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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

CAP. 18 MARCEL

 

NOTE:

 

“Non pensavo che il sesso con un nero potesse essere così intenso, violento, divertente, eccitante, eccessivo. È un gioco che non è solo di testa, è un gioco che piglia anche l'anima.”

Stefy alias ES.

 

 

28 Luglio - tre giorni alla fine della vacanza.

 

Quel pomeriggio, dopo essere stati un po' al mare rientrammo a casa di Corinne a riordinarci e rinfrescarci.

Ci preparammo, saremmo andati a trovare un loro amico, un certo Marcel e Corinne con quel suo sorriso perfido invitò Stefy:” Cerca di essere gentile con lui, ad avere riguardo, è una persona speciale per noi.”

Le fece capire che lo avrebbe dovuto accontentarlo, accoppiandosi con lui.

Sentii anch’io quelle parole.

Ma accolsi quella informazione/richiesta con indifferenza, oramai non mi faceva più effetto che qualcuno chiavasse Stefy, mia moglie, anzi, sotto un certo aspetto mi faceva piacere vederla chiavata da un altro e lo stesso era per lei, chiavarci.

Stefy ascoltò le parole di Corinne e annuì con il capo.

La sera stessa, dopo aver cenato velocemente in un bistrot, andammo in un appartamento della periferia di Antibes, dove viveva questa persona, “Marcel”.

Loro, sorridevano guardandoci ogni qualvolta che parlavano di lui, come a schernirci.

Noi non sapevamo il motivo, ma pensai che sarebbe stato qualche vecchio bavoso loro amico; ma mi sbagliavo.

Marcel ci aspettava! Quando fummo sul pianerottolo e aprì la porta restammo sorpresi e a bocca aperta io e Stefy...”.

Era un uomo di colore... Un nero alto, robusto e calvo, con la pelle nerissima.

“Ciao Marcel!” Esclamò Corinne abbracciandolo e baciandolo sulla guancia.

Restai allibito, anche Stefy lo era, lo guardava con stupore, speravamo di aver sentito male, che non fosse lui Marcel, ma un altro, ma non era così, era proprio lui.

Secondo loro Stefy avrebbe dovuto accoppiarsi con quell’uomo... Un negro!

Non eravamo razzisti, non lo siamo mai stati, anzi, siamo sempre stati tolleranti e aperti verso gli extracomunitari, la gente di colore e i loro problemi, ma certamente né a me, né a Stefy soprattutto piaceva quella gente, eravamo sempre stati diffidenti nei loro confronti a Brescia.

E ora a Stefy il solo pensare di dover avere un rapporto sessuale con quel tizio, la metteva in condizione di disagio e a me di preoccupazione.

Antoine c’è lo presentò: “Il mio caro amico Marcel!” Esclamò appoggiando la mano sulla sua larga spalla.

Lui mi porse la mano e la strinsi, una grande mano nera, con dita molto lunghe e chiara sul palmo.”

“Piacere Luca!” Pronunciai. “Marcel!” Rispose.

Poi presentò Stefy dicendo: “Questa è E.S., la mia schiava!” E sorrise.

Anche lui sorrise, mostrando tutti i suoi denti bianchi e perfetti, che risaltavano ancora di più con il colore della sua pelle. Strinse la mano anche a Stefy, tirandola a sé all’improvviso e baciandola sulle guance, come se fosse una parente o una sua amica che non vedeva da tempo.

Stefy, sorrise stupita di quell’atteggiamento confidenziale e mi guardò smarrita e quel gesto a me diede enormemente fastidio.

Chiesi in disparte a Daniele:

“Ma perché deve accoppiarsi con un uomo di colore? Ha già fatto abbastanza Stefy in questi giorni, ha provato di tutto. Ci manca un negro!” Mormorai.

“Tutto? ...” Rispose lui. “Non è mai tutto e abbastanza per toccare il fondo” Affermò ridendo. “Per farle toccare il fondo e provare di tutto, deve ancora fare alcune esperienze.” E mi fece segno con il dito indice verticale sulle labbra di non parlare.

Mi trovavo in una strana situazione, Antoine la voleva fare chiavare da un uomo di colore, un loro amico, ma noi pur non essendo razzisti, ma persone comprensive, non eravamo preparati a quello. Stefy mi guardò come faceva le prime volte, parlandomi con gli occhi. Mi fece capire che anche lei era a disagio e non voleva.

“Con un negro no!”

 Si leggeva nel suo sguardo. Non avrebbe voluto, non avrebbe mai immaginato in vita sua di farlo con una persona di colore. Anche se era prestante e bello fisicamente, le veniva difficile adattarsi a quella richiesta.

Antoine e Corinne, ci guardavano divertiti, capivano il nostro imbarazzo e la nostra situazione, culturale ed educativa, ma non facevano niente per toglierci dal problema, anzi divertiti ci prendevano in giro.

“Cosa c’è?” Chiese Corinne con voce autoritaria.

Restammo in silenzio e poi Stefy rispose: “Nulla madame!”

“Ah!... Bene!!” Esclamò sorridendo e girandosi verso Antoine.

Le chiesi se potevo parlare un attimo in disparte da solo con lei, mentre Marcel e gli altri entravano nel salotto. Acconsentì.

Appena soli le dissi: “Corinne!... Cerca di capirci. Non è che noi siamo razzisti. No assolutamente!! Ma con un uomo di colore siamo in difficoltà culturalmente; con la nostra formazione ed educazione, noi lo consideriamo inaccettabile. Per noi, per il nostro modo di pensare di vivere è come se la contaminasse, la inquinasse! Cerca di capirci!!”

“Non dire cazzate!!” Esclamò irritata: “E vergognati!... Anzi vergognatevi tutti e due! Marcel è una persona come tutte le altre. Anzi!... Più delle altre!... È speciale, io stessa ho chiavato con lui molte volte e ti assicuro che non mi sono contaminata e mai pentita. Anzi! Mi è piaciuto moltissimo essere inquinata da lui, dalla sua sborra. Vedrai come te la farà godere la tua bella mogliettina. E lei sarà felice di essere inquinata da un negro.” Rispose seccata.

Abbozzai solo un: “Ma!!”

 “Niente ma!!” ... Ribatté alterata. “Vergognati! Marcel la chiaverà e vedrai come te la farà godere. Piacerà anche a te vederla chiavare e godere tra le sue braccia, lo sentirà suo e lo amerà anche lei. E ora basta!... Non voglio sentire altro di queste cazzate razziste!” E si avvicinò al gruppo, mentre io mormoravo a bassa voce:

“Non sono cazzate razziste!... Non lo siamo!”

Ma restai in silenzio e mi accodai a loro, guardai Stefy che era inquieta.

Non potevo fare nulla per impedire che accadesse e restai vicino a lei.

Guardando Marcel mentre parlava e rideva con loro, pensavo alle persone di colore, mi chiedevo curioso:

” Sarà vero quello che si dice su di loro? …Sui negri, che sono superdotati? O è soltanto una leggenda metropolitana, un modo di dire?”

Comunque tutto quello mi infastidiva e mi turbava.

Marcel ci fece accomodare, aveva una casa normale, carina, piena di oggetti e soprammobili africani, ci portò in salotto, dove c’erano due poltrone e un grande divano al centro…

Ci sedemmo! Loro sul divano bianco e io su una poltrona. Corinne restò in piedi vicino al lettore cd e mise della musica di sottofondo.

Marcel ci portò da bere e tra musica e bevande iniziammo a chiacchierare, a fare conoscenza, a sciogliere il ghiaccio.

Lo osservavo senza farmi notare dagli altri, con sguardi sfuggenti e nascosti, era proprio nero, non un marocchino; non sapevo di che parte dell’Africa fosse, ma sembrava un Nigeriano o un Senegalese, quelli che da noi fanno i venditori ambulanti per i marciapiedi. Mentre qui, lui lavorava nei locali notturni in cui era socio Antoine.

Iniziò a chiacchierare con Stefy, che lo guardava e ascoltava confusa.

Corinne osservava compiaciuta, Marcel che parlava un italiano francesizzato, con la pronuncia dolce, mentre la corteggiava.

Le prese la mano nella sua molto grande e iniziò a leggerla, la adulava... ci scherzava, diceva tante scemate e lei iniziò a ridere e sorridere a scambiare parole con lui.

Stefy si lasciava trasportare, viveva una situazione di attrazione e repulsione verso Marcel.

Mi dava fastidio vederla dare confidenza a quel tipo di colore, ridere e scherzare con lui. Non era più smarrita e confusa, ora chiacchierava sorridente con lui.

A vederla così accondiscendente alle sue parole, con il sorriso sulle labbra, avevo rabbia, che mascheravo sorridendo falsamente anch’io.

In un momento d’impeto avrei voluto allontanarli dallo stare vicini, e lui da toccarle la mano, ma faceva tutto parte del piano di Corinne. E io dovevo solo osservare, senza parlare, intromettermi. Ma non mi andava così.

Anzi!... Avevo pensato che mi sarei opposto, se avessero chiesto o preteso che Stefy facesse sesso con lui.

Dopo un po’ che chiacchieravamo, Marcel disse:

“Sai Antoine mi piacerebbe danzare con ES. Posso invitare la tua bella schiava a ballare?”

“Oh oui mon amì!” Rispose lui.

Acconsentì e comandò a Stefy: “Balla!! …Vai a danzare con Marcel, che è un ottimo ballerino. Ti farà girare sottosopra. Ti divertirai!” E rise.

Lei sorrise, mentre lui le porgeva la mano per aiutarla ad alzarsi, mi guardò, mi vide arrabbiato e cupo, lesse nei miei occhi il disappunto perché ballasse con lui, ma non disse nulla, si sollevò e lo seguì.

Si misero nel centro della stanza e iniziarono a danzare balli latino-americani, di un cd che Corinne aveva inserito nel lettore. A Stefy piaceva ballare, anche se non era capace e lui con entusiasmo le insegnava i passi, come muoversi in quei ritmi latini, sensuali, intanto toccandola con le sue mani scure sulla sua pelle bianchissima.

Tenendola sui fianchi con le grosse mani e strusciandosi dietro lei le dava il ritmo e il movimento, facendole alzare le braccia e a suon di musica muovere contemporaneamente il bacino un po' a destra e un po' a sinistra, con il sedere aderente al suo sesso.

La guardavo e da come sorrideva, muoveva gli occhi e le mani sentivo che le piaceva, si divertiva, era eccitata… Si lasciava trasportare.

Quel suo muovere tutto il corpo, sudare, alzare le mani e fare dondolare il sedere lateralmente, unito al sesso di Marcel, facevano accorciare il suo già mini vestitino, mettendo in mostra i suoi generosi glutei e l’attaccatura degli inguini, dove a seconda dei movimenti, si intravvedeva il suo sesso depilato.

Nell’alzare le mani in alto ballando, scivolava in basso la parte superiore del vestitino, che scendendo metteva in mostra, due mammelle gonfie e grosse e due capezzoli turgidi e dritti, pieni di voglia e di desiderio.

Pensai al suo sesso e per un attimo lo immaginai tutto bagnato. Cercavo di scacciare quei pensieri e quelle figure dalla mia mente... non le volevo.

Ma la perversione si era impadronita di me, nel vederla danzare divertita con quel grande negro i balli latini, mi faceva sudare e mi accaldava. La mia eccitazione al solo pensiero di quello che poteva fare con lui era salita al massimo.

Dopo che si erano ben accaldati con i ritmi latini, Corinne cambiò cd e mise dei lenti bellissimi, molto sensuali e dolci, mia moglie in quel mini vestitino bianco diventato cortissimo dai movimenti che aveva praticato, era sudatissima, ma molto bella. Il suo corpo appena abbronzato risaltava in modo fantastico sotto l’indumento bianco e vicino alla pelle nera di Marcel. Le sue forme adulte, tracimavano fuori dal mini indumento, rendendola morbosamente sexy.

Rimasi sulla poltrona a guardare, con Corinne che si era venuta a sedere sul bracciolo a fianco a me e parlava con Daniele, mentre io osservavo i loro corpi vicini, muoversi danzando nella penombra delle lampade…

Danzavano come si suole dire “allacciati”, aderenti, lui più alto di almeno 20 cm la guardava in viso piegando il capo verso il basso e stringendole le mani nelle sue. Lei gli arrivava alla spalla e aderente al suo torace, con la testa rivolta in alto lo osservava e lo ascoltava parlare.

Marcel ballando e stringendola si strusciava su di lei, che acconsentiva, lasciava fare, ne provava piacere dai suoi movimenti, visto che non si opponeva. La stringeva e accarezzava mentre, la musica dolce entrava in loro e lei rispondeva a quelle carezze con fremiti, non ritraendosi.

Mi procurava irritazione Stefy in quel momento, perché non disdegnava le attenzioni di quell’uomo di colore, quel negro… senza spostarsi, senza opporre resistenza, soprattutto senza provare fastidio… La sua intolleranza che aveva verso gli extracomunitari di colore che c’erano a Brescia, era diventata disponibilità e desiderio, e si capiva.

Rimasi infastidito a vedere lei vestita di bianco con la sua pelle chiara e lui nero come la notte, lasciarsi stringere.

Oramai era chiaro che lei approvava, che ci sarebbe stata... le piaceva sentire sul suo ventre quel pene grosso e duro strisciargli sopra.

Era sconvolgente, anch’io avvertivo l’erezione solo a vederli vicino. Ero perso con la mente, sentivo che la depravazione si stava impadronendo completamente di me… cercavo di non guardarli, non volevo vedere mia moglie abbracciata ad un negro e per distrarmi mi feci dare da Daniel una sigaretta e accesi, anche se non fumavo e mi versai da bere nel bicchiere del whisky. Ma fu peggio, l’alcol aumentò il mio calore e la mia eccitazione e la sigaretta mi fece solo tossire.

Osservavo Stefy che non era assolutamente impacciata con lui e ne provavo rabbia e turbamento.

Per un attimo lei mi osservò fisso negli occhi e guardandomi lo circondò con le braccia al collo e lo baciò in bocca, lo fece apposta, sapeva che non approvavo, voleva punirmi, umiliarmi.

Per reazione, ebbi subito una scarica di adrenalina, il pene mi venne più duro del ferro, stava baciando un negro in bocca!... Lei!!... Mia moglie!... Che aveva avuto sempre pregiudizi su quella gente al limite della tolleranza, che era sempre stata contraria a questi tipi di rapporti misti.

Anche lei come me era di famiglia leghista è quello che stava per fare era considerato un discredito, una vergogna dalle nostre parti, più che giocare a fare la schiava ed essere sottomessa… Guai se avessero saputo nel nostro ambiente Bresciano che aveva baciato con passione e con la lingua un negro in bocca, e peggio se avessero saputo che avrebbe praticato sesso con lui. Non ci avrebbero più salutato.

Ma l’effetto che provavo, la reazione che avevo nel guardarla, non era di disgusto, ma di eccitazione… di piacere, una eccitazione e un piacere perverso che mi invadeva.

Vedere mia moglie con una persona di colore, mi eccitava!... Lei, la bella e buona signora borghese padana, la bresciana leghista, ora abbracciata limonava un negro e da lì a poco si sarebbe concessa a lui…

Era sconvolgente, sudavo eccitato, avevo l’erezione che spingeva violenta contro i pantaloni…

Corinne vedendomi concentrato e sudato disse:

“Hai visto?... Vedrai che ti piacerà farla chiavare da un negro. Rilassati, lo potrà fare anche quando tornerete a casa vostra. Ci saranno extracomunitari di colore dalle vostre parti!?” E rise da sola aggiungendo:” Ora guarda tranquillamente e divertiti.”

Non risposi.

Lui ricambiò il bacio di mia moglie e le mise una mano sul sedere, alzandole il gonnellino, lo tirò su appena, mostrando a tutti noi le sue natiche bianche, piene e mature, con quel tatuaggio maledetto del fiore e del serpente!

Faceva impressione vedere la sua grossa mano nera, appoggiata sulla natica bianca di Stefy che la palpava e stringeva, creando un contrasto lussurioso, erotico, perverso.

Poi prese ad accarezzarle una mammella, la strinse e chinando il capo iniziò a baciare il capezzolo che era già turgido e dritto, sintomo della sua eccitazione e del suo desiderio.

Pochi istanti dopo vidi la mano di Stefy scendere sul gonfiore dei suoi pantaloni, cercare e indugiare sulla sua cerniera, mi resi conto che era eccitatissima e sotto l’eccitazione perdeva il senso e il controllo di quello che faceva, chi era lei e con chi era.

Mi eccitavo perversamente sempre di più.

Da come si muoveva e lo baciava, sembrava una assatanata che non vedeva l’ora di avere il cazzo a sua disposizione. Quell’asta nera.

 

Erano in piedi davanti al divano bianco, quando i pantaloni di lui slacciati caddero a terra, Stefy si girò leggermente per fare in modo che io vedessi sotto lo slip quell’enorme gonfiore che aveva Marcel.

Pochi altri secondi vidi mia moglie spinta dalle sue grosse mani sulle spalle scendere e inginocchiarsi davanti a lui, che si abbassò lo slip e all’improvviso fece uscire un cazzo enorme e possente, era mostruoso anche in fase di riposo, scendeva penzoloni semirigido tra le sue cosce.

Compresi che era vero quanto si diceva intorno ai neri, che erano i più forniti sessualmente.

Restai stupito e sorpreso, mentre loro ridevano Anche Stefy a quella vista restò sorpresa e sconcertata e forse anche spaventata, non se l’aspettava così grosso. Non avevamo mai visto niente di simile. Era... era enorme...

Lui glielo fece prendere in mano e a sentire quella candida mano bianca sopra il suo pene, iniziò a ingrossarsi.

Sentii Stefy mormorare: “No!... Non è possibile!... Non può essere!!”

Era impressionata! Non aveva mai visto niente di simile, al suo tocco si gonfiava come uno di quei palloncini lunghi modellabili.

In effetti aveva ragione ad avere quella reazione di stupore e timore, il pene di Marcel era spropositato, non ne avevamo mai visti così.

Lo aveva sentito sfregare sul suo ventre e sul suo sedere mentre ballavano, aveva intuito che fosse molto grosso, ma così no!!... Non se l’aspettava!

Ora allo sfioramento della sua mano era diventato duro, dritto e lungo... ed enorme.

Stefy era impressionata, si girò a guardare Antoine e Corinne esclamando: ...

“Ma è eccessivo madame! Non posso!!”

Antoine annui con la testa dicendo: “Stai tranquilla!! Sa come fare… Ha già chiavato con molte donne...”

“Ha chiavato anche con me!” Aggiunse Corinne per incoraggiarla. Proseguendo: “Su! ES.… vai avanti!... Leccalo un pò!... Fagli un pompino.”

Titubante si guardò in giro, guardò loro, poi tirò su il capo a guardare Marcel, che dall’alto, come fosse un Dio nero la osservava sorridendo. Lui appoggiò la grossa mano sui suoi capelli e tirandola verso sé l’accompagnò con le labbra sul suo fallo eretto.

Stefy esitante, ma incurante di me baciò, quel glande grosso e rosa scuro.

Non me ne intendevo di falli ed erezioni, ma sarà stato almeno lungo 25 cm, era più del doppio del mio, il più grande e lungo che avessi  visto fino a quel  momento. Era impressionante.

La bocca di mia moglie come in preda a un raptus, baciò subito i testicoli di Marcel, che leccò e succhiò come le aveva insegnato Corinne, tenendo quell’asta ferma in mano.

Sentii Daniele esclamare: “Ha due coglioni grossi come quelli di un toro!”

“E non solo quelli!!” Rispose Corinne ridendo.

Stefy proseguì con la punta della lingua a leccarli, risalendo lungo l’asta, che si era eretta, pronta per esplodere sperma. e arrivò sotto il glande.

“Ha la cappella come la testa di un gattino!” Esclamò Daniele.

“Sì!... Molto tenera e soffice. Vedrai quando la chiaverà come la farà cantare e godere.” Rispose Corinne sorridendo.

Non potete, immaginare cosa stavo provando io ad ascoltare quelle parole. Lo sentivo duro che mi stava scoppiando dentro i pantaloni. Non vedevo l’ora di vederlo sparire dentro la sua bocca rosa, mentre lo leccava.

Oramai Stefy aveva imparato e sapeva come fare pompini, in una settimana era diventata brava,  lo avvolgeva con le labbra tirandolo a sé, succhiandolo.

Continuò a leccare, era sempre in ginocchio sul pavimento, prese in bocca quel glande enorme e lui lo spinse in gola, rimasi allibito, lui le teneva la testa ferma e lo infilò tra le sue labbra, per oltre dieci centimetri, mentre il resto rimaneva fuori.

Mia moglie aveva la bocca dilatata, allargata al massimo con quel pene dentro, sembrava che non ci stesse dentro ... e le guance gonfie pronte ad esplodere, sembrava una pornostar.

Sentendo il glande in gola, sbarrò gli occhi che le diventarono rossi e umidi e di riflesso ebbe conati di vomito.

Mentre lo succhiava e lo leccava, a un comando di Corinne:” Spoglialo intanto che lo spompini!”

Con l’altra mano gli tolse le scarpe, lo stesso fece con il pantalone e lo slip, lui nel frattempo si era tolto la camicia e il suo corpo nudo, perfetto e ben armonizzato era in tutta evidenza.

Il pompino non durò molto, infatti poco dopo Stefy si alzò, con le sue labbra gonfie dall’acido ialuronico sbavate dalla saliva e dal succhiare quel pene nero. Si abbracciarono ancora, Stefy oramai non capiva niente, era presa da quel raptus di eccitazione sessuale.

Forse era un desiderio inconscio che aveva da anni, come molte signore bene della buona società, quello di essere chiavate da un negro con un pene enorme e per lei ora che si avverava, e non capiva niente.

Lui si sedette sul divano e la portò vicino a sé e poco dopo su sua richiesta si mise cavalcioni sopra di lui.

Con Stefy sopra, presero a baciarsi, lui aveva le sue lunghe dita sopra le natiche di lei, talmente lunghe che riusciva a toccarle il sesso penetrandolo da dietro, lo vedevo manovrare dentro la vagina con le dita della mano sinistra, masturbandola, mentre la sua asta lunga e dura, batteva ritmicamente sotto gli impulsi del desiderio sul ventre di Stefy, superandone in altezza l’ombelico. Era strabiliante vedere il suo pene dritto e enorme, battere ritmicamente sul pancino di Stefy. Mentre con le dita della mano destra le sfiorava l’ano. Lo vidi, essendo spostato con la poltrona quasi di fianco, prendere della saliva sulla lingua e bagnare l’ano di mia moglie e con un dito massaggiarlo e giocarci penetrandolo fino in fondo come se la sodomizzasse.

Corinne gli passò un lubrificante in gel trasparente, che spalmò su tutta la sua lunga asta e sul glande che indirizzò facendola sollevare, verso il superbo sesso depilato di Stefy, mentre con la fessura dischiusa e le labbra vaginali inanellate e gonfie, bagnato dalla voglia e pulsante dall’eccitazione, attendeva.

Sentii Stefy mormorare quasi inconsciamente a guardare incredula quell’asta nera: “Sì!!... Ti voglio!!... Prendimi!!... Ho voglia di sentirti tutta nera dentro di me”

E accompagnò con la mano sul suo sesso depilato, il grosso e lungo fallo nero. ormai ben lubrificato, appoggiandolo alla fessura, tra gli anelli vulvari.

Vidi quel grosso glande rosa scuro, premere contro le sue labbra vaginali rosa, umide di umori, che cedettero, aprendosi con fatica alla sua spinta, spostare gli anelli lateralmente e iniziare a penetrarla lentamente…

La cappella, divaricando le labbra vaginale in modo abnorme, eccessivo, le distese tanto nella sua circonferenza al limite della lacerazione, ma ricco di lubrificante entrò in lei scomparendo. Distribuendo con un sussulto al corpo di Stefy, fremiti di piacere e sofferenza.

Lui, accompagnandola con le sue grosse mani nere sui i fianchi, le abbassò lentamente il bacino, aiutando ad entrare la parte superiore dell’asta in vagina, che scomparve per metà dentro di lei. Intanto io eccitato, sudavo morbosamente ad ammirare quella penetrazione nera dentro la figa di mia moglie…

La vulva di Stefy era dilatata al massimo, al limite della rottura, ampliata e distesa al punto che le labbra vaginali sembravano stringere come un laccio emostatico di carne, con forza e violenza l’asta color ebano del  cazzo di  Marcel pene che inesorabilmente entrava.

Stefy era in uno stato di alterazione psichica, di libidine e sofferenza alla penetrazione, che si trasformò presto in sovreccitazione spasmodica e smania. Reclinò indietro la testa quando lo sentì dentro lei allargarle all’inverosimile la vagina, per poi subito cacciarsi in avanti e mettergli le braccia al collo, tirarsi su di scatto con il capo e il seno e baciarlo in viso, sulla fronte, sugli occhi e sulle labbra carnose.

Quel gigantesco pene, le stava dilatando mostruosamente la vulva e la vagina, la allargava al limite dell’estensione fisiologica, della lacerazione. Sembrava di assistere a un film porno, di cui mia moglie Stefy era la porno attrice con un negro superdotato.

Sentii dire Corinne ad Antoine: “Te l’avevo detto che quel cazzone nero entrava!!” ...

“Sì!!” Rispose Antoine, esclamando: “Però è al limite della rottura, non vedi come l’ha allargata? L’ha estesa al massimo!!”

“Ohh!!” Disse Corinne: “Ci passa un bambino nella fica che è ben più grosso del cazzo di Marcel, figurati se non ci entra quel palo.” Aggiungendo: “Lei per essere una quarantenne ce l’ha ancora molto stretta, anche perché non ha mai avuto gravidanze e ha sempre e solo preso quel cazzetto di suo marito. Solo ora con noi sta cambiando dimensioni, sempre di maggior volume. Comunque le piace!! Sente un po’ di dolore, ma le piace!... Dolore e piacere assieme!!”

“Infilato, lo ha infilato!!” Esclamò Antoine, mentre Daniele li guardava ascoltando attento come me: “Ma bisogna vedere se riuscirà a chiavarla? A muoverglielo dentro? Infilarglielo è una cosa, se pur difficoltosa c’è riuscito, ma chiavarla è un’altra.”

“Ohh!! Ci riuscirà!!... La chiaverà!!... Vedrai!!... E anche bene, al limite le lacererà i tessuti, la sfonderà un po’, le sventrerà quella sua bella figa da signora per bene.” Rispose ridendo. “Vuol dire che camminerà per un po’ con le gambe larghe!!” Aggiunse.

E continuarono a guardare quella scena, con sottofondo musicale rilassante come se fosse un video porno.

Mi chiedevo, come sarebbe diventato il sesso di Stefy dopo quell’amplesso.

Se era vero quello che aveva detto Corinne, che le avrebbe sventrato la vagina, gliel’avrebbe allargata per bene. Dovevo solo attendere per avere la risposta. 

Intanto seduta a cosce larghe sopra lui, con il peso del corpo, facilitò l’entrata del pene, fino a quando lo sentì contro l’utero, ebbe un sobbalzo di dolore e di piacere. Ma si rilassò subito.

Il pene di Marcel entrò solo tre quarti, una parte restò fuori, già così le toccava il collo dell’utero.

Lei a sentire quell’asta e quel glande nero contro la sua cervice uterina, si inarcò… godeva, godeva solo a saperlo nero e a sentirlo dentro duro, lungo e grosso spingere sulle pareti della vagina e toccarle la cervice uterina. Godeva come una pazza dimenandosi, portando le mani ai capelli per reazione incontrollata al piacere che provava.

Marcel, tenendole le mani sui glutei, iniziò ad alzarla ed abbassarla lentamente di peso per il culo, dandole fremiti sulla pelle ed estasi e goduria nel corpo e nel sesso; facendola impazzire di piacere.

Era sudata, il seno fuori con i capezzoli inanellati, era sostenuto dal vestitino bianco tirato in su, e appariva più grosso, gonfio e sodo, merito anche di quelle pastiglie e dello sviluppatore mammario, che praticava giornalmente.

I capezzoli dritti, grandi e rosa, allo strizzare delle mammelle da quella grossa mano nera come se le mungesse, gettavano gocce di latte, che Marcel, piegando appena il capo succhiava con le sue grosse labbra dai capezzoli, titillando con la lingua l’anello dorato, era come se la sua grande bocca fosse un tira latte, facendo morire di piacere Stefy.

Era terribile!... colpa di quelle pastiglie che le davano per aumentarne il volume delle mammelle, come effetto collaterale le procuravano la stimolazione ormonale e della ghiandola mammaria e le avveniva anche la produzione di latte e lo stava allattando come se fosse un bambino.

Quel gigantesco negro che la chiavava, succhiava anche il latte dal suo seno... Era mostruoso, era un incubo.

Il piacere dell’allattamento e della maternità che le avevano prospettato Corinne e Claudette una settimana prima quando aveva iniziato la cura, ora si avverava. Ma quel piacere, quella sensazione di maternità, non la provava con un neonato, ma con un negro... che continuava con la mano a stringere e rilasciare le sue mammelle e a succhiarle tutte e due alternandole e ridendo.

Era una scena perversa, depravante, che mi dava sensazioni angosciose ed eccitanti. Avevo i brividi e sudavo e il pene che spingeva forte dentro lo slip e i pantaloni fino a farmi male, nel vedere Marcel mentre seduto sul divano chiavava a cavalcioni mia moglie, allattandosi alle sue mammelle, deglutendo, ingerendo il suo latte. Era scioccante!

Intanto continuava a chiavarla, aiutandola a sollevare il sedere spingendola sul gluteo con la grossa mano libera e a ogni passaggio di quell’asta rigida e smisurata, le labbra del suo sesso si tendevano di più, si allargavano, si slabbravano, si sformavano... provocando una contrazione spasmodica che stringeva di più il suo pene.

Osservavo mia moglie roteare lentamente con piacere il bacino, sopra l’esorbitante asta si carne dura di lui, era fantastico vedere il suo corpo lattescente contrastare con il colore marrone scuro della pelle di Marcel e ammirare lateralmente quel pene che non entrava mai tutto ma solo in parte, poco più della metà dentro di lei.

“Hai visto!” Disse Corinne sorridente ad Antoine: “La sta chiavando!... Ci riesce!... Guarda! Anche se non glielo infila tutto, gliene ha fatto entrare in figa più di metà!”

“Sì è vero!” Rispose Antoine: “Però gliela allargherà ben bene!... Gliela sformerà tutta.”

“Sì!... Ci riesce, non avrà più la fighetta stretta da signora per bene.!” ... Esclamò sorridente lei.

Aggiungendo: “Si sta anche allattando!... Guarda come le munge le mammelle e succhia i capezzoli che danno latte; ed ES. come gode come una cavalla impazzita a farseli succhiare allattando.”

“Già!” Rispose Antoine: “Hai ragione tu, riesce a chiavarla e si allatta pure!!”

Corinne aggiunse: “Farseli succhiare allattando un adulto, è veramente qualcosa di adrenalinico!”

“E sì!!... Tu lo sai!!” Rispose Antoine ridendo.

Lei gli diede una pacca sulla spalla e continuarono a guardare, mentre io pensavo a Stefy a casa, quando si osservava e accarezzava il seno davanti allo specchio, che per giustificarsi di non averlo prospero, di non essere mamma e non allattare, diceva scherzando: “Almeno non si rovina!... Guarda che bello! E poi non è mai detto, chissà che un giorno non allatti pure io!”

“Profezia!!!...” Si fu profetica, quel giorno era arrivato quando proprio non ci pensava e credeva più. Tutto in modo surreale.

Alzai la testa e continuai a guardare anch’io.

Marcel, incominciò a vedere Stefy godente, scuotersi, inarcarsi, agitare in alto le braccia e irrigidirsi ascoltandola ansimante, sentendo i suoi gemiti farsi più intensi fino quando un urlo bestiale uscì dalle sue labbra e poi ancora un altro e un altro ancora. Stava avendo un orgasmo eccezionale, mai avuto prima, meraviglioso, gridava e godeva … godeva in continuazione.

Al termine di quel fantastico orgasmo, Marcel si staccò dai suoi capezzoli, smise di allattarsi, la prese per il bacino e la sollevò di peso con le sue possenti braccia, portandole il sesso a livello della sua lingua; che prese a leccare con la grossa lingua rugosa. La vedevo insinuarsi e scomparire dentro quello slargo enorme che era diventata la sua fessura, l’entrata della vulva, tanto largo che lo vedevo mettere la lingua dentro la vagina e leccargliela internamente. Le leccava anche il clitoride, gli anelli vaginali le ninfe slabbrate di quello che poco prima era stata una fessura vaginale normale e ora era solo un largo buco genitale.

Intanto con un dito le masturbava il piccolo anello sul clitoride, Stefy era completamente persa, godeva ancora, dal piacere e dal titillare degli anelli, si portava le mani sui capelli e se li tirava, per poi abbassarle appoggiandole sulla testa calva e sudata di quel negro, accarezzarla, baciarla e leccarla con godimento.

Poi cambiò posizione, quella non era l’ideale. Lei si sdraiò sul divano bianco a pancia in su, con quell’asta nera, enorme, lunga e dritta che si appoggiò al suo ventre.

Marcel la baciò e l’accarezzò sulla bocca e sul collo, Stefy era sudata fradicia, tra la tensione della penetrazione, dell’eccitamento e del piacere che provava, non mi guardava più, non le interessava se c’ero, in quel momento io non esistevo.

Marcel le allargò bene le cosce, mettendosi in mezzo a loro poi lubrificò di gel anche la vagina di Stefy, già calda e larga, appoggiò il suo glande tra sue labbra vaginali oramai spalancate, ma non abbastanza da riceverlo senza resistenza e spinse con forza, allargandole ancora di più.

La penetrò, lo introdusse lentamente, piano per tre quarti, quanto ne occorreva per arrivare ad accarezzarle il collo dell’utero con la cappella, nel contempo massaggiandole i seni e guardandola negli occhi.

Smise di spingere, restò un attimo fermo, osservò Stefy, si chino sul suo viso e con la lingua la leccò sulle sue grosse labbra piene di acido ialuronico, lei rispose al bacio, incrociò la sua con quella di Marcel, mentre lui iniziava a muoversi lentamente. Dalla sua bocca socchiusa per il piacere, perversamente fece cadere a piombo della saliva tra le sue labbra, come a sputarci dentro, eccitando di più, sia lei, che me; e iniziò a muoversi velocemente, mentre le sue mani nere, accarezzavano il corpo latteo di mia moglie, donando brividi e piacere alla sua pelle.

Stefy si dimenava dal godimento, lo stringeva a sé. Lui sopra di lei la copriva, si vedevano solo due braccia bianche stringergli la grande schiena e due gambe pallide, avvinghiarlo ai fianchi con le cosce, appoggiandosi sul suo retro coscia con i piedi.

Marcel prese a chiavarla lentamente, di lato vedevo benissimo il suo cazzo entrare e uscire da dentro lei come uno stantuffo, poi si fermò un attimo, spingendo piano.

Corinne mi disse: “Si è appoggiato all’utero con la cappella e ora con il cazzo la sta spingendo lentamente indietro e in alto. Glielo tocca, le massaggia e accarezza la portio uterina con il glande. È piacevolissimo!!” Esclamò.

Vidi il viso di Stefy estasiarsi, reclinare il capo indietro e di lato a bocca aperta guardandomi, la stava facendo impazzire dal piacere. Le premeva dolcemente il glande sulla cervice uterina dandole sensazioni incredibili, mai provate che parevano scosse.

Lei muoveva le mani dappertutto, le portava sulla testa calva, la accarezzava, facendole scorrere sul collo taurino, la schiena e le natiche muscolose, per poi stringerlo forte, abbracciarlo a gambe incrociate sui fianchi e godere all’impazzata dal piacere a occhi chiusi o semi chiusi, fino a graffiarlo sulla schiena.

Marcel, sentiva la mia Stefy ansimare sudata, i suoi respiri farsi più brevi e intensi, fino ad ascoltare uscire dalle sue labbra parole spropositate, sconnesse, che niente avevano a che fare con le sue facoltà mentali. Probabilmente in quel momento non era capace di intendere e volere, ma era solo in preda a un raptus di lussuria e libidine, al piacere sessuale, che la faceva arrivare a dirgli: “Ti amo!!” Mentre le sue unghie color fuoco, graffiavano la sua pelle nera.

Ero irritato, sdegnato e anche indispettito da quella frase.

Figuriamoci!!... Stefy dire:” Ti amo!” Ad un negro.

Era solo in preda a quella carnalità lasciva, che l’aveva imprigionata.

Però quelle parole le avevo sentite con le mie orecchie...

Poi un urlo animalesco e incontrollato le uscì dalle labbra, mentre impiantava di più quelle unghie laccate rosso fuoco sulla schiena di Marcel, con gemiti, respiri brevi, affannosi e grida, aveva un altro orgasmo.

Oramai Stefy godeva a ripetizione a bocca aperta con grida continue e piene, uscire dalla gola a formare un suono continuo di un piacere lamentoso.

Sembrava tutto irreale.

Mi chiedevo come potesse il pene di quell’uomo darle tanto piacere, mi sembrava impossibile.

Pensavo a come potesse entrare e restare nella vagina di Stefy, probabilmente aveva ragione Antoine, gliela aveva sfondata, sventrata, pur non facendoglielo entrare tutto.

Corinne si girò verso me mormorando “Hai visto?... Tu che non volevi farla chiavare da Marcel solo perché è di colore. Hai visto come te la fa godere? ...Cantare?” …Difatti il suo gemito di piacere sembrava il canto di una soprana, con la voce calda, con pienezza di suono dalle note acute.

“Si!” Risposi e continuò:

“Hai notato!!... Come si è allattato al suo seno?... L’ha munta bene e non è la prima.”

“Ora!!” Disse ridendo ironicamente “Visto che si è allattato al seno di tua moglie, è diventato il figlioccio di tua moglie!... È un po’ anche il tuo!!” Facendo ridere Antoine e Daniele.

Corinne vedendomi sudato e eccitato, mi chiese di masturbarmi.

“Dai masturbati!... Fallo qui mentre quel negro si chiava tua moglie!... Dai!!”.

La sua voce era ferma e decisa.

Le dissi di no, ma lei insistette quasi arrabbiata.

Lo feci, accaldato anch’io non connettevo molto, tra il whisky che avevo bevuto, il caldo, l’eccitazione e la lussuria di quello che vedevo, lo tirai fuori dai pantaloni, presi il pene in mano e dovetti trattenermi per non venire subito tanto ero eccitato, il solo sfiorarlo con la mano me lo fece vibrare.

Pareva piccolissimo e bianco in confronto di quello di Marcel.

Non volevo venire subito, volevo assaporare ancora appieno quella scena di mia moglie con quel negro e vedere la gioia e il piacere sul viso di Stefy.

Pensai che sarebbe stato un peccato venire proprio ora, non volevo rompere l’incantesimo di quel piacere perverso che stavo provando venendo subito, perciò smisi di masturbarmi, mi misi sofferentemente a guardare soltanto; mentre il mio pene restava duro e dritto da solo pulsando.

Altro che impotenza pensai... mi basta pensare o vedere Stefy chiavare con un altro per avere l’erezione.  

In un certo senso ero contento!

Marcel lo tirò fuori dalla sua vagina, era lungo ed enorme, pauroso, mi chiedevo come potesse stare in Stefy, certamente l’aveva sfondata, di questo ne ero sicuro e probabilmente le aveva spostato anche l’utero. Chissà cosa le aveva combinato quel mostro là dentro?

Marcel decise che era giunto il momento di godere anche per lui, la prese per il bacino, la alzò di peso come un fuscello e la girò, la fece mettere in ginocchio sul divano a carponi, alla pecorina come si dice in Italia, come una cagna... e la penetrò da dietro.

A sentire quell’asta rientrare dentro di lei, in modo differente da prima la fece sussultare.

Anche lui era in ginocchio dietro lei, con le sue grosse mani nere appoggiate sulle natiche, per poi penetrandola portarle sui fianchi a tenerla ferma.

Ai suoi movimenti, le urla di mia moglie erano sì di goduria, ma anche di dolore, infatti lo sentiva di più in quella posizione e quasi tutto dentro. Lo sentiva contro l’utero, gli chiese di non spingere, di non sprofondare completamente dentro la figa; mentre, ruotando leggermente il busto con la mano portata indietro appoggiata all’addome di Marcel, cercava di contenere l’entrata di quel pene in lei, tenendolo a distanza.

Lo sentiva battere sull’utero in modo ritmato e le dava fastidio, ma anche tanto piacere.

A quella sua richiesta Marcel non rallentò, ma anzi guardando Antoine aumentò la velocità della chiavata, facendolo penetrare di più. Lei gridava ansimante, esclamando:

“Sì!!” ... Quando sentiva piacere oppure: “Noo!!!” Quando le dava sofferenza.

Povero utero di Stefy a quei colpi glielo faceva ballare senz’altro, la penetrava, la profanava e oltraggiava con i suoi movimenti, staccandola dal divano e facendola gridare a ogni spinta, di piacere e di sofferenza.

Capii che Marcel stava per godere, per venire, non mi sbagliavo dopo un attimo lo vidi tirarsi indietro, estrarre quell’asta che sembrava non finire più di uscire dal sesso di Stefy e toccandosela leggermente schizzare un mare di sperma sopra la schiena, le natiche e la vulva di lei. Sporcando di sperma anche il suo vestitino oramai stropicciato e arrotolato sotto il seno...

Anche Stefy venne con un orgasmo animalesco che sembrava quasi il raglio di un’asina, urlare e muoversi tutta in preda a spasmi di piacere.

Poi scendendo e portandosi di fianco a lei, ad un invito della grossa mano di Marcel, che le accompagnò il capo, portò le labbra sulla sua cappella e gli ripulì il glande, succhiando lo sperma rimasto.

“Visto!!” Disse Corinne raggiante: “L’ha chiavata!!... C’è riuscito!!... Ora davvero la figa di ES può ricevere di tutto.” Antoine annuì con il capo.

Marcel ritornò a sedersi, Stefy spossata si sdraiò a pancia in giù sul divano immobile e ansimante con le grosse labbra sbavate di sperma, non si muoveva, con il sedere e la schiena sporchi di sperma, che le colava lateralmente tanto era abbondante.

Poco dopo Marcel si alzò con la sua mostruosa asta semirigida, penzolante tra le gambe, disse che andava in bagno. La vidi da vicino quando passò, era enorme.

Corinne lo guardò andare, poi rivolta a me vedendo Stefy sdraiata sul divano stremata a gambe divaricate, con la figa spalancata, mi disse “Vai!... Girala e chiavala!”

Avevo il pene in piena erezione, talmente duro che stava per venire da solo ed ero eccitatissimo e sudato fradicio, non me o feci ripetere due volte, accettai e mi alzai, volevo chiavarla subito.

Giunto sul divano, la presi per i fianchi e sfinita la feci girare in avanti aiutandola a mettersi semi seduta con le gambe larghe, impiastrandosi la schiena e il sedere dello sperma di Marcel. Ero pronto, mi avvicinai con il pene fuori che restava eretto da solo fendendo l’aria, mentre lei era ancora estasiata e stordita da quell’amplesso.

Ma Corinne mi fermò, dicendomi di leccarle bene la figa prima, che le sarebbe piaciuto molto.

“Leccala dai!... Leccale la figa che le piace!” Tentennai un momento, non avrei voluto, dovevo leccare quella figa, che anche se era di mia moglie, era appena stata presa da quel grosso cazzo nero. Ed era anche sporca del suo sperma sui margini e nel perineo.

Ma ero tanto eccitato che non mi interessava, lo feci, per prima cosa le leccai quella vulva spalancata, divaricata tanto da sembrare solo un largo foro di carne.

Il sapere che era stata profanata da quel cazzo nero mi eccitava da morire, la succhiai fregandomene di quello che era avvenuto poco prima, fregandomene, se era stato un negro ad averci eiaculato sopra, fregandomene della moralità, del ceto sociale e del partito; la leccai e succhiai come lui aveva fatto con i suoi capezzoli, con passione e avidità, il sapore del suo sesso, della sua goduria era come al solito meraviglioso. Leccai qualche secondo soltanto assiema agli anelli. Il suo sesso era bruciante e bagnato dagli umori, dal piacere e dalle secrezioni che il piacere aveva prodotto.

Poi non ce la feci più, non riuscivo più a trattenermi, mi tirai su e lo infilai tra le sue larghe labbra vaginali, entrò subito in quella fradicia vagina, senza nessuna resistenza; era una sensazione stranissima, non la sentivo più tanto era larga, rovente e bagnata. Il mio cazzo ballava davvero all’interno, sventrata oramai da quel pene nero.

A un certo punto guardai se era dentro... Non sentivo più come le volte precedenti le labbra vaginali stringere alla radice il mio pene e nemmeno le sue pareti vaginali fasciarlo come succedeva precedentemente, sentivo solo un gran calore e l’umido dei suoi godimenti.

Probabilmente anche lei non sentiva il mio pene muoversi dentro, la chiavai con foga, detti solo pochi colpi in quell’antro largo e fradicio e il pensiero di quello che aveva fatto e il calore della sua vagina bruciante, mi fecero venire subito come un ragazzino. Godetti in pochi secondi dentro di lei.

Eiaculai!

Fu bellissimo svuotarmi i testicoli in quello che un tempo era stato il nostro piccolo nido d’amore.

La baciai sulle grosse labbra del viso e sul seno, come aveva fatto Marcel, come a ricordarle che era sempre mia.

 

Dopo qualche minuto ci alzammo, Stefy era stremata e distrutta, Marcel uscì dalla doccia e vi si avviò Stefy accompagnata e sostenuta da Corinne, che l’aiutò a lavarsi, facendole fare subito una lavanda vaginale con il tantum rosa a rinfrescare e a prevenire l’irritazione della vagina e a lenire il bruciore. Poi le fece introdurre un ovulo antinfiammatorio di Decon e a seguire le spalmò una crema sulle labbra vaginali esterne, contro i cedimenti tissutali, visto che si erano tese tanto da sfibrarsi e sformarsi, e non richiudersi più… Anch’io mi lavai.

Restammo a bere ancora e a chiacchierare.

Marcel si risedette vicino a Stefy che aveva gli occhi e il viso stravolto e scherzando le accarezzò il volto e i capelli, arrivando anche ad abbracciarla e baciarla. Lei sorrideva e lo guardava sconvolta, sono certo che anche se non lo manifestava ed era contro le sue idee e il suo modo politico di pensare, dentro di lei era felice di essere stata presa da lui... un negro...

Finita la chiacchierata in cui io e Stefy eravamo restati solo ascoltatori dei loro discorsi, uscimmo. Stefy mise a posto il suo vestitino come meglio poteva, tutto stropicciato e sporco di sperma, camminava a gambe divaricate sopra le scarpe con i tacchi alti a volte perdendo l’equilibrio, appoggiandosi a me. Iniziava a sentire la tensione e il dolore all’interno della sua vagina e alle labbra vaginali grandi e piccole.

Era tardi, ma faceva caldo e ogni tanto arrivava qualche folata di aria fresca, passeggiammo un po’, camminando verso il centro.

Marcel rispose a una chiamata al cellulare e ci informò che doveva purtroppo assentarsi, lasciarci, doveva andare che lo aspettavano. Lo salutammo, mi tese la mano sorridendo e la strinsi, sembra un paradosso. Sembrava quasi che lo ringraziassi di avermi chiavato la moglie.

Stefy con Marcel si salutarono calorosamente, lui le diede anche un bacio sulle labbra.

Lei era soddisfatta di averlo conosciuto e di quello che aveva fatto con lui e questo mi faceva rabbia... era sorridente. L’aveva impalata, le aveva probabilmente davvero sfondata la figa e l’utero e anche se era costretta a camminare a gambe larghe, ne sembrava felice.

Credo che da quel momento cambiò idea sulla tolleranza e gli uomini di colore.

Camminammo ancora un po’, poi ritornammo indietro, loro rientrarono a casa di Corinne e io all’albergo.

Salutai anch’io Stefy, mi avvicinai e senza dire niente con il broncio le diedi un bacio sulla bocca che ricambiò mentre rideva... Mi prendeva in giro…

Le sussurrai piano come un padrone: “Ma ricordati sempre che sei mia! Che io sono tuo marito!”

Lei rise ancora e mi accarezzò sul volto.

Avevo goduto e lei anche, avevo sensazioni contrastanti in me, ero perversamente eccitato e dispiaciuto assieme, che mia moglie si era data a una persona di  colore e ne aveva anche gioito , provato piacere. Ma non solo, quello che mi faceva più rabbia era il fatto che inconsciamente lei lo desiderava ancora, le si leggeva negli occhi chiari e in quel sorriso timido e provocante che mi faceva quando mi guardava...

Pensai di me che mi era venuto duro, l’avevo chiavata, ero contento ci riuscivo, non ero impotente, anche se oramai solo così avevo le erezioni... a vederla chiavare con altri…

Ero cambiato anch’io assieme a lei e dovevo accettarmi anch’io in modo diverso e lo stavo facendo.

Rientrai in camera pensando a quel grosso cazzo nero e a Stefy, chi lo avrebbe mai immaginato che sarebbe cambiata così, al punto da essere un’altra donna.

Mi misi a leggere qualcosa per non pensare, mancava solo qualche giorno oramai al nostro rientro a Brescia.

“Chissà come sarà!” Pensai.

Mi addormentai.

 

 

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