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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.

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VIETATO AI  MINORI DI 18 ANNI

CAP. 17 LA PERDIZIONE

 

 

Martina era carponi con la pelle bianchissima e i lunghi capelli biondi sulla schiena e cadenti lateralmente, attendeva inquieta e timorosa la sua sodomizzazione. Lui le girava attorno con la sua asta olivastra eretta e oscillante, pronta a penetrarla e possederla.

" Adesso il marocchino ti incula!!...” Disse volgarmente Nabil:” Il musulmano!! ... O come mi chiamavi tu. Il servetto!  ... Ricordi?... Ebbene ora ti possederò analmente. Ti allargherò bene il tuo stretto e rosa buchetto del culo, come ho fatto con quello del tuo fidanzato, così quando andrai di corpo non dovrai spingere e quando farai aria intestinale non farai più rumore...” Affermò umiliandola, mortificandola e offendendola.

“Ora non hai più quell’aria arrogante di superiorità, superba e altezzosa di quando mi guardavi con lo sguardo sprezzante e fastidioso in negozio… signorina Martina…”

Pronunciava quelle parole di scherno e dileggio dietro a lei inginocchiata in attesa di essere sodomizzata e posseduta da lui.

Le accarezzava i capelli biondi, tirandoli su dalle spalle, guardandoli, tastandoli con le dita e sfregandoli tra i polpastrelli per poi annusandoli lasciarli ricadere sulla sua pelle lattea.

Da dietro, con il cazzo duro allungò il braccio su un mobile e prese un flaconcino di olio di Argan tipico delle sue terre, ne versò un po' sulle dita e incominciò a spalmarselo bene sul glande e lungo l’asta eretta, dritta e prepotente rivolta in alto, senza dar retta alle implorazioni che giungevano dal basso da lei. Unse bene anche l'ano di Martina con il dito, introducendo un poco la falange, facendola sussultare e ridendo.

Poi inginocchiandosi e allargandole i piedi si mise tra essi dietro il suo splendido culo, appoggiando il glande unto di olio contro il suo foro anale vergine e tenendola per gli stretti fianchi, iniziò a premere e spingere la sua asta olivastra, dura e lunga per penetrarla nel suo sedere tondo e chiaro.

Alla pressione Martina ebbe un sussulto, gli uscì un “Uuuhhhhh!!” dalla bocca e cercò di portarsi in avanti, subito bloccata dalle sue mani sula vita. Sentiva male.

Lo pregò di fermarsi per il dolore che provava:

" Fermati ti prego Nabil mi fai male! Faccio qualsiasi altra cosa che vuoi, ma questo no. Ti prego! ...Mi fai male!!" Lo supplicava.

Ma lui spingeva con determinazione, lentamente e inevitabilmente entrava in lei godente delle sue urla di dolore... la stava sverginando analmente, la sua asta entrava in quel foro rosa allargandolo all'inverosimile, sottomettendola, irrompendo nel suo retto mentre la offendeva, con parole volgari, toccandole e accarezzandole con una mano le sue splendide natiche. Spingeva, ridendo e godendo visibilmente.

Un:” Aaaaahhhhh!!!…Aaaahhhh!!...Fermati! ...Mi fai maleeee!” Usci dalle labbra supplicanti di

Martina.

Il suo ano si dilatò incredibilmente alla spinta di quel cazzo e come un laccio emostatico stringeva contro l'asta di carne olivastra che entrava inesorabilmente.

Aiutandosi con le mani Nabil, le appoggiò aperte sui glutei e con i due pollici iniziò a divaricare il solco intergluteo stretto e a spostare le natiche lateralmente, allargando di conseguenza il suo foro dolorante, mentre sprofondava dentro di lei.

Aiutava la dilatazione dell'ano, ampliandolo con la forza delle dita.

Ma nonostante tutti gli accorgimenti Martina avvertiva il dolore sverginale, della prima volta e sentendolo entrare, gridò: 

”Aaaaaaaaaaahhhhhh!!”... E arcuò il corpo sollevando a causa della sofferenza, la schiena e la testa indietro.

Stava perdendo la sua verginità anale. Provò una sensazione travolgente, aveva

gli occhi lucidi che lacrimavano e il viso tirato ansimante dal dolore.

La penetrò tutta fino in fondo, rompendole gli sfinteri anali e sverginandola, con lei piangente, fermandosi dentro a fare abituare il retto alla lunghezza e consistenza della sua asta olivastra ed espandersi alla dimensione di essa; portando l'ano a rilassarsi ed adattarsi al diametro e alla lunghezza del suo cazzo, facendo attenuare gli spasmi anali e rettali su di esso che si formavano per reazione all’intrusione di un corpo estraneo dentro di lei.

Era una manovra necessaria quella, perché Nabil da esperto inculcatore, voleva che Martina

godesse e non provasse solo dolenza, e così fu.

Nabil poco dopo iniziò a muoversi lentamente e poi più veloce ... sempre di più facendo scorrere la sua asta ricoperta di olio di Argan dentro al suo retto.

Lei a quei colpetti iniziali, incominciò a sentire la sofferenza dolcemente trasformarsi, diventare sotto lo sfregamento di quell'asta nel retto in fastidio e poi muovendosi sempre dentro lei, in piacere, sempre più intenso e forte e l'ansimare sofferente divenire di piacere.

Cadde dai fremiti sui gomiti al centro della stanza, con il torace e le sue giovani mammelle sul pavimento, su quel tappeto lurido con lo sperma del suo fidanzato, sollevando senza volerlo con quell’atto più in alto il suo bel culo con il cazzo dentro, a gambe divaricate, accompagnando i suoi colpi profondi con gemiti misti, di lamenti e piacere, con movimenti del bacino, facilitandogli la sodomizzazione.

Provava sensazioni nuove, e sentimenti avversi e strani si facevano strada dentro di lei.

Lo odiava, ma lo desiderava allo stesso tempo.

Ora, non più costretta e piegata dalla sofferenza, iniziava a provare piacere e si lasciava piacevolmente inculare, ubbidendo agli incitamenti di Nabil, senza protestare e gemendo... godendo, ad essere sodomizzata da lui.

Mentre Carlo silenzioso e sotto un certo aspetto soddisfatto osservava la sua fidanzata godente inculata dall'amico - amante - marocchino.

Martina, intanto che subiva quella sodomizzazione sverginale, in un attimo di lucidità si chiese perché accettasse tutto quello e si trovasse lì con lui, con quel ragazzo musulmano che odiava a lasciarsi sodomizzare. E intanto che pensava, godente, indipendentemente dalla sua volontà, seguiva d’istinto con il sedere i ritmi del suo cazzo nell'inculata, assieme alla musica araba di sottofondo e agli sguardi libidinosi e appagati di Carlo travestito e truccato da donna. Sembrava tutto surreale.

Non cercò la risposta, non ne ebbe il tempo.

Il piacere la stava invadendo tramite quel servetto musulmano, quello che lei spesso chiamava “stupido beduino schiavista” stava godendo. Una fitta di piacere la costrinse a contrarre il ventre; la sentiva tutta dentro quella lunga asta color ebano, fino al basso ventre.

Sentiva la sua pienezza dentro lei e la tensione sul suo ano che colpo dopo colpo, passaggio dopo passaggio, si arrendeva sempre più cedendo con i tessuti, lacerandoli, e li sentiva stringere sempre meno e allargarsi sempre di più nello spasmo al suo cazzo dentro lei, segno di indebolimento degli sfinteri con conseguente cedimento, dilatandosi all'inverosimile, quasi alla rottura reale.

Nabil inculandola, come aveva fatto con Carlo, cingendola per la vita portò la mano sulla sua

figa ormai slargata anch'essa e lasciò scivolare il dito medio tra le labbra, dentro la vagina,

iniziandola a masturbarla con un ditalino alternandolo al titillare del clitoride.

Martina sentì un brivido sulla pelle, il suo stesso calore arrivare forte anche al retto e spandersi, mentre l’umido vischioso del suo umore vaginale al fluttuare nel dito lungo di Nabil, la faceva godere sempre di più.

Si spinse con il tronco un pò su, in modo da sollevare il torace dal tappeto e posare lo sguardo sotto lei, dove la mano di Nabil, muovendo il dito le faceva un ditalino.

Osservò il proprio ventre incavato contrarsi al piacere che gli dava, poi vide la delicata peluria del pube, traslucida di umori, era tutta bagnata, godeva anche lei davanti e dietro.

Nabil, accorgendosene, tolse il dito da dentro la figa e portò la mano verso il volto di Martina facendoglielo annusare, appoggiando il dito bagnato del suo umore e spingendolo dentro le labbra facendole assaporare il suo stesso piacere.

Martina si eccitò di più a quel gusto aspro, pizzicante e selvatico e a quell'odore pungente e forte di figa … della sua figa godente, non lo aveva mai annusato, né assaporato e né goduto così tanto ed intensamente ad assaggiarne il sapore.

Avvertiva i propri sospiri e gemiti nell'aria e le parole d’incitamento di Nabil:

" Muovi il culo troietta bianca!!... Muovilo!!...Spingilo indietro!! ... Su! ...Fai un po' la puttanella occidentale! La troia!! ... La mia cagnetta dai!!” … Continuando: “Dillo che lo vuoi diventare!... Che lo sei! … Dai!!... Dì che sono il tuo signore e tu la mia schiavetta … su!!!"

Martina sotto il piacere ripeté esasperata quelle parole:" Si lo sono!!... Sono una puttana, una

troia!!... Mi piace farmi inculare da te!!...Sei il mio signore adesso!!"

" E anche la mia...? “...Aggiunse Nabil.

" La tua schiavetta!!" Ripeté lei con voce bassa e ansante.

Vocaboli duri e volgari, che non si era mai nemmeno permessa di pensare verso altre e non su sé stessa, uscirono dalle sue labbra prossime a dischiudersi ancora per lanciare l’estremo urlo di piacere.

“Ooooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Il contatto del cazzo sulle sue viscere profonde, le generò una fitta di piacere inatteso e intenso.

Godeva come la ragazzina che era alle prime scopate, girò di lateralmente più volte il viso sbattendo i capelli a destra e a sinistra mentre chiudeva gli occhi, prigioniera delle fitte piacevoli che sentiva al ventre.

Nabil portate le mani sul suo torace, le strizzava come se la mungesse le sue mammelle sode, indugiando sui capezzoli, mentre con una mano la teneva sul fianco per non farla allontanare ai colpi profondi e brutali che le dava in culo.

Lo spinse fino in fondo, contro, finché i suoi inguini e i suoi peli neri e ricci si appoggiarono alle natiche pallide di Martina, nonostante la sua lunghezza ora lo aveva tutto dentro. Restò immobile a lungo, senza muovere l’asta e ne un muscolo, per farle gustare sino in fondo quella

Presenza, sentire pulsare nel ventre la sua asta nera.

Gli aveva rotto il culo, l'aveva sfondata .... nel vero senso della parola.

“Visto Martina? ...Ti ho rotto il culo!... Ti ho sverginata e demolito l'ano e ti è piaciuto!... Ora c'è l'hai bello largo quasi come la figa. Te ne accorgerai quando andrai di corpo, per molto tempo non sentirai nemmeno passare la cacca e le scoregge.” E rise battendo sui suoi glutei bianchi la sua mano scura.

Martina con le lacrime agli occhi, involontariamente per riflesso ai suoi movimenti e a quelle parole, prese a contrarre i muscoli del suo ex piccolo ano rosa in spasmi forti, non riuscendo a controllarli e non capendo se avvenivano per la reazione a quel corpo estraneo di carne dell’asta di Nabil che la montava o per una reazione involontaria a sentirlo dentro di lei; mentre un rauco gemito di piacere usciva dalle sue labbra serrate.

" Ti piace?" Chiese Nabil ...

"Si!!!...Si!!!...Si!!!... Mi piaceee!!!" Rispose godente e arrabbiata Martina.

" Ora te lo allargo bene, visto che sei bella calda e non sentirai male." Esclamò ridendo, aggiungendo: “Per sempre!!... Vuoi??”

“Si! ...Si! ...” Rispose automaticamente e inconsciamente sotto il piacere, senza rendersi conto di quello che diceva e gli consentiva di fare.

Ne Carlo, ne Martina, intontita da quello che aveva fumato, ed estasiata dal godere capirono cosa volesse dire.

Ma lui lo estrasse completamente fuori dall'ano, lo cosparse ancora bene di olio di Argan per poi appoggiarlo e spingerlo nuovamente tutto nel suo retto, molto lentamente, per poi tornare indietro con il bacino e ritoglierlo di nuovo completamente e ripenetrarla spingendo gli inguini contro le sue natiche, rifacendolo più volte, aumentando sempre più la velocità e l'intensità delle penetrazioni, sempre più rapido. Dentro e fuori, dentro e fuori e ogni volta che usciva la cappella, era accompagnata da un flop d'aria intestinale che la seguiva, dilatandolo sempre di più, dicendo rivolto a Carlo:

" In questo modo glielo allargo bene e per sempre, è un metodo specifico per ampliare al massimo! ... Per fiaccare i muscoli anali e romperle completamente gli sfinteri, facendogli perdere l'elasticità a ristringersi.

Era perverso quello che faceva, non gli bastava aver sverginato e inculato quella povera ragazza di Martina, ora voleva anche rovinarla analmente permanentemente.

Vedrai!!... una decina di rapporti così e c'è l'avrà tanto largo, che lo prenderà in culo senza più

sentirlo!!" Disse ridendo sarcastico Nabil.

Martina non si rendeva conto, gemeva a quella pratica in un misto di sofferenza e piacere.

"Fantastico! … Non lo sapevo!"... Rispose perversamente Carlo esaltato da quello che stava facendo alla sua fidanzata, invece di esserne dispiaciuto e preoccupato.

Martina dentro di lei, lo sentiva entrare e uscire con spasimo e piacere, con quel flop finale all’uscita... dovuto all’aria risucchiata che nell’entrare dentro nella penetrazione nel suo foro ormai slargato, veniva compressa dal cazzo di Nabil nelle viscere e si liberava assieme a quella del gas intestinale nell'uscita del pene seguendo il glande a ritroso, con un rumore di sottofondo sordo, simile allo stappare di bottiglia, che andava a confondersi alla strana musica di sottofondo e ai suoi gemiti.

Poi lo inserì tutto e spinse con forza dentro più che poteva, fino ad avere ai testicoli contro il suo perineo e la sua vulva, lei sentendolo dentro, gemendo arcuò nuovamente il corpo sollevandolo il tronco in alto, godendo dall’intenso piacere.

"Stai godendo troietta bianca!" Esclamò Nabil sorridendo felice. “Scommetto che ora che hai provato a essere inculata da un musulmano, ti piace più dietro, che davanti?... Vedrai ti piacerà sempre di più! ... Ora godrò anch'io dentro te!" Dichiarò. E prendendola per i fianchi la tirò a se guidandola nel movimento, ritornando a montarla brutalmente, dandole colpi secchi, decisi e profondi da farla sussultare dal piacere e dal tappeto sul pavimento sotto lei.

La portò al limite dell’orgasmo, la tenne a lungo su quella sottile linea che separa il piacere dal

godimento, osservando eccitato come il suo ventre si adattasse ad avere il suo cazzo dentro e gli spasmi dell'ano oramai deboli le stringessero poco la radice del pene.

Martina sussultò, riaprì gli occhi e fissò lo sguardo di Carlo che la osservava seduto di fronte,

inebriato nel suo travestimento femminile, mentre Nabil dentro lei, esclamando parole

incomprensibili nella sua lingua araba, si inarcò per poi mormorare in Italiano con voce flebile:

"Ora ti riempio tutta!!... Vengooo!!"

Martina Sentì il suo seme arrivare a getti dentro di lei, avvertì il calore degli schizzi del suo seme giungere dentro l’intestino e spandersi nel suo addome, e quella sensazione di calore prolungò il suo piacere, mentre il suo corpo raggiungeva l’orgasmo anale scuotendosi tutta e dondolando il sedere. Era bello e sublime, ed i suoi spasmi aumentando incontrollati generando e aumentando immediatamente quello di Nabil.

Martina era distrutta, non aveva mai goduto così, forse aveva ragione Nabil ora che aveva provato, che si godeva più dietro, che davanti.

Nabil lo estrasse da dentro, lasciando il foro anale visibilmente dilatato, accasciandosi lei di lato a terra.

Glielo mostrò con la cappella sporca dalle sue feci, a quella vista Martina, rossa in viso girò

subito lo sguardo dalla parte opposta, si vergognava.

Passò i minuti di estasi sdraiata sul tappetino sporco, mentre Nabil si rialzava trionfante per aver sodomizzato e sottomesso quella ragazza cristiana, viziata e altezzosa che le piaceva così tanto.

Martina in quel suo stato di benessere post sodomia, avvertì un gorgoglio nel basso addome e il bisogno impellente di andare in bagno.

Cercando di alzarsi con una mano appoggiata sul ventre esclamò:

" Devo andare in bagno!"

Sentì le mani di Nabil che tirandola su per un braccio l'aiutavano a sollevarsi per accompagnarla ad evacuare, era uno stimolo rettale riflesso, la voglia di defecare al termine del rapporto anale, avviene quando si rilassano i muscoli pelvici.

Entrata in bagno, ebbe solo il tempo di sedersi, esplodendo nella tazza rumori intestinali che non facevano onore alla sua bellezza, misti a feci, aria e allo sperma di Nabil, senza sentirli quasi transitare   per la grande dilatazione che aveva.

Quella inculata e quell'orgasmo, l'avevano cambiata profondamente e inconsciamente in Carlo avevano colmato un desiderio insoddisfatto che aveva, a cui non era mai riuscito a non pensare, che anche Martina come lui fosse inculata e succuba di Nabil.

Mentre Nabil e Carlo chiacchieravano, si sentì lo sciacquone d'acqua del wc scorrere e poi

comparire sulla porta Martina, spettinata, sudata e nuda, con una mano sul ventre e rossa in viso, ma bellissima con il volto stravolto dalla sodomia e l’ano arroventato che le bruciava.

Era splendida con quei capelli biondi spettinati oltre le spalle, sembrava una ninfa della mitologia nordica, una giovane valchiria appena tornata dal campo di battaglia e sconfitta, vinta dal Moro.

Ma da giovane Valchiria nordica sarebbe diventata subito una ragazza musulmana.

 

Dopo pochi minuti, in cui si sedettero e bevettero qualcosa, Nabil alzandosi e ridendo mostrando ancora il suo incisivo spezzato, prese da uno sportello della credenza una grande scatola con dentro degli indumenti neri e la posò sul tavolino.

“Ora vieni qui!” Disse Nabil:” Davanti allo specchio così vedrai tutti passaggi della vestizione e memorizzerai facilmente. E stai attenta mi raccomando.” Esclamò severo.

Martina stupita chiese:” Che vestizione?”

“La tua vestizione a donna musulmana!” Esclamò.

“Mah…!!!” Borbottò lei, ma non disse più nulla, mentre Carlo stupidamente sorrise esclamando:

“E’ solo un gioco Marty! Hai visto mi avete travestito anche a me, ora lo fa con te, ti traveste da musulmana.”

Nabil fece un sorriso perfido e restò in silenzio, loro lo prendevano come un gioco, ma non lo era, lui voleva davvero convertire all’Islam quella puttanella cristiana e farla diventare una ragazza musulmana che seguiva i precetti dell’Islam, e per fare quello sapeva che doveva essere paziente ed andare per gradi e quello era solo l’inizio, il primo, l’iniziazione prima della conversione, ci sarebbero voluti mesi, ma sapeva di riuscirci.

E prendendola per un braccio la portò davanti al grande specchio a muro del soggiorno, deteriorato dal tempo, l’umidità, dai graffi e dall’ossidazione specie sui margini e

la fece mettere davanti ad esso per farle vedere e capire le azioni che stava facendo lui e avrebbe poi in seguito dovuto fare lei da sola per indossarlo.

“Ora tocca a te vestirti, ma lo farai come piace a me… e non commettere errori durante la vestizione.”  E rise e allungo la mano nella scatola a prendere il caftano ad abaya nero spiegandole:

” Questo indumento si chiama l’Abaya!”

“L’Abaya è un lungo camice nero di tessuto che copre completamente tutto il corpo dalla testa ai piedi, eccetto la testa, i piedi e le mani, è leggero d’estate e pesante d’inverno, ma coprente totalmente e viene indossato sotto ad un niqāb, che ti spiegherò dopo che cos’è! “Proseguendo aprendolo e allargandolo nelle mani quasi infervorato.

” Questo è un indumento femminile utilizzato in alcuni paesi musulmani. Questa volta lo indosserai nuda, sarà la tua prima volta anche in questo, ma poi lo farai altre volte sempre con indumenti intimi addosso, ma non quelli scandalosi che indossate voi occidentali che chiamate sexy ed erotici, ma biancheria intima araba, reggiseno a fascia e mutandine a pantaloncino. Prenderai pratica e imparerai a vestirti da sola che sarà come un rito farlo.” Precisò. Mentre Martina seguendolo nel discorso si toccava ancora il sedere indolenzito.

“Vieni!”  La invitò   dispiegandolo e allargando la tunica dell’Abaya, e infilandogliela dalla testa e dalle maniche glielo fece indossare e cadere fino ai piedi a sfiorare il pavimento, mettendoglielo apposto dietro e sulle spalle.

Quel lungo abito nero entrò subito in contrasto con la pelle chiare e i capelli biondi di Martina.

“Sembri più magra e più alta!” Disse Carlo osservandola.

Lei stupidamente d’istinto al che sembrasse più alta e magra sorrise e si guardò stupita nello specchio, girandosi di lato ad ammirarsi anche dietro, in un certo senso si sentiva affascinata da quella vestizione:

” Ma non avrò caldo?” Chiese scioccamente come se fosse la cosa più importante e non quella che Nabil le stava iniziando alla dottrina dell’Islam.

“No!... È d tessuto leggero questo! La mettono anche nel deserto!”  Affermò.

Poi le gettò ai piedi un paio di infradito che lei calzò.

Guardandola seduto sulla poltrona Carlo curioso esclamò ancora:” Ma la testa resta così? Mette un foulard?”

Nabil sorrise:” No per coprire il capo è consuetudine usare un altro indumento che varia a seconda del paese musulmano, dalle mie parti nonostante che siamo nell’entroterra del Marocco, sono integralisti e le nostre donne portano il niqāb, che copre tutta la testa eccetto gli occhi. Che poi vi spiegherò cos’è.” Disse proseguendo.

“Nella versione integrale l’Abaya prevede anche l’uso di guanti neri per nascondere le mani.” E fece segno dentro la scatola dove c’erano anche un paio di guanti, continuando:” E deve essere solo nero e non di altri colori.

Prese dall’interno della scatola un elastico e spostandosi le andò dietro le spalle, afferrò la lunga chioma bionda facendone una coda e la fermò con un elastico alla base sulla testa, attorcigliandola su sé stessa come una corda di Canepa, fino a rendere aderenti tutti i capelli come una treccia e facendola ruotare su sé stessa la appoggiò sulla nuca come uno chignon, fermandola con delle forcine o grandi spille.

“Per i capelli dovrai fare sempre così e poi fermarti il chignon alla nuca e se non hai forcine e spilloni, con due mollettoni come questi…” Che tirò fuori dalla scatola:” …in modo che non si muovano più. È proibito portarli sciolti sotto il niqāb. Hai capito?” Chiese mentre Martina sentendosi tirare i capelli indietro da lui si passava una mano sopra avvertendoli sulla testa lisci e stirati.

La fece guardarsi allo specchio non capendo lei appieno quello che stava facendo. E subito le passò in mano un indumento nero dicendole:

“Guardalo bene perché fa parte della tua vestizione.”

Lei lo prese e rigirò in mano osservandolo, sembrava un passamontagna leggerissimo di tessuto.

“Cos’è?” Domandò.

“E’ un cappuccio Hijab musulmano, serve a coprire tutta la testa e lasciarti fuori solo il viso.

Martina lo guardò ancora rigirandolo e aprendolo nelle mani.

“E’ in stretch elastico, di cotone nero che ti coprirà tutta la testa meno che il volto; solo la fronte, parte delle guance la gola e la parte superiore del torace. È femminile è fatto apposta per contenere i capelli lunghi raccolti sulla nuca mantenendo una certa eleganza.”

“Ma non mi darà fastidio?” Chiese Martina.

“No… come vedi…” Disse toccandolo anche lui:” …è leggero e traspirante, e indossato è morbido e confortevole, non credere che le nostre donne musulmane non apprezzino la comodità ed eleganza.” E rise.

“Su ora indossalo da sola.” La esortò lasciandoglielo tra le mani.

Martina allargo il tessuto e come un passamontagna lo mise sul capo tirandolo giù sul volto e sul collo, lasciando fuori solo il viso.

Le copriva tutto il capo, le orecchie e la fronte e girava giù sulle guance passando sotto il mento a coprirle la gola fino al seno e dietro il collo sulle spalle, pareva il soggolo delle suore, solo che quello invece che bianco era nero e di tessuto morbido.

“Così?” Chiese appena lo indossò.

“Si! Brava!” Rispose Nabil: “Ma mettitelo bene apposto, aiutandola lui ad assestarselo davanti intorno al viso e dietro sul chignon che si intravvedeva sporgente sotto il tessuto.

“Vieni guardati!” Disse facendola voltare al grande specchio rovinato del soggiorno.

Si guardò allo specchio e per la prima volta si vide con quell’abbigliamento, tutta nera solo il volto libero e non si riconosceva, sembrava un'altra, una musulmana vera.

“Sembri una suora!” Esclamò Carlo ridendo e facendo ridere incoscientemente anche lei, non rendendosi bene conto cosa sarebbe significato quell’abbigliamento per lei.

Intanto Nabil passandole dalla scatola un grande foulard nero disse:

“Ora metti il Niqāb, seguimi bene e fai attenzione ai passaggi che sono facili e cerca di impararli.”

Lei lo guardò e chiese:” È questo il niqāb?”

“Si!” Rispose lui:” Ora ti spiego! È composto da due parti divise fra loro, la prima è formata da un pezzo di stoffa molto più ampio del secondo, che copre tutto il capo e scendendo davanti buona parte del busto, le spalle e parte della schiena e con i due capi degli angoli anteriori si annoda dietro la nuca per fermarlo, lasciandolo cadere morbido attorno alla testa e dà la caratteristica forma al niqāb. “E lo aprì allargandolo ed era molto grande, quasi un metro quadrato. “Il secondo è un fazzoletto di stoffa leggero e traspirante che viene collocato al di sotto degli occhi a coprire naso e bocca, ed è appuntato con due spille sul tessuto sopra le orecchie e copre tutto il volto ad eccezione degli occhi.”  Nabil si mise davanti a lei dicendo:

“Guarda bene come si mette! È facilissimo, seguimi. Il fazzoletto grande, lo metti largo davanti al volto, prendi i due capi superiori e appoggi il fazzoletto sulla fronte, contro l’Hijab, in modo che davanti ti copra il viso. Vedi come faccio io?”

“Si!” Disse Martina.

Passando dalla fronte e sulle orecchie come se fosse una fascia porti i due capi dietro la nuca e li annodi bene con due nodi come faccio io con te, senti?”

“Si!” Rispose ancora Martina.

“Quando è annodato prendi la parte del grande fazzoletto che hai sul viso... guarda come faccio io conte, seguimi sempre… e la alzi, la tiri su e porti in alto e la cacci indietro a coprirti la testa e la lasci cadere dietro e attorno al volto, e voilà la prima parte è fatta, guardati …” Disse voltandola ancora davanti allo specchio.

Martina si guardò, Il suo capo nero non era più arrotondato e deforme dai capelli dello chignon sotto di esso, ma aveva preso la forma di un velo religioso, come quello delle suore, che le cadeva attorno e dietro la schiena oscillandole attorno. E prendendone i margini inferiori Nabil fiero e orgoglioso disse.” Questi saranno i tuoi capelli in pubblico e lo alzò rilasciandolo cadere.

Martina vedeva solo il suo viso, senza più la bellezza della cornice di capelli biondo dorato.

“Sembri davvero una suora!” Disse Carlo ridendo.

“Ma non è finita!” Esclamò Nabil. Prese il fazzoletto più piccolo e delle spille a borchia nera e con una lo punto sul lato destro dietro l’orecchio, glielo passò davanti al viso, avvertendo Martina un brivido premonitore, e con un’altra spilla lo punto dalla parte opposta coprendole tutto il viso e lasciandole fuori solo gli occhi.  Era impressionante.

 E subito prese dalla scatola e le passò dei guanti neri a gomito che mise: 

“Ecco fatto ora sei una ragazza musulmana integralista!” Esclamò Nabil lasciandola sola davanti allo specchio a osservarsi, andandosi a sedere vicino a Carlo.

Martina con l’abaya e il niqāb sembrava una figura sinistra, inquietante, senza tempo ne età in quell’abito medievale.

Pensando si guardò a lungo senza parlare. Non si piaceva vestita da musulmana, ma non diceva nulla avendo paura di Nabil.

“Tanto poi finirà!” pensò.

La voce di Nabil la portò a sé.

“Cammina un po’… preparaci del the!” Disse.” Intanto che noi qui seduti sul divano chiacchieriamo. La cucina è di la, lo sai! C’è tutto teiera e the”

Martina come una vera donna musulmana, ubbidì, tutta vestita di nero si mise a preparare il the, mentre Carlo e lui parlavano.

Quando tornò e li servì, Nabil   battendo la mano sul divano le segnò di sedere affianco a lui dicendo:
“Ora parliamo un po’ del Corano e dei precetti e ascolta bene perché se non li impari ti punisco.”

Lei si sedette lentamente con il sedere sofferente dalla sodomia chiedendogli:

“Ma posso cambiarmi?”

“No! Resterai così tutta la sera, sei una donna musulmana in questo momento. Siediti!” Esclamò autoritario.

Lei si sedette e lui incominciò a spiegare il Corano con Carlo che assieme a lei ascoltava.

Lo fece e lui incominciò a spiegare con Carlo che assieme a lei ascoltava.

La prima cosa che disse alzando l’indice e puntandoglielo contro muovendolo mentre sorseggiava il the e Martina ascoltava fu:

“Tu stai attenta che devi imparare bene, la prossima volta ti vestirai da sola e ti interrogherò su quanto dico.”

E come invasato cominciò a spiegare dicendo:

“L’uso del velo è una tradizione delle donne musulmane. Da quando è stato prescritto, le mogli, le figlie del profeta e molte altre donne islamiche hanno rispettato questo precetto. Quando una donna indossa il niqāb, non ci sono dubbi su quale sia la sua religione. È un atto di fede…”

Continuando mentre Martina muovendo gli occhi sotto il niqāb ascoltava:

“Le fedeli indossano il niqāb per affermare la propria identità di donne islamiche. Sappi che le donne indossano il velo come atto di fede e aiuta ad avvicinarsi a Dio. Questo velo…” Continuò toccandoglielo con le dita davanti al volto:” … è il mezzo attraverso cui si manifesta obbedienza e devozione ad Allah e dimostra che la donna ha abbracciato completamente l'identità musulmana, e tenendo ben presenti questi valori una donna musulmana può affrontare le avversità che nascono dalla sua scelta di indossarlo.”

 Carlo sorrise, sembrava che Nabil vaneggiasse ed esclamò:” Come le suore!”

Nabil fece un cenno affermativo del capo proseguendo, guardando Martina negli occhi tra la feritoia del tessuto nero per convincerla:

“Devi prendere familiarità con gli ’Hadith e il Corano Martina! “Dichiarò Nabil.

“Cosa sono gli hadith?” Chiese Carlo curioso...

“Sono le parole e le azioni del profeta Maometto, sono versetti che si possono leggere, ci sono la motivazione e le ragioni per cui le donne devono indossare il niqāb e il velo. Conoscendo le ragioni puoi comprendere meglio questa usanza e il punto di vista di una musulmana, e spiegarlo alle altre donne occidentali e cristiane e dirle che la loro è una fede falsa.

Il niqāb è protezione. Questo velo salvaguarda la modestia e l'onore della femmina, che voi occidentali non avete più; aiuta a ricordare che Allah tutela e difende le fedeli. Quando una donna lo indossa sa che sta obbedendo alla volontà di Allah e si mette al riparo dalle tentazioni.” 

Poi rivolgendosi a Martina disse:

“Stai attenta e ascolta bene…” La esortò:” …  perché le donne che indossano il niqāb devono essere pronte a rispondere alle domande che le verranno fatte dalle amiche. Dato che la gente non comprende appieno perché si indossa questo tipo di velo che nasconde completamente il viso, e qualcuno potrebbe temere che si tratti di una scelta forzata. “

Aggiungendo:
“ L'utilizzo del niqāb, eliminando ogni distrazione fisica ed estetica nella donna, costringe gli interlocutori a confrontarsi direttamente con la personalità, l'intelletto e le emozioni della femmina, non con il suo corpo o la bellezza del suo viso.”

Martina in silenzio ascoltava incuriosita.

 “Ah questo non lo sapevo!” Disse Carlo.

“La gente giudica in fretta. A prescindere da quello che una donna indossa, le persone tendono a esprimere dei giudizi; ad esempio, se una ragazza porta degli abiti troppo succinti, si riferiscono a lei con appellativi poco lusinghieri come faccio io con te quando ti dico che sei una puttanella. La scelta di coprirsi completamente è soggetta a critiche, ma è la donna stessa che deve contrastare questo comportamento, asserendo le sue convinzioni, la sua personalità e le sue opinioni in quel modo.”

Poi aggiunse terminando il the e riflessivo:

“Nei prossimi giorni ti farò conoscere anche altre donne e ragazze vere musulmane così ti confronterai e parlerai con loro. Potrai accorgerti che le donne musulmane hanno i tuoi stessi ideali. Man mano che frequenterai donne che indossano il niqāb e comprenderai i motivi per cui lo fanno, ti sentirai sempre più a tuo agio e aperta verso coloro che non hanno le tue stesse usanze. “

Nabil si voltò a guardare Carlo dicendo:

“Pensa all'abito delle suore cattoliche che è simbolo di povertà e devozione e lo indossano per comunicare istantaneamente la propria fede. C'è quindi una similitudine fra l’Abaya, il niqāb e gli abiti delle suore, in un certo modo sono entrambi religiosi.

“Si ma io non sono una suora!” Disse Valentina con voce ferma.

“Ehh ma puoi diventarla?”  Ribatté Carlo ridendo:

“Stupido!... Perché non ti fai tu prete o piuttosto suora visto le tue tendenze…” Esclamò istintivamente con rabbia e cattiveria pentendosene subito. Carlo restò in silenzio.

“Scusami Carlo non volevo dire queste cose, è stato uno scatto di rabbia.”

Lui alzò le spalle e sorrise come scusandola.

E Nabil le chiese:” Chi preferisti essere una suora o una devota di Allah?”

Lei restò a pensare muovendo gli occhi dentro la fessura sopra il velo.

“Non lo so!” Rispose sincera.

“Ne riparleremo. Avrai modo di vedere le differenze quando ti convertirai! Ora è tardi, è quasi mezzanotte! È giusto che andiate e anche io sono stanco e ho un appuntamento.”

Istintivamente Martina chiese:” Posso alzarmi!”

“Si puoi, e puoi spogliarti un capo alla volta e rimettere tutto in modo ordinato nella tua scatola.”

Fece per alzarsi ma Nabil la blocco prendendola per il polso.

“Come devi dire?”

Lei si voltò:” Grazie…”

“E poi?”  Chiese senza lasciarglielo.

Lei restò smarrita e non sapeva che dire.
“Signore!” Suggerì lui.

“Grazie signore!” Disse ancora e le lasciò il polso.

Quella serata finì così, dopo il sesso e la sodomizzazione di entrambi, con la lezione di teologia araba a Martina, con loro oramai succubi degli eventi, della perversione e di Nabil che li aveva condotti alla perdizione, e stava facendo progetti su Martina.

Carlo si struccò, andò in bagno, si lavò la faccia e tolse gli abiti femminili e Martina lentamente osservata da Nabil fece lo stesso, il velo, i guanti e il niqāb piegandolo e riponendolo ordinatamente nella scatola poi si tolse il cappuccio Hijab facendo ricomparire il suo volto e i suoi splendidi capelli biondi acconciati nel chignon, si tolse i mollettoni e l’elastico nella coda che si formò e scosse la testa forte sbattendoli e srotolandoli rendendoli vaporosi come prima. Poi aiutata da Nabil si tolse l’Abaya, la lunga veste nera e fu di nuovo nuda e occidentale, lo ripiegò bene e lo rimise nella scatola e si rivestì, rimettendo i suoi indumenti, mutandine comprese che si era tolti Carlo. Ritornando lui ad essere maschio e lei una ragazza.

Uscirono, ma prima di accompagnarli a casa Nabil lì informò:" Devo passare a trovare delle

persone a me care ...mi accompagnate vero?"

"E' tardi!" Esclamò Martina ..." È quasi mezzanotte mia madre mi aspetta."

"Ohh solo dieci minuti! ...Vedrai faremo in un attimo e poi i tuoi sanno che sei con Carlo e non si preoccuperanno."

A Martina bruciava l'ano e le dava prurito, lo sentiva pieno d'aria e gonfio, era preoccupata, non avvertiva più gli stimoli fisiologici. Per paura che perdesse le feci finché non si sarebbe ridotta la dilatazione, Nabil le fece mettere della carta igienica ripiegata più volte sull'ano, come un pannolino, tenuta dal filo del perizoma e uscirono.

Li portò a casa di Clelia e Salvatore, una casa angusta e arredata senza senso, entrando furono

accolti da Clelia che li accompagnò in un salotto dove seduto su una poltrona come un vecchio

Salvatore guardava la tv. Un odore acuto e forte di cena, pasta e cavoli gli entrò nelle narici.

Nabil disse che erano di passaggio e che era venuto a salutarli, portando i suoi amici, i suoi trofei a mostrarglieli.

"Ahh!!...Guardate che loro sanno tutto di quello che facciamo." Esclamò Nabil a Martina e Carlo lasciandoli perplessi.

“Come tutto?” Balbettò Martina.

“Si tutto!” Rispose lui:” Anche che stasera per la prima volta ti ho inculata…"

" Loro sono il mio punto di riferimento e da oggi anche il vostro." Aggiunse.

Salvatore e Clelia li guardarono con il sorrido perfido di chi ha progetti perversi su di loro, poi

Nabil presentò Martina, che allungò la mano stringendola, prima a quel vecchio brutto e viscido di Salvatore e poi a quella donna grassa che la guardava sorridendo:

"Ciao cara!" Esclamò Clelia:" Sei davvero carina…sai! ...Più di quello che mi avevano detto.

Complimenti Nabil! ...Questa ragazzina è un vero splendore. Te la sei scelta bene! "

Nabil sorrise soddisfatto di quell’apprezzamento.

Poi salutarono Carlo…"Tu sei il figlio della signora Beatrice vero? " Asserì Salvatore.

"Si!" Annuì Carlo sorpreso e imbarazzatissimo ..." Conosce mia madre? ...I miei genitori?" Esclamò preoccupato.

" Si di vista!" Rispose Salvatore." Ma stai tranquillo, del vostro rapporto speciale con Nabil non saprà mai niente." Tranquillizzandolo.

Si sedettero con loro, mentre Clelia e Salvatore gli parlavano senza remore di quella nuova

condizione in cui si trovavano, Clelia, portò da bere delle bibite a quei ragazzi, mentre Salvatore benedì quel triangolo corrotto e perverso che aveva creato, dicendo in modo autoritario a Martina facendole segno con l’indice e intimorendola con quel tono:

" Da questo momento ubbidirai sempre a Nabil e sarai la sua ragazza!"

Alzandosi dalla poltrona, con tra le dita il suo sigaro puzzolente, si avvicinò a lei accarezzandola sui lunghi capelli biondi esclamando:

" Ora anche lei signorina fa parte del nostro gruppo!" Poi girandosi verso Carlo lo rassicurò:

" Vivi tranquillamente la tua sessualità...la vostra!... Fate quello che vi piace." Aggiungendo con un ghigno diabolico:

" Ho visto poco fa le foto sul cellulare di Nabil ... Sai che donna, sei molto più bella e attraente

che maschio! Ti piace essere femmina? “Chiese....

Carlo rosso in viso e imbarazzato sorrise vergognandosi, facendo un cenno con il capo in senso affermativo.

Poi rivolgendosi a Martina continuò:" Le fa concorrenza!!...Ma non sia gelosa, da oggi avrà

un'amica intima, l'uomo c'è la già in Nabil!" Ci fu un sorriso da parte di tutti, anche da Carlo e

Martina, e continuò: “Anche lei con abiti musulmani sta molto bene…” E sorrise guardando Nabil che le aveva mostrato le foto sullo smartphone. 

Clelia esclamò: “Hai saputo scegliere bene!... Mi raccomando educali bene, voglio che un

giorno sia lui a ... portare a battere le sue sorelle."

Ci fu silenzio a quella frase, rotta dalla voce di Clelia che aggiunse:

"Domani o dopo portali da Gilda, dalla nostra amica estetista che li metterà un pò a posto e a lui gli toglierà qualche peletto biondo!" E rise grassamente da sola.

 Salutarono e uscirono e tornando indietro chiesero a Nabil chi fossero quelle persone.

"Persone importanti, sono un pò i miei genitori, io devo tutto a loro, vi conviene ubbidirgli, sanno essere anche molto cattivi. “Rispose.

Gli chiese anche di quella frase, cosa significasse:" Cosa voleva dire con quelle parole, che sia io a portare a battere le mie sorelle?"... Nabil rise a squarciagola:" Scherzava!!...Ma ci hai creduto davvero?” Pronunciò tranquillizzandolo." Non avrai creduto che dicesse sul serio vero?... Ma perché me lo chiedi?!... Forse ti piacerebbe davvero portare le tue sorelle a battere?"... Aggiunse perfidamente sempre ridendo.

"…No…no!!" Rispose Carlo impacciato. “Che dici!?”

Arrivati li lasciò davanti a casa di Martina e quando loro due furono soli senza Nabil si abbracciarono.

“Ho paura Carlo?” Esclamò Martina.

“Paura di chi? “

“Di Nabil! Tutto quello che mi ha fatto stasera, rapporto orale…  mi ha sodomizzata… e poi mi ha vestita da musulmana e dice che mi vuole convertire…”

“Ma va! Figurati! Lui gioca… è uno stupido non vedi? Le piace giocare ad essere superiore, ma non ti convertirà mai stai tranquilla, io stesso non lo permetterò mai, finché gioca è un conto! … Si diverte a dirti qualcosa del Corano e a vestirti come una donna dell’Islam, tranquillizzati, non crearti paure che non ci sono.”

“Si gioca… si gioca! …  Intanto ci ha sodomizzati entrambi Mi fa un male adesso!!...” Esclamò portandosi la mano dietro:” …Che cammino male!”

“A casa sciacquati con acqua fredda, vedrai che starai meglio. L’importante è che io e te siamo sempre uniti, quando smetterà di ricattarci ci riprenderemo la nostra vita e ci sposeremo.” Affermò.

“Ma quei due vecchi schifosi chi erano?” Domandò.

“Boh!!... Gentaglia che conosce lui, gente matta come lui.”

Carlo minimizzava, ma era anche lui preoccupato.

“D’altronde che possiamo fare Marty?  Denunciarlo? Sarebbe uno scandalo. Non possiamo fare niente, tanto vale assecondarlo.”

Si salutarono abbracciandosi e si lasciarono con un bacio perverso e Martina salì in casa.

 

Nei giorni seguenti, Carlo subì un conflitto interiore, andò in crisi, per quello che faceva Nabil con Martina, per l'episodio del travestimento e perché gli piaceva sentirsi donna.

Aveva un contrasto psicologico e morale sulla sua sessualità, sui suoi e sui rapporti di Martina con lui.

Il fatto che la volesse convertire era il suo ultimo pensiero, gli interessava quello che facevano quando erano soli e non capiva se era gelosia o invidia.

Era entrato in uno stato fisico e mentale particolare, il suo cazzo, nella sua piccolezza, passava da momenti in cui si gonfiava e diventava duro di desiderio a pensare Martina chiavata o inculata da Nabil, sottomessa da lui, ad altri in cui quasi lei scompariva, desiderando lui Nabil come amante.

In lui stavano nascendo e convivendo due identità, una maschile e una femminile, Carlo e Carla ed era preoccupato, altro che le scemenze di Martina, per lui la sua sopraffazione carnale, la sodomizzazione e il resto erano solo frutto del suo comportamento libertino, da puttanella occidentale come diceva lui.

Tutto in lui era immerso in un tormento interiore, acutizzato dal fatto che Martina, la compagna di quella che dovrebbe essere la sua vita, il suo futuro, ora era carnalmente di un altro!

Lei, consapevole di quanto gli stava succedendo, gli voleva sempre bene e lo riempiva di

attenzioni, tenerezza e amore senza limiti, cercando di capirlo e aiutarlo.

L'amore resisteva, ma la passione no.

Stava partecipando anche lei alla sua femminilizzazione, a farlo diventare donna, da fidanzato ad amica.

Lui era in conflitto con sé stesso, voleva essere sia femmina che maschio.... o uno dei due, ma non sapeva quale! ...Quale scegliere….

Questa condivisione mentale per un pò riuscì a placare il suo animo.

Emozionalmente si sentiva catapultato in un'altra dimensione.

Si domandava tormentandosi, cosa stava diventando?... O cosa era davvero e si stava rivelando

solo ora?... E cos'altro avrebbe scoperto e vissuto in lui?

Non sapeva ancora come identificarsi.

Martina fisicamente e psicologicamente era una ragazza rovinata, la bella e giovane ragazzina

borghese, altezzosa e snob a solo 18 anni era con la figa slargata e il culo sfondato che le durante le sodomie le bruciava molto, era l'amante e succube di un giovane marocchino musulmano e in procinto e involontariamente di diventarlo anche lei.

Ma tutto questo era solo l'inizio …. non la fine.

“Donna si diventa…non si nasce! Lo stesso musulmana!”

 

 

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