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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

IX° Non desiderare la donna d’altri

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VIETATO AI  MINORI DI 18 ANNI

Note:

I capelli sono l’ornamento più ricco delle donne.

(Martin Lutero)

 

 

 

 

CAP. 38 I CAPELLI DI SERENA

 

 

Dopo quello che era successo al Macumba ed essere stata lasciata anche lei dal fidanzato come sua sorella Francesca, in preda a una forma di depressione per quello che le era successo, invece di ribellarsi, si affidò completamente nelle mani di Clelia e di Madame Ingrid, la sua nuova padrona, anche se lei non lo sapeva ancora.

Passati alcuni giorni, dopo che aveva iniziato a tranquillizzarsi, Clelia con un espediente l'accompagnò nell'ufficio di Giovanni, fino dove a poche settimane prima aveva lavorato sua sorella Francesca.

Quando la vide, quell'uomo grasso, unto e spregevole le sorrise con un ghigno perverso, mostrando la sua dentatura sdentata e sporca.

Lui le andò incontro salutandola calorosamente, passandole la mano fra i capelli vaporosi, accarezzandoli e osservandoli con adorazione e venerazione. Lei sorrise, prese quell'atto come un gesto paterno e affettuoso.

Subito si avvicinò il grosso rottweiler nero che la spaventò, era terrorizzata da quel cane.

Giovanni lo mandò a cuccia dicendole di non avere paura:

“Se sei buona e gentile con me e farai quello che ti dico, non ti farà niente!” ... Esclamò sibillino.

La fece accomodare su un divanetto lurido e le offrì da bere, Serena dietro la sua insistenza non riuscì a dire di no.

“Bene!... Allora signora Clelia prepari tre bicchieri di quel liquore buonissimo che mi è arrivato dalla Francia. Lei sa dov'è!” ...Esclamò.

Clelia portò i tre bicchieri con il liquore, quello di Serena era molto pieno.

“Su beva!” ... La esortò il vecchio grassone, porgendoglielo davanti con la mano dalle grosse dita cicciottelle “È solo menta con un po’ di liquore, vedrà che le piacerà.” Fece una pausa, riprese fiato e proseguì:

“Sa!!... Sono contento che mi sia venuta a trovare!... Anche se so che è stata l'insistenza della signora Clelia a portarla qui.” ... Esclamò, ripetendo: “Su beva!!” ... Portando anche lui il suo bicchiere sulle labbra.

“È forte!... Cos'è?... Se è un liquore, io non sono abituata, mi scusi.” ...Esclamò Serena.

“Brucia un po’ il palato all’inizio, ma è buonissimo. Scalda! ... Scalda dentro!” ... La rinfrancò lui.

Serena diede una, due sorsate piene e mandò giù senza assaporarlo, tanto per fare vedere che beveva, poi aprì la bocca, aspirò e soffiò forte l'aria fuori, per lenire il bruciore della bocca.

Giovanni le si avvicinò e accarezzandola sul capo ripeté:

“Hai dei bellissimi capelli sai!”

Passò più volte sopra loro la mano grassa e pelosa, su quella chioma morbida e bionda che sembrava oro, tastandone la consistenza e la voluttuosità tra le dita.

“Bevi ancora un po’ sigorina!” ... La sollecitò, fingendo anche lui e Clelia di bere.

Serene diede un’altra sorsata, riaprendo la bocca per aspirare ed espirare forte l'aria, questa volta bruciava meno, il suo palato si stava adeguando alla gradazione alcolica.

“Permetti che te li pettino?... Sono talmente belli che non resisto a stare senza toccarli.” ... Le chiese Giovanni che sembrava ignorare le altre attrattive di Serena, il viso, gli occhi, il corpo.

Il suo sguardo non si distoglieva un attimo dai suoi capelli.

Serena restò in silenzio, era imbarazzata da quella strana richiesta.

“Vieni alzati!... Siedi qua sulla sedia al centro della stanza... così ti pettino un po’!” ... Esclamò Giovanni. con lo sguardo esaltato. 

“Ma veramente!!” ...Mormorò Serena ... 

“Su!! Ubbidisci!!” ...Le ingiunse con voce ferma Clelia.

Sconcertata e intimidita da quel tono, si alzò e si sedette sulla sedia al centro della stanza, sul lato aveva quel grosso rottweiler con un voluminoso collare a catena che brillava sul manto nero e che con la bava alla bocca soffiando la guardava.

Le faceva paura ... Aveva paura.

Dietro c'era Clelia, che strisciando sul pavimento le avvicinò un piccolo mobiletto che Giovanni aprì, ed era pieno di tutti gli strumenti della sua passione, pettini, spazzole, forbici, rasoi, tosatrici elettriche.

Prese un pettine ed iniziò a pettinarla dalla testa fino alla schiena, tirando e lisciando i suoi lunghissimi capelli.

Serena si sentiva un po’ bambina seduta sulla sedia con i gomiti appoggiati ai braccioli, si ricordava di come la pettinasse così anche sua madre, a lei e sua sorella quando erano piccole, ma trovava ridicolo e infantile che a quell'omaccione grande e grosso piacesse pettinare delicatamente i capelli delle donne. Comunque lo lasciò fare, tutto sommato era piacevole.

 

Giovanni cominciò a pettinarla, a lisciare e sollevare lunghe ciocche di capelli, prima con le dita per apprezzarne la corposità, la vellutatezza e la sofficità e poi con gli strumenti, pettine e spazzola.

Giovanni non aveva mai accarezzato e pettinato capelli così belli e lunghi, era esaltato, eccitato. Come un parrucchiere prese la parte terminale di una lunga ciocca nella mano sinistra, la tirò a sé, ne alzò l'estensione e con la destra pettinandola delicatamente le tirò il capo dolcemente indietro, ripetendo la pettinata più volte.

Serena iniziava a sudare, tra il caldo e le sorsate di liquore e menta che aveva bevuto si era accalorata, e rossa in viso, trovava piacevole quel farsi pettinare e lisciare i capelli.

“È bello vero?... Ti piace?” ... Le mormorò Giovanni.

Timidamente fece cenno di sì muovendo il capo. Quel sentirsi toccata e manipolata nei capelli le dava un senso di benessere, di piacevolezza.

Giovanni era bravo, sapeva dosare perfino la tiratura dei capelli, dolcemente, fino al punto che la tensione stimolando la circolazione sanguigna al cuoio capelluto le desse un effetto gradevole... piacevole, e poi lasciava.

“Hai dei capelli stupendi, morbidi e soffici, danno la sensazione di caldo, della luce, come se fossero baciati dal sole e profumano di fresco di pulito!” ... Affermò annusandoli depravatamente.

Lei lo ascoltava un po’ frastornata, si sentiva imbarazzata e incuriosita, ma lusingata degli elogi che faceva ai suoi capelli, non era il primo e pensava che non sarebbe stato nemmeno l’ultimo.

“Non ho mai visto dei capelli così belli e luminosi come i tuoi, li devi curare molto e che lunghi che sono! Saranno 60 -70 centimetri, ti arrivano a metà schiena. Aspetta che li misuriamo!” ... Annunciò visibilmente eccitato all'improvviso, prendendo nello stesso mobiletto un centimetro da sarta. E partendo dalla nuca li misurò.

“Sono quasi 70 centimetri. Meravigliosi!... Soffici!... Vellutati!” ...Esclamò sorridente quasi delirante e incredulo della misura di quei capelli che aveva tra le mani.

“Hai un bel viso sai!... Veramente bello!... Sono sicuro che staresti bene anche senza capelli tu!” 

Affermò schiacciandoli e tirandoglieli indietro con le mani tutti in una coda dietro la nuca dicendole:” Guarda!!”

Mentre Clelia le metteva davanti a lei uno specchio portatile da bagno, di quelli a muro.

“Sì!!... Sì!!” ... Ripeté lui seguito da Clelia: “Staresti bene anche senza. Sei sempre bella!”

“Ma io preferisco averli lunghi!” ...Rispose Serena come svegliandosi da un torpore ...

“Non li taglieresti mai??” ... Le chiese esaltato Giovanni.

“No!!” ...Replicò decisa Serena:” Mai…!”

Quell'attaccamento ai capelli da parte di Serena lo eccitava moltissimo, al punto che sudava e gli tremava la mano solo a toccarli ... Da dietro e dall'alto li guardava con ammirazione ... da vecchio feticista li adorava, li annusava passandoci sopra le narici a pochi centimetri senza che lei se ne accorgesse, inebriandosi di quelle sensazioni.

Continuò infilando la mano dietro il collo di Serena, sotto i capelli, alzandoglieli, tirandoglieli e portandoglieli tutti in alto.

Infondo era piacevole per lei la manipolazione che le faceva quell'uomo e, passiva, lo lasciò fare.

Lui riprese a pettinarli lentamente, come se avesse in mano dell'oro o una reliquia... Visibilmente emozionato ed eccitato da dietro tenendoli in mano li baciava senza che lei sapesse cosa facesse.

“Sai che ci sono ragazze che si fanno rasare a zero?” ... La informò, proseguendo: “Cantanti, attrici, gente della buona e cattiva società!”

“Sì, lo so!” ... Rispose ingenuamente Serena. “Ad alcune piace!... L'altra sera nel locale Macumba, ho intravisto una donna completamente rasata... sembrava calva!!”

“E ti piacerebbe essere come lei? Un cambiamento radicale?” ... Chiese il vecchio maiale eccitato, sbavando come il suo rottweiler, toccandosi dietro di lei i pantaloni con la mano all'altezza del cazzo.

“Oh ...no!!” ... Assolutamente dichiarò Serena. “Preferisco avere i miei bellissimi capelli, fanno parte di me, senza di loro, mi sentirei un'altra, non sarei più io.”

“Giusto!... Non saresti più tu!” ... Ripeté Clelia: “Saresti e diverresti un’altra.”

Serena non capì cosa intendesse quella megera.

Intanto il liquore si faceva sentire, disinibendola, rendendola più loquace e rallentando le sue reazioni.

Giovanni le pettinò tutti i capelli più volte, ripetendo sempre la stessa gestualità, alzandoli e tenendoli in tensione con la mano, lunghi e lisci, mentre Serena rilassata piacevolmente con il capo indietro lo lasciava giocare con i suoi capelli.

Ad un cenno di Giovanni, Clelia si avvinò, prese un nastrino rosso e lo legò nella parte terminale dei lunghi capelli vicino alla sua mano che li teneva, stringendo forte il nodo e lasciandole un fiocco, realizzando praticamente una coda alla rovescia, che iniziava stretta al termine dei capelli con il fiocco rosso e si allargava arrivando al cuoio capelluto.

Intanto Giovanni eccitato, continuava a parlare decantando la sua bellezza senza i capelli, lei lo lasciava dire e fare, credendolo innocuo, in fin dei conti pensava: “E' solo un vecchio sporcaccione che si diverte così.” ...E sapeva che era meglio non contraddirlo con quel cagnaccio accucciato vicino a loro che soffiava.

Poi il tono di voce di Giovanni cambiò, iniziò a diventare severo e sgarbato. Quasi autoritario.

Lei ne fu intimorita, a quel tono il cane si alzò, si avvicino a Serena annusandole le gambe. Lei dalla paura le retrasse e si irrigidì.

Lui ne approfittò, prese una mantellina nera da parrucchiere e prima che lei potesse accorgersene, distratta dal cane, con una velocità sorprendente la sbattè, facendola ruotare in aria, aprendola completamente la posò sul busto e le gambe di Serena, lasciandole fuori solo la testa. E prima che lei esclamasse:

“Ma cosa fa?... Cosa significa? ...Che cos'è questa cosa?” ...Gliela stava già allacciando dietro il collo, tirando prima fuori da essa, la lunga coda rovesciata rimasta imprigionata all'interno.

Serena stupita e sorpresa, rossa in viso aspettava una risposta ... Clelia le sorrideva perfidamente guardandole i meravigliosi capelli.

Era preoccupata, le braccia erano restate sotto, si sentiva praticamente legata, prigioniera all'interno di quel manto di nailon e di quelle persone.

“Ora me li prendo tutti!!” ...Esclamò ghignando Giovanni, aprendo un cassetto ed estraendo una macchinetta tosatrice elettrica, un clipper per rasare con un lungo filo elettrico. Gli occhi di Serena si spalancarono spaventati. “Non capisco!... Cosa significa me li prendo?”

Giovanni passo il cavo elettrico a Clelia che lo inserì nella presa a muro.

“Adesso vedrai!!” ...Rispose accendendo il clipper, facendo spandere il suo ronzio nell'aria e nelle orecchie di Serena: “Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzz!!!!!”

Capì che cos'era quel rumore, l'aveva già sentito dalla parrucchiera, in un attimo collegò i suoi discorsi sulle donne rasate a zero e capì che intenzioni avesse Giovanni.

Le prese la paura, d'istinto cercò di alzarsi e scappare, ma come si staccò con il sedere dalla sedia con quel lungo mantello nero, il cane le si avventò contro ringhiandole e abbaiandole perdendo bava con cattiveria. Si risedette subito.

“Ma dove vuoi andare” ...Esclamò Giovanni. “Aspetta prima che ti finisca l'acconciatura!” ...Dichiarò ridendo.

“Guarda che se ti muovi, Buck è capace di sbranarti, non saresti la prima sai!”

Serena terrorizzata guardò quel cane nero fissarla con la bava alla bocca, tanta ne aveva che le cadeva a terra.

Si sentì un pugno allo stomaco pensando al cane e a tutti quei rasoi sul ripiano del mobiletto, un senso di pericolo l’assalì e la paura per un attimo le paralizzò il pensiero. Deglutì la saliva cercando di razionalizzare, pensò che i cani riescono a percepire la paura di chi gli sta di fronte. Si ricordò da bambina lo scontro avuto con un dobermann, che dopo averla puntata, prese la rincorsa e le saltò addosso e a quel pensiero si impose freddezza e razionalità.

I suoi occhi diventarono umidi, al limite del pianto, stava per scoppiare.

“La prego signor Giovanni!... Farò tutto quello che vorrà, anche sessualmente ... ma i capelli no!... Me li lasci, lo supplicò, sono l'unica cosa a cui tengo molto.” ...

Lo scongiurò implorandolo.

Ma lui continuò eccitato da quelle suppliche e dall'attaccamento che mostrava per i suoi capelli:

“Che peccato!! ...Hai dei capelli bellissimi, meravigliosi, chissà quanti anni ci hai messo a farli crescere così lunghi e belli?... E ora in pochi minuti, rischi di perderli tutti.

Certo che rasata a zero ...calva…”  Precisò subito:”…perderai tutta la tua bellezza, il tuo fascino da ragazza per bene diventerà maschile, estremo… La gente ti guarderà deridendoti o con compassione, penserà che sei malata, sarai costretta a non uscire da casa o portare in testa bandane o parrucche.

Tutta la tua femminilità, la capacità seduttiva, lo charme, il sex appeal di cui disponi, in gran parte deriva dalla lunghezza della tua chioma e quindi con lei perderesti tutte le tue attrattive. Oppure potresti scegliere di essere una ragazza fetish, tatuata e rasata a zero, fare di questo il tuo sexy appeal, la tua forza erotica e bellezza estrema. Non dovresti più tradurre «Più il capello è lungo più sono bella» ma d'ora in poi potresti dire «Più sono calva, più sono ragazza e attraente.»”

Giovanni giocava con lei come il gatto con il topo, si divertiva a spaventarla, intimorirla, dandole delle possibilità, sapendo bene che tutto era già deciso. Continuava colpendola nei sentimenti oltre che nell'aspetto:

“E il tuo ex fidanzato? ... E i ragazzi?... Non ti guarderanno più!... Non piacerai più, non sarai più quella di prima ... peccato!... Una ragazza giovane e bella come te!

Il tuo ex probabilmente se ne troverà un’altra, certamente quella tua amica che lo guarda sempre e le sta vicino da un po’ di tempo a questa parte. Ma oramai non sei gelosa vero?... Vi siete lasciati!” Esclamò, continuando:

“Io se fossi in te cambierei look, diventerei fetish, magari facendolo ricreeresti il suo interesse per te, anche se sa cosa hai fatto con altri uomini.” ... Disse ridendo perfidamente e scuotendo il grosso torace e il collo taurino.

Due grosse lacrime scesero dagli occhi di Serena e le solcarono le gote e all'improvviso scoppiò silenziosamente a piangere, senza nemmeno potersi portare le mani sul viso, avendole bloccate sotto la grossa mantellina.

“La prego signor Giovanni!” ...Sussurrò ancora.

Ma quelle lacrime e quelle parole non fecero compassione a Giovanni, che anzi si eccitò di più.

“Però una soluzione ci sarebbe!” ... Enfatizzò perversamente.

“Quale?” ... Chiese trepida Serena, aprendo gli occhi e illuminandosi.

“Beh! ...Diciamo che dovresti essere gentile con un mio amico che si chiama Buck ... capisci cosa intendo?” ...Clelia sorrideva divertita appoggiata alla parete.

“Lasciarti leccare la figa e montare da Buck...” Non finì la frase che Serena esclamò indignata:

“Ma lei è pazzo!!... Un pervertito!... È un cane!” ... Non sapendo cosa era successo a sua sorella.

“Peccato allora!!... Come non detto.” ...Rispose Giovanni, aprendosi in un a grande risata dal ghigno sadico che rimbombò all'interno della stanza.

“Beh procediamo!” ...Intimò, aggiungendo:” Proprio un vero peccato!! ...Era la tua unica possibilità di salvare... di tenerti i capelli!” ... Ripeté accendendo il clipper e avvicinandolo alla testa, facendo con sapienza sentire il ronzio delle lame in movimento vicino all'orecchio.

Poi con la mano sinistra prese la coda rovesciata, la alzò e la guardò compiaciuto, soddisfatto, con uno strano sguardo, come a dire: “Tra poco sarai mia!”

Portò il clipper davanti alla sua fronte ed esclamò eccitato e godente: “Iniziamo!!”

“Noooooo!!!” ...Urlò Serena con le lacrime agli occhi scoppiando a piangere. “Nooooo!! ...La pregooo ... farò come ha detto, ma mi lasci i capelli, non mi rasi.” ...Disse singhiozzante.

Giovanni sorrise trionfante della sua sottomissione, ma rispose:

“Troppo tardi!... Fuori tempo massimo!” ...Ancor più eccitato che se avesse potuto mettere in atto lo scambio...

Serena era disposta a tutto per i suoi meravigliosi capelli, perfino a concedersi a un cane e questo lo eccitava fino all'orgasmo. Peccato che non poteva accettare, gli accordi con Salvatore e Madame Ingrid erano chiari, poteva solo rasarla e chiavarla lui se voleva, ma niente più.

Giovanni la guardò soddisfatto, anche lei come la mamma era entrata nella gabbia e l'avrebbe trasformata in una splendida slave, una soumise e calva per giunta.

Sfortunatamente Serena era di carattere predisposta alla sottomissione, sarebbe diventata un’ottima schiava, già la immaginava tutta vestita in pelle nera, mezza nuda, tatuata, inanellata e truccata oscenamente, su tacchi altissimi e soprattutto calva, meravigliosamente calva, senza un pelo in testa e il cranio levigato e liscio e tutto questo lo estasiava.

“Bene!” ... Esclamò Giovanni portandosi dietro la nuca di Serena e da dietro allungando le braccia in avanti, appoggiandole il clipper sulla fronte, con esperienza, avendolo fatto decine e decine di volte a ragazze e signore e premendolo verso il cuoio capelluto iniziò a tirarlo verso di se; lasciando dietro al ronzio e al suo passaggio una striscia bianca di cute senza capelli.

Serena incredula piangeva, non poteva credere, concepire che le stesse rasando i capelli, i suoi meravigliosi capelli.

Ma lui continuò e arrivato alla nuca lo staccò dalla cute bianca appena rasata e ripartì nuovamente dalla fronte, ma spostandosi più lateralmente a fianco della prima striscia appena rasata. Premette e tirò di nuovo verso sé la macchinetta, raddoppiando il bianco e la larghezza di quella striscia vuota in mezzo al folto della capigliatura bionda.

I capelli cadevano, ma restavano uniti, legati dal nastrino rosso posto in fondo a loro, solo  qualche ciocca le cadeva sul telo  nero davanti  che la copriva.

Era eccitato come un artista con la sua scultura, che da una massa informe crea un'opera d'arte.

Osservava con attenzione, ripassando sopra con precisione, senza lasciare residui o ciuffetti mal rasati.

Così facendo in pochi minuti rasò tutta la parte superiore della testa, che restò bianchissima in confronto al volto leggermente abbronzato.

Sembrava una clown, con i soli capelli lunghi intorno al capo, a corona.

“Su! Su! Smetti di piangere e goditi questa rasatura.” ... Asserì spegnendo momentaneamente il clipper.

“Ma sai che ci sono donne che a sentire passare la macchinetta in testa che le porta via i capelli godono?” ...Le mormorò infervorato, ripetendo: “Sì, godono!” ...Per poi aggiungere subito:

“Rilassati!... Vedrai che piacerà anche a te farti rasare, lo so, sei predisposta tu!!”

Serena smise di piangere e iniziò ad avere il singulto del dopo pianto, tirando su con il naso più volte.

“Dai, tranquillizzati! ...Rilassati!” ...Ripeté quel grasso feticista depravato, accarezzandole libidinosamente con la mano più volte la parte rasata, per gustare l'inizio della sua opera, socchiudendo gli occhi con una smorfia di piacere al tatto.

“Vedrai che ti piacerà tra poco!... Intanto oramai bisogna andare in fondo e non serve piangere.”

Dicendo così riaccese il clipper e Serena senti di nuovo il ronzio arrivarle alle orecchie e la pelle del cranio vibrare piacevolmente al suo passaggio, facendole conoscere nuove sensazioni... Giovanni con il suo grasso braccio, tirò su la coda da dietro, dritta in alto e iniziò a rasare, questa volta partendo dal collo e salendo su per la nuca, arrivando su in cima alla testa.

Quella del collo era una zona particolarmente sensibile per Serena. Anche prima nel sentirsi accarezzata lì pettinandola aveva provato benessere.

Ora quelle vibrazioni e le piccole lame di quel freddo metallo che oscillando salivano sulla pelle del suo collo portando via i suoi adorati e meravigliosi capelli, ma le davano i fremiti sulla schiena... e quel ronzio meccanico, la stordiva come una dolce musica ipnotica.

Arrivato in cima alla nuca, Giovanni lo riportò giù, con una mano sulla testa le ripiegò il capo in basso e bene in avanti, estendendo il collo e riparti di nuovo un po’ più laterale della prima passata, risalendo nuovamente su, con quella vibrazione che le portava via tutti i suoi splendidi capelli biondi, questa volta dandole brividi di piacevolezza e turbamento.

Il silenzio di Serena ora era eloquente, non piangeva, ma ad occhi chiusi sentiva passare le lame elettriche vibrando sul suo cuoio capelluto, attendendo piacevolmente la passata successiva.

“Vedi che ti piace!!” ...Esclamò Giovanni perversamente: “Sono sicuro che stai godendo ... sei come molte altre donne, predisposte, godono anche se non vorrebbero ad essere rasate a zero, a sentire la macchinetta passare in testa.”

Serena in silenzio con gli occhi chiusi non rispose, ma la sua espressione era eloquente e la pelle d'oca che si formava sulle sue braccia significava una cosa sola, che in silenzio avvertiva sensazioni ed emozioni nuove, che le piacevano, la deliziavano … e ne iniziava a goderne.

Non avrebbe voluto provare piacevolezza, ma era più forte di lei, le vibrazioni erano stimoli ed emozioni incontrollabili, irrazionali, perverse.

Terminata di tosare tutta la nuca, passò ai lati e dietro le orecchie, tutte zone sensibili ed erogene, appoggiò la macchinetta premendo e salì su verso l'alto, e rasò la zona temporale e parietale.

Nessuna resistenza o pianto ora da parte di Serena, restava sempre ad occhi chiusi come a godersi senza voler vedere, la sua rasatura a zero.

Si lasciava spostare il capo dalla padronanza di quella grossa mano grassa, a seconda delle esigenze della tosatura, in alto, in basso, di lato senza protestare come se ne fosse lui il padrone e la sua testa  quella di un manichino.

Ora i capelli erano attaccati al cuoio capelluto solo nella parte centrale del cranio, tenuti tutti uniti da quel nastrino rosso, in quella coda rovesciata che Giovanni teneva con la mano dritta e alta in modo verticale.

“Ancora poco!” ... Le esclamò e, sudato ed eccitato a colpetti piccoli di macchinetta, come a godersi fino in fondo quella tosatura, li rasò tutti, finché non si staccò e gli restò in mano quella lunghissima coda bionda legata al capo terminale dal nastrino rosso.

Giovanni la guardava tenendola dritta e pendente per tutta la sua lunghezza, estasiato, come un vincitore felice si gustava il suo trofeo, agitando il braccio con quel lungo scalpo biondo e con gli occhi che gli brillavano lo mostrò a Clelia sorridendo, contento, che annuendo con la testa si complimentò.

Era un trofeo bellissimo, circa 70 cm di capelli biondi naturali, ben curati, che sarebbero finiti ad ornare assieme agli altri scalpi l'interno del suo armadio di feticci di capigliature femminili.

Godente li fece scendere dall'alto davanti al viso di Serena, passandoglieli agitandoli davanti agli occhi, per adagiarli sopra la mantellina nera sulle sue gambe in modo che potesse osservarli. Era una coda perfetta, come quella di una cavalla.

Serena quando la vide scendere davanti agli occhi, provò vergogna ed umiliazione, fu come se si svegliasse da quel torpore dato dall'alcol e dalla piacevolezza della tosatura elettrica. Quando vide i suoi capelli penzolare dalla mano di quell'essere grasso e immondo, scoppiò nuovamente a piangere; singhiozzando realizzò che era rasata a zero.

Per spregio Giovanni glieli lasciò sulla mantellina all'altezza delle ginocchia, in modo che potesse vederseli bene.

“Su accarezzati!!... Accarezzati la testa ora!” ... La invitò Giovanni lasciandole uscire un braccio da sotto la mantellina. “Vedrai che bella sensazione proverai!... Ti piacerà toccarti la testa rasata.”

Tremante con il singulto che andava a scemare, ubbidendo alzò lentamente la mano e accompagnata dalla sua la portò sul capo, l'appoggiò e iniziò ad accarezzarsi il cuoio capelluto glabro, piangendo, con le lacrime che scendendo le arrivarono sulle labbra, sentendo il loro gusto caldo e salato e una strana sensazione gradevole al tatto... sotto le dita.

Provava uno strano effetto ad accarezzarsi il capo così, senza capelli, vibrazioni, emozioni nuove le correvano sulla nuca, il collo e la schiena, dandole un senso di diletto, di piacevolezza.

Piangeva in silenzio ... i suoi bei capelli, invidiati da tutte le ragazze della città, simbolo della sua femminilità e fascino ...non c'erano più.

Per farle gustare l'umiliazione fino in fondo, Clelia andò in bagno, sganciò nuovamente lo specchio a muro e glielo riportò davanti, appoggiandoglielo sulle sue cosce.

“Guardati!!” ... Esclamò.

“A vedersi così, senza capelli, non si riconosceva più, si vedeva mostruosa senza la sua bellissima chioma bionda, sembrava un’altra, non più Serena invidiata e desiderata da tutti.

Rasata a zero e con gli occhi gonfi dal pianto, sembrava perfino più brutta, anche se non lo era, il suo viso aveva un'espressione persa, di paura e osservandosi scoppiò ancora a piangere, questa volta in modo fragoroso.

Sperava che fosse tutto un sogno, un brutto sogno ... un incubo, ma non era così.

Clelia appoggiò lo specchio di fronte a lei, su un'altra sedia, in modo che continuasse a vedersi.

“Su!... Su!!” ... Affermò Giovanni con tono paterno.” Vedrai che Madame Ingrid ti farà diventare una brava soumise, una fetish perfetta. Vedrai che ti piacerà il nuovo look e non vorrai più tornare ad essere quella di prima, una ragazza per bene...”

Poi prese il clipper e sapientemente iniziò a ripassarlo su tutta la testa più volte, dappertutto, rasando in modo uniforme e corretto le parti già tosate e nello stesso tempo ridandole sensazioni piacevoli. Lasciandosi lei, passiva ad occhi chiusi, nuovamente rilassata, rasare per alcuni minuti.

“Finitooo” Esclamò Giovanni, osservandola con il suo ghigno perverso.

Serena si guardò in quello specchio, sulla sedia davanti a lei ...si vedeva orrenda, mostruosa con la testa pallida e le orecchie a vista, altro che bellissima. Chissà cosa avrebbero pensato gli altri vedendola. 

Dopo alcuni lunghi secondi di silenzio, rassegnata ed esitante Serena chiese singultando ancora un poco: “Mi posso alzare?”

“Alzare?” ... Rispose lui. “Ma abbiamo appena iniziato è finita solo la prima parte, ora inizia la seconda, quella più bella e piacevole per te!” ... Esclamò con un ghigno perverso. “Diventerà il tuo look essere calva!” ... Esclamò forte ed esaltato Giovanni.

Mentre Clelia portava una bacinella di acqua tiepida e degli asciugamani caldi e umidi che posò sul mobile, Giovanni continuava a parlare sottovoce con Serena:

“Diventerà il tuo look questo … Calvaaa!!... Calvaaaa!!!” ... Ripeteva esaltato con espressione libidinosa.

Serena aveva gli occhi umidi, ascoltava quelle terribili parole impotente.

Le grasse mani dell’uomo presero quei panni caldi e umidi e le fasciarono il capo come un turbante, lasciandoli sopra alcuni minuti in modo che scaldassero e rendessero umido il cuoio capelluto, favorendo la dilatazione dei follicoli dei bulbi piliferi e l'uscita dei peli recisi da essi per favorirne la rasatura, mentre lui continuava a parlare.

Lei silenziosa e passiva, avvertiva piacevolmente il calore trasmesso sul capo entrare in essa che la stordiva.

“Vedrai! ...Clelia ti affiderà a Madame Ingrid e a delle brave persone che ti faranno diventare una attrice fetish, ti faranno fare films e video, ti cambieranno radicalmente nel look e nel modo di pensare.” Le diceva continuando: “Ti accetterai e ti piacerai nell'essere diversa, ti faranno qualche tatuaggio e metteranno qualche piercing anche sulle labbra vaginali. Diventerai bellissima!... Una porno attrice fetish calva!... Con la pelle color latte e senza un pelo sul corpo!” ...Esclamò entusiasta.

Serena si sentì gelare il sangue nelle vene a quelle parole, avrebbe voluto alzarsi e scappare, ma sapeva che non poteva con quel cagnaccio accucciato vicino che la fissava soffiando, incutendole timore.

Per ironia della sorte, lei che amava i suoi capelli al di sopra di tutto, dovette essere spettatrice e modella della sua trasformazione, dovette osservarsi allo specchio mentre cambiava aspetto e si tramutava da ragazza dalla folta e lunga chioma bionda, a calva. Non c'era niente di più perverso e umiliante per una donna che essere senza capelli, rasata a zero.

“La prego mi lasci andare!” ...Esclamò in un flebile tentativo di convincimento.” ...Oramai i capelli me li ha rasati, sono suoi!... Non mi renda completamente calva!”

“Non devi avere paura. Non ti farò alcun male, sono bravo con i rasoi sai?... Fidati! ...Sono meglio di un barbiere, ho già rasato la testa a molte donne. Vedrai che ti piacerà sentire passare la lametta sul cuoio capelluto.” Le bisbigliava all'orecchio, mentre la sua grossa testa dondolava sudata ed eccitata, con un ghigno perverso sul volto.

Quando fu pronto, le tolse quel turbante di asciugamani di spugna calde e umide dal capo, i suoi follicoli nel cuoio capelluto si erano dilatati e i bulbi peliferi avevano lasciato uscire da essi i residui interni di capelli recisi. Sarebbe stata una rasatura perfetta.

Le prese il capo tra le mani e le mise la testa dritta, affinché il lungo collo restasse eretto e fermo.

Il collo era nudo, pallido, senza capelli che lo coprivano e si vedeva in tutta la sua bellezza e forma.

“Splendida!!” ...Esclamò Giovanni invasato: “Un collo superbo, da principessa!” ...Si avvicinò prendendo sopra il ripiano il recipiente con il sapone solido all'interno e il suo pennello personale da barba, lo bagnò nella bacinella e lo fece roteare più volte dentro, alla vecchia maniera dei barbieri. E quando fu gonfio e pieno di schiuma, iniziò a passarlo sul cuoio capelluto di Serena, lasciando sopra esso una densità soffice e bianca.

Con movimenti precisi del polso, iniziò a far roteare il pennello sulla cute del cranio, praticando con una leggera pressione movimenti circolari sul cuoio capelluto, pallido appena tosato, fino ad ottenere una schiuma vaporosa, densa e morbida che distribuì su tutta la testa.

Sentire quel pennello ruvido e schiumoso passarle sul capo, a Serena dava sensazioni particolari, strane, piacevoli, che in alcuni momenti, dal benessere, dondolando il capo sotto la spinta del pennello che stendeva la schiuma, chiudeva gli occhi in una espressione di diletto.

Giovanni la lasciò agire per qualche minuto, affinché il cuoio capelluto assorbisse la schiuma e diventasse morbido e tenero al passaggio della lama, onde evitare tagli.

Era un vero esperto delle rasature, prova ne erano le sue capacità e conoscenze che dimostravano che non mentiva quando diceva che aveva rasato e rese calve molte donne.

Lei seguiva con lo sguardo la sua trasformazione, assistendo quando apriva gli occhi sullo specchio di fronte il vedersi la testa bianca. Immobile come una scultura, lo sentiva piacevolmente insaponarle il capo. Il suo cuoio capelluto ormai senza capelli, sensibilissimo vibrando ai movimenti circolari del pennello, le dava fremiti piacevoli anche sulla schiena.

Ogni volta che apriva gli occhi Serena intravedeva nello specchio sulla sedia di fronte a lei, le varie fasi dell'imbiancamento del suo capo, finché lo vide tutto ricoperto di schiuma bianca, come neve.

Ebbe un tuffo al cuore a vedersi così, provò una emozione nuova, diversa, insolita.

Era perfetta con la testa tutta imbiancata, sembrava che avesse sul capo una parrucca di schiuma.

Clelia sorridendo le guardava con soddisfazione la testa imbiancata, e Giovanni, preso dall'esaltazione delle fasi concitate del suo lavoro, con il sudore che gli colava sulle tempie, regolava quella chioma di schiuma con le dita, ritoccando il suo prodotto artistico.

Quando si sentì pronto, iniziò la rasatura vera e propria, prese un rasoio a lama sul mobiletto, lo guardò controluce, facendolo brillare di riflesso la luce sulla lama, lasciando che Serena vedesse replicate sullo specchio, quelle fasi preparatrici.

Con un ghigno perverso, posizionò la lama a diagonale sulla schiuma e iniziò a rasare, conducendo il rasoio nella direzione della crescita dei capelli, in modo da avere meno resistenza e più piacevolezza al passaggio.

Con movimenti esperti e misurati, Giovanni con calma e pazienza, iniziò a portare via quella schiuma, raschiando la cute e i piccoli residui di capelli tosati. Effettuò molteplici passaggi con il rasoio a lama, in momenti successivi, evitando così, tagli, irritazioni e inestetismi sulla cute; mentre con il polpastrello dell’altra mano passandoci sopra ne accertava la levigatezza, ripassando ancora se occorreva.

La rasò completamente, ripulì e massaggiò centimetro per centimetro il cranio levigato.

Lei si sentiva rilassata in quei momenti, tutto si consumava in religioso silenzio, se non per il rumore stridulo fatto dalla lama del rasoio quando raschiava la cute portando via la schiuma e i residui dei capelli tosati.

Giovanni aveva un tocco leggerissimo, riusciva a rasarla solo sfiorandola.

Serena ne percepiva il tatto quando passava sulla sua pelle, sentiva la lama fredda e dura levigare sui residui recisi e portarli via assieme alla schiuma, procurandole brividi di turbamento e piacere, notando allo specchio lo sguardo invasato e perverso di Giovanni.

Slacciando e abbassando la mantellina, insaponò anche quel bel collo da cigno e glielo rasò tutto dalla nuca alle spalle e al passaggio di quel contatto freddo e tagliente Serena si irrigidì e si inarcò dalla sensazione di fresco e di piacere, stringendo con le mani i braccioli della sedia e con le cosce chiuse la figa, forse per paura che quel piacere perverso si rivelasse.

Dalla nuca alle tempie il passo fu breve. Poche passate della gelida lama e il suo capolavoro fu completato.

Lei chiuse gli occhi seguendo i movimenti di Giovanni sul capo, il contatto della lama e  il fruscio della cute raschiata dalla schiuma all’udito, cercando di trasformare le percezioni in immagini dietro le palpebre. Sentiva il sapone sul cranio venir via e lasciare una sensazione di fresco gradevole.

“È una sensazione forte e nuova per te, ma vedrai che l’amerai!... Ti piacerà sentire lo stridulo rumore della lama che raschia la cute del capo e ti fa vibrare a ogni passaggio.” ... Sussurrò Giovanni ripassando sul collo e la nuca.

La tensione e il piacere erano forti e la sua mente cercava di dare un senso a quello che provava, a quel misterioso e sottile piacere perverso e sconosciuto che l’assaliva arrossandole le guance e facendola vergognare con sé stessa per il benessere provato al diventare calva.

“Ma cosa mi sta accadendo?” ...Si chiedeva:” Sto provando piacere dalla mia vergogna?!... Quest'uomo mi sta umiliando rendendomi calva e io ne provo diletto e soddisfazione?!” ... Tutto era così strano, lontano e sospeso come se non le appartenesse, come se fosse entrata nel sogno di un’altra, come se fosse un'altra ad essere rasata e resa calva e lei la osservasse.

Passiva, lo lasciava fare, quasi godendo di quella pratica, le piaceva, ne era restata coinvolta suo malgrado. Eccitava anche lei sentirsi manipolato il cranio e la cute senza capelli, dalla schiuma, dal rasoio e dalle sue mani grasse che prendendolo lo spostavano a destra e sinistra.

Le davano sensazioni piacevoli, come se le accarezzassero direttamente il cervello e ogni volta che la lama o quei grassi polpastrelli le passavano sopra, mille fremiti le partivano da esso spandendosi in tutto il corpo. 

Sentì il caldo sprigionarsi in vagina improvviso, forte e dirompente, salire dentro lei invaderle il ventre e spandersi dappertutto.

Le gambe le tremavano, sentì i capezzoli indurirsi e diventare turgidi.

Cercò di stringere forte le cosce, in un gesto di difesa, di annullamento di quel piacere non voluto, ma il risultato fu contrario e amplificò di più quel calore in vagina e in tutto il corpo.

Stava godendo. Involontariamente godeva di quella rasatura, di quello che quell’uomo disgustoso le stava perversamente praticando rendendola calva. Si chiedeva se stava diventano feticista anche lei a provare piacere nel farsi rasare a zero…

Il suo corpo non ubbidiva alla sua mente, ma alle sensazioni che le procurava quell'uomo e il passaggio della lama sul cranio.

Godeva con vergogna, umiliazione e silenzio ... ma godeva.

Gli occhi sempre chiusi, come ad estraniarsi, a rifiutare quello che stava succedendo su di lei e in lei, ma anche inconsciamente per goderne meglio...

I fremiti sulla pelle correvano dal cranio nudo alla schiena e dalle braccia fino alla vagina e le cosce.

Era impossibile fermarli. Era una forma di piacere malato quello che avvertiva, ma sempre piacere. Il suo corpo era teso, la sua mente viveva le sensazioni della rasatura e il calore del piacere che sentiva sprigionarsi in lei, senza rifiutarlo.

Non avrebbe mai pensato di godere nel sentirsi portare via i suoi meravigliosi e splendidi capelli, a sentirsi levigare il cranio con il rasoio da renderla calva, stentava a crederci ...eppure era così, scopriva che le piaceva.

Al di là del pianto e dello sconforto iniziale, ora era passiva e accondiscendente.

Al termine della rasatura, piacevolmente sentì ancora i grassi polpastrelli di Giovanni correre sulla pelle nuda del cranio, sensibilissima e bianca a cercare le imperfezioni e correggerle ripassando il rasoio. Per la prima volta la cute respirava, liberata dai capelli e dalla schiuma le dava una sensazione di fresco piacevole, che con un brivido le arrivò ai piedi e al cervello.

 

Ultimato di rasarla Giovanni prese un catino con dell’acqua tiepida e con una spugna tolse i residui del sapone. Frizionò delicatamente con cura per non provocare irritazione a quella pelle chiara, sensibilissima, giovane e vergine, che per la prima volta dopo più di vent'anni vedeva la luce e sentiva il tepore dell'aria su di essa, e dopo averla tamponata con l’asciugamano, la massaggiò con un unguento di menta ed eucalipto.

Iniziò ad accarezzare quel cranio oramai liscio come il vetro, a massaggiarlo, baciarlo e leccarlo, in preda ad un raptus di libidine che gli veniva sempre dopo che espletava questa sua malsana passione, poi lo rese lucido, cospargendolo d'olio di mandorle, continuando a frizionarlo e a darle piacere.

Serena aveva cambiato aspetto, i lunghi capelli erano oramai distesi sulla scrivania.

Era calva!... L’aveva fatta diventare calva!

La sua testa completamente liscia riluceva sotto il chiarore del lampadario, il viso sottile e il cranio leggermente allungato sulla nuca, le dava una forma ovale e un aspetto aristocratico, che assieme al suo collo da cigno venivano costantemente baciati e leccati da Giovanni.

Lei passiva, lo lasciava fare, godeva di quella pratica, le piaceva, ne era restata coinvolta. Perversamente eccitava anche lei sentirsi accarezzare, baciare, leccare il cranio nudo e il collo liscio.

Le davano sensazione piacevoli, come se le accarezzasse direttamente il cervello e ogni volta che la lingua di quel grassone la leccava, mille fremiti le partivano da esso spandendosi in tutto il corpo.

Provava emozioni e sensazioni da feticista ...e le piacevano.

All'improvviso venendo davanti e tenendole fermo il capo con la mano sul mento esclamò:

“Stai ferma!!” ...E con colpi decisi e veloci della lametta le rasò anche le sopracciglia.

“Queste non ti servono più!... Madame te le farà tatuare come piacciono a lei, ne avrai delle nuove, da vera fetish” ...E allontanandosi un poco per osservarla meglio come se fosse un'opera d'arte, ripeté tra sé:

“Bellaaa!!... Bella ... senza peli, pelini e peletti, perfetta!!... Non hai più un pelo sul corpo!”

Poi tolse la mantellina, e Serena si riguardò allo specchio ed ebbe un tuffo al cuore, quella che vedeva riflessa non era più lei, ma una nuova ragazza dall'espressione molto diversa, infantile senza sopracciglia, un volto in netto contrasto con l’immagine che era abituata a vedere di sé.

La cute del capo, pallida, lucida e luminosa, contrastava con la leggera abbronzatura del viso, era così inusuale, così estrema, quasi eccitante anche per sé stessa vedersi in quello stato.

Si guardò e riguardò allo specchio, portandosi le mani sulla nuca e accarezzandosi dal basso verso l’alto come le sussurrava di fare Giovanni.

La sensazione di solletico sul palmo della mano e le vibrazioni che si sprigionavano dal cuoio capelluto calvo le piacquero moltissimo, quella tattilità nuova e perversa la emozionava. La cute era diventata nuova e sensibilissima al punto che le sembrava di accarezzarsi l’encefalo.

Clelia le porse un altro specchio posteriormente in modo da riflettere l'immagine della nuca su quello anteriore e guardarsi. A vederla Serena rabbrividì, il cambiamento era radicale, non si riconosceva, si toccava e accarezzava il cranio stupita, incredula che fosse il suo, che fosse lei quella nello specchio.

Giovanni eccitato allo spasimo volle provare a fare l'amore con lei, le si avvicinò leccandola sul collo e sul cranio lucido.

Clelia vedendo Giovanni accalorato, con il suo grosso collo taurino, sudato ed eccitato all'inverosimile, preso dall'ansimare con la bava alla bocca come il suo cane, esortò Serena:

“Su!... Alzati presto ... e togli lo slip.”

Lei esitò un attimo, ma Clelia insistette autoritaria: “Su!... Su!... Sbrigati!”

Veloce Serena si alzò, tirò su la gonna e sfilò gli slip, Giovanni allungò la mano tremante, accarezzandole la figa, già nuda e depilata, con la fessura dischiusa, lucida e brillante dalle piacevoli secrezioni umorali che in silenzio aveva avuto durante la rasatura. E lui iniziò ad accarezzarla.

Anche Serena era eccitata da tutto quello che era successo, respirava affannosamente, lasciando desiderosa che le dita di Giovanni si insinuassero tra le pieghe delle sue grandi labbra vaginali. Si sentiva oltraggiata da quelle mani grosse, calde, sicure e rapide che vinsero le sue resistenze.

Giovanni sempre più sudato ed esaltato, mentre con una mano le faceva un ditalino, con l'altra le accarezzava la cute rasata del capo, massaggiandole il suo bel collo da cigno e la sua meravigliosa testa a uovo. Esclamando:

“Sembri la raffigurazione della regina d'Egitto Nefertiti!!... Bellaaa!... Bellaaa!!... Calva come lei!... Con il cranio pallido e lucente e la conformazione ovale che ti dona nobiltà!!”

Continuando alzandosi:

“Hai un’aria regale, principesca, da faraona e allo stesso tempo distaccata, fredda e altezzosa!... Sei la più bella!... La più preziosa delle donne che ho rasato ...Ti amo!” ...Sussurrò quasi in trance.

Clelia senza dire nulla sullo stato di contemplazione e venerazione che stava vivendo Giovanni, la fece mettere sdraiata sul divano, con la gonna alzata all'ombelico e il sesso nudo e bagnato alla vista.

Giovanni, come il suo cane la guardava con la bava alla bocca e il viso congestionato, si avvicino eccitato abbassando lateralmente le bretelle di lato, facendo scendere i pantaloni e le grosse mutande ai piedi, lasciando uscire fuori un pene, non grosso ma semirigido e si chinò su di lei, sulla sua giovane figa, l'accarezzò sentendola tutta bagnata, fradicia.

“Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto, che avresti goduto!” ...Disse con il suo ghigno infido, poi si sdraiò su di lei con il suo pancione mollo ed enorme. 

Chinò il capo contro il suo mettendole la lingua calda e fetida in bocca e mentre con una mano continuava ad accarezzarle il cranio, con l'altra puntò il membro sulle labbra vaginali e spingendo forte, aprendole la penetrò.

Serena ebbe un sussulto, già eccitatissima per quello che aveva provato, senti a quella penetrazione un’ondata calda di piacere arrivare dal cervello alla vagina, e mentre lui si muoveva goffo sopra di lei chiavandola e baciandola, lei si lasciò andare, godendo delle membra molle e della mole di quel laido grassone, spingendo godente il suo bacino contro il suo ventre enorme.

Non durò molto.

Serena a occhi chiusi, vittima di quel godimento perverso non riuscì ad abbracciarlo completamente, mentre lui la coprì tutta con la sua carne informe, senza però schiacciarla.

Poco dopo con un grugnito animalesco Giovanni tirò su la sua mole, tirò fuori il suo pene dalla figa di Serena e scuotendosi tutto facendo traballare la sua massa come per liberarsi da quell'enorme grasso che aveva addosso, stringendole il seno le eiaculò sopra la figa, una valanga di sperma.

Anche Serena sussultò e gemette con un grido stridulo in quel grasso amplesso, quando l'orgasmo la prese vibrandole in tutto il corpo come la corrente elettrica, nella figa e sul cranio.

Realizzò che stava godendo con quell'essere ignobile, quell'uomo schifoso che le aveva preso i capelli, resa calva e umiliata, eppure godeva e le piaceva farsi accarezzare il cranio rasato e sensibilissimo da lui.

Al termine Giovanni dritto in piedi glielo fece leccare: “Puliscilo!!” ...Esclamò rosso in viso e ansimante. Cosa che Serena fece.

Poi, con enorme fatica si chinò, tirò su prima le mutande e poi i pantaloni ripassando le bretelle dalle braccia sulle spalle.

Serena lentamente si tirò su, il suo ventre scarno e scavato era sporco dello sperma disgustoso e senile di Giovanni, si pulì con l'asciugamano che avevano usato per fasciarle e inumidire in cranio.

Facendo quei movimenti si rivide di nuovo nello specchio, calva, liscia da fare impressione. Due grosse lacrime le scesero sul volto, pensò ai suoi bei capelli perduti a chissà cosa avrebbero pensato i suoi, sua madre, sua sorella e i suoi conoscenti nel vederla calva, con la testa pallida e ovale.

Si voltò dall'altra parte per fuggire all'immagine di sé stessa riflessa nello specchio e vide sulla scrivania di Giovanni i suoi bellissimi e lunghissimi capelli oramai morti, legati tra loro dal nastrino rosso in una lunga coda. In quel momento Giovanni li prese, aprì l'armadio dei feticci e soddisfatto li agganciò assieme ad altre decine di scalpi, di misura inferiore e vari colori.

La guardò trionfante e felice accarezzò, la sua capigliatura, era il trofeo migliore che potesse avere, il più bello, il più importante e dominante sugli altri, per qualità, colore e lunghezza.

Era la sua chioma ammiraglia.

Anche lei si rimise in ordine, tirò su gli slip e giù la gonna, Clelia la prese per un braccio, mentre il grosso rottweiler, eccitato dall'odore della figa di Serena, con sfoderato un pene appuntito, enorme, rosso, translucido e gelatinoso, girava ansimante per la stanza annusando l'aria.

“Andiamo è eccitato!!” ...Disse Clelia esortandola a seguirla: “Prima che ti salti addosso!”

 

Uscirono, giunti per strada, Serena fu presa dalla vergogna... alcune persone vedendola si voltarono a guardarla. Così calva non passava inosservata ed era irriconoscibile.

D'istinto prese dalla borsa un foulard da mettere in testa, ma Clelia autoritaria glielo proibì:

“Da ora ti mostrerai e sarai sempre così ...calva!” Aggiungendo: “Imparerai a rasarti la testa da sola come fai con la figa, tutte le mattine ... farai come gli uomini che si fanno la barba!... E non dovrai vergognarti di essere calva, anzi… sarà la tua distinzione, il tuo punto di forza, dovrai essere fiera di esserlo” ... E rise.

Serena ubbidì incapace di reagire.

E al suo fianco, magra e poco più alta di lei, camminò con la testa nuda, gli occhi lucidi e il viso rosso dalla vergogna.

Si sentiva nuda senza capelli, per la prima volta sentì l'aria fresca correrle sulla cute del capo, una leggera brezza piacevole ...una nuova percezione... sensazione... emozione.

Fu richiamata alla realtà dalla voce di Clelia:

“Ora ci penserà Madame e i suoi amici a farti qualche disegno sulla pelle e a metterti qualche anello nel posto giusto!” ...Esclamò ridendo: “E preparati a cambiare anche abbigliamento!... A diventare Fetish!”

 

 

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