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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 13 ENTEROCLISMA

 

Giovedì 21 luglio... nove giorni alla fine della vacanza.

 

Il giorno dopo mi alzai come non facevo da giorni, normalmente, senza ansia né fretta di raggiungere la casa di Corinne per vedere subito mia moglie Stefy. Se l’avessi fatto pensavo, probabilmente l’avrei trovata come i giorni precedenti o ancora a letto o in bagno a rasarsi il sesso, le gambe o le ascelle, perché così desiderava lui, Antoine, la voleva depilata e liscia.

Feci tutte le mie cose con calma, doccia, barba, mi vestii e dopo, scesi giù nella hall dell’albergo l’attraversai e andai nel bar interno dove feci colazione.

Mentre ero intento e tranquillo a sorseggiare un cappuccino e a gustarmi un buonissimo croissant come li sanno fare solo nella Costa Azzurra, sentii una voce graziosa al mio fianco... “Bonjour monsieur!”

Mi voltai curioso e vidi una signora sulla quarantina, una bella donna, molto composta con una ragazzina: “Bonjour madame!” Risposi per educazione, non ricordandomi chi fosse.

“Non ho più visto la sua bella signora? ...” Disse:” … I primi giorni ci incontravamo spesso e più di una volta, anche in spiaggia, ci fermavamo a chiacchierare.” …

Mentre la ragazzina al suo fianco esclamò: “Dov’è?”

“Ah!!” ... Esclami, non sapendo cosa rispondere colto di sorpresa, mentre mi guardavano sorridenti.

“Ehh!!... Sì!!... È dovuta partire all’improvviso per l’Italia. Sì!... È rientrata provvisoriamente, è mancata una sua zia a cui era molto affezionata e così è dovuta rientrare, ha preso l’aereo a Nizza per Bergamo, si fermerà qualche giorno a Brescia e poi ritornerà qui!

“Oh!!... Mi spiace sinceramente che una donna bella e graziosa come la sua signora debba soffrire”.

“Eh sì!!... È la vita purtroppo” risposi.

Iniziavano a infastidirmi quelle due persone che mi facevano domande su Stefy, la loro gentilezza e curiosità mi mettevano a disagio. Ero tranquillo, non pensavo affatto in quel momento a lei e quella era venuta con la figlia a ricordarmi e a parlami di Stefy com’era prima della sua trasformazione. Con la loro gentilezza e insistenza, e il loro sorriso, mi indisponevano.

“E lei?” Aggiunse la donna curiosa. “Io cosa??” Risposi sorpreso. “Lei non è andato?... Non ha accompagnato la sua signora in un momento così triste?”

Dentro di me mi veniva voglia di risponderle male, di dirle: < Ma a lei cosa interessa?... Cosa vuole? Si faccia i fatti suoi.> Invece fui educato e risposi inventando.

“No! Non sono andato!... Non ha voluto lei! Ha insistito che restassi qui, intanto tra qualche giorno ritornerà.”

“Ah bene!... Sono contenta che ritornerà. Mi farà molto piacere rivederla, se la sente telefonicamente, me la saluti e le faccia le mie condoglianze. Le dica da parte di Valeria e Siria.

“Senz’altro!” Risposi, finendo di bere velocemente in una sorsata unica il cappuccino rimasto e avviandomi a pagare.

“Siria!... Saluta il signore!” Disse alla figlia che educatamente mi salutò: “Bonjour monsieur!”

Salutai tutte e due e uscii in fretta.

Ci mancava anche questo incontro a rovinarmi la mattinata pensai. A ricordarmi il passato.

Con calma passeggiando mi distraevo guardandomi in giro, per arrivare senza fretta a casa di Corinne, dove intanto, se avessi anticipato, come già detto l’avrei trovata o ancora intenta a rasarsi il sesso oppure a truccarsi.

Giunto su, al piano del suo appartamento suonai, mi aprì Corinne che mi fece accomodare, vidi la coppia della sera prima, Alain, colui che mi aveva insegnato a frustarla e sua moglie Claudette e ci salutammo e salutai la sua compagna.

C’era anche Antoine. Poi uscì dal bagno Stefy con un kimono rosso, tutto disegnato e luccicante di strass, mi guardò, mi avvicinai e la baciai sulle guance e sulle labbra ricambiato.

“Stai bene?... Ti fanno male le frustate di ieri sera?” Chiesi preoccupato.

“No!... Bruciano solo un po’, in alcuni punti sono ancora arrossata. Corinne è stata bravissima, dopo che sei andato via tu, mi ha fatto delle spugnature di acqua fredda e ghiaccio e poi mi ha spalmato della crema per lenire l’irritazione, ora va molto meglio.” Rispose, tirandosi giù il kimono dalle spalle fino alla vita e facendomi vedere la schiena nuda ancora un po’ arrossata con qualche leggera striatura, ma niente in confronto a quelle che aveva la sera prima, stavano scomparendo.

Mentre chiacchieravamo sul terrazzo, Alain mi si avvicinò dicendo: “Oramai si può definire una schiava... le esperienze quotidiane che ha avuto e avrà, la cambieranno per sempre. Dovrà esserne fiero, sarà la sua schiava signor Luca. Vedrà!!... Subito non riuscirete a capire e ad apprezzare questa trasformazione, ma poi non ne potrete più fare a meno di vivere così. È successo a molte altre coppie.”

 

Quando rientrammo all’interno, Daniele coprì il tavolinetto al centro della stanza con dei grandi asciugamani, come aveva fatto già due giorni prima, quel tavolinetto dove Stefy era stata presa e posseduta a carponi da Antoine. Tutti sorridevano…

Pensavo che avevano intenzione di prendere di nuovo Stefy nello stesso modo della volta precedente, fare sesso con lei, per dare spettacolo a quei loro depravati ospiti e in fondo non mi dispiaceva, quel giorno tutto sommato era stato bello assistere a quella scena in cui veniva posseduta da Antoine, il suo master. Assurdamente la ricordavo perversamente piacevole.

Anche Stefy a giudicare dal viso pensava la stessa cosa e anche lei non ne era granché preoccupata, anzi probabilmente l’avrebbe rifatto volentieri sesso con lui.

Invece arrivò Corinne, con un grosso contenitore pieno d’acqua e senza dire niente, lo appese al lampadario centrale della stanza, sopra il tavolinetto.

“Ora ti farò un bel clistere!” Esclamò sorridendo.

Stefy sbarrò gli occhi sorpresa e io pure ripetendo: “Un Clistere?”

“Sì!!... Un clistere di pulizia ed erotico contemporaneamente.” Comunicò... Mentre i suoi amici sedendosi come spettatori sul divano o sulle poltrone osservavano divertiti.

“Dovrai essere sempre pulita e disponibile quando dovrai offrire il culo per ispezioni anali, penetrazioni di oggetti o essere inculata! Il clistere è eccitante e piacevole se è ben fatto! “La rassicurò. “È fastidioso solo al termine del riempimento intestinale, ma poi passa, ha il sopravento il benessere e quando ti lascerai andare dalla pienezza del tuo ventre, ne riceverai piacere e godimento. Spesso si termina con grande soddisfazione e con eccitazione e a volte orgasmo.”

“Sei d’accordo ES?” Le chiese.

“Oui madame!” Esclamò intimidita e preoccupata mia moglie.

Il clistere Stefy, pur accettandolo lo subiva, ne aveva il terrore, non aveva mai provato quella pratica e non era nemmeno mai stata tentata di farlo e si vergognava a doverlo praticare davanti a loro.

Quando aveva problemi di stitichezza, cosa che a volte le capitava, si stimolava con blandi lassativi o tisane di erbe o, se resistente a questi, con leggere purghe che tollerava, in confetto o in gocce. Non aveva mai messo nemmeno supposte di glicerina, perché lo trovava fastidioso, si sentiva violata a introdurre anche solo una supposta nel suo ano in quel periodo. E pensavo in quel momento:

“Povera Stefy, adesso il suo ano è diventato talmente largo che ci entra un uovo e più. Come il plug di ieri sera.”

Solo il leggere o il sentir pronunciare una di quelle parole, clistere, enteroclisma, peretta, ecc. era per lei ripugnante, le dava una sensazione di disgusto pensava subito ad altro, o cambiava discorso, aveva eliminato quelle parole dal suo vocabolario. Lo immaginava quasi come una aggressione averlo dovuto fare.

Ma ora doveva sottostare, subire, quello che le aveva detto Corinne e si sentiva intimorita.

Aveva solo lontani ricordi da bambina, con le perette fatte da sua mamma o da sua nonna, quando capitava che fosse costipata.

Doverlo fare era già un problema per lei, ma incontrare i nostri sguardi scrutarla, mentre si preparava a ricevere una pratica così personale e intima seppur disgustosa, le dava disagio e una grande vergogna. L’imbarazzo al pensiero di quello che sarebbe accaduto davanti a noi, seduti come spettatori, la turbava e la metteva in soggezione, si vergognava. Si sentiva usata, sottomessa, schiava, ma ubbidiva, sapeva che avrebbe dovuto farlo. 

“La eccita praticarlo?” Mi chiedevo...

Cercavo la spia della sua eccitazione nei capezzoli… eh sì! Li aveva turgidi. Sintomo inconscio del suo stato d’animo. Dove nonostante la contrarietà e il disgusto, nel timore era eccitata a dover effettuare quella pratica così rivoltante.

Mi accorgevo che a volte vergognandosi, istintivamente arrossiva ancora come una ragazzina, come quando era ancora bionda. Cercava di non guardare in viso quei depravati spettatori e abbassava gli occhi, ma sapeva che loro la osservavano con libidine, quasi deridendola con crudeltà, come se fosse un giocattolo. Ma questa vergogna che la pervadeva e manifestava a me piaceva, anch’io stranamente mi sentivo perversamente eccitavo al pensiero e nell’attesa della pratica che le avrebbero imposto, qui davanti a tutti noi. “Un clistere!”

Era diventata stranamente calma, si guardava attorno smarrita, si era preparata sia fisicamente, sia psicologicamente.

“Togli la vestaglia e mettiti sopra al tavolo a carponi!” Le ordinò Corinne.

E la vidi in silenzio sotto il suo ordine togliersi il Kimono rosso rimanendo completamente nuda e inginocchiarsi a pancia in giù, docile e remissiva, sul tavolinetto, sotto a quell’imponente serbatoio di due o tre litri, col tubo già pronto pieno di liquido opaco.

Chiese timidamente:” Cosa c’è all’interno madame?”

E Corinne le rispose sbrigativamente: “A te non interessa, comunque acqua e sapone!!”

Era bellissima e eccitante Stefy in quella posizione, con il sedere sporgente in alto e indietro, la testa giù e le mammelle sotto il torace che penzolavano libere, la stessa posizione di quando venne sodomizzata da René. Il suo sedere era bello e invitante.

Corinne prese un cuscino e piegandolo doppio, glielo mise sotto la pancia in modo da tenere il suo bel culo in alto senza fatica, quella posizione lo evidenziava di più, sembrava più grande, pieno, maturo, con quel tatuaggio colorato e volgare che risaltava sul candore della natica. Era piacente e invitante e Daniele lo guardava con desiderio lascivo.

Corinne le allargò le natiche, mostrando nascosto da loro il suo ano rosa al centro, oramai dischiuso dal rapporto anale e dalla dilatazione subita con il plug o cuneo anale il giorno precedente.

Sicura ed esperta Corinne prese la cannula, la lubrificò sull’apice traforato e arrotondato a forma di oliva con della vaselina, l’appoggiò sull’ano e posandole una mano sulla sua schiena, lentamente premette e spinse e la penetrò introducendogliela. Entrò senza resistenza, la spinse un po’finché fu nel reto e poi si fermò, informandola:

“Stai tranquilla Es, l’acqua è tiepida e la temperatura non superare i 37° gradi.”

Il viso di Stefy a quell’introduzione restò fermo, impassibile, probabilmente la sentì entrare in modo quasi impercettibile.

Era una strana sensazione quella che provava nel sentire il corpo estraneo insinuarsi piacevolmente nel sedere e salire nel retto. Difatti Corinne la spinse lentamente ancora un po' su e poi si fermò.

“Ora apro la sacca!” Le disse, aggiungendo:” Vedrai piacerà anche a te avvertirlo in pancia, ne proverai benessere.” E dicendo così, aprì in parte il rubinetto, facendo defluire in lei molto lentamente e a pressione ridotta il liquido tiepido.

Dall’espressione del volto di Stefy, si capì, che iniziò ad apprezzare quel liquido caldo, l’acqua insaponata che entrava lentamente in lei, nelle sue viscere, insinuandosi nel suo ventre scendendo in basso. Era una sensazione mai provata prima il sentirsi l’intestino invaso dal liquido caldo e quindi da una percezione nuova che le dava piacere, la inebriava.

E a me eccitava depravatamente vederla in quella posizione, davanti a quelle persone, mentre Corinne con capacità e padronanza delle manovre che svolgeva le praticava il clistere. Vedere il suo volto estasiato riceverlo, in posizione genuflessa sul tavolinetto con il cuscino sotto la pancia scelleratamente mi eccitava; in quei pochi minuti a giudicare dall’espressione del viso si sentì in paradiso, stava vivendo una esperienza che seppur disgustosa e perversa, non pensava che fosse così bella e piacevole.

Corinne accorgendosene, della sua espressione di soddisfazione, sorridendo le disse dandole una pacca con la mano sulla natica.

 “Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto!... Vedrai!!... Ti piacerà ancora di più dopo!! … Sentirai che piacere quando ti libererai.”

E intanto che quel liquido tiepido entrava piacevolmente in lei quegli spettatori depravati osservavano.

“Sarebbe bene!!” Disse Alain: “Che la signora ES. ci dicesse quello che sente, le sensazioni e emozioni che prova nel momento che le ha!!”

“Giusto!” Esclamò Antoine: “ES spiegaci cosa senti e cosa provi in questo momento!... Dai!!”

Non solo era umiliante doverlo fare davanti a loro, ma lo era ancor di più spiegargli cosa avvertiva, cosa provava. Era oltraggioso nei suoi confronti … Ma io eccitato restai in silenzio.

E lei con voce tremante e con la mano di Corinne sulla natica pronta a colpirla se non l’avesse fatto mormorò:

“Adesso monsieur!... E’… una sensazione piacevole…. sento lentamente e dolcemente il liquido caldo entrare in me e scendere, scendere, è bellissimo!... E sento l’intestino che inizia a muoversi, a reagire al suo passaggio.”

“Ti piace dunque?” Chiese Alain perfidamente.

“Sì!!... Per ora sì!” ... Rispose.

“Ohh!!... Vedrai!!... Ti piacerà anche dopo quando sarà più dolente e ti libererai.” Aggiunse Corinne.

A vederla così, pareva fosse dolcemente sodomizzata dall’acqua che entrava dentro lei, il suo retto e scendeva nell’intestino.

Poi Corinne le disse con tono scherzoso, quasi allegro:

“Attenta!!... Ora aumento la velocità di infusione, ti farà un po’ di fastidio alla tua bella pancetta … stringi i denti.”

E piano piano, lentamente mentre il suo intestino si riempiva di acqua e sapone, quella dolce sodomizzazione si trasformò in sofferenza, mentre il ventre di Stefy si riempiva sempre più gonfiando, fino a farla lamentare prima dal fastidio e poi dal dolore alla pancia, mentre Corinne umiliandola, deridendola per i suoi lamenti, la sculacciava dietro per farla stare ferma, dicendole oscenamente:

“Forse al posto dell’acqua e sapone nel tuo bel buco del culo vorresti un grande cazzone che ti inculasse!! Magari nero?” Mettendosi a ridere da sola, facendo sorridere gli altri presenti.

Oltre l’umiliazione e l’oltraggio, subiva anche l’offesa.

Era una dolce tortura che le gonfiava il ventre procurandole un artificiale mal di pancia, che sarebbe terminata solo quando si fosse completamente svuotata, dopo una lunga serie di spasmi e crampi addominali.

“Continua a descrivere quello che provi!” Ribadì Antoine.

Stefy rispose: “Ora l’introduzione inizia a diventare dolorosa. Sento tensione dentro me. Come spingere, gonfiare. Sofferenza!” 

Corinne continuò a riempirla lentamente, mentre il ventre aumentava di volume e iniziava a dolerle sempre più, gemeva stringendo i denti e soffocando i lamenti per non emetterli; era disperata la vedevo stare male, in viso non più l’espressione estasiata e di benessere di prima, ma di sofferenza.

Stefy si lamentava, sudava e si contorceva sul tavolinetto con quel cuscino piegato sotto l’addome.

Corinne sentendo i suoi lamenti, con voce quasi distaccata e accarezzandole la fronte mormorò:

“Buona, buona ES, è quasi finito. Stai calma!”

Mia moglie non poteva fare a meno di lamentarsi ad alta voce esclamando:

“Basta!!… Basta!!... Vi prego mi fa male la pancia! Non resisto più!!”

“Calma!!... Vedrai!!... Quando uscirà, ne proverai piacere, godimento!” Sentì dire dalla voce fredda e distaccata di Corinne: “Un litro e mezzo, può bastare la prima volta. Ora, cerca di resistere ES e trattenere più che puoi.”

Il viso era contratto e sofferente, sembrava che la pancia le scoppiasse e le faceva male, tanto era tesa e voluminosa, la quantità d’acqua che aveva ricevuto e la dilatazione dell’ano che anche se stringeva non riusciva a chiudere e a trattenere, imposero di mettere prima di alzarsi un tampone.

Corinne da sopra il ripiano del tinello prese un Plug anale che aveva preparato precedentemente, lentamente allargando le natiche sfilò la cannula dall’ano e prima che nella contrazione addominale istintiva gettasse fuori l’acqua insaponata, le infilò il plug a chiusura del foro rettale, per evitare che piegandosi nell’alzarsi, la pressione addominale espellesse l’acqua nel luogo in cui era.

L’aiutarono ad alzarsi Daniele e Corinne, sollevandola da sotto le ascelle mettendola in piedi, con lei che d’istinto subito portò una mano sulla pancia a tenerla e massaggiarla.

Stefy con quella sofferenza addominale pensava solo a correre in bagno al più presto, era in piedi stringendo le natiche, nonostante avesse il cuneo anale perdeva liquidi e su esortazione di Corinne mise l’altra mano dietro sul sedere a tenere premuto nel solco intergluteo il plug, se no la pressione addominale l’avrebbe espulso con violenza dall’ano; e se la sarebbe fatta addosso.

Il suo profilo evidenziava un ventre pieno, l’addome le era diventato globoso e teso, come una donna ai primi mesi di gravidanza.

Pensava di andare in bagno, invece Corinne la fermò: “Aspetta!!” … Disse.

Daniele arrivò con un wc portatile, da camper o da roulotte, lo mise nel centro della stanza e Corinne le ordinò: “Siediti!!... Falla qui!” …

“Come qui?” Mormorò sottovoce Stefy rossa in viso tenendosi sempre una mano sull’addome a l’altra sull’ano.

“Zitta e ubbidisci!!” Esclamò Corinne.

Ero sbalordito, capii che quello che stavano facendo con Stefy, lo avevano già fatto con altre donne, non era la prima volta e si erano attrezzati. Era un gioco perverso che ripetevano ogni qualvolta sottomettevano qualcuna.

Era sconvolgente.

Ne ero sorpreso, eccitato e affascinato, pensavo:

“Chissà quante di quelle signore che hanno educato prima di Stefy, si saranno sedute su quel wc portatile a evacuare dopo il clistere fatto da Corinne? E davanti ai loro sguardi? E quante di loro, involontariamente e loro malgrado avranno dato spettacolo a loro e ai loro mariti o compagni, sedendosi su quel wc di plastica bianca ed evacuando davanti a loro?”

Era tutto perversamente eccitante. Un momento intimo, un’esigenza corporale privata, un bisogno fisiologico, in quel modo lo facevano diventare depravatamente uno spettacolo.

Era l’umiliazione massima, la massima riservatezza di una persona come occasione di divertimento erotico e l’intimità personale, la privacy, come di eccitazione perversa.

E ancora pensai:

“Quante donne si saranno sedute lì su quel water portatile a evacuare, offese, oltraggiate, mortificate, umiliate ai loro sguardi libidinosi e deridenti, ai loro sorrisi di scherno e alle loro risatine sarcastiche?”

Pur eccitandomi, mi dispiaceva per Stefy, conoscendola bene, sapevo qual era il suo rapporto con queste cose. Essere in bagno sul water era considerato da lei un momento molto privato, un fatto di intimità profonda e personale, per educazione ricevuta e riservatezza. Non voleva nemmeno che io stessi dietro o vicino la porta del bagno, quando lei faceva questa cosa, mi dovevo allontanare, lasciarla sola e tranquilla, con i suoi tempi e i suoi rumori. Si premurava attenta a non far sentire i suoi suoni corporali e odori, arieggiando il bagno al termine, aprendo la finestra.  

Alle mie lamentele sui tempi, ripeteva sempre scherzando:

“Sul water, si esplicano le funzioni più intime e riservate di una persona, è un momento moooolto, ma moltoooo privato e imbarazzante...” E poi rideva.

Continuando: “Stare sul wc è il momento più intimo della giornata!” ... Aggiungendo sorridente: “Il wc e una cosa intimamente intima!”

Si vergognava di più a farsi osservare nell’atteggiamento seduta nel wc ad espellere, che nuda. Stefy era una persona molto orgogliosa e riservata! Non voleva assolutamente essere osservata nel momento del “bisogno”. Nemmeno io l’avevo mai vista seduta a urinare o defecare. Si vergognava anche a farsi vedere da sua madre!

Quindi immaginavo il suo stato d’animo in quella situazione. Come potesse sentirsi a quell’ordine di Corinne...

“Avanti togliti quel tappo dal culo e siediti qui! !!”

Lei esitò, non avrebbe voluto, mi osservò, ma sapeva che non poteva contraddirla, se no l’avrebbe punita, si guardò attorno tenendosi la mano sulla pancia come a lenire il dolore, sentiva male, non ce la faceva più a trattenere, esitò e poi umiliandosi si piegò e ubbidendo si sedette su quel wc di plastica. Si spostò leggermente di lato con il busto e il sedere, staccandolo dalla tazza; infilò una mano e tolse il tappo del plug che aveva, lasciandolo prendendo e tenendolo in mano.

Appena si riappoggiò con il sedere, d’istinto si lasciò andare e iniziò a liberarsi, tenne sempre una mano sull’addome e l’altra la porto a coprirsi il volto dalla vergogna, ma Corinne gliela tolse subito.

“Devi lasciarti guardare!” Esclamò.

E immediatamente, non resistendo più, mia moglie si lasciò andare.

Ci fu un grande fragore d’acqua e rumori corporali che uscivano assieme da lei, dal suo ano, amplificati dal rimbombare di quell’acqua e aria nella tazza del wc. Sembrava ci fosse una tempesta sul water, pareva che avesse aperto le sue cateratte intestinale e lasciasse venire fuori e giù il diluvio.  E intanto, mentre l’acqua usciva a getti e a spruzzi, veloce e violenta dal suo ventre tra rumori volgari e osceni, il suo viso cambiava espressione, da sofferente e contratto diventò prima neutro, poi rilassato e infine piacevolmente soddisfatto con l’espressione godente di liberarsi di quell’acqua intestinale; ma pieno di vergogna e umiliazione.

Provava gioia a evacuare, piacere fisico e mentale, anche nel praticare l’evacuazione corporale davanti a quelle persone che la osservavano perverse e libidinose.

Era oscenamente eccitante osservarla seduta in quella posizione piena di vergogna, quasi accovacciata, gambe unite, mani sulle cosce, con il busto leggermente in avanti e il sedere appena sbordante sul wc che riceveva la sua intimità fisiologica, fatta di getti d’acqua e suoni volgari e sgradevoli uscire dal suo ventre accrescendosi e spandendosi nella stanza.

Rumori e suoni incontrollabili, non voluti e che non avrebbe voluto sentire e che pur volendo non riusciva a trattenere, mescolati ai getti d’acqua che con forza e indecenza fuggivano assieme al dolore da dentro lei.

Il dolore si era calmato, non c’era più, quello che rimaneva da evacuare avveniva in modo piacevole, rilassante, appagante, non c’era niente di più bello che passare dal dolore al piacere in modo continuo e veloce, in pochissimi secondi. Era emozionante, le dava un senso di beatitudine ma anche una grande vergognosa sofferenza e umiliazione per lei. L’oltraggio e l’onta che provava e che cercava di nascondere a sé stessa e ai nostri sguardi depravati, lascivi e perversi nel vedere una donna nella sua intimità fisiologica evacuare, era immensa e profonda.

Stefy evacuando gli ultimi residui tra rumori minimi e sordi, non guardava nessuno in volto, teneva gli occhi bassi. Dal suo atteggiamento e dal suo viso si capiva che voleva sprofondare per quella umiliazione.

Verso il termine, evacuava getti d’acqua e feci. Si stava pulendo il ventre oramai … il supplizio era diventato piacevole, se non fosse stato per la mancata intimità, per l’umiliazione e la vergogna subita e che provava ancora a doversi scaricare davanti a noi, ne avrebbe certamente provato godimento.

“Spingi!!... Pulisciti bene!” Esclamò Corinne: “Evacua tutto!... Devi restare bella pulita dentro.”

Mentre lei seduta, con il viso contratto e concentrato, gli occhi bassi e socchiusi, sforzava i muscoli addominali spingendo sull’intestino, facendo solo uscire ancora poca acqua e aria rumorosa. Ma era al termine, aveva finito.

Eccitato alla scena di quello che avevo visto, io tremavo d’emozione e il cuore mi batteva all’impazzata, inconsapevolmente mi era venuta l’erezione, non avrei mai pensato che potesse essere erotica anche la depravazione di vedere una donna in quell’atteggiamento privato e intimo e ancora di più se quella donna era mia moglie, la mia Stefy.

Mi accorgevo e mi rendevo conto che la mia depravazione e perversione aumentava gradualmente giorno dopo giorno di pari in passo con la trasformazione di Stefy.

Al termine mia moglie si alzò! Aveva gli occhi lucidi, loro sorridevano.

Aveva svuotato tutto, anche l’anima. Quello che le era restato dentro ora era solo l’umiliazione e la vergogna.

“Ti è piaciuto?” Chiese con voce calma Alain, mentre sua moglie Claudette sorrideva.

Stefy stremata da quella pratica esitò prima di rispondere, poi con voce tremante bisbigliò “

“Oui monsieur, è stato un po’ doloroso, ma poi ha prevalso il piacere dell’evacuare.”

“Bene ES!... Anche a te come le altre signore prima di te, alla fine tra sofferenza e umiliazione quello che è prevalso in voi è stato il piacere, ne siete restate tutte soddisfatte. Bene!” Ripeté sorridendo.

Poi voltandosi verso Antoine esclamò: “Dovresti cedermela per qualche giorno!”

Antoine sorrise: “Qualche giorno no!... Per una giornata forse sì!... Ma vedremo!!... Intanto loro si fermeranno qui ancora poco più di una settimana. Vedremo!!” Rispose.

Corinne le diede disposizioni: “Controlla che tutte le finestre siano bene aperte e i locali arieggiati dal tuo odore e accendi anche il ventilatore e poi vai a svuotare in bagno il wc portatile con le tue porcherie dentro, lavalo bene e riponilo nell’angolo e poi vai a farti una doccia… che hai il culo tutto bagnato e sporco!”

Stefy a quelle parole finali arrossi violentemente in viso, tremante passò più volte un po’ di carta igienica sulle natiche e in mezzo a loro per asciugarle.

Poi ubbidì, fece quello che le chiese e andò a fare la doccia.

Quando uscì dal bagno, Corinne le disse: “Dovrai tenerlo sempre pulito e vuoto, lo farai con delle perette, le dovrai fare tutti i giorni, alla mattina e ogni qualvolta che ti dirò che dovrai avere rapporti anali con oggetti o con uomini. Dovrai imparare a prepararti da sola, come le altre ragazze. Guai se ti troverò sporca!”

“Comunque ogni due o tre giorni farai il clistere evacuativo, di pulizia!”

“Ora vieni qua!!... Piegati!!” … La esortò autoritaria e appoggiandole e spingendo il cuneo dilatatore, rimise le bijou d’anus, dentro il suo sedere, avrebbe dovuto abituarsi ad averlo dentro a portarlo. Era fastidioso all’inizio quel cuneo di metallo cromato a forma ovalare, con quella pietra colorata fuori, ogni volta che camminava o si sedeva, sembrava che la sodomizzasse e glielo allargasse.

Restammo un po’ a chiacchierare sul terrazzo, poi uscimmo. Decisero di andare tutti ad Antibes a pranzare, in un ristorante dentro le mura. Stefy si vestì e partimmo con due auto.

Pranzammo in un ottimo ristorante, Stefy pranzo con del pesce.

“Tieniti leggera!” le disse Corinne. “Che non voglio che mi ingrassi e la giornata non è finita.”

 

Dopo una bella passeggiata sul porto, dove Stefy e Corinne erano l’attrazione della volgarità, verso le 17.00 rientrammo.

In casa ci risedemmo sulla terrazza, mentre Stefy in cucina preparava il caffè.

Mentre attendevamo che Stefy ci servisse il caffè sul terrazzo, li guardavo, guardavo quella gente parlare tra loro, chiacchierare, Antoine, Stephen, Daniele e gli altri e mi chiedevo come facessero a vivere, che tipo di lavoro svolgessero? Come potevano vivere con tranquillità e con gioia le loro perversioni?

Tutte domande che da lì a qualche giorno avrebbero avuto risposta.

Rientrammo all’interno, al fresco dell’aria condizionata. Stefy come una brava serva aveva raccolto tutte le tazzine sporche e le aveva lavate.

Ritornata da noi, Claudette, la donna di Alain le chiese di sedersi nuda sul puff, mentre Corinne andò in camera sua e ne ritornò con uno strano apparecchio, fatto di due grosse coppe trasparenti collegate a dei tubi di gomma; che avevo visto il giorno prima sul suo comò tra gli altri oggetti sessuali. Mi chiesi a cosa servissero? Da lì a poco lo avrei saputo.

Corinne guardò sorridendo Stefy.

E io mi chiedevo: “Che strano oggetto è quello? A cosa servirà?”

 

 

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