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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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L'ETA' DEL DISINCANTO

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

Note:

 

“La cosa più giusta di una vacanza dovrebbe essere quella di lasciarsi tutto alle spalle e fare cose belle, con piacere e inaspettate come nuove conoscenze … Ma quando questo avviene a volte è vissuto con disagio, e ricordato con tristezza e la voglia di dimenticare.”

(Anonimo)

 

 

CAP. 11 LA NUOVA VACANZA DI CRY

             

 

Appena Cristina andò via cambiarsi per fare il bagno, le sue amiche si misero subito a confabulare e spettegolare tra loro:

“Ma hai visto? Si è fatta ciulare davvero da quello là!” Disse Ilaria scandalizzata:” Un terrone…”

“Io lo dicevo ieri sera… che ci ballava troppo attaccata.” Aggiunse Katia.

“Ma come fa a piacerle un tipo simile? E pensare che aveva Giulio ai suoi piedi, il più bel ragazzo di Milano…” Mormorò Patrizia.

Sghignazzavano e ridacchiavano tra loro, per poi tornare al loro tavolino e dire agli altri amici in milanese, Giulio compreso:

“Le vero… la Cry se lasciada ciulare da quel terrun, quel Cumpà ieri sera… e pensate che era anche vergine…”

“Diooo Diooo Diooo! “Esclamò Ilaria scuotendo la testa e portandosi le mani sul volto. 

Gli altri sorridevano increduli, Giulio nonostante il sorriso sprezzante si vedeva negli occhi che era dispiaciuto, che l’amava ancora, ma oramai con la sua conferma indiretta era tutto cambiato, tutto era deciso. Per sua stessa ammissione aveva fatto capire che era stata sessualmente di Cumpà.

“Ora vedremo se lo frequenta… cosa succede…” Aggiunse Katia mormorando:” Si dava tante arie, se la tirava come se ce l’avesse avuta solo lei la figa e poi alla fine si è fatta ciulare(chiavare) da un terrone…”

“Non solo ciulare… ma anche sverginare… “Aggiunse con vemenza e disprezzo la sua cara amica Patrizia:” Ora vedrete che abbasserà la cresta, farà meno la sostenuta. Se fatta ciulare da un negher… (un negro).” Tale era il soprannome che alcuni lombardi in quegli anni davano agli immigrati dal sud.

Nelle loro parole c’era derisione, scherno, ma anche disprezzo e disistima nei suoi confronti, ma soprattutto invidia per la sua bellezza.

“Per me si è innamorata di quello là, se no non si lasciava ciulare (chiavare) né tanto meno sverginare da lui… con Giulio non l’ha mai fatto.” Mormorò Ilaria.

“Perché Giulio è civile e la rispettava!” Pronunciò Stefy

“Ma cosa ci avrà visto in quello zulù…” Dichiarò Patrizia scuotendo la testa.

“Uèèè c’era mica il vino drogato?” Esclamò ridendo Ilaria.

“Ma figurati se fosse stato così ieri sera i terroni ci avrebbero ciulato tutte … e comunque vedremo i prossimi giorni…” Mormorò Stefy ridendo anche lei.

“Anche se lei cercherà di accampare scuse e di addolcire tutto con qualche frase fatta, resta il fatto che se le ciulata e per me se la ciulerà ancora. Quello è un satiro… voleva sempre portarla alla madonetta e c’è riuscito.” Aggiunse Marco.

“State attente voi che quei di ieri sera non ciulino anche voi…!” Esclamò Roberto ridendo.

“Per l’amore di Dio… ciulare con quelli là… “Disse Katia.  

“Piuttosto me la cucio e mi faccio monaca…” Rispose ridendo Patrizia.

“Vedremo i prossimi giorni cosa succede…” Mormorò Ilaria.

Intanto Cristina usciva dalla cabina in due pezzi, bella dieci volte loro e con un corpo meraviglioso guardandole tutte insieme a spettegolare, immaginandosi che parlassero di lei, ma non tornò da loro al tavolino, mise i grandi occhiali e scese la passerella e si portò nell’ombrellone dei suoi genitori a leggere, evitando la loro compagnia. Chiacchierò con suo padre e sua madre e fece il bagno con loro. Quando c’erano i genitori si dedicava a loro.

 

Quella sera stessa ci vedemmo davanti al minigolf con Cumpà, Cristina non c’era era con i suoi genitori, facemmo gruppo poco distante dal bar, tutti seduti e in piedi su una panchina e lui raccontò tutto quello che aveva fatto e detto a me agli amici, dicendo che, anche quel pomeriggio stesso l’aveva chiavata alla madonetta. Mostrando anche a loro le mutandine di Cristina sporche del suo sangue verginale, legate affianco al porta numeri bianco sul manubrio della moto, vicino al numero. Le slegò e allargò facendole vedere a tutti macchiate di sangue verginale e di sperma e ce le passò davanti, poi dopo averle viste le riannodò al manubrio, come se fossero un trofeo che tutti potessero ammirare, anche quelli che non sapevano che erano di Cristina.

Aggiungendo: “Anche oggi pomeriggio l’ho riportata alla madonetta e lo fottuta(chiavata). Oramai è la mia femmina.”  Affermò orgoglioso di sé stesso.

I giorni seguenti ci rivedemmo, lui diceva a noi che continuava a incontrarla e la portava tutti i giorni, pomeriggio o sera alla madonetta a chiavare, che lei aveva scoperto piacerle chiavare e lui le dava la minchia e le insegnava come fare a prenderlo.” E rideva…

“La imparo a diventare buttana…” Diceva superbo facendomi arrabbiare e rodermi dentro silenziosamente.

 

Una sera mia sorella venne nella mia stanzetta, aprì la porta e parlando nel nostro dialetto meridionale mi chiese:

“Lilluccio, ma è vero che quelle mutandine da femmina che Cumpà ha annodate sul manubrio della moto, sono della bella milanesina che voi chiamate < Cristina chiavainculo>? Che la fottuta (chiavata) e se la è sverginata pure?”

“A te chi lo ha detto?” Chiesi infastidito.

“Le mie amiche…” Rispose:” Angela e Maria. Ma è vero?” Domandò ancora.

“È vero... è vero…!? Tutti dicono, ma che ne so io… se è vero?” Risposi risentito:” Vaccelo a chiedere a lui.” 

E vidi lei che si mise a sorridere sulla porta con un risolino scemo, sarcastico, prendendomi in giro come facevo io con lei sapendo che le piaceva Giulio e le dicevo che intanto era di Cristina, la milanese e con lei non sarebbe mai andato; e sapeva anche che Cristina a me piaceva tanto e ne ero innamorato segretamente. 

Non avendo risposta da me esclamò derisoria:

“Ahh… Ma come mai la tua bella milanesina, il tuo bell’amore se fatta fottere da Cumpà e non da te?” Ridendo e continuando:” … Aveva voglia aspettare a te! Aggiungendo:” Quel porco, la farà diventare una buttana davvero vedrai…” E si mise a ridere da sola richiudendo la porta con me che la mandavo al diavolo. 

Il mio sogno giovanile era infranto e sentire che prendevano in giro lei era come se lo facessero con me.

 

Dopo quella prima sera e il pomeriggio seguente si rividero ancora, sempre all’insaputa della nonna e dei genitori che partirono il lunedì successivo, e lui anche i giorni seguenti la portò con lei consenziente a chiavare ancora alla madonetta. 

Quello che praticavano era impensabile solo fino a pochi giorni prima. Facevano sesso tutti i giorni e poi alla sera lui radunati ci raccontava. 

L’unica cosa che speravo era che le sue affermazioni non fossero vere, che ingigantisse i fatti e le situazioni. Invece in seguito dovetti ricredermi quando la vidi con i miei occhi fare sesso con lui. 

Oramai tutto era compiuto, il mio sogno era frantumato, persino mia sorella mi prendeva in giro per lei. 

Cumpà non era innamorato di Cristina e la trattava male, gli piaceva chiavarla, possederla, averla e basta, come a lei farsi chiavare, da lui aveva scoperto il sesso vero e le piaceva. E nella settimana seguente quel suo atteggiamento venne a conoscenza di tutti. Continuava ad avere rapporti di amicizia con le amiche, ma non erano più quelli di prima.

Cumpà con Cristina manifestava una condotta strana che faceva parte del suo carattere, con lei come si suol dire alternava il bastone alla carota, se lei era gentile e lo assecondava, farei meglio a dire gli ubbidiva e adempiva a quello che voleva, era cordiale e le faceva anche regali, ma la maggior parte delle volte pur assecondandolo, lui era insofferente e indifferente alla sua bellezza. Lui non la voleva come ragazza o compagna d’amare, lui la voleva come riscatto, preda da mostrare, bottino su cui sfogarsi, amante su cui riversare i suoi istinti sessuali, svezzarla, umiliarla farla diventare quella che non sarebbe mai divenuta se fosse stata di Giulio.     

Dentro di me pensavo:” Lo lascerà entro pochi giorni. Una ragazza fine, educata e aggraziata come lei non può stare molto assieme a quello zulu…” Come lo chiamava lei prima che succedesse tutto quello. Invece…

Sapevo che anche le amiche si chiedevano perché nonostante il comportamento negativo di Cumpà nei suoi confronti la Cry non lo lasciasse. 

“Perché? “

Me lo chiedevo anch’io. 

E un pomeriggio, i primi giorni che lo frequentava, ascoltandola discutere con Ilaria, sentii che lei la consigliava di abbandonarlo, lasciarlo, che ne poteva avere mille ragazzi migliori di lui ai suoi piedi.

Anche le altre amiche i primi tempi le consigliavano di lasciarlo. Chi con dispiacere e chi con livore o gioia celata, le chiedevano continuamente come potesse una ragazza come lei essersi messa con quello zulù e aver lasciato Giulio. Loro non sapevano ancora che Cumpà la chiavava regolarmente quasi tutti i giorni con lei accondiscendente, sapevano solo che l’aveva chiavata quella sera.

Ma Giulio si, lo sapeva, glielo aveva fatto sapere proprio Cumpà che oltre che essere diventata la sua donna, facevano sesso completo giornaliero assieme.

Giulio subito reagì, ci restò male, non ci credeva, ma poi lo accettò e pur amandola ancora decise di dimenticarla.

Eppure nei giorni seguenti a detta delle amiche, nei discorsi che facevano lei riguardo a Cumpà rispondeva:” Non lo amo di certo… esco solo con lui qualche volta…” Come se fosse una condizione dovuta quello di doverlo incontrare e andare con lui.

“Ma che dici Cry? ...Mollalo quel terrone!”  Le rispondevano le amiche e lo sentii anch’io che la esortavano, ma lei non lo faceva.

La compagnia dei milanesi che frequentava Cristina sapeva cosa era successo e c’era chi tra invidie e gelosie su di lei era incredula che avesse lasciato Giulio per quello zulù, ma altre erano contente che fosse avvenuto:” Che si fosse messa la corda al collo da sola…” Come diceva Patrizia. 

Le amiche la criticavano e spettegolavano, qualcuna le sparlava dietro e disapprova che frequentasse quel terrone di Cumpà.  Raramente si avvicinavano a lei, quando la vedevano sola. Non giocavano più a carte assieme e lei preferiva farlo con sua nonna per evitare domande e risolini imbarazzanti e si faceva vedere poco con loro, un po' perché Cumpà non voleva che le frequentasse e un po' perché la snobbavano e parlavano male dietro di lei denigrandola e diffamandola per la sua frequentazione con Cumpà, dicendo in dialetto milanese che:

“La bella Cry è diventata la tosa(ragazza) dello zulù.”

 

Giulio oramai faceva la sua vita, aveva paura di Cumpà e quando lo vedeva al minigolf lo evitava e se c’era lui si sedeva distante da Cristina, silenzio e pensoso con la faccia ancora segnata dai suoi pugni. A tutti quelli che gli chiedevano il motivo, rispondeva che era stato aggredito a tradimento da uno sconosciuto e che con Cristina era finito tutto perché lei era superficiale e incapace d’amare, asserendo che era una ragazza inaffidabile e che amava il sesso. E in parte si è scoperto dopo che era vero. 

Essendo un bel ragazzo, si era fatto subito un’altra ragazza, una nuova milanese conosciuta in un altro stabilimento balneare vicino al loro, non più con i capelli lunghi e bionda come Cristina, ma con i capelli corti e neri, bella anche lei. E si sbaciucchiavano sempre, al mare o al minigolf e continuava la vacanza con tutti gli altri amici milanesi ridendo e scherzando con loro, non perdendo però occasione di parlare male di Cristina, che però amava ancora e gli si leggeva negli occhi quando la vedeva.

Anche Cristina pensava spesso a Giulio nonostante con lui ci fosse stato un rapporto leggero, sentimentale e d’amore, fatto solo di baci, carezze e qualche ditalino, niente in confronto a quello che gli aveva dato e gli stava facendo provare Cumpà, che l’aveva resa donna, le aveva fatto scoprire il sesso e ora glielo stava insegnando. 

A casa aveva aperto il regalino di quella sera che gli aveva fatto Giulio per l’onomastico era un anellino che mise al dito e portava lo stesso all’anulare, facendo credere a Cumpà che era suo personale. Ugualmente alle amiche, anche loro non lo sapevano che era il suo regalo, solo Giulio che glielo aveva visto al dito e si erano guardati negli occhi ma senza fare e dire nulla sapeva che era il suo. Forse lo teneva come ricordo del suo amore.

In quella situazione, quando Cristina non aveva appuntamento con Cumpà che lui lavorava nell’autodemolizione, lei andava in spiaggia da sola o con qualche nuova amicizia o con i suoi genitori, a fare il bagno e divertirsi. Metteva il bikini e si esibiva com’era nel suo carattere e faceva le sfilate sulla battigia attirando molti sguardi maschili su di sé. Oppure da sola ballava sempre con la radio a musicassetta o davanti al jeux box con le nuove conoscenze, sempre con il suo cappellaccio a falde e i grossi occhialoni con le lenti rosse o scure. E spesso i pomeriggi andava a passeggio o a fare compere con sua madre quando era anche lei al mare.

Era sempre allegra nonostante Cumpà la “curasse (controllasse)” come dicevano loro a Milano. 

Anch’io non riuscivo a capire cosa ci vedesse in lui e perché non lo lasciasse. Cumpà quando non c’era, mandava qualcuno di noi a controllarla, a seguirla, a vedere cosa faceva e con chi era, per poi riferirgli tutto e fare sostanzialmente la spia.

Un giorno che aveva passato un pomeriggio con un ragazzo di Milano suo conoscente appena arrivato, subito lui lo venne a sapere da Nofrio e dagli gli altri e quella sera quando si incontrarono appena la vide andò su tutte le furie:

“Ohhuuu! Tu sei la mia femmina... hai capito o no…!” Si mise a gridare in dialetto tirandole uno schiaffo sul viso davanti a noi, facendosi vedere capo.” Tu con gli altri non ci devi passeggiare…” Con lei che non reagiva e si giustificava sfregandosi la guancia quasi scusandosi: “Ma era un mio amico di Milano, l’ho solo salutato e passeggiato con lui…” 

“Tu sei la mia femmina e non devi andare a passeggio con altri… solo con me!”

Se fosse successo oggi ai nostri tempi o con un'altra, questa l’avrebbe mandato affanculo e lo avrebbe lasciato subito, invece lei, come se non fosse più la Cristina di prima e fosse dipendente da lui non so per quale motivo interiore rispondeva:

“Vabbè! D’accordo… non succederà più!”

Rassegnata con un atteggiamento sottomissivo invece di spedirlo al diavolo e andarsene. La maltrattava, ma ci restava assieme. Non riuscivo a capirla, a capirne il perché, non era nel suo carattere, nella sua cultura accettare quel suo atteggiamento ed essere passiva.

 

Ai suoi genitori e alla nonna aveva detto che con Giulio era tutto finito, che si erano lasciati e non si frequentavano più perché lui la tradiva con un'altra ragazza e se la portava in giro in moto, avendo con quella dichiarazione la comprensione il consenso e l’approvazione della nonna e dei genitori per la scelta di lasciarlo che aveva fatto. Non disse mai ai suoi che frequentava un meridionale (Cumpà), l’informò solo che non usciva con nessuno, che aveva qualche amico qua e là e qualcuno nuovo del posto e che tra questi aveva conosciuto anche qualche meridionale, ma solo amicizia e nulla di più, ricevendo le raccomandazioni della mamma e della nonna a frequentare certi tipi così diversi da loro. Informandole inoltre che le sue amiche, che lo erano anche di Giulio, spesso si divertivano a sparlarle dietro le spalle, dicendo falsamente che lei usciva con quel terrone con cui ogni tanto passeggiava o ascoltava la musica insieme e con altri. Ma che non era assolutamente vero quello che dicevano e che lei lo frequentava solo in amicizia, e in gruppo con altri ragazzi e ragazze del posto anche di Milano… mai da sola. Ma non era vero, a stare con Cumpà aveva imparato anche a dire le bugie ai genitori, cosa che non aveva mai fatto prima.

“Lo sai Cry come sono le amiche… “Rispondeva la madre confortandola:” …sono le prime che ti voltano la faccia e parlano male dietro le spalle. Comunque visto che Giulio non ti rispettava, hai fatto bene a lasciarlo, tu continua per la tua strada, studia e frequenta le persone giuste e per bene, anche amici diversi, l’importante è che fai attenzione e non leghi troppo con loro se sono meridionali…sai sono altra gente… diversa da noi.” 

Allora molti avevano questa mentalità dei meridionali, li vedevano come gli extracomunitari di oggi.

“Tranquilla mamma! Te l’ho detto, ci vado solo a fare qualche giro, qualche passeggiata con la compagnia nuova… e nient’altro.” Rispondeva lei.

Non sapevano che lui, il meridionale a cui non si doveva legare, il terrone a cui doveva fare attenzione si chiavava la loro unica figlia, la Cry quasi giornalmente.

Cristina si era creata un modo di vivere la vacanza alternativo a quello di prima e degli altri anni, nuovo, sessuale. Oramai aveva il suo nuovo giro che per quel che poteva cercava di tenere segreto, riservato, perché se ne vergognava che altri, la gente sapesse che frequentasse i meridionali, e le dispiaceva non avere più il rapporto di prima con le amicizie che aveva, soprattutto con le amiche e che spettegolassero di lei. Lo sapeva, se ne accorgeva quando casualmente capitava che discuteva con loro, dagli sguardi, dalle battutine e dei risolini che facevano. Però aveva scoperto qualcos’altro che le piaceva più di loro e di Giulio, il sesso, le piaceva fare sesso. E con Cumpà aveva rapporti sessuali completi quasi giornalieri e lui era un buon maestro che le insegnava la sessualità e la stava instradando verso la lussuria.

Ma anch’io come sue amiche intime non riuscivo a capire cosa provasse lei per lui. Lui non l’amava, questo era assodato, lo sapeva anche lei e lo dimostrava sempre trovandole da dire, maltrattandola e dicendo a noi che per lui lei era soltanto un trofeo, un diversivo, un divertimento, una femmina da fottere, una chiavainculo. Ci diceva sempre che lui non avrebbe mai sposato una donna del nord, ma una femmina delle nostre terre, con la nostra mentalità e usanze.

Come dicevo, non ho mai capito il comportamento di Cristina allora, l’avevo idealizzata tanto dentro di me perché ne ero segretamente innamorato, lei oltre che bella era una ragazza sveglia, spiritosa, risoluta, che sapeva il fatto suo e non si faceva mettere i piedi addosso da nessuno, prova ne era quel litigio con Giulio, con cui era iniziato tutto. Era stata decisa, aveva troncato tutto in un attimo e invece con Cumpà no, non ci riusciva, lui la trattava con superficialità, ma lei non se ne andava, gli era sempre attaccata. Era come se fuori dal suo contesto naturale, la sua compagnia, le sue amicizie milanesi e senza Giulio, fosse regredita in uno stato timoroso e timido e non fosse più quella di prima, e che assecondasse Cumpà per paura o timore o almeno non solo per quello, ma anche perché le piacesse quella condizione di subalternità a lui in cui la relegava… che le piacesse…

Mi era difficile pensare che Cristina l’amasse, che si fosse innamorata di lui, troppo diversi esteticamente, per intelligenza e cultura, livello sociale ed economico, ma se anche fosse stata innamorata non si sarebbe lasciata trattare così, c’era altro secondo me che l’attraeva di Cumpà che non riuscivo a capire, e pensavo:

” Che le piaccia il sesso ora che lo ha scoperto?... Cumpà è bravo a praticarlo anche se giovane, visto che è sempre andato a puttane con i suoi fratelli.” Oppure mi dicevo ancora: “Che le piaccia essere sottomessa e maltrattata come molte nostre donne del sud che se picchiate dal marito dicono che lo fa perché le vuole bene?” Oppure era qualcosa di più intimo, che era insito in lei, nel suo io, nel suo carattere che con alcuni si manifestava ed era dominante e con altri no, ed era recessivo, sottomissivo direi.

Comunque la loro non fu mai una relazione d’amore, d’equilibrio, rispetto, intimità o sentimentale come quella che aveva vissuto con Giulio, ma piuttosto un rapporto dominatore-sottomessa, che era un modo di vivere una relazione nel peggiore dei modi. Dove lui decideva e lei lo assecondava. Una relazione senza emozioni, sentimenti, emotività almeno da parte di lui, basata solo sul sesso che piaceva praticare ad entrambi.

Lui con noi e con chi conosceva che Cristina fosse la sua femmina si vantava che la chiava quasi tutti i giorni, dicendolo anche ai paesani e ai suoi fratelli che aveva conquistato quella ragazza milanese e se la fotteva quando voleva. 

Aveva un modo indisponente di rapportarsi con lei, come se riconoscesse nelle sue capacità intellettuali e la sua bellezza una superiorità verso lui e ne avesse paura, e forse per questo la maltrattava, per dominarla e tenerla a sé.

In quel periodo, da quel 25 Luglio alla fine di settembre successero vari fatti tra Cumpà e lei, purtroppo si videro tutti i giorni, lui non la mollava mai e lei gli stava sempre dietro. Anche sessualmente quel porco la trasformò completamente, e mi sento di dire che era tale quello che le ha fatto che per correttezza della verità riporterò solo alcuni episodi a cui ho assistito io personalmente, “visti con i miei occhi” come si suol dire e non riportati o raccontati da lui, che anche se veritieri, non avevo la prova della conferma.

 

Oramai eravamo giunti in agosto e la loro frequentazione era conosciuta nel nostro ambiente giovanile e come prima faceva Giulio, ora era lui, Cumpà che con la moto e lei dietro scorrazzava per le strade facendosi vedere da tutti con la milanese. Gli dava appuntamento davanti al minigolf, specie quando c’era la sua compagnia e le sue amiche di Milano e dopo aver bevuto qualcosa si faceva osservare da loro che lo guardavano male, che la caricava in moto e la portava via. Ed era tanto sbruffone che diceva apertamente ad alta voce a qualcuno di noi che era lì in modo che loro sentissero:

“Io e Cristina andiamo a fare un giro alla madonetta e tra un oretta torniamo.” 

E facendo leva sul pedale della messa in moto accendeva il suo Satan e con lei dietro e il suo culetto per la posizione e la sella corta sporto in fuori, partivano… con Cristina che per non cadere nell’impennata della partenza si teneva stretta a lui e dal modo che lo faceva non credevo lo facesse solo per non cadere. 

Oramai del giudizio degli altri non le interessava più nulla, in un paio di settimane quasi tutti sapevano che frequentava Cumpà, chi pensando soltanto come conoscente e amico e chi come noi e la sua compagnia stessa, le sue amiche in particolare, che faceva sesso con lui. E se prima si vergognava di quella situazione, con il passare dei giorni e delle settimane non più, il disagio a mostrarsi con lui diminuiva.

Come già detto, i suoi genitori e la nonna non erano al corrente di nulla e la sapevano tranquilla, seria e a modo, la ritenevano ancora una ingenua ragazzina e vergine, mentre lei con Cumpà si allietava e le piaceva fare sesso, con lui aveva scoperto il peccato e il paradiso.

Cumpà a noi, nelle sere che Cristina non usciva con lui perché era con sua madre o la nonna, ci riuniva in un dondolo del dehors o su una panchina del viale del minigolf e raccontava cosa avesse fatto con lei quel pomeriggio o quello prima, come senza fretta avesse osato di più sessualmente facendole fare atti più espliciti, con lei che lo assecondava, Ci spiegò come la chiavava, cosa  faceva o diceva lui o lei quando lo facevano, le sue paure degli insetti o come la volta prima quando si fece fare un pompino e lei non voleva, che glielo praticò prendendoglielo in bocca schifata, salvo poi piacerle e succhiarlo. Oppure che a volte la chiavava anche due volte in un giorno specialmente il sabato e la domenica che erano liberi entrambi, il pomeriggio e poi la sera… sempre alla madonetta.

 

Solo dopo una decina di giorni circa, ormai in pieno agosto, vanitoso ed esibizionista com’era, a quei racconti su richiesta di alcuni di noi di mostrarcela nuda, accettò.

Una sera Nofrio al suo parlare disse:

“Cumpà perché non ci porti a vedere… ce l’avevi promesso che ce la facevi vedere nuda…” E domandò in dialetto:” Come è fatta, come ha il seno e la figa Cristina?”

Gli altri lo seguirono subito e dissero anche loro:” Si dai cumpà… faccela vedere nuda.”

Lui pensò come se riflettesse poi sbottò in dialetto: 

“Volete vedere la chiavainculo nuda?”  Ci rispose come un capetto che concedeva qualcosa alla sua banda.

“Si Cumpà faccela vedere!” Fu la richiesta di Turi e tutti noi dietro lui a dire:

” Si…sì…sì…”  Io compreso.

“Va bene ve la faccio vedere, ma non solo nuda, ma mentre me la fotto (la chiavo) e me lo faccio sugare(succhiare) alla madonetta, ma dovete restare nascosti nella vegetazione, senza farvi vedere… guai se qualcuno di voi fiata e lei intuisce che ci siete.”

“Si… sì Cumpà ci nascondiamo nei cespugli che non ci vede stai tranquillo.” Dicemmo tutti in coro e anch’io tra loro, curioso nonostante tutto di vedere Cristina, la mia Cristina, la musa dei miei sogni nuda e mentre chiavava con Cumpà. E mi sentivo turbato, eccitato come gli altri.

“Guai a chi respira…!” Affermò serio da capo alzando l’indice in aria... e tutti contenti urlarono:

“Si...sì Cumpà…facilla vidiri nuda e come te la fotti a quella chiavainculo… (faccela vedere nuda e come te la chiavi…)”

Lui esaltato da quella richiesta e da quella unione di noi, esclamò:

“Allora ve la mostro nuda e mentre la fotto giovedì pomeriggio, alla madonetta. Seguite il sentiero che porta alla radura dopo il vecchio rudere, dove c’è il piccolo spiazzo, nascondetevi lì tra i cespugli e guai a chi fiata o fa rumore o si fa vedere.” Ripeté proseguendo: “Potete farvi le pugnette che volete (masturbarvi) guardando Cristina, ma niente rumore. E nascondete i motorini, non lasciateli in vista.”

Tutti concordammo, eravamo felici che il nostro capo (Cumpà) ci dava il contentino come ai bambini di farci vedere Cristina nuda e farci masturbare per lei. Questo per tenerci buoni, per farci vedere quanto fosse grande e a che punto l’avesse ridotta.

 

Quella sera parlammo ancora e poi ci salutammo con l’accordo di vederci il giovedì pomeriggio, già lassù, noi alle 16.00 a cercarci i posti per nasconderci e lui con lei sarebbe arrivato alle 16.30.

Menomale che la vegetazione della madonetta d’estate era fitta, fatta di macchia mediterranea di associazioni vegetali diverse costituite da arbusti, cespugli e alberi, con al centro spiazzi o minute radure e attorno piccoli sentieri circondate da pinete o faggeti e più sotto verso il mare terrazze con piante di ulivo e vigne.

E quel giorno il primo di una serie, a insaputa di Cristina ce la esibì nuda con noi nascosti dietro ai cespugli, e ce la fece vedere che la chiavava, che le insegnava a fare i pompini e ad assistere nel farle anche il culo per la prima volta, sempre con lei inconsapevolmente spiata da noi. Nella sua megalomania ci teneva che vedessimo quanto fosse virile lui e sottomessa lei. E mi resi conto che era tutto vero quello che ci diceva.  L’aveva rovinata, trasformata, aveva distrutto il mio sogno di gioventù...

E quel giovedì pomeriggio alle sedici andammo tutti alla madonetta….

 

 

Ogni commento e suggerimento è gradito.

Grazie.

Inviare a “dressage1@hotmail.it

 

 

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