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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IX° Non desiderare la donna d’altri

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VIETATO AI  MINORI DI 18 ANNI 

CAP. 35 MARTINA e CARLO al MACUMBA

 

 

Usciti dallo studio d'estetica di Gilda che era ormai sera, Carlo/Samanta e Martina salirono nella macchina sgangherata di Nabil che sogghignava tra sé e sé, felice per essere stati anche loro, trattati e tatuati come la mamma e la sorella di Carlo.

Ricordava ancora il pomeriggio in cui a Francesca, accompagnata da Clelia e da lui, fu imposto di sdraiarsi su quel lettino a gambe larghe, depilata e inculata da Gilda, la faccia che fece quando capì che lei era un trans e l'umiliazione provata ad essere sodomizzata da lei e quando si vide il marchio sul gluteo ... non poteva credere di essere stata marchiata come una vacca... lei una dottoressa in giurisprudenza.

 

Partirono e dopo 15 minuti arrivarono davanti a un locale di periferia, il Macumba, locale equivoco e ambiguo, di cattiva fama, dove Salvatore con Clelia erano di casa la sera e lì, l'aspettavano.

Giunti, posteggiarono ed entrarono, Martina con la fighetta ancora sofferente e arrossata per via della depilazione a strappo e il sederino infiammato per l'inculata di Gilda.

Carlo travestito da Samantha, truccato e con la parrucca bionda sembrava una ragazza vera o meglio, un vero trans.

C'erano molte persone e confusione quella sera. Attraversarono la calca della sala andando dietro a Nabil che giunto nel settore ristorante, si avvicinò a un tavolo dove c'era un gruppo di individui, bisbigliò qualcosa all'orecchio del signor Salvatore che girò la testa verso di loro guardandoli. Con un cenno del capo gli fece segno d'avvicinarsi.

Martina indossava una minigonna corta di raso rosso, che evidenziava le gambe nude che uscivano da essa, sotto la metà inferiore delle cosce. Calzava un paio scarpe col tacco a spillo anch'esse rosse, un completino intimo formato da un perizoma e un reggiseno burlesque nero, coperto da una camicetta leggera chiara, che lasciava intravvedere il suo seno formato da poco,

In piedi, sentiva lo sperma di Gilda uscire lentamente assieme a dell'aria dall'ano, bagnare la string del perizoma e colarle sulle natiche e l'interno delle cosce. Il filo di perizoma non riusciva a fermare quella discesa e non vista nella semioscurità della sala, con la mano dietro strofinandosi con la parte interna della minigonna si asciugava macchiandola.

Si alzò un tizio moro, alto, era un amico Rumeno di Vlade, spostò le sedie per farli accomodare.

“Ciao!... Io sono Vasilici!” ... E allungo la mano per stringerla.

“Ciao io sono Carl… Samantha!” ...Rispose Carlo sorridendo correggendosi subito, oramai immedesimatosi pienamente nella sua nuova identità.

Vasilici le fece i complimenti: “Sei bellissima!... Sei il mio tipo ideale, hai delle gambe stupende, e poi ti muovi come una vera donna e a me piacciono i trans.” ... Esclamò guardandolo negli occhi e snobbando Martina che si sentì a disagio a dover competere con il suo ex fidanzato, preferito a lei nella scelta di una femmina.

Si avvicinò a Samantha e la baciò sulle guance, ma l’attrazione che esercitava da trans era troppo forte e spostando le labbra, Vasilici gli diede un bacio focoso sulla bocca.

Effettivamente Carlo era molto più bello come femmina che maschio, anche se era un bel ragazzo e poi il trucco di Gilda lo rendeva molto intricante con quelle labbra rosse fuoco che brillavano.

Stava vivendo un’esperienza femminile da vera donna, da Samantha ... ed era eccitata. Rispose al bacio di quell'uomo che si mise ad accarezzarla in ogni parte del corpo, sotto lo sguardo imbarazzato di Martina.

“Tu non sei un trans vero?” ... Chiese sarcasticamente a Martina una voce adulta, era quella di Salvatore che la stava guardando: “Sei una splendida ragazzina... vero? ... Sono sicuro che hai la fighetta e non il pisellino.” Disse.

Martina confusa e imbarazzata fece segno di sì con il capo aggiungendo: “Noo!... Io non sono trans!... Sono una femmina vera!... Una ragazza!”.

“Ti fa concorrenza il tuo ex.” ... Le disse ridendo e mangiando a bocca piena Salvatore: “E pare con successo!” E rise ancora.

“Vieni!!... Siediti vicino a noi” ... Esclamò, mentre dietro a un suo cenno, un cameriere aggiungeva una sedia a Martina.

Carlo-Samantha si sedette a fianco del Rumeno, tra Vasilici e Vlade.

Era determinata nel suo nuovo ruolo da donna, lo desiderava e faceva capire a Vasilici nel parlare e nell'atteggiarsi che gli piaceva e lo considerava un po’ il suo uomo, come se con quel bacio, avesse fatto colpo su di lui. Lo vedeva maschio, forte e dominante, uno stallone e voleva sentirsi per lui una vera donna, la sua donna. Era la prima volta che gli succedeva e ci credeva.

Intanto Martina guardandosi attorno a quella grande tavolata vedeva persone nuove e strane, qualcuna l'aveva già vista in città di sfuggita.

Alla sua destra c'era il signor Salvatore, poi il contabile, la signora Clelia e di fronte a lei Nabil che rideva.

Alla sua sinistra, un uomo grasso e maleodorante, pelato, con un grosso cagnaccio nero accucciato ai suoi piedi, era Giovanni il loro socio con Buck il suo rottweiler, poi c'era il signore rumeno Vasilici, Carlo, anzi Samantha e poi Vlade che era vicino a Nabil.

Fu una cena riservata, con camerieri che andavano e venivano con ottime portate. Lei e Samantha pasteggiavano poco, ma gli altri non si facevano pregare, specie quel disgustoso grassone seduto al suo fianco, che mangiava anche con le mani e poi si succhiava le dita guardandola, passando i suoi avanzi a quel pauroso cagnaccio accucciato alla sua sedia che ringhiando da solo li divorava in un attimo.

Al termine della cena, si spostarono in una parte privata del locale, un salottino riservato, con tavolinetti poltroncine e divani.

Li fecero accomodare su un divano, con un televisore acceso davanti che mostrava immagini di un dvd hard nel lettore.

Il cameriere portò loro una aranciata con vodka, in realtà era più vodka che aranciata, che serviva solo a tagliare il gusto della vodka.

Continuarono a chiacchierare mentre Samantha si era lasciata passare una mano intorno al collo da Vasilici, che abbracciandola le parlava guardandola fisso negli occhi.

Il discorso con sapienza, fu portato da Salvatore e da quei disgustosi suoi amici, sul fatto che una ragazza debba sempre frequentare più che ragazzi, uomini maturi, perché in fatto di sesso un uomo adulto, sa dare molto più piacere di un ragazzino.

“Non la pensa anche lei così signorina Martina?” ... Le chiese all'improvviso il contabile... mentre nella tv della saletta scorrevano le immagini di un film porno, nel quale una giovane ragazza bionda stava per essere chiavata alla pecorina da un anziano sessantenne, mentre oralmente soddisfaceva altri due uomini maturi.

“Non so!... Forse!” ...Borbottò lei impacciata e rossa in viso, imbarazzata e accaldata dall’ambiente, dalla dose di alcool bevuto, da quei discorsi che facevano e dalle immagini hard che vedeva sullo schermo tv e il cuore iniziò a batterle forte.

Per un attimo confusa si chiese cosa volessero quelle persone da lei e perché Nabil l'aveva portata lì.

E poi Carlo-Samantha, era disgustoso, ma anche eccitante allo stesso tempo vederlo lasciarsi andare, toccare e baciare in bocca con la lingua da quell'extracomunitario rumeno.

Intanto quel grassone con il cane ai piedi, gli allungò le mani sulle gambe, tentando di accarezzarle e guardandola libidinoso sul capo le disse: “Hai dei bei capelli sai!” ...

Martina rispose per educazione: “Grazie!”.

Mentre lui continuava: “Me li vendi?”

“Come” ... Chiese stupita lei non capendo.

“Sì!... Se me li vendi!... Se ti lasci rasare a zero da me a lametta, te li pago bene!!... Molto bene!!”

...Esclamò. “Ti do mille euro!”

Martina restò scandalizzata e spaventata da quella proposta, accarezzandoseli d’istinto replicò: “No!... No!... Ci mancherebbe altro, nemmeno per un milione!”

Mentre dall'altro suo lato dov’era seduta, lo stesso faceva Salvatore accarezzandola sulla schiena. Di fronte aveva Clelia che la guardava sorridente:

“Sei molto carina Martina... lo sai vero? Veramente bellina, uno splendore. Sei la figlia del nostro segretario comunale vero?” Pronunciò.

A quelle parole diventò rossa in viso, iniziò a batterle il cuore ancora più forte e a farfugliare qualcosa.

“Non avere paura, nessuno saprà mai che sei stata qui e soprattutto non saprà mai cosa succederà qui.” ...Le disse sorridendole.

A quelle parole Martina si chiese cosa intendesse dire Clelia con quella frase, ma in quel momento Vasilici si alzo, portando Samantha con sé, tenendola per mano come se fosse la sua ragazza:”

Andiamo a ballare di là!” ...Esclamò e uscirono. Subito dopo anche Vlade si alzò e si allontanò.

Salvatore viscidamente allungò la mano tra le cosce di Martina, lei cercò di resistergli tenendole strette e chiuse, ma poi le apri sotto la forza e la pressione di quel vecchio bavoso e la sua mano senile e grassa salì su fino al suo sesso, sentì quelle lunghe dita vecchie, toccarle le cosce e gli inguini.

“Hai una bella fighetta!” Pronunciò Salvatore, cercando di infilare le dita sotto la stoffa del triangolino del perizoma.

“La prego signore!” ... Esclamò Martina.

“Su! ...Su!... Non fare così! Lasciati andare è molto meglio per tutti. Soprattutto per te!” Le suggerì.

Intanto, riuscì a fare entrare il suo lungo dito grassoccio e nodoso dentro la sua fessura vulvare.

“Eh!... Ma sei già tutta bagnata!” … Esclamò con un ghigno Mefistofele.

Martina arrossì di più. Sentiva anche lei gli umori dell'eccitazione, il piacere emesso dalla sua vagina sottoforma di calore.

“Ce l'hai bella liscia, senza un pelo, come piace a me. Facciamo come quelli della tv!” …

Esclamò Salvatore, guardando la ragazzina del video dvd mentre veniva chiavata selvaggiamente da un anziano e ne godeva.

Intanto Giovanni ridendo e guardando anche lui il film, mostrò senza volerlo i suoi denti cariati e sporchi, che la disgustarono.

Martina intimorita rispose: “No!! Non voglio!! Non voglio fare quelle cose con voi!” ...

Non voleva imitare quella giovane porno attrice. Ma intanto i due schifosi libidinosi, come polipi continuavano ad accarezzarla nella fica, nelle cosce, sulla schiena e sul collo e il grassone anche sui capelli, annusandoli eccitato e baciandoglieli che gli procuravano eccitazione.

“Ti piacerebbe essere la ragazza di quel film porno?” ... Le chiese Salvatore.

“Se vuoi io ti posso fare diventare un’attricetta hard!... Li produco anch’io in società con Vlade certi video sai?... Potrei farteli girare e poi mandarli sul mercato estero e nessuno saprebbe niente qui. Vuoi?” ...Chiese Salvatore.

Martina non rispondeva, era combattuta tra la voglia di scappare, il timore e l'eccitazione che nonostante tutto le procuravano le mani senili sul suo corpo. Prevalsero le ultime due.

Lottava con sé stessa per resistere, ma una parte di lei inconsciamente era desiderosa di provare quello che le immagini della televisione proponevano e quella voce perfida di Salvatore le sussurrava.

Pensare di essere al posto della ragazzina del film porno... in quel momento la eccitava.

Malgrado la sua giovane resistenza una scossa fortissima di adrenalina le passò veloce dall'alto della schiena fino al basso ventre... facendole sentire un caldo immenso in vagina.

Giovanni le prese le braccia e gliele tenne ferme, mentre Salvatore lesto le sbottonò la camicetta e assieme gliela tolsero tra i suoi “ no…! non voglio!

Svelto mentre Giovanni le teneva le mani, le sganciò la chiusura del reggiseno sulla schiena e tirò giù le spalline dalle braccia fino alle dita di  Giovanni che  le tenevano i polsi, e che uno alla volta lui lasciò e le tolse il reggiseno burlesque, mentre veloce la bocca di Salvatore si impadroniva esperta dei suoi capezzoli acerbi. E nello stesso tempo, con l’altra mano le massaggiava in modo esperto il ventre piatto, incavato all’interno dalla tensione, con un movimento rotatorio dolce.

 

Intanto Giovanni baciandola sui biondi capelli che le scendevano sulle spalle, dal collo risalì verso l'orecchio con la lingua calda e viscida, lasciando una lunga scia di bava, per poi morderle il lobo e penetrare il condotto uditivo con la lingua ruvida e viscosa, insalivandole tutto il padiglione auricolare, dandole brividi e scosse piacevoli; cosicché il suo dimenarsi non fu più un tentativo di difesa, una ribellione vera e propria, ma un riflesso di piacere.

Se ne accorsero anche Giovanni e Salvatore, che si ritrovarono le dita fradice del suo piacere.

“È una ragazzina!... Se la berranno come acqua, la faranno impazzire dal piacere” ... Sussurrò il contabile a Clelia, che osservava soddisfatta la sopraffazione di Martina scattando foto, illuminando la saletta con i lampi dei flash.

Aggiungendo il contabile: “Le faranno provare un piacere mai immaginato!”

Martina, non voleva sottostare alle loro voglie, a intermittenza esclamava dei ... no!... Ma il suo corpo smaniava... visto che era ormai tutta bagnata e desiderosa.

Salvatore tirò fuori le dita da quella piccola fessura e gliele mostrò umide del suo piacere. Martina socchiuse gli occhi per qualche secondo, stordita dal godimento e dalla situazione di essere con due persone adulte... anziane, senti un forte odore di urina entrarle nelle narici, ma allo stesso tempo eccitante e qualcosa di semiduro sbatterle contro il viso.

Aprì gli occhi ed ebbe un sussulto, era il cazzo di Giovanni, in parte eretto, proteso verso la sua bocca, Martina disgustata cercò un paio di volte di girare il viso per evitarlo, ma Giovanni le scostò i capelli prendendoli in mano e tenendoli forte e tesi, avvicinò il viso dolce e bello alla cappella del suo cazzo semirigido e maleodorante.

Intanto Salvatore, dopo averle tirato su la minigonna e strappato con un gesto forte e brutale della mano il perizoma, chinatosi su di lei, con la bocca si impadronì sapientemente delle sue grandi labbra vaginali e la lingua del suo clitoride, succhiandoli e leccandoli, strappandole gemiti e ululati di piacere malamente trattenuti in gola.

“Brava Martina!... Lasciati pure andare! ... Inizia a godere, vedrai che sarà bello!... Io e Salvatore ci sappiamo fare. Vedrai come ti piacerà!... Ti sentirai in paradiso!” ...Pronunciò la voce eccitata e ansante di Giovanni, proseguendo: “Altro che il cazzetto di quella fighetta del tuo fidanzato Carlo. Ohhh scusa!!... Samantha volevo dire!” ... E rise con il suo ghigno mefistofelico, continuando:

“Adesso ci pensiamo noi a farti divertire, in seguito avrai Nabil che si curerà sessualmente di te ...dimenticherai i diciottenni della tua compagnia! Ora non c’è Nabil, si è appartato a chiavare un po’ la signora Clelia, ma vedrai che ritornerà da te!” Disse esortandola:

“Su!!... Dai prendilo bene! ...Dai succhia!... Tira fuori la linguetta... fai la troietta!... Prova!!... Impara se non sei capace ... Ma Nabil non ti ha insegnato niente?” ...Esclamò girandosi a guardarlo, mentre lui rideva abbracciato a Clelia.

Intanto Martina sentiva tra le sue labbra vaginale insinuarsi qualcosa, che non era un dito. Aprì gli occhi e si vide davanti la faccia vegliarda di Salvatore, con i suoi occhietti da roditore e il grosso naso aquilino; chinò la testa e guardò in basso e vide un cazzo enorme, brutto, nodoso e pallido e più lungo di quello di Nabil, era il suo, che adagiandosi con il corpo su di lei messa a gambe larghe, spingendo si faceva strada nella sua figa.

Entrò un po’... solo con la grossa cappella e non senza sofferenza per Martina.

Poi lo tirò fuori e lo sfregò sulle labbra vaginali, lungo la fessura, riappoggiandolo nel solco e spingendo, rimettendone dentro di nuovo solamente alcuni centimetri ... che tirò nuovamente fuori, per rimetterli ancora, facendola sussultare con quelle manovre sessuali... di dolore e piacere.

Il cuore di Martina pulsava veloce, si sentiva davvero una troietta come nel filmato alla tv e fu lei ansimante, in un misto di tormento e piacere, con il bacino ad andargli incontro per facilitare la penetrazione di quella vecchia e grossa asta, incurante delle dimensioni.

Era il segnale che oramai era in loro balia, quella ragazza si era arresa alle voglie sue e dei due vecchi porci e loro ne erano consapevoli, cosicché Salvatore prendendola per la spalla, sollecitandola le ordinò: “Dai Martina! ...Girati!!... Mettiti alla pecorina che mi piace di più!”

Cosa che, ubbidiente e passiva fece, si misi subito a quattro zampe sul divano con quel grassone davanti e Salvatore dietro.

Vinto il ribrezzo e la repulsione, dall'esaltazione alla sua spinta lo prese in bocca e iniziò a succhiare e spompinare il cazzo di Giovanni, mentre Salvatore dietro, dopo averle accarezzato il gluteo con il suo marchio ed essersi complimentato con lei, le insalivò bene la figa ancora arrossata, da poco depilata a cera, con ancora la crema lenitiva tra le pieghe delle labbra vaginali che fece da lubrificante, e iniziò a farsi strada con il suo mostruoso cazzo.

 

Giovanni la sollecitava a fare cose a lei strane, mai fatte, alcune che non conosceva nemmeno:

“Dai!... Succhiami le palle che mi piace. Che brava troietta seiii!! ...Visto che bello??... Hai dei bei capelli … sai!” … Le bisbigliava all'orecchio chinando il capo e accarezzandoglieli.

Con disgusto, ma in preda a un fervore sessuale, lei, leccò quei grossi coglioni rugosi e cadenti, dal sapore di urina e maleodoranti da far vomitare.

Nel mentre Salvatore la penetrò lentamente, facendola sussultare e fare una lunga inspirazione a bocca aperta mentre leccava, accompagnata da un grido di dolore durante l'enorme introduzione.

La sua giovane fighetta era dilata al massimo, quasi al limite della rottura con quel cazzo mostruoso dentro che spingeva.

La figa aveva cambiato forma, non era più quella classica aggraziata a losanga o a rombo arrotondato, ma era diventata circolare, tesa allo spasmo, costantemente sotto tensione al punto che i tessuti circostanti, le grandi e piccole labbra cedevano, iniziando a lacerarsi.

La sua vulva con il cazzo dentro, non rappresentava la tipica forma dei due archi contrapposti, raccordati agli estremi da un ricongiungimento cuspidato sulla parte superiore/clitoridea e da un arco di circonferenza nella zona inferiore/perineale. Era diventata un cerchio mostruoso, Salvatore gliela avrebbe lacerata e deformata per sempre.

Lei si sentiva piena di carme dura e vecchia, più che con Nabil.

Salvatore iniziò a muoversi lentamente e sapientemente dentro la sua giovane figa, avanti e indietro iniziando a chiavarla, tenendole le mani sugli esili fianchi e poco dopo Martina iniziò a sentire ondate di calore in vagina e fremiti sulla pelle dovuti ai movimenti del cazzo di quel vecchio libidinoso.

Chiavandola Salvatore le pronunciava parole dolci ma autoritarie:

“Sì! ...Brava Martina! … Ferma così!... Ubbidisci!!... Brava!!... Farai tutto ciò che ti chiederemo, vero? ... Vero?” ... Ripeté serio non avendo risposta e dandole sculaccioni forte sulla fresca natica pallida, su quel suo sederino da puledrina, meraviglioso e da sogno.

Martina staccandosi dai testicoli di Giovanni pronunciò ansimante:

“Sì! ...Sì!... Farò tutto quello che volete”.

“Sei la nostra troietta vero Martina” ...Continuò Salvatore.

E al suo silenzio diede ancora sculaccioni più forti sulle natiche arrotondate e sode, facendole diventare rosso fuoco e sobbalzare di sofferenza e piacere a quegli sculaccioni.

“Devi dire che sei la nostra troietta!... La nostra puttanella! ...Su forza dillo forza!... Sono vostra con il culo, la bocca e con la figa!” ... Le sussurrò penetrandola oramai quasi completamente, veloce e più forte, facendo battere quella grossa cappella senile sulla cervice di quel giovane utero.

La figa di Martina, in tensione perenne con quell'asta enorme dentro, cedeva e si allargava sempre più e godendo non sentiva dolore a quell'espansione forzata, ma piacere. Ma le sue labbra vaginali grandi e piccole in estensione massima, come anestetizzate dal piacere soccombevano, si laceravano, sfibrandosi e perdendo la loro elasticità naturale

Lo stesso avveniva ai giovani tessuti del condotto vaginale che seppur elastici, si sfiancavano sotto le dimensioni, lo sfregamento e il passaggio di quel cazzo enorme e nodoso. Il giovane utero veniva continuamente sollecitato dalle spinte della grossa cappella che battendoci contro lo spostava in alto, provocandole scosse, sussulti e fremiti di sofferenza e piacere.

Probabilmente dopo la chiavata di Salvatore le sarebbe restata la figa dilatata, perennemente dischiusa, slabbrata e in rilievo. Avrebbe subito un mutamento genitale nella vulva e la vagina.

Come si dice volgarmente quando si estende all'inverosimile allargando la figa e le labbra vaginali fino al cedimento: “Sarebbe stata sfondata nella figa.”

 

Salvatore sotto i suoi colpi perversi, le faceva ballare il culetto sodo.

Restando fermo, si divertiva ad alzarla con il pene duro, facendole staccare le ginocchia dal divano di pochi centimetri, tenendola sospesa per alcuni secondi con il cazzo, per poi rilasciarla cadere, dondolandola con colpi decisi avanti e indietro, accarezzandole la schiena e i lunghi capelli.

Ormai Martina sottomessa e asservita, in loro balia, eccitata e godente, confusa si lasciò trascinare dall'enfasi del piacere gridando come una ragazzina esaltata:

“Sììì!!... Sono la vostra troietta! ... Mi piaceeee!!!... Mi piacee tantooo è bellissimooo!” ... Godeva, godeva forte, stava per avere l'orgasmo, oramai era succube di Salvatore, l'aveva domata... era stato facile.

Si stava facendo chiavare e spompinava come una puttanella da quattro soldi di quel locale, da due uomini maturi, due vecchi, che potevano essere suo padre, se non addirittura i suoi nonni.

Salvatore sessualmente le piaceva, la faceva godere tantissimo, come aveva fatto godere tantissimo anche Beatrice ... e lo desiderava e voleva.

Si lasciava fare tutto godendo con la figa lacerata come una cagna in calore.

Intanto Samanta /Carlo con Vasilici erano ritornati, avevano smesso di ballare e vedendo quella scena di Martina alla pecorina sul divano con Salvatore attaccato dietro lei che non si capiva bene se la stesse chiavando o inculando, fece una smorfia di indifferenza e restò impassibile, oramai non le interessava più quello che faceva o costringevano a fare a Martina.

Lei ora era felice, aveva trovato la sua identità, il suo ruolo, la sua dimensione e anche un uomo che le piaceva, Vasilici e di Martina non le interessava più niente, né di lei, né del mondo e né degli altri, famiglia compresa, per lui oramai poteva chiavarsela chiunque.

A nulla era servito da parte di sua madre il concedersi a lui incestuosamente per cercare di tenerlo nella sponda eterosessuale. Lui/lei si era trasformata, aveva capito che quel ruolo femminile era il suo da sempre, lo aveva sempre desiderato inconsciamente e ora non l'avrebbe più lasciato, aveva trovato la sua realizzazione fisica e mentale ...quella di essere femmina.

E non gli interessava e fregava più niente della su a ex, la bella Martina e preso Vasilici  per  mano ritornarono a ballare,

Intanto lei godente e partecipe, continuava ad essere chiavata con vigore e brutalità e all'improvviso sentì il cazzo di Salvatore uscire fuori dalla sua figa ormai slargata e strisciare sul perineo e lo avvertì puntare contro il suo sfintere anale già dilatato da Gilda e insalivato abbondantemente in precedenza da lui stesso senza che Martina se ne accorgesse e piano piano spingere, allargandolo di più e facendosi strada in quel foro già violato dal trans.

Era preoccupata, non pensava che un cazzo cosi enorme potesse penetrarla dietro.

Aveva paura.

Ma lui sapientemente, competente dall'aver già sverginato analmente oltre che chiavato con il ricatto tantissime donne, madri, mogli, sorelle e figlie, aveva esperienza, ci sapeva fare. E spingendolo un poco dentro, per ritrarlo subito e rispingerlo nuovamente per dilatarlo di più, assieme a uno sculaccione forte dato sulla natica, fece in modo che la contrazione al riflesso a quello schiaffo violento sul gluteo e il conseguente rilasciamento di quel che rimaneva dello sfintere anale già rotto di Martina, aiutassero la penetrazione.

“Stai ferma!”

Le diceva mentre nel parlare aprendo la bocca, dal labbro inferiore le scendeva la bava di piacere per poi cadere filante e gocciolante sul sedere di Martina.

Così che in un attimo, una spinta in più e fu dentro tutto. Con il grido di dolore disumano di Martina, urlato a squarciagola, con gli occhi sbarrati dalla sofferenza e la voce rotta dal pianto.

Era entrato, il suo culo era rotto, gli sfinteri lacerati, mentre lei straziata dal dolore piangeva.

Senza darle tempo di realizzare il dolore, la prese subito per i fianchi e tirandola a sé iniziò a sodomizzarla, trasformando quel dolore in piccola sofferenza e poi tramutandolo in un grande piacere.

La inculava!... Era bello, troppo bello, il piacere di prenderlo nel culo da lui, era sublime, le piaceva quasi più che essere chiavata, quel vecchio porco disgustoso ci sapeva fare, la faceva godere, come aveva fatto con Beatrice.

Gli aveva rotto anche il culo, ma non le importava in quel momento.

Sentiva il retto e il sigma pieno di quella grande asta senile e nodosa ...ma piacevole.

Salvatore avvertiva i deboli spasmi anali di Martina che di riflesso cercavano di stringere senza riuscirci perché lacerati dal suo grosso cazzo, che ora entrava e usciva veloce dall'ano di Martina senza procurarle dolenzia.

Iniziò a provare un piacere più intenso di quello provato prima con Gilda, diverso, ma più bello e profondo.

Salvatore la inculò fino a farla gridare e sbattere di piacere su quel divanetto, la sculacciò forte sulle natiche mentre la sodomizzava, facendogliele divenire rosse come il fuoco e provare piacere anche da quegli schiaffi brutali e brucianti sui glutei, mentre Giovanni ceduta la scena a Salvatore, seduto vicino osservava divertito.

Era un orgasmo continuo Martina, batteva i pugni sulle imbottiture dello schienale, diceva parole sconnesse, dal piacere esclamò anche... mammaaaa!! … Sìì!!... Ahhh!!! ... Sembrava in trance, presa dal piacere che pareva dovesse svenire.

Finché si sentì invadere il suo giovane intestino da getti di calore immensi e forti che la fecero gioire e lacrimare, Salvatore le stava sborrando dentro, riempiendo il suo giovane ventre di sperma senile, lei tremava scuotendosi tutta, urlando di piacere. Quel maledetto e laido vecchio la faceva godere più di tutti...

Giovanni a quella scena si avvicinò di nuovo al viso sofferente ed estasiato di Martina ed eccitato, sbavando saliva anche lui non riuscendo a trattenerla in bocca, colando sudore e muovendo l'enorme collo taurino masturbandosi forte, tremando in tutto il corpo le venne copiosamente sul viso, sugli occhi e sulle labbra aperte dall'ebbrezza di Martina.

Salvatore si fermò, ma restò dentro di lei a svuotarsi completamente.

Estrasse il cazzo enorme, duro, congesto e sporco di feci tanto era andato in profondità, la tirò su per un braccio e la baciò in bocca con il suo fiato puzzolente di alcol e tabacco di sigaro toscano, ma lei godente non sentì l'alitosi gastrica né il gusto del sigaro e ricambiò il bacio, sotto gli occhi soddisfatti di Clelia e Nabil.

Al termine Salvatore la lasciò reclinata sul divanetto, l'ano aperto a dismisura, mostruosamente largo, che sembrava non si richiudesse più. Si alzò e si asciugò, pulì e si rimise a posto.

Nabil premuroso e tenero andò verso lei e l'aiutò a togliersi e ripulirsi dello sperma sul viso di Giovanni e l'aiutò a tirarsi giù la minigonna e coprirsi.

Intanto Salvatore risedutosi sulla poltroncina di fronte, trionfante accese il suo sigaro toscano, tirando grandi boccate e lasciando uscire lunghe nuvole di fumo e soddisfazione.

Si sedettero anche loro, Nabil vicino a lei che scossa e tremante era impaurita, l'abbracciò come se fossero due fidanzatini, come se non fosse accaduto niente, come se fosse davvero la sua ragazza e lui fosse consenziente e felice che si desse ad altri uomini.

In quel momento ritornò ancora Samantha/Carlo e Vasilici dalla pista da ballo, ridevano felici. Samantha era visibilmente euforica, contenta, aveva bevuto.

“In mezzora ha fatto tre pompini a tre ragazzi!!” ... Disse Vasilici sorridente, aggiungendo:

“Adesso la porto un po’ con me.”

“Ma se ti vede tua madre o le tue sorelle travestita così? Poi se la prendono con me, dico no che sono io che ti ho traviata.” ...Chiese Nabil.

Samantha alzo le spalle: “Non mi interessa di loro ... io penso per me, mi devono accettare così, io oramai sono femmina, una donna!!” ...Esclamò.

“Bravo!!” ... Aggiunse Salvatore con lo sguardo soddisfatto e godente.

Carlo si accorse di Martina, la guardò e vide che era stravolta e con gli occhi rossi:

“Cos'hai?” ...Le chiese

“Nientee!!” ...Fu la risposta secca e rabbiosa di lei, con gli occhi umidi e il buco del sedere in fiamme.

“È quasi mezzanotte, voglio andare a casa.” Esclamò Martina.

“Io resto ancora un paio di orette. Ci vediamo domani!” ...Le sussurrò Carlo dandole un bacio sulle labbra.

Vasilici lo chiamò: “Viene con me!” ... Girandosi e facendo l'occhiolino a Salvatore e Vlade aggiunse: “Lo porto a battere un po’!!...Provo!” ...E rise.

Uscirono.

Clelia allungò il braccio verso Martina dicendole: “Vieni anche tu con me che ti metto in ordine, non vorrai tornare a casa conciata così?” ...La prese per mano e la portò nel retro del palco, dove c'erano i camerini e le altre ragazze che fece uscire.

“Spogliati nuda e fatti la doccia!... Non puoi tornare a casa così!!” ... La esortò Clelia decisa e lei impacciata ubbidì.

Clelia come una mamma premurosa aprì l'acqua fredda, la fece scorrere e la miscelò con quella calda e si assicurò che fosse alla giusta temperatura, poi la fece entrare e bagnare e la insaponò tutta, iniziando a lavarla.

Martina non voleva, era imbarazzata che quella vecchia, grassa e laida le toccasse il suo corpo, già era scioccata da quello che le era accaduto: “Faccio da sola signora.” ...Esclamò.

Ma Clelia non dandole retta disse:

“Sai che vederti chiavata e inculata da mio marito ha eccitato anche a me? ...Ti ha fatto un po' di male... ma ti è piaciuto, lui è il massimo, è brutto ma sa fare godere davvero le donne, ora puoi andare con chiunque e non sentirai mai più quello che ti ha fatto provare lui. La prima volta è sempre così!... Fa male ...ma dopo si ci abitua e diventa piacevole.

Certo che noi donne siamo più dolci e delicate nel dare godimento!” ... Le bisbigliò accarezzandole il seno e baciandola sul collo.

Martina capì le intenzioni e pronunciò:

“No signora!... Non voglio!” ... Ma lei per risposta, le si avvicinò sul viso e all'improvviso le mise la sua lingua calda e ruvida in bocca baciandola.

“Vieni fuori!” Le ordinò. “Esci dalla doccia e vieni qui!” ...

“Non voglio signora!” ... Ripeté Martina, capendo spaventata quello che voleva fare...

“Vieni!!... Esci dalla doccia!... Ubbidiscimi e non farmi arrabbiare!”

Martina tutta bagnata, timorosa uscì e lei iniziò ad accarezzarla e baciarle il seno e i capezzoli, poi si inginocchiò appoggiò la sua grossa lingua al pube depilato e iniziò a leccarle la figa ancora dolorante e larga, leccandola anche dentro, succhiandole il clitoride e dandole dei bacini sopra, sussurrandole: “Vedrai che con i miei bacini ti passa il male.”

Martina dall'alto, abbassando lo sguardo, vedeva una capigliatura grigia con una riga in mezzo e mal pettinata, muoversi davanti alla sua figa.

Sentire la lingua umida di Clelia passare sopra la fessura e poi entrare dentro le grandi labbra vaginali, penetrarla senza fatica, leccare e succhiare le mucose vaginali assieme al clitoride, le dava un senso di sollievo oltre che piacere. Clelia le leccò bene la figa, oramai slargata e aperta, come solo una donna esperta sa fare.

Poi si alzò ansimante con le labbra e il mento bagnato di saliva e umori dicendo a Martina:

“Ora inginocchiati e leccamela tu!” ... Martina esitò, si chiedeva quando mai sarebbe finito quel supplizio, prima il marito e ora quella grassa vecchia, restò ferma e in silenzio, ma lei glielo urlò di nuovo forte all'orecchio:

“Inginocchiatiii!!... Leccami la figaaa!!... Ubbidisciii!!”

Nel mentre, Clelia si tirava su la gonna all'ombelico e si abbassava le mutande.

Martina ormai succube di tutti, incapace di reagire, passiva e intimorita si inginocchiò e si trovo davanti al viso un enorme cespuglio arruffato di peli grigi, lunghi e disordinati, alcuni annodati tra loro e altri ricci che arrivavano oltre gli inguini, sulle cosce.

Clelia aveva la figa sudata dall'eccitazione e dal caldo, ed emanava un forte odore di selvatico, quella figa anch'essa sfondata, che in oltre quarant’anni di attività da prostituta, aveva preso tutti i tipi e tutte le misure di cazzi; di ogni colore e dimensione, mani e pugni, oggetti e sexy toy e fatta leccare a centinaia di donne volenti o nolenti.

Le mutande abbassate alle ginocchia e la gonna alzata fino all'ombelico, mostravano un addome bianco, proteso, mollo e cadente quasi a formare un grembiule di grasso con smagliature.

Le grasse cosce erano pallide da fare schifo, sembravano quelle di un morto, con venuzze sottili quasi inconsistenti, azzurre e amaranto sotto pelle, lasciando intravedere su di esse una peluria scura.

Dietro e all'interno le cosce erano ricche di cellulite in modo abnorme, con qualche grossa vena varicosa che le solcava.

Clelia le prese la testa bagnata e la spinse sulla sua grossa fica dicendo, come se fosse una cagnetta:”

Lecca!... Leccamela dai!... Tira fuori la tua linguetta da cagnetta... su!”

Martina la leccò, era la prima volta che leccava una figa e proprio quella di una vecchia laida e grassa doveva capitarle. Sentendo quel gusto selvatico e rancido in bocca, vinse il disgusto e continuò.

Lei con una mano sulla testa di Martina ne seguiva le leccate, mentre con l'altra teneva alzata la gonna all'ombelico, le gambe leggermente piegate in avanti e larghe la rendevano ridicola.

La fece leccare, fin quando, nel piacere di sentire quella giovane linguetta passare sulla sua grossa e sfondata figa da prostituta, iniziò a godere:

“Così dai!... Brava!... lecca lì!!... Un po' più in su!... Un po’ più su!... Ora un po' più a destra ...ecco ... ecco lì, lì, lì... brava così ... lecca e poi succhiami anche il clitoride.”

Martina ubbidiva inginocchiata davanti a quella megera, fermandosi ogni tanto a sputare o a togliersi con le dita qualche pelo grigio della sua figa sulla lingua.

Prese in bocca quel grosso pirulino che era il suo clitoride e lo succhiò come fosse un ciucciotto, finché Clelia scrollandosi tutta come in preda alle convulsioni, con suoni gutturale venne, e gli umori del suo piacere erano tanti, da sembrare che perdesse la pipì sul viso di Martina.

Quando fu soddisfatta della giovane leccata se la asciugò con la carta igienica, tirò su le mutande e lasciò ricadere la gonna a coprirle, invitando Martina a entrare nel box doccia e lavarsi.

Lei l'aiutò a insaponarsi ed asciugare i capelli con il phon, pettinarla facendole i complimenti:

“Sei proprio una ragazzina bellina sai!!... Mi piaci molto!... Credo che diventeremo buone amiche io e te!”   

Poi la fece rivestire. E sempre tenendola per mano tornarono in sala.

Ora era più fresca Martina, anche se aveva il viso segnato da quelle avventure...

Fu accompagnata a casa da Clelia con il suo Suv Bmw e durante il viaggio minimizzò l'accaduto dicendole:

“Anche se è successo in fondo hai goduto. E guarda ti faccio una confidenza, ma non dirla a nessuno, una cosa simile è capitata anche alla signora Beatrice Gometti e a sua figlia Francesca...”  Lei la guardò stupita, non poteva crederci.

“Davvero?!” Mormorò.

“Sì!... Anche loro hanno goduto di Nabil, Gilda e del signor Salvatore.”

“Anche la signora Beatrice??” ...Chiese incredula Martina ...” Sì!!...Anche lei e l’ha preso anche in culo!... E lei per prima!... Sapessi che porca che è!!”

Restò profondamente sconcertata da quelle informazioni: “Sono troie!” ...Continuò Clelia: “Tutte e tre!... Anzi quattro con quel trans del tuo ex ragazzo…. Ma lo sai che la mamma del tuo ex ...l'altera, stimata e rispettata signora Beatrice si prostituisce? ...Ha bisogno di soldi!” ... Aggiunse con cattiveria, mostrandogliela come una puttana.

Poi iniziò velatamente a minacciarla intimidendola:

“Però stai attenta!!... Non dire niente a nessuno, di quello che fai, né di quello che vedi o senti. Il rumeno e Vlade sono gente cattiva, sarebbero capaci anche di farti del male, gettarti dell'acido in faccia! ...Tieni per te quello che hai visto e che hai vissuto. Te lo dico come se fossi tua mamma. E poi hanno le tue foto mentre fai sesso, se vogliono ti rovinano per sempre e non sei neanche minorenne. Perciò resta in silenzio.”

Martina era terrorizzata, soprattutto alle parole sull’acido. “No!... No!... Non dico niente a nessuno signora, stia tranquilla.” ... Rispose spaventata con gli occhi umidi.

“Brava!!” ... Le esclamò Clelia accarezzandole i capelli.

“Domani pomeriggio ci incontriamo di nuovo io e te e andiamo a bere qualcosa assieme, facciamo una chiacchierata, se vuoi faccio venire anche Nabil!... Lascialo perdere quel trans di Carlo o Samantha come si fa chiamare, oramai lui ha deciso di prenderlo nel culo... gli piace così e si sente donna.

Per te ci sarò sempre io e Nabil a proteggerti... ricordalo.

Vedrai quando ci rincontreremo io e te, ti insegnerò tante cose belle che ti piaceranno, diventeremo molto amiche ... amiche intime!” ... E rise mentre Martina la guardava stralunata.

Arrivati, davanti al portone perfidamente la tirò a sé dandole un bacio in fronte, come una madre, un gesto di tenerezza per poi baciarla sulle labbra dicendole: “Vai amore!... Buonanotte e riposa bene ... a domani!”

Martina scese dall'auto stordita, la salutò e salì in casa, di corsa andò in bagno prima che sua madre la vedesse.

Sentendola entrare si alzò e le andò incontro, ma lei veloce si rinchiuse dentro, aveva lo stimolo di defecare e le parlò da dietro la porta, dicendole che Carlo l'aveva accompagnata ed era tornato subito a casa sua.

Aveva l'ano talmente largo, che si accorse abbassando il perizoma, che la string nonostante si fosse fatta la doccia era sporca, si sedete sulla tazza, non dovette nemmeno sforzarsi che le feci uscirono senza sentirle.

Nella sua giovinezza e ingenuità, era preoccupata di quel cambiamento fisico, sapeva che le sue parti intime non erano più come prima e sperava che tornassero normali.

Dopo aver ascoltato la ramanzina della madre sul ritardo, aspettò che tornasse a dormire, intanto si fece una lavanda vaginale come consigliato da Clelia e il bidet, e seduta in quella posizione toccò con mano il suo ano e la trasformazione che aveva subito nel rapporto con Salvatore.

Al termine uscì di corsa e preoccupata andò a letto.

Pensava a sé, aveva il buco del culo sfondato e arroventato, la figa distrutta, depilata e incandescente, esteticamente slargata e slabbrata come quella di una professionista squillo, oltre quella esse rossa cerchiata che le marchiava la natica come una vitellina e aveva solo diciotto anni.

E soprattutto su di lei aveva posato gli occhi anche Clelia.

Ci pensava e si addormentò angosciata.

 

 

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