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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA

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Vietato ai minori di 18 anni

CAP. 4 L’INSISTENZA E IL TIMORE

 

Uscii sul terrazzo mentre Stefy si pettinava.

Lo vidi fuori che fumava, ci salutammo con il cenno del capo.

“Ha parlato con sua moglie?” Chiese con voce alta.

“Non ancora lo farò più tardi” Risposi mentendo.

“Bene! Allora se volete ci vediamo dopo, c’è un localino molto bello giù in centro città, un caffè, si chiama Le Triangle, noi saremo là, se fate una passeggiata dopo cena, potremmo incontrarci e bere qualcosa insieme e chiacchierare.”

Risposi: “Non so…vedremo!”

E ci salutammo.

Rientrai nella stanza, Stefy aveva visto e sentito tutto e guardandomi seria disse: “Perché non gli hai detto la verità? Che ho detto di no!”

“Non lo so!” Risposi deluso: “Forse perché mi aspetto sempre che tu ci ripensi e trasgrediamo un po'!” Esclamai.

“Ma cosa devo ripensare? Non hai sentito quello che ha detto in spiaggia?”

“Sì! Lui parlava di un gioco e a me interesserebbe sapere in cosa consiste questo gioco, è una curiosità la mia, un po’ una fissazione e provare non costa niente. Ha anche detto che non farai niente di quello che non vuoi e che potrai smettere quando vorrai e quindi a verificare non ci sarebbe nulla di male, se poi non ti va si smette subito, tutto qui…” Precisai.

Mi vide avvilito, si avvicinò e stringendomi amorevolmente mormorò:

“Amore! …Perché ti vengono in mente queste cose? Non siamo ragazzini, siamo persone adulte, stimate e perbene. Abbiamo superato i quarant’anni... lasciamo stare questi discorsi e questi giochi come li chiami tu. Godiamoci tranquillamente la vacanza. Abbiamo due settimane davanti per divertirci, distrarci e rilassarci e soprattutto stare insieme io e te!”

Risposi subito:

” Le vacanze amore…  si possono vivere e godere anche in altri modi oltre quello che hai detto tu, anche facendo qualcosa fuori dalle regole, di trasgressivo e anche in quel frangente saremo sempre assieme io e te e non sarai mai sola… e non solo in spiaggia a prendere il sole o a passeggiare per rilassarsi, anche quello sì, ma anche altro.” Affermai con voce dimessa cercando di convincerla: “Almeno ascoltiamo quello che ha da dire, in cosa consiste questo gioco, non ci costa nulla e poi giudicheremo, ascoltare non implica niente, non ci sono obblighi.”

“Ma cosa dobbiamo ascoltare?” Replicò seccata con voce bassa e dubbiosa: “Le depravazioni che ha detto quell’uomo, quell’essere infido alla spiaggia? Che dovrei essere domata, sottomessa da lui, da quell’individuo solo perché ho un bracciale e una medaglietta strana?” Fece un sospiro e proseguì:” Te lo ripeto Luca, è una persona che non mi piace, ambigua, mi rende inquieta quando lo vedo o c’è la sua presenza.”

Ma io insistetti, non mi diedi per vinto, mi intricava troppo quello che aveva detto quel tipo su Stefy e continuai: “Ascoltare amore non comporta nulla, se vuoi lo incontriamo stasera, non c’è niente di strano, sei con me, si va in quel locale che ha detto lui, beviamo qualcosa, sentiamo cosa dice e ce ne andiamo… torniamo indietro e andiamo a passeggiare o da qualche parte.” Asserii.

“Ma scusa Luca!” Rispose: “Ma come fanno a piacerti queste idee, queste cose, non ti crea disagio sentire dire quelle parole e quelle frasi su tua moglie?... Offenderla così come ha fatto lui oggi in spiaggia?”

“Me lo creerebbe se fossimo in un altro contesto e quelle parole fossero pronunciate in modo diverso, ma dette da lui no, è il suo modo di parlare quello, di rapportarsi, scurrile, scandaloso. Ma probabilmente non ne conosce altro. Ma tu non te la devi prendere se parla in quella forma, perché è la sua maniera di confrontarsi, il suo modo di vivere, di pensare, è la loro cultura. E per noi quelle affermazioni o i paragoni che fa su di te, per quanto volgari e osceni, non li dobbiamo raccogliere, ma vederli solo per quelli che sono, come parole dette da un ignorante che si atteggia a insegnante. Noi le sue frasi le dobbiamo considerare una trasgressione un gioco che nasce e muore qui, un rapportarsi con persone di un altro mondo diverso dal nostro, un mondo sessuale, vizioso, corrotto... È un linguaggio e un rapportarsi il suo o il loro, quello del suo amico, da disagiati, che dimostra la loro inferiorità e ignoranza e la nostra superiorità e intelligenza. Non c’è disagio né offesa in quello che ti dice, proprio perché detto da lui…da loro… “

Mi guardò e proferì con disprezzo:” Certo che quel tipo lì, rispetto e considerazione della donna zero!... Frequenterà solo prostitute e disadattate come lui…” Affermò.

“E proprio per questo amore che non ti devi arrabbiare a quello che dice, per le sue espressioni verbali le sue considerazioni su di te e la donna in generale, non le devi certo condividerle le sue idee e nemmeno io le condivido, ma ascoltarle soltanto. E poi siamo in vacanza, a me piacerebbe andare a sentire cosa ha da dire, se tu non vuoi non se ne fa niente, andiamo a passeggiare... va bene così?” Pronunciai seccato.

Restò in silenzio, poi arrendevole guardandomi negli occhi sospirò forte: “E dove dovremmo vederci con quel tizio?” Domandò.

“Ha detto che verso sera si trova in un caffè del centro, un bistrot, mi pare che si chiami le Triangle.”

“Oddio! Andiamo bene…” Esclamò Stefy preoccupata:” Il triangolo! Un nome che è tutto un programma... adatto all’opinione che lui ha della donna. Non sarà qualche locale ambiguo e vizioso?”

“Non credo” Risposi: “Se lo fosse non entriamo.” Puntualizzai. “Andiamo e passeggeremo da quelle parti, se ci piace, che ci va… possiamo fermarci a bere qualcosa ed eventualmente ascoltarlo, se no proseguiamo e andremo dove vorremo noi. Comunque il fermarci non implica nessuna accettazione e nessun obbligo da parte nostre, te lo ripeto.”

Esitò, poi sospirò nuovamente con rassegnazione e guardandomi disse:

“Va bene andiamo! Ma lo faccio solo per te, per farti contento, perché ti amo e non voglio che questa storia ci rovini la vacanza. Ma solo stasera ascoltiamo e poi basta!”

“Certo!” Risposi soddisfatto: “Sentiremo solo cosa dice.”

 

Per me era una conquista che accettasse l’incontro. La situazione mi prendeva sempre più, l’aver ottenuto che Stefy ascoltasse in un certo senso era già un inizio di trasgressione.

Il pensarla ad ascoltare quelle parole umilianti su di lei mi eccitava e infervorava, era come profanarla nella sua intimità moralista, nella personalità corretta, nella mente.

Mi era preso il desiderio perverso di infrangere e violare quella sua rettitudine morale, quella sua innocenza e purezza che aveva sempre ostacolato le mie fantasie.

Mi ero riproposto di coinvolgerla, anche a sua insaputa se fosse stato necessario. L’eccitazione che provavo a pensarla così ad un confronto con quell’uomo depravato era forte.

Le ripetei per l’ennesima volta rassicurandola che era solo un gioco. Cercando di persuaderla.

“Non importa se è un gioco!” Rispose mentre era in bagno a mettersi in ordine: “Faremo come detto. Passeggeremo in centro e ci fermeremo a bere qualcosa in quel locale e se ci sono, potremmo ascoltarli. Andremo solo ad ascoltare e nulla di più! Non abbiamo bisogno di queste cose… queste trasgressioni come le chiami tu per amarci, ma tenerezza e affettuosità.”

Stefy per scaramanzia, quella sera non volle mettere il bracciale, non ci credeva  a quello detto sia dal  venditore che dal  quel tipo in spiaggia, ma incominciava a pensare che le nostre incomprensioni erano iniziate con esso.

Più tardi scendemmo a cenare nel ristorante dell’albergo, un’ottima cena che ci mise di buon umore, poi uscimmo a passeggiare tra la frescura della sera, camminando sulla Promenade che portava verso il centro.

Stefy era vestita come al solito, in modo misurato, senza eccessi, un vestito bianco con la gonna svasata al ginocchio, una scolatura modesta sempre disturbata dalla collana e due spalline dell’abito larghe, che coprivano quelle del reggiseno e nonostante il suo abbigliamento leggero e castigato anche d’estate, era molto attraente.

Ai piedi calzava un paio di sandali bassi e al gomito aveva la sua inseparabile borsetta colorata e uno scialle leggero di seta sulle spalle.

Era molto seducente e incantevole, molto signora. I capelli sciolti le scendevano sulle spalle, fermati da un cerchietto di strass, che brillava assieme ai suoi occhi. Ai lobi due orecchini a clip di perla come la collana…

 

Passeggiando trovammo il locale, era un caffè abbastanza grande, sotto un palazzo ben rifinito, aveva un dehors molto bello e dentro si intravedevano alcune salette laterali e una centrale grande dove c’era il bancone.

Li notammo seduti a un tavolino del dehors, lui, quell’Antoine e il suo amico, ma Stefy non volle sedersi con loro e ci accomodammo in un altro poco distante ordinando da bere.

Loro ci videro! Il loro tavolino era poco distante dal nostro e parlando tra di essi la guardavano insistentemente. Specialmente quell’Antoine, che la fissava e scrutava in tutta la sua bellezza, mettendola a disagio con il suo sguardo indagatore sul suo viso e sul corpo, tanto insistente che imbarazzava anche me, mentre lei infastidita, fingendo distrazione guardava altrove per non incrociare i suoi occhi su di essa.

Quella scena mi eccitava, mi piaceva che la osservassero e la desiderassero davanti a me, vedevo i loro occhi illuminarsi nello scrutarla e notavo l’indignazione e la riprovazione di mia moglie a quegli sguardi viziosi, fingendo di non accorgersi che fossero per lei.

Dopo alcuni minuti li vedemmo alzarsi e prima quell’Antoine e poi il suo amico si sedettero al nostro tavolino.

“Buonasera!” Salutò Antoine, ricambiato da me guardando sempre Stefy.

“Se siete qui è perché vi interessa il gioco!” Dichiarò.

“No!... È solo curiosità.” Risposi io sorridendo a mia moglie che seria non lo degnava di uno sguardo.

E lui chiese direttamente a lei domandando: “Ti ha parlato tuo marito?”

Molto composta con savoir-faire inglese mia moglie rispose: “Di cosa?” Fingendo di non sapere nulla.

“Del gioco di ruolo per educarti, disinibirti e sottometterti…”  Disse sorridendo.

Risentita da quelle parole così umilianti, non riuscendo a trattenersi perfidamente rispose: “Guardi… signor Antoine... in fatto di educazione... credo... di non avere niente da imparare da nessuno, né tanto meno da lei, piuttosto penso che sia lei a dover imparare qualcosa, innanzi tutto a rispettare le persone e a rapportarsi con loro civilmente.”

Risentito da quella risposta, severo la fissò negli occhi replicando con una smorfia di sorriso: “Tu signora sei suscettibile ti piace puntualizzare.” Dichiarò.

“Certo!” Rispose Stefy riprendendo a guardarsi attorno senza considerarlo e proseguire oltre, senza dargli ulteriore confidenza.

Quel suo rispondergli a tono mi elettrizzava, la guardavo e ascoltavo curioso e divertito, era nel suo carattere reagire così alle provocazioni.

Intervenni nella discussione e chiesi nuovamente ad Antoine in cosa consistesse il gioco, mentre Stefy fingeva distrazione verso ogni cosa che le ruotava attorno pur di non guardarlo, e quell’Antoine iniziò a esporre.

“E’ un gioco…” Pronunciò:” … premetto e sono certo che piacerà anche alla signora praticarlo, la sua bella consorte.”  Mi disse e spiegò:” È un gioco di ruolo particolare, intenso e cerebrale, lei mi affida sua moglie momentaneamente in particolari momenti della giornata, fino alla fine della vacanza e io la educherò ad essere diversa, più disinibita e non più moralista, ma sottomessa a lei e non più altezzosa come ora… Fermo restando che lei che ne è il marito, sarà sempre partecipe e presente…” Puntualizzò:” …  e al termine gliela riconsegnerò trasformata, disinibita e sottomessa.  La sua bella signora riconoscerà in lei non più il marito con cui confrontarsi, ma un padrone a cui darà ubbidienza incondizionata ai suoi ordini.”

Stefy che fingendo di guardare la strada aveva ascoltato tutto, sdegnata con il viso teso dall’indignazione si voltò verso di lui dicendo: “Lei scherza vero!?”

Le feci cenno di non interromperlo, ma lei adirata proseguì: “Ma ubbidire a chi?  A che cosa? Di quali ordini parla? Di che trasformazione straparla?”

“A tutto quello che ti chiederò”. Rispose Antoine seccato che reagisse, comprendo la sua voce.

“E cosa mi chiederà?” Chiese provocatoriamente Stefy sempre più esasperata e furiosa.

“Partecipa al gioco e lo scoprirai”

“Sì …figuriamoci!” Esclamò lei:” Che io partecipi al suo gioco depravato…”

Ma lui seguitò: “In questo tipo di gioco, non si farà niente che tu non vorrai e potrai smettere quando deciderai in qualsiasi momento.” Continuò a spiegarle: “Atti sessuali ci saranno solo se sarai consenziente:”

“Ma figuriamoci!” Rispose sprezzante mia moglie:” Cosa dice?... Nemmeno a pensarlo che io abbia atti sessuali che non siamo con mio marito, per chi mi ha preso? Per una delle sue donne?... E con chi li dovrei avere… con lei forse?” Domandò sarcastica con scherno.

“No…non con me, ma con le dico io…!”

“Ma lei è pazzo… con chi dice lei, ma chi si crede di essere?”

Intervenni io:” Calmati amore. Lui sta solo spiegando dal suo punto di vista, ricordi cosa ci siamo detti prima di uscire? Ecco comportiamoci come sappiamo.”

Poi mentre Stefy si placava, io assurdamente riflettendo, apprezzavo che lui avesse detto anche a lei di sua iniziativa che non ci sarebbero stati atti sessuali, mi tranquillizzava e aumentava lo stimolava a provare. Ero certo che mia moglie non avrebbe mai fatto sesso con un altro che non fossi io.

Lui fissando Stefy, ma rivolto a me esaltandosi continuò:

“La dominerò! Si trasformerà in tutto. Penserà in modo diverso da ora, muterà il comportamento, la postura, camminerà e si atteggerà in modo differente da ora, cambierà le sue abitudini, il look, il trucco, l’immagine. Sarà schiava e puttana, sottomessa a me e ne porterà i simboli sul corpo, riconoscerà in me il padrone e in lei il marito. Si esibirà al mio comando. Avrà un cambiamento psicologico e fisico, nel corpo e nello spirito…. Una metamorfosi.” ... Disse sorridendo.

“E Tu!” Rivolgendosi a me (ora dava del tu anche a me). “Sarai spettatore, ma non potrai interferire. Altra cosa importante se accetterete, il gioco lo potrà interrompere solo lei, la protagonista, la tua dolce moglie, se no al termine ti verrà riconsegnata docile e ubbidiente.

Questo è tutto!” Disse appoggiandosi soddisfatto allo schienale della sedia del dehors Aggiungendo: “Io sono un Master serio e vi do la mia parola.”

Stefy l’aveva ascoltato in silenzio senza interrompere scuotendo la testa quasi continuamente...

Replicò irriverente ad alta voce: “Master? Lei è un Master? Un corso post laurea?”

Domandò con derisione, fingendo di non conoscere il significato della parola in quel contesto. Lui la guardò severo. Lei continuò: “Si rende conto delle sciocchezze che ha detto, per non chiamarle depravazioni? Se lo tolga dalla testa che partecipi a questo gioco vizioso. Non ci pensi nemmeno.”

Lui esclamò: “Piacerà anche a te vedrai!”

“Oh sì! Figuriamoci! Mi piacerà tanto essere sottomessa che non ne vedo l’ora”. Rispose pungente.

Poi seria esclamò: “Se lo scordi!!”

Antoine non rispose. Ci fu una pausa silenziosa.

Non riuscivo a collocare quel suo tipo di reazione, di disprezzo e di scherno.

Non so cosa mi prese a vederli di fronte uno all’altro discutere quasi litigare, mi eccitò, sentii il mio pene pulsare dentro i pantaloni e spingere con forza.

Immaginavo Stefy come contaminata dalla sua perversione e ne provavo piacere.

Pensai che lo scopo di Antoine era quello di giocare con lei perché altezzosa e orgogliosa, di volerla umiliare, vestirla in modo provocante e volgare come piaceva a lui e inconsciamente piaceva anche a me. Questo lo accettavo e potevo concederlo, mi eccitava, mi intrigava.

Trasformare Stefy nel look e nel trucco con abbigliamento particolare sexy, mi piaceva, era stata anche una mia fantasia segreta. Quello che non mi interessava in quel gioco, era la parte riguardante la sottomissione, la schiavitù, la ritenevo marginale, anche se sotto alcuni aspetti mi eccitava molto pur trovandola perversa. Ma ero sicuro conoscendo l’indole di Stefy che non sarebbe mai riuscito a realizzarla.

Sapevo che Stefy non avrebbe accettato, ma io avrei cercato di convincerla in tutti i modi. Mi tornavano sempre in mente le parole di Antoine alla spiaggia: “Gliene Parli!!... Gliene parli sempre… la convincerà.”

Improvvisamente Antoine sorseggiando una birra che si era fatto servire, interruppe il silenzio e rivolgendosi a me esclamò: “Vedrai! Alla fine dell’educazione, sarà come una cagnetta e il primo atto della sua sottomissione sarà quella di farsi vedere nuda da me!”

Quella frase e quella parola ebbero su Stefy un effetto dirompente, ebbe un sussulto di orgoglio, al punto che perse il controllo d sé stessa e si sfogò.

“Educazione!? Disinibizione!? Sottomissione!? Bastaaaaa!!!” Urlò alzandosi di scatto, dicendomi:

“Portami via da qui! Non voglio stare un secondo in più davanti a quest’uomo… non sono e non sarò mai la cagnetta di nessuno! Quest’uomo è un perverso, depravato, malato, ma non lo senti?” Gridò allontanandosi dal tavolo senza salutare.

Mi alzai, andai veloce a pagare e la seguii, sotto lo sguardo curioso e stupito degli altri clienti, che pensarono ad un litigio tra noi due.

Era la seconda volta che aveva quella reazione con lui, di alzarsi ed andarsene infuriata, non era da lei, aveva sempre ragionato e affrontato i problemi e le discussioni in modo calmo e pacato con le persone, anche su argomenti che non condivideva o deplorava.

La raggiunsi in strada, la chiamai...:” Stefy…Stefy! ...”

Lei silenziosa davanti a me, non parlava… era arrabbiata... mi teneva il muso.

Mi avvicinai mettendole la mano sulla spalla tirandola a me e abbracciandola stretta.

“Sei arrabbiata amore?” Chiesi.

“Non dovrei forse?” Rispose con voce irritata: “Hai sentito cosa ha detto?”

“Sì!” Risposi.

“E tu! Mi lasceresti davvero nelle mani di quell’uomo per educarmi come intende lui?”

“No se non fosse un gioco!” Risposi.

“Ma che gioco e gioco Luca! Non hai visto come mi guardava? Mi fissava, mi scrutava, il viso, gli occhi, il seno, le gambe, il suo scopo ben altro portarmi a letto … non sei geloso?”

“No!” Risposi deciso: “Ci sono decine e decine di uomini che ti guardano e scrutano con desiderio come lui e aspirano a far sesso con te, qui in Francia e anche a Brescia e non ne ho motivo di essere geloso… e sai perché? Perché so che tu mi ami e io anche e non mi tradiresti mai. Sì! Ho visto come ti guardavano e questo mi ha eccitato e … anche a te!” Affermai stringendola a me.

“Ma cosa dici, sei pazzo!” Esclamò sorpresa.

“No! Sono solo sincero amore, cerchiamo di esserlo almeno tra noi Stefy. Il fatto che non ti va di giocare non significa che si debba mentire.”

“Ti ho vista per un momento ascoltarlo interessata anche se dondolavi la testa in modo negativo.”

Restò in silenzio e poi rispose: “Non so come definire il mio stato d’animo ora, non mi ha eccitata quello che diceva, mi hanno turbata e inquietata quelle parole, il modo in cui le pronunciava, di sottomettermi a lui, essere la sua schiava, la sua puttana, dominata, educata, diventare una cagnetta… Sono parole che mi hanno scossa, impressionata, anche se non lo davo a vedere. Per un attimo ad ascoltarlo ho avuto una strana sensazione, di repulsione e di attrazione per quello che diceva, di non essere più io… e questo mi ha spaventata molto. Ero come ingoiata dal vortice di quel suo parlare, di come avrebbe voluto farmi diventare, di trasformarmi nella mente e nel corpo ... e assurdamente mi sentivo avvinta…

Anche quel suo modo di parlare, di non considerarmi al suo livello e degna di rispetto, trattarmi con sufficienza. Di parlare solo con te invece che con me che dovrei essere l’interessata, come se bastasse mettersi d’accordo con te…

Quell’uomo mi fa soggezione Luca, mi imbarazza, mi rende insicura ho provato a tenergli testa, ma non reggo il suo sguardo, non ci riesco, per questo ho avuto questa reazione e sono fuggita, è un uomo perverso glielo leggo negli occhi.  Non so! Ha un qualcosa che mi inquieta, è un maschilista come gli arabi… non voglio più vederlo…mai più!”  Affermò in preda all’agitazione.

Senza rendersene conto, l’avevo trascinata nel discorso che volevo io, parlare nuovamente di quel gioco e di lui, tentando di coinvolgerla.

“Ma no, ora calmati amore!” Ribattei cercando di tranquillizzarla e minimizzare:” Non crederai davvero a quello che dice? Sono solo termini ad effetto, lui punta su queste frasi per impressionare, sono parole e nient’altro, le dice per intimidire, mettere soggezione, disagio e in questo modo suggestionare e con te ci riesce, questo è il suo metodo.

Se provavi ad assecondarlo non ti facevano nessun effetto, dovevi pensare che era solo un gioco, una trasgressione, una parentesi, chiamala come vuoi.” Continuai: “Hai sentito! Niente sesso se non vuoi, e tu amore non lo vorresti, perché sei come me, non mi tradiresti mai perché mi ami, lo so! E poi non dirmi che mi tradiresti con Antoine o Daniele? Uno più brutto dell’altro, potresti avere di molto meglio!”  Mormorai sorridendo, facendo sorridere anche lei.

“Al massimo…” Continuai: “Ti vedrebbero svestita, sbavando un po’ e nient’altro e poi ci sarei sempre io con te non ti lascerei mai. Il tuo smarrimento è dovuto solo ai tuoi pregiudizi.”

E abbracciandosi, stringendosi a me accoccolandosi in senso protettivo sussurrò:

“Ma tu amore!... Lasceresti davvero che mi facesse tutto quello che dice? Lasceresti che mi vedessero nuda?... Non sei geloso?”

“Lo sono tesoro! Eccome e tantissimo, ma è un gioco, dobbiamo prenderlo per quello che è loro per quello che sono, ne abbiamo già parlato, non ti devi offendere o essere risentita per quello che dice, la sua intelligenza e cultura oltre un certo limite non va, non è come la nostra, quindi non offenderti e risentirti, piuttosto se dice qualcosa di estremo, stai al gioco, assecondalo e vedrai che perderà tutto l’interesse.  Siamo lontani da casa, non ci conosce nessuno…”

E approfittando di aver tirato ancora fuori l’argomento Antoine e di riparlarne con lei mentre si accoccolava a me, discutendo ne approfittai dicendole:” …Ma ammettiamo amore per pura supposizione che si accetti il gioco con loro e ti lasci vedere nuda da loro due, credi che quella esibizione anche se immorale non ecciterebbe me, te oltre che loro? Non ci sarebbe niente di male, tu stessa hai detto poco fa che il suo scopo è di portarti a letto… ma secondo me sbagli, il suo scopo è quello del suo amico è soltanto quello di vederti nuda, e sbavare, eccitarsi, desiderarsi e poi…” E mi interruppi volontariamente conoscendo bene Stefy e continuò lei.

“Eh…già e poi… “Esclamò.” Chissà cosa faranno pensandomi…!”

“Quello che fanno tanti uomini desiderandoti amore. O si masturbano oppure facendo sesso con la moglie pensano a te, il resto sono tutte parole.”

“Oh dai… non dire queste cose per favore…”

“Ma è la verità.  Se una persona ti vede nuda, con il tuo consenso e il mio, non c’è gelosia, né vergogna, né tradimento, perché è una trasgressione voluta e consenziente e che nessuno saprà mai, solo io e te. Ed è come se non ti vedessero, perché tutto nascerebbe e morirebbe nel gioco, qui in questa cittadina. A Brescia nessuno saprebbe mai niente ed è per questo che è una trasgressione, perché lo sapremmo solo noi, sarebbe un nostro segreto.”

Feci una pausa abbracciandola, affermando:” Non immagini quanti ti vorrebbe vedere nuda anche da noi...” Pronunciai ridendo e stringendola di più a me:” … tanti! Ma nessuno ti vedrà mai, perché noi non vogliamo, perché noi ci amiamo e tu sei solo mia.”

“Ma tu sei l’unico uomo che mi ha vista nuda finora.” Mormorò.

“Lo so amore! E sarà sempre così, perché anche se in questo frangente ti vedessero loro, non conterebbe, facendo quell’atto di mostrarti nuda a loro parte di una nostra trasgressione momentanea ed è ti ripeto come se non ti vedesse alcuno, come se fossero solo una fantasia che ci eccita. Poi non è detto che chiederanno questo, è solo una mia supposizione, anche quella di vederti nuda. Forse è al contrario vorrebbero solo vederti vestita in modo provocante.”

“Provocante? … Da puttana piuttosto vorrai dire!” Esclamò lei staccando la testa dal mio torace e guardandomi.

“E anche se fosse?” Risposi ridendo.

“Oh dai Luca! Mi fai arrabbiare quando rispondi in questo modo. Come sarebbe a dire<… anche se fosse? ...> Che vuol dire che potrebbe vestirmi provocante o meglio oscena?”

“Ma anche se ti vestissi provocante o oscena come dici tu, non ti vedrebbe nessuno, solo, io tu e loro. Non ti hanno forse vista sul terrazzo? Tu stessa hai detto che eri conciata come una puttana di un bordello e allora?”

“Sì ma là eravamo solo io e te!”  

“Ma questo non cambia niente, anche se ci fossero loro è sempre come se fossimo stati soli io e te. E anche se chiedessero e ti facessero vestire in modo indecente sarebbe sempre meglio che in perizoma e reggiseno o nuda come sul terrazzo, non credi? E sarebbe anche un gioco eccitante tra noi e tu proveresti l’ebrezza di sentirti per una volta vestita come una di quelle... una prostituta... Tra 12 giorni circa ripartiamo e tra 15 giorni a casa avremo dimenticato tutto.  Sarà solo un eccitante ricordo di una esperienza trasgressiva.”

Intuii che anche lei provava qualche stimolo erotico a pensare mentalmente a quella situazione.

D’improvviso però, come destandosi da una sorta di torpore esclamò:

“Ma non mi va! Non voglio!... Non voglio più vedere quell’uomo, non ne parliamo più di questa storia ti prego, godiamoci la nostra vacanza tranquilli io e te.” Stringendomi forte a lei. Passeggiammo abbracciati e dal centro andammo sulla promenade tra i turisti come noi e ci fermammo a bere nuovamente in un dehors e poi sempre passeggiando ritornammo in albergo.

In camera in silenzio, accesi l’abatjour restando in penombra e mi spogliai rimanendo solo con lo slip, lei prima andò in bagno e poi fece lo stesso, tolse il vestito e subito dietro ad esso lasciò cadere il reggiseno sulla sedia, proiettando sul muro l’ombra del suo seno gonfio e dei capezzoli dritti, seducenti e sensuali, restando anch’ella in mutandine, provocandomi l’erezione.

Ero eccitato per quello che era successo nella serata, per il suo timore, la sua incapacità a sostenere il suo sguardo, il suo turbamento e soprattutto la sua insicurezza che mi dava una possibilità di riuscita.

Mi avvicinai, la baciai sul seno, gonfio ed eccitato, poi risalii sul collo per arrivare sulle labbra. Le introdussi la lingua in bocca e lei ricambiò cercando e intrecciando la sua con la mia e mi strinse forte per poi lasciarsi andare.

Feci scivolare la mano sull’addome fino dentro lo slip, sfiorando con le dita il suo sesso, facendomi strada con il medio tra i peli fino a trovare la fessura vulvare, l’accarezzai, era umida, con le grandi e piccole labbra vaginali disgiunte dall’eccitazione e dal desiderio. Le spinsi la prima falange e a seguire il dito dentro, mentre lei continuava a stringermi e a baciarmi in bocca con la lingua senza staccarsi. Accarezzandole la schiena con l’altra mano, avvertii i suoi brividi di piacere percorrerle la pelle sotto le dita e la sua lingua vogliosa, duellare con desiderio e amore con la mia. Mentre il suo seno provocante e i capezzoli turgidi dall’eccitazione, mi invocavano a che la prendessi.

La sdraiai sul letto assaporando il seno, leccandole e succhiandole i capezzoli con le labbra, tolsi le dita bagnate di piacere da dentro lei, le sfilai lentamente lo slip lungo le gambe, ricevendo in mostra il suo incantevole triangolo peloso, solcato al centro da una fessura socchiusa, lussuriosa e palpitante. Lo accarezzai fremente e mi abbassai a baciarlo, avvertendo il profumo alle narici e il gusto della sua eccitazione sulla lingua, poi tirandomi su le divaricai le cosce ed entrando tra loro puntai il glande tra le grandi labbra e con una spinta delicata di reni, la penetrai dolcemente, muovendomi con tenerezza e passione.

Sentii il mio pene duro e forte entrare in lei accolto dal suo sesso caldo e impaziente. Nell’amplesso la sentii godere silenziosa, baciarmi e abbracciarmi divenendo uniti un corpo solo.

Anche la sua eccitazione probabilmente era dovuta alla serata trascorsa. Con impudenza e provocazione, perfidamente rischiai e fingendo di parlare le bisbigliai perversamente all’orecchio quel nome... “Antoine”.

Ebbe un sussulto, sentii il suo corpo contrarsi e fremere a quel bisbiglio, ma mi mise l’indice della sua mano in verticale sulle labbra come a dirmi di tacere.

Aveva gli occhi chiusi, sentii la sua vagina intrisa di umore dilatarsi e bagnarsi di più, le sue gambe imprigionarmi i fianchi e inarcarsi spingendo con forza il suo sesso contro il mio per ricevere la mia asta in profondità. Ebbe un gemito di piacere.

La sentii avvinghiarsi più forte il suo respiro farsi affannoso e iniziare a godere... fino all’orgasmo.

Quella sera l’amore fu bellissimo, fu un rapporto unico, straordinario, come non avevamo da anni o forse non avevamo mai avuto.

Poi ci addormentammo abbracciati, con il mio pensiero se accettasse di partecipare a quel gioco? E mi chiedevo visto che oramai era sulla soglia di quella trasgressione, se sarebbe entrata partecipando al gioco.

 

 

 

 

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