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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
All Right Reserved 2022
METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 12 LA SCHIAVA.
Note:
Ho scelto per completezza e narrativa, di scrivere per capitolo la giornata completa dell’accaduto a Stefy. Alcuni potranno essere lunghi, altri brevi. Ma rispecchiano fedelmente la storia e il susseguirsi dei fatti senza interruzione.
«A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo.»
Jim Morrison
Mercoledì 20 Luglio... dieci giorni alla fine della vacanza.
Mi svegliai verso le 11, meno agitato della mattina precedente, mi alzai e preparai con calma, sarei andato da Stefy.
Mi feci anche la barba, pensando a tutto quello che era successo il giorno e la sera prima, lei e Corinne... nude, abbracciate, un’immagine perversa e sconcia, che affiorava sempre nella mente, Corinne con tutti i suoi tatuaggi, il piercing sui capezzoli e sulle labbra pronunciate e pendenti in fuori del suo brutto sesso … che a me appariva disgustoso.
Mi vestii e uscendo mi incamminai verso le Triangle, non passai più dal bar, ma dall’entrata posteriore direttamente dal palazzo, feci le scale e giunto davanti al numero 12, suonai.
Antoine mi aprì e mi fece entrare. Mi portò a sedere sul terrazzo e mi offrì il caffè.
C’era un’ottima vista, si vedeva la piazza e il mare... Parlammo…
Le chiesi:
“Dov’è Stef...” correggendomi subito con “dov’è ES?”
“Vieni, te la faccio vedere... dorme ancora!” Rispose, aprendo la porta della camera e mostrandomela. La vidi, era di nuovo nuda, sdraiata prona sul letto, dormiva... ma con un braccio ammanettata alla testiera di ottone del letto.
Le chiesi:” Come mai è così?” E mi rispose.
“ Ieri sera quando sei andato via , noi ci siamo divertiti ancora un po’...” La guardai, era bellissima, ora erano due i tatuaggi che le risaltavano e rovinavano il suo bel corpo diafano da signora, uno sulla spalla e l’altro sul gluteo, quel serpente con le fauci aperte dentro l’orchidea. Poi richiuse la porta, dicendomi di passare nel pomeriggio.
Scesi, uscii e andai a passeggiare e a pensare, l’aria era calda, profumata di lavanda, feci uno spuntino al bar e verso le 14 rientrai. Era primo pomeriggio oramai.
Mi aprì Corinne e entrando, vidi Stefy in bagno con la porta aperta, in piedi, con uno specchio portatile sullo sgabello a gambe divaricate, con il busto leggermente piegato in avanti, si stava rasando il sesso pieno di schiuma, se lo guardava, sia allo specchio che direttamente; era lenta e impacciata era la prima volta, non lo aveva mai fatto, mai rasato, prima, lei si aggiustava soltanto i margini del suo triangolo e accorciava i peli con le forbicine. Ora invece si depilava completamente... con un rasoio di plastica monouso, da barba, dava passate corte e leggere continuando a guardarsela e a sentire con il dito la parte appena rasata, per poi risciacquare il rasoio nel lavandino e riprendere a rasare e a ripassare il dito sopra la pelle, per sentirne la levigatezza.
La guardai... lei mi sorrise, mi avvicinai, prima sullo stipite e poi entrai e le accarezzai i capelli.
Mi guardò dolce. Mi faceva tenerezza in quella situazione, era la prima volta che la vedevo così, intenta, concentrata nella sua intimità a depilarsi il pube e le gambe.
Mormorò: “Il padrone, la vuole depilata... liscia... mi ci passa le dita sopra per vedere quanto lo sia e se non gli piace, se la sente ruvida, me la fa rasare di nuovo. Lo devo fare tutte le mattine.”
Era nuda, rividi quel tatuaggio sul gluteo.
Domandai: “Ti piacciono i tatuaggi che ti hanno fatto?” Scosse le spalle, come se non le interessassero:” Non devono piacere a me, ma a lui!” Rispose.
“Sì!... Ma tu, cosa ne pensi?”
Rise, mi guardò ripetendo: “Sì!... A me piacciono, ma l’importante è che piacciano a lui, al mio padrone.” Aggiungendo: “A te non piacciono?... Sono brutti??”
“No” le dissi: “Mi piacciono, ti rendono più erotica... più... !!”
“Più puttana vuoi dire!” Esclamò terminando la mia frase ridendo...
Sorrisi e risposi: “Anche!!... Ma non è questo, è che rovinano il tuo bel corpo, la tua bella pelle chiara e morbida...”
Scosse le spalle, rispondendo: “Si cambia!!”
Ci sono molti modi di piacere e piacersi... e poi se lo vuoi sapere a me non dispiacciono ora che li ho. Prima disprezzavo le donne o ragazze tatuate, ma ora le capisco, è un modo diverso di essere, di appartenersi, di vivere.” ... Aggiungendo: “Certamente me ne faranno altri!”
Quei disegni colorati, sulla sua pelle chiara, non dipendevano da lei, né da me, ma da altre persone e questo mi faceva rabbia.
Ci guardammo, sembravamo quasi due estranei, non due persone che si erano amate alla follia.
L’accettazione e la passività oramai si erano impadroniti di noi. Anche con aspetti di piacevolezza oltre che di perversione e depravazione.
Lei oramai era cambiata... nel comportamento e nella personalità oltre che nel look.
Aveva una percezione diversa di quello che era e doveva essere, differente da prima, come se in lei fosse avvenuta, grazie a lui, una sostituzione definitiva dei propri pensieri, della propria anima, dell’essere, con altre emozioni e sensazioni nuove.
Anche nel modo di postare, camminare, atteggiarsi era diversa.
Non discuteva neanche più, mi guardava solo e a volte sorrideva. Oppure mi parlava di cose che non avevano niente a che fare con la nostra vita privata, ma solo con lo stato attuale.
Non parlava più e nemmeno accennava alla Stefy di prima... a Brescia, al suo lavoro, al mio, alla vacanza, ai parenti, agli amici... al rientro.
Era apatica, assente, annullata alla vita di prima, ma partecipe e attiva a quella nuova di ora.
Stefy oramai era davvero una schiava, la sua schiava, pensava come schiava.
Bastava guardarla, aveva il seno e i capezzoli arrossati dalle percosse. Le labbra del suo sesso scure a forza di pizzicarle e tirale...
Se andava al mare o a passeggio, era sempre vestita da troia e ubbidiente a lui, quando si sedevano, lei doveva osservare dove lui indicava, se nella sedia al suo fianco o sul pavimento ai suoi piedi...
Quando la vedevo in quello stato, in quella condizione da schiava, da cagna, come a volte la chiamavano, pregavo che i giorni e le notti passassero in fretta e non vedevo l’ora che finisse tutto... Poi, avrei affrontato il dopo. Ma il tempo era ancora lungo e purtroppo, in certi momenti desideravo e godevo a vederla così, in quello stato.
Nel pomeriggio uscimmo, io, Corinne, Stefy e Stephen.
Corinne disse che aveva fissato un appuntamento con un suo amico.
Andammo in un negozio, mi accorsi che era uno studio di tatuaggi.
“Pensai!... Non avrà intenzione di farla tatuare ancora?”
Entrammo nello studio, il tatuatore, un uomo sulla cinquantina, con capelli tinti neri, aveva le braccia e il busto quasi tutto disegnato. Corinne entrati mi chiese sorridendo: “Vuoi farti tatuare anche tu?”
“No grazie!!” Risposi serio: “A me non piacciono e poi ho paura degli aghi!”
Pensavo che volesse ritatuare Stefy, ed ero pronto a provare ad oppormi a dire di no che non volevo, non mi piaceva che la disegnassero ancora sulla pelle e diventasse come lei.
L’uomo abbracciò Corinne con enfasi poi rivolto a Stefy esclamò con voce rassicurante:
“Ciao bella!... Ci rivediamo!” ... Tirandole su la mini e controllando il tatuaggio sul gluteo, dicendo: “Va bene! Ottimo!!... Non c’è rossore!”. Aggiungendo “Oggi faremo qualcosa di diverso, ma non ti spaventare!”
“Va bene! Cosa faremo?” Disse Stefy sorridendo.
Lui rispose: “Ti metterò il piercing!”.
“Il piercing??... E dove?” Chiesi io intromettendomi nella loro discussione, seccato da quella novità.
“Alle labbra della fica!” ... Rispose volgarmente Stephen.
Corinne scoppiò in una risata a sentire e a vedere quella scena.
“Ma perché deve mettere il piercing lì?” Dissi …tentando un’inutile opposizione.
“Molto semplice!” Rispose Corinne seccata: “Visto che sono io che devo decidere, ES lo metterà, si farà inanellare la figa!! Vero… ES?” ... Chiese.
Stefy in silenzio annui e poi domandò: “Devo inanellarmi la fica come lei?” ... Mentre nel suo viso iniziava a trasparire una certa agitazione mista a lussuria.
“Sì!!” ... Le rispose Corinne sorridendole.
Mi chiedevo perché iniziasse a parlare in quel modo così volgare, perché usasse quel linguaggio, non lo aveva mai fatto, non aveva mai detto figa o cazzo neanche nei nostri discorsi intimi, era sempre stata educata, attenta alle parole, ma iniziava a usare un linguaggio sconcio come loro.
Corinne fece un cenno a Stefy che si spogliò, tolse la minigonna e la camicetta, era nuda sotto non portava più intimo, si sdraiò ubbidiente sul lettino a gambe divaricate, in posizione ginecologica.
Corinne passò una scatoletta al tatuatore, che lui aprì e da dove tirò fuori tre anelli, due grandi e uno più piccino: “Sono d’oro!!” ... Disse Corinne!... “Sono un regalo di Antoine per te!”
Il tatuatore li mise su della garza in un ripiano e li disinfettò. Mise dei guanti di lattice, avvicinò il vassoio con degli strumenti.
Vidi sul viso di Stefy una certa apprensione, Corinne la guardava sorridendo bisbigliandole: “Non avere paura!!... Anch’io l’ho fatto più di una volta, li hai visti i miei.”
Il tatuatore guardando in viso Stefy esclamò: “Non sentirai assolutamente nessun dolore!... Non essere preoccupata, sei sicura anche sotto l’aspetto sanitario e dell’igiene. Proverai un po’ di fastidio le prime ore, poi ti abituerai.”
Effettivamente l’ambiente era pulito e dava sicurezza. Il tatuatore si sedette come un medico, in mezzo alle sue cosce divaricate, avendo il suo sesso dischiuso davanti al viso. Io guardavo eccitato e curioso, non lo avevo mai visto fare, stavano inanellando il sesso di mia moglie come una vera schiava, una puttana e io guardavo con una punta di dispiacere, una parte di soddisfazione e molta, molta eccitazione.
Il tatuatore passandole sopra una garza imbevuta, le disinfettò tutta la vulva. Poi prese, prima con delle pinze anatomiche, un piccolo labbro e lo tirò a sé, lo allungò fino a riuscire a prenderlo bene con le due dita, lo estese al massimo e lo forò, facendo passare dentro un grosso ago e a seguire mentre questo usciva dalla parte opposta, inserì subito di seguito, in modo continuativo l’anello d’oro, bloccandolo e disinfettandolo.
Stefy ebbe un sussulto solo quando si sentì pungere e al passaggio dell’anello.
Guardavamo tutti in silenzio, con il sottofondo di una musica rock.
Anch’io la guardavo lasciarsi inanellare le labbra del sesso, ero incredulo, non mi sembrava possibile che a una donna come lei iniziassero a piacere queste cose, anche se tutto sommato non mi dispiaceva l’idea di pensarla e vederla inanellata, con il piercing alle labbra della fica, come l’aveva chiamata volgarmente Stefy.
Vederla diversa, mi eccitava. Assistere alla sua trasformazione mi elettrizzava.
Prima una, poi l’altra il tatuatore, inserì senza difficoltà, i due anelli più grandi, facendo due fori per labbro, due in più, per aggiungerne eventualmente altri. E poi le chiese: “Sentito male??”
“No!!... Solo un leggero dolore, ma li sento pulsare!”
“È normale!” Rispose lui
Poi divaricandole bene con due dita le labbra vaginali, con una pinzetta prese il clitoride verso la base e tenendolo fermò lo scappucciò, lo tirò a sé facendo muovere e sussultare Stefy.
“Stai ferma e tranquilla!!... Ora ti metterò l’anello al clitoride, sentirai appena un po’ di più il dolore. Rilassati!!... Tranquillizzati e respira a fondo. È un attimo!”
Stefy lo fece, le ubbidì.
Corinne mentre osservavamo affianco a me sussurrò:
“Il piercing al clitoride è considerato il più doloroso dato che è collocato in una zona erogena del corpo femminile, in cui vi è una grande quantità di terminazioni nervose. È un organo molto sensibile! Ma vedrai come godrà quando chiaverà e verrà titillato.”
Per inanellarla al clitoride, fece in modo differente, mise di fianco ad esso un quadrettino di sughero, dove appoggiò lateralmente il clitoride e poi all’improvviso con un grosso ago dritto lo forò, oltrepassando il clitoride e andando l’ago a inserirsi nel sughero. Stefy sobbalzò, essendo una parte ricca di terminazione nervose, sentì male. Poi con lo stesso sistema delle piccole labbra, veloce sfilò l’ago dalla parte del sughero, inserendo subito a seguire e in modo continuativo un anello più piccolo con un bottoncino a mezza sfera sopra, lo chiuse, e disinfettò tutto.
L’operazione fu più semplice di quello che mi aspettavo In pochi minuti, l’inanellazione fu completata, sulle labbra del sesso ora aveva due anelli, con quattro fori.
“Eccola lì pensai!!... Inanellata come Corinne!... Come una puttana!”
Le uniche raccomandazioni che fece il tatuatore, furono quelle di disinfettare i fori, senza togliere gli anelli e nel giro di un paio di giorni tutto si sarebbe cicatrizzato.
Poi rivolto a Corinne le disse:
“Ma tu queste cose le sai! … Mi raccomando!... Faglieli girare in tutti i quattro fori, se no, finché non cicatrizzano c’è il rischio che si chiudano.”
Lei rispose: “Ci penserò io a farle allargare bene i fori. Tutti!!... Anche quelli naturali... stai tranquillo!”. E si mise a ridere assieme a Stephen.
Non capivo cosa significasse farle allargare i fori per l’inanellamento delle labbra, lo capii in seguito.
Il tatuatore le chiese:” Senti male?”
E lei rispose con la voce flebile e dolce: “Uh si!!... Mi fa un po’ male il clitoride!!”
“È normale!!... Passerà presto vedrai! “ribatté lui. Aggiungendo: “Niente rapporti sessuali almeno per due giorni!”
A quella raccomandazione rispose Stephen maleducatamente: “Le faremo usare l’altro foro, quello posteriore.” E rise.
A Stefy ancora sdraiata, fu portato uno specchio, perché si osservasse il sesso inanellato.
Brillava!... Vedere quel luccichio tra le sue gambe la fece sorridere.
Poi si alzò e si guardò in piedi allo specchio a muro. Da come si ammirava, dedussi che si piaceva, ne era soddisfatta, compiaciuta.
Si vedeva e si sentiva strana, con quei due anelli che si toccavano camminando e le davano sensazioni nuove, piacevoli.
Doveva camminare però, con le gambe leggermente divaricate, per via dello sfregamento degli anelli tra loro e su quei tacchi, sculettando, sembrava si muovesse come una vera battona da strada.
Con il tempo avrebbe fatto l’abitudine, non si sarebbe più accorta di averli, se non quando si fosse lavata o ci avesse giocato o fatto giocare altri, eccitandosi ad accarezzarli e tirarli.
Giunti a casa di Corinne, Antoine le volle ammirare: “Dai!!... Fammi vedere il piercing sulla figa. Vediamo come ti stanno!” Stefy era eccitata, aveva una strana luce negli occhi, era felice di mostrarla, di farla vedere.
Tirò su la gonna fino quasi all’ombelico, Antoine si avvicinò, le fece allargare bene le gambe e si videro i due anelli luccicanti, li toccò e li fece tintinnare tra loro e dopo avergli infilato il dito dentro, li tirò leggermente a sé sorridendo, facendola sussultare.
Subito Stefy, di sua iniziativa, si aprì le labbra vaginali con due dita e gli mostrò il gioiello... il piercing al clitoride.
Io guardavo in disparte e in silenzio, ma lui mi chiamò: “Vieni!!” Disse... mi avvicinai.
“Toccali!!... Accarezzali!!... Prendi dimestichezza, dovrai essere tu a farglieli ballare. Sai a cosa servono oltre al lato estetico e al piacere?”
“No!” ... Risposi… Allora sorridente mi spiegò:
“L’inanellamento delle parti del corpo, ma soprattutto delle labbra... siano esse grandi o piccole e del clitoride, hanno una funzione erotica, di piacere, oltre che di appartenenza a un certo ambiente, ma anche di punizione. Negli anelli d’oro, puoi mettere un lucchetto e chiuderle la vagina che diventa come una cintura di castità e impedirne la penetrazione di qualsiasi oggetto o pene... Oppure!!... Se introduci degli oggetti, di qualsiasi forma, siano essi pene, falli di gomma o palline cave, con vibrazione per stimolare e provocare piacere, ne puoi impedire la fuoriuscita. Le chiudi questi oggetti dentro con il lucchetto!!...” E Rise... Continuando: “Vedrai!!... C’è da divertirsi!!... Vengono messi anche dei pesi, che possono variare da 50 a 200 gr. Questi pesi, tirano le labbra della vagina, allungandole e con il tempo, ne modificano l’estetica facendole evidenziare, a volte in modo eccessivo, specie le piccole, più delle grandi. Lasciandole in continua tensione con i pesi, si provoca per reazione una contrattura che ai movimenti dà sensazioni piacevole e bellissime. Le piaceranno vedrai. All’inizio avere i pesi è fastidioso, ma poi si ci abitua ed è piacevole.” Affermò.
Ero esterrefatto da quella spiegazione, ora capivo perché il sesso di Corinne era così... volgare, disgustoso, con le labbra in fuori; pensai e sperai che quello non accadesse a Stefy.
Mi avvicinai e le toccai, sentii un tuffo al cuore e anche lei, ebbi una strana sensazione, le accarezzai gli anelli guardandola negli occhi, con le sue grosse labbra del viso artefatte, schiuse e sporgenti. Era erotica, porca, ma in quel momento mi piaceva così.
Infilai anch’io, come avevo visto fare a lui il dito in mezzo a quel luccichio e le tirai leggermente, sussultò; I nostri volti si accostarono e le nostre labbra d’istinto si avvicinarono quasi a toccarsi, tanto che ci saremmo baciati, se Antoine non ci avesse richiamato interrompendo quel momento stupendo, d’attrazione spontanea.
“C’è tempo per voi due!” Disse.
Ero eccitato, anche lei. Per la prima volta da quando era iniziata questa storia ci eravamo toccati, eccitati, desiderati e posseduti con lo sguardo… con la mente.
Iniziava a piacermi inanellata e anche lei si piaceva.
Mi allontanai e si avvicinò Daniele che l’accarezzò sul sesso. A Stefy le piaceva, sentirsela accarezzare da uomini diversi e sentire il dondolio degli anelli di metallo urtare tra loro.
Corinne le si avvicinò, chiedendole: “Come ti trovi con gli anelli?”
“Bene!” Rispose Stefy: “Mi danno solo un po’ fastidio.”
“Non ti preoccupare, tra un paio di giorni ti abitui e non ti daranno più problemi, io ne ho nove, tre per parte più uno al clitoride e due ai capezzoli Mi ci sono abituata subito e mi sembra di non averli.”
La fece sedere sul divano, sempre con la gonna tirata sulla vita e le gambe divaricate, in modo che mostrasse meglio il suo sesso da seduta.
“Come sei bella!” Mormorai. tra me, mentre Daniele e Stephen la guardavano lascivi, seduta sul divano a gambe larghe, con gli anelli a vista.
Lei con gli occhi lussuriosi, bellissima, si osservava attorno.
Pensai che oramai si era consegnata completamente anima e corpo al suo ruolo di sottomessa e ad Antoine. Le brillarono gli occhi di libidine quando lui le chiese di mostragliela, lo fece subito, senza esitazione, compiaciuta... felice di esibirla. Era diventata ES.
Poi, finiti i convenevoli, Corinne ci informò che da quel momento sarebbe stato tutto diverso, che avrebbe dovuto mostrare le sue “Attinenze” ... le chiamò così.
“Perché le fate fare queste cose?” Le chiesi.
“Per la sua educazione al vizio e alla sottomissione...” Rispose:” Proverà tutti gli aspetti, a essere schiava, l’enteroclisma mania…”
“Che cosa? La interruppi io… “
“A provare piacere facendosi praticare dei clisteri…” Disse ridendo. Ero attonito, ma lui continuò:” Imparerà a usare lo sviluppatore… sarà venduta, e diventerà oggetto nell’oggettificazione, a prostituirsi, a battere per strada e nei locali notturni e a praticare il bondage e tanti altri aspetti della sessualità…” E vedendo la mia faccia stupita aggiunse:” Sono espressioni sessuali che imparerai vedendole praticare a tua moglie…” E rise.
Corinne la fece alzare e mettere dritta davanti a lei e iniziò a farle uno strano discorso:
“Da ora dovrai chiamarmi Madame, solo Madame, senza Corinne, nessuna confidenza né amicizia, io non sono una tua amica, io sono la tua maitresse, ora inizia l’educazione vera... Tu sarai, l’allieva, la candidata, la novizia, io, la mistress ed Antoine il tuo padrone.”
Poi aggiunse: Ci saranno due ospiti, una coppia di nostri amici, dove Es dovrà servire la cena. Sarai, oltre che la schiava... anche la cameriera, la donna di servizio e la sguattera di casa. Ora si incomincia!... Ricorda che sei una schiava, una sguattera!!” Affermò continuando: “Intanto spogliati nuda, metti solo il grembiule e i guanti di gomma, vai in cucina e lava piatti, pentole e posate, metti a posto tutto... che sia tutto ben pulito, in ordine e la cucina lucida.” Avvertendola:
“Guarda che verrò a controllare.!!” Esclamò con voce diversa dal solito, più autoritaria: “Cerca di non prendere punizioni...” Aggiunse.
Ubbidiente, Stefy si spogliò ordinatamente prese il grembiule appeso in cucina. Se lo annodò sui fianchi nudi, poi infilò i guanti di gomma.
Si girò e si lasciò guardare, era nuda con il grembiule, sulle scarpe con tacchi alti.
Era eccitante e ridicola vederla così... con il seno e il sedere all’aria, ma soprattutto fare la serva.
Erano passati solo due giorni, ma aveva provato e imparato molte cose, soprattutto l’ubbidienza e la sottomissione.
Pensavo a quelle parole: “Cerca di evitare punizioni...” Era la prima volta che sentivamo quella parola, punizione, ma Stefy l’avrebbe conosciuta molte volte e bene.
Sembrava quasi che Corinne la volesse avvisare, di qualcosa che le sarebbe successo dopo, ripetendo quella frase.
Corinne si avvicinò con una bacchetta di canna di bambù in mano, la fece ruotare e la scrutò, poi dandole due colpetti sui fianchi con la canna disse: “Quando sei in piedi ferma, ricorda!!... Sempre gambe a larghe!!... Mai chiuse o avvicinate... E le labbra in suzione, pronunciate, da bocchinara... e mani incrociate dietro la schiena.”
Poi le girò attorno, come se la ispezionasse: “I capelli tienili in ordine, bloccali con dei fermagli. Ricorda!!... Non voglio vedere riccioli che scendono o che si muovono. Capezzoli turgidi e soprattutto sguardo umile, non ti voglio vedere assolutamente con quell’aria superba e arrogante che ogni tanto ti viene...” Ripetendo... “Ricordaa!!... Cerca di evitare punizioni!”
“Sono stata chiara??” Chiese Corinne... “Oui madame.” Rispose Stefy.
“Adesso vai di là, incomincia a lavare i piatti e poi a lucidare la cucina. Dopo andrai a lavarti e a metterti come ti ho detto.
“Stasera a cena ci servirai!!... Nuda!!…” Le ordinò.
Stefy si voltò per eseguire, ma lei la richiamò, colpendola con la canna sulle natiche facendola sobbalzare, si rigirò e la guardò. Corinne chiese: “Cosa hai dimenticato?” ... Stefy non sapeva cosa rispondere, non capiva.
Le arrivò un altro colpo di canna tra il gluteo e il fianco che la fece sussultare...
“Come ti devi comportare?” ... Disse Corinne.
Stefy era silenziosa e intimorita... Corinne batteva la canna sull’altro palmo della mano e la osservava negli occhi, aveva uno sguardo cattivo, autoritario... e ripeté: “Devi rispondere sempre… ripeto sempre!!... Oui Madame!!!... Sì Signora!!... Hai capitooo??...” Urlò: “Dillo come ti pare, in Italiano o in francese, ma devi dirlo e devi chiedere sempre il permesso per qualsiasi cosa vuoi fare, se no sarai punita, incalzò ripetendo... Capitooo??”
“Sì Signora” … Rispose Stefy. con voce esitante e intimorita. Con il suo permesso si rigirò e si avviò.
Tornata in cucina, iniziò a lavare i piatti, le pentole, lucidare e asciugare, tutto di sei persone quante eravamo state noi. Erano stoviglie e pentole di due giorni.
Pulì i ripiani, il frigo, lavò il pavimento, tutti lavori che non era abituata a fare, molti non li aveva mai fatti, avendo noi a casa la colf che preparava e riordinava tutto.
Alla fine, era esausta, sudata, unta, per lei fu una umiliazione e un supplizio, pulire gli avanzi degli altri, sentire quegli odori di rimanenze che stavano andando a male, ma lo fece.
Verso sera arrivarono Stephen e Daniele, portando delle grosse teglie con la cena già pronta, preparata al ristorante vicino, era solo da dividere in porzioni, da mettere nei piatti e da servire.
Nell’attesa dell’arrivo della coppia di ospiti, Stefy su ordine di Corinne andò a prepararsi.
Tornò seminuda, su scarpe nere con tacco alto, i capelli lunghi neri tenuti da fermagli che non si notavano, una crestina da cameriera in pizzo bianco a metà capo tra i capelli; un reggicalze e calze nere che evidenziavano e risaltavano il suo splendido sedere e le sue gambe, lunghe e affusolate. Era di un sexy favoloso. Il sesso spoglio come quello di una giovinetta, nudo, mostrava gli anelli che luccicavano sulle sue labbra. Il seno pieno e gonfio scendendo si girava in alto, con capezzoli rosa e turgidi.
Era truccata in viso volgarmente, come una puttana. Le labbra grosse e sporgenti. Era ricca di quel profumo dolce e intenso di Corinne, che oramai era diventato anche il suo.
Ferma in posizione da schiava, gambe larghe, braccia incrociate dietro, labbra in fuori e lo sguardo fisso in avanti attendeva le disposizioni, come una vera serva.
Corinne la chiamò in camera sua, dove le mise un collare nero, come i capelli, di cuoio, borchiato con pietre colorate che luccicavano ai riflessi della luce. Poi la fece piegare in avanti, le allargò le natiche e le introdusse nell’ano un plug, un cuneo anale di forma ovale, di metallo, con la parte esterna con un brillante rosso. “Un bijou d’anus” … lo chiamò Corinne. Era molto grande il cuneo anale, lo aveva lubrificato ma introdotto a fatica e Stefy ne provò dolore e sensazione di freddo all’introduzione; fastidio nel sentirlo dentro nel retto e nel muoversi, si sentiva piena.
Corinne intuendo, le disse: “Lo terrai finché te lo dirò io! La prima volta sentirai senso di pienezza e una sensazione di stimolo ad andare di corpo, ma poi passerà, ti ci abituerai vedrai, prima di stasera ti piacerà averlo e sentirlo dentro te. Potrai avere un po’ di mal di pancia, dovuto all’aria che circola nell’intestino e che non potrà più uscire. Un po’ di dolore ti farà bene... la tratterrai!... Per qualsia altro bisogno o necessità impellente, mi chiederai il permesso.”
“Capito!?”
“Oui madame” Rispose Stefy con il viso sofferente da quell’oggetto nel suo ano.
“Adesso girati davanti!!” … Stefy ubbidì e lei le agganciò sugli anelli delle piccole labbra due pesi di 20 gr ciascuno, legati a una piccola catenella di pochi centimetri, come ciondoli; che spinsero verso il basso e di conseguenza, allungarono subito in modo spropositato le labbra vaginali.
Era eccitante vederla così, con quei due pesi in mezzo alle gambe, che la costringevano a camminare con le gambe divaricate, dondolando e urtando tra loro.
“Il peso è sotto la media, anche se l’inanellamento è recente non ne soffrirai.” Disse Corinne.
Nel frattempo arrivò Antoine con una coppia, anche loro sulla sessantina, molto eleganti e raffinati. Antoine mi presentò agli ospiti come se fossi un suo amico Italiano, dicendomi che monsieur Alain era un vecchio master e poi rivolto a Stefy disse: “Questa è ES la mia schiava!!
Saluta i signori ES!!” La esortò.
Stefy si avvicinò e fece un mezzo inchino con il capo dicendo “Bonsoire madame… Bonsoire Monsieur.”
Erano Alain e Claudette.
Lui era una persona gradevole all’apparenza. Mi disse: “Ho saputo da Antoine che è sua moglie questa bella schiava!” Annui con la testa. “Complimenti!!” Assurdamente lo ringraziai dei complimenti e aggiunse: “Bravo!! Bravo!!... Ha fatto bene ad affidarla a lui per sottometterla. Mi ha raccontato… sa!!... Vedrà che la trasformerà!!... Ne sarà contento e soddisfatto!” ... Poi si girò e si mise a parlare con Daniele.
Guardai la sua compagna o moglie Claudette, era una donna alta, magra, ben tenuta, capelli grigi e corti, mi colpirono le mani, dita affusolate con molti anelli. Un bel viso curato e ben truccato, non volgare.
Poi Corinne ordinò a Stefy di preparare la cena per poi servirla, mentre noi chiacchierammo un po’, accomodandoci a tavola…
Ci sedemmo e iniziammo a cenare.
La guardavo seminuda servire… era bellissima in calze e reggicalze nero, risaltare sulla sua pelle chiara. Era eccitante con il collare nero, i tatuaggi, gli anelli con i pesi e il plug nell’ano, dove si vedeva esternamente una sfera con una pietra rossa brillare, sembrava una pornoattrice.
Iniziò e continuò a servire, era brava e ubbidiente, ma inesperta, fece degli errori.
Faticava a camminare sui tacchi con il bijou d’anus nel sedere.
Rovesciò anche un bicchiere sulla tavola, macchiando di vino la tovaglia.
Fece degli errori grossolani, Corinne guardando Antoine glieli fece solo notare, mentre Stefy si scusava subito dell’errore, ma non le dissero nulla, proseguimmo la cena fino alla fine.
Al termine ci alzammo, vidi gli altri che chiacchieravano con gli ospiti, sorridenti e divertiti.
Poco dopo Corinne la chiamò.
“Sì Signora” Disse la voce di mia moglie esitante, appena giunta.
“Togliti subito!!... Calze e reggicalze!”
Stefy ubbidì!
“Appoggiati e piegati in avanti.” Le ordinò.
Lei lasciò i piatti che aveva in mano e stava portando in cucina e si chinò in avanti appoggiandosi con le braccia sullo schienale di una sedia…
Corinne enunciò: “Sarai punita per gli errori che hai commesso nel servirci, ma soprattutto per la tua arroganza e la tua superbia e accetterai la giusta punizione...”
Ci fu silenzio. Corinne la guardava in attesa di una risposta. Poi Stefy disse con voce esitante: “Oui madame!... Je accept!!”
Daniele passò una frusta all’ospite, che iniziò a parlare con Stefy dicendo:
“Il castigo è giusto e meritato. Arroganza e superbia sono peccati capitali. Questa è la riparazione degli errori che hai commesso, per questo sarai punita…” ...
Stefy sbarrò gli occhi e tirò su la testa a quelle parole e nel vederle in mano la frusta, questo non se l’aspettava. E nemmeno io.
Mentre Daniele e Stephen uno per parte le legavano con una corda i polsi allo schienale della sedia.
Ero stupito e preoccupato anch’io, cosa le volevano fare?
Corinne mi guardò sorridendo, annuendo come a rassicurarmi.
Poi Alain continuò: “Mi è stato detto, che sei una novizia e che non hai ancora avuto la gioia di provare il flagello erotico... Visto che è la prima volta, ti spiegherò alcune cose che una buona schiava deve sapere.”
Ascoltavamo in silenzio, io con apprensione, ma anche con interesse e curiosità.
Proseguì!
“L’arte sadomasochista del flagello erotico attraverso l’uso di fruste, ha le sue radici nelle penitenze religiose, nelle punizioni criminali e nei metodi di tortura, anche se in questo caso il fine delle frustate è ben diverso: non la tortura, ma il piacere erotico.
L’obiettivo principale del flagello erotico è procurare dolore, quest’ultimo però non deve superare un determinato grado e deve essere eseguito ad un ritmo adeguato che permette al corpo di trasformare questo dolore in piacere.”
Poi rivolgendosi a me, come se fossi un suo allievo, disse: “Stia attento lei!... Non si distragga!!... Ascolti e impari!!”
Proseguendo:
“Vuole sapere quanti tipi di fruste esistono?... Tantissime e in tantissimi materiali diversi!... Esistono vari tipi di fruste, i cosiddetti gatti, fatti di molte code, più o meno corte, come questa... il gatto dalle nove code. Quelli fatti di una sola lunga coda, gli scudisci, per i più esperti. Poi ci sono i frustini, in stoffa, di canna di bambù, da equitazione, c’è la classica frusta in cuoio, in lattice o nylon intrecciato, in gomma, rigida., Puoi frustare anche con una cintura o uno straccio bagnato in mancanza d’altro.”
Stava tenendo una lezione, una dissertazione sulle fruste e il loro uso, ne era un conoscitore, si capiva dal modo come spiegava.
Stefy ascoltava impaurita, nuda, ferma in quella posizione., il suo supplizio era già iniziato ad ascoltare quelle parole.
Continuò!
“Nel caso dei gatti, la cosa più importante è il materiale e lo spessore delle strisce che lo compongono; l’ideale è che siano di cuoio morbido, pelle scamosciata, gomma o cotone intrecciato.
Le sensazioni che provocano sono molto diverse, la gomma e il cotone intrecciato provocano un dolore più pungente e acuto, mentre il cuoio e la pelle scamosciata sono più morbidi e sono necessarie più frustate per produrre lo stesso effetto.
“Guardandomi disse:
“I gatti sono relativamente semplici da utilizzare, basta qualche lezione e un po’ di pratica, le fruste lunghe invece sono più complicate da usare e richiedono delle lezioni da parte di una persona qualificata, come potrei essere io... I frustini, sono una via di mezzo, bisogna fare attenzione però, perché segnano la pelle molto più dei gatti.”
Stefy ascoltava quella lezione, incredula che potesse subire anche quello, le si leggeva in viso la paura di essere frustata. Chiedeva di essere perdonata, che non sarebbe mai più stata arrogante e superba, ma umile e sottomessa.
Ma Alain continuò!
“Bisogna ricordare sempre, che deve essere comunque un gioco, un piacere per entrambi, il fustigatore e la fustigata.”
Poi proseguì: “Come frustare?... Ovviamente la pratica aiuta, si può partire prima facendo scorrere dolcemente il gatto sulla pelle, come ad accarezzarla, farle sentire il brivido... Come sto facendo io ora con ES, per poi passare a fustigare, dapprima lentamente, poi sempre più forte, con vigore. Il segreto sta nel tenere un ritmo fluente e poi mantenerlo. Cadenzato.”
Poi aggiunse: “La schiava ES, essendo novizia, proverà per la prima volta un modo nuovo e perverso di godere, il sentire piacere sulla pelle assieme al dolore.
Avvicinatosi a Stefy, con abilità iniziò a colpirla sui glutei, prima lentamente, leggero, quasi dolcemente, per poi proseguire in modo continuo dandole colpi decisi e ritmati. In modo, costante e intenso, sempre cadenzati.
Stefy iniziò a sentire il bruciore sulla pelle, diverso da quello delle sculacciate, più intenso e profondo, un dolore caldo a tratti piacevole; iniziava a muoversi a cercare di divincolarsi dalle corde a spostare il sedere per evitare i colpi, che inesorabilmente le arrivavano.
La sua pelle sui glutei, da bianca iniziò ad arrossarsi sempre più intensamente con delle strie più scure, lei iniziò a muoversi, a dimenarsi; mentre Claudette, di fianco a lei accarezzandole il seno e la vulva, le introdusse il suo dito lungo e nodoso in vagina, iniziandola a masturbare …muovendolo velocemente su e giù, praticandole un vero e proprio ditalino veloce, senza toccare il clitoride inanellato.
Stefy iniziò ad avere sul viso espressioni diverse, sofferenza e piacere, miscelava il bruciore della pelle al piacere della masturbazione. Fu una miscela esplosiva per lei che non aveva mai provato quelle sensazioni. A braccia tese, piegandosi, si inarcava, non riuscendo io a capire se era il piacere del ditalino o le frustate che riceveva a farla muovere così... soffriva, provava dolore, ma le piaceva anche, sembrava godesse.
Ansimava, i capezzoli nelle mammelle penzolanti erano turgidi e dritti, accarezzati in continuazione con capacità da quella vecchia signora, che le stringeva, pizzicava, schiaffeggiava. Continuando tutti e due imperterriti, uno a frustare, l’altra a masturbare.
Stefy provava gusto … e loro continuavano.
Poi Antoine fece un cenno ad Alain, l’uomo smise di frustarla e chiamandomi esclamò: “Continui lei!!”
“Come!!... Continuo io??” Dissi sorpreso. “Non sono capace!!... Non voglio!!!” …Risposi impaurito. “Io!!... Io non so!!... Non ne sono capace! Ho paura di farle male, è mia moglie!!”
“Su!!... Provi!!” Rispose deciso, mettendomi la frusta o il gatto, come diavolo si chiamasse... in mano, e prendendomi il braccio me lo fece alzare a livello del fianco, all’altezza del suo sedere.
Esclamando: “Su!!... Su!... ES lo vuole stia tranquillo, è eccitata… non vede!?”
E rivolgendosi a lei.
“Guardi ES, che adesso la fustiga suo marito.”
Era tutto assurdo, strano. Lei era piegata con il sedere alto e leggermente striato, stranamente immobile, come se fosse in attesa della continuazione.
In mezzo ai glutei brillava la pietra colorata, la parte esterna del plug “le bijou d’anus”.
“Così la deve colpire!” Esclamò Alain mettendosi dietro di me prendendomi per il polso e accompagnandomi per le prime frustate.
Iniziai, timido, facendomi guidare il braccio da lui.
Dopo qualche colpo, lui si staccò da me, lasciandomi il braccio libero e da solo a frustare.
Proseguii lentamente con paura, con movimenti dolci e colpi leggeri per non farle del male.
Ma loro mi incitavano: “Dai!! ... Più forte!... Più veloce!... Dai!!... Mantieni il ritmo e l’intensità, dai!! Se la fustighi forte gode!... Non avere paura!”
Sudato e accaldato, sotto l’incitamento, iniziai a colpire più forte e veloce, Stefy si muoveva, muoveva il sedere, si dimenava e io la colpivo sempre più forte.” Mi ritrovai in una situazione perversa... Mi piaceva!!… Mi piaceva frustare… frustarla... Dioo!!... Che mi stava succedendo? Mi attraeva fustigarla, ne provavo piacere e piaceva anche a lei riceverle.
Vedevo il suo gluteo con il fiore e il serpente, segno del peccato e della lussuria e lo colpivo più forte… con eccitazione.
Il suo sedere stava diventando più rosso e acceso.
Antoine mi disse di non fustigare sul tatuaggio, ma di scendere sul retro cosce e lo feci, eccitato inizia a colpirla dietro le sue bianche cosce, ero infervorato, sudato; mi era venuta l’erezione e mi pulsava dentro i pantaloni, scoprii che godevo a frustarla... Se ne erano accorti anche loro e mi incitavano di più, mentre Stefy gemeva di dolore e piacere. “Scendi sulle gambe ora!... Sui polpacci … frustala anche lì!” Mi esortava.
E mentre lo facevo continuava: “Ora sui fianchi delle cosce... dai!!... Su!... Adesso piegati!... e colpiscila anche sul davanti… forza!! Ora alzati!... Vai su!!... Senza fermarti... frustala sulla schiena dai!!” …
Sudavo!... Ero accaldato ed eccitato. Lei si contorceva sotto i miei colpi, sia per il dolore che per il piacere, ma non mi interessava per quale motivo lo facesse... mi piaceva fustigarla e questo mi bastava.
La punivo!! La stavo punendo perché si era lasciata diventare schiava, perché godeva ad esserlo, perché mi aveva tradito con altri uomini, la punivo di tutto... perché la colpa era sua!! Solo sua!!... Non doveva accettare il gioco, anche se io insistevo. La punivo!... E sudavo!... E godevo nel farlo!
A un certo punto Corinne mi fermò, Claudette, smise di masturbarla e si allontanò, mentre Stefy segnata dai colpi, era lacrimante e gemente. Lei le si avvicinò e con la mano le tolse, provocando un rumore sordo, il plug dall’ano, le bijou, sentendone uscire un suo soffio d’aria intestinale, incitandomi:
“Inculala!!... Dai!!... Muoviti... inculala ora!!”
Ero sconcertato e impressionato da me stesso, da quello che provavo... da quello che stava accadendo.
Come un automa sbottonai i pantaloni e mi avvicinai al suo sedere rosso vermiglio. Corinne di fianco a lei, le aveva divaricato bene le natiche, l’ano era largo, ampliato dal bijou che aveva tenuto; appoggiai il glande e spinsi, entrò senza fatica, senza la minima resistenza, essendo il percorso già dilatato e lubrificato dall’introduzione del cuneo anale e iniziai a muovermi… avanti e indietro tenendola per i fianchi e inculandola.
La sentivo ansimare dal bruciore e dal piacere della frusta. Mentre iniziavo a sodomizzarla, allungai una mano sul seno e sui capezzoli, erano durissimi, sembravano di pietra. Glieli sfiorai, pizzicai e strinsi, come avevo visto fare agli altri. Scoprii che mi piaceva farlo e piaceva anche a lei riceverlo, mentre la sodomizzavo con ritmo e libidine.
Lei si muoveva, seppur non fossi dotato come René, le piaceva, accompagnava i miei colpi, con il movimento del suo bacino. Stavo inculando mia moglie… non riuscivo a crederci… la mia Stefy … dopo quasi 20 anni di matrimonio e le sue ritrosie, la sua moralità e la sua etica, ora la stavo sodomizzando. Continuai, con lei piegata, appoggiata e legata con i polsi sulla sedia… ansimante dal piacere e dalla sofferenza.
Sentii dire dietro le spalle:
“Dille che è una puttana!!... Una troia!!... Dai!!... Diglielo!!… Diglielo!! Che la stai inculando come una battona da strada.”
Lo dissi: “Ti sto inculando Stefy!! …Sei una troia… una puttana!!” …Lei in silenzio muoveva la testa e il sedere, godeva! Godevo io a insultarla... e lei ad esserlo.
Corinne avvicinatasi all’orecchio di Stefy le bisbigliò: “Ti tratta da puttana anche tuo marito... come una vera puttana. Vedi!!... Lo fa perché lo sei davvero!!... Senti!... Con quanta brutalità dopo averti frustata ti sta inculando.”
Poi portatasi davanti le mise la mano tra le gambe e passandogliela sul sesso, la alzò dicendo: “È bagnata!! È fradicia!!... È eccitatissima!... Oltre che inculata le piace anche essere frustata. Bene!! …E pensare che fino un paio di giorni fa eri ancora vergine lì dietro e mai avresti immaginato che ti diventasse così largo e che oggi ti inculasse trattandoti da battona anche tuo marito.” Disse ridendo.
La sodomizzai ancora poco, i suoi movimenti, il calore del suo retto, la mia eccitazione e gli insulti, mi fecero eiaculare subito, venni... le venni dentro, come Renè... A mia moglie.
“Svuotati bene!!” ... Disse volgarmente Corinne.
Lo feci, restai ancora un po’ dentro lei abbracciando da dietro il suo sedere, bello, caldo e morbido. Poi lo tirai fuori mentre Corinne le richiudeva subito l’orifizio con il plug. Si accorse anche lei che ero leggermente macchiato di feci sul glande.
Lo pulii con l’estremità inferiore della camicia... in fondo era materiale di mia moglie.
Corinne mi portò di fianco a Stefy, sudata, tremante e glielo fece leccare, pulire, dicendo: “Pulisciglielo!!”
Era già stato pulito con la camicia, ma glielo fece completare con la lingua.
E lei lo fece, non sapendo della striatura che avevo pulito.
Ero frastornato, incredulo, mi sentivo sporco ed eccitato, depravato e felice, perverso e gioioso, avevo frustato mia moglie e mi era piaciuto e anche a lei, e poi dopo tanti anni, l’avevo anche sodomizzata… e tutto questo mi era piaciuto, non potevo crederci.
Quello che ci facevano fare, piaceva anche a me.
Corinne facendola slegare e tirare su la guardò, aveva gli occhi segnati dalle lacrime che le avevano disfatto il trucco.
Poi come se fosse una bambina, le chiese davanti a tutti noi: “Da quanto tempo non vai di corpo?”
Stefy arrossì violentemente in viso… non se l’aspettava una domanda del genere, balbettò qualcosa che non si capì. Corinne ripeté: “Da quanto??”
“Tre giorni madame.” Rispose lei e per giustificarsi aggiunse: “Quando sono fuori casa, in vacanza o in un ambiente che non è il mio, divento stitica, mi viene l’intestino pigro, dovrei prendere qualcosa.”
“Ci penserò io domani a farti prendere qualcosa.” Disse ridendo e facendo ridere anche gli altri.
Lei era in piedi, nuda verso noi, osservai le labbra del suo sesso allungate dai pesi, luccicare assieme ai suoi anelli e agli umori che le avevano bagnate…
Mentre loro parlavano, mi avvicinai e la coprii con un asciugamano, tremava, le bruciava la pelle dalle frustate, si raggomitolò su sé stessa, mi fece tenerezza e l’abbracciai e lei si lasciò andare. La baciai in fronte e poi sulle labbra.
Corinne le disse di fare subito una doccia fredda e di mettere la borsa del ghiaccio nelle zone più arrossate, soprattutto il sedere, che poi le avrebbe spalmato anche una crema per le irritazioni. Mi proposi di aiutarla, ma non volle.
“Faccio da sola!” Rispose alla mia disponibilità.
L’accompagnò in bagno, mentre noi ci sedemmo ancora a bere qualcosa e a chiacchierare.
Si fece tardi. Gli ospiti si alzarono, salutarono e si avviarono in una camera, dove avrebbero pernottato.
Ci alzammo anche noi, restarono seduti solo Stephen e Antoine che mi salutò, facendomi così capire che dovevo andarmene, mentre Daniele mi invitava ad uscire con lui, lo feci controvoglia, non mi andava lasciarla dopo averla frustata, mi era venuto anche il rimorso. Pretesi di rivederla prima di allontanarmi.
Mi accontentarono, sulla porta del bagno la vidi nuda e bagnata, infreddolita, mi avvicinai e la baciai sulle labbra, ricambiato. Corinne mi invitò ad uscire e chiuse la porta dicendo: “La vedrai domattina., ora deve riposare.”
Scesi nella strada quasi deserta, camminando sotto la luce dei lampioni mi avviai in albergo.
Avrei aspettato la mattina dopo… il giorno nuovo e chissà cos’altro di depravante sarebbe successo e avremmo fatto. Mi assopii con quei pensieri e il viso di Stefy volgarmente truccato e sfatto dal pianto.
Ero certo che il cammino intrapreso continuava, e chissà quali altre esperienze, tirocini e noviziati l’aspettavano.
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