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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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L'AMICO DI FAMIGLIA

              STORIE IGNOBILI

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Pagina vietata ai minori di 18 anni.

L’AMICO di FAMIGLIA.

 

“La verità appare sempre assurda.”

 

Buongiorno.

Mi chiamo Maria, sono felicemente sposata da sei anni e con mio marito Tano diminutivo di Gaetano e ci vogliamo molto bene.

Abitiamo provvisoriamente in una cittadina turistica della Liguria, vicino a Sanremo, un paesino con il porto turistico, dove viviamo e lavoriamo.

Ho trent’anni ora e sono impiegata e mio marito ne ha 34 ed è un carabiniere, abbiamo una figlia di poco più di tre anni, ci siamo sposati giovani e siamo emigrati nel nord dove lui era stato trasferito per servizio, essendo noi del sud.

Alloggiamo in un appartamento carino, anche se non è niente di speciale, ma molto grande, troppo per me, che oltre ad avere i locali ampi e spaziosi ha una camera in più oltre la nostra, dove soggiornano i miei o i suoi genitori quando vengono su a trovarci.

In quel periodo essendo casalinga mi ci dedicavo molto alla casa e mi piaceva.

 

Quando successe il fatto che sto per confessare, ne avevo 26 di anni.

Non sono una bellezza particolare, non ero e non sono una ragazza appariscente, non lo sono mai stata e nemmeno sexy, per mentalità ed educazione e per ruolo, essendo la moglie di un carabiniere. Ma una ragazza carina e seria e soprattutto molto innamorata.

Sono ed ero, pur essendo ora leggermente fuori peso, una ragazza prosperosa, con le forme appena accentuate ma perfettamente proporzionate, quel tipo di ragazze che piacciono, simpatica, cordiale e con un bel viso e sorriso.

In quel periodo ero casalinga in attesa di un posto di lavoro, avendo partecipato a un concorso delle poste Italiane della provincia.

Tutto iniziò quattro anni fa, allora eravamo una coppia di sposini innamorata, coniugata da poco più di due anni, all’epoca avevo i capelli neri, lunghi oltre le spalle mentre ora li ho castano-biondo, corti sul collo quasi a caschetto e da una parte un po’ più lunghi.

In quel periodo oltre che fedele, ero il tipo di ragazza che se qualcuno le sorrideva o le faceva l’occhiolino, si girava dall’altra parte infastidita.

Mio marito era un ragazzo non alto, con il pizzetto e i capelli scuri e corti, tipico meridionale.

La nostra intimità era soddisfacente per me, non avendo mai conosciuto altri ragazzi, ed essendo stato lui il mio primo e unico uomo della mia vita.

Ci amavamo intensamente e praticavamo i rapporti sessuali senza protezione, perché cercavamo un figlio, che però non arrivava, ma non ci perdevamo d’animo e provavamo in continuazione, tra noi c’era un’ottima intesa matrimoniale e intima.

 

Un giorno mio marito mi informò che un suo amico intimo e d’infanzia, del suo paese, Enzo, che era diventato meccanico di motori marini e dipendente di una ditta nautica siciliana, sarebbe venuto in città per lavoro su uno yacht che aveva un motore rotto ed era ormeggiato nel porto di Sanremo. E siccome era luglio, alta stagione, non si trovavano appartamenti, ne alberghi o pensioni libere dove poter soggiornare e non c’era un buco libero nemmeno a pagarlo oro, era tutto esaurito anche nei campeggi.

Mio marito dopo aver parlato con lui al telefono mi chiese se io ero d’accordo ad ospitarlo qualche settimana da noi visto che avevamo una camera in più e vuota, che poi finito il lavoro sarebbe tornato dai suoi in Sicilia.

“In fondo glielo devo!” Disse:” Sono stato ospite a casa sua parecchi mesi quando studiavamo e mia madre era ricoverata in ospedale e mio padre lavorare fuori regione. Dormivamo nella stessa stanza come due fratelli.”

Mi guardò con tenerezza.

Cercai di farlo desistere da quell’idea perché non mi piaceva avere estranei in casa:

“Ma non può dormire sulla barca? Su questo yacht?” Chiesi, fingendo che lo facevo per la sua comodità:” Ci sarà pure un posto, un angolo dove dormire?”

” No! “Rispose mio marito. C’è gente sulla barca, tra i proprietari, i loro amici e l’equipaggio non c’è posto. Se no, non me lo chiedeva. “Continuando: “Ma non posso essere scortese con lui … dai!! Siamo quasi come fratelli, sono stato ospite a casa sua, dai suoi genitori per parecchi mesi. Come faccio a dirgli di no? Lui non me la chiesto direttamente, ma me lo ha fatto capire….

Si tratta di ospitarlo per poco, due, tre settimane al massimo, il tempo che smonta i pezzi rotti del motore, li ordini e aspetti che arrivino le sostituzioni dall’Inghilterra e li rimonti ed è tutto finito.”

“Dall’Inghilterra?!“Esclamai stupita.

“Si, sono motori Inglesi e i pezzi arrivano direttamente dalla fabbrica, mi ha detto che l’hanno già contattata. “

“Chissà con tutte queste chiusure di fabbriche per ferie quanto ci metteranno ad arrivare in piena estate dall’Inghilterra. “Rimbrottai io.

“Due settimane! Massimo due e mezzo. Appena sono pronti arrivano con l’aereo all’aeroporto di Nizza, è già tutto calcolato, appena smontato controlla quanti sono i pezzi da sostituire e li ordina subito. Stai tranquilla.” Mi disse cercando di rassicurarmi.

“Ma dovrà stare qui due settimane? …Tre? “Chiesi ancora io sarcastica e delusa.

“Ma è un tipo tranquillo… non ci darà fastidio vedrai, non disturberà è sposato e ha anche dei figli.” Replicò lui. “È una persona seria, un vero amico.” 

“Basta che poi non porta qui anche la moglie e i figli in vacanza.” Dissi sorridendo, scherzando.

“Ma no!... Figurati! Non vede l’ora di tornare giù, qui non le piace il posto e nemmeno la gente.”

Accettai controvoglia per farlo contento, proprio non mi andava di mettermi in casa qualcuno che per me era uno sconosciuto, anche se loro erano molto amici per me era un estraneo e avrei dovuto condividere il bagno con lui. Lo feci mio malgrado per farlo felice, acconsentii, mio marito annui felice abbracciandomi, ma io precisai subito:

” Ma solo per quindici giorni! Sai che non mi piace avere estranei in casa, sarà un tuo amico, ma io non lo conosco e per me è un estraneo.” Affermai chiara.

“Ma anche meno!” Rispose lui:” Vedrai appena può se ne andrà.”

 

Quando arrivò due giorni dopo e me lo presentò, anche se sorridevo convenzionalmente ebbi subito una sensazione sgradevole, a pelle come persona non mi piaceva, non era nemmeno molto presentabile d’aspetto, era pelato, completamente calvo, era uno di quei giovani che avevano pochissimi capelli chiari con una calvizie precoce probabilmente di natura ereditaria e solo dietro la nuca, e si rasavano la testa.

Avevo sempre detestato gli uomini pelati, non mi piacevano i calvi, mi facevano ribrezzo, ancor più se erano giovani, anche se lui di viso aveva dei bei lineamenti regolari, nell’insieme, non mi piaceva, specie poi se quando radendosi con la schiuma si rasava anche la testa, era impressionante per me.

Anche se erano amici di vecchia data non era gradevole come tipo, e lui se ne era accorto, cercando di rendersi simpatico a me con battute, sorrisi e scherzi che odiavo e mi davano solo fastidio. Ma non lo potevo dire. Sorridevo anch’io falsamente fingendomi compiaciuta della sua presenza e di quello che diceva, in realtà lo avrei sbattuto fuori di casa volentieri.

Le feci vedere la sua stanzetta, che sarebbe stata quella di un nostro futuro figlio se sarebbe arrivato e il bagno che purtroppo era unico e lo avremmo avuto in comune.

Un pomeriggio dopo pochi giorni che era arrivato, lo ripresi sulla pulizia e sull’ordine del bagno, visto che lo lasciava in modo disordinato dopo esserci passato lui. Io non ero sua moglie che gli puliva tutto, lui era un ospite nemmeno nostro, ma solo di mio marito e quindi doveva rispettare le regole della casa, e gli dissi gentilmente:

“Senti Enzo! Non dimenticarti di tirare lo sciacquone quando vai in bagno a urinare, se no l’urina fermenta e manda cattivo odore.”

Lui ci restò male a quel richiamo:

” Hai ragione scusa, è che a volte vado di fretta, premo il pulsante convinto che scarichi l’acqua e invece non lo fa. Farò attenzione.”

“Si bravo!” Affermai con il sorriso ma infastidita.

Lo dissi anche a mio marito, che rispose che ero stata incauta e che capita a tutti di dimenticarsi di tirare l’acqua qualche volta, anche a lui.

” Se vedessi quello della nostra stazione allora!?” Disse.

“Qui non siamo in caserma! “Esclamai:” E io non sono la serva di nessuno, se devo fare la domestica a qualcuno, la faccio solo a mio marito.” Precisai.

“Sono a casa mia e gradisco che lo lasci pulito visto che è un ospite, perché poi lo devo pulire io il suo piscio sulla tavoletta del sedile prima di potermici sedere.” Risposi infastidita della sua giustificazione.

 

Enzo per ripararlo, faceva i turni sullo yacht, spesso di giorno i proprietari per non perdere la vacanza, uscivano con un motore solo e andavano lungo la costa a prendere il sole e a divertirsi, o verso l’Italia o verso la Francia, senza allontanarsi molto da Sanremo e per permettere questo, capitava che lui dovesse lavorare di notte per permettere queste escursioni giornaliere e al mattino dormisse.

In pochi giorni del suo soggiorno a casa mia, si prese una confidenza che io non gli avevo mai dato, senza che mio marito dicesse nulla. Lui era amico di mio marito e non mio e non mi piacevano certe libertà che si prendeva. Mi dava del tu, in modo molto personale e questo mi infastidiva.

A tavola quando pranzavamo o cenavamo assieme, a volte raccontava barzellette sporche e faceva battute spinte sulle donne dello Yacht che spesso giravano nude o delle turiste di Sanremo, incurante del fatto che ci fossi io.

Alla sera soli in camera lo facevo notare a mio marito.

“Hai sentito le battute che fa sulle donne? …Per non chiamarle porcate, e davanti a tua moglie? … E tu non dici niente?” Le dicevo provocandolo, evidenziando i difetti del suo amico.

” Ma cosa vuoi che dica? …È fatto così! “…Rispondeva mio marito:

” Lui lo fa senza malizia, è il suo modo di parlare, ha sempre fatto e detto così. Non lo fa per volgarità. “

Mio marito sapeva che non mi piaceva e che lo sopportavo mal volentieri, ma a me dava un fastidio enorme che lo giustificasse sempre. Non vedevo l’ora che se ne andasse da casa mia, perché se restava, sentivo che prima o poi io e mio marito avremmo litigato per lui.

Dai miei modi di fare se ne accorse anche Enzo della mia non sopportazione nei suoi confronti, iniziando a rapportarsi con me in modo diverso, più gentile ed educato, incominciando ad adularmi con battute carine sul mio modo di cucinare:

” Buonissimoooo!!! Sei un’ottima cuoca Maria, saresti da sposare e sono contento che l’abbia fatto il mio migliore amico.” O nel farmi complimenti al limite del corteggiamento quando eravamo soli o mio marito non c’era perché in servizio:

” Sei bellissima con questo vestito. Ti dona! Traspare sotto il tessuto un corpo meraviglioso.” Diceva.

“Smettila!” Gli rispondevo. “Non mi piacciono questi complimenti!”

Anche se come donna li avrei apprezzati, sortivano dentro me un effetto contrario.

Lo disprezzavo, mi dava disgusto il suo corteggiare la moglie del suo migliore amico, quando lui non c’era ed era in servizio. Fare il filo e battute ammiccanti a sua insaputa, sulla consorte dell’amico che lo ospitava in casa.

Ma lui continuava con il dire:

” Hai dei bei capelli! … Lunghi, neri e scuri come i tuoi occhi che sono così profondi e caldi che rispecchiano il tuo animo.” Per poi passare alle labbra e dopo qualche giorno ad alcune parti anatomiche particolari. Fino a permettersi di dirmi:

“Hai un bel sedere sai! … Bello rotondo pieno, come piace a me! Anche il seno è bello prosperoso, ma che misura hai?”

Non gli rispondevo o se lo facevo era per dirgli di smetterla o quando ero in buona che non le interessavano le mie misure. Non le davo retta, più volte gli dissi di smetterla che ero la moglie di un carabiniere e lui doveva rispetto a me e a mio marito, per la sua amicizia e per la divisa che portava.

Finché un giorno arrabbiata gli risposi per le rime: “Lo dirò a Tano! Se non la smetti di importunarmi!”

Ma non lo feci, anche se le sue avance diventavano sempre più audaci e spinte, non dissi nulla a mio marito, per il quieto vivere. Cosa avrebbe fatto? Avrebbero litigato? Lo

avrebbe mandato via?

Dovevo solo pazientare e aspettare che passasse ancora poco più di una settimana.

In quei pochi giorni che era ospite, si era presa una confidenza con me che io non gli avevo mai dato, probabilmente pensava che per il fatto di essere amicissimo di mio marito, lo fosse anche di me e di usare lo stesso rapporto anche con me.

Anche se pranzavamo e cenavamo insieme, per me era sempre un estraneo, uno sconosciuto.

Durante i pranzi e le cene, i discorsi tra loro due erano confidenziali e intimi, fatti di ricordi e risate, di novità e sorrisi, prendendosi una famigliarità di sua iniziativa che nemmeno mio marito gli aveva dato, fino al punto che chiacchierando e ridendo una sera iniziò a fare battute su me e Tano:” Ieri sera vi ho sentito! “esclamò.

” Cosa hai sentito? “Chiese Tano stupito come me.

“E dai !!…” Gli disse dandole una gomitata al suo braccio.” …con una moglie bella come la tua … cosa vuoi sentire? Cosa vuoi fare alla sera? “Aggiunse ridendo. E risero assieme.

Io bollivo dalla rabbia, era maleducato, era ospite a casa nostra e faceva il padrone, non mi piaceva assolutamente il suo comportamento.

“Ho sentito il letto cigolare.” Continuò ridendo:” Se vuoi domani gli do un po’ di olio, così non avrete problemi.” Aggiunse scherzoso continuando a ridere credendo di essere spiritoso. Ma non lo era affatto, almeno per me.

Mio marito prendeva tutto per scherzo quello che diceva lui, tra le sue confidenze nuove, ingenuamente gli parlò di noi, ebbe la brillante idea di dirgli che volevamo un figlio e non arrivava, che era ormai qualche anno che lo cercavamo e presto avremmo iniziato tutta una serie di esami.

” Ahhh!!...Per questo ci date così forte!” Esclamò guardandomi e ridendo:” La signora vuole restare incinta!”

Con quella frase non ci vidi più, sbattei il tovagliolo sulla tavola, mi alzai irata e offesa e senza parlare andai via. Sparecchiarono loro la tavola.

Quando fummo soli in camera, mi arrabbiai molto con mio marito, fino quasi a litigare, che non lo avevamo mai fatto.

“Che il tuo amico non si permetta più di dire quelle cose e fare quelle battute su di me in casa nostra!” Strillai.

“Digli di avere un contegno rispettoso verso il luogo che lo ospita e noi, e soprattutto me che sono tua moglie e tu non permetterti mai più di parlare delle nostre intimità a nessuno, specie a quella persona che per me è solo un estraneo.”

Mio marito restò avvilito dalla mia reazione che riteneva sproporzionata.

“Dai amore! ...ancora una decina di giorni e se ne va! ...Abbi un po’ di pazienza! ..Lui è fatto così scherza ! Non lo fa per cattiveria, comunque gli parlerò, glielo dirò. “Rispose.

“Si! … dieci giorni, se non lo sbatto fuori prima io. E io non scherzo affatto!” Gli dissi inviperita:

” E da stasera niente sesso! …Finché c’è quello là! … Il tuo amico intimo nella camera di là a origliare non facciamo più niente!” Affermai, mentre con la mano facevo segno oltre la porta per intendere lui.

“Ma no dai amore! “Esclamò mio marito cercando di rabbonirmi, ma non ci fu niente da fare.

” Farai astinenza dieci giorni. Non ti farà male! “Dissi seria e decisa.

Tano sapeva che Enzo non mi era simpatico e che mal lo sopportavo e non perdevo occasione in modo gentile ed educato di farglielo capire, ed ora aveva oltrepassato il limite.

Quando gli dicevo che il suo modo di guardare mi dava fastidio, mi imbarazzava, mi rispondeva:

” È normale che ti guarda, sei una bella donna, le piacerai come a tanti ragazzi. Preferiresti essere brutta e che non ti guardi?” …Diceva.

” Si!” Rispondevo irritata e provocatoria:” Per lui si!” 

Poi mi accadevano episodi strani di cui mettevo al corrente mio marito, ma che catalogava come innocenti, ma che io definivo sconcertanti, per non dire perversi.

Non lo scrivo per cattiveria, ma come molte ragazze sono molto riservata e gelosa delle mie cose, specie quelle intime. Io per abitudine e riservatezza, non stendevo mai la mia biancheria intima sul balcone alla vista dei dirimpettai o dei passanti della strada sottostante. Solo il fatto che qualcuno vedesse la mia biancheria intima stesa, mi creava imbarazzo, disagio e mi dava un senso di vergogna interiore, e per riservatezza la stendevo nel bagno, su uno stendino di plastica apribile e visto che in quel periodo c’era lui in casa e usava il bagno, coprivo il tutto, stendino e indumenti intimi, slip e reggiseni con un ampio asciugamano sopra che pendeva dai lati.

Mi accorsi dopo qualche giorno, che gli slip e i reggiseni erano sempre spostati da dove li stendevo io e messi in modo diverso da come li pinzavo con le mollette.

Io, che sono una maniaca di come appenderli, in che ordine e che tipo di indumento mettere per primo, li trovavo spesso spostati. E a volte qualche pezzo mancava o lo ritrovavo in seguito.

Chiesi a mio marito se li toccasse lui, ma mi rispose di no, dicendo che avevo le fisse.

Intuii subito chi era stato, ma non volli approfondire per non creare dissapori, ma ero sicura che fosse lui che me li manipolava, o per farmi i dispetti o faceva qualcosa di peggio, ero certa che i miei sospetti fossero fondati.

Così, solo il pensiero che Enzo li aveva toccati e avrei dovuto indossarli manipolati da lui e a chissà quale scopo… mi dava una sensazione di disgusto che mi induceva per sicurezza e igiene a rilavarli.

Più di una volta rifeci il bucato di tutta la biancheria intima e la ristesi con lo stendino in camera mia in modo che non lo toccasse più. Ero arrivata al punto che non mettevo nemmeno più la mia biancheria sporca nel cestino del bagno per timore che la vedesse o ci facesse qualcosa, ma o la lavavo subito o la tenevo in camera per poi farlo.

Era passata una settimana e non gli parlavo quasi più, se non solo per cose ordinarie e di utilità.

Una mattina ci trovammo a casa tutte e due, lui aveva fatto il turno di notte ed era rientrato a casa alle sei e mezza, mio marito si era alzato per iniziare il turno di lavoro al sette. Si salutarono ed Enzo come il solito si chiuse in camera sua a dormire.

Io mi alzai a preparare la colazione a mio marito come facevo tutte le mattine e quando lui uscì e andò in stazione, tornai a letto, era presto per alzarmi, non lavoravo allora e andai a dormire ancora un po’. Mi sarei svegliata dopo due orette, c’era il mercato settimanale quel giorno e volevo andare a fare acquisti, e misi la sveglia.

Verso le otto e mezza suonò, mi alzai per preparami e andai in bagno, passai davanti alla porta chiusa della sua camera, facendo veloce e appena dentro il bagno mi chiusi a chiave e mi feci la doccia.

Poco dopo, nuda, fasciata in una grossa asciugamano di spugna bianca, aprii la porta per uscire, guardando prima fuori, controllando che la porta della sua camera fosse chiusa, lo era e pensai che dormisse. Feci una corsa scalza e mi infilai in camera mia, girandomi subito verso la porta e chiudendomi dentro con un giro di chiave.

Quando mi voltai mi venne un colpo, lui era sdraiato nudo sul mio letto matrimoniale nel posto di mio marito.

“Cosa fai?” Le chiesi sconcertata: “Come ti permetti! …Esci subito fuori da questa camera!”

Lui rise.

“Lo dirò a Tano, gli dirò tutto!” Esclamai irata

“Cosa gli dirai?” Mi chiese.

“Gli dirò che sei un porco! … Un farabutto! Che quando lui non c’è, cerchi di insidiare sua moglie, la moglie del tuo miglior amico, di chi ti ha ospitato in casa.”

“Non lo farai!” Rispose.

“Ohhh!!!…Vedrai se non lo farò!” Esclamai superba: “Non mi conosci tu, ed ora esci da qui immediatamente e prepara la tua roba che oggi stesso te ne andrai da questa casa!” Urlai.

“Non mi ero sbagliata sul tuo conto, sei un poco di buono!” Gridai continuando irata.

“Ma davvero gli dirai tutto?” … Mi chiese calmo e sarcastico.

“Quanto è vero Dio!” Risposi:” E ora esci immediatamente dal mio letto e dalla mia camera e copriti che fai schifo.” Ripetei.

Stette pochi secondi in silenzio e poi esclamò:

” Allora se proprio me ne devo andare e litigare con il mio migliore amico, bisogna che il motivo sia serio e quello che le dirai tu sia vero!”

Dalla tensione e dall’agitazione subito non capii. Ma prima che riflettessi, con un balzo si alzò dal letto e si allungò su di me, mi prese per la mano e mi tirò forte verso di lui, a fianco al letto, mentre con l’altra mi strappava da addosso l’asciugamano facendomi rimanere nuda.

“Diooo!!… Che fai!!! …Come ti permetti!! Lasciami subitooo!!...” Gridai forte furibonda.

Cercai di coprirmi alla meglio tirando l’asciugamano verso me e cercando di fuggire, ma mi teneva stretta per il polso, fino a farmi male, aveva una forza tremenda e nel mentre mi osservava il sesso e il seno.

Imprecando su di lui cercavo di divincolarmi:

“Porco! ...Maiale!... Depravato. Lasciami stare o ti denuncio. Ti faccio arrestare da mio marito! “Gli urlai intanto che rideva divertito.

Avvicinandosi cercò di girarmi e di prendermi per il sedere e per i fianchi e tirarmi a lui.

“Se mi tocchi urlo!!…Urlo!!… Grido aiuto!!” … Le dissi mentre il seno mi ballava ai movimenti di quella lotta impari sul torace.

” Grida pure!” Rispose arrogante e sicuro di sé.

Mi prese con forza per un fianco tirandomi, mi misi a gridare:” lasciamiiii!!!”ma non servì perché essendo tutto chiuso e la stanza su un lato della casa a muri spessi non sentì nessuno.

Mi tirò più forte verso lui e riuscendo ad abbracciarmi per la vita mi sbattè letteralmente di peso sul letto venendomi sopra, mentre io mi divincolavo, gli battevo i pugni sul petto e cercavo di graffiarlo sul volto.

Mi baciò a forza tenendomi le braccia distese in alto sulle lenzuola.

“Bastardooo!! Maledettoooo!!! Lasciamiii!!!” Urlai ancora, ma lui incurante di tutto, sdraiato sopra di me, mi divaricò le gambe allagandole con il suo ginocchio e ci si mise in mezzo.

Sentii il suo pene premermi sulla pancia e diventare duro. Era terribile, stava cercando di violentarmi. Cercavo di divincolarmi, di liberarmi, ma non ci riuscivo, era troppo forte per me.

“Se proprio vuoi dire a Tano che ti importuno, gli dirai anche che ti ho fottuta (chiavata), così almeno avremo un motivo reale per litigare e io per andare via da questa casa.”

Ero spaventata, non riuscivo a liberarmi dalle sue braccia.

“Sei un porco! Un bastardo!” Ripetei arrabbiatissima:” Mi fai schifo, non mi toccare.” Fino al punto che dalla rabbia e l’impotenza, gli sputai in faccia.

Si mise a ridere, mi tenne le braccia in alto e mi prese tutte e due i polsi, tenendoli uniti e fermi nella sua mano.

Con l’altra iniziò ad accarezzarmi il sesso:

” Che bella figa pelosa che hai! Tutta nera …da vera siciliana di razza, come piacciono a me!” Esclamò.

Ero furibonda, non avevo più voce per gridare, ceravo di scalciare, ma riuscivo a muovere le gambe solo nel vuoto.

D’improvviso mi infilò un dito dentro la figa e iniziò a masturbarmi:” Sei bagnata! Sei eccitata, scommetto che ti piace?” Diceva guardandomi e sorridendo con ancora il mio sputo in faccia che le colava.

“Non è vero! … Non è vero bastardo! “Risposi. Il fatto che dicesse quelle cose mi faceva infuriare di più.

” Togliti da addosso, non mi toccare perché ti denuncio. Ti faccio arrestare.” Ripetei.

“Da chi? Da Tano mi fai restare?” Rispose sarcastico con quella sua faccia da canaglia.

“”Gli dirai che ti ho chiavata? ...Davvero?”

“Bastardo!! …Lasciami!!” Dissi ancora.

Ma niente, continuava a muovere il su dito dentro me, per poi portarlo sulle labbra, succhiarlo e sputarci sopra, riabbassarlo e insalivarmi i peli e l’entrata della vagina.

Ero agitata, rigida nel tentativo di bloccarlo, non sapevo più cosa fare.

Arrivai al punto che pur di farlo desistere provai a rabbonirlo, visto che con ci riuscivo resistendo e scalciando, provai con le buone e gli dissi:

” Se mi lasci ora, non gli dirò niente a Tano. Non ti denuncerò.”

“Sono sicuro che non gli dirai niente lo stesso.” Disse sorridendo.

In quel momento sentii il suo glande strusciare sui miei peli e poi spingere al centro della mia fessura, aprirla ed entrare penetrandomi.

Gettai un urlo di disperazione:” Noooooo!!! “Irrigidendomi tutta, ma lui oramai era dentro di me e fino ad allora ero stata solo di mio marito.

Mi penetrò!

Non volevo, lo giuro sulla mia vita che non volevo, ma non ebbi più la forza di oppormi quando lo sentii dentro di me.

Era grosso e lungo più di quello di mio marito, lo sentivo riempirmi la vagina. Mi accorsi subito durante la penetrazione che era di maggiori dimensioni di quello di Tano, lo sentivo colmarmi dentro, mi dava una sensazione mai provata a sentirmi la vagina piena della sua carne calda e dura.

Iniziò a muoversi baciandomi sul collo, cercando di farlo con la mia bocca che io spostavo girando il volto di lato per non baciarlo. Vedevo il suo viso congestionato, calvo con gli occhi luciferini e il sorriso vizioso. Lo sentivo muovere dentro di me e provavo rabbia e disgusto. Ero incredula, non mi pareva vero che mi accadesse quello, il miglior amico di mio marito che avevamo ospitato in casa nostra mi stava violentando.

“Vedrai che ti farò godere come tuo marito non ti ha mai fatto godere !!” Esclamò. “Ti farò innamorare di me!” Esclamò.

Iniziai a sentire caldo, un calore strano che mi partiva dal sesso, dalla vagina piena e si spandeva nel ventre e in tutto il corpo.

Non volevo ammetterlo a me stessa, ma quel suo muoversi in vagina incominciava a piacermi, contro la mia volontà iniziavo a godere.

Mi lasciò le braccia, che libere non usai più per liberarmi o batterlo, ma lasciai che mi abbracciasse senza una minima resistenza da parte mia, ma anzi con una arrendevolezza attiva. Si mise a muoversi lentamente dentro me, abbracciandomi e leccandomi il collo mentre io oramai passiva lo lasciavo fare, abbracciandolo d’istinto e godendo di lui.

Sentivo le sue mani accarezzarmi il seno e i capezzoli e poi stringerli forte per rilasciarli subito, baciarli e leccarli, provando una sensazione strana, nuova e meravigliosa, mai avvertita prima con mio marito.

Chiusi gli occhi e sentii le sue labbra appoggiarsi alle mie, la sua lingua spingere, ma non girai più la testa per fuggirgli, invasa dal piacere e dal calore interno che provavo nella pelvi, aprii la bocca lasciando entrare la sua lingua a incontrarsi con la mia, ricambiando il bacio e accogliendo di più il suo pene dentro me allargando istintivamente le gambe.

In quel momento non mi importava più se non era bello ed era pelato e mi stesse prendendo con la forza, mi piaceva e distinto nel piacere le portai una mano sulla nuca e poi su, scorrendola sul capo, sentendo per la prima volta il suo cranio liscio, calvo, sudato, così diverso da quello di mio marito che seppur corti aveva una testata di capelli scuri. Lo sentivo tutto dentro, ero piena di lui, lo avvertivo nei movimenti di avanti e indietro quando giungeva in fondo toccarmi l’utero, con sensazioni ed emozioni di piacere nuove, mai provate con mio marito.

Sentirlo dentro di me era qualcosa di tremendamente eccitante e piacevole, mi sentii donna per la prima volta, una donna diversa dalla Maria che ero, viva e piena di desiderio e passione, non più la moglie seria e morigerata di un carabiniere, ma una donna calda e vogliosa e senza rendermene conto mi annullai tra le sue braccia.

In quell’amplesso, sentivo mille diversità da mio marito, tra cui il suo cranio calvo, liscio al tatto quando passavo le dita su di esso, che scoprii mi eccitava farlo, accarezzarlo e avvertirne la levigatezza, non aveva i capelli come mio marito, era pulito e, vellutato da crearmi sensazioni contrastanti e una forma di repulsione ed eccitazione a quella sensazione tattile per me sconosciuta.

“Te lo farò io un bel regalo.” Sussurrò mentre mi possedeva con foga con me ormai vinta che lo stringevo:

” Ti darò quello che sogni da sempre e lui non riesce a darti. Ti metterò incinta io, ti darò un figlio.”

A quelle parole mi sentii ribollire, sentii il cuore battermi forte provando una forma di spavento a quella esclamazione, assieme a una reazione non controllata di eccitamento. “Ti metterò incinta io.” Era una frase terribile detta dal mio violentatore. Avvertii una scossa, una sensazione di scarica elettrica in tutto il corpo, che contrasse tutti i muscoli vaginali, stringendo involontariamente al suo interno la sua asta forte e dura con le sue pareti umide, facendomelo sentire di più dentro di me e si diffuse per tutto il corpo, dandomi fremiti sulla pelle.

“No! …Noh! Nooh! “Bisbigliai contraria:

” Questo no! …Non farlo!” Farfugliai ancora.

Ma ero troppo presa da quel rapporto sessuale, nuovo e diverso per me da quelli che avevo con mio marito, che piacevolmente e in silenzio arrendendomi mi abbandonai a lui che faceva di me quello che voleva.

Sapeva fare l’amore, o meglio, sesso, molto meglio di mio marito, la differenza era notevole e la avvertivo e godevo, quella sua presunzione detta all’inizio che mi avrebbe fatta godere, purtroppo era vera.

Godevo, lo stringevo e scelleratamente ricambiavo i suoi baci con la lingua in bocca, come se non fossi io ma un’altra donna, un’altra Maria. In quei momenti non capivo

niente. Non capivo nemmeno che stavo tradendo mio marito, partecipando a quella forma di aggressione, che non era più una violenza carnale, ma si era trasformato in un amplesso se non consenziente, partecipante.

Avvertivo dalla reazione del mio corpo che stava per esplodere in me, qualcosa che non avevo mai provato così intensamente …un orgasmo profondo.

Finché gemendo tirai un urlo di piacere un:” Aaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!” Dolce, profondo e prolungato essendo arrivata all’orgasmo, scuotendomi tutta sotto di lui e per reazione a quel godimento impetuoso lo strinsi di più a me ansimante dal piacere, baciandolo, avvinghiandomi con le gambe sui suoi fianchi facendomi penetrare a fondo, accarezzando la sua nuca glabra.

Sentivo con la mano il suo cranio liscio e sudato, ma ora non mi disgustava più, anzi, mi piaceva e lo baciai posando le labbra sulla sua calvizie, avvertendo la pelle calda e umida del suo capo; e lo accarezzavo, percependone la cute levigata sotto le mie dita, intanto che accoglievo la sua asta dura dentro me a gambe larghe, sempre più in profondità, sussultando, dondolando e gemendo ai suoi colpi.

Lo sentii irrigidirsi, inarcarsi e guardarmi negli occhi, mentre il suo glande spingeva il mio utero più a fondo, più in alto, riversandoci improvvisamente contro i getti del suo piacere sotto forma di caldo sperma.

Un ooooohhhhhhhhhhh lunghissimo accompagnò i suoi spruzzi dentro me.

Mi era venuto dentro senza nessuna precauzione, come aveva detto, aveva fatto.

Restammo abbracciati e ansimanti così per qualche minuto, finendo lui di svuotarsi dentro di me.

Poi si tirò su dal mio corpo sudato, lo sfilò da dentro di me e si girò supino sul lato di letto di mio marito guardando il soffitto. Glielo vidi, era ancora eretto, molto dotato e lungo, con un glande violaceo e sporco di sperma. Anche quella era la prima volta che vedevo un’asta in erezione che non fosse quello di mio marito.

Mi guardò dicendomi con la sua solita sicurezza:

” Ora sei incinta! … Diventerai madre di mio figlio, denunciami pure se vuoi. Di pure tutto a tuo marito quello che abbiamo fatto. Ma ho sentito che tu godevi di me, mi abbracciavi, stringevi e baciavi … mi amavi!!” Disse con voce decisa.

All’improvviso mi tirò ancora e mi strinse a sé mettendomi il braccio sulle spalle e baciandomi sulle labbra mentre io passiva non reagivo, non mi riconoscevo più, mi vergognavo di me stessa per quello che era accaduto, per aver partecipato con gioia e piacere a quell’amplesso.

“Ora esco, devo andare al porto.” Disse staccandosi da me:” Decidi, se devo andare via quando torno, ci metto un attimo a preparare la valigia e andarmene.”

Si alzò e uscì dalla mia camera, lasciandomi nuda sul letto, sudata con il respiro profondo, stordita e confusa.

Poco dopo sempre nella stessa posizione lo sentii uscire e chiudere la porta d’entrata.

Restai ferma sul letto come un manichino, non sapevo cosa fare e pensare, ero in silenzio, frastornata e sconvolta, avevo goduto con lui, avevo tradito mio marito con il suo migliore amico.

Anche se subito era stata una violenza, poi era diventato un normale rapporto sessuale, mi era piaciuto e avevo involontariamente partecipato a quell’amplesso con la persona che odiavo e non solo, mi ero lasciata eiaculare in vagina senza impedirlo.

” E se mi avesse mesa incinta davvero?” Pensai. Un brivido mi percorse la schiena.

Ero turbata. Mi sentivo sporca dentro per aver tradito mio marito e soprattutto aver goduto con lui.

“Cosa faccio ora? “Mi chiedevo ancora sdraiata nuda e sudata a gambe larghe sul lenzuolo stropicciato e impregnato di sudore.

“Se dico la verità a Tano, mi crederà? E se mi crederà che farà, litigherà con lui? …Forse si picchieranno …ma lui è un carabiniere, sarebbe uno scandalo se si venisse a sapere quello che è successo! E poi mi crederebbero? E se lui dirà che godevo! Che lo stringevo! …Diooo !! Che vergogna! Che situazione. “

Decisi di pensare dopo, con calma a quello che avrei fatto.

Lentamente mi alzi, mi guardai nuda allo specchio, il seno era gonfio e i capezzoli erano ancora turgidi e dritti. Vedevo le cosce pallide e il loro interno, bagnato dagli umori vaginali del mio piacere e da un rivolo di sperma che si affacciava tra i peli per uscire dalla fessura. Mi guardai a lungo le mammelle, i fianchi, il mio sesso dischiuso dall’amplesso, dove si intravvedeva la fessura dilatata e l’interno rosa vivo della mucosa vaginale nascosta dai peli scuri, neri come i miei lunghi capelli, voluminosi, sudati e arruffati.

Avevo un viso stravolto, gli occhi stanchi, avrei voluto piangere ma non ci riuscivo.

Andai in bagno e rifeci la doccia, quasi come un automa mi preparai, mi vestii e truccai e andai al mercato a fare la spesa.

Tra la confusione della gente non riuscii a pensare, girai a lungo a vuoto.

Tornai a casa e preparai il pranzo, avevo acquistato, il pollo arrosto con le patatine che so che a Tano piacevano. Inconsciamente preparai di nuovo tutto per tre.

Quando arrivò mio marito nella pausa di servizio, come al solito mi baciò sulle labbra, ma non gli dissi niente di quello che era accaduto. Non ne ebbi il coraggio, la forza, la volontà di farlo. Mi sentivo strana, turbata da quello che mi era successo. Stranamente pensavo a Enzo in modo diverso.

Mi misi a servire pranzo, ero giù di morale, avevo tristezza in quei momenti con mio marito vicino sapendo che lo avevo tradito poche ore prima. Mi vergognavo di aver goduto con Enzo, tra le sue braccia, di essermi lasciata andare. Ma mi era piaciuto.

“Che hai?” Chiese mio marito:” Sei giù di morale, mi sembri triste.”

“No! … Non ho niente, ho solo un po’ di mal di testa.” Risposi.

Enzo rientrò poco dopo, aveva le chiavi per non svegliarci quando rientrava al mattino presto dal lavoro. Pensate che fiducia aveva mio marito di lui.

Venne sull’uscio della cucina, io quando lo vidi, stavo servendo, mi girai dall’altra parte per non guardarlo.

Restò vicino allo stipite. Tano le disse:

” Che fai sulla porta? Entra, siediti che oggi Maria ci ha fatto un pranzetto con i fiocchi,

pastasciutta con ragù e pollo arrosto con le patatine. “

Lui entrò e si sedette a tavola guardandomi, io abbassai lo sguardo incrociando il suo, mi sentivo sporca, a disagio a guardarlo negli occhi, al contrario di prima che lo osservavo con sfida.

“Che hai?” Mi ripeté mio marito al mio atteggiamento quasi assente: “Non parli oggi ...non stai bene?”

“No! Sto bene!” Risposi:” Ti ho detto che ho solo un po’ di mal di testa e mi sento un po’

stralunata.”

Davo sempre le spalle a Enzo e cercavo di non guardarlo in viso, ma capì che non avevo detto nulla a mio marito, che non lo avevo fatto, non ne avevo avuto il coraggio.

Lui con la sua solita spavalderia, come se non fosse successo niente qualche ora prima, ruppe il ghiaccio dicendo:

” Un urrà a Maria che ha fatto un pranzetto meraviglioso. Brava! Oltre che bella e brava, sei anche un’ottima cuoca. Sei fortunato Tano ad avere una donna così. La mia Rosa giù in Sicilia, non mi tratta così bene.”

“Lo so! “Rispose mio marito guardandomi e sorridendomi stringendomi il braccio amorevolmente:

” Speriamo solo che presto ci arrivi un figlio. Lo desideriamo tanto tutte e due.” Per un attimo ci osservammo io ed Enzo, fuggendo io subito al suo sguardo.

Diooo …che situazione perversa, ero seduta tra mio marito, tutore della legge e l’uomo che mi aveva violentata, il suo migliore amico e che probabilmente mi aveva messa anche incinta. Era una condizione assurda, peccaminosa, depravante, con Enzo che cercava di guardarmi negli occhi, mentre io gli sfuggivo e mio marito ignaro che parlava con entrambi scherzando e sorridendo.

Mi chiedevo cosa sarebbe accaduto dopo la scelta del mio silenzio, se sarebbe tornato tutto come prima? Sentivo che in me era cambiato qualcosa, si era spezzato quel filo che mi faceva desiderare mio marito.

“In fondo la colpa e sua.” Pensavo:” È lui che la voluto in casa … ed ecco cosa è successo!” Cercavo di giustificarmi in quel modo per essermi arresa a Enzo, aver provato piacere con lui e per non avergli detto nulla. Pranzammo, cercavo di evitare di entrare nei loro discorsi, anche se Enzo faceva di tutto per strascinarmici, come se le piacesse imbarazzarmi e mettermi in difficoltà davanti a mio marito, abbozzavo un sorriso spento alle sue battute e poi mi chinavo sul piatto a pranzare.

La giornata trascorse come le altre, la cena fu lo stesso dei giorni precedenti, dopo cena Enzo uscì per andare a lavorare, mi lanciò un’occhiata che colsi e uscì.

Con mio marito guardammo la tv e dopo andammo a letto. Mi cercava sessualmente, mi accarezza e stringeva:

“Lo facciamo?” Disse. Non ne avrei avuto voglia, ma avevo paura che scoprisse qualcosa.

“Hai ancora mal di testa?” Chiese.

“Meno.” Risposi.

Si avvicinò e iniziò ad accarezzarmi e nel mentre mi tirava giù gli slip che io finii di togliere, poi iniziò a baciami. Come erano diversi i suoi baci da quelli di Enzo, quasi non mi piacevano più, comunque li ricambiai per dovere.

Mi venne sopra e mi penetrò iniziando a possedermi.

Diooo …come era diverso, non mi piaceva più, lo sentivo strano, diverso, piccolo dentro di me, non mi dava il piacere che avevo provato al mattino, non provavo niente.

D’istinto la mia mente si mise a pensare a Enzo, a quello fatto con lui, chiusi gli occhi e lo ricordai fantasticando che fosse lui al posto di mio marito a possedermi e solo in quel modo iniziai a godere, pensando a Enzo che mi chiavava al posto di mio marito.

Il rapporto fu meno intenso e più breve di quello avuto con Enzo e venni solo pensando a lui.

Anche Tano mi venne dentro come sempre fatto in questi anni di matrimonio.

Dopo esserci lavati, ci addormentammo abbracciati.

Ma io pensavo, non ero più la stessa, era cambiato qualcosa in me, lo sentivo, capii che se non gli avevo detto niente non era perché avevo paura o mi dispiaceva per lui, la verità era un’altra, non avevo voluto perché…perché non volevo che Enzo andasse via.

Il giorno dopo Enzo rientrò alle sei e trenta, io ero sveglia a letto, vicino a mio marito che lo sentii arrivare.

Poco dopo si alzò mio marito e io dietro di lui, gli preparai la colazione e l’accompagnai alla porta lasciandoci come sempre con un bacio. Quando tornai indietro, mi soffermai davanti alla sua porta, lui l’aprì e mi guardò. Eravamo soli, si avvicinò, mi prese per il braccio e mi tirò dentro e a sé baciandomi.

“No! Non dobbiamo più farlo Enzo, non è giusto.” Mormorai. Ma lui continuò a baciarmi e stringere, finché lo ricambiai.

“Vieni!” Mi disse prendendomi per mano e portandomi in camera mia. Si tolse lo slip, togliendomi la vestaglia e si sdraiò al posto dove era mio marito:

” È ancora caldo!” Esclamò. Mi tirò a sé, mi tolse gli slip baciandomi e io ricambiai, poi si mise sopra me, fui io ad allargare le gambe agevolandolo perché si mettesse tra loro, lasciandomi penetrare e alla sua intrusione in me sussultai felice e iniziammo a fare l’amore.

Si l’amore! Perché io lo percepivo come tale, non più una cosa sporca e peccaminosa come era iniziata il giorno prima, ma qualcosa di nuovo meravigliosa e passionale.

Era bellissimo con lui. Sul più bello quando godevo, si fermava dicendomi:

” Dimmi che mi ami!... Dimmi che sei la mia donna e io il tuo uomo.”

Non volevo dire quelle parole, ma in quel rapporto non capivo niente, godevo tanto e lui continua a sussurrami:” Dimmi che mi ami! Dimmelo se no smetto e me ne vado. Vuoi che smetta e vada via?”

“Nooo!” Mormoravo spaventata:” Non voglio!”

E allora dillo insisteva:” Dimmi che mi ami! …Che sei lamia donna!” Ripeteva mentre mi chiavava a gambe larghe.

Aveva un valore di dipendenza, di lavaggio del cervello, mi condizionavano quelle parole, le temevo perché dentro me le sentivo vere e avevo paura a dirle. Sapevo che se avessi detto quella frase, tutto sarebbe cambiato, avrei rotto sentimentalmente con mio marito, non sarei stata più come prima e non lo avrei più amato. Un conto era tradire Tano e un altro dire che amavo Enzo, che ero la sua donna.

Lui si fermò, mi guardò dall’alto sdraiato e sudato sopra di me:

” Di che mi ami o smetto!”

“Non capii niente:” Ti amo! …Ti amooo!! Ti amooo Enzo” Gridai, mentre lui riprese a montarmi veloce facendomi impazzire e dicendo quelle parole iniziai a godere di più.

“Dillo ancora! … Sempre! …Che sono il tuo uomo, il tuo amore.”

“Si ti amoo! Ti amooo! Sei il mio amore, il mio uomo.” Ripetevo godendo e stringendolo a me, baciandolo sul viso.

Chiedendogli inconsciamente all’improvviso:

” Anche tu mi ami però! … Vero! … Mi ami anche tu?”

“Si ti amo anch’io!” Rispondeva: “Da ieri sei diventata la mia donna.” Ero felice che dicesse che ero la sua donna.

Avemmo un rapporto sessuale intenso, mi venne ancora copiosamente dentro, come se fosse mio marito.

Quando terminammo, mi accorsi che lo amavo davvero, che mi ero innamorata persa di lui. Diventammo amanti all’insaputa di mio marito e quando eravamo soli facevamo sempre l’amore.

Ora era con lui facevo l’amore e gioivo godendo, ed era con mio marito che facevo solo sesso, visto che non sentivo più attrazione né piacere con lui.

A volte piangevo per quello che mi succedeva, non sapevo se per rabbia o biasimo per me stessa o per amore per Enzo.

Non avrei voluto chiudere tutto, ma mi ero innamorata… mi ero innamorata davvero di lui, ora lo amavo più di mio marito, con tutta me stessa.

In quella settimana divenni la sua amante e mi prese anche in posizioni nuove, facendo e insegnandomi anche giochi sessuali, che con mio marito non avevo mai fatto. Accettavo tutto da lui, chiese e ottenne di sverginarmi anche analmente e nonostante tutte le mie paure per quel rapporto contro natura, non senza timore glielo concessi, per amore e seppur con dolore iniziale, lo amai anche in quel modo, facendomi provare piacere e legare quel godimento ad Enzo.

I nostri rapporti in quei giorni diventarono assidui e profondi, sentivo al termine ogni volta che facevamo l’amore, il caldo spruzzo del suo seme dentro di me, contro il mio utero, molto più intenso e abbondante di quello di mio marito.

I dieci giorni rimanenti passarono in fretta da innamorata, più volte rischiai che mio marito ci scoprisse per via della mia imprudenza, nell’osservarlo intensamente davanti a lui o baciandolo quando lui era in bagno.

Per dieci giorni fui la sua puttana…mi fece conoscere oltre l’amore anche il sesso e i giochi erotici, furono i giorni più belli della mia vita.

Con mio marito in quel periodo facevo poco l’amore, non mi piaceva con lui, non godevo più. Non lo sentivo il suo pene, era piccolo in confronto a quello di Enzo.

Poi terminata la riparazione del motore Enzo partì, tornò in Sicilia e io mi sentii perduta, sola e iniziai a piangere … a piangere, lo amavo, lo amavo davvero e lo volevo, mi mancava, lo desideravo.

Fortuna volle che in quei giorni della sua partenza, morì una mia vecchia zia, cugina di mia madre … e feci apparire che piangevo per lei, stupendo tutti per il mio attaccamento a questa zia che non era nemmeno di primo grado.

Ma dissi che c’era un legame fortissimo, tanto che mio marito per consolarmi mi disse che la prima volta che saremmo tornati in Sicilia, mi avrebbe portata a Trapani sulla tomba a ossequiarla.

Da quando partì Enzo, non ebbi più le mestruazioni, il ginecologo dopo gli esami e una visita, disse che ero incinta. Scoppiai a piangere.

Mio marito fu esultante, al settimo cielo, si chinò più volte a baciarmi il ventre, convinto che fosse suo.

Anch’io ero felice, soprattutto perché era Enzo il padre, se ne era andato via lasciandomi per sempre qualcosa di lui, come mi aveva promesso, il più bel regalo che un amore potesse dare, un figlio.

Ora ha quasi due anni il mio bambino, e con mio marito abbiamo saputo da parenti e conoscenti che tornato giù, anche Enzo ha avuto un altro figlio da sua moglie Rosa. Sa del nostro, probabilmente sa che è suo, mio maritò dalla gioia lo ha informato e ci ha mandato gli auguri e lo abbiamo sentito anche al cellulare, facendomi avere un tuffo al cuore al sentire la sua voce, le sue parole:” Riguardarti Maria, sono felice per te, so che sarai una buona mamma.”

Avrei voluto gridargli il mio amore, dirgli grazie del dono che mi ha fatto e che lo amo ancora e lo amerò sempre, che è l’uomo della mia vita e mi reputo sempre la sua donna, ma c’era mio marito vicino, e con la scusa di fare pipì corsi in bagno a piangere.

Mio figlio ha tre fratellini in Sicilia, senza saperlo.

Anche se oramai sono innamorata di Enzo, ho deciso di continuare a vivere con mio marito, in fin dei conti e un brav’uomo, gli voglio bene, ma non lo amo più. Spero sempre un giorno di rincontrare Enzo e rifare l’amore con lui.

Sono cambiata. Molto cambiata, sono un’altra donna, diventata più maliziosa ed estroversa ora nonostante che sia la moglie di un neo  e giovane maresciallo dei carabinieri, mi piace ostentare la mia bellezza, truccarmi, mostrare le mie forme agli sguardi maschili e il mio look diventato frivolo, a mio marito non piace ma mi tollera, lui mi ama sempre più di prima e ama anche nostra figlia che ora va a scuola e frequenta le elementari.

Ora lo stendino della mia biancheria intima non è più nel bagno, lo metto sul terrazzo, con slip e reggiseni stesi alla vista dei dirimpettai e anche dei passanti della strada sottostante se alzano lo sguardo.

Non mi vergogno più a mostrare la mia lingerie e se vedono il tipo di biancheria indosso. Anzi….

Adesso guardo gli uomini con occhi diversi e se mi fanno il sorrisino o qualche battuta … ora ricambio anch’io con un sorriso.

 

Maria.

 

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