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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 23 LA SCOMMESSA

 

Francesca iniziò a lavorare con passione e dedizione, anche se poche ore al giorno a part time.

Si occupava dei rapporti interpersonali con i dipendenti, tutti Rumeni e Albanesi, che a volte la

guardavano maliziosi sorridendo libidinosamente. Ma mai, mai ... si erano permessi di dire o fare qualcosa verso di lei. Temevano il signor Giovanni.

Spesso veniva a trovarla anche la signora Clelia... che si fermava a chiacchierare con lei del più e del meno, e conversando cercava di carpire le sue confidenze e conoscere le sue debolezze.

Francesca era molto risoluta e in gamba sia sul lavoro che di carattere al contrario della sorella Serena.

 

Passarono un paio di settimane e in quei giorni Francesca venne a conoscenza nel chiacchierare, un pò per le confidenze fattele volutamente da Clelia e un pò dal signor Giovanni stesso, che il suo datore di lavoro si considerava e si faceva passare per un hai lover, un’amante della bellezza dei capelli femminili, così si spacciava, mentre invece non era altro che uno spregevole “hairfetish”, che amava radere le teste delle donne rendendole i crani calvi, lucidi e levigati, usando i loro capelli come feticci, trofei. Ma non usarono mai quel termine hairfeish.

Era un feticista dei capelli e gli piacevano solo le capigliature femminili, aveva indipendentemente dal colore, la passione per le lunghe chiome delle donne o meglio, amava rasarle personalmente e completamente a zero, renderle calve. Oltre che con il clipper elettrico, amava praticare loro anche il cosiddetto “shaving”, cioè insaponare la testa e farle la barba al cranio con schiuma e lametta, rendendogliela pallida e lucida.

Clelia un giorno le confidò che a volte pagava anche delle donne, soprattutto extracomunitarie dell’est che dietro compenso o favori sociali, si lasciavano rasare il capo totalmente a zero.

“Sedute proprio nella sedia dove ora c’è lei ora dottoressa!” ... Le comunicò con un sorriso perfido. E le rivelò:

“Ha questo hobby, e ha un armadietto dell'ufficio pieno dei suoi oggetti…” Facendo segno con il dito qual’era l’armadio tra quelli alle pareti, e non chiamandoli volutamente feticci ma oggetti.” … chiome di capelli lunghi, alcune legate a coda di cavallo, altre con i capelli sciolti tenute a ventaglio, tagliate e rasate personalmente da lui e appesi come trofei... “Disse sorridendo:” Sono manie innocue…” Affermò minimizzando e continuando:” …  alcune più lunghe e altre più corte, di tutti i colori, nere, bionde, anche rosse e qualcuna anche grigia…” Precisò ridendo.

Francesca ascoltò quelle confidenze stupita, portandosi d’istinto la mano a toccare i suoi capelli come a esorcizzare quelle parole.

" Che gusti però!!...Un hobby strano, una stravaganza anomala." Esclamò turbata dalla confidenza…" Aggiungendo subito: “L’importante è che le donne rasate siano consenzienti!"

"Si...sì! Certo!...  lo sono! “Si affrettò a rispondere Clelia.” È una sua passione! ...E tutte lo fanno volontariamente, chi per denaro, chi per necessità e....chi per gusto di provare l'ebbrezza della macchinetta sul cuoio capelluto. Sa!... Dicono le donne già rasate, che provano piacere quando lo fanno e vengono tosate!... Sa!... Le vibrazioni sul cranio sono piacevoli, danno una bella sensazione ... E poi lui è molto bravo a rasare, un vero ... barbiere del cranio. Un maestro!!" Affermò ... mettendola al corrente sorridendo.

"Diooo!!" Esclamò Francesca rabbrividendo. " Io per niente al mondo mi farei rasare a zero, ci

tengo troppo ai miei capelli, alla mia femminilità. Comunque ognuno ha i suoi gusti e le sue passioni e non sarò certo io a giudicare il signor Giovanni. L'importante è che non interferiscono con le mie, a me non danno fastidio le ragazze che si rasano la testa, né chi le rasa per qualsiasi motivo, l'importante è che sia una loro scelta senza coercizioni. Anche se però il sig. Giovanni è strano come uomo… ad amare le donne calve.”

 

Confidenze a parte, il suo lavoro proseguiva tranquillamente e normalmente, un giorno per cercare delle pratiche, senza più ricordarsi aprì l’armadietto dell'ufficio segnalatole da Clelia, quello del signor Giovanni, ed ebbe un soprassalto quando lo spalancò, trattenne il fiato sbalordita, restando di stucco e impressionata. Appese all’interno, allo schienale sui lati e internamente agli sportelli, c'erano una ventina di capigliature che parevano scalpi, tutte legate con un nastrino rosso ed agganciate a dei chiodi; code, ciocche o ventagli di capelli, più o meno lunghe e di tutti i colori come le aveva detto la signora Clelia.

Capì perché ogni tanto lo vedeva vicino a quell'armadio aperto, con le braccia all'interno, veniva ad accarezzarle a toccare i suoi feticci.

D'istinto avvicinò la mano tremolante e le toccò anche lei, le accarezzò con le dita, le fecero una strana impressione, un brivido la percorse lungo la schiena fino ai suoi capelli e le formicolò il cuoio capelluto, un brivido strano, spaventoso ma eccitante ... perverso.

Sotto il ripiano, trovò le pratiche che cercava, le prese e richiuse l'armadio uscendo impressionata e turbata dal suo ufficio.

 

Un pomeriggio tranquillo, con poco o nulla da fare, Clelia arrivò in ufficio e si mise a

chiacchierare con il signor Giovanni e poco dopo sempre parlando tra loro, Francesca li vide entrare nella sua stanza e avvicinarsi alla sua scrivania.

Chiacchieravano di immigrazione e della legge che la disciplina e ridevano.

Francesca ingenuamente seguiva quella discussione preparata appositamente da Clelia e da quell'essere flaccido e disgustevole del signor Giovanni per attrarre la sua attenzione.

Ascoltava il signor Giovanni fare alcune considerazioni riguardo la legge sugli immigrati.

Ascoltava in silenzio, si accorse subito che quello che diceva il signor Giovanni era sbagliato.

Lui si rifaceva ancora alla legge Bossi-Fini, soprattutto in quelle parti che riguardavano il lavoro, soprattutto sull'artico 21, che introduceva la figura del garante per trovare lavoro.

E lui si proponeva come garante a molte famiglie di immigrati per fargli ottenere il permesso di soggiorno.

Come speravano loro, d'istinto e sorridente Francesca si intromise in quella discussione.

“Forse non sa che la legge è stata modificata dal ministro Livia del Turco nel 2006.” ... Disse per precisione, ma nemmeno lei ricordava con esattezza che era stata cambiata ancora negli ultimi anni.

“Ci sono state innumerevoli modifiche.” Lo informò sicura: “Proprio sull'articolo di legge sulla cittadinanza e sul lavoro…” Precisò.

“Io non so queste cose!” ... Ammise falsamente Clelia:” Le ragazze extracomunitarie che lavoravano per me ...” Aggiungendo subito, mentendo:” ... in ufficio, non avevano il permesso di soggiorno, ma era uguale, lavoravano lo stesso.” ...Dichiarò sorridendo sola.

“Si, ma sono sempre subordinate a un datore di lavoro.” Precisò Francesca da esperta.

La discussione si fece lunga e anche piacevole. Con Giovanni che continuava a far valere le sue

convinzioni.

“Senti!!.... Non fare tanto l'esperto, che qui abbiamo una dottoressa in legge, che ne sa senz'altro più di noi. E semmai è lei l'esperta, non tu!” ... Esclamò Clelia a Giovanni, guardando compiacente Francesca.

Fingeva di darle ragione, le teneva il suo ragionamento, pur ammettendo di capire poco.

Francesca non sapeva che era tutto uno sporco trucco, un gioco, con l’intento comune dei due per ingannarla e soggiogarla.

Pur non essendo il suo indirizzo specifico in legge la giurisprudenza sul lavoro, ma quella sul penale, incoraggiata da quell’inaspettato sostegno di Clelia continuò:

"Mi scusi! ... Non è così signor Giovanni.” ... Esclamò infervorata dal suo ruolo giuridico.

Si che era una giovane laureata da pochi mesi, ma certo non poteva fare una brutta figura e farsi mettere sotto da quel laido grassone presuntuoso e ignorante….

Il loro fine era di coinvolgerla e portarla a scommettere e con uno stratagemma già preparato

incastrarla facendola perdere....

Giovanni aveva in tasca il “Jolly”, l'ultima circolare ministeriale, che modificava ancora il comma di cui stavano discutendo ed a cui Francesca faceva riferimento, ma si guardava bene dal dirlo.

Come sempre, la fortuna aiuta i disonesti e i perfidi, ed ebbero più facilità di quello che speravano, complice l'ingenuità, la sprovvedutezza e l'inesperienza di Francesca riguardo, il gioco e le scommesse.

Per attirarla nel suo inganno, quell'essere flaccido, esclamò:

“Scommettiamo che è come dico io?”

Clelia prendendone le parti di Francesca e adulandola, rispose:” Ehh ...figurati!!... Ma cosa

dici?... Lei è Dottoressa, laureata in legge…vuoi saperlo meglio di lei?”

“Oddioo!!!” Esclamò Francesca ridendo per il modo con cui Clelia presa dall'enfasi, esternava la sua partigianeria nei suoi confronti.

“Non c'entra il fatto che sono laureata in giurisprudenza signora...  Ma la legge è chiara!” Rispose sorridendo

“Figuriamoci!!” ... Rispose Giovanni rivolgendosi a Clelia e alzando il tono della voce in modo

provocante:

” Capisco che la nostra collaboratrice sia laureata in legge, ma sono sicuro di avere ragione.

Scommettiamo che è così? ...”

Clelia rispose: “Anche se sono sicura di vincere, non ho euro da giocare.”

“Beh giocati i capelli!” …Ribatté lui, con la sua grassa voce ridendo.

” Lo farei! “Rispose Clelia ...” Sono sicura che ha ragione la Dottoressa Francesca.” Ripeté: “Ma cosa te ne faresti di questi quattro peli grigi? … A te piacciono quelli bei lunghi e colorati

delle giovani extracomunitarie che in cambio del permesso di soggiorno per loro e i loro mariti, si fanno rasare a zero la testa! “Rispose ridendo.

Poi Clelia girandosi perfidamente verso Francesca, segnalò con la mano i suoi capelli biondi:

” Giocateli con lei!!”

Francesca fu presa alla sprovvista:” Come?” ... Chiese impacciata.

Ma lui pronto la guardò domandando: “Lei gioca dottoressa?”

” No! No!” ... Rispose Francesca:” Non ho mai scommesso in vita mia...”

Ma lui continuò:

“Provi su!... Scommettiamo su chi ha ragione. Se lei è una laureata vera... non dovrebbe avere timore.” Pronunciò con provocazione.

“Vera?” ... Esclamò risentita:” Certo che lo sono!” …

“Come osa dubitare di me quel laido ciccione.” Pensò.

“Sentiamo prima i termini della scommessa e dopo ti darà una risposta.” … Pronunciò Clelia intromettendosi e prendendo sempre le sue parti.

“Scommettiamo… tremila euro!” Disse Giovanni pronto.

“Ma io non ho una cifra del genere mia.” … Rispose Francesca sorpresa. “E poi come ho detto, non ho mai scommesso!”

“Ohh... è semplicissimo, se ha ragione lei, lui le darà la somma pattuita, se ha ragione il signor Giovanni e perde lei o le dà la somma pattuita o si fa rasare a zero i capelli.” ... La informò Clelia.

Francesca trasalì, le vennero i brividi sulla schiena e le braccia a pensare quell’uomo rasarle i capelli e considerò:

” Ma che razza di proposta è mai questa? ...Con chi crede di avere a che fare il signor Giovanni? … Giocare i miei capelli in una scommessa? …È pazzo quell'uomo.”

Rifletté un attimo, era certa di vincere, ma non le andava assolutamente di giocarsi i suoi bellissimi capelli in una scommessa.

“Ma io non ho quella cifra sul conto corrente!... Ho solo duemila euro e mi servono per il

matrimonio. “... Ripeté, sperando che desistessero da quella provocazione e proposta assurda.

“Ma intanto vince dottoressa!” ...La incitò ancora Clelia perfida come una serpe, facendole credere che il signor Giovanni bluffava.

Francesca restò il silenzio pensosa... loro si guardarono negli occhi con uno sguardo complice.

“Allora?” ... Giovanni la incalzò: “Noto dottoressa che è incerta?... Forse la sua preparazione

giuridica vacilla?... Deve ammette la sconfitta! “...Esclamò con quel suo ghigno orripilante, mostrando i denti sporchi.

Francesca si chiedeva se quella sua spavalderia fosse davvero solo arroganza, superficialità,

presunzione, un bluff insomma… di voler far credere di sapere cose che non erano di sua

competenza?” E ragionava:” In fondo il signor Giovanni si occupa di edilizia e prestiti che ben poco a che fare con la legislazione del lavoro.” Ma non voleva scommettere e per

tirarsene fuori, viste le loro insistenze, replicò con educazione, sorridendo:

“No!... Per tre mila euro non li giocherei mai i miei capelli! ...Per niente al mondo” Affermò.

” E per quanto?” … Chiese Clelia, approfittando subito della possibilità e del dubbio che c’era in lei.

Francesca esitò, dondolava il capo in modo negativo, non voleva scommettere era inutile che insistevano.

Ma quell’orso di Giovanni per chiudere tutto e non farsi scappare l’occasione e convincerla rilanciò: “Per cinquemila euro? “

” Nemmeno!!” … Rispose subito Francesca scuotendo la testa e dicendo:” No! ...Non li gioco i capelli, ci mancherebbe…”

Clelia e Giovanni si guardarono perfidi ancora negli occhi e lui rilanciò nuovamente:

“Per diecimila euro allora!!” … Teso in viso, sudato e eccitato da quella trattativa e dalla possibilità di poter rasare a zero fino a rendere calva la bella Francesca.

Non voleva farsi scappare la possibilità, erano un trofeo ambiti i suoi capelli castano dorato e sarebbero stati bene appesi al suo armadio, e poi dovevano incastrarla, per ottenere e mettere in pratica quello che avevano intenzione di fare di lei.

Francesca restò stupita, diecimila euro erano tanti, ma non voleva scommettere e pensò di aumentare la posta, sicura che non avrebbe mai accettato. Voleva dire di no assolutamente, ma per certezza che rifiutassero e la smettessero con quel discorso all’improvviso esclamò:” Quindicimila euro…” Sicura che avrebbe detto di no.

Lui per sfida e per tenere testa a Francesca ribatté:” Accetto!”

Clelia rivolgendosi a Giovanni fingendo di essere preoccupata per lui gli chiese infidamente:

“Sei sicuro di quello che fai? .... Guarda che tu giochi 15.000 euro ...le perdi. Lei è esperta di leggi, tu sei solo un costruttore, lei ha più possibilità di vincita su di te!... Non essere pazzo!... Non accettare che rischi di perdere.”

” No!! “Rispose lui provocatorio...15000 euro o la va o la spacca!!!"

“Bè!... Io li giocherei io i capelli a questa cifra!” ... La esortò perfidamente Clelia osservandola sorridente.

Ma Francesca stupita che avesse accettato scosse il capo rispondendo ancora di no:” No, non gioco i capelli, la mia richiesta è stata una reazione, una provocazione…” Disse. “Non ho mai   scommesso, non mi piace scommettere e poi non mi va di giocare quella cifra contro i miei capelli, anche se allettante e sono sicura di vincere.” Affermò.

" C'è sempre una prima volta anche nelle scommesse, facciamo così! ...Dica lei quanto vuole? " ... La incitò il sig. Giovanni.

Con l'intenzione finale di far smettere quella discussione assurda e quel mercato sulla scommessa e sui suoi capelli esclamò di getto:

” Ventimila euro!!”

" Eehhh!!!...Ventimila euro? …Ma lei è pazza?” …. Sbottò rosso in viso Giovanni:” Quasi due anni di paga di un operaio…”

"Se vuoi è così se no la dottoressa Francesca non scommette." ...Rispose Clelia intromettendosi fingendo di prendere le sue parti:” Lei si deve sposare e devi farsi il corredo e ventimila euro sarebbero proprio un bel regalo per il matrimonio.”

" Ma è una cifra altissima!" ... Dichiarò Giovanni. "Nemmeno che la Dottoressa fosse un attrice e avesse capelli particolari e lunghissimi."

Francesca sicura che non avrebbe mai accettato sorrise, ma quel sorriso le si gelò sulle labbra

quando sentì dire al signor Giovanni:" Va bene!!... Accetto!!... Accetto!! Ma voglio garanzie."

Clelia fingendo una loro vittoria che non c'era, sorridendo si complimentò con Francesca:

" Brava dottoressa!!... Lo ha fregato, non se l’aspettava e ha la vittoria in tasca… Praticamente ha già vinto ventimila euro e gli serveranno per il suo matrimonio. Pensi a quante cose potrà acquistare con quei soldi ora che deve mettere su casa per sposarsi, si arrederà la casa e gliene ne resteranno ancora!" Esclamò perfida.

Francesca era confusa e spaventata che avesse accettato.

"I miei capelli!?" Borbottò ... incredula accarezzandoli mentre Clelia e Giovanni si guardavano negli occhi.

Rifletté, era davvero tentata per quella cifra e poi aveva ragione la signora Clelia, le avrebbero fatto comodo per il matrimonio, altro che i duemila euro che aveva sul conto corrente in banca. Anche se non aveva mai scommesso aveva la certezza di vincere, non pensò nemmeno per un istante che se avesse perso, avrebbe dovuto rasarsi a zero, era tanto sicura di sé, che non lo prese nemmeno in considerazione.

Sentì un tremito sulla pelle e al cuore, l'adrenalina del rischio le dava scariche di eccitazione e

euforia. La sicurezza di vincere e il rischio le facevano battere il cuore a mille e avere una sensazione di vertigine. Sentì per un attimo sulla schiena e nel cuore passargli quel brivido tipico e meraviglioso del gioco d'azzardo.

Non era una giocatrice, non aveva mai giocato, ma ora in quella situazione, istigata da Clelia,

dalla tentazione e dalla vittoria certa, in preda all'esaltazione esclamò anche lei:

” Accetto!!...D’accordo… accetto la scommessa!!” … Esternò sicura di vincere, sotto il sorriso mefistofelico di Clelia e lo sguardo da rettile velenoso pronto a mordere la preda di Giovanni.

“Peggio per lui se è così stupido da insistere.” ... Si giustificò mentalmente per quei soldi che ancora non aveva vinto.

"Bene!!".... Esclamò Giovanni intervenendo e precisando:

” Ognuno di noi compila un assegno da ventimila euro e lo dà in mano alla signora Clelia, penso che vada bene ad entrambi come garante!”

Francesca Accettò. Si strinsero la mano davanti a Clelia, in segno di intesa.

Svelta Clelia le fece prendere il libretto degli assegni dalla borsetta facendoglielo compilare e firmare subito, lo stesso fece Giovanni.

Francesca firmò il suo l'assegno e lo misero nelle mani di Clelia, non sapendo che con quel gesto, metteva nelle sue mani il suo avvenire, la sua vita futura.

I due, Clelia e Giovanni, si guardarono con un lampo negli occhi, ingenuamente la loro preda aveva accettato e.… avevano chiuso la gabbia anche a lei, con il tutto più facile del previsto e sorrisero.

“Bene!” .... Esclamò Giovanni, ora mi porti le prove che ha ragione lei e la signora Clelia le darà il mio assegno da ventimila euro.

“Io intanto esco! ...Vado un attimo da mio marito, quando sarete pronti fatemi sapere che ritorno.” Disse Clelia adducendo un impegno e così dicendo uscì dall'ufficio .

Francesca restò sola e subito si diresse verso il computer è digitò il Codice Civile, cliccò e agitata cominciò a cercare, sfogliando le pagine elettroniche.

Cercando su internet, trovò l’articolo di legge che le interessava, non sapendo che nel consiglio dei ministri c’era stata una revisione e l’emissione di un articolo nuovo più recente. Stampò quello che riteneva l’ultimo e trionfante andò dal sig. Giovanni nell’altro ufficio e glielo mostrò sorridente, il quale dopo averlo visionato senza minimamente scomporsi trasse dalla tasca alcuni fogli sgualciti, li dispiegò e li mostrò a Francesca.

Lei leggendoli sobbalzò sorpresa;” Non è possibile! ...” Mormorò.

 Si trattava di una circolare Ministeriale recentemente, emessa proprio quel giorno, con la quale si portava a conoscenza degli uffici ministeriali e degli enti locali che c'era stata una nuova modifica della legge e che l’articolo precedente, quello in cui confidava Francesca era da ritenersi superato e decaduto.

Incredula ritornò nel suo ufficio, andò su internet e cercando sui siti specializzati vide che era vero e c’era anche lì la circolare nuova e leggendola e rileggendola realizzava che aveva ragione lui, che aveva perso…

“Non è possibile …” Si ripeté pensando ai suoi capelli. “Quella del sig. Giovanni è stata una mascalzonata! ... Lui lo sapeva quando mi ha fatto firmare, mi ha raggirata!” ...Pensò sconfortata sbiancando in volto, e reagì d’impulso, si infuriò dicendo in un flebile tentativo di difesa: “Lei signor Giovanni non è stato corretto, mi ha ingannata e quindi la scommessa non ha alcun valore.”

Il sig. Giovanni senza minimamente scomporsi rispose che la scommessa aveva la piena validità giuridica perché, a prescindere da come erano andate le cose, risultava che aveva ragione e aveva vinto lui.

Francesca diventò inquieta e agitata, si sentiva impotente e persa, in cuor suo ammetteva la validità delle argomentazioni del signor Giovanni e le riconosceva giuste e quindi chinando il capo dovette accettare la sconfitta, aveva perso.

Ma fu presa subito dal panico, di dover saldare il debito.

“Va bene!” Esclamò Francesca cercando di rabbonirlo:” Lo ammetto, ha ragione lei, non sapevo di questa ultima modifica, l’articolo di legge non è più quello che credevo io, è stata migliorata la legge e non ne ero a conoscenza.”

Era nervosa, pentita di aver scommesso ventimila euro senza neppure averli, se avesse potuto sarebbe tornata indietro, ma non poteva più, la realtà era quella.

Lui sorrideva perfidamente della sua agitazione e apprensione.

Francesca restò in silenzio, sapeva che aveva perso, che aveva ragione lui e che aveva sbagliato a scommettere, non doveva farlo e pallida ammise la sua sconfitta.

“La mia solita sfortuna…” Pensò angosciata:” … Ed ora? ...Cosa succederà? Che faccio?... I soldi da dargli non li ho e non ho nemmeno alcuna intenzione di lasciarmi rasare a zero da quel farabutto e appendere i miei splendidi capelli in quel suo armadio pieno di feticci a coda.”

Mentre rifletteva, sentì dire: 

“Io esco! ...Porto Buck a fare la pipì. Ci vediamo dopo!”

Sola riflettendo, pensò e convenne con sé stessa che non valeva la pena di scontrarsi con quell'uomo, visto che era anche uno dei soci della finanziaria a cui i suoi genitori dovevano i soldi, ma era preoccupata.

Poco dopo vide rientrare il signor Giovanni con quel grosso cane nero e bavoso vicino, che la

fissava sempre, terrorizzandola.

Le Sorrise, cercando di smorzare la tensione, dicendole subito:

"Ho perso la scommessa signor Giovanni, aveva ragione lei, ma gli vorrei parlargli."

"Dopo!" … Rispose lui in tono secco e infastidito. "Dopo! ...Ora vada a lavorare." Esclamò chiudendosi nel suo ufficio.

In tensione Francesca si sedette ad attendere che uscisse continuando a lavorare, pensava a cosa poteva fare, fuggire? ... E poi le conseguenze?

Aveva firmato un assegno a vuoto di 20.000 euro, che se il signor Giovanni metteva all'incasso era rovinata, la fine della sua carriera da futuro avvocato o magistrato, la professione a cui aspirava lei. Farseli imprestare da qualcuno, nemmeno a parlarne e da chi poi? ...Dai suoi genitori? ... Dal suo fidanzato?... No!... nemmeno a pensarci, meno cose sapevano lui e la sua famiglia di questo pasticcio, meglio era.

E poi non era solo per lei, se non onorava il debito, si sarebbe rifatto anche sul prestito dei suoi genitori.

Era una situazione tremenda. Le vennero gli occhi lucidi dalla tensione, come raramente le

capitava. D’altronde non aveva nessuna intenzione di farsi rasare a zero, ma come poteva fare? 

Intanto Giovanni dal suo studio telefonò a Clelia:

"Vieni che è entrata nella gabbia! “Le annunciò ridendo: " Dobbiamo solo chiuderla ora."

Dopo mezz'oretta, arrivò Clelia che fece finta di tornare per caso. Francesca come la vide le si

avvicinò gentile con gli occhi rossi e lucidi dicendo:" Signora Clelia ...Ho perso la scommessa. Mi aiuti la prego!"

Lei fece finta di non sapere nulla, iniziando a darle del tu e a non chiamarla più dottoressa.

"Hai perso cara?” Domandò fingendo sorpresa: “Lui ti ha detto qualcosa? "

"Non ancora, glielo accennato, ma mi ha detto di continuare a lavorare ed è entrato in ufficio. Io non ho i soldi per pagare e non voglio nemmeno perdere i miei capelli. Mi aiuti!"... Le chiese in modo supplichevole stringendole la mano di Clelia tra le sue in segno di apprezzamento.

“Lasciami andare a parlargli, vediamo se troviamo qualche soluzione.” Le disse sorridendole.

Francesca preoccupata e inquieta tornò a sedersi in apprensione, mentre Clelia entrava nell'ufficio del sig. Giovanni, chiudendo la porta dietro sé.

Quando furono soli, felici scherzarono:

" Ci siamo…. è fatta!" ...Esclamò Giovanni.

" Si!!" ...Rispose Clelia. " È stato più facile di quel che pensavo e proprio una stupidella, una credulona, la facevo più furba, si è lasciata ammaliare dal miraggio dei soldi. Ma ora bisogna solo farle la proposta ...vedrai che accetterà! "

Il piano procedeva bene, come volevano loro e Salvatore.

Restarono ancora parecchi minuti fingendo di parlare, poi la chiamarono.

Entrò titubante e timorosa, la fecero sedere in una sedia al centro della stanza.

Giovanni si avvicinò a Francesca, con il suo ghigno perverso le girò attorno e le accarezzò i capelli alzandoli e facendoglieli ricadere sulle spalle, dicendo serio, dandole ora anche lui del tu senza più chiamarla dottoressa:

" Hai perso lo sai?"

"Si!" ...Rispose lei tremante con gli occhi umidi.

"Hai i soldi da darmi? ...Ventimila euro? " Domandò.

"No."... Rispose Francesca.

"Allora come facciamo? "… Chiese Giovanni." C'era un accordo verbale tra noi. Te lo ricordi? "

Francesca annui con il capo abbassandolo e mormorando un:" Si!” ... Rauco e di gola.

Per risposta Giovanni esclamò forte:

" Hai dei bei capelli sai?... E li hai persi per scommessa! Sono miei ora lo sai?!... Ho mi dai i soldi dell’assegno o me li prendo tutti.” Annunciò toccandoglieli ancora. E avvicinandosi a un mobiletto, aprì il cassetto estraendone un pettine e una macchinetta elettrica tosatrice per rasare a zero i capelli, un clipper ... e un nastrino rosso.

Gli occhi di Francesca si spalancarono spaventati alla vista di quegli oggetti, aveva paura, tremava, le scesero due lacrime sul viso, stava per scoppiare a piangere.

Ma lui continuò a inferire di più su di lei:

" Che peccato!! ...Hai dei capelli bellissimi, meravigliosi, splendidi, chissà quanto tempo ce voluto a farli crescere così belli e tutte le cure che le hai dedicato e praticato."

Francesca vide che in mano aveva un nastrino rosso di seta, come quelli che legavano gli scalpi che aveva visto giorni prima.  

Giovanni si avvicino al suo armadio bacheca e aprì tutte e due le ante, mostrandole tutte quelle lunghe code o ventagli di capelli appesi all’interno.

“Ecco i tuoi li appenderò qua!” Disse facendo segno con l’indice e toccando un punto:” A questo chiodo, tra la chioma nera e quella color mogano che ci staranno benissimo vicino.”

Le lacrime iniziarono a scendergli silenziose sul viso. Guardò Clelia supplichevole.

Ma avvicinatosi dietro lei, Giovanni prese i capelli, li tirò e lisciò più volte facendone una coda

folta e lucida, senza che lei passiva, sapendo che era il prezzo da pagare lo impedisse e tenendola ben tesa con una mano, le girò attorno il nastrino rosso proprio adeso alla nuca.

E mentre allacciava in basso il fiocco del nastrino per tenerli uniti nella rasatura esclamò:

"Certo che rasata a zero, non sarai più come prima!... Perderai tutta la tua bellezza, il tuo fascino, la tua femminilità. La gente ti guarderà deridendoti o con compassione, penserà che sei malata, sarai costretta a non uscire da casa o portare in testa la bandana o la parrucca.”

Continuando a inferire perversamente, umiliandola e spaventandola:

“E il tuo fidanzato? ... Dovrai spiegargli perché lo hai fatto. Certamente non gli piacerai più!... Non sarai più quella di prima, perderai tutto il tuo splendore e la tua avenza. Forse se ne cercherà un’altra, magari qualche tua amica che lo guarda sempre e che ha i capelli lunghi come i tuoi ora ... Che peccato! … Davvero un peccato!... Una ragazza giovane e bella come te, proprio ora che dovreste sposarvi." Dichiarò.

Francesca portando le mani sul viso all’improvviso scoppiò a piangere singhiozzando forte scuotendo il torace, ma non fece compassione a Giovanni che anzi ne provava soddisfazione da quel suo stato emotivo e si eccitava di più.

Intervenne Clelia, con un’occhiata complice.

" Ma non c’è un rimedio?... Un'altra possibilità invece che rasarla a zero? “... Chiese a

Giovanni.  

"No mi dispiace, lo sai, mi conosci, per me i patti sono sacri." Rispose lui.

"Ma non c'è niente che possa fare in cambio di quei soldi e al posto della rasatura??” Domandò ancora già d’accordo con lui in quel gioco delle parti.

"No! " Esclamò Giovanni.  Fingendo di correggersi subito dopo: “Forse una soluzione…” Fece una pausa:” … forse ci sarebbe!" Disse.

"Quale?"… Chiese Francesca togliendo le mani dal volto e tirando su il capo, sussultando con il singhiozzo della possibilità concessale e illuminandosi in viso.

"Bè!... Diciamo che dovresti fare l'accompagnatrice a un mio conoscente che viene qui uno di questi giorni."

"Come l'accompagnatrice?" Chiese stupita.

"Si!... Essere gentile con questo mio conoscente, accompagnarlo a cena, a ballare, dove vuole.

Capisci cosa intendo? … Lasciarti anche accarezzare se occorre e ... " Non finì la frase che lei

Reagì alzandosi dalla sedia:" Ma lei è pazzo!!... Come si permette?... Io non faccio queste cose. "

" Ma solo accarezzare, sulla schiena, sulle gambe o il sedere senza fare altro. “Precisò Giovanni: Credo che in cambio di 20.000 euro o dei suoi bei capelli ne valga la pena.

" No!... Assolutamente!" ...Rispose Francesca orgogliosa e indignata, ricordando a Clelia che la osservava, lo stesso atteggiamento di sua madre Beatrice.

"Peccato allora !!" ... Ripeté nuovamente Giovanni, mentre il grosso rottweiler girava nervoso per la stanza rasentando le pareti e la scrivania, osservandola.

Giovanni prese sempre da quel mobile una stoffa piegata, la dispiegò e apparve una grossa mantellina nera come quella dei parrucchieri e sbattendola e facendola svolazzare in aria davanti a lei gliela mise intorno al collo coprendola tutta sul davanti, ripetendo:

"Proprio un vero peccato!!  Era la tua unica possibilità di salvare e tenere i capelli!"...  Sussurrò accendendo il clipper e avvicinandosi alla sua testa, facendole con sapienza sentire il ronzio della tosatrice vicino all’orecchio.

Francesca piangeva singhiozzando con quella lunga coda legata con il nastrino rosso e penzolante sulla schiena, mentre Clelia davanti a lei la guardava soddisfatta, trionfante, chiedendole ancora:” Ma davvero preferisci farti rasare a zero il capo, piuttosto che accettare la proposta del signor Giovanni? Accetta!... Cosa ti costa? … Non lo saprà nessuno e tutto finirà.” Aggiungendo falsamente:” Non dovrai fare niente di particolare, al massimo solo lasciarti fare qualche carezza sulle gambe, sul seno o sul culo e basta!”

Nel frattempo Giovanni portò il clipper davanti all'attaccatura frontale dei suoi capelli, esclamando: "Iniziamo!!"

Lo appoggiò sulla fronte facendole sentire oltre che il ronzio, le vibrazioni sul cuoio cappelluto e le fredde lame metalliche sulla pelle, quando un grido improvviso squarciò l'aria:

"Noooo!!!...Noooo!!! “Urlò Francesca tra i singhiozzi e con le lacrime agli occhi. " Noooooo!! … La prego! ...Farò come ha detto lei, ma mi lasci i capelli, non mi rasi. La prego!"

Giovanni e Clelia si diedero un 'occhiata complice e compiaciuta d’intesa e abbozzarono un sorriso. 

Soddisfatti la guardarono, piangente, anche lei come la mamma, suo fratello, sua sorella e Martina era chiusa in gabbia.

"Bene!" Esclamò Giovanni. " Hai accettato la mia richiesta. Ma non prendermi in giro con ripensamenti vari, che non li sopporto e posso anche diventare cattivo. Niente scherzi dell'ultimo momento… Intesi!?”

“No…no!” Farfugliò Francesca spaventata.

“E stai tranquilla che nessuno saprà niente, soprattutto il tuo fidanzato e i tuoi genitori, sarà solo un tuo piccolo segreto. Questo mio amico non è di qua, è di passaggio, è straniero.

Dovrai accompagnarlo solo a cena, a ballare e nient'altro, se lo ecciterai, ti accarezzerà solo un po’ e poi tutto sarà finito lì."

Lei seduta sulla sedia con le lacrime agli occhi fece cenno di sì con il capo.

Giovanni sorrise appagato, anche per lui era stato più facile di quello che pensava, la fortuna era stata dalla sua parte.

Guardò Clelia sorridente. Era fatta!!

A malincuore spense e rimise il clipper nel cassetto e poi le tolse la mantellina ripetendo:

"Ma non farmi scherzi!... Voglio essere chiaro. Se all'ultimo minuto cambi idea e mandi tutto

all'aria, divento cattivo ... molto cattivo e oltre che rasarti a zero ti faccio tatuare!"... Le disse deciso e autoritario, mostrandosi per quello che era realmente.

"No! ...No" ...Esclamò Francesca terrorizzata da quelle parole asciugandosi le lacrime: “Farò come dice lei."

"Bene! " ... Aggiunse accarezzando il cane sulla testa." Ora torna al lavoro, ti dirò io quando sarà il momento e la signora Clelia ti istruirà."

Francesca uscì e tornò alla sua scrivania, mentre Clelia perfida le sussurrava:

" Vedrai che non succederà niente. Lo sai come sono gli uomini, al massimo allungherà le mani, tu lo lascerai toccare un pò e poi sarà tutto finito. Ora calmati!... Bevi un bicchiere d'acqua e vedrai che sarà meno terribile di quello che pensi e ci guadagnerà la tua splendida chioma e il tuo assegno ritornerà a te.

Francesca con il singulto del pianto, ignara di tutto e della sua perfidia la ringraziò:

" Grazie di tutto quello che sta facendo per me signora Clelia e del coraggio che mi infonde."

"Ma figurati cara! ...” Rispose accarezzandole il viso e una lacrima, come aveva fatto con tante ragazze poi avviate alla prostituzione prima di lei:” Questo è il minimo, io sarò sempre a tua disposizione e dalla tua parte, ricordalo sempre. Vedrai diventeremo buone amiche e ti insegnerò molte cose." ... Le sussurrò avvicinandosi all’orecchio e come Giuda le

diede un bacio sulla guancia, assaporando perfida il gusto salino della sua lacrima pura, prima di avviarla per sempre alla perdizione e alla perversione.

Lei innocentemente accettò quel bacio traditore.

Ora ti saluto, devo andare al lavoro anch'io."

La salutò accarezzandole affettuosamente il viso e i capelli, sapendo che presto sarebbe diventata una sua squillo…

Iniziava per Francesca una nuova vita, tutta diversa da quella prospettata e sognata precedentemente.

 

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