmò in parte, capendo con sollievo che l’uomo che aveva di fronte, sembrava non averla riconosciuta.

“Buonasera” ...Farfugliò al padre cercando di falsare la voce e tenendo la testa bassa o girata di lato, lasciando cadere sul viso i lunghi riccioli neri a nasconderla.

“Prego!... Entri pure!” ...Pronunciò imbarazzata.

“Grazie signorina… Deborah vero?” ...Chiese gentile.

“Sì, esatto!!” ... Rispose Francesca celando un abbozzo di sorriso con le dita sulle labbra per non essere stata riconosciuta e per quel gioco osceno e morboso che stava iniziando a fare con suo padre.

“Meno male!... Non ha capito chi sono. Non mi ha riconosciuta!... Non mi ha riconosciuta!!” … Sì, ripeté mentalmente quasi felice del fatto.

L’uomo sembrava impaziente di averla, perché senza tergiversare oltre si diresse verso il letto e sedendosi sulle lenzuola di seta rossa, iniziò lentamente a spogliarsi.

“E ora che faccio?” ...Pensò Francesca osservandolo.

“Non posso certo presentarmi e dirle che sono sua figlia Francesca” ... Rifletté.

“Ma non posso nemmeno fare sesso con lui che è mio padre, sarebbe un incesto.” ... Considerò, mentre un filo sottile di eccitazione a quella situazione la percorreva sulla schiena dandole brividi morbosi.

Se lo avesse fatto sarebbe stato un incesto e lei una degenerata.

Suo padre come persona gli era sempre piaciuta, era il suo ideale di uomo, e il marito dei suoi ideali giovanili lo avrebbe voluto avere a sua immagine e somiglianza quando sognava il matrimonio, uguale e identico come suo padre, anche di carattere.

E poi come tutte le ragazze aveva una attrazione particolare verso il genitore, stravedeva per lui.

E inconsciamente, l'idea della possibilità di far sesso con suo padre la turbava molto, si sentiva preda di un’eccitazione strana, che aumentava, attirata perversamente molto dalla situazione…

Forse quello che sentiva era un desiderio inconscio, inconfessabile anche a sé stessa... represso.

Come in trance chiuse gli occhi e si avvicinò come un automa al padre e quando fu davanti a lui, con un solo rapido movimento, slacciò alla vita il nodo della cintura di raso della vestaglia e la lasciò scivolare giù dalle spalle e cadere a terra, rimanendo completamente nuda davanti a lui.

Roberto impaziente e desideroso la osservò, scrutandola dal seno in giù, un seno gonfio, sodo, palpitante, bellissimo e armonioso, con due capezzoli dritti che giravano in su assieme alle giovani mammelle appena ingrossate.

Scese con lo sguardo sull'ombelico e su quel ventre un poco pronunciato dall'inizio della gravidanza, con il piccolo globo formato, quasi impercettibile, vivo da quello che portava in grembo, non capendo lui il perché di quella accentuazione del ventre in quel corpo magnifico.

Ancora più giù vide la figa rasata, nuda, senza un pelo, che si mostrava gonfia e prepotente nella sua fessura dischiusa e fremente tra le grandi labbra pulsanti.

Visibilmente eccitato con il cazzo duro si alzò da seduto sul letto e in piedi appoggiò le mani sulle spalle di Francesca e spingendola in basso con energia la costrinse a chinarsi e ad inginocchiarsi davanti a lui.

Francesca si ritrovò genuflessa di fronte alle gambe di suo padre, con davanti al volto il suo cazzo semiduro ma vibrante di eccitazione a pochi centimetri dal viso, non grosso in confronto a quelli che aveva già ricevuto, ma più emozionante ed entusiasmante per la consanguineità.

Pensò per un attimo a sua madre, alla sorella e al fratello e a quel pene davanti che cresceva a vista e che l'aveva procreata.

Il padre gli posò le mani sui riccioli della nera parrucca e con un movimento del bacino appoggiò la cappella alle sue labbra serrate, poi spinse e al loro dischiudersi infilò la sua ritrovata virilità nella bocca della figlia, iniziando a muoversi avanti e indietro e stimolandola a fare altrettanto.

“Succhiamelo!... Fammi un pompino!” ... La esortò eccitato con voce tremante.

Lei lo prese in bocca e iniziò infervorata a spompinarlo, era pratica ormai, sapeva farli bene e lo succhiò con capacità.

“Sì, così! … Brava Deborah!... Brava!... Succhia, lecca, spompinami bene!” ...Bisbigliava gemente Roberto guardando la ragazza dall'alto, contemplando estasiato il giovane corpo accucciato dalle forme perfette, accarezzando la pelle vellutata e bianchissima come porcellana sul collo e sulle spalle.

Il cazzo usciva e rientrava velocemente nella bocca di Francesca, per lui di quella giovane prostituta Deborah, viscoso e scivoloso, ricco di saliva, tra il respiro sordo e veloce di Francesca.

“Brava!! …Così!!…Così!!... Sei veramente una brava pompinara, una troia ... la mia troietta!” … Esclamò godente accarezzandola in testa.

Gemeva piano Roberto, udendo gli schiocchi della fellatio nell'entrare e uscire il glande dalla bocca di sua figlia.

Francesca malvolentieri presa dalla situazione si eccitava sempre di più contro la sua volontà, nel vedere l’ignaro padre con l’espressione di godimento che si andava via via dipingendo sul suo volto e nel sentirlo ansimare dal piacere. Avrebbe voluto fare solo un pompino veloce, farlo venire e poi mandarlo vi, per questo ci mise passione nel praticarglielo.

Ma era una maledizione, ancora una volta il suo corpo non rispondeva alla sua mente, andava da solo, si eccitava e godeva partecipe al piacere che dava a suo padre.

Improvvisamente Roberto si ritrasse.

“Basta così con la bocca puttanella!” ...Disse con tono deciso:

“Sei veramente brava a fare i pompini, complimenti. Ma adesso voglio chiavarti!” ...Esclamò determinato.

Eccitata anche lei dalla circostanza e dagli stimolanti che le davano e assumeva quotidianamente, con un filo di voce e incapace di dissentire rispose:

“Sì… certo! … Certo!... Vuole che stia sotto o preferisce…”

Roberto non le fece finire la frase che esclamò visibilmente eccitato:

“Sdraiati sul letto e allarga le gambe che adesso ti faccio vedere io!”

L’erezione di Roberto accrebbe a dismisura nel contemplare Deborah-Francesca, sua figlia, che le si stava offrendo a gambe larghe, con le sue forme perfette e generose che assieme al pallido lattiginoso delle sue carni, parevano scolpite da artisti rinascimentali.

La comparsa dell'eccessività del seno, dovuto al mutamento ormonale dell'iniziata gravidanza, solcati da una luce di riflessi argentati color della luna, con le rosate areole dai capezzoli turgidi all’inverosimile, sembravano due dune di carne palpitante.

La glabra intimità della sua figa, leggermente bombata, rigonfia e convessa, la cui fessura composta da due rosee e gonfie labbra, formava una rima dischiusa ed eccitata dal brillare degli umori che si mostravano, le appariva come un abbaglio seducente, attirando il suo cazzo infuocato dalla voglia di entrare in lei.

L'astinenza sessuale di mesi di latitanza esaltava quel desiderio fino a renderlo confuso.

Intravedendole da sdraiata a tratti il viso, colpito dal chiarore della luce delle lampade, esclamò: 

“Hai un bel viso. Ma mi pare di averlo già visto!”

Quella frase spaventò ed eccitò di più Francesca che ebbe una scarica di adrenalina in tutto il corpo, ma i suoi pensieri furono interrotti dalla voce di suo padre:

“Adesso ti faccio assaggiare il mio cazzo, cara la mia troietta.” ... Sussurrò Roberto accalorato mentre si infilava il preservativo preso sul tavolinetto assieme ad altri.

Senza che Francesca dicesse o facesse qualcosa, le allargò le gambe e si mise tra di loro, puntò l’asta dritta e impaziente sulla calda e dischiusa fessura e con un colpo deciso seguito dal secco schioccare dei corpi e degli inguini che si univano la penetrò e iniziò a possedere sua figlia.

Francesca/Deborah nel sentire il padre entrare dentro di lei, cominciò ad assaporare piaceri mai provati prima, più psicologici e morbosi che fisici.

Aveva dentro di lei, quel cazzo, che ventiquattro anni prima dentro la figa di sua madre, Beatrice, sborrandoci dentro l'aveva generata e questo inspiegabilmente la eccitava tantissimo.

Stava consumando un incesto e questo lei lo sapeva, e lo accettava.

Roberto la prese con foga, impastandole il seno con le mani e mordicchiandole i capezzoli, strappandole gemiti strozzati di piacere. Toccandole i capelli e spostandoli dal viso.

Nell'amplesso, presi dalla foga perversa, senza che Francesca se ne rendesse conto, la parrucca si spostò strusciando sul cuscino. Lui eccitato, la prese con la mano e la tirò via, in alto, come se fosse uno scalpo, un trofeo.

La vide. Vide Deborah con i suoi veri capelli lunghi, biondo-castano, tenuti aderenti al capo con dei fermagli e mollette. La guardò fissa in viso senza parlare, incredulo gettò la parrucca a terra e glieli scompigliò tutti con la mano, facendo saltare i fermagli.

Riconoscendola sotto il trucco pesante. Esclamò forte: “Francescaaaa!!!!”

Dopo un esitante silenzio da parte sua, gridò più forte: “Francescaaaa!!!!”

Lei oramai scoperta, rispose con un tremante e timoroso: “Papà!”

Ancora sbalordito ripeté:” Sei Francesca!? ...La mia Francesca?” … Ribadì concitato, mentre senza smettere continuava a muoversi e a chiavarla più eccitato di prima.

“Sì” ...Rispose lei, elettrizzata e intimorita.

Non c'era tempo per i ripensamenti, per la moralità.

L'eccitazione e il desiderio oramai erano più forte di tutto, anche di loro stessi e li avevano avvolti.

Ancora più esaltato dall'averla riconosciuta, spalancò con decisione le cosce di sua figlia, fino al massimo dell'estensione, possedendola selvaggiamente e muovendosi più veloce.

La sua asta penetrava ed esplorava le più celate profondità di Francesca, uscendo quasi completamente e rientrando brutalmente nella bollente intimità della figlia, con lunghi appassionati baci perversi lingua a lingua, carezze e gemiti ansimanti. Proseguì così per parecchi minuti quell'amplesso morboso, incurante delle grida di piacere che Francesca non riusciva a reprimere, pensando mentalmente che era suo padre a chiavarla.

Cavalcata così furiosamente dal padre, stava assaporando inesplorati piaceri cerebrali oltre che carnali e ne era conscia, erano dovuti all’unione proibita con l’uomo che l’aveva generata, in quell'amplesso innaturale e incestuoso.

“Ahhhh!!!!... Vengoo!!... Vengoooo!!” ...Gridò Francesca presa da profondi e perversi scuotimenti e brividi intimi, più mentali che dovuti alle capacità amatoriali del padre, imposti e procurati dalle sensazioni psichiche che perversamente provava nel sapere che era lui a chiavarla, raggiungendo il sommo piacere... l'orgasmo cerebrale.

“Ahhhh!!... Sei proprio una piccola puttana!” ...Le sussurrò all'orecchio eccitato suo padre.

“Ti ho sempre desiderata sai quando ti vedevo mezza nuda in casa! ... Ma ero un moralista, non potevo averti e poi c'era tua madre, mi limitavo a guardarvi a te e Serena e a fantasticare. Ma ora ti voglio e ti godo Francesca, sei proprio una puttana ... la mia puttanaaa!!” ...Gridò

“Sì!!... Sì!! ...Anche a me sei sempre piaciuto papà!!... Ma eri mio padre!... L'uomo di mamma!” ...Esclamò facendo morire la frase in gola estasiata dal piacere.

Suo padre uscì con il cazzo dalla figa del giovane corpo di Francesca ansimante e madido di sudore. Si girò e si sdraiò sulla schiena di fianco a lei e afferrandola violentemente per il seno gonfio e duro, la tirò a sé dicendole:

“Siediti sul mio cazzo!”

Francesca con il respiro affannato ubbidì e si accovaccio su di lui piegando le ginocchia e allargando le cosce, guardandosi entrambi nel viso.

La penetrò brutalmente, seduta in ginocchio con il busto dritto sopra di lui, con il cazzo tutto dentro dalla posizione, iniziando a chiavarla, a succhiarle e mordicchiarle i pallidi globi di carne delle mammelle che gli dondolavano a pochi centimetri dal viso.

La trattava come una vera puttana.

“Ti piace così troia?” ... Esclamava eccitato Roberto, oramai incurante che fosse la figlia a ricevere quelle volgarità, udendo ad ogni affondo, il ritmico tamburellare del suo bacino contro il pube rasato della figlia.

“Oh sì pa…padrone!” ... Esclamò inconsciamente godente Francesca, correggendosi subito in: “Papà!!”

“Come mi hai chiamato puttanella?” ... Chiese concitato Roberto.

“Padrone invece che papà, mi sono confusa …scusami, ma ad alcuni clienti piace essere chiamati così!” ... Mormorò.

“Anche a me piace e mi eccita a dire il vero.” ...Aggiunse suo padre entrando in un discorso proibito e perverso se pur eccitante e incestuoso tra padre e figlia.

E iniziando a parlare mentre il bacino di Francesca tenuto dalle sue mani per i fianchi, muovendosi su e giù, alzandosi e sedendosi su di lui dava il ritmo a quella chiavata incestuosa, chiese:

“Così hai dei padroni e tu sei la loro cagna quando ti chiavano?... Dimmi!!... Rispondi!!!” ... La esortò eccitato, assecondando col suo corpo i movimenti flessuosi di Francesca.

“Sì! Sì!” ...Rispose lei: “Per gioco!... Lo facciamo per gioco!” ...Ripeté.

“Ma il tuo vero padrone, il tuo magnaccia … ce l'hai?... Chi è?” ...Gli chiese perversamente curioso.

Francesca esitò a rispondere, presa dal piacere e dalla vergogna di confessarsi al padre. Ma lui insistette:

“Ce l'hai!!! … Dimmi!!... Su! ...Chi è?”

“È Vlade!” ...Mormorò lei ansimando.

“Vlade?... Vlade l'albanese?” ...Ripeté suo padre stupito.

“Sì!!... Lui!” ... Confermò Francesca.

“Sei diventata una sua puttana?... La puttana di quel piccoletto come tua madre?” … Chiese.

“Sì!” ...Rispose ancora lei, mentre eccitata si alzava e abbassava sul cazzo di suo padre: “Ma che centra la mamma?” Domandò.

“Come non lo sai? Anche lei è diventata una puttana di quel piccolotto albanese. Ma dimmi ti piace?... Ti piace essere puttana? ...Fare la sua puttana? …Dimmi?” ...Domandò perversamente.

“Sì! Sì!... Ora mi piace!” ...Farfugliò Francesca.

Roberto a quelle parole, si eccitò di più e iniziò a sbatterla sopra di lui come un invasato, tenendola stretta per i fianchi, incurante dei lamenti e dei gemiti della figlia che si andavano facendo via via più forti.

Francesca sentendosi sottomessa dal padre e vedendolo eccitarsi nel sapere che era la puttana di Vlade l'albanese, penetrata brutalmente dalla carne che le aveva dato la vita, raggiunse ben presto un travolgente orgasmo.

Si irrigidì bruscamente inarcandosi indietro e cacciando tutti i capelli in avanti e poi dietro, scuotendo e dondolando il capo in modo irregolare, piantando le unghie sul torace sudato di suo padre mentre lo cavalcava gioiosa, gridando al mondo tutto il piacere che la stava scuotendo. 

Urlò: “Aaaaaahhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!...Ssssssiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!” ...Godendo come la puttana che era diventata.

Dopo che ebbe avuto l'orgasmo, Roberto la tenne ancora un po’ sopra di sé, poi spingendola di lato uscì da dentro lei, ancora tremante di godimento, si tolse il preservativo e prendendola violentemente per il collo le tirò il viso sul cazzo lucido dal suo piacere e pulsante dall'orgasmo che stava giungendo.

Eccitato e sconvolto, la trattava come una puttana qualunque, non come una figlia.

“Vieni qua troia!” ...Le disse tirandola per i capelli: “Apri bene la bocca e fatti sborrare dentro!”

Francesca non voleva, ma non sapeva fermarlo.

Aprì la bocca e appoggiò la lingua al glande violaceo, grosso e lo inumidì con la saliva, attendendo il caldo nettare paterno sulla lingua.

“Ahhh!!!” ... Gridò Roberto con soddisfazione “ Sborroo!!... Sborrooo!” ... Accarezzandole i capelli, sentendo il seme caldo e denso uscire da lui e gettarsi prepotentemente tra le labbra e sulla lingua di sua figlia.

Vigorosi getti di sperma inondarono la bocca e il viso di Francesca, bave viscide e filanti le colarono dalle commessure labiali sul mento e sul seno.

“Brava la mia puttanella!!” ...Esclamò tremante di piacere e infervorato: “Mandala giù tutta!!”

Mentre lei sapientemente con la lingua, muovendola eroticamente come quella di un serpente, si puliva intorno alle labbra, ingoiando anche le sbavature di sperma che traboccavano.

Poi caddero tutte e due sulle lenzuola di seta rossa e restarono abbracciati.

Mancava ancora mezz’ora al termine dell’appuntamento. In quella mezz'ora chiese a Francesca di loro, di sua madre e le sue sorelle.

Lei lo mise al corrente della situazione, di quello che era successo da quando era andato via lui, che non avevano più niente ed erano finite a prostituirsi tutte per vivere e per minacce, anche la mamma e Serena.

“Non sapevo che anche mamma si prostituisse per Vlade!” Esclamò.

“Sì, me lo hanno detto Salvatore e Clelia, che vive con lui.”

A quelle parole si rattristì.

Le risparmiò l'evoluzione di Carlo, mentendogli, dicendogli che lui era andato via a lavorare a Roma.

Roberto imprecò contro Vlade, Salvatore e Clelia, era colpa loro se erano diventati così, se la famiglia Gometti si era sfasciata e diventata perversa.

Ma era impotente non poteva fare niente, aveva paura di loro ed ora era ricercato in Italia per violenza carnale su una minorenne, Anxhela, anche se non era vero.

Tutti sapevano che era un falso, che non l'aveva violentata e che lui non sapeva che aveva 16 anniinvece di 18, quando ebbe rapporti sessuali con lei.

Ma la realtà era quella, anche lui in quel momento aveva bisogno di loro per proteggersi e aveva soprasseduto su tutto quello che era accaduto.

L'aveva denunciato la famiglia di Anxhela su consiglio di Vlade e Salvatore, per toglierlo definitivamente di mezzo e prendersi la moglie e le figlie, facendolo prima fuggire e poi diventare un ricercato latitante e c'erano riusciti.

Lui la informò che sarebbe andato via qualche settimana, sarebbe andato in Francia da dei suoi conoscenti e sarebbe ritornato presto per riprenderli tutti e iniziare una nuova vita in un’altra città, magari all'estero:

“Ritorneremo come prima. Una famiglia unita” ...Disse con gli occhi lucidi.

Francesca con le lacrime agli occhi annui: “Ti aspetteremo papà!” ...Mormorò, pur sapendo che da lì a qualche giorno non si sarebbero mai più rivisti.

Roberto si lavò, si fece la doccia e rivestì e prima di andare via guardò ancora il tenero corpo quasi adolescenziale di Francesca.

“Hai messo su un po' di pancetta! Stai ingrassando!” ... Le disse sorridendo, non sapendo che fosse incinta.

Francesca sorrise coprendosi il grembo con la mano, ma non dicendogli nulla.

Poi alla luce chiara vide alcuni lividi bluastri e rossastri sulle gambe e le braccia, laddove la foga sessuale dei clienti era stata perversa e devastante durante gli amplessi, ma a queste cose Francesca c'era abituata oramai.

Un forte bruciore le dilaniava le carni e il sesso e nella sua anima un perverso piacere si diffondeva, facendole desiderare ancora più ardentemente il corpo del padre che andava via.

“Del resto.” Pensava con il suo nuovo modo di vedere la vita: “Lui mi ha creata ed è giusto che disponga di me a suo piacimento.”

Roberto la salutò abbracciandola, lei, non vista le mise nella tasca della giacca delle banconote

verdi da 100 euro, poi si avviò nell'anticamera, salutò la matrona, facendole i complimenti per la splendida puttana.

“Le è piaciuta la signorina Deborah?” … Chiese.

“Sì!” ... Rispose …:” Molto!”

“Sono contenta!... Quello che ha provato stasera è niente, sapesse quanti giochi perversi sa fare!... È proprio brava, predisposta, altro che fare l'avvocato, è una puttana nata!” ...Esclamò.

Roberto abbozzò un sorriso amaro, deglutendo a fatica la saliva e se ne andò.

 

Uscì dall’elegante palazzo del centro con un’espressione di soddisfazione mista a delusione, come di chi avesse appena trascorso una delle ore più belle della sua vita, ma non avrebbe voluto.

“Eh sì!... È diventata proprio una puttana!... E brava anche! ...” Pensò. “… Ma lo immaginavo, lei in tutte le cose che fa mette passione, impara subito e meglio degli altri, anche nel fare la puttana…” 

Si disse, camminando frettolosamente e furtivamente rasente i muri verso l’appartamento datogli da Clelia, l’avrebbe rivista il mattino dopo che l'aspettava sotto casa per accompagnarlo a prendere un treno senza ritorno.

 

 

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