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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 20 BONDAGE

 

NOTE:

“... entrando mi trovai davanti a Stefy, in alto, sotto la luce di un faro, con lo sguardo socchiuso ed estasiato, legata a braccia aperte con una fune ad una grossa canna di bambù che le passava dietro le scapole; sospesa e dondolante come su un’altalena... mi avvicinai, mi guardava...”

Luca.

 

 

30 Luglio - 24 ore circa al ritorno a casa.

 

Passammo il pomeriggio al mare, nella spiaggia dell’albergo per volontà di Antoine, tra i turisti e gli sguardi curiosi e scandalizzati di chi riconosceva Stefy seppur con i capelli tinti e truccata…

Stefy indossava solo un mini costume a perizoma, il seno libero agli sguardi della gente, come i glutei divisi solo da una striscia di stoffa che entrava nel solco, con in bella mostra il tatuaggio del fiore e il serpente sulla natica; sul sesso solo un triangolino dorato le copriva la fessura depilata. Era bella e vergognosa.

Verso sera, tornati a casa, Stefy proseguì nella sua pratica con lo sviluppatore del seno, aveva imparato ad usarlo da sola e lo adoperava in modo costante, a volte poi quando sentiva le mammelle in tensione, gonfie e piene di latte per via delle pastiglie di ormoni che prendeva, se le “mungeva” da sola nel lavandino, svuotandole; anche se sono certo, avrebbe preferito farsele svuotare da Marcel ciucciandole … direttamente ai capezzoli.

A volte con l’aiuto di Corinne usava anche lo sviluppatore vaginale, che aspirando la vulva, le gonfiava e congestionava di sangue le grandi labbra aumentandole enormemente di volume, facendola diventare mostruosa. Ma Corinne le diceva di non perdere l’abitudine, che serviva a sensibilizzarla e di continuare sempre anche quando sarebbe stata a casa.

Dopo aver fatto un po’ di salotto, Antoine decise che ci avrebbe mostrato qualcosa di nuovo, interessante e istruttivo. Ma come al solito non ci volle anticipare cosa.

Oramai mancava pochi giorni alla partenza e voleva mostraci tutto o almeno il più possibile.

Quella sera, dopo aver cenato con piatti freddi a casa di Corinne, con Stefy nelle vesti della serva e della sguattera... Corinne al termine la chiamò, la fece chinare e le tolse con un flop il grosso plug che aveva nell’ano, le disse di fare la doccia e prepararsi, indossare qualcosa di sexy... le mise il collare agganciandole il guinzaglio e uscimmo.

Ci portarono in un locale strano che a prima vista sembrava normale, un night… con tavoli, poltroncine, una pista da ballo, alcuni angoli con separé per il privato.

Vidi del personale orientale e delle ragazze asiatiche bellissime e giovani servire.

Ci sedemmo a un tavolino, Antoine le sganciò il guinzaglio…

Restammo seduti un’oretta a bere, chiacchierare e ad ascoltare sottofondo di musica classica di Camille Saint-Saens. Ogni tanto qualcuno si avvicinava, salutava Antoine e Corinne e poi si allontanava.

Guardavo il locale con curiosità, le pareti erano colorate di rosso, con luci soffuse e quadri rappresentanti scene di donne, anche orientali in posizione erotica.

Mi accorsi che era un locale particolare, la gente che lo frequentava era matura e benestante, coppie, uomini e donne eleganti nel vestire e nel muoversi.

Ogni tanto si intravvedeva qualcuno scomparire dietro una porta nascosta da un grosso tendone e del personale, vestito in sadomaso che li guidava all’interno.

Corinne a un cenno di Antoine, si alzò e portò Stefy con lei, si allontanarono dietro quella porta coperta dal tendone, stettero via una mezz’oretta mentre noi bevevamo e chiacchieravamo tranquilli.

Quando tornarono non riconobbi più Stefy, l’aveva trasformata le avevano fatto indossare un corpetto nero che metteva in mostra volgarmente le sue esuberanti forme da signora. Reggicalze e calze rosse di seta con pizzo e un paio di stivali lunghi a mezza coscia, argentati, con tacco altissimo, guanti di pelle a metà braccio sempre rossi come il rossetto e le unghie delle mani e dei piedi. Sugli anelli del sesso a vista, un lucchetto chiuso, la cui chiave era appesa all’occhiello del collare.

Stentavo a credere che fosse lei, era impressionante, con il sesso depilato da poco, fresco di rasatura, umido e brillante alla luce. Chiunque in quel locale glielo osservava e lo ammirava.

Sugli anelli delle grandi labbra, un lucchettino chiuso, la cui chiave era appesa all’occhiello del collare assieme alle medagliette con su scritto “salope ed esclave”.

Il sedere nudo, bello, bianco, carnoso e seducente, mostrava la sua avvenenza e desiderabilità e il tatuaggio, marchio di Antoine si evidenziava e notava di più.

Anche Stefy era imbarazzata abbigliata in quel modo, non era da lei, sembrava una sadomaso.

“È pronta!” Esclamò Corinne all’improvviso.

“Va bene!... Andiamo!” Rispose Antoine e si alzarono tutti e io dietro loro pur non capendo dove si andava, ma li seguii.

Daniele esclamò: “Vieni! … La serata prosegue nell’altra sala. Oggi serate a tema”.

Corinne rimise il guinzaglio a Stefy e tirandola leggermente la portò dietro sé e noi la seguimmo, Antoine con la sua cerchia di amici e amiche, io con Daniele.

Attraversammo la sala centrale del locale passando sotto dei faretti, che illuminando Stefy conciata in quel modo, dritta e altera con quella testata di capelli neri, al guinzaglio di Corinne con quella sua aria superba e fiera, che la rendevano splendida ed eccitante.

Un buttafuori ci fece varcare la porta nascosta, scostando il pesante tendone mentre si guardava in giro e ci ritrovammo in un altro ambiente, completamente diverso, in penombra, si sentiva confusione e vociare assieme al sottofondo di musica classica e un intenso profumo di ebano e si sentivano persone ridere.

Le luci erano basse e soffuse, le pareti rivestite di tappezzeria damascata con applique luminose.

Capii qual era lo spirito di quella parte del locale guardando esposti alle pareti i quadri di Jean Leon Gerome, erano dipinti che raffiguravano scene di donne in schiavitù, portate in catene dietro a dei cammelli o vendute al mercato degli schiavi, oppure concubine in qualche harem, con alternati disegni più moderni di dominazione su donne che subivano punizioni, affiancati da oggetti come frustini, catene e collari.

C’erano altre ragazze molto belle e donne con abbigliamento in pelle o svestite completamente nude e sexy come Stefy, che si accompagnavano con alcuni uomini maturi o coppie, all’interno di quell’ambiente.

Stefy con la bocca socchiusa, sembrava una cagna al guinzaglio di Corinne, che la teneva per la catenella, forse pensava che in quel mezzo buio, potesse perdersi, visto l’affollamento e il via vai di gente facoltosa tra il caldo e la semioscurità.

Alcune persone ridevano forte.

“Oggi è la serata padroni e schiave” Esclamò Antoine sorridendo.

“La tua serata!... La serata di E.S.!” Esclamò.

Prima che io potessi dire qualcosa a riguardo a quello detto da Antoine, un signore anziano oltre la sessantina, quasi calvo, con pochi capelli bianchi, prese di mano a Corinne il guinzaglio dicendo a Stefy:

“Venga!! Voglio farle visitare locale.” Corinne sorrise e la lasciò andare.

L’anziano sorridendo esclamò: “Vorrei che entrasse nello spirito della serata…” E dicendo quello estrasse un paio di manette, che con l’aiuto di Daniele le applicò ai polsi dopo averglieli portati dietro la schiena.

“Ma cosa fa??” Esclamai io.

“Nulla!!” Rispose:” Fa parte del gioco.

“Che gioco?” Chiesi preoccupato.

“Il gioco!” Rispose semplicemente lui guardando Antoine che annuì con la testa dicendomi:

“Sì! Sì!... Lascialo fare, fa parte della serata.”

Così ammanettò Stefy dietro alla schiena.

Quella parte del locale nascosta dalla semioscurità era composta da un lungo corridoio stretto e poco illuminato con porte alle pareti che alternavano stanze adibite a salette per giochi erotici, che si intersecavano tra di loro quasi a formare un labirinto.

Mentre camminavo nella semioscurità, al chiarore dei fasci di luce che usciva dalle varie porte che si aprivano e richiudevano e delle applique a parete, mi soffermai qualche istante a curiosare nelle stanze a lato del percorso pensando alle parole di Antoine:

“È la serata dei padroni e delle schiave!”

Ma pressato da qualcuno che doveva passare per entrare, mi trovai spinto all’interno e tornando subito alla realtà, guardandomi vicino non vidi più Stefy, l’avevo persa di vista distraendomi, era sparita con quel vecchio in quel corridoio semibuio, non c’era più nessuno che conoscevo, ero solo.

Facendo una breve descrizione, chiesi a un signore che beveva appoggiato a una parete se l’avesse vista, e lui in un Italiano francesizzato mi rispose che aveva notato la signora riccioluta con corpetto e stivali argentati, trascinata a guinzaglio dietro a un uomo anziano e altra gente al seguito, che andavano in fondo al corridoio.

Una fitta di apprensione mi attraversò il petto e mi fece sudare di più, non so perché, ma ero agitato come la prima volta che era sparita con loro in albergo, dovevo trovarla assolutamente; così mi incamminai per lo stesso corridoio cercandola.

Mentre camminavo, incrociavo signori e signore di mezza età che ridevano e donne poco vestite, scollacciate, ma di Stefy nessuna traccia. Ansioso di ritrovarla affrettai la ricerca continuando a guardami in giro.

In ogni stanza che guardavo c’era uno spettacolo, dove mi soffermavo curioso qualche minuto ad osservare, per poi riprendere subito la ricerca.

Finalmente, passato una stanza, la vidi.

Era in piedi, con Corinne e Antoine e quell’uomo, davanti a una porta.

Quell’uomo si faceva seguire da Stefy, come se ne fosse il padrone, tendendo la catena del guinzaglio corta, in modo che lei non si perdesse o peggio fuggisse.

Daniele mi fece tenere a una certa distanza dietro a loro, come stavano facendo ad altri clienti, in modo da poter osservare il suo magnifico sedere oscillare ai passi di quegli alti stivali, ondeggiando eroticamente e lateralmente ancheggiando.

Passammo in un’altra stanza, incrociando un paio di coppie sull’ingresso.

“È una nuova schiava?” Chiese uno dei quattro rivolgendosi all’anziano che teneva Stefy per il guinzaglio.

“Sì” Rispose lui sorridendo: “Ma non è mia!... Me l’ha affidata il monsieur Antoine.”

“Ah, bene!” Rispose l’altro, ammirando mia moglie dalla testa ai piedi, “È molto bella e sexy … confido nel rivederla di nuovo signora.” Esclamò, e sorridente le diede una pacca sul sedere e proseguì insieme alla sua compagna che sorrideva divertita e all’altra coppia.

Stefy stava per dire qualcosa, ma fu strattonata per il guinzaglio e fatta proseguire.

Andai dietro loro per i corridoi, e nelle varie stanze si vedevano ragazze o donne che si accoppiavano o che si lasciavano accarezzare dal pubblico. Una ragazza molto giovane stava praticando un cunnilingus a una signora sessantenne della clientela seduta su una sedia a gambe larghe con la gonna tirata su, e la giovane ragazza inginocchiata tra esse le leccava la grossa figa pelosa dai peli radi e grigi, e mentre la signora provava piacere da quella lingua giovane sul clitoride e le grosse labbra vaginali vecchie e pendule, il marito compiacente le sorrideva.

Curiosando li persi di nuovo di vista, ma mi fermai vedendo Daniele seduto in una saletta da esibizione con poltroncine più grandi delle altre, dove molta più gente si era accomodata, tutti impazienti di vedere incominciare lo spettacolo.

C’era molta gente, un pubblico probabilmente selezionato di signori e signore di mezza età.

Incuriosito dalla situazione e in apprensione per Stefy, mi sedetti in disparte, stanco della confusione, in una poltroncina delle ultime fila, muovendo nervosamente le mani, non essendoci posto vicino a Daniele.

La musica di sottofondo era rigorosamente classica, lieve e rilassante, alcune arie o cori li conoscevo, altre le avevo già sentite, ma non ricordavo dove, in quel momento si spandeva l’aria sulle note del “Va pensiero” di Giuseppe Verdi, mentre le luci soffuse e la porta chiusa dietro la tenda bianca dalla parte opposta della saletta contribuivano a creare sensazioni di attesa e curiosità.

“Chissà cosa uscirà di là?” Pensavo.

Quando tutte le luci si abbassarono, solo un faro illuminò la tenda bianca che si stava scostando, ebbi un sussulto, vidi uscire Stefy, che entrando nella stanza con passo incerto e timoroso, era accompagnata da quell’uomo che l’aveva ammanettata e che ora la teneva per il guinzaglio fissato all’occhiello del collare stretto intorno al collo.

Notai che non aveva più il lucchetto sugli anelli delle labbra vaginali, le era stato tolto e appeso all’occhiello del collare assieme alla chiavetta, preludio che l’avrebbe usata e sarebbe successo qualcosa.

Arrivarono anche Antoine e Corinne e lui portandosi in mezzo alla saletta come un presentatore cominciò a dire:

“Cari amici, questa sera diamo il benvenuto ad una nuova schiava!... Una bella signora della borghesia italiana, si chiama ES e ve la presento subito.

” Le sue parole mi fecero gelare il sangue nelle vene. Cosa avevano intenzione di fare?

Dette quelle parole Antoine, il signore anziano si spostò e tirando Stefy per il guinzaglio la portò al centro della sala.

I presenti poterono ammirare Stefy, negli stivali a coscia argentati, con tacchi vertiginosi e inguainata nel suo corpetto nero di pizzo che poco lasciava all’immaginazione con il seno e il sesso fuori. Le calze e il reggicalze di pizzo rosso, la rendevano lussuriosa e sconcia, lasciando agli sguardi quando si muoveva, non solo il sesso e il seno gonfio e maturo, ma anche il sedere pieno e piacente.

Stefy fu fatta passeggiare da Antoine e Corinne in mezzo ai signori e alle signore accomodati sulle poltroncine per meglio mostrarla e poi ricondotta al vecchio che l’aveva accompagnata.

L’anziano la fece mettere al centro della stanza, vicino a un tavolo di legno in modo che fosse ben visibile agli occhi di tutti.

Cominciò a slacciarle il corpetto da dietro e glielo sfilò di dosso, lasciandola nuda su quei lunghi stivali, con il ventre adulto leggermente pronunciato, completamente scoperto, mostrando la sua pancettina da signora per bene a quella gente che l’apprezzava mormorando tra loro.

Era bella, sexy e provocante, una bellezza matura, molto erotica e desiderabile, in quello stato piaceva anche a me.

“Chissà cosa farà?” Mi chiedevo, tra curiosità e timore visti i precedenti.

Presto l’apprensione nell’attesa, nel pensiero e nel vederla così oscena, si trasformò in eccitazione ed ebbi l’erezione lunga e forte.

La luce del faretto si spostò e si portò sul suo corpo piacente, quasi ad evidenziare i particolari.

Illuminava i capelli neri, il viso pallido con lo sguardo tagliente e i colori del trucco, il seno pieno e naturale, con i capezzoli turgidi e dritti rivolti in alto, segno di eccitazione a quella condizione e a quella esibizione.

I suoi fianchi sinuosi e dolci, scendendo si perdevano negli inguini che correvano a perdersi nelle grosse labbra vaginali inanellate del sesso depilato, nudo, liscio e lascivo agli sguardi libidinosi.

Era irresistibile e attraente anche per gli altri e a giudicare dai commenti volgari dei presenti, il mio pensiero era condiviso da molti.

L’uomo le si avvicinò, sganciò il guinzaglio e lo lasciò cadere a terra ai suoi piedi e iniziò a stringere i capezzoli turgidi con le dita, regalandole fremiti di dolore e piacere, accarezzando poi il seno, gonfio e prominente... baciandolo e leccandolo.

La fece voltare e appoggiare con le mani al tavolo posto al centro del locale.

Il suo bel sedere in quella posizione fu subito illuminato dal faretto e messo in mostra a tutti.

Il vecchio iniziò ad accarezzarlo con delicatezza, come volesse valutarne la forma e la consistenza, guardandolo come un artista ammira un’opera d’arte, una scultura.

Poi le sue dita lentamente si insinuarono tra le natiche di Stefy attraversandone ripetutamente il solco esposto e profondo, su e giù…

Introducendo una mano tra le cosce con due leggeri colpi sulla parte interna le fece divaricare di più le gambe e piegare maggiormente il busto sul tavolo, fino a farle appoggiare il ventre sopra, in modo che si vedesse, non solo l’ano, ma anche la vulva depilata da dietro ben esposta alla vista dei presenti.

Stefy assecondava quell’uomo, eseguiva i suoi comandi con una sorta di eccitazione, in fondo le piaceva esibirsi e oramai piaceva anche a me che lo facesse.

Nel frattempo altre persone entrarono nella saletta e si accomodarono.

Il desiderio di vedere il seguito aumentava insieme alla eccitazione.

Per un momento a vederla così, pensai a come eravamo prima che conoscessimo Antoine e a come sarebbe stato dopo tra noi e gli altri conoscenti una volta tornati a Brescia. Era una situazione paradossale, avrei dovuto intervenire all’inizio di questa storia, non iniziarla nemmeno, piuttosto masturbarmi... e invece mi sono lasciato travolgere da uno stupido gioco, dove in palio c’era mia moglie, la sua moralità, il suo corpo, la sua mente e ci ha trasformati... rovinati per sempre!

Avevo sempre provato gelosia per Stefy, fastidio verso chiunque l’avesse anche solo guardata in modo intenzionale, lascivo o desideroso... anche se sotto sotto mi eccitava, ma era diverso.

E ora era lì! … Al centro di una stanza, quasi nuda, alla vista di decine di persone e io non riuscivo a reagire, passivo la osservavo e ne godevo preso da una eccitazione perversa, che con l’erezione saliva quasi a togliermi il respiro e arrivare al cervello.

L’unica cosa che feci fu quella di avvicinarmi di più, per osservare meglio la scena e quello che le avrebbero fatto.

Corinne le rimise il guinzaglio facendola rialzare, Stefy si guardava attorno stupita, la luce del faretto le dava fastidio agli occhi, vedeva solo la penombra intorno a lei e sagome di persone sedute o in movimento al suo interno.

Ad un cenno di Corinne il vecchio che l’aveva accompagnata si portò vicino a lei, tirò giù la cerniera dei calzoni e da uno slip bianco macchiato da un alone giallognolo d’urina, estrasse il pene, mentre con la coda dell’occhio al mio fianco, notai un altro in ombra tra il pubblico che lo tirò fuori dai pantaloni e seduto iniziò lentamente a masturbarsi.

Vidi che il vecchio aveva un pene piuttosto grosso in circonferenza anche se non particolarmente lungo, per l’età che aveva era ancora attivo.

Alla vista della sua immagine, Stefy disturbata distolse gli occhi, ma Corinne, con sguardo perfido, la tirò per il guinzaglio fino a quando il viso di Stefy fu chino a pochi millimetri dal glande scappellato dell’uomo.

“Inginocchiati e prendilo in bocca!” ... Le ordinò in maniera decisa: “Leccalo!! Fagli un pompino. Prendigli la cappella in bocca!”

Stefy ascoltava quelle parole, ma lo guardava schifata, le dava un senso di nausea l’asta di quel vecchio con la peluria grigiastra... voltò la testa verso Corinne in segno di comprensione.

Il glande rosso e turgido dell’uomo le sfiorò la guancia e Corinne con un altro strattone la fece rivoltare verso lui. L’uomo appoggiò il suo pene scappucciato sulle labbra di Stefy e accompagnandola con una mano dietro la sua nuca sui suoi capelli neri, se lo fece prendere in bocca e succhiare, e lei ubbidì!

Le labbra di Stefy si chiusero sul grosso glande del vecchio dal sapore salato e dal gusto di ammoniaca, il quale, con maestria guidandola con la mano sulla nuca, spinse il pene nella sua bocca, restando in silenzio.

“Succhialo adesso!” La invitò Corinne.

Rimasi senza fiato a vederla intenta, suo malgrado, fare un pompino ad un vecchio con capacità e passione professionale.

Quando il pene del vecchio fu ben eretto nella bocca di Stefy, la sua lingua d’istinto, incurante del sapore e dell’odore incominciò a scivolare su e giù per l’asta insalivandola.

Corinne sorrideva, il pubblico osservava in silenzio, era l’istinto della pompinara quello che aveva prevalso in Stefy sul disgusto e la ripugnanza di avere un rapporto orale con quel vecchio.

La testa di Stefy si muoveva ritmicamente, accompagnata dalla mano del vecchio che spingeva sulla sua nuca, io vedevo il cazzo dell’uomo scomparire e ricomparire per metà della sua lunghezza nella bocca di mia moglie.

La scena era quasi surreale con quel sottofondo di musica classica, Madame Butterfly di Puccini, che dava espressività ed intensità a tutto lo spettacolo.

Guardandola così coinvolta e passionale, ancora per alcuni momenti mi abbandonai ai ricordi e mi chiesi dove era finita la donna con cui ero arrivato, la moglie seria, irreprensibile e morigerata? Sempre attenta alla forma oltre che al contenuto, ben educata, signora distinta, stimata e moglie fedele?

Ora era lì quasi nuda, inginocchiata con le mani ammanettate dietro la schiena, a fare un pompino ad un vecchio bavoso, libidinoso e sporco … che probabilmente al termine di urinare perdeva pipì come tutti gli uomini oltre i 40 anni.

Vicino a lei sorridente Corinne che la guidava.

Attorno a loro seduti tra i clienti, Antoine e altri uomini e donne che osservavano compiaciuti la scena di quel rapporto orale senile, mentre alcuni si masturbavano nella penombra.

La scena durò diversi minuti fino a quando il vecchio, spingendo in profondità il suo pene nella bocca di Stefy, inarcò la schiena e tremando in tutto il corpo emise un grido strozzato di piacere, eiaculando per l’età che aveva il suo abbondante sperma vegliardo tra le sue labbra.

Copiosi rivoli di seme bianco traboccarono dalle labbra di Stefy, colando e spargendosi sul suo mento fino a gocciolare per terra e sul pene dell’uomo, il quale estratto dalla bocca di Stefy, fece in tempo a indirizzare un ultimo schizzo sul viso, colpendola a un occhio.

Poi con il dito indice in orizzontale, come a pulire, raccoglieva lo sperma dal suo volto e dal suo mento, riportandoglielo dentro alla bocca, assieme a quello colante dalle labbra e alzandole su il capo in alto con il dito sotto il mento glielo faceva ingoiare.

Stefy accoglieva ubbidiente e deglutiva all’interno del suo corpo quel seme denso e vecchio, leccandosi le labbra e le dita che glielo porgevano.

“Le piace la sborra!” Sentii esclamare una voce maschile nel buio a fianco a me, seguita da una più graziosa e femminile che bisbigliava: “Le piace davvero!!... Lecca anche le dita.”

“Sono tutte proteine!” Aggiunse il compagno ridendo, dovresti farlo anche tu…

“Io non sono mica una puttana!” Rispose la donna con disprezzo verso mia moglie.

Povera Stefy!... Mi dicevo sentendo le parole di quella donna, in preda per un attimo al pentimento, forse nel sentire così vicino il giorno del nostro rientro.

“Lei!... Che l’unica cosa che mi aveva fatto in quasi 20 anni di matrimonio era stato solo baciarmelo e niente più, ora in questi quindici giorni era diventata una pompinara professionista... appassionata!

Al termine tra gli applausi della platea, Corinne le passò un fazzolettino per pulirsi intorno alla bocca e l’occhio, l’aiutò per il braccio ad alzarsi e l’affidò nuovamente al vecchio, che la fece nuovamente sdraiare sulla tavola con il ventre in giù a gambe larghe; poi guardò tra il pubblico ed a un suo cenno si alzarono subito due uomini che si avvicinarono.

Erano due signori sulla cinquantina, che visibilmente eccitati da quello a cui avevano assistito e dal corpo erotico di mia moglie incominciarono ad accarezzarla.

Mentre il primo sembrava più titubante, e le accarezzava solo la schiena, l’altro era più intraprendente e posò senza indugio la sua mano sul sesso depilato cominciando ad accarezzarlo con desiderio.

Anche il primo vedendo l’audacia dell’altro, prese coraggio e seguendo l’esempio, cominciò a palpare stringendole con decisione le mammelle, stuzzicandone i capezzoli.

Dopo palpeggiamenti sempre più profondi e pieni di lasciva libidine, i due guardarono Corinne che con un cenno della testa li invitò a proseguire. Si abbassarono i pantaloni, mostrando i propri cazzi già in erezione.

Il primo alto e magro con il pene lungo e nodoso si posizionò dietro a Stefy e puntando con la mano il glande, lo appoggiò contro il sesso di mia moglie e a penetrò con facilità, iniziando un movimento a ritmo veloce, dandole colpi secchi e brevi, che facevano ondulare agli spostamenti le natiche piene e morbide.

L’altro basso e cicciottello di fianco al tavolo, con il cazzo corto e tozzo, si portò accanto a lei e avvicinandole il pene alle sue labbra se lo fece prendere in bocca.

La vidi distesa prona su quel tavolo, con le gambe spalancate mentre veniva scopata con foga da uno sconosciuto.

Il secondo la teneva per la nuca, muovendo con lentezza il pene nella sua bocca, la quale assecondava i movimenti tenendo le labbra attorno al glande di quell’asta corta e tozza.

Il primo, quello magro tenendola per i fianchi le assestava dei poderosi colpi col bacino, sempre più forti e brevi, ma veloci nei movimenti e sempre più profondi dentro la vagina, continuando a far sobbalzare e oscillare la carnosità delle natiche dense e consistenti.

L’eccitazione dei presenti nel vedere quella scena salì al massimo.

Signore e signori e coppie rispettabili della borghesia locale e turistica, con conoscenze e passioni sadomaso, in quel momento lasciarono cadere tutte le proprie apparenze perbeniste e le inibizioni.

Anche quelle donne over 50, accarezzandosi da sole chi la coscia, chi il braccio o chi lasciandosi accarezzare dai loro mariti oppure dal personale femminile a disposizione in quella saletta, manifestando il loro piacere.

Ogni tanto, nell’aria calda, ricca di fumo e profumo, di sudore e fragranze evaporate dalla pelle femminile accompagnate dal sottofondo musicale classico, si ascoltavano frasi volgari di incitamento o insulti di ogni genere, mentre qualcuno si masturbava o veniva masturbato.

L’uomo che la penetrava in bocca venne quasi subito, sperma liquido, non molto e vista la posizione, Stefy non poté ingoiare, ma riversò sul tavolo… l’altro, più resistente, continuò a penetrarla da dietro con furia e frenesia, fino a quando, dopo l’ennesimo colpo, tirò fuori il cazzo per riversare il suo piacere in fiotti di sperma sul sedere di Stefy, macchiandolo oscenamente della sua libidine e perversione.

In alcuni momenti sono sincero, mi dava disgusto, in altri mi eccitava e proprio questa commistione di emozioni contrarie la rendevano più attraente.

Corinne la fece sollevare dal tavolo e la fece mettere in ginocchio. Mentre i primi due si allontanavano soddisfatti mettendosi a posto i pantaloni, un altro giunse dal pubblico, tirò fuori il suo pene in grande erezione e in un attimo se lo fece prendere in bocca.

Stefy succhiava avidamente, come disse Corinne oramai era presa dal raptus della fellatio, ciò che capita a molte donne che ne hanno disgusto e poi quando provano e le piace, ne diventano avide. E lo faceva con voglia e desiderio; quel nuovo pene scivolava ritmicamente attorno alle sue labbra e sotto la sua lingua.  

Dopo un diletto di bocca e di lingua da parte di mia moglie, l’uomo estrasse il suo pene, giusto in tempo per riversare il suo bianco liquido latteo sul viso e sul seno della mia consorte, che a bocca aperta attendeva. Getti di sperma le arrivarono piacevolmente sulle gote, le palpebre, il naso e la fronte.

In quella circostanza fu lei, come le aveva mostrato l’anziano precedentemente a raccoglierlo con il suo dito indice, per poi ripulirlo dallo sperma succhiandolo e leccandolo avidamente, raccogliendo tutto il seme che riusciva a sentire sul viso.

Poi prese le mammelle, mise le mani aperte sotto di esse e le alzò verso il volto chinando il capo per leccare anche lo sperma che vi era caduto sopra. Era impressionante il suo atteggiamento, sembrava una porno attrice non una moglie per bene in vacanza.

“È proprio una troia!!” Sentii dire. “Si lecca tutta lo sperma che le ha riversato addosso quell’uomo.” Esclamò una signora. Non riuscivo a capire se il suo era disgusto o desiderio di voler essere al posto di Stefy.

Soddisfatto per il piacere ricevuto, l’uomo si mise a posto i calzoni e se ne andò, tornò nell’ombra tra il pubblico a sedersi, seguito da un applauso.

Corinne da genuflessa, la fece mettere a quattro zampe e tirandola per il guinzaglio le fece fare nella penombra il giro della saletta, come una cagna, tra risa femminili e toccamenti di sedere e schiena da parte dei clienti con apprezzamenti volgari e osceni.

Qualcuno che si masturbava al suo passaggio le eiaculò addosso, sulla schiena o sui capelli.

E pensare che la prima volta che la scopò Antoine mi ero risentito e offeso perché le aveva eiaculato dentro. Ora chiunque gettava il suo seme sul suo corpo.

Quando finì il giro tra applausi e risa, una ragazza orientale entrò prendendo Stefy per il guinzaglio e sotto lo sguardo consenziente di Corinne e Antoine, la portò via dietro la porta...

C’era confusione di gente che si alzava, mormorii e brusio, qualcuno iniziava a uscire, non feci in tempo a parlarle, vidi solo Corinne andarle dietro.

Daniele mi prese per il bracciò e mi accompagnò a un buffet dove c’erano bicchieri pieni di spumante e salatini, bevemmo. Gli chiesi dov’era Stefy:

“E chi lo sa!” Rispose, qui fanno spettacoli in continuazione, non vedi quante ragazze e donne mezze nude di tutte le età girano, cercala, la troverai senz’altro in qualche altra stanza che farà un nuovo spettacolo.

“Ancora!” ... Pensai. “Che altro avrebbe dovuto fare, farsi sodomizzare?”

Iniziai a girare curioso, mentre il tempo passava, guardavo le stanze con i vari spettacoli, danze erotiche, nudi, amplessi di ragazze e signore mature e tra di loro. In una stanza c’era una ragazza che veniva frustata tra il suo piacere e quello degli spettatori, in un’altra una donna era presa da più uomini con atti e gesti di libidine, più o meno come Stefy prima.

In alcune mi soffermavo a osservare alcuni minuti, non facendo altro che aumentare la mia eccitazione perversa e la mia depravazione nell’ammirare piacevolmente soddisfatto quelle scene.

Era passata più di un’ora da quando Stefy era sparita, giravo curiosando finché vidi un capannello di uomini e donne davanti all’ultima stanza, mi avvicinai curioso e interessato, era molto grande e quasi piena, tutti disposti a semicerchio sui lati seduti e in piedi, anche qui in penombra con luci di faretti al centro, alcuni mascherati ridevano e parlavano, sul sottofondo sempre di musica classica. Entrai e restai strabiliato e sorpreso.

Mia moglie, Stefy, era legata con delle corde e sospesa in aria al centro della sala... nuda, sotto il fascio di luce di un faro luminoso, non aveva più il collare né le manette.

Corinne mi notò e mi fece cenno di andare vicino a lei... mi vide in viso, ero stravolto a quella scena.

Sembrava crocifissa al peccato e alla lussuria.

Nuda!

Probabilmente l’avevano lavata prima.

Molte parti del suo corpo erano disegnate e colorate tanto bene con immagini orientali, che sembrava fosse tatuata.

Corinne vedendomi preoccupato si affrettò a dirmi: “Questa è la stanza del bondage!”

E facendo una pausa: “Non è tatuata, sono solo disegni, usanze erotiche giapponesi, i disegni hanno un loro significato. Comunque se si lava un paio di volte viene via tutto.”

Mi calmò: “E’ solo un gioco stai tranquillo, non le verrà fatto niente che a lei non piaccia!” ripeté.

Guardai Stefy sospesa, era impressionate e sconvolgente, aveva uno sguardo perso e impaurito, sembrava crocifissa, ed era penzolante nel vuoto, era allucinante e grandioso quello che vedevo, molto erotico e imponente. Legata in modo strano, con le braccia aperte e tese in fuori, annodate su una grossa canna di bambù che le passava dietro la schiena a livello delle scapole crocifiggendola.

Era sospesa in aria, tirata in alto a un metro da terra da molte funi che passavano dentro ad anelli conficcati a una trave del soffitto; le caviglie annodate in modo che le gambe potevano essere allargate dalle funi a piacimento, estese al massimo.

“Comunque se ti piace così!” Disse ridendo Corinne per rompere la tensione che avevo:

“Te la tatuano anche davvero se glielo chiedo.”

Non risposi, continuavo ad ammirare Stefy sospesa nel vuoto, alla luce di quei due fari, che la rendevano fantastica, divina, paradisiaca, come qualcosa di sacro e puro immolato alla perversione e al peccato, un po’ quello che le era accaduto realmente con Antoine, che da signora per bene l’aveva trasformata in una perversa e viziosa.

Con un cenno Corinne chiamò un uomo fermo in un angolo che si avvicinò, era un tipo basso sulla sessantina d’anni e quando fu davanti a noi nella penombra vidi che era orientale, cinese o giapponese... Me lo presentò dicendomi:

“Questo è il Rigger!” E vedendo il mio stupore a quella parola completò: “Colui che ha legato tua moglie in quel modo meraviglioso.”

E rivolgendosi a lui che educatamente attendeva:

“Questo è il marito della signora, della esclave.” La schiava, gli disse.

Lui abbassò il capo in segno quasi di riverenza: “Molto onorato!” Esclamò.

Corinne mi informò: “Quest’uomo giapponese è l’artefice del capolavoro di tua moglie!” Disse. D’istinto mi voltai a guardala illuminata al centro della sala con attorno un pubblico in penombra mormorante e in attesa, anche lì composto da signori e signore mature benestanti, e la guardai, e la rividi sospesa e penzolante.

“Ma perché così? Come mai?” Domandai.

A un cenno di Corinne fu lui, quel Rigger giapponese a rispondermi in un italiano francesizzato.

“Quest’arte si chiama “Shibari” meglio nota in occidente come Kinbaku, è un’antica forma artistica di legatura giapponese, una tecnica di bondage divenuta col tempo una pratica sessuale. La cultura dello Shibari …” Disse: “… ha radici molto antiche. Nelle tradizionali cerimonie religiose giapponesi è sempre stato usuale includere corde e legamenti per simboleggiare il collegamento tra l’umano e il divino.” E smise di parlare.

“Lo sapevi?” Mi disse con un sorriso Corinne.

“No! Non lo sapevo! E quasi non sapevo nemmeno cosa fosse il bondage.” Risposi.

“È l’arte di avvolgere una donna con la corda, fatta di legature, nodi e lacci…” Precisò lei.

“L’importante che non sia violenta!” Esclamai.

“Nooohh!!!!... Sai che noi alla tua bella mogliettina insegniamo solo belle pratiche sessuali che le danno tanto godimento!” Rispose sorridendo.

“Sì, di schifate!” Pensai.

Intanto quell’uomo tornato al centro della sala fu affiancato da una ragazza orientale e parlando tra loro, probabilmente in giapponese, la facevano dondolare. Stefy sospesa era superba, estasiata lo sguardo socchiuso e smarrito di chi oramai è in attesa di un evento.

Corinne mi bisbigliò:

“Quello che vedrai ora è uno spettacolo estremo di bondage erotico. Si chiama Kimbaku - Shibari in giapponese, ed è un’arte, osservalo bene, perché di questo tipo non ne rivedrai più per tutta la vita, anche se non te lo auguro!”

“L’abbiamo fatta bere molto.” Aggiunse vedendo il mio viso preoccupato e continuò:

“Acqua!!... Solo acqua!... Non altro, ma molta acqua … per mezz’oretta anche forzatamente, ne avrà bevuto più di un litro, ora ha la vescica piena … e le abbiamo dato anche un diuretico. E adesso, gustati l’esibizione.” Mormorò sorridendo andandosi a sedere, mentre lo spettacolo iniziava.

La ragazza orientale da un ripiano prese in mano uno stimolatore vaginale esterno di quelli elettrici a batteria, uno di quegli apparecchi voluminosi che sembrano vecchi coni di microfono a filo che vibrano e avvicinandosi e alzando le braccia, cominciò a passarglielo sui capezzoli e sul sesso, facendoglieli vibrare tutti. Iniziando a farla fremere di piacere, ansimare e poi godere dimenandosi cercando di stringere le gambe dondolando sulle corde.

Quella stimolazione vaginale, come l’ovulo del giorno prima, le procurava vibrazioni anche agli organi interni e impulso a urinare.

Quello che volevano loro, era che urinasse da lassù, appesa alle corde, crocifissa e alla vista di tutti.

Era posizionata da terra a con le corde a circa un metro, forse poco più, facendola oscillare avanti e indietro come un pendolo, sempre con sottofondo musicale classico, in quel momento era “La gazza ladra.” Che si intonava alla situazione. Lei era molto erotica ed eccitante con la pelle umida. Il tutto molto spettacolare.

Al centro della sala, due fasci di luce che convergendo in un grosso cerchio la illuminavano, sudata, penzolante a gambe strette, con il corpo ricco di disegni e colori che la rendevano molto sensuale e desiderabile.

Intorno al cerchio luminoso, il buio, con decine di persone nascoste dalla luce nell’oscurità e nella identità.

La musica, le scene, era tutto così depravante ed erotico che si toccava la perversione con mano, si respirava nell’atmosfera.

Cambiò il motivo nell’aria, sempre classica, si passò alle note musicali della marcia trionfale dell’Aida di Giuseppe Verdi, mentre lei dondolante incredula si guardava in giro dall’alto con il suo sguardo smarrito e lussurioso. Credo che quella… a giudicare dai suoi occhi, tra tutte le prove che fece, fu quella che la spaventò di più.

All’improvviso al suono trionfale dell’Aida entrarono a passo di musica e al centro di un fascio luminoso bianco due nani, portati per mano dalla giovane ragazza giapponese che vestiva un abitino di tulle bianco da ballerina e dondolava la testa seguendo il componimento musicale.

Si portarono vicino a Stefy, e notai che con la testa i nani arrivavano appena all’altezza del suo bacino che si contorceva dallo stimolo e dal piacere di voler urinare.

Lei, sudata era splendida e nuda.

Su cenno della ragazza, mentre ruotava e danzava solitaria davanti a Stefy, i nani presero i capi della corda che le legavano le caviglie e le tirarono legandoli sui lati, facendola rimanere sospesa con le gambe divaricate e il sesso aperto, nudo e liscio alla vista di quella penombra mormorante che osservava con decine e decine di occhi.

La ragazza orientale volteggiando intorno a lei al suono di quella grande musica, facendola dondolare ogni volta che si fermava, le chiedeva continuamente di urinare:

“Lasci uscire il suo zampillo d’oro… bella signora!” Diceva in un francese molto dolce: “Lasci che questo meraviglioso pubblico abbia il piacere di ammirare la sua pioggia dorata… di vedere i suoi spruzzi aurei uscire dal suo corpo, da in mezzo alle sue belle gambe.” E intanto ballava da sola con le braccia alte e girava su sé stessa.

Ma mia moglie non voleva urinare davanti a tutti, sapeva che c’era gente oltre la luce, nel buio, la sentiva vociare e fanciullescamente si vergognava di fare la pipì davanti a tutti, si tratteneva.

Quella di fare i suoi bisogni fisiologici in privato era una delle cose che voleva tenere ancora nella sua ormai esigua privacy. Già una settimana prima aveva dovuto defecare davanti a Corinne e Antoine con gli amici che la osservavano e ridevano. Ma ora basta!! Pensava certamente. Avrebbe preferito farsi scopare davanti a tutti, piuttosto che urinare appesa a quelle corde.

 

La ragazza orientale sparì dietro la tenda alle spalle di Stefy e ritornò poco dopo uscendo dal buio spingendo un carrellino con due grosse scatole sopra il ripiano, quando fu davanti a lei si fermò e le aprì dicendo sempre:

“Ci mostri la sua pioggia… faccia dissetare i mie due piccoli amici alla sua fonte, al suo zampillo prezioso e splendente!”

Infilò le mani e prese qualcosa dall’interno e si portò sul primo nano, gli mise un copricapo di metallo lavorato, con una maschera che nascondeva la parte superiore del viso e con inserito sulla parte anteriore al posto del naso un lungo pene di metallo di almeno 30 cm. Aiutò il nano a metterlo e lo assestò, accarezzando lasciva con la mano quell’asta poderosa rivolta in alto per tutta la sua lunghezza, dalla cappella alla fronte con desiderio, togliendola quasi con dispiacere.

Ritornò al carrellino e aprendo l’altra scatola, tirò fuori un’altra maschera di metallo bronzeo come la prima, solo che invece di un lungo cazzo in erezione sulla parte nasale aveva inserito un avambraccio che terminava in un grosso pugno chiuso della stessa lunghezza dell’asta precedente. Lo posizionò sul capo del secondo nano e lo assestò bene che non si muovesse.

I due nani a suon di musica su cenno della ragazza giapponese, si avvicinarono al ripiano del carrellino, unirono le mani a formare una ciotola e da una caraffa la ragazza le versò dentro, fino a riempirle della gelatina fluida trasparente filamentosa, che come vidi poi altro non era che un lubrificante giapponese; che portarono con le loro piccole mani verso la maschera, sugli oggetti sessuali che aveva ognuno. Cospargendoli con cura in tutta la loro lunghezza e in loro ogni parte, spalmandoli con l’abbondante lubrificante fluido.

Un nano lubrificò abbondantemente il glande e l’asta per tutta la sua lunghezza e l’altro nano fece lo stesso con l’avambraccio e il pugno, ungendoli bene in ogni anfratto.

Poi con quelle maschere sessuali e con il sottofondo musicale, furono accompagnati per mano dalla ragazza, e come in un rituale erotico conosciuto che avevano già praticato altre volte, si posizionarono uno davanti e uno dietro con i loro oggetti sessuali sul volto della maschera rivolti alla pelvi di Stefy, arrivando all’altezza del bacino, in attesa di disposizioni.

La ragazza orientale rimessasi a volteggiare danzando davanti a mia moglie, chiese ancora a ES, come la chiamava lei “Madame ES” ... con mimica e scena scandita dalla musica e dalle sue braccia gesticolanti e volteggianti in alto e di lato, di urinare ora, adesso, lì, davanti a tutti i presenti. E rivolgendosi a quel pubblico di depravati esclamò cantando:

“Madame ES!! Ha la vescica piena … pienissima … ha desiderio di svuotarla, lo faccia qui su! ...Madame! Ci mostri il suo zampillo splendente!”

Continuando nella sua declamazione: “Su la preghiamo madame!... Questi signori e queste signore sono in attesa di vedere la sua pioggia dorata uscire da lei!... Li accontenti!!” Urlò sorridendo facendo gesto con il suo braccio esile verso quella platea di degenerati nascosta dalla semi oscurità.

Stefy stringeva le gambe per trattenere, avrebbe desiderato lasciarsi andare, ma non voleva, soffriva, ma su queste cose era irremovibile, restia a concederle. Anche al ristorante il giorno prima piuttosto che urinarsi addosso davanti a tutti, aveva disubbidito ad Antoine, si era alzata da tavola e andata in bagno senza permesso e per questo era stata punita... ma non aveva urinato sulla sedia davanti a tutti.

 

Vista la sua resistenza, ad un cenno della giovane ragazza il nano con il fallo al posto del naso, si portò dietro all’altezza del suo sedere con il glande rivolto verso esso, e aiutato dalla ragazza orientale che le allargò il lungo solco che divideva le natiche sospese nel vuoto, appoggiò il glande di metallo grondante di lubrificante dalla lunga asta sull’ano. Lo spinse lentamente e ne introdusse un po’ facendo sussultare Stefy...

Poi si portò davanti e aiutò l’altro nano sotto lo sguardo sconvolto di Stefy e dei presenti a inserire quel pugno chiuso coperto di gel fluido lubrificante dentro la figa, come se fosse un fisting vaginale, mentre il sottofondo musicale cambiava ancora, e in quel momento nell’aria si diffondeva il suono del “Va pensiero!” di Giuseppe Verdi ... Forse in omaggio alla regione di Stefy, la Lombardia.

A un battito di mani della ragazza, e al sottofondo musicale i nani lentamente iniziarono a muoversi su e giù, avanti e indietro con le loro teste, prima uno e poi l’altro penetrandola ritmicamente sia davanti che dietro... alternandosi, quando entrava uno, usciva l’altro e viceversa, facendola dondolare di riflesso verso i loro oggetti sessuali metallici.

Stefy subito ebbe un sussulto, si irrigidì a sentire dentro di lei quegli strumenti di piacere orientale, poi il suo viso da contratto diventò rilassato, disteso, le piaceva quel ritmo lento e dolce e quegli oggetti che scivolando dentro lei  si alternavano nell’entrare e nell’uscire. Accarezzandole quel pugno in vagina l’utero e la parete posteriore della vescica urinaria, stimolandola a urinare, tra il dondolio sulla corda e quella musica che conosceva bene.

Quei due nani la penetravano solo con il movimento lento delle loro teste al suono di quella musica immortale... e involontariamente iniziò a provare piacere e a godere, ad ansimare, a muovere la testa da una spalla all’altra con il suo viso godente lasciandosi andare, non resisteva più.

“Guarda!” Esclamò Corinne: “La stanno chiavando e inculando quasi contemporaneamente, quel pugno nella figa e quel pene d’acciaio in culo, guarda come la fanno godere... come si contorce!”

Effettivamente Stefy godeva, era una scena impressionante e depravante, tutti guardavano quello spettacolo perverso con contemplazione, meraviglia ed eccitazione, in un silenzio quasi religioso si udivano solo il “Va pensiero” e i gemiti di piacere di Stefy, mentre la ragazza giapponese continuava a danzare da sola volteggiando davanti a lei.

Finché i due nani presero il ritmo più veloce seguendo sempre la musica, quando uno entrava in lei, l’altro ne usciva, ma non completamente e viceversa, Stefy appesa a quelle corde godeva gemendo di quel fisting vaginale e quella inculata profonda, avrebbe voluto chiudere le gambe ma non poteva. Il suo viso era pieno di espressioni diverse, di beatitudine, di gusto e piacere, di gioia. Sudava! Finché un urlo a seguito di un orgasmo la scosse tutta, dai piedi ai capelli, facendola oscillare fino alle braccia da quelle corde e provando perversamente piacere il suo viso si rilascio estasiato e le uscì dalle labbra un noooooooooooooo!... soffocato dal godimento provato, come a voler fermare quel piacere osceno.

Socchiuse gli occhi tremanti dal piacere e dalla vergogna, ripetendo nooooooo! In modo continuo come preludio a qualcosa di perverso che stava per succedere.

“Noooooo!” Diceva a bassa voce più a sé stessa che agli altri, mentre il suo viso era estasiato...

“Nooooo!” Mentre la sua pelle fremente e sudata scioglieva i colori dei disegni su di essa, mostrando il suo godimento e i suoi capezzoli turgidi.

E mentre continuavano a penetrarla, sempre quando uno entrava, l’altro usciva per metà, per dare maggior senso di pienezza in vagina o nel retto di Stefy, un altro nooooo!!... Più lungo e intenso degli altri le uscì dalla bocca, iniziando a perdere spruzzi di urina frenati contro la sua volontà, il suo corpo sotto il piacere non rispondeva più alla sua mente. Alla vista di quegli spruzzi dorati trattenuti a stento sulla testa del nano che le praticava il fisting, ci fu un: “Sìììììì!!” dal pubblico seguito da un applauso

Mentre La ragazza orientale danzandola la gratificava: “Brava madame ES!!!... Bravissima!!!... Lasci uscire il suo oro caldo e liquido dal corpo.”

Stefy non resistette oltre, quei due falli si muovevano dentro lei ritmicamente, il pugno le toccava l’utero e la parete vaginale anteriore e tramite essa anche la vescica. L’altro nel culo, oltrepassava il retto in alto e le massaggiava la sottile parete con la vagina e le stimolava di riflesso l’utero e la vescica, e all’improvviso incontrollata in un orgasmo violento iniziò a godere e a urinare contro la sua volontà.

Prima due getti intermittenti, che subito colpirono e si infransero sulla la testa del nano che davanti a lei le stava praticando il fisting vaginale, diventando nell’urto con essa, un grande spruzzo largo dalle mille gocce brillanti dei riflessi della luce dei faretti che schizzavano attorno. Mentre lui imperterrito continuava a muoversi praticando il fisting, ricevendo quella doccia dorata sul capo, che passandogli sopra diventava un getto sempre più lungo e in modo continuo, trasformandosi in uno zampillo dorato e caldo, superando il suo capo e cadendo dietro lui. Lasciandosi lei penzolante dalle corde, andare in uno scuotimento di un altro orgasmo, questa volta più forte e intenso del primo, visto che era associato al piacere di mingere e svuotarsi la vescica, trasformando in orgasmo anche quell’urinare.

Il nano sotto quella pioggia dorata, continuava ad abbassare e alzare il capo, penetrandola, ricevendo imperterrito l’urina di Stefy sul suo capo e sul viso.

Abbassando il mento faceva scorrere quel pugno all’indietro e lo portava al limite, quasi fuori dalla vagina e alzando il capo penetrandola, lo spingeva dentro fino in fondo all’utero, lo stesso faceva il nano dietro che la inculava, una semplice manovra con il capo, il gesto del “Sì” del capo significava chiavarla, incularla e farla godere.

Mia moglie aveva un viso mai visto, stravolto... estasiato, gioioso di un piacere mai provato, triplice, davanti e dietro e dall’urinare, unito in un godimento unico roteava la testa con le palpebre socchiuse, come se sognasse o cercasse qualcosa. Probabilmente staccata da terra e sospesa nell’aria si sentiva in paradiso.

Lo zampillo vista l’altezza di dov’era legata, sembrava il getto di una fontanella che si infrangeva sul pavimento tra mille schizzi luccicanti alla luce dei fari... formando una pozza effervescente gialla e schiumosa dietro il nano e davanti a lei.

 

All’improvviso mentre quella giovane ragazza danzava davanti a lei, arrivò un altro orgasmo, continuo, violento e bello, dietro e davanti e si contrasse tutta facendo forza sulle corde e tirandole restando sospesa nel vuoto. La danzatrice si fermò e la guardò sorridendo e raggiante, facendo segno al pubblico con la mano, dicendo:

“Arriva!!... Arriva!!”

Stefy godeva, non poteva chiudere le braccia perché legate sul bambù, né tanto meno stringere le gambe anch’esse legate ed erano contratte e tese e i nani inesorabilmente continuavamo, finché scuotendo la testa da una parte all’altra sulle spalle in alto e in basso urlò in un orgasmo esplosivo:

“Aaaaargggghhhh!!!!!... siiiiiiiiiiiiii!!! Siiiiiiiiii …aaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!”

“Ecco… ecco è arrivato!!” Urlò: “È arrivato. Sì! Sì! Sentite!” Esclamò la danzatrice portandosi la mano aperta sull’orecchio verso Stefy ad ascoltare.

Non erano gemiti, ma grida… grida di piacere con il corpo contorto da una rigidità quasi spastica, che fendevano l’aria della sala, e spingendo il tronco in avanti portava il seno in fuori mentre gridava e pisciava venendo chiavata e inculata contemporaneamente, e godeva, godeva analmente e vaginalmente, un piacere trino… a tratti gioioso e altri, tormentoso.

Ci fu un’esclamazione di meraviglia e stupore nella stanza, soprattutto dalle signore presenti... un oooooohhhh lunghissimo e un applauso altrettanto lungo a vederla godere in quel modo con i nani e quelle corde... Era davvero uno spettacolo straordinario, sorprendente, incantevole, molto eccitante ed erotico.

Anch’io avevo il cazzo eretto e duro dentro i pantaloni a vederla urinare mentre veniva posseduta dalle maschere dei nani.

Terminate le sue emissioni dorate, i due nani, estrassero lentamente i loro oggetti erotici da dentro lei, tra gli applausi del pubblico e mettendosi laterale a lei girandosi verso loro fecero l’inchino, con quegli giochi sessuali ancora in fronte, il lungo pene con il glande all’apice sporco di feci e l’avambraccio con il pugno grondante d’umore, urina e di piacere. Per poi correre via ridicolmente con i loro passetti corti e goffi dietro la porta, lasciando Stefy sospesa con i suoi fori corporei dilatati che si vedevano anche a distanza e poco più avanti di lei sul pavimento, una macchia liquida schiumosa di urina, che per inerzia si allargava sempre più.

Era bellissima, sembrava crocifissa alla perversione, al piacere e al peccato mentre ancora estasiata a bocca socchiusa e palpebre chiuse, pensava al piacere e alla vergogna provata.

 

Seppi solo molto tempo dopo, da lei stessa, che quello fu il più bell’orgasmo della sua vita.

Sotto il piacere della penetrazione doppia di quegli oggetti, dello svuotamento simultaneo della vescica nel piacere intenso di mingere, dal rilasciamento involontario degli sfinteri, anale e vescicale, dello stretching dei muscoli pelvici e di quelli scheletrici del copro distesi dalle corde, aveva provato sensazioni indescrivibili.

Mi raccontò, che prima di disegnarle e colorare la pelle, due ragazze orientali l’avevano preparata, praticandole un clistere evacuativo, proprio perché loro sapevano che sotto il massimo godimento i suoi sfinteri non avrebbero più risposto alla sua volontà, ma al suo piacere, rilasciandosi e quindi perdendo tutto quello che c’era all’interno.

Così era accaduto, si erano aperti contemporaneamente, lasciando uscire l’urina che già di per sé sarebbe stata piacevole fare essendo la vescica strapiena, ma in quella maniera lì fu paradisiaco... eccelso farla mentre veniva posseduta.

Lo stesso sarebbe accaduto al retto appena tolto quel lungo pene di metallo al suo interno se l’ampolla rettale non fosse stata pulita, avrebbe rilasciato non solo aria, ma anche il contenuto.

Era tutto calcolato, preparato.

Era un’arte giapponese... una di quelle raffinatezze che solo loro sanno praticare mi disse Corinne.

Poi, due uomini allentarono le funi che la tenevano in sospensione e la fecero scendere e sdraiare a terra ancora inebriata dall’orgasmo che aveva provato.

In pochissimo tempo Il rigger giapponese, la ragazza che danzava e la istigava ad urinare, aiutata da un’altra ragazza orientale, la slegarono togliendole quella grossa canna di bambù da dietro la schiena. La slegarono e rilegarono di nuovo velocemente, ma in modo diverso da prima.

Con corde grosse poco più di una sigaretta.

La legarono a gambe larghe con i polpacci piegati posteriormente alle cosce da più giri ordinati e uniformi di corda, con i talloni appoggiati contro le natiche.

Sembrava che non avesse più le gambe, ma solo le cosce fasciate da corde. Le funi con strani nodi si raggruppavano, portandosi in alto assieme ad altre corde che girando sulla vita ad avvolgerla, salivano intorno al seno unendosi ad altre corde ancora che le legavano le braccia dietro. Quelle che giravano sotto e sopra il seno stringendolo in modo circolare, lasciavano fuori le mammelle, evidenziandole molto, come se fosse un reggiseno aperto sul davanti fatto di sole corde senza coppe, per poi passare sotto le ascelle a sostenerla; e anche queste portarsi in alto assieme alle altre… e tutte si raggruppavano all’interno del grosso occhiello incastrato sulla trave del soffitto.

La tirarono di nuovo su ed era sospesa a cosce larghe e dondolante. Mi chiedevo come potesse stare così, senza sentire dolore.

Corinne mi spiegò:

“Questa è una tecnica giapponese di bondage dolce, ma non scomoda, è piuttosto scenografica con tutto l’incrociare di corde e nodi sul corpo, ma non difficile, lascia la donna disponibile a proseguire il gioco con altre attività.

La trazione è ripartita su più parti del corpo, compreso i piedi e quindi permette di rimanere in questa posizione per parecchio tempo senza sentire dolore. Il peso viene scaricato sulle corde in maniera proporzionale e uniforme.”

“Ma non è pericoloso?” Chiesi.

“No!! Al termine avrà solo il segno delle corde sulla pelle, che in un paio di ore spariranno.

Anch’io l’ho provato una volta anni fa, è stato bellissimo, non si può spiegare, bisogna provare, anche lo spettacolo di poco fa che ha fatto ES, è un misto di piacere e sofferenza, godimento e tensione, è tutta arte giapponese. Quando si è immobilizzati in maniera totale, si ha la sensazione di morire e rinascere continuamente, la corda diventa l’estensione delle braccia del partner che ci abbraccia.

Intanto l’uomo appoggiando la mano sul fascio di corde la fece oscillare come se fosse un pendolo.

Era di nuovo con il suo sesso ad altezza del bacino di un uomo.

Si sentiva in sottofondo una musica classica che avevo già ascoltato, ma non riuscivo a capire dove, mi entrava in testa, curioso chiesi a Corinne che musica fosse. Mi rispose sorridendo: “Piace anche a te? È molto erotica e libidinosa!” ... Aggiungendo: “È il valzer n° 2 della jazz suite n° 2 di Shostakovich!”

Non capii molto, ne sapevo come prima, ma aggiunsi: “L’ho già sentita ma non ricordo dove?”

“Be!!... Se non sei amante della musica classica come me, l’avrai ascoltata in qualche film, è stata anche la colonna sonora nel film di Kubrick “Eyes Wide Shut!”

E si allontanò.

“Ecco!” Pensai dove l’avevo ascoltata probabilmente quella musica perversa, nel film di Kubrick, che avevo visto in dvd con Stefy e che tanto l’aveva scandalizzata quel film.”

E ora faceva da sottofondo alle libidini e depravazioni su mia moglie.

L’annunciatore invitò i clienti a uscire dalla penombra e farsi avanti... e chi volesse ad approfittare della bella signora italiana dondolante.

Per primo si fece avanti un signore oltre la cinquantina, che staccatosi dalla sua matura compagna, si portò davanti a Stefy, sbottonò i pantaloni, li abbassò e tirò fuori il suo grosso cazzo eretto che era già ad altezza giusta e appoggiandolo su quel foro slargato dall’oggetto sessuale; lo spinse dentro, abbracciando con le mani il sedere sospeso e facendolo dondolare, mentre lui restando immobile, veniva penetrato dalle oscillazioni di Stefy.

Era una scena bellissima.

La chiavò un po’, mentre Stefy confusa sorrideva stupidamente, piaceva anche a lei, oramai il suo godimento non era più solo fisico, ma soprattutto mentale, finché a un certo punto lo sconosciuto si irrigidì e con un movimento di reni dando colpi veloci ma brevi, le venne dentro.

Eiaculò tutto il suo seme dentro mia moglie. Corinne mi guardò, sapeva che non apprezzavo, che non volevo che le eiaculassero in vagina, ma arricciò la fronte come a dire che non ci poteva fare niente. E io in silenzio accettai e continuai ad osservare.

E così fecero altri tre, era eccitante, vedevo Stefy legata godere in modo estasiato, con gli occhi socchiusi dondolando al piacere degli sconosciuti e ognuno le eiaculava dentro, come se fosse un rituale.

“Vai anche tu!” Mi disse Corinne...

“Io?” Risposi stupito...

“Sì!... tu!... Vai!! Chiavala anche tu! Dai. “E mi spinse dietro la schiena con la mano.

Eccitato mi misi dietro a un uomo che la stava chiavando, aspettai che finisse e poi toccò a me.

Appena si tolse mi trovai davanti a Stefy sospesa e oscillante, con le braccia legate dietro la schiena, avvolta dalle corde e dai nodi, mi avvicinai eccitato e timoroso, mi guardava, ci guardammo in silenzio, era sudata, il capo appoggiato sulla spalla a tratti aveva gli occhi socchiusi non so se dal piacere o dalla stanchezza; mi riconobbe e mi sorrise.

Felice di quell’abbozzo di sorriso glielo appoggiai duro sul sesso largo e la ragazza orientale dietro lei, con un colpetto al sedere di Stefy la spinse facendola dondolare verso me, penetrandomi... Dioo… era bellissimo penetrarla così sospesa in aria, dilatata al massimo, la vagina larghissima che quasi non la sentivo, ma ne avvertivo il calore e l’umidità.

Presi anch’io come avevo visto fare agli altri che mi precedettero le sue natiche tra le mani e accompagnandola al suono di quella musica da ballo perversa la feci dondolare verso me, facendomi chiavare da lei, ascoltando quel suono musicale dolce e lussurioso.

Era larga la sua vagina, piena di sperma caldo, che sentivo con il mio pene dentro lei. Ma non avevo disgusto... anzi!

Venni anch’io dentro lei quasi subito, baciandola sulla bocca ricambiato... e per un attimo mi sembrò di farla godere, in un certo modo ero felice.

Poi sempre al suono di quella musica si avvicinarono in molti, anche donne, si misero tutti intorno a lei circondandola.

Stefy pendente dal soffitto sentiva il sottofondo di quella musica perversa e le mani di quegli uomini e donne che l’accarezzavano libidinosi dappertutto, incuranti del sudore sulla sua pelle e dello sperma che le usciva dal sesso cadendo a grosse gocce lente e dense sul pavimento assieme all’urina e umori di piacere.

Mani di tutte le età, di uomini e donne la accarezzavano lascive sul sedere e le parte scoperte dalle corde, aveva lo sguardo lussurioso e incantato, il corpo umido con i colori dei disegni che brillavano alla luce dei fari, il trucco sul viso e il rossetto disfatto dallo sperma e dai rapporti orali precedenti oltre che dal sudore e la rendevano meravigliosamente volgare. Il rimmel liquefatto dalle lacrime e dal sudore, colava nero sulle guance... era affascinante.

Restò appesa ancora parecchi minuti alla libidine di quella gente per bene e moralista nella vita sociale, che intorno a lei parlava e rideva. Qualche signora si avvicinò a osservare da vicino il corpo e i suoi disegni, una le accarezzo il seno congesto stretto dai giri di corda e dai lacci, e lo strinse forte. Un’altra si fermò a guardare lo sperma di quegli uomini, uscire lentamente dalla sua vagina e colare a gocce lunghe e filamentose sul pavimento.

Al termine dello spettacolo fu slegata, e lasciata a terra sdraiata per qualche minuto, aiutata poi dalle ragazze orientali ad alzarsi e portata nel retro con Corinne dietro loro. Non la vidi più, la cercai ma senza trovarla, incontrai invece Daniele che mi disse che erano già usciti Stefy Corinne e anche Antoine e andati a casa.

“Ma non mi hanno avvisato?” Chiesi.

“No! Non vogliono essere disturbati, sono stanchi, la vedrai domani, la tua ES.” Dicendomi di fare lo stesso, di tornarmene in albergo. Lui si sarebbe fermato a divertirsi ancora un po’...

“Ma come faccio a ritornare in albergo essendo venuto in auto con voi?” Chiesi.

“Come?” Rispose stupito dalla domanda.

“Fatti chiamare un taxi, non sono mica il tuo accompagnatore, la tua balia, anch’io mi farò portare a casa da qualcuno.” … E si mise a ridere.

Mi feci chiamare un taxi e uscii, tornai in albergo... mandai un sms a Stefy con il cellulare:

” Ti penso sempre e ti voglio bene, sono in albergo.” Ma non ebbi risposta.

Mi sdraiai stanco e mi addormentai contento, incurante di quello che aveva subito mia moglie quella notte. L’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno di vacanza e di quel modo di vivere, ero contento e probabilmente nonostante tutto lo era anche Stefy.

Il dopodomani di domani notte saremmo ripartiti per l’Italia, ci aspettava Brescia, la casa, il lavoro e la nostra gente, i parenti e gli amici e forse, speravo, il ritorno ad una vita normale.

 

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