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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

IX° Non desiderare la donna d’altri

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 36 LA DISCOTECA

 

 

Tutta la famiglia era stata corrotta, mancava solo lei, ed era giunto il suo momento.

Lei, la bella, la dolce, l'incantevole Serena, con le sue sembianze ariane e la lunghissima chioma castano-biondo.

Salvatore e i suoi soci stabilirono di passare alla sua trasformazione, da ragazza per bene in creatura fetish, avevano già deciso per lei.

Nei loro progetti doveva diventare un’attricetta porno, ma non dell'hard tradizionale, bensì del fetish... una pornoattrice dedita al sadomaso e al bondage, tatuata e inanellata.

Una trasformazione viziosa e perversa per chi la praticava e depravante e mortificante per chi la subiva.

Oramai tutta la famiglia era cambiata e sottomessa a Salvatore e ai suoi amici, mancava solo lei, e Serena come Carlo era un anello debole, facile da convertire, modificare, plasmare.

Ora toccava a lei.

Era già passata da Gilda e come sua, madre, Martina e i suoi fratelli, aveva subito lo stesso trattamento, era stata depilata, sodomizzata e tatuata sulla natica, con quella esse rossa, grossa e volgare, che oltre a significare l'iniziale del nome di Salvatore e del suo, significava anche, Slut... Slave... Soumise... Salope... Aveva anche lei subito passivamente ma gioiosamente il rapporto sessuale anale con quel trans, era il prezzo da pagare a Gilda per il suo lavoro su di lei.

Tramite Nabil e per via delle foto che la ritraevano in rapporti sessuali con suo fratello, aveva conosciuto Clelia, che con la sua falsa amicizia e con l'inganno la circuì.

Con lei, che era introversa e arrendevole, parlarono chiaro, le riferirono che i suoi genitori si erano divisi perché indebitati fino al collo e i loro litigi erano conseguenza di quella situazione oltre che per quello che avevano fatto. Che sua madre si prostituiva e suo padre era scappato con una ragazzina albanese di sedici anni, minorenne di cui aveva perso la testa e forse messa incinta, e che forse c'era la possibilità di rimediare a tutto, ma bisognava parlare con il signor Salvatore.

Tutto fu deciso senza informarla, con lei non c'era bisogno di sotterfugi, bastava ingannarla e sottometterla con la forza della volontà e della paura e poi obbligarla a fare quello che volevano, la sua timidezza e riservatezza li avrebbe aiutati, avrebbe accettato passivamente quello che le proponevano.

Ma per giungere a questo risultato, dovevano crearle un grosso trauma, sconvolgerla, più o meno come era successo a sua sorella Francesca, poi sarebbe stato tutto facile.

 

Serena era molto carina quella sera, i capelli sul biondo, vaporosi e lunghissimi le scendevano oltre le spalle, sulla schiena coprendola quasi tutta, poco mancava che arrivassero al sedere. Le scarpe con i tacchi alti, la slanciavano ancora di più in quel suo corpo magro e perfetto stretto nei jeans e nella camicetta attillata che lasciava intravvedere i segni e la fattura del reggiseno, evidenziando la sua forma longilinea dalla figura esile, ma con curvature esemplari.

Arrivarono al Macumba con il Suv nero di Clelia, la motivazione ufficiale era che avrebbe dovuto incontrare e parlare con Salvatore e una signora loro amica, ma non ne conosceva il motivo.

Alle sue curiosità Clelia rispose:

“Se ha tempo il signor Salvatore ti parlerà di come aiutare i tuoi genitori. Ma ci sarà anche una signora … Madame Ingrid, lei ti troverà un lavoro che ti piacerà molto.” Le disse.

 

Quella sera il locale che era già un po’ di tutto nella sua degenerante universalità, facendo anche serate a tema; da sex club a club privè, da dancing a locale per spettacoli, intrattenimenti e feste su prenotazione oltre che ristorante, quella sera era adibito a discoteca e la serata a tema era la disco music, attirando come in un grande party, un tipo di clientela, di giovani di ogni genere.

Era normale, trovare all'interno ragazzi dai 18 ai 30 anni, di ogni sesso e orientamento, che convivevano nella più completa lussuria. Tutti i giovani balordi e malavitosi della città e della provincia ed alcuni vecchi libidinosi, clienti fissi e frequentatori assidui del locale, oltre che le giovani entraîneuse multirazziali che si concedevano a chi le pagava. Tutto era stato studiato e predisposto.

Anche Serena conosceva la fama di quel locale, non c'era mai stata, non le piaceva quel posto e la gente che lo frequentava e non le andava d'entrare, sapeva che era un locale malfamato pieno di sbandati, emarginati, malvivenza e gente strana.

Sapeva che era conosciuto come locale particolare, ambiguo, dove le ragazze si prostituivano, girava droga ed era frequentato da delinquenti. Ma andava per incontrare e vedere cosa volesse il signor Salvatore e quella donna misteriosa, madame Ingrid, visto che non poteva rifiutare avendo loro il clip fatto con il cellulare da Nabil, di quando lei faceva sesso con suo fratello Carlo.

Esitante sull'ingresso, vide una ragazza, con un look strano, dark, era accanto a due buttafuori che controllavano chi entrasse, non tanto i balordi che arrivavano da tutte le parti, ma che non ci fosse qualche infiltrato della polizia tra loro.

Durante la sua riflessione fu sospinta da Clelia per un braccio.

“Su! Entra!!... Non stare a fare tante storie!... Non essere schizzinosa con la puzza sotto il naso come tua madre. A lei l'abbiamo tolta, e la toglieremo anche a te. Su... andiamo!!” ... Esclamò severa.

Quando furono dentro, fu colpita dal locale, era stato trasformato in un ambiente bellissimo, grande in penombra, con raggi laser colorati che si intravedevano nel fumo artificiale al centro della sala.

C'era moltissima gente, Clelia tra la confusione e il sottofondo assordante della disco music la portò in un privè, facendola spogliare nuda e cambiare d'abito. Controvoglia ubbidì, tolse i jeans attillati e la camicetta, il reggiseno di pizzo e i mini slip, facendole indossare un abito particolare, adatto all'ambiente, proprio per far sì che si sentisse imbarazzata e fosse già pronta a quello che avevano in mente.

Era bellissima nuda, un corpo perfetto, da ninfa nibelungica, che come un Ondina del Reno custodiva il suo tesoro e la sua bellezza.

Il seno pieno e sodo, la figa depilata da Gilda con la fessura chiusa in rilievo, dall'aspetto infantile erano uno splendore e nel gluteo sinistro perversamente si mostrava tatuata da poco la esse rossa, come tutti gli altri membri della sua famiglia e altre ragazze e prostitute della scuderia di Salvatore che lavoravano nel locale.

Clelia la guardò, si sentiva attratta da quel corpo giovane e perfetto, ma al desiderio fece prevalere il compito che aveva e le fece indossare un abito composto da una lunga gonna di garza di cotone, bianca, trasparentissima che le arrivava ai piedi, con due lembi incrociati davanti che salivano sopra il seno coprendolo solo in parte e sui capezzoli, e che salendo ancora diventando spalline si portavano dietro il collo allacciandosi ad un nastro di raso rosso nascosto dai lunghissimi capelli biondi che le coprivano la schiena. Niente intimo, nuda sotto, solo le scarpe con il tacco altissimo. Sembrava un abito dell'antica Roma su una ragazza ultramoderna.

Lei non voleva indossarlo, ma alle insistenze e occhiate di Clelia accettò, sentendosi a disagio e insicura.

Osservandosi allo specchio esclamò:

“Ma è scandaloso!... Si intravvede tutta la mia intimità di sotto!! … E poi questa incrociatura copre a malapena i capezzoli!” ... Cercando di rifiutare quella vestizione.

Ma Clelia fu irremovibile: “Ti ho detto di non essere schizzinosa e arrogante. Ti sta bene!... Valorizza il tuo corpo, ti rende sexy e desiderabile molto più di quegli stupidi jeans da ragazzina. E poi anche se sei mezza nuda, qui non ci faranno caso e non ti conosce nessuno.” ... Disse per incoraggiarla.

“Sì!... Ma sono indecente!” ... Aggiunse imbarazzata.

“Su!... Su!... Andiamo! … Le ripeté, prendendola per un braccio e spingendola fuori dal privè.

Uscirono da quella stanza ed entrarono nuovamente nella sala, c'era confusione e vociare, oltre che una musica assordante che non lasciava capire niente quando si parlava, era pieno di ragazzi e ragazze di tutti i tipi, di ceto sociale basso, di periferia ed extracomunitari, il classico tipo di clientela di quel locale.

Quando non erano vecchi bavosi a strusciare le giovani prostitute, erano giovani sbandati che ubriachi o drogati, ballavano e saltavano disordinatamente al ritmo di musica.

Vide Nabil che la stava aspettando sorridendole in modo vizioso, le fece cenno di seguirlo facendole strada. Lei si accodò a lui avendo Clelia dietro che la seguiva.

Per attraversare la pista da ballo dovettero muoversi a piccoli passi strisciando contro tutti. Lei era preoccupata perché il contatto fisico con la gente la turbava essendo intimamente nuda. Si accorse che altre ragazze erano vestite come lei e dal loro modo di fare capì che erano dipendenti del locale, entraîneuse che intrattenevano i clienti e si prostituivano al pubblico. E lei sembrava una di loro.

Per cercare di giungere al loro tavolo, dovette fare una sfilata tra gli altri tavolini, la stessa che aveva fatto sua madre abbracciata a Vlade. Molti giovani la guardavano, la scrutavano con interesse, era bellissima e sexy ed indubbiamente piaceva molto.

Ma lei timida non aveva nemmeno il coraggio di guardarli negli occhi.

Alcuni erano più grandi di lei, altri più giovani, ma tutti libidinosi.

Invece di portarla al tavolo di Salvatore, Clelia si fermò sul limite della pista e facendo un cenno a Nabil e Serena ci girarono attorno fino ad andare nella parte opposta in fondo e si sedettero in un divanetto vicino al passaggio. E mentre Nabil andava a prendere da bere, Clelia si alzò e senza dire nulla sparì tra la confusione di quella folla festante, lasciando Serena sola.

Un gruppo di ragazzi vedendola solitaria, si sedettero vicino a lei, iniziando per lei a molestarla, per loro a corteggiarla e a farle domande. Le chiesero se era italiana, rumena... o albanese? 

“Italiana!” ... Rispose decisa con un certo orgoglio…

“Hai dei capelli bellissimi!... E che lunghi che sono!... Posso toccarli?” … Chiese uno di loro, facendo il gesto di avvicinarsi a lei con la mano.

“Ma sono veri?” ... Domandò l'altro.

Lei annui orgogliosa dei suoi capelli, passandoci le dita dentro come un pettine, dalla fronte verso la nuca accarezzandoli e pettinandoli.

Nel frattempo ritornò Nabil, che salutò i ragazzi seduti e guardando Serena rise e le passò un bicchiere di negrone.

“È la mia ragazza!!” ...Esclamò sprezzante. Gli altri lo guardarono stupiti.

“La tua ragazza??” Ripeterono.

“Sì!” … Rispose lui, girandosi a guardarla. 

Lei intimorita, restò in silenzio, pensando che Nabil dicesse così perché voleva proteggerla da quei tipi e non negò.

“Su diglielo tu cosa sei?” ...La esortò Nabil spavaldo.

Lei esitante fra il baccano di voci e il suono di musica assordante esclamò veloce abbassando gli occhi: “...la tua ragazza!!”

“Più forte!!... Che non si sente niente!” ... Gridò Nabil portandosi la mano all'orecchio.

Prese fiato e tra il baccano con rabbia urlò: “Sono la tua ragazzaaa!!”

“Visto!” ... Dichiarò lui orgoglioso e trionfante sorridendo.

Gli altri increduli e a malincuore si complimentarono con lui, chiedendosi come potesse un marocchino brutto come Nabil, avere per compagna, una ragazza bianca e per giunta bellissima e bionda.

Poi uno ad uno parlando e scherzando si alzano e si allontanano.

Lei tirò un sospiro di sollievo sorridendogli. Nabil le chiese di bere:

“Tutto!... Bevi tutto!” ...Le ripeté più volte mentre deglutiva quel drink.

Serena si ricordava dello scherzo precedente fattole alcune settimane prima da Nabil e suo fratello, che le avevano drogato la bevanda. Ma dietro la sua insistenza bevve intimorita, pur sospettando che dentro ci fosse ancora qualcosa, smise, riprese fiato e ribevve, in poco tempo il bicchiere fu vuoto. 

“Brava!!” ... Esclamò Nabil guardandola e accarezzandole i lunghi capelli.

La paura di trovare qualcuno che la conoscesse la faceva stare in disparte, portandosi sempre il bicchiere davanti al volto per nascondersi il viso e che Nabil non esitava a riempire ogni volta che lo vedeva quasi vuoto.

La fece bere più volte e non essendo abituata agli alcolici, Serena non tardò a sentire vampate di calore sul viso e sul corpo.

Insieme al caldo e alla musica assordante, le girava la testa.

Un giovane egiziano le si avvicinò chiedendole di ballare:

“Vai pure!” ... L'autorizzò Nabil, dandole il permesso, come se ne fosse padrone.

“Ballare un po’ ti farà stare meglio. Vai pure!” ... Ripeté.

Serena irritata da quel modo di fare padronale, sdegnata e indignata lo guardò fissa negli occhi con odio, ma sapeva che doveva ubbidire e anche se controvoglia accettò, si alzò imbarazzatissima, sapendo quello che si intravedeva dal suo abbigliamento in trasparenza.

Quando la luce dei faretti le illuminò il vestito, si vide il suo corpo velato dalla garza di cotone e sembrò nuda, l'effetto luce annullava l'opacità del tessuto traforato, aumentandone la trasparenza, facendola sembrare svestita, completamente nuda.

Camminava piano, cercando di nascondersi dietro ad altre persone, per non mostrare il corpo ai fasci di luce, ma a metà del passaggio vide arrivare i cinque ragazzi di prima, che la circondarono ridendo, sospingendola nella pista in mezzo a loro, all'egiziano e ad altri ragazzi e ragazze che ballavano.

Quattro proiettori a LED illuminavano la pista, uno per colore: rosso, verde, blu e bianco che formavano una sequenza di giochi di luci in automatico a tempo di musica.

Fra il frastuono e i giochi di luce Serena non capiva più niente. Presa dal panico, guardò Nabil che seduto sul divanetto la osservava ridendo. Di Clelia nemmeno l'ombra. Non sapeva che fare e incominciò come per inerzia a ballare tra quei ragazzi, confusa e turbata, vicino ad altre coppie di giovani.

In molti le si avvicinarono, cercando di accarezzarla, ma lei decisa, respinse tutti, rassicurata da Nabil come suo protettore... era il colmo.

All'improvviso sparì pure lui e agitata continuò impaurita a voltarsi attorno per cercare di scorgerlo, finché lo rivide tra la gente e notò che stava conversando con una signora trentenne, vestita in modo strano e con il dito indicava verso la sua direzione... a lei, Serena.

Era l'amica di Clelia, Madame Ingrid ... una mistress che avrebbe dovuto incontrare quella sera, che parlando con Nabil con una cannuccia a cucchiaio da drinking strass lunga 30 cm per miscelare in mano, come se fosse un frustino da cavallerizza lo batteva ritmicamente sul palmo dell’altra mano o sulla parte esterna della coscia guardando fredda negli occhi Serena.

Un brivido la percorse incrociando quello sguardo penetrante e tagliente.

Aveva i capelli neri, lunghi e tiratissimi, tenuti assieme sulla nuca da un anello dorato che formava una lunga coda alta, liscia e sottile. Il maquillage e l'abbigliamento erano fetish.

Un make-up con mascara e ombretto scuro applicato sulle palpebre e sulle arcate sopraccigliari intorno agli occhi, neri come il carbone, le davano un’aria eterea.

I suoi occhi brillavano sotto le sopracciglia lunghe, che disegnavano una linea continua e sottile, curvata ad ala di gabbiano sui margini laterali, con ciglia evidenti e sporgenti negli angoli esterni degli occhi, che le donavano uno sguardo tagliente e un effetto di fascino e sensualità perversa, evidenziandone la lunghezza e la forma come quelli di un felino.

Le labbra blu, carnose con gli angoli accentuati la mostravano con un’aria surreale.

Le dita sottili delle mani curate, erano ricche di anelli, che terminavano con unghie color prugna lunghissime come artigli.

L'abbigliamento era audace, dark e seducente, un abito cortissimo in pelle nera, lucida, con fianchi e schiena scoperti, adornato da catenelle color argento e oro che legavano il vestito e pendevano da esso, fasciando il suo corpo provocante e sexy. Calzava stivali a mezza coscia, verniciati nero, con tacco a spillo di almeno 12 cm che la rendevano altissima.

Le parti nude che si mostravano, braccia, collo e scollatura erano tatuate, con disegni di manette, fruste, simboli e scritte gotiche e il piercing brillava alla luce dei riflettori sul viso, sopracciglia, pinna nasale e le orecchie che continuavano nei lobi con due orecchini pendenti che formavano una croce rovesciata.

La guardavano sorridendo e parlavano tra loro.

Serena non capiva cosa stessero dicendo per via della musica assordante, ma capì che stavano parlando di lei.

Li vide ridere. Non conosceva quella donna che la guardava in modo insolito, freddo, quasi con insofferenza e invidia.

Passò un po’ di tempo e lei ansiosa era sempre circondata da gente che ballava e la guardava in modo libidinoso, cercando anche di palparle il sedere e il seno e accarezzarle i suoi splendidi capelli.

Non c'era cosa che odiava di più che cercassero di toccarle i capelli, erano sacri per lei, non voleva assolutamente.

Cercò ancora con lo sguardo Nabil e Clelia ma non li vide più tra la confusione, pensava che si fossero persi e si chiedeva dov'erano finiti.

Vide del movimento in fondo alla pista, il DJ era salito sulla pedana e con un microfono e un italiano stentato iniziò a parlare.

Non capiva cosa stesse accadendo, vide che in mezzo alla sala avevano posto un’enorme gabbia di ferro, con una corda che dalla parte superiore saliva dal centro della gabbia assieme ad altre sui lati.

Pensava ad uno spettacolo erotico visto il tipo di locale e quello che si mormorava succedesse lì dentro e non avendone mai visto uno, sentì nello stomaco un brivido di entusiasmo e curiosità.

Le luci si spensero e con loro anche la musica cessò.

Il Dj spiegò alla folla che si era radunata intorno alla gabbia, che ci sarebbe stato uno spettacolo unico, straordinario, fantastico.

“Una ragazza sarà legata nuda nella gabbia.” … Annunciò e rivolgendosi a gli spettatori li informò: “Ognuno di voi, potrà sfogare la propria fantasia e la propria voglia su di lei, la vedrete godere e ne godrete sul suo corpo di fanciulla, bionda, alta, magra... e bellissimaaa!!!”

A quelle parole ci furono grida di gioia ed entusiasmo e un fragoroso applauso di consenso.

“Me lo immaginavo!” … Pensò Serena ascoltando quelle parole “In che razza di locale per depravati mi hanno portata?” Si disse.

E senza dire niente per un riflesso morale e istintivo, smise di ballare con l'Egiziano e quei ragazzi attorno e prese la direzione dell'uscita per andarsene.

“Me ne vado!... Non voglio ad assistere a uno spettacolo perverso e pornografico.” … Pensò

dentro di sé. Cogliendo tutti di sorpresa, non tentò nemmeno di cambiarsi d'abito, ma solo di andarsene, vestita com'era, come se avvertisse un presentimento.

Giunta sulla porta d'ingresso rivide uno di quei ragazzi che la corteggiava prima e poi ballava con lei nel gruppo, amico di Nabil, che assieme ad un altro cercarono di fermarla parandosi davanti.

Le fecero paura, si spaventò e iniziò a chiamare forte:

“Nabil!!... Nabil!!... Nabil!! ... Dove sei!”

Con la sua voce sopraffatta dalla musica assordante che aveva ripreso a spandersi per l'aria tra il buio e le luci ... non sapendo che erano tutti d'accordo.

Non capiva cosa stesse succedendo, ma l'istinto le disse di scappare e così fece si gettò di corsa verso la porta d'uscita, ma non ce la fece fu bloccata, i due la presero per le braccia, sotto le ascelle alzandola quasi di peso e facendosi spazio tra la folla scalmanata, trascinandole i piedi per terra, la portarono al centro della pista vicino alla gabbia.

Quando li videro, ci fu un boato del pubblico, che probabilmente apprezzò molto quello che facevano.

Serena intuì quello che volevano fare: “Diooo!” ... Pensò … capì che era lei la ragazza alta e bionda di cui parlava il DJ al microfono. Aveva paura, con il viso terrorizzato piangeva e urlava, pregando di lasciarla stare.

Le sue grida erano coperte dal ritmo di quella musica assordante. Cercò di liberarsi, si divincolò tirando calci e schiaffi, morsicando chi si avvicinava, ma non ci fu nulla da fare e i due bestioni aiutati da altri strappandole letteralmente quel vestito di garza trasparente d'addosso come se fosse di carta, in un attimo la spogliarono lasciandola completamente nuda. La portarono di peso dentro la gabbia, ed insieme ad altri due amici la legarono con la corda su una fiancata, le mani in alto, il bacino aderente alle sbarre e le gambe divaricate.

Sembrava la figura vettoriale di Leonardo da Vinci.

In preda a una crisi isterica Serena inveiva piangendo contro di loro:

“Bastardi!... Maledetti!... Lasciatemi!!... Vi denuncerò tutti!!!” … Ma non le davano ascolto, probabilmente non era la prima volta che facevano subire quel trattamento a qualche ragazza e non sarebbe stata l'ultima.

Uscirono e la lasciarono nuda e legata là dentro. Mentre altri tirando la grossa fune annodata in cima alla gabbia, la sospesero a due metri d'altezza dalla pedana, in modo che tutti potessero vederla.

Era tutto assurdo, i fari la illuminavano, centinaia di sguardi erano su di lei, volti maschili e femminili deridenti e viziosi di tutta la teppaglia e la delinquenza della provincia, accompagnati dai sorrisi perfidi delle prostitute del locale e delle puttanelle e troiette della zona la guardavano deridendola. Provava vergogna e umiliazione e cercava di non guardare quei ragazzi sotto di lei che osservandola la insultavano.

Restò una ventina di minuti, nuda e umiliata in quella gabbia come un animale, sospesa in alto alla vista di tutti, mentre proseguivano le musiche e i balli e sotto di lei i ragazzi facevano gruppo per guardarle la figa e il culo dal basso, attraverso le sbarre. Non immaginava che quello era solo l’inizio del suo supplizio.

Era tutto come da copione.

Infatti, un ragazzo incitato da quella folla giovanile e depravata, tirò giù ed entrò nella gabbia e lentamente iniziò prima ad accarezzarla e poi a batterla dappertutto, sul viso, sul seno, le cosce, il sedere dandole degli schiaffi forti e ritmati, facendole diventare quella pelle candida e profumata, rosso vermiglio, come la vergogna che provava.

Lei urlava a squarcia gola: “Vi prego lasciatemi!! ...Slegatemi!!... Fatemi uscire!... Non vi denuncio se lo fate. Noo!... Non picchiatemi vi prego!!” ...Ma le sue grida, i suoi lamenti e il suo pianto erano coperti dalle urla e dalle incitazioni di quei degenerati, dalla musica e dalle canzoni a pieno volume.

Cercò di liberarsi ma non ce la fece, legata si dimenava, si dibatteva, ma inutilmente.

Centinaia di occhi la guardavano, chiusa come un animale in mostra dentro la gabbia, deridendola, offendendola volgarmente, additando le sue intimità che lei non poteva nascondere, in una sorta di perversa esaltazione collettiva,

Serena rossa di vergogna, umiliata e piena di paura, implorava quel tipo di smettere di batterla. Ma lui continuò fino a lasciarle la pelle rossa e bruciante dall'irritazione, completamente nuda alla vista di tantissimi ragazzi giovani e vogliosi, tra fischi, urla di approvazione e musica assordante.

L'essere nuda nella gabbia agli sguardi di tutti la umiliava e spaventava facendola piangere e urlare, pensava di essere in un incubo, invece era cruda realtà.

Un signore dell'entourage filmava tutto con una videocamera e molti ragazzi e ragazze la fotografavano e riprendevano con il cellulare e lei stava impazzendo.

Era lì esposta a tutti come una bestia in gabbia.

Ora quel ragazzo aveva smesso di batterla e l'accarezzava dappertutto dolcemente, mischiando la sofferenza per la battitura, alla piacevolezza delle carezze.

Il ragazzo uscì e la gabbia fu alzata di nuovo di un metro, mentre la gioventù attorno, beveva e ballava.

Tra le sbarre vide fra il pubblico Clelia, insieme a quella signora trentenne, madame Ingrid, che incuranti della sua situazione di sofferenza, chiacchieravano tranquillamente sorridendo, guardando verso lei senza un minimo di disagio e pietà.

Aveva uno strano sguardo e uno strano sorriso quella donna Ingrid e le incuteva timore.

La scrutava con interesse e freddezza.

 

 

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