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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 3    L’INCONTRO.

 

 

Al mattino quando ci svegliammo, lei mi abbracciò, scusandosi per la sera prima.

“Lo sai come sono fatta io…” Mormorò cercando una giustificazione per il suo comportamento.

“Non importa...” Risposi contrariato: “... Siamo all’estero dove tutti si divertono e alcuni trasgrediscono, solo noi siamo i soliti conformisti. Pensavo che almeno qui, in vacanza potevamo lasciarci andare un po’ alla trasgressione, non ci conosce nessuno.”

Mi guardò in silenzio:

“Hai ragione amore!” Disse accarezzandomi: “Mi spiace! Sono una stupida! Non voglio rovinare le vacanze. Mi perdoni?!” Sussurrò abbracciandomi.

Feci una piccola pausa e risposi: “Sì amore, sai che ti amo e ti perdono sempre anche quando mi fai arrabbiare.”

“Pace amore!?” Esclamò ancora e mi diede un bacio sulle labbra stringendomi forte.

Poi, con lo sguardo vispo disse: “Aspetta!” E sparì in bagno, mentre io uscivo sulla terrazza piena di luce attraversando la mezza loggia esterna.

Faceva caldo e c’era un sole luminoso, si poteva ammirare la nostra spiaggia e il mare calmo e azzurro e mentre lo osservavo alle mie spalle sentii dire:

“Girati amore!!”

Mi voltai, e la vidi sulla porta finestra, indossava il completino sexy che le avevo acquistato la sera prima. Effettivamente era molto mini, sembrava quasi nuda, ma splendida ed eccitante nelle sue forme adulte, non l’avevo mai vista così. Sui bordi inguinali il ridotto tessuto lasciava uscire ciuffi di pubici e il triangolo che formava la coppa del reggiseno riusciva a coprire a malapena il centro della mammella.

Mi chiese:” Vieni dentro!”

 E io invece provocatoriamente risposi:” Vieni fuori tu, esci che non c’è nessuno!”

 Ebbe un attimo di esitazione, poi forse per non contrariarmi, tirò fuori la testa, guardò nei terrazzini attigui e uscì.

Fuori alla luce del sole, la vidi bene, era bellissima nel suo corpo adulto, molto erotica.

Capii le sue remore e il suo pudore a non volerlo indossare.

All’improvviso sorridendomi esclamò:

 “Guarda!... Non sembro una di quelle così?... Non copre niente, sembro quasi nuda, non so come facciano certe donne a indossarlo e conciarsi in questo modo, sembro una esibizionista, una prostituta di un bordello” Affermò scandalizzata di sé stessa in quello stato.

Le risposi di no:
“ No.… sei bellissima e molto sexy, ma anche se fossi una prostituta, saresti bella lo stesso e la più irresistibile delle donne.”
“ Figuriamoci…una di quelle...” Ribatté.

Mi eccitava che inconsciamente disprezzandole si paragonasse a una puttana con quella lingerie. Effettivamente era molto minuto quel completino intimo. Era veramente piccolo e indecente.

La parte superiore era composta da un reggiseno tipo carioca in pizzo di seta bianca traforata, in cui le mezze coppe, come dicevo erano a triangolo e a stento arrivavano al capezzolo e coprivano solo la parte centrale delle mammelle che spinte in alto aumentavano e slanciavano ancora di più il seno che debordava da loro e appariva come se lo volesse offrirlo a qualcuno in quell’atteggiamento.

Sul pube, un piccolo triangolo di seta, anch’esso bianco e traforato, lasciava intravedere sotto di esso e uscire sui margini la peluria provocante del sesso di Stefy.

Posteriormente una striscia sottile che comparendo tra i glutei si univa a un piccolissimo triangolino di seta sui lombi.

Era molto piacente, nonostante i suoi 42 anni aveva un corpo quasi invidiabile, allettante, ancora desiderabile e attraente.

Ero eccitato e felice e sentivo la mia asta di carne dentro lo slip in erezione e spingere con forza.

Vinsi la sua resistenza a farsi ammirare, la feci ruotare su sé stessa, le guardai il sedere praticamente nudo, pallido, pieno e invitante, non lo avevo mai visto così bello ed erotico.

Lei era impacciata, si vergognava di me e di sé stessa a mostrarsi in quel modo, a lasciarsi ruotare e ammirare, glielo leggevo in viso, ma si lasciava osservare. In fondo le piaceva essere guardata.

La lodai volgarmente:” Hai davvero un bel culo Stefy!”

Mi rispose ridendo:” Smettila dai… non essere volgare…”  

Ma capii che gradiva i miei apprezzamenti.

Mentre la facevo ruotare, ammirandola, fiero di avere una moglie così splendida e provocante, le feci scendere volontariamente da un lato la mezza coppa del reggiseno, quel piccolo triangolo di tessuto che copriva in centro la mammella e abbassandosi uscì fuori l’areola con un capezzolo turgido e dritto, segno della sua eccitazione.

Iniziammo a scherzare come due ragazzini.

Quello che non mi aveva concesso la sera prima, me lo stava mostrando ora sul terrazzo.

Rideva e si schermiva mentre io la stimolavo a scoprirsi di più:

“Dai amore! Siamo soli, fammi vedere anche l’altro.”

Stavamo giocando, cercavo di disinibirla e lei sotto il mio incitamento, fingendo contrarietà, con esitazione concedeva di più, scoprendo pian piano anche l’altra mammella, portando il triangolo di tessuto del reggiseno sotto e sui lati.

Ora aveva il seno nudo, completamente fuori, piacente e bianco, gonfio, con due areole rosa e i capezzoli turgidi e dritti come chiodi, sorretto dalle mezze coppe a triangolo del reggiseno arrotolate sotto di esso, che lo slanciavano in alto e fuori.

Era molto sexy, non resistetti, lo accarezzai sfiorando i capezzoli turgidi, anche lei era eccitata, e si lasciò accarezzare partecipando al gioco. Io stesso rimasi stupito da come si era lasciata accendere da quella euforia libidinosa, non era da lei uscire in quella condizione sulla terrazza e partecipare giocando a quello strano mezzo spogliarello.

Non avrei mai immaginato di vedere mia moglie in quello stato così impudico sulla terrazza dell’albergo.

Scherzavamo allegri, giocando senza pensieri quando sentimmo tossire nel terrazzo attiguo, diviso solo da una ringhiera e vasi a siepe fiorita, mi voltai e vidi l’uomo che la sera prima, seduto davanti alla reception guardava Stefy. Vedendolo, lei cercò di coprirsi con le mani il seno, poi si riparò con l’asciugamano sul prendisole sul terrazzo.

Dietro di lui si intravedeva l’altro uomo sorridente che giocherellava con uno smartphone in mano. Stefy la vide e corse dentro la stanza.

Io li guardai, ero turbato, quei due uomini avevano visto mia moglie nella sua intimità, quasi nuda. Ma non provavo gelosia, anzi mi eccitava quella situazione, sapere che l’avevano vista con il seno fuori e con quel mini perizoma, e aumentava la mia libidine e destava in me ancor di più il desiderio di trasgredire.

Ci guardammo fissi negli occhi senza dirci nulla e avviandomi entrai anche io nella camera. Stefy agitata mi disse:

“Hai visto?”

“Sì!” Risposi: “Sono i tizi che ti guardavano ieri sera alla reception.”

“Chissà da quanto tempo erano lì!” Esclamò. “Uno aveva lo smartphone in mano, mi avrà scattato delle fotografie?” Mi domandò.

“Non so amore?” Risposi: “Comunque dov’è il problema? Non eri nuda!” Dichiarai sorridendo.

“Come non ero nuda? Cosa vuoi che copra questo! ...” Esclamò guardandosi il triangolino di stoffa sul suo sesso con tutti i peli fuori dai margini. “… E il seno fuori?!” Gridò.

La calmai, le dissi di stare tranquilla che probabilmente erano due gay o due guardoni. Niente di preoccupante.

La sentii agitata e fremente, intimorita e a disagio, mi avvicinai e la baciai a lungo sulla bocca, infilando le dita dentro al quel ridottissimo triangolino tra i peli e il tessuto e la sentii bagnata, era eccitata anche lei di essere stata osservata, fino al punto da lasciarmi introdurre l’estremità del dito dentro la sua fessura schiusa da quella eccitazione, mentre il mio pene eretto comprimeva duro contro di lei.

Mi chiedevo a cosa era dovuto il nostro turbamento. Al mini completino intimo che indossava, al gioco che stavamo facendo o alla presenza di quegli uomini che la guardavano? O tutte queste tre cose assieme?

Non importava, avevamo trasgredito ed eravamo eccitati questo mi interessava, la ribaciai a lungo ricambiato, sentivo la sua lingua calda cercare la mia. Avrei voluto prenderla lì in quel momento, possederla completamente, ma lei fermo la mia mano, dicendo:

“Stasera amore! Ora no! Sono agitata, inquieta e non sono rilassata.”

Le domandai il motivo della sua inquietudine, ma non rispose.

Riprovai a stimolarla, ma mi fermò nuovamente la mano, sapevo che insistere non serviva, avrei provocato l’effetto della sera precedente, cosi la strinsi forte a me baciandola a lungo, in attesa dell’arrivo della sera.

 

Più tardi ci cambiammo, Stefy rimise il suo costume, si vestì leggera e andammo in spiaggia.

Era attraente con i suoi capelli biondi raccolti sulla nuca, tenuti fermi da un grosso mollettone dorato, il suo ampio cappello a falde e gli occhiali scuri.

Eravamo tranquilli seduti sui nostri prendisole a leggere, quando sentimmo una voce al nostro fianco dire: “Buongiorno!!”

Ci voltammo, Stefy abbassò gli occhiali da sole per guardare meglio, io li tirai sulla fronte da ciò che stavo leggendo e vedemmo che era l’uomo della sera prima alla reception dell’albergo che guardava Stefy e di questa mattina affianco al terrazzo della nostra camera che la osservava con il completino intimo ridotto.

Osservandolo meglio e da vicino, vedemmo che era un uomo sulla cinquantina, abbronzato, ci sorrideva e si presentò con sfrontatezza, dicendo:

“Sono il vostro vicino di stanza, di prendisole...” Fece una piccola pausa guardando Stefy e continuò: “... di terrazza! Piacere Antoine!”

Piacere, risposi io presentandomi, per poi fare cenno con la mano verso Stefy che aveva rimesso imbarazzata gli occhiali dicendogli: “Lei è Stefania... mia moglie.” Lei per educazione salutò, ma solo con un cenno del capo e del cappello.

Antoine guardandomi con sfacciataggine pronunciò davanti a lei:

” È molto bella sua moglie, l’ho vista poche ore fa sulla terrazza. “Fece un’altra pausa e poi aggiunse ironico: “Con il suo completino sexy…”

Stefy arrossi, tirò su la testa e spostò nervosamente gli occhiali in alto rispondendo: “Non è giusto quello che ha fatto, non doveva spiarmi.”

Antoine sempre gentile rispose: “Spiare? Io non spiavo, ero sul mio terrazzo e stavo osservando, era lei che era fuori in intimo e ridottissimo per giunta… e poi non è giusto guardare ciò che è bello? Le cose belle della vita sono fatte per essere ammirate. E anche lei signora visto che è molto bella...” Replicò incrociando nuovamente per un attimo il suo sguardo terminando: “... è una donna ammirevole.”

Io ero divertito, quell’uomo l’aveva vista con il seno fuori, in perizoma e ora glielo diceva in faccia, mentre lei indignata lo rimproverava perché l’aveva guardata e lo stava ad ascoltare malvolentieri. Mi piaceva quella situazione, li osservavo, mi dava un godimento sottile e strano vedere quella vicinanza illogica, sembrava il sacro (Stefy con il suo perbenismo morale) con il profano (e quell’Antoine, con la sua sfacciataggine ed irriverenza).

Avvertivo una assurda ebrezza in me, una ebollizione sessuale che dalla mente si rifletteva al basso ventre.

“Bè!” Affermai intervenendo: “Se paragona mia moglie alle cose belle della vita, non posso che darle ragione. Sono d’accordo!”

Lui sorrise di quel mio soccorso inaspettato, mentre Stefy mi guardò stupita e indignata per la confidenza che concedevo a quell’uomo.

Antoine si voltò e facendo un cenno con la mano dietro lui, ci presentò il suo amico:

“Lui è un mio collaboratore…” Lo chiamò:” Quello che giocherellava con lo smartphone in mano sul terrazzo e si divertiva a fotografare la spiaggia…” Disse.

Lui ci salutò alzando la testa sorridendo: “Piacere Daniele!”

Rispondemmo al saluto con il cenno del capo e lui irriverente esclamò: “Era tanto bella guardarla signora, che non ho resistito a farle qualche foto con il seno al vento e quel minuscolo triangolino tra le gambe che quasi non si vedeva nascosto dai peli!”

Stefy dopo una breve esitazione, incollerita e con il viso rosso dalla rabbia rispose irritata: “Non ne aveva il diritto di fotografarmi! Potrei denunciarla… le distrugga!” Esclamò. Era davvero infuriata e infastidita dalla loro presenza e finta cortesia.

Antoine per farsi perdonare esclamò:

“Stia tranquilla signora, che il mio collaboratore le darà le foto che le ha fatto per gioco. Siamo persone serie noi…”

A me invece la situazione continuava a divertire sempre più, mentre l’insolenza di quegli uomini imbarazzava Stefy che lottava con la sua educazione per non rispondergli male.

Io intanto invece di essere irato con loro, avvertivo pulsare in me un sottile piacere che non riuscivo a definire, che mi eccitava, una libidine nuova nel sapere che quegli uomini l’avevano vista quasi nuda e fotografata con lo smartphone.

Quell’Antoine rivolgendosi a Stefy iniziò a darle del “Tu”, cosa che la alterò molto. Non c’era niente che la irritasse di più di uno sconosciuto che si prendesse l’iniziativa e la confidenza di darle del tu.

La osservò silenziosamente e poi esclamò:

“Hai dei begli occhi chiari, color del mare e del cielo azzurro e dei capelli meravigliosi… color del sole, del grano e dell’oro, tutti simboli di luce, di bellezza e ricchezza. Hai mai pensato di tingerli di nero i capelli?... Come la notte?  Staresti bene con gli occhi chiari e i capelli scuri, a me piacesti di più. Bella e tenebrosa, sensuale, immorale e viziosa…”

Lei lo guardò da dietro gli occhiali con sufficienza:” No grazie preferisco così…” Rispose educatamente ma infastidita di quel parlare.

“Peccato... io ci farei un pensiero, diventeresti un'altra donna, completamente diversa, cambieresti fisionomia…” Disse.

Lei non gli rispose più.

 

Stefy in spiaggia indossava quel braccialetto che le aveva regalato il negoziante, portandolo largo al polso come un portafortuna.

Quell’Antoine scrutandola e notando il bracciale e la medaglietta appesa ad esso mormorò:

“Bel bracciale, sembra fatto apposta per intonarsi con te, al tuo splendore. La sua configurazione a forma un serpente è magnifica… ne conosci il significato?” Domandò.

Lei non gli rispose e lui replicò:” Ho capito non lo sai…”

A quel punto per non passare per ignorante con quell’uomo che la indignava, esasperata ma con educazione rispose e spiegò quello detto dal negoziante e al termine aggiunse con compiacimento che la esse formata dalla testa e una parte del corpo e la parte finale la coda del serpente era l’iniziale del suo nome, un buon auspicio.

Antoine rise:

“Sì è vero quello che ti ha detto il negoziante, ma la esse di quel bracciale non è solo l’iniziale del tuo nome, ma ha anche il significato di schiava, sottomessa, slave, slut...” Ma non è tutto, proseguì: “ 

Il serpente è un simbolo antichissimo di eterna rigenerazione nel ciclo della vita, significa che chi lo indossa può cambiare modo di vivere. Indossare il simbolo del serpente significa abbracciare la sessualità e sentire la voce della lussuria, è il simbolo della trasgressione, della tentazione, di colui che ha corrotto Eva la prima donna e la portata a peccare… “Sorrise con un mezzo ghigno continuando:” Quel bracciale riflette l’animo di chi lo porta e la sua aspirazione inconscia di avere e appartenere a un padrone. È un segno di sottomissione di schiavitù come la medaglia. La sua magia è nella realizzazione del suo significato per divenire schiava, sottomessa e puttana.”

“Ma che dice?!!” Esclamò Stefy scandalizzata da quelle parole.

Ma Antoine con irrisione aggiunse:

“Le ancelle nell’antica Roma non erano domestiche, ma addomesticate! O meglio, erano schiave... anche sessuali! E avevano un padrone…” R sorrise quasi a ridere.

Lei ascoltava indignata da quelle parole, sconcertata dalla libertà che quell’uomo che non conosceva nemmeno si prendeva a parlarle in quel modo, scosse il capo contrariata da quelle affermazioni, guardandomi come per dirmi: “È pazzo!”

Ma lui continuò: “Mostrarlo significa desiderare di essere quello che rappresenta, di voler appartenere a chi lo osserva. Io ne ho interpretato il significato e quindi...”

Stefy innervosita lo interruppe quella esposizione verbale e sprezzante e sarcastica rispose: “Quindi cosa?... Cosa intende con questo discorso, che io dovrei diventare la sua schiava?”

“Sì! Se lo vuoi!” rispose serio lui dopo una breve esitazione.

Quella risposta affermativa inaspettata la irritò molto.

“Se lo tolga dalla testa! Non si permetta di fare queste allusioni e pensieri con me e non si conceda più la libertà di parlarmi in questo modo, vada dalle sue donnine a parlare così!”. Disse rossa in volto dalla rabbia e spostando gli occhiali sulla fronte, lo guardò in viso, con i suoi begli occhi chiari dicendogli:

“Lei è solo un povero pazzo a dirmi queste cose!... Non lo tollero! Non lo faccia mai più! Non si permetta ancora.”

Poi con un sorriso caustico, quasi di rivalsa nei suoi confronti, si accarezzo il bracciale e la medaglia, non disse più nulla, si alzò spazientita con le gambe e le braccia piene di crema protettiva e indifferente gli passò vicino altezzosa e seccata, snobbandolo e chiedendomi: “Vieni a fare il bagno Luca?”.

“Ora no amore! Ti raggiungo più tardi!”

Si voltò dandogli le spalle e il sedere in modo sdegnoso e superba come un felino si avvio al mare. Quella era stata la sua risposta.

Era stata maleducata, non era da lei interagire così con la gente, ma quel tipo l’aveva indisposta davvero.

Quando restammo soli ci guardammo, allargai le braccia:” È fatta così…”  Mormorai e in un certo modo mi scusai per lei.

Quell’Antoine, probabilmente non abituato ad essere trattato così da una donna, risentito fece delle considerazioni su Stefy, dicendo:

“Oltre che bella è altezzosa, arrogante e presuntuosa. Sarebbe da domare, il suo comportamento e atteggiamento snob è un motivo in più per renderla docile e sottomessa e lo farei volentieri io…” Affermò guardandomi.   

Quel discorso insolito mi incuriosiva, ascoltare quel tipo parlare in quel modo di mia moglie, dicendo tranquillamente che era da sottomettere, non so perché ma assurdamente mi eccitava.

Continuammo a parlare, chiedendogli:

“Perché dice che è da domare?”

 Mi confidò:” Io sono un Master, un dominante, un padrone ed educatore, che prendo in consegna per un periodo una donna, che sia moglie, fidanzata o amica, la educo alla sottomissione e alla perversione, rendendola schiava e puttana.”

Dentro di me mi veniva da ridere… parlava sicuro di sé, era inconcepibile quello che diceva di sottomettere ed educare una donna, ma tutto quello che aveva detto oltre che a incuriosirmi iniziava a interessarmi. Non solo aveva visto mia moglie mezza nuda e le aveva scattato delle fotografie a nostra insaputa, ma ci aveva quasi litigato e gli aveva tenuto testa, ed ora la considerava una aspirante schiava da sottomettere, da far diventare puttana e questo mi affascinava e eccitava moltissimo, anche se sapevo che con Stefy non sarebbe mai riuscito in un intento simile.

“Mah... il suo pensiero può essere interessante e forse una parte di me come uomo in cerca di trasgressione potrebbe condividerlo, ma non sono interessato. Conosco mia moglie, non cambierà mai… Nel terrazzo questa mattina c’è stata una piccola e rara trasgressione concessami da lei giocando con me, ma specialmente ora che sa che è stata vista da lei, non mi concederà mai niente di più.”

“Era la prima volta che si mostrava così a lei? “Mi domandò.

” Sì, la prima purtroppo…” E sorrisi:” E forse l’ultima…” Risposi.

 “Bene è da iniziare allora!” Esclamò deciso e sicuro di sé.

E al mio stupore per la sua esclamazione domandai:

“Come iniziare?”

“Si, iniziare a disinibirla e cambiarla.” E mi propose un gioco:

“Gli propongo un gioco, una trasgressione diversa dalle solite per disinibirla…”

“Sentiamo!” Dissi.

“Mi ascolti attentamente e mi lasci parlare fino al termine della proposta, è molto cerebrale, gli chiedo di affidarmela fino alla fine delle vostre vacanze per educarla e disinibirla, con il suo consenso e la sua presenza.”

Di tutte quelle che potevo immaginare era la proposta più assurda, di affidare mia moglie a lui che la disinibisse e lo lasciai continuare dicendo per invogliarmi:” E vedrà che nessun’altra donna le darà mai il gusto del proibito, di quando vedrà la sua bella moglie trasformarsi da una irreprensibile signora borghese in una puttana sexy e provocante.”

Sorrisi… non conoscevano mia moglie Stefy.

Comunque in parte era vero quello che diceva, non mi sarebbe dispiaciuto trasgredire un po’ in quella vacanza e quella che prospettava lui era una trasgressione diversa da quelle che immaginavo di solito, del semplice mostrarla ad altri, ma quella di un istruttore che la disinibisse mi eccitava di più, era un gioco differente, immorale, erotico e indecente. Aveva il gusto del proibito. Mi sarebbe piaciuto scoprire se e fino a che punto fosse riuscito a portare Stefy a trasgredire, disinibire e sottomettersi a lui, con il suo carattere e il suo rigore morale.

Risposi dicendogli la verità:” Guardi… sinceramente non importa cosa pensi io, ma quello che pensa mia moglie e non accetterà mai una cosa del genere, è contro i suoi principi morali, la sua educazione. Guardi non è il tipo di donna adatta per queste cose, questi giochi e poi mi scusi se glielo dico, ma lei non è il tipo di persona con cui si rapporterebbe, non le è simpatico per niente e avete quasi litigato prima, ha visto…”

Ma lui scosse le spalle:” Quelle sono sciocchezze…” Disse.

 Pareva che la moralità, la serietà e l’onesta di mia moglie, il suo comportamento decoroso e la contrarietà a quel tipo di condotta di cui parlava lo eccitassero di più, lo stimolassero a tentare con lei, a provarci...

E insistette perché gliene parlassi.

“Gliene parli… le dica della mia proposta… le dica che è un gioco e al termine della vacanza è tutto finito.”

“Si così mi ride in faccia…” Esclamai sorridendo.

Ma poi incuriosito gli chiesi:” E come farebbe a disinibirla ed eventualmente a sottometterla?”

“Innanzi tutto lei come marito sarà sempre presente in ogni fase del gioco. Sua moglie dovrà essere consenziente, d’accordo a fare questo gioco, niente avverrà contro la sua volontà, se un qualcosa non vorrà farlo, non lo farà, ma però dovrà sottostare alle regole del gioco.” Aggiungendo: “Vedrà che alla fine della vacanza sarà docile e ubbidiente come una cagnetta. Le farò vedere! Trasformerò la sua bella mogliettina in una disciplinata schiavetta disposta a tutto quello che lei gli chiederà, e non si opporrà più a nulla anche se lei dovessi chiederle di prostituirsi…” E facendo un sorriso perfido proseguì:” Vedrà piacerà anche alla sua Stefy cambiare, e al termine vedrà … se ne renderà conto!” E come a leggermi nel pensiero puntualizzò: “Niente sesso e atti sessuali se non è consenziente o e lei a chiederlo o a volerli fare.”

 Quel chiarimento in un certo senso mi tranquillizzo, Stefy non avrebbe mai e poi mai fatto sesso con nessun altro che non fossi stato io e figuriamoci chiedere di farlo con un altro.

Feci una pausa e un sospiro. Certo non sarebbe mai riuscito a realizzare quello che si proponeva, di educare, disinibire e sottomettere Stefy. Pensai che era un gioco strano il suo e seppur perverso mi attraeva molto. E domandai:

“E le regole quali sarebbero?” Dimostrando con quella domanda il mio interesse per quel gioco.

“Le regole che poi si possono riassumere in una sola è quella che una volta iniziato partecipi fino al termine della vacanza e comunque come gli dicevo, potrà interromperlo quando vuole.”

“E io sarei sempre presente?” Domandai.

“Certo! Ogni volta che saremo assieme per giocare a disinibirla lei ci sarà sempre. Però non dovrà mai intervenire, solo osservare e non impedirle mai di praticare qualcosa che lei vuol fare…”

“E in cosa consiste la sua disinibizione…?” Domandai ancora.

“Questo lo vedrà quando inizieremo, strada facendo. Le dico solo che ognuno di noi avrà un ruolo, io sarà il suo educatore, sua moglie l’allieva, lei lo spettatore e lui, facendo cenno al suo amico silenzioso dietro, un ausiliario… Ma le ripeto sua moglie, non farà mai niente che non vorrà.”

Vedendomi pensoso e dubbioso pronunciò: “Mi pare che lei sia interessato?”

Vista la sua sincerità, lo fui anch’io.

“Sì! Mi piace l’idea e mi piacerebbe trasgredire un po’ in vacanza, la cosa mi intriga, ma non so... mia moglie non accetterebbe mai un gioco del genere, è orgogliosa, dignitosa, molto formale, moralista e tradizionalista, ha visto anche lei a come ha reagito alle sue parole sul bracciale, figuriamoci parlarle di un gioco del genere.”

“Gliene parli!” Mi esortò: “Gliene parli sempre, la convincerà, si ricordi che ogni donna ha un punto debole, basta trovarlo e trasformerà la più virtuosa delle mogli in una puttana. È solo un gioco… le dica che potrà smettere quando vorrà e che niente verrà fatto contro la sua volontà. Gliene parli!” Ripeté.

Il discorso finì lì, si alzarono e prima di andare via mi sollecitò ancora: “Ci pensi, intanto oggi pomeriggio ci rivedremo ancora sul terrazzo, io ho la camera di fianco a voi e poi mi dirà. “E andarono via allontanandosi verso l’albergo, con l’accordo che ci saremmo rivisti.

Stefy dalla riva, vedendoli allontanare, uscì dall’acqua e tornò sul prendisole. Bagnata era splendida, la crema protettiva con l’acqua si era dissolta dal suo corpo, lasciando nelle gocce salmastre sulla pelle che brillavano con il riverbero del sole. Si sdraiò e rimise gli occhiali.

Poi sbuffò: “Meno male che sono andati via, non li sopportavo, che gente! Quel tipo è maleducato, arrogante, insolente...  e villano!” Aggiunse con rabbia prendendo la rivista da leggere.

Poi curiosa chiese: “Di cosa avete parlato?”

“Di te amore!” Risposi sinceramente.

“Di me?” Ripetette stupita.

“Sì!” E la misi al corrente del gioco che aveva proposto Antoine, dei ruoli, lei allieva e lui educatore, eccitandomi nell’informarla di cosa avesse suggerito quell’uomo su di lei e mentre lo facevo sentivo crescere e spingere con forza per l’erezione il mio pene dentro il costume.

Quando finii di informarla si alzò irata dal prendisole esclamando:

 “Ma quell’uomo è un pazzo!!... Un maniaco!... Come si permette?” E gesticolando con le braccia continuò: “Ma per chi mi prende? Sono tua moglie, una signora, non una delle puttane che probabilmente frequenta lui. Ma figuriamoci se io accetto il suo gioco per disinibirmi e mi sottometta a lui e ne diventi la schiava... né a lui né a nessun altro mai, neanche per gioco!” Esclamò adirata: “È un demente!” Affermò.

Vederla così alterata per le proposte di quell’uomo che voleva disinibirla e farne la sua schiava, la sua puttana, scelleratamente mi eccitava, fino al punto di provare a immaginare come sarebbe stata la scena con lei compiacente e disponibile verso di lui, e mi sentii fremere...

“E tu? Cosa gli hai risposto?” Chiese agitata.

“Che te ne avrei parlato, ci avremmo pensato” Risposi provocatoriamente.

“Cosa?? Ci avremmo pensato?” Ripeté indignata: “Ma ti rendi conto di cosa dici? E tu mi faresti fare la schiava a quell’essere? Mi offendi solo a pensarlo Luca, sono tua moglie!” Gridò.

“Sssssshhhh!!! Abbassa la voce che se no sentono tutti e pensano che io e te litighiamo. No!” Dissi: “Calmati, è un gioco delle parti, dei ruoli quello che ha proposto, è solo una idea la sua, un invito. “

“Non mi importa! Non ne voglio più sentire parlare!”

Alterata e agitata, prese il giornale e si sdraiò di nuovo a leggere, dandomi le spalle. Era arrabbiatissima.

Non le parlai più finché non tornammo in camera. Mi tornavano in mente le parole di Antoine che diceva: “Gliene parli, gliene parli sempre, la convincerà”.

Dopo la doccia e cambiati, mi feci coraggio e iniziai il discorso scherzando.

“Allora Stefy!”

“Allora cosa?!” Mi chiese girandomi e guardandomi.

“Cosa dici, trasgrediamo un po’? Giochiamo?”

“Ma sei pazzo!?... No!” Rispose seccata. “Non mi piace questo gioco, né questo né altri e non mi interessa e non mi piace quella gente e quell’uomo, non sappiamo nemmeno chi sono e mi meraviglio di te che mi vorresti far partecipare a queste cose. Per favore!! Non ne parliamo più”.

 

 

 

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