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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 24 BEATRICE e suo FIGLIO al SEXY SHOP
In quasi sei mesi dall’aver ottenuto il prestito, molte cose erano cambiate. Oramai tutta la famiglia Gometti era stata corrotta ed era ricattabile, restava solo il padre fuori, ma presto avrebbero pensato anche a lui, lo avrebbero neutralizzato per avere via libera sulle sue donne.
Una mattina normale, Beatrice ricevette un sms da Clelia che le diceva di tenersi libera per il pomeriggio che sarebbero andati ancora a fare shopping.
Seccata, volgarmente pensò:
" Che shopping vuol fare quella vecchia bagascia?... Non le bastano quegli indumenti indecenti che mi ha fatto acquistare? Senz'altro avrà in mente qualcosa!"
Comunque il pomeriggio, andò all'appuntamento, si premurò solamente di non farsi scorgere
assieme a lei dai conoscenti, ci teneva ancora a fare bella figura e non farsi vedere con Clelia, lo faceva per le figlie che dovevano sposarsi e non voleva che si mormorasse dietro alle sue frequentazioni. Per sé stessa non le importava, oramai era diventata indifferente a certe situazioni che le imponevano loro, sapeva che ne era succube, che doveva soddisfarli oramai, se no finiva sul lastrico, e lo faceva per le sue figlie. E lentamente senza rendersene conto accettando quella condizione si stava assimilando a quel nuovo modo di vivere perverso.
Non provava più come prima quando Clelia la chiamava allo smartphone o leggeva i suoi sms apprensione, disagio e timore.
Anche a Praticare certi atti sessuali ora, pur rifiutandoli moralmente e culturalmente, li subiva, accettandoli passivamente, ma non più con patimento e angoscia, ma distacco e indifferenza, come se fosse realmente un'altra donna a fare quelle cose che le imponevano e non la signora Beatrice Gometti.
Psicologicamente le stavano facendo rompere i ponti con il suo passato di signora borghese e per bene, moglie fedele e madre modello... ma anche con il suo avvenire, non avendo prospettive da sognare, sperare, desiderare se non quelle di maritare le figlie e il figlio con famiglie benestanti della città.
Per il resto a Beatrice le rimaneva solo il presente, quel presente che le avevano creato loro e che viveva forzatamente, fino a diventare suo malgrado, come un satellite gravitante in quella costellazione di mondi perversi, con un nuovo ruolo ... in un nuovo personaggio.
Visto che intanto doveva a sottostare a quello che le imponevano, sotto certi aspetti e in alcuni momenti, viveva anche con piacere passivo quegli atti e in quel modo e si ripeteva
mentalmente per giustificarsi con filosofia della sua partecipazione involontaria:
" Mi hanno contaminata con il germe della perversione .... ed è come aver preso una malattia da cui non si guarisce più!... Ma si accetta e si ci convive!"
Quel pomeriggio Clelia, passò a prenderla al solito posto, lei aspettava sul marciapiede, si fermò con l'auto, aprì la portiera e la fece salire.
Non perdeva occasione per umiliarla, anche se era diventata indifferente alle sue battute e ridendo Clelia esclamò:
" Sembravi una battona a passeggiare lì ... sul marciapiede, hai corso il rischio che si fermasse qualcuno e ti chiedesse quanto volevi!!"
Beatrice la guardò con viso serio e indifferente e non rispose … allorché lei accortasene esclamò infastidita:
" Hai sempre quell'aria superiore e arrogante anche se non parli, da signora con la puzza sotto il naso. Credo che sia innata in te! .... Sono sicura che sapresti essere signora anche nelle situazioni peggiore e con uno straccio addosso!"... Aggiunse.
Si avviarono nella città vicina, girarono un pò in auto, poi posteggiarono e passeggiarono, presero anche un caffè sedute come due amiche in un dehors di un bar e notò che Clelia guardava sempre l'ora.
Poi, passeggiando nuovamente entrarono in una via e arrivarono davanti a una porta anonima, ma a loro conosciuta, era quella del sexy shop dove erano già state settimane prima e avevano acquistato quegli abitini succinti e sexy per non dire pornografici.
Clelia suonò, si aprì elettricamente la porta ed entrarono.
Beatrice pensò:" Che altro vuole comprarmi ora?" ...Non immaginava minimamente cosa di
perverso le avesse preparato quella vecchia megera.
Girarono per gli scaffali.
" Guarda pure cara!"… La sollecitò Clelia." Così intanto te ne fai una cultura di questi oggetti."
Mentre lei andò al bancone dal proprietario nuovo loro amico e complice, lasciandola sola in quel luogo della perdizione e della pornografia a guardare tutti quegli oggetti, falli, indumenti, video e cd e tutto quanto di perverso e depravante potesse esistere nel campo sessuale.
Girò come in un labirinto degenere e vizioso, da qualsiasi parte girava e guardava c'era solo sesso e sesso che appariva ai suoi occhi.
Sola, bella e bionda in quel labirinto immorale, parafrasando una celebre fiaba, sembrava:
" Beatrice nel paese delle depravazioni. "… alla scoperta di chissà quali corruzioni e deviazioni sessuali potesse praticare.
Clelia dopo una decina di minuti ritornò da lei dicendole:
" Vieni con me!"
La seguì e andarono nel settore sado-maso, dove Clelia scelse e prese per lei vari oggetti, un
collare di cuoio nero borchiato, con un guinzaglio a catena, manette, un cappuccio nero a tre fori, occhi e bocca e indumenti ad hoc, scarpe con tacco e altro.
Poi si avvicinarono al bancone con quegli articoli e mentre Clelia chiacchierava con il proprietario, la mandò nello spogliatoio con la tendina aperta a provare quell'abbigliamento bondage e dark.
Beatrice si spogliò nuda, ormai incurante dello sguardo viscido del proprietario su di lei, su le sue nudità.
Clelia dopo che vide Beatrice mettere qualche indumento hard, la chiamò:
"Vieni fuori!"
Lei uscì. Aveva solo le scarpe nere con tacco alto a decolté allacciato sopra la
caviglia, con il reggicalze a quattro giarettelle e le calze di seta, anch'esse nere, le cui fasce tirate e pinzate le arrivavano oltre metà coscia. Le fece indossare un paio di guanti a gomito di pizzo nero a mezze dita.
Sembrava più alta e slanciata con quelle scarpe dal tacco altissimo. Era molto erotica e sexy con le grosse mammelle libere e dondolanti hai movimenti.
La figa depilata, liscia, nuda come lei, mostrava solo un lungo solco sviluppato, con due grandi
labbra laterali, gonfie e dischiuse.
Il ventre maturo, da mamma e da signora, si mostrava pieno e sensuale, con al centro una pancetta di adipe e qualche filo di leggera smagliatura, che l'alimentazione, le cure con creme e gli esercizi fisici non erano riusciti a cancellare. I fianchi alti e colmi di carne e seduzione, si continuavano nel sedere corposo, morbido e pallido, anch'esso alto e slanciato, proteso oscenamente in fuori da quelle scarpe altissime, evidenziato di più dal reggicalze nero.
Era molto eccitante e piacente a vederla.
Il negoziante la guardava in continuazione sbavando con gli occhi.
Clelia le fece abbassare la testa per metterle il collare. Quando lo vide Beatrice mormorò:
" No! Questo no la prego ... non sono un animale."
"Stai zitta e ubbidisci! Lo diventerai presto un animale... da sesso!" Precisò. E le allacciò il
collare borchiato, agganciando all'occhiello la catenella del guinzaglio e tenendola trionfante in mano dichiarò:
" Ecco!! ...Ora sei una cagna perfetta!... La mia cagna!! “... Le sussurrò con un ghigno malvagio.
“Tira sui capelli! ...Che ti rendono più provocante e affascinante "... Le ordinò, puntandoglieli
disordinatamente sugli altri con delle forcine dorate, rendendola seducente.
" Hai un bel collo lungo, sexy e superbo è giusto che lo mostri. “Dichiarò, e vedendo il suo sguardo di disprezzo su di lei asserì con stizza: “L'aria da signora altezzosa non la perdi mai però!!"
" Le dona! “... Si intromise il negoziante, è molto eccitante la signora.
" Si! ...È vero!" ...Rispose Clelia.
Beatrice apatica a quei complimenti non reagì, restò in silenzio e la lasciò fare. In quel locale c'erano solo loro e lei si sentiva estraniata, diversa da loro due. moralmente e culturalmente.
Mentre Clelia facendola ruotare su sé stessa la esibiva e lei si concedeva mostrandosi con un
pizzico di malizia al negoziante, suonò il campanello dell'entrata, il proprietario si avvicinò e dal bancone premette un pulsante, è un clack elettrico aprì la porta come era successo con loro due.
D'istinto Beatrice si girò a guardare chi fosse, coprendosi con le mani il seno e la figa, ebbe un
soprassalto quando vide entrare Nabil.
" Che ci fa qui quello scarafaggio!"... Si chiese. Poi guardò con attenzione dietro lui, ebbe un
sussulto, una morsa al cuore, dietro c'era suo figlio Carlo.
“Dioooooo!!!!” Mormorò tra sé:” Carlo che ci fa qui?”
Fu presa dal panico, chiamò e tirò per il braccio Clelia, che vide anch'essa chi entrava, voleva fuggire, era mezza nuda e poi in quello stato con collare e guinzaglio, non voleva assolutamente che suo figlio la vedesse conciata in quel modo, in quel locale e con quella persona , era terrorizzata aveva gli occhi sbarrati, si sarebbe vergognata da morire se l’avesse vista suo figlio, sarebbe stato umiliante e shoccante per tutte e due, soprattutto per lui scoprire la propria mamma in un porno shop e scandalosamente nuda, con
collare e guinzaglio.
“Diooo!!! Diooo!!!” Si ripeté più volte mentalmente.
Quale giustificazione avrebbe mai potuto dare a suo figlio? ...Nessuna! …Sarebbe stata la fine del loro rapporto, fatto di amore materno, fiducia, rispetto e tenerezze... lui era il suo piccolo, il suo cucciolo e non voleva assolutamente che la vedesse.
In preda al panico tremava.
Clelia le esclamò:" Calmati!!"
Poi allungò la mano e prese da quegli oggetti lasciati prima sul bancone il cappuccio nero e glielo mise sul capo, infilandoglielo e mascherandola, facendola diventare irriconoscibile, si vedevano solo gli occhi e le labbra della bocca.
Era sempre tesa e terrorizzata a sapere che c’era suo figlio, ma almeno quel cappuccio aderente la proteggeva e Carlo non poteva riconoscerla.
Clelia fingendo di aiutarla, le disse:” Non parlare assolutamente Altrimenti senz'altro
riconoscerà la tua voce. Lascia fare a me.
Come due ragazzi curiosi Nabil e Carlo giravano tra gli scaffali guardandosi attorno e ridendo alla vista di quegli oggetti. Carlo era la prima volta che entrava in un sexy shop, non c'era mai stato, Nabil invece era pratico.
Girando e curiosando, giunsero vicino al bancone.
Videro Clelia che li salutò calorosamente ..."Ciao ragazzi!... Che fate qui dentro? "
"Curiosiamo!" Rispose Nabil ridendo.
Carlo che aveva conosciuto Clelia con Martina una sera, riconoscendola la salutò educatamente:” Buongiorno signora.” Ma non disse nulla per soggezione e perché era timido.
“Ciao bel biondino!” Rispose lei.
A Beatrice batteva forte il cuore ad avere suo figlio così vicino in quella situazione con lei in quello stato, si chiedeva perché mai fosse venuto in un sexy shop, lui che era un ragazzo cosi per bene ed educato e si rispose pensando che probabilmente era Nabil che lo portava sulla cattiva strada.
Si chiedeva anche perché Clelia li avesse fermati proprio lì a parlare con lei e non li avesse lasciati passare e allontanare.
Ma Clelia notò che osservavano la donna nuda, incappucciata vicino a lei e che teneva al guinzaglio e li informò esclamando sorridendo:
" È una mia schiava !!...Una puttana!!"
Si vedevano dai fori del cappuccio gli occhi di Beatrice muoversi nervosamente, spalancarsi e
roteare, aveva davanti suo figlio e veniva presentata come una schiava, una puttana e Clelia li incitava a guadarla.
“Chi è?” Chiese Nabil facendo finta di non sapere.
"E' una bella signora di qui, molto conosciuta, che per ragioni di riservatezza non può farsi vedere in viso. Ha un marito molto geloso, ma a lei piace fare la vacca! …Esibirsi e farsi chiavare! ... È molto porca! ...”
Fece una pausa con un ghigno perfido davanti a quei due ragazzi e proseguì:
“Scommetto che non avete mai accarezzato una donna adulta e matura e bella come questa.?... Provate! ...Su!" Li invitò.
I ragazzi si fecero avanti schernendosi, Nabil per primo allungò la mano e la tocco sul seno, lei con gli occhi sbarrati dallo sgomento, si tirò indietro d'istinto e indignata... da quel tocco lascivo, ma Clelia le diede uno strattone con il guinzaglio avvisandola:
" Stai ferma o ti levo il cappuccio!!"
Terrorizzata da quelle parole a malincuore e sotto ricatto, dovette sottostare a quegli atti di libidine giovanile. Nabil iniziò ad accarezzarla, mentre Carlo, timido, restava dietro ad osservare.
"Tu! ...Si tu biondino!... Vieni avanti, non avere paura! " ... Clelia chiamò Carlo.
"Non ti mangia mica questa bella signora… su! Toccala! ...Accarezzala!!... Non avere paura, non essere timido, è solo una puttana! " Ripeté e prendendogli il polso gli portò la mano sul sedere, sopra quella esse rossa tatuata, dicendo:
"Accarezzalo! Stringilo! ... Senti che bel culo ha questa signora. "
Carlo guardò curioso il tatuaggio e sorridendo lo fece, accarezzò e tastò quel grosso sedere pallido.
" Ti piace vero? ...È morbido e tenero?" Le chiese Clelia.
Carlo annuì, ignaro che fosse sua madre quella donna a cui accarezzava, premeva e stringeva quel bel culo bianco.
"Vieni vicino! ...Non avere paura, accarezzagli anche la fica! Anche tu Nabil accarezzala.” ...Li
esortò Clelia.
Beatrice sudava freddo sotto il cappuccio, i suoi occhi erano spalancati dal terrore e la bocca serrata, ogni tanto passava la lingua sopra le labbra per la secchezza dovuta alla forte tensione. Avrebbe voluto ribellarsi e scappare, ma rischiava che le togliesse il cappuccio e che suo figlio la riconoscesse.
Sussurrò a bassissima voce a Clelia:
"La prego signora! ...Farò tutto quello che vorrà, ma questo no!!... Non mi faccia toccare e accarezzare da mio figlio. La prego!"... La stava supplicando.
"Su... piantala !!"... Fu la risposta fredda e impassibile di Clelia, che avvicinandosi all'orecchio le
bisbigliò:" Non sa mica che sei sua madre.... e quindi non c’è peccato!" E rise mentre anche il negoziante divertito le osservava.
Poi istigando i due ragazzi li incitò di più:" Dai accarezzatela tutta davanti e dietro, mammelle, figa, culo e cosce, che questa puttana è a vostra disposizione e le piace."
Così fecero, ridendo, Nabil le accarezzò il seno e Carlo, suo figlio, il sedere, guardando con
attenzione il tatuaggio rosso sulla pelle chiara, non sapendo che da lì a qualche giorno, l'avrebbero avuto uguale, sulla natica, sia lui che Martina e le sue sorelle. Quella esse rossa gotica cerchiata dai molteplici significati.
" Cosa significa?" ... Domandò a Nabil curioso, mentre Carlo ascoltava, e Clelia gli rispose:
" È un simbolo di sottomissione. Significa che fa parte anche lei della scuderia delle puttane del signor Salvatore!”
Carlo, eccitato e curioso non diede importanza a quelle parole, e passando davanti allungò la mano ad accarezzarle la fica, bella, ampia, liscia senza un pelo, tutta rasata, che non aveva mai visto né toccata così, se non quella molto meno grossa ma pelosa di Martina. Infilando la mano tra le cosce guardando Clelia come a chiederle il permesso per farlo, l’accarezzo, mentre lei sorridendo annuiva con il capo facendogli capire che poteva continuare.
Beatrice ebbe un brivido violento su tutta la pelle, serrò le cosce forte con la mano di Carlo dentro e si piegò in avanti in segno di protezione. Non voleva farsi toccare in quel modo da suo figlio.
Ma Clelia, mentre con una mano le teneva il cappuccio, con l'altra dandole degli schiaffi forti sui glutei la comandò:
"Apri!!... Apri le gambe!!... Devi tenerle bene aperte, che se no il ragazzo, non può accarezzati la figa!"
“A proposito come ti chiami tu?" Domando sorridendo infida, fingendo di non ricordarlo.
" Carlo!".... Rispose lui deciso.
“Bene Carlo!!.... Toccala bene con le dita sulla figa. Su!... Prova! ... Non avere paura è bella grande come vedi, non come quella della tua ragazzina! Pensa che ha partorito tre figli!” Esclamò perfida esortandolo, e si voltò continuando con Beatrice:
"Allarga bene le cosce, che se no Carlo non può farti il ditalino." Le sussurrò e sorrise assieme a Nabil. Proseguendo: "Dai Carlo!!.... Infila il dito dentro la figa, fai un ditalino alla bella signora che le piace e ti lascia fare. Non ha malattie, è sanissima te lo assicuro è sana come un pesce e non preoccuparti se ha l'età di tua madre è l'età migliore per fare queste porcate." Lo incitò e anche Nabil fece lo stesso.
Carlo si fece trascinare da quell'atmosfera lussuriosa, da quell'esaltazione e ridendo mentre Nabil le esplorava il sedere, lui prese coraggio e rosso in viso dalla vergogna di fare un atto osceno a una estranea, infilò un dito dentro la fica di quella signora, che sentendosi penetrata dall'indice di suo figlio, tremante sulle gambe e sudata in tutto il corpo, chiuse gli occhi sobbalzando... in preda all’angoscia e l’impotenza.
Scorgendola instabile sulle gambe e agitata, Clelia malignamente le pronunciò:
" Non mi svenire proprio adesso, perché se no dovrei toglierti il cappuccio."... E rise perfidamente.
Poi girandosi verso Carlo lo incitò ancora:
" Dai Carlo!... ditalinala bene e forte questa bella signora che le piace, fallo come quando lo fai alla tua fidanzatina ... falla godere!!"
Carlo osava sempre di più, eccitato da quella situazione e da quella atmosfera, non aveva mai
praticato atti di libidine con altre donne e adulte per giunta, ed era esaltato.
"C'è la grossa!... Larga!"… Esclamò timidamente.
"Eh sì!!" ... Rispose Nabil:" Tu sei abituato con la fighetta di Martina che è piccola e stretta. Ma questa ha già preso dei cazzoni grossi." E risero.
Beatrice confusa e accaldata dentro quel cappuccio, grondante di sudore, senza poter parlare per non fare sentire la sua voce, subiva silenziosa gli atti di libidine di suo figlio, che la turbavano profondamente.
Ferma in piedi con le gambe divaricate, per non perdere l'equilibrio appoggiò una mano sul bancone.
"Dai muovilo forte!" ... Ripeté Clelia, mentre Nabil ridendo esclamò:
" Io glielo faccio dietro...nel culo! Vediamo chi la fa godere prima!"
Carlo, come faceva con Martina mosse l'indice veloce dentro e fuori …
" Dacci pure!... Non avere paura." ...Lo sollecitava la voce di Clelia:" Questa non è stretta come quella della tua ragazzina, questa è bella larga e profonda...spingilo in
fondo. La senti larga?” Chiese ....
" Si!" .... Rispose Carlo. " È anche bagnata adesso!"
" Brava la porcona!! "... Strillò Clelia con un sorriso trionfale di soddisfazione:” Bravo Carlo! La stai facendo godere… stai facendo venire la bella signora. E avvicinandosi all'orecchio di Beatrice bisbigliò: "Godi? … Godi di tuo figlio?! …Bene allora! ...” E alzando la voce forte e chiara pronunciò:
“Dai Carlo, ditalinala!"
Nabil le infilò il dito medio in quell'ano che lui aveva già violato e inculato e inizio a farle un ditalino dietro.... Beatrice in piedi a gambe divaricate sottostava a quella libidine, non poteva fare nulla, né fermarli né parlare per non fare riconoscere la voce, doveva e poteva solo subire.
Ma quel subire dopo pochi minuti di quella masturbazione antero e retrograda, contro la sua volontà si trasformò involontariamente in piacere ... si stava bagnando, le ginocchia gli cedevano e le gambe si piegavano, ma non più dall'angoscia, ma dal piacere che iniziava a provare.
Clelia se ne accorse e per umiliarla di più esclamò:
"Bravo Carlo!... Continua così!... Stai facendo godere la signora, bravo!... È bagnata? " Gli chiese perfidamente già sapendolo.
Carlo divertito annui ancora, sorridendo felice di far godere una puttana, ma lei volle accertarsene di persona, mise la sua mano mentre il dito di Carlo entrava e usciva dalla figa ed esclamò:
" Si! ...È fradicia!! .... Bravo la stai facendo godere, devi esserne fiero ... è proprio una troia questa vacca!"... Esclamò umiliandola.
Intanto Beatrice con gli occhi lucidi e umidi di lacrime, godeva restando immobile, sapendo che il piacere che provava contro la sua volontà, derivava anche da suo figlio che la stava masturbando assieme a quello scarafaggio marroncino, che le metteva il dito dietro... lo odiava quel ragazzo maghrebino! ... Lo odiava con tutta sé stessa!!...Pensava che era lui che aveva portato Carlo lì dentro. Che glielo voleva rovinare.
"Bene! "
Interruppe i suoi pensieri la voce di Clelia dicendo a Carlo:
" Ora sarà lei far godere un pò te."
Beatrice non capiva cosa volesse dire, ma Clelia senza parlare con uno strattone al guinzaglio le ordinò di inginocchiarsi.
" Inginocchiati cagna!!...Ubbidisci! ....
Dai! ...Diteglielo anche voi ragazzi che è una cagna, una troia. "
Carlo e Nabil, come giocando, tra loro, con i loro ghigni giovanili, lo ripeterono ridendo quasi assieme.
"Inginocchiati cagna!"
Mentre Clelia appoggiando la mano sulla spalla, la spinse giù.
Quando fu inginocchiata, Clelia esortò Carlo a tiralo fuori, che gli avrebbe fatto un pompino.
Beatrice a quelle parole ebbe un soprassalto, cercò di alzarsi, ma fu trattenuta in basso per il
cappuccio da Clelia. A bocca chiusa e occhi sbarrarti, dondolava la testa come a dire no... no… facendo uscire suoni gutturali dalla bocca per far capire che non voleva.
Cercò ancora di alzarsi, ma Clelia le prese il cappuccio e lo tirò su un poco facendolo scorrere e arrivare al mento....
Si abbassò all'orecchio e le bisbigliò tenendole la mano sulla schiena:
" Se ti alzi…. te lo levo." ... Poi si rivolse a Carlo: “Preparati!... Tiralo fuori che la signora ti fa un bel pompino!"... E piegandosi e avvicinandosi ancora all'orecchio di Beatrice le suggerì:" Cerca di farglielo bene! ...Capito? ...Anche se ce là piccolo!"
"No! La prego! "... Sussurro pianissimo Beatrice piangendo. “Farò tutto quello che vuole,
qualunque cosa glielo giuro, mi chieda quello che vuole, ma con lui no!! ...No.…no!!.... Lei sa chi
è! ...Non può farmi questo."
"Certo che posso e per questo che lo farai. Su!... Ora basta, non fare storie, è solo un pompino come un altro…" ...Rispose:” Ci sono tante mamme che fanno sesso con i figli senza fare tutte le storie che fai tu!”
Intanto Carlo discreto ma esaltato si era tirato giù i pantaloni.
Clelia lo invitò ancora a tirarlo fuori dallo slip. Lui, timido lo fece, vergognandosene che altri lo vedessero, non era abituato a mostrarlo davanti ad altra gente e soprattutto a fare queste cose, ma era con Nabil in sua compagnia e questo gli dava coraggio… e poi pensava:
“Non è altro che una puttana questa donna!”
Lo tirò fuori giù in erezione, era più piccolo del normale, leggermente curvato a destra.
Clelia lo spinse vicino alla bocca, contro le labbra di Beatrice che le teneva chiuse, glielo
strusciò e glielo appoggiò sopra, ma lei non voleva aprirle, le teneva serrate.
Carlo guardava Clelia, che ridendo esclamò:
" Oddio!! ... Ci mancava solo questa, fa i capricci. Fa come le ragazzine, non vuole prenderlo in
bocca e fare i pompini, avrà caldo, sarà forse il cappuccio a darle fastidio? E allora anch'io farò come si fa con le ragazzine, proviamo così."
E così dicendo da sopra il cappuccio le pinzò forte il naso con le dita e assieme alla stoffa le chiuse le narici, finché per prendere aria dal foro del tessuto fu costretta ad aprire la bocca, e Clelia avvicinandosi all'orecchio le sussurrò:
" Adesso basta giocare! ...O fai quello che ti dico o ti levo il cappuccio... Giuro che lo faccio!...
Falle un pompino!!" ... Le gridò nell'orecchio.
A Beatrice scesero due grosse lacrime dagli occhi, che bagnarono anche il tessuto nero del
cappuccio, con gli occhi umidi, inevitabilmente sotto quel ricatto psicologico, forzatamente e a
malincuore lo prese in bocca, mentre Clelia la incitava:
" Su leccalo! ...Succhialo! ... È carne buona ... e tu lo sai! ...Un bel cazzetto giovane e tenero."
A occhi chiusi diede una leccata alla giovane cappella di suo figlio ... poi un’altra e un altra
ancora, mentre Carlo in piedi iniziava a gioire di quelle linguate, d’istinto posò una mano sul cappuccio e l'altra la mise sul suo fianco, dietro i reni per spingersi in avanti con il bacino e tenersi in equilibrio.... e far modo che quella donna, Beatrice, lo succhiasse meglio.
Lei su ordine di Clelia lo succhiò, non poteva fare diversamente, una ribellione sarebbe stata peggiore di quell'atto che compiva. Aveva il terrore che suo figlio la riconoscesse e che ne restasse traumatizzato per sempre, così malvolentieri ubbidì, con l'intento che tutto finisse presto.
"Su!! Succhialo... se no gli dico chi sei!!"... Le mormorava Clelia chinandosi ogni tanto all’orecchio minacciandola.
Oramai non poteva fare altro che ubbidire e continuò a succhiarlo ... leccarlo e succhiarlo.
Stava facendo un pompino a suo figlio, a insaputa di lui... e tutto sommato glielo stava facendo bene, come voleva Clelia.
A Carlo piaceva.
Quando Clelia vide che c'è l'aveva bello duro, la fece smettere dicendo:
"Adesso tocca a Nabil ...Dai Nabil ora a te!"
Quello di Nabil era molto più lungo e grosso, rivolto leggermente in su e molto bello anche
esteticamente da vedere ... e da gustare.
Con lui malgrado l’atto non ebbe resistenze, lo prese la bocca e lo succhiò come una vera pompinara.
Poco dopo la fece terminare di succhiarlo anche a Nabil, pensando lei: “Oh finalmente è tutto finito!”
Invece Clelia da inginocchiata, la fece mettere a carponi, incurvata e piegata con il cappuccio verso il basso: "Giù a quattro le zampe!!... Come le cagne!"... Le ordinò ad alta voce, strattonando il guinzaglio per abbassarla di più. " Come una cagna!" Ripeteva.
E fece un cenno a Nabil di tenerla ferma e chinata dalle spalle mentre gli avrebbe continuato a fare il pompino.
Intanto Carlo su disposizione e assieme a Clelia si era portato dietro a Beatrice, davanti a quel
magnifico culo latteo.
Clelia da dietro, mettendo il piede tra le gambe piegate e inginocchiate, battendoglielo contro i lati, gliele fece divaricare, avvicinando Carlo e inginocchiandolo dietro a lei, davanti al suo sedere, dicendo forte:
“Adesso chiavala!!”
A Quella parola Beatrice si blocco, cercò di tirarsi su smettendo di spompinare Nabil, ma lui davanti la tenne ferma e giù per le spalle, mentre Carlo dietro oramai eccitato e contento di averlo duro, di riuscire a chiavare nonostante il rapporto omosessuale con Nabil, gli aveva appoggiato le mani sui glutei, solcati dalle due guarattelle nere del reggicalze.
Beatrice si dimenò per sfuggire alla presa di Nabil, non riuscendoci, non parlava ma emanava
suoni gutturali, sbarrando gli occhi.
Clelia spazientita prese il cappuccio e lo tirò su fino a farglielo arrivare alle labbra.
"Alloraaa!!" ... Le gridò alterata. " La smetti o te lo tolgo?"
"No! No!... balbettò sottovoce Beatrice scuotendo il capo lateralmente.
" Allora stai ferma.!!"
Perfidamente con un ghigno perverso affermò forte:
"Quante storie !!!... Nemmeno fosse tuo figlio a chiavarti!" ...Nabil rise e Carlo sorrise ignaro.
" Su!... Continua tu!"... Lo sollecitò rivolta a Carlo, che con il suo cazzetto duro lo appoggiò sulla lunga fessura già dischiusa che si vedeva sotto l’ano e il perineo al termine di quel solco profondo in mezzo ai glutei.
Beatrice piangendo in silenzio, sentì il pene di suo figlio appoggiarsi alle sue grandi labbra e poi premere sulla vulva e spinto da Clelia sui lombi, pressare per introdursi in lei.
"Stai tranquillo che entra bene." .... Affermò Clelia all’esitazione di Carlo:" È tutta bagnata nella figa questa troia e poi c'è la bella larga! "
Carlo spinse senza fatica e ignaro fece entrare il suo piccolo glande nella grossa figa di sua madre. Beatrice ebbe un sussulto, un fremito, si irrigidì .... ma subito dopo lo sentì entrare tutto.
"Dai! " ...L'incitò Clelia ormai perversamente eccitata:" Inizia a chiavarla! ...Chiavala!! "
Lui non se lo fece ripetere due volte e iniziò a muoversi avanti e indietro, con le mani appoggiate a quel grosso culo bianco e morbido con quella esse rossa tatuata, mentre Nabil glielo rimise in bocca e allungando il braccio, con la mano sotto le accarezzava il
seno e i capezzoli.
Carlo seppur non fosse dotato e preferisse Nabil e non avesse esperienza avendo scopato solo
Martina e per inganno sua sorella, incitato dava dei colpi forti facendo ballare e ondulare la carne tenera e pallida del culo di sua madre.
Beatrice di nuovo iniziò a sentire qualcosa, che seppur piccolo e caldo, dentro lei la stimolava e contro la sua volontà iniziò a provare piacere. Il pensiero che era suo figlio a chiavarla, invece di darle repulsione e disgusto, le procurava scariche di adrenalina che la facevano fremere e godere tutta, sulla pelle e nelle viscere.
"Muovi anche tu il culo!"... La spronava Clelia dandole degli sculaccioni forti sopra le natiche, che arrossavano la sua pelle bianca e delicata.
"Dai…su!!... Muovi questo bel culo da mamma!" Continuava.
Beatrice per reazione al bruciore di quegli schiaffi forti sui glutei e per incitazione e piacere iniziò istintivamente a muoversi e a godere.... non voleva ma stava godendo, contro la sua volontà, con suo figlio che la chiavava.
Il suo corpo nuovamente non rispondeva alla sua mente, ma al piacere che provava.
Le uscirono dei gemiti... dalle labbra, mentre succhiava il cazzo di Nabil e veniva chiavata da Carlo.
"Bravo Carlo!" ... Esclamò Clelia appoggiandole amichevolmente la mano sulla spalla.
"La stai facendo godere sai?... Gode con te, a farsi chiavare da te! … Chissà che non lo rifaccia
ancora senza cappuccio." E rise.
A quelle parole di provocazione Beatrice ebbe una reazione incontrollata e si lasciò andare in un fremito ed ebbe una sorta di orgasmo ....
" Hai visto Carlo?... Ha fatto tante storie questa troia e adesso gode!... La stai facendo godere. È proprio una troia!" Pronunciò.
Carlo annuì, era contento che riusciva a chiavare una donna e per giunta matura e non una ragazzina, anche se nella sua mente era solo una puttana e questo lo riempiva di felicità. Pensava di essere bisex, come Nabil, ma era solo una illusione che presto si sarebbe rivelata tale.
Clelia accorgendosi che Carlo non resisteva più li avvisò:
"Venite tutte assieme ...dai! …Su!... Più forte! ...Più forte."
Grido a tutti e due eccitata anche lei, tirando su la gonna e giù le mutande toccandosi la grossa figa pelosa e grigia, mentre il titolare del sexy shop dietro al bancone eccitato si stava masturbando anche lui.
Beatrice lasciò uscire il pene di Nabil dalla bocca, che se lo prese in mano iniziando a masturbarsi da solo .... mentre Carlo ci dava più forte incitato da Clelia, finché Beatrice a quello sfregamento vaginale tirò un urlo. Godeva, aveva l’orgasmo, i suoi respiri si fecero brevi e affannosi.
Anche Carlo dentro lei stava avendo uno spasmo di piacere a sentire la sua vagina calda contrarsi, ebbe un gemito e iniziò a venire mentre appena in tempo lo tirava fuori eiaculandole sulle grandi labbra vaginali esterne e sul solco intergluteo.
Contemporaneamente Nabil le sborrava addosso sul cappuccio, colpendola tramite i fori sugli occhi e sulle labbra... tanta sborra calda che cadde anche sul tessuto del cappuccio.
Finito tutto ci furono parecchi secondi di silenzio soffocante.
Beatrice restò a testa bassa ansimando profondamente davanti a Nabil con Carlo appoggiato dietro….
Quando tirò su la testa, vide Clelia appoggiata con la schiena a uno scaffale, la gonna tirata su alla vita e gli slip giù a metà coscia, che se l'accarezzava, aveva le dita in quella ampia foresta di peli grigi, Capì che si era masturbata, si era fatta un ditalino e aveva goduto anche lei , come il negoziante dietro il bancone.
Nell'aria c'era un odore forte, un profumo di sesso e di sudore ... di piacere femminile e maschile, di libidine e lussuria, di depravazione e perversione.
Beatrice allungò la mano da sotto e si pulì velocemente con le dita la figa, per paura che lo sperma di suo figlio gli potesse entrare dentro.
Quell'atto non sfuggì a Clelia, che autoritaria le ordinò di leccarsi le dita sporche dello sperma di Carlo.
"Leccati le dita e bene! … Puliscitele e ingoia e deglutisci!"
Aveva paura, ora che era finito tutto, che le togliesse il cappuccio e per non contrariarla, con le labbra sporte in fuori in quel cerchio nero del tessuto si lecco le dita sporche dello sperma di suo figlio, mischiandolo con quello che già c’era di Nabil.
Clelia rise soddisfatta con un ghigno diabolico e perverso.
I ragazzi presero dei fazzolettini di carta e si pulirono, passandoli anche a Clelia, lo stesso fece
Beatrice sui fori del cappuccio, si pulì gli occhi e le labbra dallo sperma di Nabil.
Messosi a posto, tutte e due, contenti salutarono Clelia e il negoziante della piacevole avventura e se ne andarono felici e contenti ridendo da buoni amici.
Carlo era allegro, per la prima volta aveva chiavato una puttana, non sapendo che era sua madre ed era felice di essere bisex.
Quando furono fuori dal negozio ... Clelia mentre faceva alzare Beatrice, le tose il cappuccio, lei
sudata con il viso rosso e stravolto, gli occhi gonfi dal pianto, prese una boccata d'aria, si guardò in giro, come ad assicurarsi che fossero usciti, poi rivolta a Clelia le urlo piangendo:
" Ti odioo!! ...Ti odioo!!...Maledettaaa!! …Bastardaaa !!…Maledettaaa!!...Mi hai fatta chiavare da mio figlio." Alzandosi e cercando di colpirla.
Ma Clelia più robusta e possente, abituata a domare le isterie delle ragazze che si prostituivano per lei, le prese le braccia e tenendole con una mano, con l'altra la schiaffeggiò forte in viso e la picchiò in testa, tirandole i capelli, facendola piangere di più esclamare:
" Basta!!...Basta!... Non picchiarmi! ...Non picchiarmi più!!" .... Rispondendole lei impassibile:
" Odiami pure...non mi interessa! Io come mio marito mi rigenero con il vostro odio. Intanto godevi a farti chiavare da tuo figlio!" Esclamò crudele, aggiungendo perfida: " Sono sicura che nemmeno tuo marito ti ha mai fatta godere come lui in quel momento, è giovane, c'è là piccolo, ma il solo sapere che era lui che ti chiavava, ti ha fatto avere l’orgasmo.
È bravino, ma potresti insegnargli a chiavare meglio… se no a quella stronzetta della sua fidanzatina finisce che se la chiava qualcun altro…" E rise.
"Porca!! … Maledettaa!!"… Urlò Beatrice piangendo seduta sul pavimento.
"Grida pure, lo fai perché ti è piaciuto, lo hai desiderato e accettato mentre ti chiavava e tu lo sai, per questo sei arrabbiata. Tu non odii me, ma te stessa per averlo desiderato e goduto con lui e questo lo sai.” Continuando: “Ne hai goduto e sono sicura che lo rifarai ancora con lui, vedrai... e la prossima volta senza cappuccio." ... Le gridò perfidamente inferendo di più su di lei.
Beatrice era piena di rabbia in corpo, di vergogna e umiliazione, il nervoso la faceva balbettare quasi da non riuscire a parlare, con gli occhi umidi e gonfi, non rispose continuando a piangere.
Ci fu un a pausa di silenzio, poi Clelia, tagliente come una lama da rasoio le ribadì:
" Chi tace acconsente!!”
Prendendola per i capelli e tirandoli forti la esortò:" Su ora alzati e mettiti in ordine che andiamo via."
Lei si alzò e singhiozzante si vestì, la portò nel bagnetto del negozio e le fece lavare la faccia.
Quando torno fuori il negoziante la guardava stupita, era stato un bello spettacolo e pensando che fosse stata davvero una puttana chiese curioso, non conoscendone la parentela:
" Ma perché si arrabbia tanto? … In fin dei conti la chiavata solo un ragazzo e anche carino. Non è stato il massimo ma! …È stato anche bello. No?"
Uscirono in silenzio, tornarono indietro in città, Beatrice andò casa, non c'era nessuno, si gettò nel letto e si mise a piangere singhiozzando forte con il volto sul copriletto, pensava di aver toccato il fondo ... ma non era così!
Il peggio doveva ancora arrivare.
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