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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

L'ETA' DEL DISINCANTO

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

 

Note:

 

“A una festa devi solo essere divertente, non devi essere sincero.”

(Andy Warhol)

 

 

CAP. 7 LA FESTA

 

 

La serata in spiaggia tra sorrisi e battute su di noi stava prendendo l’avvio, noi eravamo indaffarati a preparare, per farci vedere che sapevamo fare di tutto, mentre loro erano chi in piedi, chi già seduto sui sassi o sulla sabbia a chiacchierare e fumare e chi come la Stefy e Ilaria a osservarci e darci indicazioni su come fare, sorridendo maliziosamente del nostro lavoro. Cumpà da capetto qual era si mostrava a dirigerci e dietro i loro suggerimenti ci organizzava, mentre le ragazze in piedi parlavano tra di esse.

A osservarli Cristina e Giulio, anche se non si cagavano come si diceva allora, mostrando indifferenza reciproca l’uno all’altro, erano la coppia perfetta.

Lei bella ed intelligente, lunghi capelli biondo castano mossi, che le cadevano sulle spalle in dolci movimenti ondulati con il capo e risplendevano luminosi nonostante l’ombrosità della serata, come il suo largo sorriso. I suoi occhi erano grandi ed espressivi, di un turchese intenso, ornati da lunghe ciglia brune ritoccate come gli occhi con trucco e sfumature calde, con colori che andavano dall'arancione alla pesca, con contorni dorati in tutte le sue gradazioni.

Il fisico era asciutto e slanciato, che si intravvedeva ma soprattutto si immaginava da sotto il tessuto del vestito. Gambe lunghe magre ed atletiche. Indossava come sempre indumenti firmati, eleganti e alla moda, solitamente di colori sgargianti come si usava allora, ma quella sera erano tenui, che la rendevano radiosa e attraente.

Io continuavo ad osservarla, mi piaceva da impazzire, era bella… ricordo ancora come era vestita quella sera, indossava una camicetta bianca che aveva anche l'anno precedente, solo che ora lei era cresciuta e le andava aderente, mostrando un seno sexy, sbocciato e fiorente spingere sotto il tessuto del reggiseno e della camicetta. Un gonnellino rosa leggero e svolazzante, che mostrava le gambe lunghe e ai movimenti accidentali, le scopriva le cosce quasi fino alle mutandine. E infine calzava sandali aperti di tela con zeppa alta e decolté.

 

Eravamo dietro ad arrostire le acciughe alla griglia, c’eravamo tutti, le ragazze però le avevano portate solo loro, i milanesi, in tutto saranno stati una dozzina tra ragazzi e ragazze e sette o otto di noi. 

Stavamo facendo il lavoro sporco, mentre loro divertite e maliziose con sorrisi subdoli osservavano e ci provocavano, Cristina compresa che guardandoci con innocente seduzione pronunciò con il suo sorrisetto e la sua voce dolce ma stridula:

“Oh… come siete bravi a pulire i pesciolini…”

Io sorrisi contento del suo complimento, ma non capii che era una presa in giro, un lavorare per loro. 

Nessuno dei due quando mi videro mi chiesero della lettera, né Cristina se avevo portato la risposta a Giulio, né lui a chiedermi se gliel’avevo consegnata, davano tutto per scontato e poi quella sera pensavano ad altro, visto che per puntiglio non aveva nemmeno aperto il suo regalino.

Alle 20.30 iniziò a imbrunirsi alla spiaggia e a diventare tutto festivo e romantico, si sentiva parlare in dialetto milanese con la loro cadenza lenta, mischiate alle nostre parole o frasi risolute nel nostro dialetto meridionale. 

L’atmosfera si stava scaldando, la grossa radio di Cumpà faceva volteggiare nel buio e nell’aria le canzoni di Orietta Berti e Mino Reitano.

Continuammo a far fuoco, i milanesi con le loro ragazze si sedettero, eravamo tutti intorno alle fiamme, alcuni seduti direttamente sulla sabbia, altre come a Cristina che aveva il gonnellino nuovo e rosa le fu portata una cassetta verticale e ci si sedette sopra. Giulio sedeva dalla parte opposta divisi dalla griglia con i pesci e da quel fuoco che incominciava ad aumentare di dimensione, guardando Cristina illuminata dalla grossa fiamma che la rendeva ancora più bella e sensuale in quel colore caldo, giallo-rosso-arancio e luminoso, che rifletteva e si riverberava su di lei. Pareva che Giulio aspettasse il momento buono per parlarle, per chiederle scusa. 

Intanto la grande radio con le casse acustiche incorporate di Cumpà, stava spandendo nell’aria festosa una musicassetta registrata di canzoni di musica leggera di Mino Reitano, Orietta berti…e altri cantanti che piacevano a lui. 

“Dai togli sto Mino Reitano…” Esclamò a un certo punto Roberto scazzato… iniziando a mangiare il pesce:” Non avete altro?”

E Stefy aggiunse ironica:” Me lo immaginavo… musica terrona… Non possiamo passare la serata con queste canzoni ragazzi… che ci rovinano la digestione. Manca solo Claudio Villa e Mario Merola e siamo apposto…”  E si avvicinò a Cumpà dicendogli:” Uè fa no il pirla, cambia un po' musica, metti qualche canzone italiana allegra, non queste terronate che deprimono …” 

“Ho io qualcosa…” Intervenne Cristina:” … che mi hanno regalato oggi!” E prese dalla borsetta una musicassetta di oltre novanta minuti dove c’erano tutti i successi di quegli anni:

” Me l’ha regalata oggi Angela, è un mix di successi di quest’anno e degli anni scorsi, dalla disco music ai lenti, anche di cantautori e canzoni in inglese.” E sorrise. 

E avvicinandosi su sua iniziativa alla grossa radio, senza chiedere permesso a Cumpà visto che era sua, come se fosse certa che piacendo a lei, lui avrebbe consentito, premette il tasto e aprendo il vano contenitore sostituì la musicassetta, tolse quella di Cumpà e inserì la sua. E una volta richiuso il vano cassetta, premette il tasto play e riprese a suonare con musica e canzoni diverse, più coinvolgenti ed esaltanti, dicendo lei con il consenso degli altri:” Questa è un'altra cosa, c’è di tutto ragazzi, ritmo, Sheik e lenti… possiamo anche ballare…” E iniziò con una canzone di Battisti e a seguire di Umberto Tozzi.

Subito si notò che Cristina come le altre ragazze, mangiando e bevendo il vino invece dell’aranciata o della coca cola, parlando e ridendo era molto euforica.

“Stasera posso restare fuori un’oretta di più visto che è il mio onomastico… i miei genitori sono d’accordo con mia nonna, mi hanno accordato il permesso fino alle 24.00, un’ora in più delle altre volte.” Esclamò con un sorriso allegro. 

Quella sera sarebbe stata particolare, Giulio voleva che non desse confidenza a quello zulù, che lo lasciasse perdere e tornasse con lui. Cumpà invece si era sempre più invaghito e voleva provare a corteggiarla per farla diventare la sua femmina, ed era sempre vicino a lei.  E lei, quella stupida di Cristina, vanitosa com’era stava in mezzo, pensando che fosse tutto un gioco, aumentandone pericolosamente la rivalità tra loro due, dando confidenza scherzosa a Cumpà e godendoci sopra della gelosia e del tormento di Giulio. E scioccamente e maliziosamente si mostrava disponibile alle avances e proposte di Cumpà, dimenticando che era un mezzo balordo.

Intanto noi preparavamo i piatti da distribuire alle ragazze con i bicchieri di plastica con l’aranciata e la cocca cola. C’era aranciata, cocca cola e Sprite portati da loro, Cumpà come d’accordo era stato di parola tiro fuori due bottiglie di vino bianco dicendo:

“Ecco qua! Beviamoci un bel bicchiere di vino buono delle nostre terre.” 

Stappò la prima bottiglia e offrì il vino nei bicchieri di carta a tutti, anche ai milanesi e ne versò un po' nel bicchiere che Stefy le porgeva e che sorseggiò subito gridando sorridendo:” Cumpà ha portato il vino… chi vuole assaggiare il vino del sud di mister Cumpà…? Io l‘ho assaggiato, è buono…” E devo dire che quasi tutte, Cristina compresa si fecero avanti porgendo il bicchiere per farselo riempire a metà. Alcuni sorseggiandolo lo apprezzarono e bevettero e altri no, tra questi Giulio che a differenza di Cristina, Ilaria, Stefy e qualche altro che lo gradivano, lui disse in modo inequivocabile che non ne aveva piacere di bere quella cosa lì!”

A quel punto Ilaria sentendo le parole di Giulio per canzonarlo disse: 

” Uèhh… Cumpà… Non è che c’avrai mica messo dentro qualcosa… qualche droga? ... Perché voi del sud siete capaci di tutto.”

E Stefy di rimando con un sorriso e uno sguardo diffidente dopo le prime sorsate aggiunse:” …Sarà mica avvelenato?... Vuoi farci morire tutti Cumpà zulù…?” E rise.

E anche Patrizia pronunciò sottovoce:” … Ehh… non c’è mica da scherzare con quella gente lì… sono capaci di tutto.”

“Macché droga e veleno… questo vino è di uva, delle mie terre.”  Esclamò Cumpà. Prese il bicchiere di carta e se lo versò per primo bevendo davanti a tutti e gli altri lo seguirono, altre diffidenti prima continuarono a sorseggiarlo.  

Cristina per far dispetto a Giulio osservandolo, porse il bicchiere tra le prime e se lo fece riempire quasi a metà, seguita dalle amiche e come altri iniziò a sorseggiare. 

Non eravamo abituati a bere alcolici, anche Cristina non ne bevve molto, alcune sorsata da finire il mezzo bicchiere mentre mangiava le acciughe, e fra le pause tra un boccone e una sorsata chiacchierando con le amiche faceva la gatta morta con Cumpà, che credendo di piacergli la corteggiava assiduamente sia mentre mangiava o fumava qualche sigaretta HB, le sue preferite. E in poco tempo tutti diventarono allegri.

Tra il caldo della giornata e l’afa della sera, congiuntamente all’accaloramento del vino, anche Cristina stava andando su di giri.

Durante quel pasteggiare continuo noi continuammo ad arrostire le acciughe e ad ascoltare la musica ed esse a parlare in milanese delle loro cose. Nofrio stava attento che non si bruciassero e le girava, io le toglievo dalla griglia quando erano pronte e le mettevo sui piatti e Turi alimentava il fuoco facendolo aumentare di fiamma, tenendolo sempre vivo.

Quella sera davanti al fuoco, quando non parlava con le amiche gli occhi di Cristina osservavano le fiamme che ardevano e scaldavano di più le nostre pelli e spesso osservava Giulio di sfuggita, dall’altra parte della fiamma, come a volergli dire:

” Su muoviti Giulio!... Alzati… che aspetti! ...Chiedimi scusa e facciamo la pace e torniamo insieme come prima che lo voglio anch’io. Non lasciarmi qui sola, toglimi da torno questo zulù.”

Il suo corpo e il suo sguardo gli mandavano segnali di seduzione tramite le labbra che schiudeva osservandolo, le sopracciglia che si sollevavano e le narici che nell’ispirazione spazientite si allargavano facendogli capire insieme agli occhi:” Guarda che sono qui per te!... Non per quello zulù. Mi hai fatto anche il regalino, ma che aspetti!? ...”

Ma lui attendeva pensando che avendo letto la lettera, si sarebbe fatta avanti anche lei a dirgli qualcosa.

 

Si presagiva come una serata di divertimento e euforia e allo stesso tempo romantica, da innamorati, il cielo scuro e stellato, la luna che illuminava il mare calmo con riverberi argentati e noi tutti festosi e divertiti davanti al fuoco a cantare e mangiare, e poi i lumini sul mare, i fuochi d’artificio e tante coccole e alla fine Giulio e Cristina che tornavano insieme baciandosi.

Le pupille di Cristina erano dilatate davanti al fuoco e le fiamme si riflettevano in esse come se bruciassero all’interno, si muovevano davanti al rogo nei suoi grandi occhioni da cerbiatta con un sorriso allegro.

Le parti più delicate del volto di Cristina, come labbra, guance, ma anche fronte e mento, venivano illuminate dai lampi rosso-arancio- giallo che inviavano le fiamme ardendo turbolenti, sul viso e sul corpo facendole risaltare e nascere in noi maschi il desiderio di toccarla e baciarla. 

Sorrideva anche con gli occhi, muovendo tutto il viso non solo la bocca. Un sorriso gradevole a bocca aperta che mostrava i suoi denti bianchi, perfetti. La fronte sollevata e gli occhi stretti e truccati, era un segnale di sincerità e divertimento.

Sorridendo si toccava nervosamente le gote, il mento, le labbra e i capelli con le dita, ma non per metterli in ordine ma semplicemente come gesto per mostrarsi e attirare l’attenzione di noi ragazzi, ma soprattutto dell’oggetto del suo desiderio, ovvero Giulio esplicitando in quel modo l’agitazione interiore e inconscia che aveva per lui...

La voce di Cristina era caratteristica e differente dalle altre, squillante e dolce, gridando o cantando con le amiche si riconosceva subito nel gruppo, era alta e armonica, con il caratteristico tono pieno e intenso e l’estensione vocale verso l'acuto. Cercava di farsi notare con la sua cadenza e inflessione alzando la modulazione del suono della voce per essere al centro dell’attenzione. Comunicare a tutti che lei era esclusiva, unica.

Anche quando osservava Giulio di sfuggita e parlava con le altre lo stuzzicava e provocava. E per farlo ingelosire di più si mise a conversare anche con Cumpà che la guardava da dietro al fuoco, lo ravvivava emanando maggior calore e chiarore tutto attorno a noi. Arrostiva assieme a me le ultime acciughe. 

Cristina seduta sulla cassetta di legno che la sosteneva a stento, posizionando le gambe accavallate mostrava le cosce facendo dondolare il piede con il sandalo di tela e la zeppa con il decolté, pasteggiando le acciughe e sorseggiando il vino. In atteggiamento seducente e volontario lo provocava. Oppure eretta con le gambe aperte e i piedi piantati sulla sabbia a fumare una sua Hb lo guardava e Giulio se ne accorse, con il suo atteggiamento pareva che comunicasse disponibilità a Cumpà, accendendo il desiderio in lui e anche in me. 

Cumpà, si rese conto della sua malizia osservando le sue cosce illuminate dai lampi del fuoco, interpretando male il suo atteggiamento rivolgendole la sua attenzione sotto gli occhi gelosi di Giulio.

“Quante cose sai fare Cumpà?”  Mormorò Cristina divertita dondolando il piede accavallato, seduta vicino alla sua amica con quel sorriso stupito e provocatorio insieme, mentre Giulio la ascoltava e osservava. E lui sorrideva felice di mostrassi.

La radio a mangiacassette intanto diffondeva nell’aria calda e quasi buia la canzone di Patty Pravo… “Pazza idea…” e tutti noi con i milanesi e gli altri ragazzi in coro la cantavamo stonati, con acuti da cani. Si rideva e parlava e Ilaria cantava stonata.

Entrambi Giulio e Cristina continuavano a osservarsi, aspettando che l’altro facesse il primo passo per fare pace e tornare assieme, con indifferenza, ma lui, Giulio anche con gelosia possessiva che avesse attorno quello zulù.

“Senti Cumpà?” Disse la Stefy:” Te lo dico a nome di tutte noi, quando guardi la Cry, smetti di toccarti davanti con la mano sul bigolo(pene) sopra i pantaloni e fare le virgole con le dita sul pacco come fai sempre, se no non mangiamo più… ci fa schifo.”

“No… ma non lo tocco… mi viene d’istinto…” Affermò.

“Ecco bravo… fai la persona educata almeno per questa sera, poi domani torni alle tue manie genitali… e puoi farti tutte <le toccade> che vuoi! “E risero assieme, Cristina compresa.

 

Si divertivano felici insieme quella sera di luglio, anche noi tra loro…. E io come Cristina e Giulio, stupidamente aspettavo solo il momento che tonassero insieme e facessero pace. Sentivano che sarebbe avvenuto quella sera, anche se erano ancora risoluti nei loro propositi. 

A un certo punto mentre non me l’aspettavo e ridevo e scherzavo con gli altri, mi sentii afferrare per il braccio, era Giulio che mi chiese: “Glielo hai dato a Cristina il biglietto che ti ho detto di portarle?”

“Si!” Risposi di quella domanda così tardiva nella serata, pensando che ormai non me lo chiedesse più.

“E cosa ti ha detto?” Domandò, mentre gli altri continuavano a gridare e scherzare.

“Niente!” Risposi mentendo:” Lo ha letto e se lo è messo nella borsetta e non ha detto niente…”

Mi lasciò il braccio e tornò pensoso a guardarla… mentre io ragionavo:” E adesso se glielo chiede?”

Ma non lo fece, restò in disparte da solo o a parlare con qualche suo amico nell’attesa del momento buono per riallacciare con lei, che ormai sembrava inevitabile a tutti, anche alla stessa Cristina che si sarebbero riconciliati, forse solo allora sarebbe saltata fuori la verità.

Intanto le ragazze e i ragazzi si divertivano.

Cristina mentre cantava, fumava o beveva l’aranciata passatale dalle sue amiche, ma anche qualche sorsata di vino che le versavano in più, bevevano perché le acciughe erano salate e abbrustolite facevano venire sete, tanta sete e loro bevevano di tutto. E intanto che parlava o cantava in coro teneva stretto il bicchiere di plastica, lo accarezzava e lo faceva ruotare fra le mani o ci giocava con il dito indice sul bordo a tracciare percorsi circolari. 

Così, con tutti intorno al fuoco che veniva ravvivato di continuo da noi cacciando sopra le fiamme ulteriore legnetti e cassette di pesci vecchie e rotte, si cenava con le acciughe alla griglia, bevendo bibite e vino. Cristina per ingelosire di più Giulio e stimolarlo a muoversi e farsi avanti davanti a tutti, ogni tanto si lascia aggiungere del vino nel bicchiere, dicendo:” Poco… solo un dito…”  E rideva.

Ma più che altro secondo me lo faceva per fingere di essere un po' brilla e potere fare ancor di più la stupidina e straparlare.

Mentre noi mangiavamo il pesce con le mani e qualcuna di loro con le forchette di plastica cercando di tagliare le acciughe, infilzandone una, d’accordo con le altre Cristina esclamò provocatoria: “Mi trascuri Cumpà, vai sempre dai tuo branco o dalle mie amiche… non mi stai vicino…” E tutte a ridere…e mentre lo diceva guardava Giulio in modo che si decidesse a muoversi e chiederle scusa. Ma lui prendeva tempo, aspettava il momento propizio, che fossero soli, che nessuno sentisse cosa le avrebbe detto. Aveva anche lui il suo orgoglio da difendere, era pronto ad abbassarsi e scusarsi, ma l’avrebbe fatto senza nessuno che vedeva e ascoltava.

Io mi ero seduto sulla sabbia vicino a Cristina e intanto che mangiavamo le porgevo i tovagliolini o il vassoio con altre acciughe e per dire qualcosa e poter parlare con lei esclamai:

“Perché non mangi con le mani … Il pesce, le acciughe preparate in questo modo si mangiano con le mani…”

“Perché io sono civile… sai? Ho ereditato questa educazione da mia nonna.” Rispose in modo supponente guardandomi in viso. 

Capii il senso della battuta, purtroppo quand’era in compagnia aveva un carattere arrogante e stronzo e lasciai perdere.

Intanto Ilaria tossicchiava e sorseggiava il vino. 

Cristina volendo fargli un complimento disinteressato vedendo Cumpà dietro, a lavorare, in piedi che portava i piatti, lo guardò dicendo seria con un sorriso beffardo:

“Come sei bravo Cumpà… quante cose sai fare… Le hai fatte arrostire davvero bene le acciughe… sono buone. Complimenti a tutti!” Esclamò guardando anche me.

“So fare di tutto io, anche altre cose che non sai…” Rispose lui spavaldo voltandosi verso lei e tirandosi sui pantaloni per la cintola ridendo freddo:” …e se vuoi te lo insegno…”

“Oddio …”  Esclamò Ilaria:” …ghe sem (ci siamo), ogni volta che lo zulù vede o parla con la Cry il va in calur (va in calore) … e le vien voglia di ciularla (chiavarla)…” 

Facendo ridere tutta la compagnia con quella battuta in milanese, meno Giulio.

E visto che l’ambiente si era scaldato e si rideva e scherzava lei allora tornado spiritosa, stando al gioco delle amiche e ingelosire Giulio che aspettava sempre che si alzasse e le chiedesse scusa, gettandogli uno sguardo malizioso rispose a Cumpà, domandandogli con malizia:

“Tipo?? Cosa intendi quando dici che sai fare di tutto?”

Lui guardandola gasato, impettito e tirandosi indietro i lunghi capelli neri rispose:

“Tipo…se vuoi stasera te lo insegno… ti porto alla madonetta…” Ribatté lui con una smorfia di sfida senza dire di più. 

Ci fu una grande risata in coro: “Eccooo!!! Dove è andato finire il suo discorso, alla madonettaaa… lo sapevo!” Esclamò Patrizia ridendo. Ma lui continuò:

" Se vieni a fare un giro in moto con me ti mostro cosa so fare…ti fidi di me?" Domandò.

Cristina rise acutamente: " Assolutamente nooo! Non vergo a fare nessun giro in moto con te, né qui né alla madonetta… Conosco le tue intenzioni…"

"Fai bene Cry." Aggiunse Ilaria mentre Giulio seduto sulla sabbia vicino al fuoco li ascoltava innervosito, e noi lo ravvivavamo.

“Oh segnur con sta madonetta… “Esclamò Stefy:” …Ma va in chiesa a pregare se ci tieni tanto…”

Come già spiegato prima, dire andare alla madonetta, era come dire di andare in camporella, e significava con il suo doppio senso:” Ti porto a chiavare…” Perché era il posto conosciuto dove andavano le coppiette a chiavare… e lo sapevano tutti.”

“Oddiooo !!!” Esclamò a quelle parole Cristina ridendo divertita e allontanandosi da lui.

Anche i ragazzi ridevano dell’interesse di quel Cumpà per la loro amica Cry…

Mentre Giulio guardandola infastidito della confidenza che gli concedeva, tormentando le punte della forchetta in un’acciuga disse:” A qualcuna piace l’horror…” Riferendosi alle sue confidenze a Cumpà.   

Lei scattò e si voltò indietro verso lui con la cassetta sotto il sedere, dicendo risentita:

” Meglio l’horror che il raccapriccio di quella che hai portato in giro in moto per il paese dicendole che se voleva l’avresti accompagnata ancora.”

“Ma ho le dato solo un passaggio, scherzavo con lei.” Rispose Giulio.

“Scherzavi?” Ripeté Cristina esplodendo a ridere. “Scherzavi nel senso che non l’avresti più portata, intanto le avevi già fatto fare un bel giro.”

“Si, quello è vero l’ho portata in moto e mi dispiace se ti ho fatto arrabbiare.” Si giustificò.

“Arrabbiare?... A me? .... Non mi sono mica arrabbiata. Ti pare che mi arrabbio per una sciocchezza del genere?” Esclamò sarcastica.

E intanto quella discussione e battibecco li portò di nuovo a parlarsi. 

Giulio seduto, appoggiando i gomiti sulle cosce e mettendo le mani sotto il mento esclamò con gli occhi fissi su Cristina: “Come fai, a stare vicina a lui? A quello là!? “Domandò guardandola e ridendo ironicamente:” …Voglio dire… balordi ne ho conosciuti, ma quello…!?  Ti ha incantato con qualche formula magica?”

“Quanto sei spiritoso… no nessuna formula magica.”  Ribatté Cristina intanto che smangiucchiava i pesciolini come li chiamava lei e la musica e le canzoni continuavano ad andare assieme ai canti in coro.

“E allora spiegami perché te lo fai venire così vicino quasi a strusciarti a toccarti?” Domandò Giulio ingelosito.

“Io a te non devo spiegare niente…” Ribatté superficiale Cristina.” Ti dà fastidio forse se chiacchiero con lui? Sei geloso? Se lo sei dillo!” Esclamò ironica e tagliente.

E Giulio per non farsi vedere dispiaciuto e geloso da lei e da qualcuno del gruppo che ascoltava risposte evasivo:

 “No assolutamente!... Ma mi incazzo a vederti così…?”

“Così come?”  Gli domandò.

“A vederti fare la stupida con lui e non scambiare una parola con me!”

“Tranquillo, tra me e lui c’è sempre e ci sarà una certa distanza, un metro dal mio culo, la mia è solo indifferenza per le persone come te che si credono di essere superiori e non rispettano le loro fidanzate.” Pronunciò.

“Io ti rispetto Cry…” Rispose subito lui.

“Non mi sembra se mi critichi.”

“Invece dovrebbe farti piacere che ti critico per la vicinanza di quello zulù e che sono geloso…” Rispose deciso.

“Ah quindi lo ammetti! Sei geloso di lui? “E fece segno a Cumpà che trafficava nel piatto.

A quel punto Giulio le disse la verità inorgogliendola.

“Si di quel King Kong che ti è sempre attorno. E tu sei come Jessica Lange che lui ti vuole… “ King Kong era un film colossal che era uscito in quegli anni.

“Vedi? Ora sta fingendo di friggere e guarda a te!” Le disse.

“Davvero?” Domandò lei fingendo di non accorgersene.

“Sì!” Rispose Giulio:” E poi dimmi perché l’altro giorno ti sei cambiata in cabina sapendo che c’era lui dietro che ti spiava?”

Lei sorrise soddisfatta di quella sua preoccupazione e crollò le spalle:” Pensavo che Lillino scherzasse…”

“Non è vero, tu sapevi che c’era ed era vero quello che ti aveva detto, eppure ti sei cambiata lo stesso, ti sei spogliata nuda… e lasciata spiare.” Dichiarò.

“Si vede che mi apprezza…” Ribatté lei sarcastica.

“Non farmi incazzare Cry…” Rispose lui, ma lei pronta ribatté subito.

“E allora perché non sei intervenuto tu a proteggere le mie nudità? A dirmelo?”

“Lo avrei fatto se avessi avuto il tempo e non ti fossi chiusa subito dentro.”

Lei abbozzò un sorriso appagata di quelle sue risposte e ammissione di gelosia nei suoi confronti, e comunque pur litigandoci ancora si affretto ad assicurarlo:

“Comunque non ha visto niente perché una volta dentro prima di spogliarmi ho individuato il foro e lo coperto con l’asciugamano…però…”

“Però cosa?!” Chiese lui.

“Mi corteggia sempre… cosa che non fai più tu!”

“Non è vero, io ti amo Cry e lo sai… ti voglio sempre. Quello è uno zulù...” Ribatté lui:” Ti vuole solo per una cosa e sai anche quale visto che parla sempre che ti vorrebbe portare alla madonetta.”

“Oh…stai tranquillo, figurati se mi rapporto con lui. Stasera è una serata particolare e di festa, ma non mi porterà mai alla madonetta e da nessun’altra parte rasserenati. Questa sera è un caso che ci troviamo tutti assieme e chiacchieriamo.

Poi maliziosa come tutte le ragazze rigirò la domanda e gli chiese:

“E tu perché l’hai portata in moto quella là?  Volevi forse qualcosa da lei? Magari andare anche tu alla madonetta con lei?” Facendo una espressione del viso dubbiosa.

“No io voglio solo te e ti rispetto...”

“Si rispetto… Aspetto ancora che mi chiedi scusa…” Replicò Giulia.

Lo sto facendo, ti ho scritto anche una lettera.”

“Si ho letto, ma non basta voglio che sii tu a parlarmi a chiederlo…”

Visto il tono superbo e la persistenza a non cedere se non gli faceva le scuse, mormorò: “Sei sempre la solita…”

“Come la solita?” Chiese.

“Stronza…” Rispose Giulio.

“Grazie… Forse sì!”   Ribatté risentita. Si voltò e lo chiamò: “Cumpà…!”

“No  aspetta Cry…” Mormorò ancora.

Lui arrivò immediatamente e davanti a Giulio gli disse subito:” Mi raccomando… non mi trascurare…” E rise facendo incazzare ancora di più Giulio.

Cumpà avendoli sentiti parlare di lui si intromise tra loro ridendo: 

“Se vuoi stasera ti porto in un bel posto …”  Esclamò spavaldo e sfacciato osservando Giulio con sfida.

“Dove…?” Domandò Cristina con un sorriso ironico e beffardo facendo la frivola anche se immaginava già la risposta.

“Alla madonetta… ti porto alla madonetta!” Esclamò.

A quella parola risero tutte anche le amiche che ascoltavano.

“Uè ma le fissado con il portarti alla madonetta a ciularti…” Esclamò ridendo Stefy.

“Si poverino… e lo dice apertamente… sinceramente…”  Rispose Ilaria, scoppiando ancora tutte a ridere.

Ma Cumpà seriamente ripeté: “Mi piaci… ti porterei alla madonetta, io e te potremmo fare l’amore là… o no?”

“Eccome no!” Rispose lei ridendo tra la musica, i canti e il vociare attorno, mentre Giulio la osservava irato dalla confidenza che le dava.

“Lascia perdere lo zulù Cry…” Ripeteva Giulio guardandola:” Se solo ti tocca mi sgranchisco le dita della mano sulla sua faccia…” Ripeteva muovendole.

Cristina sorrideva vanitosa della sua gelosia e Cumpà lo guardava con sfida allontanadosi. 

“Litigate ancora?” Esclamò Ilaria ridendo.

“Per chi? Per quel zulù?...  Non ne vale la pena.” Rispose Giulio.

Ma invece polemizzavano, ed era il preludio di qualcosa di più grande di loro che sarebbe accaduto dopo.

 

Vederla scherzare con Cumpà imbestialiva Giulio e lei glielo faceva apposta perché si incazzasse, perché vedesse Cumpà flirtare con quella che anche se litigati era ancora la sua ragazza, una di loro del loro ambiente e scherzasse con lei … ma Giulio proprio con quel terrone no, non voleva… lo odiava.

A quel vederla ridere con la forchetta in mano Giulio domandò: “Dimmi come fai a stare vicino a un tipo come lui? Che ogni volta che ti vede dice due volte che ti vuole portare alla madonetta e si tocca sempre i pantaloni sopra il bigolo (pene).”

Lei abbozzò un sorriso superficiale cercando di nasconderlo, le faceva piacere la sua gelosia. 

“Si vede che è interessato?!” Rispose addentando la massa bianca del piccolo pesce azzurro abbrustolito e con la faccia maliziosa aggiunse ancora: 

“E tu? Come fai a portare in giro in moto le terroncelle?”

“Ancoraaa?” Borbotto Giulio agitandosi:” Ti ho detto che le ho solo fatto fare un giro…”

“Ah! Dunque lo ammetti!?... Vedi che non le hai dato un passaggio, ma l’hai portata volutamente a fare un giro in moto? Sei bugiardo e non ricordi nemmeno quello che dici.”

“Dai Cry…” Mormorò lui:” Smettiamola…” Ma lei continuò:

“Ti scandalizzi perché un villano, uno zulù mi corteggia?  E tu porti una delle loro ragazze, brutta per giunta a fare un giro in moto!?”  Poi continuando a mangiucchiare proseguì:

“Quello poverino come fa a non essere innamorato di un tipo come me…” Esclamò vanitosa ridendo e cacciandosi con il dorso di una mano i lunghi capelli indietro oltre le spalleperché le dita erano unte di pesce, non sapendo che Cumpà non era affatto innamorato di lei, ma le piaceva soltanto, ne era attratto.

E rise guardando le amiche che a loro volta ridevano e cantavano, con Giulio che continuava a guardarlo con disprezzo mentre si dava da fare a friggere.

Le fiamme di quel fuoco per cuocere alla brace illuminavamo il volto di Cristina dandole un profilo perfetto, da Dea Greca, con un nasino che saliva e scendeva con l’armonia di un trampolino da sci.

" Ti credevo più seria." Pronunciò Giulio.

"Tu invece sei il solito che non vuoi ammettere gli errori e chiedere scusa quando sbaglia.” Ribadì pronta lei.   

“Ma perché sei così in questo periodo?” Le chiese lui, sentendosi tormentato e geloso in uno stato d’animo sospeso, come se le mancasse la sabbia sotto i piedi. 

Lei gli fece una espressione annoiata, sostenuta, con uno sguardo stupido e un sorriso smorto portandosi ancora il dorso della mano a toccare i capelli, ridendo e osservando Stefy che incurante di quello che si dicevano loro parlava con Ilaria e ridevano.

Sentendolo dire quelle parole, sfrontato Cumpà si intromise ancora esclamando serio rivolto a Giulio:

“Le cose cambiano, prima ci sono e poi non ci sono più. Prima era la tua ragazza e ora sta diventando la mia…”  Credendo realmente a quello che diceva.

Cristina sorrise scioccamente senza rispondere di no, giocava ad essere un po' alticcia e a fargli credere che poteva anche essere sua se lei avrebbe voluto, facendo ingelosire Giulio che li guardava e si guardava attorno scuotendo la testa mormorando:

“Sembrate la caricatura di un film dell’orrore… che hanno schizzato nella realtà.”

Nessuno in quella discussione fatta di dispetti e di rimandi si ricordava più della lettera. Io silenzioso seduto vicino a loro, mangiando il pesce li guardavo ed ascoltavo. Tutto sembrava una normale discussione tra innamorati che litigavano. 

A un certo punto forse volendo parlarle seriamente Giulio esclamò:

“Senti Cry… Aspetta! Parliamone!”

Forse si era mosso, si era deciso a chiederle scusa anche davanti a noi e riprendersela, ma intervenne ancora lui:

“Di cosa dovete parlare? Non hai capito che non ti vuole più…” Esclamò prepotente Cumpà intromettendosi tra di loro.

“Tu fatti i cazzi tuoi!” Rispose Giulio alzandosi veramente arrabbiato.

“Questi sono cazzi miei…” Ribatté Cumpà andandogli incontro.

Sembrava che venissero a le mani, ma Marco l’amico di Giulio si alzò fermandolo:” Lascia perdere non ne vale la pena con quel terrone lì…” Gli mormorò.

E Ilaria pronunciare:” Uèè non litigate stasera e tu fai il bravo!” Rivolta a Cumpà.

Cristina lo fissò scuotendo la testa da una parte all’altra osservandolo, si ostentava, pensando che fosse tutto una ragazzata che si sarebbe risolta di lì a poco, ritornando con il suo amore Giulio, ma intanto si divertiva a tormentarlo.

“Non è più tua!” Aggiunse Cumpà.

“Ah sì! E di chi è?” Domandò sorridendo sarcastico Giulio.

“Mia?!” Rispose lui, quella volta deciso e convinto, senza che Cristina intervenisse e dicesse qualcosa o lo smentisse, ma restando in silenzio quasi rallegrata ad ascoltare quella contesa di due ragazzi per lei.

“Tua? … Ma figurati!” Esclamò ridendo Giulio dicendo a Cristina:” Ma lo senti questo qua cosa dice? Si è montato la testa con te!”  E fece segno con la mano verso lui come per mandarlo a quel paese.

Lei era compiaciuta del loro contrasto per lei, non era ancora un litigio e non interveniva in quella disputa verbale che avrebbe dovuto avere lei come premio.

“Allora e lui il tuo nuovo ragazzo?” Domandò sarcastico Giulio a lei.

Cristina non rispose subito scosse la testa e poco dopo mormorò solo:” Fa differenza se è un altro?”

“No… non la fa! Chiunque sia”. Rispose Giulio:” Perché io ti amo e ti sento mia…”

Parole d’amore e di perdono che lei recepiva.

Il solo fatto di dover competere con un terrone come Cumpà lo umiliava e mandava su tutte le furie.

 

 

 

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