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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 9 L’ UMILIAZIONE.

 

Noi arrivammo a quella villa prima e attendemmo l’arrivo di Antoine e Stefy aspettando davanti a un portoncino nero, dove due tizi robusti controllavano chi entrava. Era notte.

Subito dopo arrivò l’auto di Stephen e scese Corinne, che aprì la portiera dal lato di Stefy piegandosi all’interno su di lei, mentre Antoine scendendo fece il giro dell’auto. Quando furono fuori e vicini, Corinne passò qualcosa in mano a lui.

Rimasi scioccato nel vedere quella scena, Stefy, mia moglie o meglio ES come l’avevano trasformata loro, era diritta e altera nella sua indecente bellezza, al guinzaglio di Antoine, che teneva in mano una catenella dorata agganciata all’occhiello del suo collare. Ero incredulo.

Capii cosa aveva fatto Corinne quando si era chinata all’interno dell’abitacolo dell’auto, le aveva agganciato il guinzaglio al collare e ora Stefy era legata a quella catenella come una cagna al suo padrone... non potevo crederci.

Lei sottomessa, umiliata ma superba a testa alta come a sfidare sé stessa, la sua condizione e tutti gli altri, stava al fianco di Antoine, mostrandosi. Era di poco più alta di lui su quei tacchi vertiginosi e con quel vestitino era scandalosa, e a ogni passo sculettando mostrava la parte inferiore dei glutei.

Riconoscendo Antoine, gli uomini della sicurezza fecero passare anche noi senza controllarci. Seguendo loro entrammo nel locale, tra gli sguardi e lo stupore dei clienti nel vedere quella scena insolita... di una bella donna appariscente al guinzaglio. Era una scena surreale... la osservavano tutti e lui al suo fianco sorridente, fiero e soddisfatto, la esibiva come la sua schiava.

 Notai che la clientela era composta prevalentemente da gente elegante, a maggioranza uomini, ma anche donne e coppie, selezionata e di un certo tipo, benestanti e borghesi, dai quarant’anni in su. La musica, piacevole e orecchiabile rendeva l’ambiente intimo e sexy. Al centro del locale si trovava una pedana spaziosa, illuminata da vari tipi di luci e colori, dove avvenivano le esibizioni degli spettacoli erotici, con intorno a semicerchio, divanetti e poltroncine con tavolini bassi per il pubblico. In quel momento una ragazza stava esibendosi in topless danzando.

Un signore sorridendo venne incontro ad Antoine, lo salutò, parlarono un po’ e ci accompagnò a un tavolo riservato dove ci accomodammo, con Stefy seduta al suo fianco, sempre al guinzaglio.

Stefy in silenzio si guardò attorno e si soffermò ad osservare la giovane ragazza in topless danzare. Come me, lei non era mai stata in un locale del genere e quindi eravamo curiosi, sbalorditi e preoccupati.

Un cameriere portò da bere e dei salatini... sorseggiammo e gustammo qualcosa.

Al centro della sala si susseguivano spettacoli erotici con protagoniste, ragazze e coppie nude danzanti che si esibivano in vari numeri... Ma l’attrazione della serata, disse Daniele, era un numero eseguito da una coppia, in una danza erotica-sensuale che terminava in un amplesso sulla pedana, tra gli sguardi dei presenti... Era lo spettacolo di “Renè e Clery”. Una giovane coppia francese molto brava e affiatata.

Daniele al mio stupore, mi spiegò:

” Questo locale anche se ti può apparire tale, non è un club privè, ma un locale privato, riservato, un locale a luci rosse.... Una specie di sex club, molto intimo, non accessibile a tutti ed esclusivo, dove bisogna essere soci per entrare… ed è frequentato anche da gente importante dell’alta società, professionisti e politici, anche con le loro consorti.” Aggiungendo sorridendo:

“Gli spettacoli qui sono veramente lussuriosi e unici.”

Non risposi e aspettai. E mentre chiacchieravano tra loro o commentavano le esibizioni che c’erano, io e Stefy in alcuni momenti ci guardavamo negli occhi in silenzio, per poi lei sfuggire al mio sguardo, come vergognandosi che la osservassi. Forse aveva anche lei il mio stesso pensiero, che ancora fino a quella mattina passata era mia, solo mia, la mia Stefy, che teneva testa ad Antoine, ed ora era lì, al suo fianco sottomessa a lui, al guinzaglio come una cagna e portata nel tempio della lussuria e della perversione. Lei che era sempre stata una donna irreprensibile, rispettabile, per bene... virtuosa.

 

Seduti alla tavola la serata passava tra numeri erotici e chiacchiericci, facendosi notte fonda.

A un certo punto Antoine con un cenno della mano chiamò il cameriere, gli sussurrò qualcosa all’orecchio e lui annuendo si allontanò. Tornò il signore che ci era venuto incontro all’entrata, capii che era il direttore, anche con lui scambiò alcune parole con Antoine, poi l’uomo si allontanò annuendo con la testa e sorridendo.

Dopo circa 10 minuti, al termine dello spettacolo di un amplesso sulla pedana, le luci al centro della sala da soffuse si accesero tutte e il direttore si portò al centro e rivolto ai clienti spiegò:

“Signore e signori… questa sera c’è una novità, un cambiamento di programma, una sorpresa molto piacevole e senz’altro gradita da voi. “Proseguendo voltandosi attorno ai clienti: “Un nostro socio, ci farà assistere a uno spettacolo particolare. L’iniziazione pubblica di una nuova esclave da poco sottomessa.”

Tra i tavoli ci fu un mormorio, qualche signora sorrideva bisbigliando con il compagno o l’amica... Antoine si alzò e tenendo a guinzaglio il collare di Stefy, con un leggero strattone e il cenno della testa la fece alzare, mentre iniziava un sottofondo musicale dolce e piacevole.

Capii che era lei la schiava da iniziare e assistevo impotente e turbato.

Lei al guinzaglio di quella catenella lo seguiva in silenzio, ubbidiente.

Arrivati al centro della sala, alla loro vista, riprese il vociare e gli sguardi curiosi, soprattutto delle signore, le luci laterali si spensero lasciando solo la pista illuminata con Stefy e Antoine al centro. Ci fu un applauso...

Stefy sembrava proprio una schiava, una volgare puttana conciata in quel modo.

Dietro a quella sua apparenza di superbia, a quello sguardo altezzoso, era disorientata, lo capivo da come muoveva gli occhi, era intimorita, probabilmente dentro di lei, come capitava a me, si domandava che cosa le sarebbe successo di lì a poco.

Al centro della sala e sotto le luci dei faretti, lui la guardò negli occhi dicendo: “Iniziamo!” Poi si portò dietro lei e sganciò la chiusura del vestitino sulle spalle, che cadendo in avanti fece comparire il seno pieno e adulto, con i capezzoli già turgidi, e mostrandola si abbassò sempre dietro lei, continuando a spingere con forza il vestitino giù, fino ai piedi, quasi a strapparlo; perché resistente all’aderenza delle forme dei fianchi e alla prominenza del sedere, per poi una volta superatoli, toglierlo facendola restare completamente nuda.

Dalla penombra dei tavoli salì un’esclamazione di stupore e meraviglia, un... ooooohhhh.!!... E poi un applauso. 

Capii che la stava esibendo, era quel così detto “Controllor” che c’era sul contratto da schiava firmato da tutti e tre, quel controllo che mi aveva spiegato Corinne, per tastare la sua sottomissione, e lui la mostrava nuda a quegli uomini e a quelle donne, senza che lei reagisse.

Sentii Daniele dire a Stephen: “Guarda!!... Si vede che è eccitata, le piace essere esibita, essere schiava... guarda i capezzoli come le sono venuti dritti!”

Mentre lei immobile, si lasciava abbassare da lui anche la quasi inesistente catenella dorata che le fungeva da mutandina e le cingeva i fianchi e la pelvi... attraversando il sesso e i glutei.

E intanto che Antoine una volta rimossa si rialzava, lei restò completamente nuda sotto alle luci, davanti a decine di persone uomini e donne nella penombra che la osservavano, scrutavano, commentando l’esibizione della sua bellezza matura, imperfetta… e le donne soffermandosi a pettegolare sulle sue eccedenze femminili.

Unico residuo di virtuosità passata che possedeva ancora e mostrava al pubblico, era il leggero contrasto tra la pelle color latte delle parti intime e quella accarezzata dal sole, rendendola più sensuale e attraente, aumentando la libidine degli avventori del locale.

Antoine la fece ruotare su sé stessa, per mostrarla meglio e lei eseguì.

Tra le luci e il vociare sentivo, pur in quella situazione assurda, salire in me una eccitazione perversa nel vederla così ubbidiente a lui, sottomessa e nuda davanti a tutti... Mi stavo accendendo sessualmente.

Le luci della sala, riflettendosi sul suo corpo, mostravano agli occhi dei clienti il suo seno colmo, che scendendo volgeva poi in alto con i due capezzoli turgidi e appuntiti, evidenzia dell’eccitazione di trovarsi in quell’ambiente lussurioso. Il sedere bianco e luminoso, era slanciato ancora di più dalla nudità completa, dall’altezza dei tacchi e dal gioco di luci. Mostrava il suo splendore di signora borghese quarantenne sottomessa.

Nel ruotarsi rividi nuovamente il suo sesso depilato, che ostentava solo una linea dischiusa, al centro di due grandi labbra gonfie e carnose. Bello, liscio, a vista, non più misterioso e nascosto dalla peluria, ma libero e nudo alle luci e agli sguardi dei clienti.

Antoine strattonandola leggermente, la fece muovere e tenendola al guinzaglio le fece fare il giro della sala, davanti ai divanetti, con un suo procedere fiero e sculettante, dovuto all’incedere del passo sui tacchi a spillo. E lei docilmente lo seguì.

Pareva una scena surreale vederla così al guinzaglio, nuda, esibita a tutti, come una vera schiava incatenata. Come un’immagine ottocentesca, raffigurante il trafficante con la sua schiava, che al mercato la esibisce, mostrandola al pubblico per venderla.

In alcuni momenti di lucidità, quando non ero prigioniero di quella eccitazione e perversione assurda e scellerata che mi invadeva nel vederla così, nuda, esposta a tutti, al guinzaglio; non potevo credere e non volevo credere che... “Quella” ... era mia moglie... la mia dolce Stefy. Cercai di allontanare quel pensiero, ma dentro di me l’eccitazione prevaleva sul tormento, dandomi una sensazione di angoscioso piacere.

Al suo passaggio, ci furono mormorii e bisbigli e anche risa. Da un tavolino di un trio di coppie, una signora ridendo allungò la mano toccandole il sedere... per poi girarsi verso le amiche esclamando: “È tenero!... È soffice!” Per poi ridere tutte assieme. Come una vera schiava, oltre che esibita veniva anche palpata.

Era umiliata, ma orgogliosa e superba e non voleva mostrarlo. Ma certamente Antoine l’avrebbe piegata.

 

Terminata la passerella tra sguardi lascivi e libidinosi... Antoine la riportò al centro della sala, sulla pedana, dove una giovane ragazza bionda di nome Clery, nuda anch’essa, molto bella con un corpo perfetto, l’aspettava. Antoine gliela consegnò, sganciando il guinzaglio dall’anello del collare, sedendosi in una poltroncina della prima fila a osservare…

La ragazza, seguendo il ritmo della musica dolce e invitante, iniziò a danzarle eroticamente attorno, accarezzandosi il corpo, poi prendendola per le mani, cercò di farla partecipare a quella danza sensuale ed erotica.

Ma Stefy pur orgogliosa e fiera, era imbarazzata, si guardava attorno spaurita, pur accettando la sua condizione non sapeva cosa fare, non era capace di danzare, era a disagio. Aveva dei momenti di razionalità, si leggevano in viso, come dei flash, in cui capiva perfettamente come era stata ridotta, eppure continuava a restare ES.

Dal suo atteggiamento capii che lo stava diventando davvero e anch’io mi spaventavo di me stesso, incominciavo ad accettarla ed a pensarla come ES. e non più Stefy.

 

Il sottofondo musicale cambiò diventando più sensuale e ritmato, le luci laterali si abbassarono, Stefy in quella danza, venne accarezzata dalla ragazza, sentiva le sue mani vellutate  sfiorarle il corpo, il seno. Si sentiva bloccata, la sua reazione era di rigidità, non era mai stata accarezzata da una donna e nemmeno baciata, ma continuava ferma a lasciare scorrere le sue piccole mani su di lei a cui poco dopo avvicinandosi e stringendola, Clery aggiunse anche le labbra e la lingua. Le baciò i capezzoli e leccò il seno risalendo il collo per baciarla sulla bocca, in un attimo le loro labbra furono vicine.

Quelle voluminose di Stefy serrate, le impedivano di far entrare la sua lingua, ma solo di leccarla esternamente. La ragazza iniziò allora lentamente ad accarezzarle i fianchi, con movimenti dolci ed erotici, sfiorando delicatamente la pelle, facendola fremere.

Clery davanti a lei, aderente al suo corpo, muovendo le spalle e il bacino lateralmente, in un ritmo ondeggiante, ballava, strusciando il seno sui suoi capezzoli e il suo sesso su quello di Stefy… Le loro labbra si toccavano, Clery baciò le sue, continuando a danzare con carezze e sfioramenti sulla pelle, prima superficiali, poi sempre più audaci, con quelle sue mani stupende, giovani e sapienti.

Incominciò a muovere la lingua come un serpente, dentro e fuori. Guardandola negli occhi iniziò a leccare e succhiare le sue labbra gonfie e carnose, facendo sbordare il colore del rossetto dai margini labiali, spingendo con la lingua forte tra loro al centro, che seppur serrate lo lasciavano dischiuso, per entrare, non riuscendovi.

Nel mentre appoggiando una mano sul suo sesso liscio e bagnato, dopo averlo accarezzato e sfiorato dolcemente, fece scorrere il dito sulla fessura, per poi fermarlo al centro, introducendolo lentamente, provocando per reazione a quella piccola penetrazione medio-digitale il suo piegarsi in avanti e in un sussulto di piacere il dischiudere le labbra del viso.

Mentre la giovane lingua di Clery, esperta, calda e vogliosa a quella apertura calcolata non esitò ad infilarsi veloce tra loro per giungere all’interno ad accarezzare la sua di lingua e intrecciarsi con lei in un bacio perverso.

Nel frattempo il suo dito, entrato completamente nella vagina di Stefy, a ritmo di danza iniziò a muoversi con abilità su e giù, dentro e fuori, masturbandola.

Ci fu un bacio non voluto da mia moglie, ma intenso e carico di emozioni contrastanti, a cui Stefy non oppose resistenza. Erano in piedi, vicine, quasi abbracciate, sotto le luci, nude, con i loro corpi caldi e sudati, uguali e diversi; uno giovane, autoritario, competente e capace, l’altro adulto, formato, tremolante e incerto. Differenti tra loro per l’aspetto e l’esperienza, uno cresciuto in una bellezza classica, borghese, moralista e signorile e seppur maturo sotto molti aspetti ancora verginale, l’altro vibrante, fiero, abile e nella sua giovinezza già ricco di peccato e perversione. Un contrasto eccitante.

Vidi Stefy con gli occhi chiusi passiva accettare quel bacio e quell’abbraccio eroticamente mortale per lei, perché era la porta che la introduceva in un mondo nuovo, diverso, perverso e vizioso. Era l’inizio della sua discesa all’inferno.

Le mani di Stefy esitanti, incapaci non riuscivano a ricambiare le carezze di quella giovane, bloccate dalla sua cultura, morale ed educazione.

Clery le prese il polso e si portò la sua mano sul seno, Stefy sorpresa esitò a toccarlo, poi schiuse il palmo e lo prese tra le dita, provocando e ricevendone un fremito, una sensazione di piacere. Lo guardò, tastò la consistenza e la dimensione era così diverso dal suo; giovane, sodo, più piccolo e.… bello!

Le mani di Clery danzando e muovendosi, violavano tutte le sue intimità i suoi anfratti segreti, con più capacità delle mie che non ero mai stato un grande amatore.

Staccandosi da lei estrasse il dito bagnato dal suo piacere dalla vagina e continuando in quella danza sensuale, lo portò sulle sue labbra e lo leccò, facendo fare lo stesso a lei. Era la prima volta che Stefy assaporava i suoi umori, la sua gioia intima, oramai coinvolta e partecipante a pieno a quella danza sensuale.

Clery le girò attorno e si portò alle spalle, leccandole l’orecchio scese sul collo e prese con i denti il collare dorato e tirandolo, glielo fece sentire alla gola. Scendendo ancora con le labbra sulla spalla, baciò il tatuaggio e lo leccò.

Abbracciandola posteriormente, prese il suo seno tra le mani e strusciò il suo sulla schiena di Stefy e il suo giovane sesso liscio, sui suoi glutei maturi, teneri e pronunciati, scivolando sulla sua pelle liscia e sudata.

Con una mano iniziò a tirarle i capezzoli tra le dita, mentre con l’altra scesa sul sesso la batteva sulle labbra vaginali e sul clitoride, in modo vigoroso, sempre più forte e ritmato, stimolando tra dolore e piacere, la sua partecipazione a quella battitura, diversa dalle mie carezze sulla sua vulva e dal nostro modo di darci piacere, eppure ne provava godimento.

Il seno reagendo a quel piacere nuovo e strano gonfiò i capezzoli.

Il suo corpo partecipe, mostrava sul suo viso smorfie indecifrabili, tra sofferenza e piacere, rendendo difficile capire dove finiva una e iniziava l’altra.

Clery alternava il battere la mano sul sesso, a tirare con le dita le grandi labbra, gonfie e turgide piene di desiderio, allungandole a dismisura per rilasciarle e poi riprenderle, procurandole una miscela di sensazioni diverse, di piacere e dolore, al quale Stefy non sapeva sottrarsi.  

Ritornata davanti a lei, Clery le prese il viso tra le mani e appoggiando le sue labbra sottile alle sue gonfie artificialmente iniziò a baciarla nuovamente, leccando, succhiando e spingendo la lingua tra loro, non ci fu resistenza, le sue labbra carnose non si serrarono più, ma si lasciarono penetrare dalla sua lingua da gattina perversa, quella volta accettata e ricambiata in un intreccio e in un bacio passionale. Si baciarono intensamente per un tempo che non saprei quantificare e la sensazione che provai in quel momento fu di assoluta perdizione da parte sua.

Poi infilando il dito nell’occhiello e tirandola in basso per il collare, la portò in giù, facendo scorrere il viso tra il suo seno, portandola a piegarsi sotto di loro e prendendola per i capelli la spinse ancora più giù, sul ventre piatto a baciare l’ombelico e ancora giù, obbligandola a inginocchiarsi davanti a lei al suo sesso liscio giovane, traviato; e appoggiandolo sulle sue labbra a baciarlo. Lo fece, Stefy assurdamente lo baciò, timidamente, come si dà un bacio sulla guancia, ma Clery tenendola per i capelli le sussurrò: “Lèche!... Lèche!”

E Stefy ubbidì a quella dolce imposizione.

Inginocchiata ed eccitata, tirò fuori la lingua dalle labbra voluminose e esitante la passò sopra alla sua giovane fessura umida di piacere e sudore, dal basso verso l’alto più volte, gustando i suoi umori, leccandola come farebbe una cagna con la mano del padrone.

Osservavo con libidine ed eccitazione perversa. Vedere mia moglie, iniziata a pratiche di lesbismo da una ragazza molto più giovane di lei e pubblicamente, mi infervorava, ma più che altro mi eccitava vedere lei provarne godimento a farlo e seppur incapace, cercare di contraccambiare.

Sudavo per l’eccitazione, sentivo salirmi dentro un brivido perverso, interminabile, dal pene fino alla testa e viceversa.

Dopo essersi fatta baciare e leccare il sesso, Clery tenendola per i capelli le spinse la testa ancora più in giù, facendola scivolare verso il basso e la portò a trovarsi appoggiata con le tette al pavimento ed il volto davanti ai suoi piedi. “Baisers!... Baisers!” Esclamava. “Bacia! Bacia!” E poi ancora “Lèche! Lèche!... Lecca!... Lecca!” Facendole baciare e leccare i suoi piedi, sia sopra che sotto. Umiliandola perversamente.

E anche questo Stefy o forse farei meglio a dire ES lo fece, ubbidì. Ero strabiliato, sconvolto ed eccitato. Seppur esitante, passiva ubbidiva.

Ubbidiva a quella ragazza che poteva essere quasi sua figlia che la umiliava davanti a tutti.

Ci fu un lungo applauso del pubblico con un bisbiglio sorpreso e concitato. Antoine guardava compiaciuto, mentre Corinne lanciava occhiate di apprezzamento e soddisfazione verso la giovane danzatrice, che a sua volta la guardava rispettosa e con deferenza durante l’esecuzione di quello show.

 

 

Poi Clery si chinò su di lei iniziando ad accarezzarle la schiena con le mani e la lingua. Qualcuno dall’ombra le passò in mano una lunga ciocca di capelli neri, che sembrava una coda e che lei danzando iniziò a far volteggiare in aria come una frusta, mostrandola al pubblico. Chinandosi pennellò la schiena di Stefy con quella specie di lunga coda, nera come i suoi capelli tinti ormai, facendo piacevolmente correre veloce quella ciocca dal solco dei suoi glutei, fino al collare e viceversa sulla colonna vertebrale.

Stefy immobile, lo sguardo rivolto al pubblico, sentì un fremito sulla schiena al passaggio di quel mazzetto di capelli che le scorreva sulla pelle.

Clery accarezzandole la schiena, la baciava e la frustava dolcemente con essa, muovendo il dito attorno a quello splendido fiore tatuato, con la sua catena che lo rinchiudeva in una morsa di costrizione e schiavitù e sempre con il dito ne seguiva il percorso a spirale e il margine dei petali, per poi farlo scorrere al centro della schiena, dal collare ai glutei, baciandoli e leccandoli.

Portando il dito tra il solco intergluteo, Clery cercò l’ano tra le prominenze mature e carnose delle natiche, lo trovò, lo accarezzò e premette facendo sussultare Stefy a quella pressione anale mai provata prima.

All’improvviso alle spalle di Clery arrivò un giovane, il suo compagno di danze Renè, che le passò del gel nella mano e scomparve nella penombra tra la gente ai tavolini, e lei chinata su Stefy a baciarle la schiena, giocandoci le lubrificò l’ano con il dito.

Rialzandosi in piedi, Clery mostrò al pubblico, fendendolo in aria il manico di quella ciocca di capelli che teneva stretta nascosta tra il pugno della mano, era a forma di cuneo arrotondato, con un’ampia base circolare dove era inserito il ciuffo di capelli.

Non capivo cosa fosse, ma il pubblico applaudiva nell’ammirarlo, molti ridevano, alcune donne avevano lo sguardo curioso. Io non capivo, e nemmeno Stefy cosa fosse. Corinne mi guarda sorridendo e anche Daniele, ma non dicevano nulla.

Clery, leccò quel cuneo danzando intorno a Stefy messa a carponi al centro del fascio di luce del faretto. Lo lubrifico con il gel e appoggiandolo di nuovo al centro della schiena iniziò a farlo scorrere su e giù per la colonna vertebrale, nello stesso percorso che aveva fatto fare al dito e alla ciocca dei capelli, il tutto con sottofondo musicale e un gioco di luci erotiche. Riportandolo giù al sedere, tra i glutei pieni, lo fece scorrere nel solco intergluteo facendolo entrare tra loro e scivolare sull’ano, dove giocando iniziò a premerlo sopra,

Stefy avvertendo la rigidità di quell’oggetto spingere sull’ano si irrigidì anch’ella, sobbalzò come a volersi tirare su con il tronco, ma Clery continuò, spingendo con decisione e capacità tra le natiche e sull’ano al suo interno, lentamente ma costantemente, riuscì con abilità a dilatarlo e a far entrare il cuneo nel suo stretto foro.

Stefy ebbe un sussulto, una smorfia di dolore sul viso... per la prima volta veniva profanata posteriormente all’ano, senti la fredda e liscia plastica, che si faceva strada nel suo retto, violandolo, e l’avvertì entrare a fondo, sentendosi all’improvviso con una smorfia di sofferenza sul volto, riempita e chiusa.

Una volta che fu inserito, Clery si alzò velocemente sorrise al pubblico, e portando le braccia in alto e allontanandosi si portò con passo felpato e lungo verso i tavolini, allungando il braccio destro verso Stefy e il suo sedere, e sempre sorridendo segnalando con la mano ai clienti Stefy e il suo sedere, che resta ferma e sola a carponi al centro della pedana.

Tra la musica che cambiò ritmo di colpo, le luci su di lei che aumentarono e il fragore degli applausi, esclamai d’istinto:

“Dioooo... Diooo  mioo nooo... non è possibile... non posso crederci!” Non riuscivo a credere a quello che vedevo.

Stefy ferma a carponi al centro della sala aveva la “coda”, quella lunga ciocca di capelli neri era diventata la sua coda anale... non riuscivo a crederci. Ero confuso ed eccitato, non avevo mai visto nulla di simile... Daniele vedendomi sconvolto mi spiegò:

“È un «butt plug» o meglio nel vostro paese si dice -cuneo anale con coda- o coda di crine. È un cuneo che serve a dilatare l’ano, per questo chiamato cuneo anale, ce n’è di varie misure e forma e, a seconda di cosa ha inserito, può diventare, una coda di animale o altro. Tante donne, godono con il senso di pienezza che il cuneo inserito provoca loro nel retto.

Molte altre invece, amano utilizzare il cuneo anche per l’uso vaginale, altre godono solamente con la sensazione della penetrazione che il cuneo procura inserendolo nell’ano.” Continuando in quella sua spiegazione perversa: “È fatto in modo che il cuneo resti ancorato nel retto e la coda fuori dall’ano, serve per giocare, è un sex toy.”

Rise, guardando soddisfatto Stefy in quella posizione dove dal suo sedere latteo, usciva quella coda nera, ed esclamò: “Antoine l’ha fatta diventare davvero una cagna!”

Non aveva terminato la frase, che quella ragazza, Clery, allontanatasi poco prima, ritornò da Stefy e tra il brillio dei capelli le mise un cerchietto, dove erano unite due orecchie di cane lupo, in peluche nero, che salendo dritte, poi si piegavano leggermente sui lati, sembrando davvero che dai capelli di Stefy uscissero due orecchie canine.

Diooo!!... Era sconvolgente, perversamente eccitante... ma sconvolgente, sembrava davvero una cagna in quella situazione.

Era!... Era! Diventata una cagna, un animale. Umiliata!... Sottomessa! Davanti al pubblico … Dio che vergogna, che disonore, una donna come lei … da non credere.

Daniele esclamò ridendo: “L’aveva detto Antoine che la faceva diventare la sua cagna... guarda ora!”

Avrei voluto tirargli un pugno in faccia, ma non lo feci, non ebbi il coraggio, ma lui proseguì:

“Guardala!” … Continuò…

Purtroppo era vero!... Stefy a carponi con la coda e il collare e quelle orecchie... sembrava proprio una cagna, domata, sottomessa, umiliata, resa schiava da quell’uomo e lei accettava tutto questo.

Mi ritornarono in mente le parole della sera prima che disse provocatoriamente ridendo facendola imbestialire: “Vedrai!!... Alla fine dell’educazione, sarà sottomessa come una cagnetta!”  Era vero purtroppo.

Ci fu un lungo applauso, uno scroscio di battimano.  

Antoine si rialzò sorridente, si avvicinò a lei e rivolto ai clienti segnalandola con il braccio disse: “La mia Cagna!!”

Poi chinatosi su lei, le rimise il guinzaglio all’occhiello del collare dicendole... “Te l’avevo che ti facevo diventare una cagnetta... ora lo sei, sei la mia cagnetta, un animale, la mia schiava.”

Gli occhi di Stefy erano umidi luccicavano, avevano voglia di piangere, non era più superba, altera e fiera come quando era arrivata, si sentiva umiliata, disonorata, guardava Antoine dal basso verso l’alto, impotente e sottomessa. Capii che lui era il suo padrone davvero e lei la sua schiava. Era combattuta in sé stessa in quella situazione, eppure aveva provato godimento e piacere da quello che le aveva fatto fare.

Poi dal centro della pedana con una tirata del guinzaglio la fece muovere a carponi verso di lui e sorridendo ripeté rivolto ai clienti: “Ecco!!... La mia cagna!!!... ES.!!” Dando inizio a un nuovo applauso tra i tavoli e le poltroncine mentre le signore la guardavano, con attrazione e repulsione, eccitate, commentando e spettegolando tra di loro o con i loro compagni.

Antoine rivolto a Stefy, le chiese: “Sei contenta di essere la mia cagna?”

Lei esitò, poi con le lacrime agli occhi annui con la testa.

“Chi sono io??” ... Le domandò.

Stefy a bassa voce rispose: “Il mio Padrone!” ... “Più forte che in fondo non sentono!” Disse lui...

“Il mio Padroneee!” … Urlò con voce tremante e sottomessa.

E accarezzandole la testa, come un vero animale le chiese: “Sei soddisfatta di essere la mia cagna?”

“Sì!” … Assurdamente rispose lei.

“E allora, sai cosa fanno le cagne quando sono contente del loro padrone?” Pronunciò Antoine, inebriato da quella situazione...

Stefy restava in silenzio, non sapendo cosa rispondere.

“Scodinzolano! ...” Pronunciò lui.

E accarezzandole nuovamente la testa in mezzo a quelle due orecchie da cane lupo finte, la invitò a scodinzolare: “Muovi il culo dai!... Muovilo di fianco!” ... Le disse dandole una pacca sopra un gluteo.

Stefy ebbe un attimo di esitazione... poi ubbidì iniziando a muovere lateralmente il sedere con conseguente movimento della coda a destra e a sinistra, che a quello spostamento ondeggiava scodinzolando.

“Brava ES!” Le disse.

Mi sembrava così irrazionale, una donna come lei, così forte di carattere, ora si fosse ridotta ad essere assoggettata a lui.

Antoine soddisfatto della sua schiava, facendola muovere a carponi e al guinzaglio, le fece fare un altro giro di esibizione davanti alle poltroncine, in quella situazione canina con pause per scodinzolare davanti agli avventori seduti ai tavolini. I clienti ridendo divertiti applaudivano, ma erano anche eccitati, pure le signore. Si sentiva nell’aria di quel locale la perversione, la depravazione... la lussuria. Si percepiva respirando.

Sui volti di quelle signore e quei signori. Non uno sguardo di compassione e neanche sulle loro labbra una smorfia di commiserazione, ma sorrisi a labbra dischiuse da dove usciva solo riso e dissolutezza, vizio e depravazione e sguardi vogliosi, curiosi, lascivi, osceni come le loro anime.

Solo lussuria, perversione, sessualità e depravazione vagavano tra l’aria calda e fumosa del locale. Si respiravano i diversi profumi, forti e densi delle signore che evaporati dalla loro pelle eccitata, miscelati con il loro sudore e tra loro nell’aria, lasciavano un odore nuovo, una fragranza perversa.

Per un attimo Stefy scodinzolando incrociò il mio sguardo, abbassando subito gli occhi vergognandosi... aveva gli occhi lucidi e l’umiliazione era troppo forte.

“Questo è un oltraggio, non posso accettarlo…” Pensai:” … questo è troppo, non posso sopportarlo!”  

Cercai di alzarmi per intervenire, ma Daniele prendendomi il polso e stringendomelo forte mi fece risedere dicendo guardandomi serio negli occhi:

“Lascia perdere…  e meglio per te! Oramai avete passato il punto di non ritorno e potete solo andare avanti finché non sarà tutto finito.”

Corinne per consolarmi aggiunse:” Stai tranquillo, che anche se non appare, se ha gli occhi che le brillano dalle lacrime a lei piace!... Te lo garantisco. Cosa le impedisce di alzarsi, strappare tutto, gridare ed andarsene? … Chieditelo!... Se non lo fa c’è un motivo, ed è dentro di lei, non nei tuoi pensieri. Perché lei oramai è Es e non più la Stefania che conoscevi tu. È predisposta non vedi!!” E sorseggiando il bicchiere continuò:” Vedrai, è la prima volta, poi le piacerà, lo farà di sua iniziativa quando glielo chiederai. Si sta modificando nel corpo, nel fisico e nello spirito, sta avendo la sua metamorfosi da moglie virtuosa in donna perversa e alla fine, non riuscirà più ad avere un orgasmo se non sarà battuta e sottomessa da qualcuno.” Seguitando. “Noi le facciamo scoprire solo quello lei ha già dentro, che è realmente … una soumise! … Altre signore, francesi, tedesche e spagnole sono passate da qui, dove ora è lei, scoprendosi e accettandosi... fidati!”

E poi come seccata dal mio atteggiamento, alterandosi proseguì: “E poi questa gente ha pagato per lo spettacolo non rovinarglielo... godilo anche tu fino in fondo, la parte più bella deve ancora venire, vedrai sarà eccitante… ti piacerà!”

Mi chiedevo cosa intendesse dire con quella frase: “La parte più bella deve ancora venire…”

“Cos’altro dovevamo aspettarci?”

Iniziavo a credere anch’io che interiormente quella forma di annullamento a Stefy piacesse:

“Ora è diventata diversa, sottomessa una schiava, un oggetto nelle loro mani che li faceva divertire… E al di là di alcuni momenti negativi, tutto quello l’attrae. Come quando è entrata nel locale al guinzaglio, superba e fiera, o prima quando faceva sesso lesbico con Clery o adesso che fa la cagnetta, con tanto di coda e orecchie per Antoine.” E senza rendermene conto stavo deformando anch’io il mio modo di pensare, accettandola come Es.

Antoine intanto terminata quella esibizione canina, quella umiliante passerella, la riportò sulla pedana e accarezzandole nuovamente la testa le fece sfregare il corpo lateralmente sulla sua gamba come una vera cagna, un animale che fa le coccole al suo padrone.

A vedere quegli atti e sue passività, cominciavo a pensare davvero che Corinne avesse ragione… che Stefy fosse predisposta e le piaceva quello che compiva, che loro le portavano fuori dall’animo e dalla mente, solo quello che lei era realmente.

Antoine sganciandole il collare e mettendosi da parte, lasciò Stefy nuovamente sola al centro della sala, delle luci e al suono della musica che aveva cambiato di nuovo ritmo, come se fosse in attesa di qualcosa.

Quello che mi aveva spiazzato e reso incapace di reagire era quel susseguirsi di eventi, non ne finiva uno, che già ne iniziava un altro, sempre più perverso e depravante del precedente e tutto avveniva nel giro di pochissimo tempo.

Come pensare che ancora al mattino io e lei eravamo alla spiaggia a prendere il sole e alla notte eravamo in quel locale, con lei diventata E.S. … sottomessa e cagna...

Era un incubo reale.

Mi chiedevo:” Cosa può ancora succedere a mia moglie?... Se come dicono loro la parte più bella deve ancora venire? Cosa le capiterà ancora?...  Ci sarà un altro tipo di iniziazione, controllo? ...”

 

 

 

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