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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.
PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 11 SODOMIA
Dopo quella esperienza shoccante, Carlo passò una settimana senza farsi più vedere da Nabil, non andava nemmeno in negozio, lo evitava per non incontrarlo, ora si sentiva assoggettato a lui e voleva non ricordare più quello che era successo, dimenticare tutto.
Aveva il timore incrociandolo di nuovo, di cadere in tentazione, perché quello che aveva fatto in fondo gli era piaciuto.
Un giovedì pomeriggio, mentre era a passeggiare lungo la spiaggia con la sua fidanzatina Martina, gli arrivò una chiamata al cellulare, rispose per educazione, ma non conosceva il numero, era Nabil che gli diceva che lo aspettava fino alle 17.00, che aveva voglia di vederlo, parlare e stare un pò con lui.
Gli ricordò che il negozio era chiuso per turno di riposo settimanale e non c'era nessuno, solo lui che riordinava.
Carlo non rispose, chiuse subito la comunicazione e pensò guardando il cellulare:
"Ma per chi mi hai preso? ... Io non ti voglio più vedere! Sparisci !!...Io c'è lo la ragazza, la mia
donna e il pomeriggio lo passo con lei."
Martina era sempre più bella, oltre che fisicamente, sprizzava simpatia e piacevolezza dagli occhi e dal sorriso, con il suo sguardo attraente e la sua dentatura perfetta e bianchissima da apparecchio correttore, era da poco maggiorenne, ma sembrava una ragazzina, vestiva elegante e raffinata con vestitini di marca e a volte non rifuggiva vista l'età, di indossare anche abbigliamento corto e sexy.
Quando indossava le magliette aderenti, le giovani mammelle del suo seno, si evidenziavano perfette e simmetriche come due arance fasciate nel tessuto, che lasciava intravvedere i capezzoli giovani e dritti spingere sulla stoffa. Portava gonne o pantaloncini, non aveva uno stile particolare come le sorelle di Carlo, ma vestiva come le piaceva, a volte elegante e classica a volte sportiva e casual o con i jeans.
A causa del modo di vestirsi, a volte per chi non la conosceva, poteva sembrava una puttanella di facili costumi, ma era una ragazza seria e morigerata, anche se non era più vergine, da poco aveva iniziato ad avere rapporti sessuali completi anche se saltuari con Carlo, il suo ragazzo, che era stato anche il suo primo uomo.
Era alta quasi 1.65, bionda, con i capelli lisci e lunghi che le cadevano sulla schiena.
Talvolta di nascosto dai genitori, ma con il consenso di Carlo, sulle labbra carnose, metteva il
lucida labbra a effetto bagnato, che la rendeva molto sexy e provocante.
Era una fresca studentessa universitaria di architettura come Carlo, con tanta voglia di studiare e piena di speranze. Amava Carlo, era il suo primo ed unico uomo e sognava di sposarsi presto con lui ed avere dei figli.
Quel pomeriggio tubavano, si abbracciavano e baciavano appartati tra le barche sulla spiaggia, sorridendo e dicendosi paroline dolci, ma mentre la baciava, a Carlo come un’ossessione veniva in mente Nabil, quello che aveva fatto con lui, quei momenti piacevoli e quel godere che aveva passato sotto i suoi massaggi e quel pensiero involontario e istintivo lo tormentava ed eccitava, sentendo il cazzo pulsare dentro i pantaloni.
Mentre abbracciando baciava in bocca Martina, lingua a lingua, con lei che rispondeva
appassionatamente a quell'abbraccio e a quel bacio, gli vennero in mente le parole insolenti ed offensive di Nabil:
" Me la fai chiavare?... Mi aiuti a farlo??"
A quel pensiero involontario e incontrollato ebbe l'erezione, gli venne duro a pensare quello che gli aveva chiesto di fare Nabil alla sua giovane amata.
Era la prima volta che aveva una reazione del genere, istintiva, inconscia e prepotente.
Lei se ne accorse, lo sentì duro spingere contro il pube e sorrise compiaciuta, pensando di essere lei l'artefice di quella erezione.
Carlo era come assente, lontano, all'improvviso, preso da una strana smania, smise di baciarla e stringerla e gli annunciò mentendo:
"Sai!... Mi sono dimenticato di dirtelo prima, ma verso le 16 devo andare, mi aspettano in palestra. Mi ha chiamato l'allenatore, mi deve parlare... era lui prima al cellulare. "... Rosso in viso era la prima volta che mentiva a Martina, che ingenuamente rispose:
" Ohh....noo!!... Che peccato!!... Proprio ora sul più bello! .... Adesso che stavamo così bene
insieme!" Le sussurrò Martina sorridendogli aderente e stretta a lui, accarezzandogli il pene sopra i pantaloni e baciandolo sulle labbra.
” Volevo che mi facevi un po' di coccole e carezze.” Mormorò, continuando: "Va bè! Sarà per un’altra volta."
Si baciarono ancora più forte e appassionatamente, la riaccompagnò a casa e si lasciarono come due innamoratini.
Restato solo e andando verso il negozio si chiese cosa gli stava succedendo, se era impazzito? Non si capiva più. Era lì con Martina che poteva appartarsi e scoparla, visto che anche lei ne aveva voglia e invece mentendole che non l'aveva mai fatto, con una scusa l'aveva lasciata sola per andare da Nabil.
“Devo essere pazzo!!...Proprio pazzo!!” ...Si ripeteva, sentendo qualcosa dentro che non riusciva a calmare e a controllare.
Non avrebbe voluto, ma il desiderio era forte. Aveva dei flash nella mente, di quell'asta di carne scura e lunga, di quando era nella sua bocca e gli tornavano in mente le intenzioni r i desideri manifestati da Nabil su Martina, che inspiegabilmente invece di indignarlo, lo eccitavano.
Pensava arrabbiato:
" Vado e gli dico che la deve smettere!... La deve finire! .... Non mi deve cercare ... A me lui non mi interessa, io ho la mia vita, la mia famiglia e la mia ragazza!... È lui che non c'è l'ha! È uno
sbandato e vive assieme a quegli sgorbi dei suoi genitori adottivi. La deve finire di cercarmi, non si deve più permettere!!...Mi deve lasciare in pace!!”
Rifletteva sempre più irato con Nabil e con sé stesso soprattutto:
“Comunque vado... ma a dirgli di non cercarmi più, che quello che è successo è stato un momento di debolezza, di sbandamento, un errore e non voglio più avere niente a che fare con lui."
Giunto in negozio, apri arrabbiato con la chiave dal retro, ed entrò agitato.
Nabil lo stava aspettando seduto su una sedia ascoltando musica araba alla radio sintonizzato con una stazione musulmana e lo accolse con un sorriso.”
“Ciao!!” Lo salutò sorridendo.
Per risposta Carlo gli replicò subito: “Senti!!" ...Come per liberarsi da qualcosa che aveva dentro.
"Non voglio che mi cerchi più!... Io! ...Io ho la mia vita, non sono omosessuale!!" Esclamò.
"Anch'io non lo sono!!" Rispose Nabil sempre sorridendo:” Mi piacciono anche le ragazze!”
" Ma io non voglio avere niente a che fare con te." Aggiunse Carlo irato. " Mi devi lasciare in pace! ...Lo capisci??…Io sono un ragazzo normale, cattolico e occidentale, siamo troppo diversi io e te, per cultura, religione e altre cose, e io ho la mia ragazza, la mia fidanzata e ci amiamo, e poi.... e poi siamo diversi anche nel colore della pelle." Gli sfuggì di dire nell'agitazione del discorso.
Nabil diventò serio dicendole:" Ma io volevo solo offrirti la mia amicizia, cosa c'entra il colore
della pelle?"
Carlo ci restò male, capì di aver sbagliato e si pentì di aver detto quella frase, ma continuò:
“A me non va la tua amicizia... e poi quelle idee che ti sei fatto sulla mia fidanzata, Martina, sono un insulto, una ingiuria per me, non la devi più neanche guardare." Esclamò collerico e geloso.
"Ti sei offeso?" Chiese Nabil.
" Si!!" Rispose determinato Carlo.
"Perché sono un Marocchino?... Un islamico?... Sarebbe un insulto se chiavassi una donna bianca? Occidentale e cattolica?”
Continuando perfidamente e malizioso com’era stato istruito da Salvatore, a ribattere lo stesso concetto provocandolo con calma.
“Scusami!... Ma io pensavo che saremmo diventati tanto amici che tu me l'avresti fatta chiavare davvero a Martina."
"Scordatelo!! … Ma come ti vengono in mente queste cose? ... Che io diventi tuo complice contro Martina! ...Scordatelooo!!!!...” Si mise a gridare:” …Non pensarci nemmeno, anzi sai cosa ti dico? ... Oltre che guardarla, non devi nemmeno pensarla!" Gridò Carlo Rabbioso.
“Non devi assolutamente pensare a Martina, lei è mia! ...Solo mia ...e sono geloso.”
Nabil vedendo che era adirato lo esortò:
"Va bè! ...Ma adesso calmati, siediti, bevi qualcosa!" Con fare e modi quasi servili.
"Vieni su! ...Io non pensavo a lei adesso, l'hai tirata fuori tu. Io pensavo solo che mi sarebbe piaciuto rimassaggiarti e pensavo che piacesse anche a te.” Continuando:
Sono due cose diverse, il mio pensiero sulla tua fidanzata Martina era solo un mio desiderio sincero, scusami se te l’ho confidato e offeso." E sclamò spontaneo:” Se tu fossi dalle mie parti, io direi alla mia donna di accoppiarsi con te in segno di amicizia e lei lo farebbe, mi ubbidirebbe.”
È diverso, da voi sono schiave!” Gridò Carlo.
Poi restò in silenzio mentre lui gli porse gentilmente un bicchiere con una menta da bere e si
sedette vicino a lui, sorseggiando la sua.
" Mi spiace! ...Che ti sei arrabbiato.” Continuò Nabil gustando la bevanda:” Noi abbiamo le nostre usanze con le donne, comunque avevo preparato tutto!!"
"Tutto cosa?" Chiese Carlo irato ma curioso.
" Tutto per massaggiarti di nuovo …" Aggiungendo:" Sei stanco! ...Sei teso!... Hai tutti i muscoli contratti dalla rabbia, sdraiati un pò sul divano che ti rilasso."
Al suo diniego assoluto prima e tentennante dopo, alzandosi Nabil gli fece cenno con una mano di sdraiarsi sul divano per massaggiarlo … e con l'altra gli indicò la porta d'uscita del retro.
"Scegli tu!" Gli disse. “Non ti voglio imporre niente. Deve essere una tua scelta.”
Carlo era teso, non rispondeva ed era silenzioso, Nabil tirando il suo braccio lo fece alzare dalla sedia, dicendole:
” Vieni!... Sdraiati! ...Ti faccio rilassare un pò.”
Carlo nonostante quello che aveva detto e inveito contro di lui lo seguì come un automa, e mentre Nabil gli sbottonava i pantaloni e la camicia, ancora turbato e stordito lo lasciava fare.
Lo spogliò lentamente, come se fosse una ragazza da farci sesso e lui eccitato si lasciava denudare e silenzioso lo lasciò fare.
L’aiutò a togliersi tutto, anche lo slip e quando fu nudo, lo fece sedere sul divano, restandogli in piedi davanti e come la volta precedente, prese l'olio di arnica e lo massaggiò con sapienza e
capacità sulle spalle e sul torace, facendogli provare benessere e brividi di piacere.
Poi come la volta precedente, si chinò leggermente verso lui, allungò il braccio e gli prese il cazzo in mano iniziando a masturbarlo, mentre con l'altra mano si slacciava i suoi pantaloni spingendoli giù fino alle ginocchia e poi alle caviglie, finché ai piedi in un attimo li tolse, lasciando uscire il suo pene duro e lungo dal suo slip sporco.
Carlo passivamente nel provare quel piacere nuovo e diverso lo lasciava fare.
Nabil in piedi davanti a lui con il cazzo oscillante si avvicinò al suo volto sussurrando:
"Succhialo un pò! ...Dai!"…
Carlo esitante, accaldato e stordito da quella situazione e dall'eccitazione, nonostante tutti i propositi che si era preposto e l’odio manifestato verso di lui, arrendevole lo fece, non pensò a Martina, si piegò in avanti con il tronco e con il capo mentre lui gli appoggiava delicatamente la mano sulla nuca, sui suoi capelli biondi e lo sospingeva a sé spingendogli in glande tra le labbra.
Carlo chiuse gli occhi e riprese in bocca la cappella calda e ruvida di Nabil, con il suo odore forte di selvatico e di pipì, mentre lui allungando la mano gli accarezzava la chioma chiara e la schiena.
Si staccò vedendolo in preda al piacere disteso e godente e si sdraiò giù vicino a lui, iniziando a baciargli e succhiargli i capezzoli mentre lo accarezzava, lo trattava come se fosse una
veramente una ragazza e a Carlo piaceva quella dolcezza maschile su di lui.
Scopriva che gli piaceva essere passivo come una donna e trattato come tale, sentiva fremere la pelle a provare la lingua e le labbra di Nabil leccare e succhiare il suo corpo, e avvertiva sensazioni nuove e lui lo faceva godere più che Martina, che era inesperta.
Sudava Carlo e anche se non avesse voluto che Nabil facesse così, si comportasse in quel modo gli piaceva ed era incapace di fermarlo, provava un piacere intenso, caldo, nuovo, soprattutto quando con la lingua gli leccava la pelle e i capezzoli, per poi succhiarli e le dita le scorrevano leggere sulla schiena e sui glutei dandogli i fremiti....
" Girati!!" Lo esortò all’improvviso Nabil in modo autoritario:” Mettiti in ginocchio!”
Carlo eccitato e turbato ubbidì senza chiedere il perché, si mise in ginocchio, consapevole di cosa gli sarebbe toccato, intuiva cosa volesse fare Nabil, ma non era capace e non voleva fermarlo, era in un momento di godimento, di esaltazione in uno stato di trance, gli piaceva quello che gli faceva e provava e non voleva smettere.
Nabil andò dietro lui, massaggiò le natiche e sfregò come un lubrificante la sua mano piena di olio di arnica tra il solco dei glutei, fino ad arrivare sull'ano vergine di Carlo, accarezzandolo e
titillandolo, procurandogli sensazioni di godimento e mostrando lui, che gli piaceva essere toccato lì.
Poco dopo Carlo sentì le sue mani allargare con forza bene i glutei, mettendo allo scoperto l'ano, era come assente, impotente, provava una sensazione emozionante, elettrizzante sentirlo così scoperto e aperto. Avvertì appoggiare la cappella calda e dura di Nabil contro di esso, fare pressione e premere, iniziando a spingere lentamente e penetrarlo.
Ad avvertire la cappella contro il suo ano spingere provò una bella sensazione, ma ebbe un sussulto a sentire entrare in lui il glande di quell'asta di carne dura di Nabil penetrarlo, subito si contrasse per reazione, stringendo e chiudendo l'ano. Ma Nabil lo confortò dicendogli di rilassarsi e spingere come se facesse la cacca, che non avrebbe provato dolore. E assurdamente e scelleratamente così fece Carlo in preda all’eccitazione, ma entrando, lo sentì e avvertì come se gli rompesse qualcosa dentro, un male atroce insopportabile e gridò:
" Fermati! ...Fermati Nabil!... Ti prego.... mi fai male!... Fermati!"
Senza che lui gli desse retta, fino a che sentì la cappella marocchina superare il suo stretto buco ed entrare dentro, aprendo con forza lo sfintere.
Carlo si tirò su con il busto, gli gridò e lo prego ancora di smettere, sentiva male a farlo entrare in lui, il cazzo di Nabil era di dimensioni riguardevoli e si rendeva ora conto di quello che stava accadendo realmente.
Il dolore lo aveva riportato alla realtà, risvegliandolo da quel piacevole benessere dei massaggi e delle carezze con l’olio, ora non voleva più …. Si rese conto che Nabil lo stava sodomizzando e con terrore non voleva … non voleva essere inculato da lui, il marocchino servetto di sua madre come lo chiamavano in famiglia e continuò a gridare:
” Basta!..Basta!.. Smetti Nabil, non voglio più!”
Ma lui proseguì e imperterrito spinse sempre di più in modo lento e progressivo, con capacità ed esperienza, dimostrando che era vero quello che gli aveva detto più volte, che aveva inculato sia ragazzi che ragazze; e penetrandolo dopo essersi fatto strada nel suo ano con il glande, con un colpo secco e deciso gi spaccò lo sfintere, facendo arrivare la cappella con tutto il suo lungo cazzo liscio e scuro fino in fondo al retto, fino a sentire le sue due palle urtare e sbattere contro le sue.
Carlo tirò un urlo di dolore:” Aaaaahhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!”
Era stato penetrato fino in fondo e in quel preciso istante realizzo di essere stato inculato...
sverginato da Nabil.
Nabil con il cazzo durissimo, si fermo dentro di lui un momento, per dilatare maggiormente l'ano e il suo sfintere oramai rotto, abituando il retto a sentirlo dentro e permettere l’inizio della sodomizzazione.
Si chinò appoggiando il torace sulla sua schiena, gli leccò l’orecchio da dietro e ridendo gli sussurrò:
“Puttanella!!...Sei diventato la mia puttanella ora! Ti piace avere i miei 20 centimetri di cazzo nel culo?” Domandò senza ricevere risposta e continuò:
“Ti ho spaccato ed aperto il buco del culo e adesso ti monto come fa il toro con la sua femmina, ti farò godere come una cagna, tanto godere… fino a quando dal piacere urlerai e mi implorerai di continuare. Nei prossimi giorni subito mi odierai, ma poi mi desidererai ancora, mi cercherai… mi vorrai."
Carlo sofferente ascoltava ma si sentiva pieno, il suo retto si stava adattando ad intrattenere e sentire quell'asta dura e lunga pulsare dentro, il dolore stava svanendo, lo sentiva ma avvertiva un senso di riempimento e piacevolezza e le parole di Nabil, che l'aveva chiamato puttanella, l'avevano eccitato.
Si lasciò andare cedendo le braccia davanti portando il volto sul divano e alzando il sedere dietro, mentre il cazzo di Nabil sporco d’olio, iniziava a scivolare dentro di lui.
Così Nabil incominciò a muoversi, dapprima dolcemente e lentamente, poi aumentò il ritmo, il
dolore iniziale della penetrazione lentamente cessò e cominciò a sentire calore e un piacere sconosciuto, sorprendente.
Avvertiva il suo cazzo muoversi nel culo avanti e indietro dilatando forte lo sfintere, dandogli gioia. La grossa cappella magrebina dentro di lui che penetrando sfregava le pareti del retto gli faceva avvertire sensazioni mai provate, fino a sentirlo ad arrivare in pancia, lo facevano godere.
Eccitato ed euforico per essere riuscito ad incularlo Nabil esclamò:
"Hai il culo che sembra la fighetta di una verginella, scommetto come quella di Martina che avrà senz’altro la fighetta stretta!”
Ancora in quei momenti di piacere gli parlava della sua fidanzata.
“Ora te lo allargo per bene ed inizio a incularti.” ... Esclamò Nabil, aumentando il ritmo
della sodomia.
Come un mantice, lo possedeva, ora ad una velocità incredibile, le sue palle sbattevano contro il perineo e quelle di Carlo, e il godimento in lui saliva ... godeva, ora godeva e lo implora di continuare, di non fermarsi.
“Continua Nabil… continua …Non fermartiii…!”
"Ti spacco il culo!! Ti apro!! " Esclamava volgarmente lui con dominanza sorridendo felice di averlo sottomesso.
Carlo per la prima volta scoprì il piacere dell'omosessualità passiva, dell'essere posseduto, dell'essere donna e di sentirsi femmina... non di possedere, ma di essere posseduto.
Sembravano un film porno amatoriale, quei due corpi diciannovenni, giovani e freschi, di colore diverso, avvinghiati uno sopra l'altro in posizione canina, in un amplesso contronatura.
Lo inculava tenendolo per i fianchi, come se fosse una vera donna chiavata alla pecorina, regolando il ritmo e la velocità, ora piano ed ora veloce secondo i suoi gusti e i gemiti di Carlo.
Lo stava sodomizzando... e Carlo incurante di quello che stava facendo godeva, godeva....
Aveva dei flash mentali, mentre Nabil lo possedeva, gli comparivano davanti i volti delle
persone a lui più care, che avevano fiducia e credevano in lui. Sua madre, la sua amata Martina, le sue sorelle, i parenti, gli amici i conoscenti … Se solo avessero saputo che aveva rapporti sessuali anali con un marocchino, sarebbe stato rovinato.
Provava vergogna e si sentiva umiliato a farsi sodomizzare da Nabil, ne sentiva l'offesa fisica e
morale, l’umiliazione come un insulto alla sua persona. Ma gli piaceva e provava gioia.
"Ti piace?"… Chiese mentre lo sodomizzava.
Carlo restava in silenzio, rispondeva ansimando.
" Dai rispondi, lo so che ti piace intanto! Dillo dai!" Continuava a chiedere Nabil fermandosi improvvisamente:” Se non me lo dici smetto!”.
" Si! ...Si!... Mi piace!!... Ma non smettere per favore. Continua!!” Rispondeva Carlo.
Era confuso, turbato, non si capiva e non si riconosceva più, era lui che gli stava chiedendo di
continuare a incularlo.
Oramai era in preda a un godimento diverso, che non aveva mai provato ma le piaceva più di quello che provava nel chiavare la sua fidanzata Martina, succube di quel giovane marocchino che approfittava della sua situazione per provocarlo e sottometterlo, si lasciava possedere.
Fino ad arrivare a chiedergli sfacciatamente e perversamente:
"Ti piace di più chiavare Martina o farti chiavare da me?... Con chi godi di più?"
Usando di proposito la parola chiavare e non inculare, trattandolo come una donna.
A quel nome Carlo ebbe una scarica di adrenalina e ansimò. Quel nome della sua amata Martina, la sua adorata fidanzata, in quel momento, a sentirlo pronunciare da Nabil mentre veniva inculato da lui, lo eccitava di più... facendo entrare anche lei mentalmente nel piacere che provava a quell’atto perverso.
"Dai dillo!!" Chiese Nabil minacciandolo. "Se no mi fermo!... Smetto!... Se non me lo dici …"
"No! ...No! ...Non smettere!" Mormorò Carlo, aggiungendo umiliandosi: “Mi piace più con te!"
"Sono contento!" Esclamò Nabil felice sorridendo mostrando il suo dente spezzato, oramai padrone del corpo e della mente di Carlo, iniziando a parlare mentre lo inculava:
"Non capisco perché allora ti arrabbi tanto quando ti dico che mi piacerebbe chiavare Martina! ...È la verità!" Esclamò ancora introducendo e inducendo psicologicamente Carlo a provare il suo piacere anale, pensando a Nabil che voleva chiavarsi la sua fidanzata, la bella Martina.
Intanto anche Carlo iniziava a muovere il sedere dal piacere, ed accompagnare i colpi profondi di Nabil mentre lo sodomizzava, sentiva quel lungo cazzo olivastro entrargli tutto dentro, fino a d avvertire i suoi inguini contro le sue natiche.
Quel pomeriggio aveva scoperto che godeva ad essere inculato, gli dispiaceva, ma gli piaceva… e godeva anche a sentire Nabil che avrebbe voluto chiavare la sua Martina. Ad associare le due cose e le loro figure.
E perfido Nabil esclamò:
" Sai!... Mi piacerebbe incularla come faccio con te!"
Carlo inginocchiato, non lo vedeva, ma sentiva la voce dietro a lui e morsicava il tessuto del
divano dal piacere.
" Tu l'hai mai inculata?" Gli domandò.
"No!... No! ... Mai! " Balbettò veloce e ansimante scuotendo anche il capo in modo negativo.
"E ti piacerebbe se lo facessi io? … Se la facessi godere come faccio godere te adesso? ... Non sarai mica geloso della tua fidanzata?" Disse ridendo.
"Ti piacerebbe? ... Rispondi !!” Ripeté dandole uno sculaccione sulla natica pallida.
Carlo non capiva più nulla, godeva, e in preda al piacere Nabil lo stava provocando, montandolo come se fosse una cagnetta e lui lo lasciava fare.
” Rispondi su!!” Ripeté ancora dandogli uno sculaccione più forte sulla natica. E ormai in preda all’esaltazione sessuale, senza nemmeno pensare confuso borbottò:
" Si! Si! ...Mi piacerebbe! " Replicò eccitato.
"Allora mi aiuterai a chiavarla e a incularla?... Ehh!! …Sei d'accordo anche tu? " Domandò Nabil.
“Come? “Chiese fingendo di non capire Carlo.
“Hai capito benissimo!! “Rispose Nabil, iniziando a dare colpi secchi e profondi, accarezzandogli la schiena con le dita fino ai capelli e facendolo godere forte.
“Mi aiuterai a chiavarla?”
" Si! ...Si!... Va bene! " Farfugliò Carlo godente... in quel momento del piacere avrebbe accettato tutto qualunque cosa anche di dargli sessualmente sua madre.
" Bravo!!" Le sussurrò Nabil, continuando a incularlo, e facendogli tirare su dritto il busto, gli baciò il collo e morsicò il lobo dell'orecchio da dietro, mentre con il torace aderente alla sua schiena, con una mano gli accarezzava il petto e con l'altra prendendogli la sua piccola asta in mano iniziava a masturbarlo mentre lo sodomizzava, facendolo godere di più, davanti e dietro contemporaneamente.
Seppur giovane Nabil, seppe dosare tutto bene, da esperto sodomizzatore, quando capì che stava avendo un orgasmo anale, aumentò la monta sull'amico, masturbandolo più forte fino a fargli raggiungere il suo primo grande, meraviglioso ed interminabile orgasmo anale e penieno insieme.
Carlo ebbe due orgasmi quasi simultanei, il primo dovuto alla mano pratica di Nabil che
masturbandolo lo fece sborrare di piacere e venire sul divano; mentre lui continuò ancora a
incularlo, fino al momento in cui Carlo sentì il cazzo caldo e duro di Nabil, diventare enorme e
dare colpi brutali e veloci, mentre gli veniva dentro riversandogli un fiume di sperma caldo. Carlo sentì quegli schizzi caldi e piacevoli arrivargli all’intestino e ansimante e fremente ebbe un secondo e violento orgasmo, più intenso e profondo del primo, inarcandosi come un cavallo imbizzarrito e gemendo.
“Aaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
In quel momento si sentì donna, completamente femmina e Nabil era il suo maschio, il suo uomo. E subito si riabbassò di nuovo accasciandosi sfinito con il viso sul divano e il sedere in alto. Non aveva mai goduto così tanto in vita sua, mai aveva provato un piacere così immenso.
Intanto il cazzo di Nabil dentro di lui continuava a muoversi e a svuotarsi pulsando.
Glielo tolse da dentro il retto lasciandogli un ano dilatato, palpitante e in preda agli spasmi aprendosi e chiudendosi più volte e una cavità rettale vuota ricca di sborra.
Poi caddero stremati e ansimanti uno sopra l'altro, Carlo sotto e Nabil sdraiato sopra accarezzandolo e restarono così madidi di sudore, uniti dal piacere e dal loro odore, forte, pungente e selvatico quello di Nabil che si miscelava, quello pulito e profumato di Carlo. Un odore di sesso, di peccato e perversione era intorno a loro, al piacere tattile si era unito quello olfattivo.
Nabil rimase con il cazzo dentro di lui per alcuni minuti.
Aveva chiuso la gabbia come voleva Salvatore, ora anche Carlo era ricattabile e per questo in trappola anche lui come la madre.
Carlo non lo sapeva, ma in seguito sarebbe toccato alla sua ragazza, alla bella Martina e poi alle sue splendide sorelle essere possedute con l’inganno anche loro da Nabil.
Nabil era felice, Salvatore e Clelia, sarebbero stati fieri e contenti di lui.
Il piano di Salvatore procedeva bene, come in un domino, uno dietro all'altro, tutte le caselle
cadevano.
Poi lo tolse da dentro, sentendosi un flop dovuto all'aria che usciva ... sì girarono e all'improvviso Nabil lo baciò sulla bocca con la lingua dentro, come se fosse la sua ragazza.
Carlo fece un abbozzo di opposizione a quel bacio diretto, ma dopo un attimo di resistenza cedette e ricambiò baciandolo egli stesso con la lingua, come aveva fatto un paio di ore prima con la sua splendida Martina.
Solo che ora lo faceva con un marocchino, il suo nuovo amante. Sentiva la sua lingua calda e ruvida frugargli in bocca, la sua lingua e il palato, eccitandolo ancora di più.
" Sei la mia troia! " Esclamò volgarmente Nabil.
Carlo pur vergognandosi, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così bello avere rapporti
anali con un suo coetaneo e soprattutto con Nabil, sentire piacevolmente quel meraviglioso bastone di carne dentro muoversi e che un giorno sarebbe capitato proprio a lui gioire di quello.
“Ti ho fatto godere come una puttanella!” Esclamò quel giovane marocchino soddisfatto ridendo mostrando i denti irregolari e accarezzandolo ma umiliandolo con quelle parole.
E prepotentemente aggiunse con una certa autorità e dominanza:
“Da ora sei la mia donna ricordalo!” ... Proseguendo: “Visto che ti è piaciuto? ...Che hai
goduto?... Dovevi vedere come ti muovevi e mi cercavi dicendomi di non fermarmi.
Sei arrivato al punto che dal piacere hai anche accettato farmi chiavare Martina…”
Poi sorridendo si alzò con quella sua lunga proboscide pendente e andando a farsi la doccia, fece cenno a Carlo di seguirlo e lui ancora estasiato ubbidì.
Dentro la doccia si insaponarono a vicenda, ridevano, giocavano, anche Carlo era preso da quella situazione, esaltato e infervorato da una euforia scellerata, non rendendosi conto che si era rovinato per sempre. Non pensava a niente, le mani di Nabil piene di schiuma lo
frugavano dappertutto e lui lasciava fare. Oramai ne era dolcemente succube.
Nabil lo prese per le guance, lo avvicinò a sé tirandolo alle sue labbra e lo baciò ancora in bocca, in un lungo bacio appassionante, ricambiato sotto lo scroscio dell’acqua della doccia... scambiandosi il gusto della loro calda saliva e dicendogli al termine:
” Sei bello Carlo!!... Sei molto bello !!... Sembri quasi davvero una femmina.” Aggiungendo:” Lo so che piaci a tutte le ragazze, che tutte vorrebbero venire con te. Ma piaci anche a me.” E rise.
Il cucciolo era in gabbia. Nabil era fiero di sé stesso, non c’era amore o passione in quello che faceva con Carlo sessualmente, ma solo interesse da parte sua per trarre vantaggi a se e a Salvatore e Clelia. Per Nabil, Carlo era solo lo strumento per giungere a Martina e alle sue sorelle…
Nabil doveva stare attento che soprattutto non lo venisse a sapere Beatrice sua madre, almeno non in quel momento, l'avrebbe ammazzato se avesse saputo cosa aveva fatto al suo Carlo, che sessualmente glielo aveva rovinato per sempre.
Usciti dalla doccia, si asciugarono, vestirono e si salutarono affettuosamente, con l'intento di
rivedersi, poi Nabil lo accompagnò alla porta dicendogli:” Ricordati della promessa!”.
“Quale promessa? Chiese Carlo stupito.
“Quella su Martina! …Hai detto che me la farai chiavare, ricordi?”
“Ah!!” Esclamò Carlo, non rispondendo, girandosi e incamminandosi silenzioso.
Allontanandosi da lui sembrava che tutto il piacere, il godimento, l'euforia e l'esaltazione per Nabil e il piacere provato scemasse, svanisse per strada scomparendo nel nulla e tra la gente e le cose. Realizzava, si rendeva conto di cosa aveva fatto. Pensava a quello che era successo, ora capiva.
“Non è possibile!” … Si diceva. “Sono andato lì per chiarire tutto e sono finito inculato da lui.” Meditando:” Mi ha inculato! ...Non posso crederci… mi ha inculato davvero!” Si ripeteva mentalmente pieno di disagio, indignandosi con sé stesso.
Si vergognava di quello che aveva fatto, si faceva ribrezzo e schifo. Aveva paura che qualcuno venisse a sapere che Nabil lo aveva inculato. Si sentiva umiliato, sporco, offeso e insultato, ma al tempo stesso eccitato, attratto e desideroso di nuovo di Nabil.
Non si riconosceva più, aveva paura di sé stesso, delle sue reazioni ed emozioni, si erano formati due Carlo dentro di lui, uno desideroso di Nabil e l'altro, che pentito si disprezzava per quello che aveva fatto.
Pensava a Martina, la sua fidanzatina, l'aveva tradita con Nabil, lei tanto dolce e bella e
soprattutto innamorata di lui, si chiedeva come avesse potuto farlo… se lo avesse saputo lei, guai, l'avrebbe disprezzato.
Sarebbe stato uno scandalo se si fosse saputo in giro in città, tra gli amici e conoscenti, lo avrebbero deriso e additato tutti come omosessuale e gay. Magari chiamandolo Carla!
E quella promessa ... l'aveva fatta in un momento di debolezza, non era in sé, era confuso, sapeva che se anche gli aveva detto sì, non gli avrebbe mai fatto chiavare Martina, la sua Martina, la sua futura moglie; ne era geloso di lei, ma nemmeno di sfiorarla con un dito gli avrebbe permesso di fare, figuriamoci chiavarla, lui un marocchino musulmano, già gli dava fastidio quando la guardava fissandola in viso e nelle forme del corpo.
Nabil era pazzo se credeva che lo avesse assecondato.
Però non capiva perché si eccitasse a pensarlo, ad accostarli vicino.
Uscì nel vicolo del retro del negozio e mentre si allontanava si toccava il sedere, sentiva una sensazione di dolore all'ano, gli bruciava e lo sentiva palpitare dolorante, gli aveva sfondato il culo e rotto lo sfintere che pulsando dall'irritazione, lasciava uscire lentamente lo sperma di Nabil che ritornava indietro e usciva a bagnargli lo slip.
Si sentiva diverso dalle altre persone che incrociava, camminava a testa bassa, pensando che quello che era accaduto poteva capitare a tutti, ma non a lui...e invece....
Dentro sé stesso c'era tutto... la rabbia, l'odio, l'amore, la tristezza, il sollievo, la gioia, il piacere, la brutalità.
Gli era esploso dentro un universo nuovo e non lo sapeva gestirlo.
Ancora una volta si ripromise di non incontrarlo più, mai più A Nabil, ma i suoi buoni propositi si infransero ancora con la realtà!
Dopo la prima volta sessualmente tra loro, c'è ne furono altre, nascoste e all'insaputa di tutti, lentamente si sentiva diverso, cambiato psicologicamente, soggiogato e attratto da Nabil, tanto da essere lui stesso a cercarlo, a desiderarlo e ad offrirsi ai suoi turpi sfoghi omosessuali. Si sentiva piacevolmente dominato da lui.
Pensava che sarebbe stata una cosa passeggera, qualche giorno, massimo settimana e avrebbe dimenticato e tutto sarebbe tornato come prima, invece....
Passarono alcune settimane, in cui si incontravano segretamente. Lui lo inculava di nascosto in negozio, nell'ora di chiusura per il pranzo o di chiusura settimanale e Carlo lo preferiva a Martina, tradendola con lui e Nabil lo sapeva, ne gioiva, ne godeva, e lo chiamava scherzosamente: “La mia puttanella! ...Sei la mia troietta!!” Gli diceva accarezzandogli i capelli biondi e il sedere sopra i pantaloni.
Carlo era sempre stato un debole di carattere, ma in quel frangente lo fu ancora di più, assoggettandosi a lui per il piacere che provava perché le piaceva essere sodomizzato e lo faceva godere e per la paura che lo dicesse in giro e lo ricattasse.
Il rapporto fra loro diventò sempre più stretto, di assoluta soggezione e assoggettazione fisica e psicologica di Carlo verso Nabil.
Nabil aveva deciso che poteva accarezzarlo e palparlo dove e quando voleva e lo faceva spesso, anche in negozio, toccandolo sul sedere o sull’accenno di adipe che aveva sul torace al posto dei muscoli pettorali.
A volte quando non era visto e Carlo era appoggiato al bancone, scherzando lui gli passava dietro e non visto lo strusciava e appoggiava sul sedere, imbarazzandolo e facendolo sussultare e a volte addirittura se erano soli, lo prendeva veloce per i fianchi, lo stringeva da dietro e mimava i movimenti della sodomia.
Non perdeva occasione per fargli sentire il suo cazzo duro premuto contro il culo.
Nabil lo portava sempre più verso la perdizione e la perversione, pretendeva che non visto, gli
accarezzasse il pacco che si vedeva sotto i pantaloni, mentre erano in negozio e a volte, portandolo in bagno, che si inginocchiasse e glielo baciasse, anche quando c'era sua madre, le sue sorelle o Martina in negozio che parlavano.
Lo umiliava, lo provocava, l'offendeva e istigava.
Lo metteva in confusione dicendogli che lo amava e gli chiedeva spesso chi preferisse dei due, se lui o Martina.
Domanda quasi scontata perché ormai quasi plagiato e intimorito rispondeva sempre:” Tu!” Ma nella realtà aveva sempre Martina nel cuore, anche se gli piaceva avere rapporti anali con lui.
Si poteva dire che li amasse tutte due, Martina sentimentalmente e Nabil sessualmente.
Lui pretendeva che lo ringraziasse per il piacere che gli dava e per quello che gli faceva provare sessualmente.
Lentamente lo stava facendo diventare un omosessuale, un giovane gay, anche se per consolarlo gli diceva che sarebbe diventato bisex.
“Sei troppo bello per essere un maschio!... Tu sei donna dentro e fuori! Sei nata donna!” Gli ripeteva ridendo.
Nabil gli raccontava tutto liberamente, senza alcun timore di quello che faceva, che era andato a puttane, che aveva spiato sua madre al gabinetto, volendo che lui facesse lo stesso con lei e le sue sorelle e che gli raccontasse tutto di quello che faceva con Martina, facendosi confidare le debolezze e i segreti di lei, il suo comportamento nel godere, cosa le piaceva di più fare e il modo con cui si amavano nell'intimità.
Gli faceva vedere spesso il suo cazzo, tirandolo fuori all'improvviso
.
Una mattina in bagno, con sua madre in negozio, provocandolo e intimidendolo, lo fece entrare e inginocchiare davanti a lui e si fece praticare un rapporto orale, avendo un orgasmo favoloso, riversandogli tutto il suo sperma in faccia, una serie di schizzi di sperma caldo, facendoselo poi leccare e pulire con la lingua, come se Carlo fosse una vera ... troietta.
Lui era turbato, incapace di reagire per timore e desiderio e quindi era arrendevole e sottomesso e il corpo gli fremeva di pulsioni incontrollate e mai avute prima quando era con Nabil ….
Inconsciamente, avvertiva prepotente il bisogno di toccarglielo, di sentirne il calore e la durezza in bocca o nell'ano.
Con Martina, lei all'oscuro di tutto, si incontravano e si frequentavano sempre, si amavano molto sentimentalmente e si volevano sposare presto, ma le effusioni, i rapporti sessuali e gli atti d libidine tra loro si diradavano e sessualmente non era più attratto da lei come prima, anche se era una bellissima ragazza, una delle più belle della città ambita e desiderata da tutti...
Non sentiva più come prima quel trasporto e desiderio passionale per lei, per la sua fighetta dai peli bruni, non gli piaceva più chiavarla come prima e quando lei lo cercava e lui lo faceva sforzandosi per accontentarla e soddisfarla, per eccitarsi pensava a Nabil al suo cazzo e quello che faceva con lui per avere l'erezione.
Lei lo cercava sessualmente, ma lui con mille scuse gli fuggiva, più che altro la soddisfaceva
limonandola con dei ditalini e con qualche chiavatina veloce e mal fatta il sabato pomeriggio a casa sua, quando non c’erano genitori e sorelle oppure il sabato sera all’uscita della discoteca che frequentavano e si appartavano in auto. Ma per lei, per educazione andava bene in quel modo, ne godeva, era felice, l'amava sempre e non conoscendo altro e di più sul sesso che quello che praticava con lui … si accontentava e accettava Carlo così, pensando che quello fosse il massimo e il normale in una coppia di fidanzati.
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