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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA

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VIETATO I MINORI DI 18 ANNI.

CAP. 21 DULCIS IN FUNDO (La moglie puttana)

 

“…vidi delle donne che passeggiavano... erano prostitute, battone, ci avvicinammo e lui fece

mettere Stefy sul marciapiede tra loro...”

 

 

31 Luglio, fine della vacanza.

 

Quel mattino mi ero svegliato felice ed ero sicuro che anche per Stefy lo fosse, era l’ultimo giorno e l’ultima notte che avremmo trascorso in Costa Azzurra, la mattina dopo sarebbe finita la vacanza e saremmo partiti per l’Italia.

Passammo quel pomeriggio al mare, nella spiaggia dell’albergo, con Stefy meravigliosamente bella, seminuda, con solo quel piccolo mini slip dorato che le copriva solo il sesso, i tatuaggi in vista e sulla pelle ancora i segni delle corde della sera prima che stavano scomparendo.

Nessun accenno nei discorsi a quello che era avvenuto la notte prima eppure tutto sommato, era stata una bella serata, fantastica e surreale.

Il pomeriggio trascorse tranquillo, solo una battuta di Antoine a Stefy ci fece capire che tutto sarebbe finito presto. Stefy chiedeva a Corinne della lingerie italiana, ma rispose lui dicendole: “Domani a quest’ora sarai già in Italia, a casa e l’acquisterai là!” E nient’altro.

Quella frase comunque ci aveva riempito di gioia come due bambini.

Il mio sguardo felice incrociava quello di Stefy che sprizzava contentezza.

Cenammo a casa di Corinne, quella sera Stefy era bellissima aveva un miniabito tubino rosso che la rendeva molto sexy esaltando le sue forme mature e a stento riusciva a tenere il seno dentro che era cresciuto involgarendola piacevolmente.

Quella sera le avevano messo un collare di metallo chiuso con un lucchettino, molto fine e bello, le avevano fatto indossare calze e reggicalze rosse come il vestito, ma senza slip e reggiseno. I sandali altissimi, rossi anch’essi fasciavano i suoi piedi aperti davanti per lasciare fuoriuscire le dita con le unghie smaltate.

Truccata e ingioiellata con chincaglieria, che però attorno al suo viso e sul suo corpo, dava un tono di volgare signorilità.

Stefy era seduta a tavola con noi, senza plug e bijou all’ano o pesi vari agli anelli delle labbra vaginali, oramai non ne aveva bisogno, la trasformazione anche anatomica era avvenuta, aveva una vulva slargata e slabbrata con le labbra ingrossate e tutte protruse all’esterno.

“Altro che plastica ci vorrà!” Pensai.

Il seno, aumentato quasi di una taglia e mezza per via dello stimolatore e delle compresse ormonali a base di erbe che prendeva regolarmente tutti i giorni, glielo avevano ingrossato parecchio, al punto che si era messo a produrre il latte.

E poi che dire del suo ano?... Largo ormai quasi quanto la vagina.

E la pelle?... I tatuaggi l’avevano involgarita rovinando per sempre la sua cute candida e morbida, rendendola oscena e colorata. Gli anelli alle labbra vaginali e al clitoride, slabbrandole, le avevano cambiato l’esteriorità della vulva, con lunghe e voluminose piccole labbra, che fuoriuscivano prepotenti dalle grandi, mostrandosi come ali; come le chiamavano qui in Francia: “La chatte aux ailes de papillon.” (La figa ad ali di farfalla.) Che si diceva fossero le più belle e desiderate.

Non era più la moglie sensuale e dolce, ma una donna volgare e aggressiva. Non più affascinante, ma dissoluta e immorale. Oramai era come la volevano loro, l’avevano trasformata, la metamorfosi da signora per bene a donna perversa e depravata era avvenuta. Aveva acconsentito a tutti i loro voleri e giochi sessuali, d’altronde non poteva fare diversamente.

Aveva fatto e provato tutto, le umiliazioni, le punizioni, come i piaceri e i godimenti, si era ed era stata data a donne e a uomini, a ragazzini e a vecchi, nani e negri, per non parlare degli oggetti che aveva ricevuto nei tre suoi fori naturali davanti e dietro e in bocca. Ea diventata una cagna come voleva Antoine...

Dopo aver cenato, parlando di cose futili e del più e del meno Antoine ci invitò ad una serata e nottata particolare che, come disse lui: : “ Sarà in onore di ES e finirà con i botti.”

Ero stupito e preoccupato, cos’altro aveva in mente per l’ultima serata? I pensieri mi giravano in testa, ma accettai… proprio perché era l’ultima.

Al termine uscimmo passeggiammo un po’, poi salimmo in auto e ci portò in giro per la Costa Azzurra, in varie cittadine diverse a bere in qualche locale tipico e a passeggiare come vecchi amici sui lungomare o nei carruggi, io a fianco di Stefy che era tenuta al guinzaglio da Antoine.

Dopo la mezzanotte, ripartimmo con l’auto e si diresse in una zona periferica di Antibes, rallentò e accostò in un viale alberato spegnendo il motore.

Corinne chiese brutalmente a Stefy di scendere, dicendo chiaramente che avrebbe dovuto passeggiare sul marciapiede e prostituirsi.

Stefy restò sorpresa e in silenzio, il sangue le si gelò nelle vene, non ci aspettavamo un finale del genere, pensavamo ormai che la serata fosse finita così con quella passeggiata. Invece continuava.

Io obbiettai: “Come prostituirsi? Lo ha già fatto!... Si è già prostituita, si è fatta anche pagare nella toilette della discoteca con i due ragazzini.”

“Sì!!” Rispose Daniele ironico: “Ma non ha mai battuto per strada.”

“Come!... Battere per strada?” Pronunciai … 

“Sì!!... Prostituirsi!” ... Rispose lui ridendo stupidamente.

Restai sbalordito, ero incredulo a quelle parole, probabilmente parlava in vece di Antoine e proseguì dicendo:

“Questa è l’ultima notte che sarai ancora con noi ES, stasera ci sarà il tocco finale, la consacrazione al tuo status di schiava e puttana.”

Antoine intromettendosi nel discorso guardando me e Stefy disse serio:

“Credete davvero che l’ho educata, trasformata, vestita come una puttana, una battona solo per farla sfilare al mio fianco e mostrarla agli amici?... Oppure per farle fare qualche giochetto sessuale?... Nooohh !... “Proseguì:” Il suo compito è di essere quello che appare. Cosa fanno le puttane?” Esclamò rispondendosi da solo. “Si prostituiscono, battono, e lei farà lo stesso.”

Restammo ammutoliti, non riuscivamo e non sapevamo cosa rispondere, Corinne era sorridente.

Stefy restò silenziosa, impassibile, anche se per un attimo colsi un velo di preoccupazione e timore sul suo viso.

Mi guardai attorno.

Ero confuso e allo stesso tempo eccitato nel pensarla in mezzo ad una strada ad atteggiarsi come una puttana per vendere il suo corpo, la sua figa, quel corpo e quella figa da signora per bene, da borghese bresciana e ora da puttana.

Solo che quella mia eccitazione non sarebbe restata solo frutto di immaginazione, ma sarebbe diventata realtà, un’eccitazione perversamente legata al vederla battere davvero anche quando saremmo ritornati a casa.

Esclamai qualcosa d’istinto a Stefy, di non farlo, di rifiutarsi, ma lei non mi rispose.

Si vedeva che non se l’aspettava una conclusione del genere ed era irritata, ma invece di reagire, di ribellarsi, restava passiva e silenziosa a subire, a ubbidire, ad aspettare l’evento; scaricando quella sua rabbia, quel disprezzo e il livore interiore non su Antoine o Corinne, ma su me, ritenendomi causa e artefice di tutto quello che le accadeva.

Le uniche parole che mi disse con tono sarcastico e mi irritarono furono di rancore e animosità:

“Ti ho supplicato tante volte di aiutarmi, di non iniziare questo gioco, di trovare una via di fuga, ma tu no…hai voluto farlo!... Ed io stupida a venirti dietro, seguirti per amore, fino a trovarmi con questo al collo!” Mormorò tirandosi il collare con un dito nell’occhiello continuando: “Senza che tu dicessi niente... Anzi!! Sei stato proprio tu a mettermelo la prima volta. Ricordi?”

Aveva ragione, non riuscivo a replicare a dire nulla ero costernato, in silenzio con il rimorso dentro di me. Proseguendo lei:

“Ora sono la sua serva, la sua schiava, il suo giocattolo.

Devo accettare tutto quello che mi chiede, ho firmato un contratto di sottomissione con lui, che scade alla fine della nostra vacanza, quindi domattina, fino ad allora è ancora il mio padrone. Mormorò con voce ferma e una forma di orgoglio quasi a volere dimostrare che era pur sempre una donna forte e di parola anche in quella situazione.

“Quindi!!... Ancora per poche ore è lui a decidere per me!” E con un senso di fierezza e presunzione aggiunse: “Non lo pregherò certo proprio ora per avere la sua benevolenza, visto che l’ho fatto tante volte senza ottenerla.”

“Brava ES!!” Rispose Antoine sorridendo: “Vedo che hai capito.”

La voce di Corinne ci richiamò alla realtà.

“Scendi!” Esclamò.

Stefy la guardò ancora, ma i suoi occhi non ammettevano repliche. Erano duri e freddi come le sue parole, al contrario quelli di Daniele che erano divertiti, quasi impazienti di vedere la sua reazione in quella circostanza, i suoi gesti a seguire la sua accondiscendenza.

Ma nello sguardo di mia moglie, nei suoi movimenti e parole, c’era paura.

“Qui?” Domandò Stefy guardandosi attorno nella semioscurità schiarita solo dalla luce dei lampioni.

“Sì qui! Scendi svelta, ti aspettano!”

Sul marciapiede opposto un gruppo di ragazze, più giovani di lei battevano già da molte ore.

Scese senza aggiungere altro, seguita da Antoine e da noi.

Si vedeva che quelle ragazze erano prostitute vere, ci salutarono... ci avvicinammo e Antoine fece salire Stefy sul marciapiede, sganciandole il guinzaglio, mettendola assieme alle altre.

In quel momento era diventata una di loro, merce sessuale in vendita.

“Qui la vendono per 50 euro …” Disse: “Fallo anche tu…”

Mi chiedevo chi erano quelle ragazze che salutarono Antoine e Corinne amichevolmente, fu solo dopo che seppi che erano puttane Rumene di un loro amico e che anche loro conoscevano Antoine e Corinne.

Stefy, instabile sui tacchi alti per l’inquietudine, non teneva bene l’equilibrio e barcollava camminando, aveva il timore e l’ansia di chi inizia qualcosa di nuovo e la mettevano tutta in agitazione.

La guardai. Così ora anche lei era al bordo della strada come le altre, scosciate e mezze nude.

“Che umiliazione!” Pensai: “Se lo sapessero i parenti e i conoscenti a casa!”

Lei era impacciata, non sapeva neppure dove mettersi, come atteggiarsi, non ne aveva idea.

Forse sotto il lampione?... Oppure più in là vicino al bordo del marciapiede?... Oppure restare assieme con le altre che le sorridevano? … Aveva perso la baldanza e l’orgoglio che aveva avuto in auto quando aveva risposto ad Antoine.

Doveva fare la puttana ora, la puttana vera, quelle che battono sul marciapiede, come quelle viste nei film o in qualche strada alla periferia di Brescia alla sera sfrecciando veloce davanti a loro con l’auto mentre tornavamo da qualche cena o dal teatro.

Ora lei era una di loro e le auto le passavano davanti guardandola.

Si sentiva umiliata, disonorata, come la prima volta che si dovette spogliare nuda davanti ad Antoine e salire in ascensore. Pensava che era meglio fare qualche gioco perverso come la sera precedente piuttosto che prostituirsi davvero.

Si guardò le spalle con la coda dell’occhio, vide l’ombra di Antoine, era ancora dietro lei.

Sentì il rumore di un’auto avvicinarsi, i fari lampeggiando la illuminarono.

Un brivido le percosse il corpo morendole fra i pensieri e le emozioni del suo orgoglio e della sua dignità. Quel senso di dignità, di amor proprio e senso dell’onore che ancora aveva in qualche angolo nascosto dentro di lei.

Fece un sospiro profondo, era in apprensione.

“Cosa succederà ora?” Mi domandai.

L’auto si fermò davanti al gruppo, il conducente le guardò tutte, i suoi occhi scrutarono anche Stefy, il suo corpo, partendo dai piedi per incontrarsi con il suo sguardo, scatenandole un batticuore fortissimo e un fremito di timore. Poi lo sguardo proseguì distogliendosi da lei, fermandosi sulla sua giovane vicina e scelse lei, una ragazza rumena di 18 anni, che salì in auto e ripartirono. 

Stefy ebbe un momento di sollievo, non era lei che voleva.

Antoine la fece uscire dal gruppo.

“Vieni!” Le disse. Lei ubbidì.

La mise sotto il lampione, scostata da tutte le altre e ben visibile alle auto che passavano lentamente a scrutare quelle lucciole.

L’aria era diventata fresca vista la tarda ora, Stefy d’istinto fece per coprirsi le spalle con lo scialle di seta, ma lui glielo impedì, glielo tolse e le chiese di iniziare a camminare avanti e indietro:

“Ti scalderai passeggiando se hai freddo!... Farai come tutte le battone, come fanno le tue giovane colleghe Rumene. Voglio che tu lo faccia sculettando come una puttana, tirando su la gonna e mostrando la tua bella fica italiana depilata con i suoi anelli che brillano agli automobilisti!! E mentre passeggi mostra bene il culo, gira su te stessa più volte che ti devono vedere tutto.”

Antoine voltandosi verso di noi, fece un cenno a me e Daniele di ritornare in auto. Cosa che facemmo sedendoci dietro, seguiti da Corinne che si sedette davanti. Restammo in macchina in silenzio come spettatori.

La guardavo mentre passeggiava cercando di adescare qualche automobilista, mentre io dentro l’auto, nella semioscurità, eccitato nel vederla in quella situazione, restavo a guardarla.

Le auto passando la illuminavano abbagliandola; la trovavo volgarmente incantevole, una situazione umiliante e perversa, ma troppo eccitante nel vederla così, era diventata... “Una puttana vera!”

Sentii la voce di Corinne davanti dirmi: “Allora che cosa si prova a vedere la propria moglie schiava di un padrone che le chiede di prostituirsi sul marciapiede e per umiliarla ancora di più le chiede di farlo davanti al marito?”

Restai in silenzio, non sapevo e non volevo rispondere, quella scena mio malgrado mi eccitava maledettamente. Mi piaceva vederla così. Ero in conflitto con me stesso, con i miei desideri, la mia morale nello scoprire che mi eccitava vederla lì con le altre ragazze battere il marciapiede e il non volere che fosse così, che lo facesse... mi dava una strana sensazione di angoscia, che nella mente a volte prevaleva una e a volte l’altra.

La strada allontanandosi dai lampioni diventava sempre più buia.

Stefy guardava il gruppetto delle Rumene che si dava da fare con un piccolo spogliarello poco distante da lei, senza il coraggio di imitarle, mentre davanti a loro passavano lentamente le auto dei clienti che fermandosi chiedevano il prezzo o facevano battute volgari. Lei se ne rimaneva in disparte, dove l’aveva messa Antoine che era poco distante da lei.

Nel frattempo un’auto rallentando per affiancarsi, le si avvicinò.

Stefy fece finta di niente e trattenne il respiro.

Ansiosa le girò le spalle fingendo di non vederla.

“Arriva un’auto!!” Le esclamò Antoine: “Sai cosa devi fare!”

Lei si mise sul bordo del marciapiede guardò Antoine che la osservava, chiuse un attimo gli occhi, vinse tutte le sue emozioni, il pudore e la dignità e tirò su la gonna, mostrando il suo gioiello depilato e liscio come aveva visto fare alle Rumene, offrendosi a sesso nudo inanellato alla vista delle auto. 

L’auto passò lentamente davanti guardandola, ma senza fermarsi, tirando solo un colpo di claxon alla vista delle grazie di Stefy.

Lei ritornò sui suoi passi vicino ad Antoine, felice per lo scampato pericolo, ma sapeva che era solo questione di tempo.

In quel momento io mi chiedevo eccitatissimo e in erezione: “E se l’auto si fosse fermata si sarebbe veramente prostituita mia moglie?”

Non aveva scelte vista la situazione.

Una voce irritata dietro lei esclamò: “Sei un disastro come puttana!... Non sei nemmeno capace ad adescare i clienti.” Era Antoine arrabbiato che la umiliava mortificandola e offendendola.

D’istinto a quelle parole misi la testa fuori dal finestrino e gridai difendendola:

“Non è una puttana vera! … Non puoi pensare che sappia fare tutto quello che gli chiedi. Non puoi chiederle di prostituirsi, non è una puttana!!”

“Sì che è una puttana vera!” Esclamò forte e seccato Antoine, aggiungendo: “E fra poco ne avrai la dimostrazione. Perché, cosa ti sembra vestita in questo modo, in mezzo ad una strada assieme ad altre cinque battone? Un’educanda?” ... Gridò.

“Guarda il look che ha, ti piace?... È più adatto, a una battona che a un’educanda, anche se penso che una puttana dovrebbe essere più convincente e calarsi meglio nel ruolo... non come fa lei!”

Adirato urlai a mia moglie di ricoprirsi e di risalire in auto con me. Ma non mi diede retta.

“Vedo che tuo marito ancora non ha ancora capito chi ti comanda. Vuoi ripetergli chi sono io fino a domattina?” Si rivolse a lei come se io non ci fossi.

“Il mio padrone! Rispose senza nessuna indecisione Stefy.

“Quindi se ti dico di passeggiare qui davanti e fare la battona, tu lo fai vero?”

“Sì!” Rispose lei esitando mentre sul marciapiede con quel mini abito stretto, mostrava nelle forme fasciate quasi tutto del suo corpo adulto e maturo.

A non conoscerla, sembrava una sconcia figura di puttana da strada.

Antoine le si avvicinò e le accarezzò il collo, passando le dita sul collare, facendo scendere la mano lungo la schiena fino al sedere, per prenderle la natica appieno con la mano e tastarla stingendola forte.

Lei restò immobile assecondando i movimenti del suo padrone, lasciandosi palpare il sedere, davanti alle ragazze rumene, probabilmente quel modo di fare lo eccitava:

“Hai un bel culo!” Esclamò Antoine.

Poi risalì e porto le mani sulle spalle, le abbassò le spalline del vestitino portandolo giù fino a scoprirle interamente il seno alla vista delle auto che passavano e delle battone vicino a lei che la guardavano sorridenti, notando che aveva il seno gonfio e i capezzoli dritti e duri, segno che quella situazione la eccitava.

Se ne vergognava, ma era così purtroppo, era anche eccitata.

“Guarda!” Disse Daniele: “Si è eccitata anche a fare la puttana.” Corinne sorrise compiaciuta.

Stefy non tentò neppure di ribellarsi al gesto che fece Antoine esponendole le mammelle come merce da vendere e dopo un primo attimo di smarrimento guardando le sue nuove colleghe iniziò a passeggiare lungo il marciapiede come le aveva chiesto di fare Antoine con il seno fuori.

In alcuni momenti sembrava perfettamente calata nel suo nuovo ruolo, quello della battona.

Il passaggio delle auto e i loro fari, illuminavano la sua immagine ancheggiante, facendo notare il dondolare della borsetta che teneva a penzoloni in mano.

“Fortunatamente non si fermano.” Pensai, ero eccitato, mi piaceva la situazione e vederla così, ma avevo timore che si prostituisse davvero, quello non era più un gioco.

“Solleva di più la gonna!... Fai vedere la tua bella fica italiana.” ripeté la voce di Antoine in francese: “Guarda come fanno le tue colleghe e impara. Fai vedere bene le gambe, fatti vedere sotto come sei fatta. Devi venderti capito!” Gridò.

Ubbidì. 

Il tempo scorreva con le auto che passavano Stefy oltre a eseguire e atteggiarsi battona in alcuni momenti con piacevolezza ed eccitazione, in altri era pensosa, combattuta dentro con la sua dignità e il suo orgoglio che le chiedevano di ribellarsi a quella situazione come alle altre precedenti a cui era sottostata.

Il suo viso alternava momenti di serietà a frivolezza ed eccitazione. Nei momenti di serietà era probabilmente in preda ai ripensamenti, al rimorso a un rigurgito di onorabilità e rispettabilità e stima per sé stessa, probabilmente pensando a cos’era realmente nella società e nella vita a Brescia, e a un certo punto cercando di ricoprirsi esclamò:

“Non ci riesco, non posso!” Con voce bassa, soffocata dal deglutire la saliva, con gli occhi umidi che brillavano riflettendo la luce dei lampioni.

Altre automobili intanto passavano, mentre i conducenti la guardavano.

“Dai su!... Non lasciarti andare al rimorso e ai sensi di colpa proprio ora che sei cambiata. Riprovaci! Arriva un’altra auto, dai, incomincia a muoverti sculettando. Dai… che sei brava!... Passeggia!!” La esortò Antoine con voce autoritaria.

Lei era tentennante e timorosa, lui alterato e impaziente dei cambiamenti di umore di Stefy e esclamò:

“O fai la puttana da sola questa sera o te la faccio fare io a suon di sberle!” ... Ci fu silenzio a quelle parole, Stefy restò immobile, lasciando scendere la gonna a coprirsi.

“Solleva di nuovo subito e fai vedere la figa agli automobilisti, non farla scendere o te la strappo e ti faccio battere nuda, senza niente addosso. “L’avvisò Antoine. I clienti devono osservarti bene la figa e il culo quando passano. Devono vedere cosa comprano! Avanti cammina!... Sculetta sui tacchi, lo stavi facendo bene, lo sai benissimo come cammina una puttana!”

Stefy intimidita dalle parole riprese a muoversi mentre lui la incitava a sollevare di più la gonna.

Come un automa ubbidiva, la tirò su fino a quasi all’ombelico. Restando scosciata, calze e reggicalze rosse a vista.

Era irriconoscibile, per un momento la pensai come era prima, la moglie seria, bella, bionda e morigerata di quando eravamo arrivati, ed ora invece era oscenamente una battona che sculettando andava avanti e indietro senza più alcun ritegno e decoro… cercando di vendersi il corpo.

“Ora mettiti sotto il lampione e cammina, fatti vedere bene. Cammina fino alla panca, voglio che vedano bene il tuo meraviglioso culo carnoso, poi ti giri e gli mostri la fica.” Le ordinò.

Un brivido perverso mi arrivò al cuore a quelle parole. Oramai non avrei più potuto fare niente per impedire che accadesse l’evento.

Lei mi guardò attraverso il finestrino e incrociò il mio sguardo abbassando gli occhi senza dire una parola, capii che si vergognava, non avrebbe voluto fare quello che stava facendo, ma non si poteva fare niente per impedirlo e si espose davanti ai fasci di luce dei fari delle auto che passando la illuminavano completamente.

Un’auto che stava arrivando l’abbagliò e illuminò forte rallentando, lei per istinto si coprì il sesso e le tette con il braccio, in un inconscio riaffiorare di pudore. Ma si fermò dalle ragazze a contrattare.

Nella perversità della situazione mi sentivo eccitato a quella scena, a vederla così, sacro e profano assieme, volente e nolente, mi toccai il pene, l’avevo eretto e durissimo.

Un’altra auto passò lentamente davanti alle rumene, superandole e fermandosi davanti a lei… Stefy sembrava paralizzata da quello che sarebbe potuto accadere, non parlava, tutti la guardavano, c’era silenzio, rotto solo dalla musica del cd dell’auto che usciva dal finestrino abbassato.

Il conducente chiese: “Quanto?” Stefy non rispose, come paralizzata era in silenzio. “Quanto vuoi?” Richiese.

Era arrivato il momento, quel momento tanto temuto da Stefy e da me.

A quelle parole il sangue le si gelò nelle vene e l’adrenalina incominciò a scorrerle e a pompare più forte il cuore fino a farglielo sentire battere in gola. Fu presa da ansietà e timore che cancellarono ogni suo pensiero logico e razionale.

Stefy guardò Antoine, non era più un gioco ora, era la prima volta che le succedeva questo, che doveva prostituirsi per denaro in una strada di periferia, non sapeva come comportarsi, non lo aveva mai fatto e io non volevo lo facesse... e dentro la sua coscienza anche lei.

D’istinto abbassai il finestrino dell’auto in cui ero seduto e urlai in un estremo tentativo di rompere e impedire tutto:

“No Stefy!! Questo no!!... Questo non lo puoi fare.!” ... Ma fu peggio.

Antoine guardandomi male si avvicinò al guidatore sorridendogli amichevolmente, dicendo:

“Dovete scusare monsieur, è la prima volta che madame batte e il marito non vorrebbe.”

L’auto avrebbe potuto andarsene a quella frase, ma restò ferma.

Il guidatore a quelle parole non si fece scrupoli, si eccitò di più a sapere che era la prima volta per Stefy e io ero il marito che non voleva che si prostituisse e iniziò a scrutarla bene.

“È brava!... Sa fare tutto!” Disse Antoine al cliente, mentre immobile piegato sul sedile del passeggero la guardava attraverso il finestrino.

Come ad un mercato delle schiave Antoine disse a Stefy di camminare e di ruotare su sé stessa per mostrarsi bene: “Al signore!”

Fece qualche passo poi ancora l’ordine sempre categorico di rigirarsi. Poi si rivolse al cliente chiedendo se fosse di suo gradimento, aggiungendo quasi a volerla ulteriormente umiliare: “Non è una puttana qualunque! … È la moglie per bene e fedele di quel mio amico Italiano in auto, che ha accettato di pervertirla fino all’eccesso. Solo che ogni tanto ha dei ripensamenti.”

“È italiana anche lei?” Chiese il conducente interessato.

“Oui monsieur, est une nouvelle salope italienne. Italiana pura, di razza, del nord Italia. Una signora borghese dai bei modi e di buon ceto sociale.”

Tutto questo eccitava di più il cliente e Antoine lo sapeva.

Mentre Stefy ruotando mostrava il sedere pieno e i fianchi alti e adulti all’uomo.

Ormai era quasi nuda, solo con reggicalze e calze e il vestitino quasi arrotolato che le copriva solo il ventre, su un marciapiede per essere venduta a uno sconosciuto per uno squallido rapporto sessuale in auto.

Il cliente eccitato ridisse guardandola: “Quanto allora?”

Stefy restò smarrita, non aveva mai pensato ad un prezzo per sé stessa, per il suo corpo e per quello che sapeva fare sessualmente, non sapeva cosa rispondere... Antoine le aveva detto di chiedere 50 euro come le rumene, ma fu Antoine stesso vedendo l’interesse del cliente con il capo quasi fuori dal finestrino a rompere quel silenzio glaciale con sottofondo musicale che usciva dallo stereo dell’auto, dicendo: “100 euro monsieur, fa tutto! Fica, culo, bocca!” ...

L’uomo le guardò bene le gambe da vicino, il suo sesso nudo e depilato e il bel viso volgarmente truccato esclamando all’improvviso:

“Va bene!!... Sali!!” 

Allungandosi di più con il braccio sul sedile di fianco, aprendole la portiera. 

Stefy fu presa alla sprovvista, per un attimo restò priva di reazione, titubante, guardò Antoine e si guardò attorno. Capì che il gioco era finito, doveva andare, non era l’atto sessuale a umiliarla, ma il prostituirsi, il vendersi, sapeva che salendo su quell’auto, avrebbe cambiato davvero la sua vita; non voleva, ma doveva farlo, ora era tutta realtà.

Antoine rivolgendosi a Stefy e rompendo i suoi pensieri disse: “Apri la borsetta!!” Cosa che lei fece, gettandole dentro una manciata di blister di preservativi e continuando: “Allora puttana!!... Sai come fare!... Il signore non ha tempo da perdere, sbrigati e sali con lui.”

Vedendola titubante il cliente ormai desideroso di averla le disse: “Dai!... Salta su e andiamo, è già tardi e mi aspettano a casa. Non vorrai farlo qui?... Questo marciapiede è solo un posto per esibirvi, per farvi passeggiare e mostrare, non per chiavare.”

Stefy continuava ad avere lo stesso pensiero, sentiva che stava per affrontare qualcosa di grave, di nuovo che non conosceva e che avrebbe inciso sulla sua vita e sul futuro. Un conto erano i giochi sessuali perversi e di dominazione, ma ora si trattava di prostituirsi davvero, era qualcosa di diverso, di profondamente immorale; per questo Antoine l’aveva tenuto alla fine di quell’educazione depravante.

Allungò la gamba sinistra e la mise nell’auto, in seguito  quando ci  rivedemmo mi disse varie cose parlando del fatto, che abbassandosi per entrare ebbe una strana sensazione. Nel salire, vide il cliente, lui era un uomo di mezz’età, con la pancia e un po’ pelato, il classico padre di famiglia alle prese con la sua scappatella settimanale.

Nell’aria sentì insieme a quella musica da ballo liscio un nauseante profumo di vaniglia.

Si sedette dentro e Antoine chiuse la portiera.

A vederla in quella macchina d’istinto urlai ancora: “Stefy no!!... Non puoi!!”

Il cliente incurante della mia voce e confortato da Antoine prese due banconote da 50 euro dal portafoglio e le passò nella mano di Stefy, che le mise nella borsetta sotto lo sguardo esterno ed attento di Antoine.

Dicendole sorridente il cliente: “Meglio farlo prima, così non si ci pensa più. Giusto?”

“Giusto!!” Annuì con il capo Antoine, aggiungendo rivolto a Stefy: “Impara!! Ricorda di farti sempre pagare prima di farti chiavare o fargli dell’altro.”

Antoine vicino alla portiera abbassandosi al finestrino di Stefy disse al conducente. “Vai!” ...

Lei guardò Antoine negli occhi, poi mi gettò un ultimo sguardo tra i vetri dell’auto e l’auto ripartì… A vederla allontanare mi venne un groppo alla gola, un misto di eccitazione e abbattimento che divennero angoscia e gelosia.

Avrei dovuto correre a fermare quell’auto, non lasciarla andare, anzi ancora prima, scendere e correre sulla strada e interrompere quella contrattazione, quella trattativa perversa.

Oramai non era più un gioco sessuale, ma una prostituzione, una vendita vera e propria. Sentivo che sarebbe cambiato qualcosa nella nostra vita dopo averlo fatto, soprattutto in me. Avrei voluto piangere in quel momento. Ero sgomento... mia moglie era diventata una puttana, una battona da strada sotto i miei occhi... senza che avessi avuto il coraggio di impedirlo.

Oramai non reagivo più a niente, neanche a quello. La perversione di tutte quelle situazioni e fatti accaduti aveva preso il sopravento su di me, e alla fine mi piaceva.

Quando ritornarono... Stefy scese dall’auto e mentre questa ripartiva, si diresse da Antoine, ancora fermo sul marciapiede ad aspettarla fumando, dandogli i due biglietti da 50 euro.

Tutti sorridevano soddisfatti, meno io.

Mentre Stefy in quel frangente con aria di sfida, ritrovando la sua arroganza e sfrontatezza diceva con sfacciataggine ad Antoine:

“Sei soddisfatto padrone???” E lui accarezzandole sorridendo il collare le rispose:

“Sì!! Continua!... Continua!... Mettiti vicino alle altre ora. Continua a lavorare... su!”

Passò un paio d’ore a passeggiare con e tra le Rumene e a vendersi come loro, salendo e scendendo con disinvoltura da varie auto che non volli nemmeno contarle.

Era diventata una prostituta, una battona si era venduta assieme a delle puttane da strada rumene, adesso sapeva come fare, come comportarsi con i clienti, cosa dire, aveva imparato.

Ogni volta prima di salire su qualche auto mi guardava fisso, non capivo se lo facesse per cercare la mia comprensione o per punirmi esibendosi così... come una battona a mostrarmi: “Guarda cosa mi hai fatto diventare. Io tua moglie!... La tua signora!... Una battona che si vende per cento euro!!!”

Verso l’alba, Antoine la richiamò, la fece risalire in macchina dicendo:” Ora basta, sei stata brava, sai quanto hai guadagnato stanotte?... Mille duecento euro... Ecco seicento a te e seicento a me, come una vera puttana, e glieli mise nella borsetta.”

Partimmo tutti e ci fermammo in un bar vicino.

Scesi anch’io dall’auto con Corinne e Daniele mezzo addormentato.

Entrammo, era un bar, malfamato, ritrovo di puttane, ladri e magnaccia, salutò qualcuno che conosceva, lei a braccetto ad Antoine... era la sua puttana.

Bevemmo al bancone, io presi un caffè vista l’ora mattutina, Stefy del latte, loro continuarono con dei liquori.

Quella notte era diventato anche il suo protettore... il suo magnaccia.

 

Usciti dal bar in silenzio salimmo nuovamente in macchina, tornammo indietro a casa di Corinne. Arrivati Antoine fece scendere gli altri che prima di lasciarci ci salutarono. Corinne baciò Stefy sulle guance sussurrandole: “Ricordati sempre di quello che ti ho insegnato.” Io le strinsi la mano controvoglia, lo stesso facemmo con Daniele e scesero.

Ripartimmo di nuovo, solo noi tre, io mia moglie e Antoine, iniziava ad albeggiare, si vedeva il chiarore dell’aurora uscire dall’orizzonte sul mare, Stefy era distrutta e io stanco... mi chiedevo cosa volesse ancora, dove volesse portarci.

Invece dopo pochi minuti si fermò nei pressi del nostro albergo, spense il motore dicendo: “Ecco siamo arrivati!... Scendete!... Il contratto è finito.”

Non credevo a quelle parole.

Mi si aprì il cuore, Stefy lo guardò sbalordita, incredula, quasi tremante.

Girandosi indietro lui guardò Stefy negli occhi e poi me, ripetendo: “Il gioco è finito! La signora è stata educata!” E sorrise.

E rivolgendosi a me: “Sono stato di parola, la tua signora è domata e sottomessa. Da ora è la tua schiava!”

Non sapevo cosa rispondere, restai in silenzio.

Passò a Stefy una busta, dicendole: “Aprila!!” ... Lei lo fece, conteneva un cd.

“Contiene file di foto, audio e video registrati durante la tua sottomissione ES. Mentre fai la cagna e vieni sodomizzata nel locale o in altri luoghi. Mentre giochi sessualmente con oggetti, legata e penzolante con i nani sotto di te. Con Marcel e anche mentre ti viene praticato il clistere e defechi sul gabinetto portatile. Fotografie con me o con altri, fatte nel corso delle serate e nell’educazione.”

“Ora avete tutto!” Disse... “Nessuno potrà ricattarvi, quello che continuerete a fare, lo farete per vostra scelta.” E sorridendo aggiunse: “Sono certo che continuerete, oramai siete cambiati dentro, vi piace essere così...”

Poi allungò la mano sul collo di Stefy, sganciandole il guinzaglio dal collare, dicendole:

“Sei stata la più bella e la miglior schiava che abbia mai avuto... educato. E ne ho avuto di signore e coppie.” Lusingandola.

Prese dalla tasca una chiave e aprì il lucchettino che chiudeva il collare... e lo tolse dal suo splendido collo.

Il guinzaglio e il collare, li diede simbolicamente in mano a me e mi passò anche il lucchettino e la chiave. “Ora è la tua schiava!... La tua puttana!! … È tua!!” Esclamò.

Scese dall’auto e noi dietro di lui, fece il giro e andò vicino a Stefy accarezzandola sul viso sorridendo.

Sussurrandole semplicemente: “Sei unica!!”

Stefy era in piedi immobile davanti a lui, lo guardava fisso, nella mente le passò in pochi secondi, tutto quello che l’aveva costretta a fare e a subire.

Nonostante tutto Stefy d’istinto, si avvicinò per baciarlo.

Ma lui si ritrasse: “Lo sai ES che non si baciano mai le puttane. E tu ora la sei!”

Lei si tirò indietro dispiaciuta e risentita di quella frase e lo guardò con distacco negli occhi.

Per alcuni secondi ci fu silenzio... non si sapeva cosa dire.

Ci salutò solo con una stretta di mano e un “buona fortuna,” guardando ricambiato a lungo e profondamente Stefy negli occhi. Rientrò in macchina chiudendo la portiera.

Stefy era provata, nonostante tutto quello che gli aveva fatto subire, le umiliazioni, le punizioni e la prostituzione, gli sorrideva; probabilmente in quel momento era afflitta dalla Sindrome di Stoccolma (Vittima e Carnefice), dove si prova un sentimento positivo, fino all’amore, anche nei confronti del proprio aguzzino.

Antoine mise in moto, inserì la marcia e ripartì veloce, lasciandoci soli al bordo della strada davanti al nostro albergo.

Finalmente saremmo ripartiti e tornati a casa.

 

Prossimo e ultimo capitolo:

Sanremo (IM):

... Entrati dalla parrucchiera l’addetta ci venne incontro, Stefy spiegò che voleva fare ritornare i suoi capelli come li aveva primi, lisci e biondi. L’acconciatrice la guardò stupita: “Vuole farli diventare lisci e biondi??... Ma è quasi... impossibile! Esclamò: “Si rovineranno, ne soffrirebbero...”

 

 

 

 

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