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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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STORIE  IGNOBILI

una tranquilla vacanza sconvolgente.jpeg

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

 

UNA TRANQUILLA VACANZA SCONVOLGENTE.

(L’anniversario)

 

 

NOTE:

 

“La cosa più bella di una vacanza dovrebbe essere quella di lasciarsi tutto alle spalle e fare cose inaspettate... Ma poi quando accadono...”

 

 

 

Buongiorno, siamo una copia matura, borghese del nord Italia regolarmente sposata da 20 anni, io mi chiamo Daniele ho 50 anni, mia moglie Giorgia 43 anni, abbiamo due figlie Alessandra e Giada, oggi di 20 e 18 anni. La più grande di età, è studentessa universitaria di giurisprudenza, la piccola maturanda quest'anno al liceo scientifico.

Mia moglie Giorgia è una bella signora matura, piacente, che considera molto la sua persona, sia nell'aspetto interiore, con il suo modo di pensare aperto ma morigerato, che esteriore, nel vestire con accortezza in un look accurato ed equilibrato, oltre che nell'igiene personale e nella cura del corpo con diete ed esercizi fisici. Ed è una bella signora matura, affascinante e desiderabile.

Indossa sia pantaloni, casual come i jeans o eleganti come nei tailleur, ma in genere preferisce mettere la gonna e qualche volta i tacchi alti su mia sollecitazione.

È una buona mamma ed è sempre stata una buona moglie, fedele e corretta, anche ora che siamo cambiati tutti e due.

Ha un corpo elegante e aggraziato, molto erotico e attraente, con appena un eccesso nelle forme dovuto all'età, alle due gravidanze avute e alla sua golosità. I suoi abiti sono variegati nei colori e nella confezione, anche con capi attillati che a volte la rendono provocante....

Il seno prosperoso è armonioso e desiderabile. Il sedere pieno, carnoso e morbido, molto invitante anche se non l’ho mai preso in considerazione nei miei desideri sessuali verso lei. L'addome leggermente pronunciato rende il ventre signorile e sexy.

Una donna non bellissima, ma coinvolgente e attraente.

È di un biondo molto chiaro, color blonde-white, una nuova moda di tinta platino, talmente chiari che sembrano quasi bianchi, con i capelli lisci e lunghi che a volte le superano le spalle.

Era sempre stata una donna senza eccessi, di buona famiglia, ma le piaceva oltrepassare l'abituale e curiosare in tutto quello che per lei era sconosciuto.

Rigorosa e tollerante contemporaneamente, scrupolosa e severa con sé stessa e permissiva con i figli e soprattutto, era sempre stata condiscendente con me, le mie idee e il mio carattere, era quel che si dice una moglie perfetta. Di carattere forte.

Da buona moglie discuteva sempre quello che proponevo a volte in lunghe discussioni prima di trovare un accordo. 

Ora ha 47 anni, ed è una bella donna, matura e affascinante.

Quella che seguiterò a scrivere è la prima esperienza trasgressiva in assoluto che abbiamo avuto, anche se dopo c'è ne son state altre, ma non siamo habitué del genere.

Siamo una coppia affiatata e tranquilla, rispettosi l'uno dell'altro. Lei è molto giovanile e piacevole, dimostra meno degli anni che ha, è timida e riservata di carattere, molto educata e apprezza essere corteggiata e felice quando è assieme alle figlie a comparire e/o... “competere” con loro.

La nostra è stata ed è una vita coniugale comune e normale, d'amore e di routine quotidiana, dove io sessualmente ora, non riesco più a soddisfarla completamente.

Io sono un cinquantenne che a seguito dell'età ha avuto un calo sessuale, con la comparsa contemporaneamente della voglia di sperimentare cose nuove di tipo erotico, a partire dal vedere mia moglie fare sesso con un altro uomo. Mi sentivo attratto da quei pensieri osceni, anche se mi spaventavano e li temevo.  

Di mia moglie ero sempre stato geloso fino alla soglia dei cinquant'anni, mi dava fastidio persino che la guardassero con desiderio. Ma poi con il tempo, mi sono scoperto eccitato nel pensarla chiavata da un altro e fantasticavo che accadesse con me vicino che assistevo.

Mi piaceva essere l'artefice, dirigere un eventuale incontro sessuale di lei con un altro uomo, esserne io regista e Giorgia attrice e solo il pensiero mi eccitava tantissimo. Pensarla toccata da un altro uomo mi sconvolgeva e ne ero fortemente attratto.

Come desideravo mia moglie con un altro, allo stesso modo agognavo essere io partecipe come spettatore. Il mio ideale era di trovare qualcuno che soddisfacesse mia moglie, la penetrasse con un cazzo di considerevoli dimensioni davanti a me che osservavo e me la chiavasse, e fu così che cullandomi, sognando e desiderando queste sensazioni ed emozioni contrastanti decisi di trasgredire davvero, trovando una persona sconosciuta che appagasse mia moglie e me.

“Poi dopo, non so! ...” Mi dicevo: “Forse mi piacerà o dispiacerà e probabilmente non faremo più niente…” Ma in quei momenti non consideravo il rischio che correvo, ma solo e soprattutto al piacere mentale che avrei provato.

Allora era così il mio pensiero e avrei dovuto convincere mia moglie.

Negli ultimi dieci anni avevo avuto un forte calo sessuale, causa un piccolo intervento chirurgico a un testicolo, faticavo e fatico ancora ad avere e mantenere l'erezione e a praticare un rapporto completo in rigidità peniena e da qui iniziò tutto.

Presi a osservarla in modo diverso, sia in casa nei suoi momenti intimi, nuda o in déshabillé, e sia vedendola osservata con desiderio e libidine per strada da altri uomini e si rafforzò in me la fantasia di vederla posseduta davvero da un altro.

Fantasia che con il tempo si trasformò lentamente senza che me ne rendessi conto in eccitazione e desiderio. Un desiderio che persisteva nonostante cercassi di allontanarlo, ma anzi aumentava di più, fino al punto di arrivare a masturbarmi immaginandola in quella situazione.

Visto che c’era sempre stato un buon rapporto tra noi, decisi di informarla sulle mie fantasie, con tatto però conoscendo il suo carattere e di dirle la verità.

Con delicatezza e dolcezza iniziai a parlargliene durante i nostri rapporti sessuali.

La sua prima reazione alle mie confidenze fu di indignazione e di offesa morale per quello che fantasticavo su di lei, che era mia moglie e madre delle nostre figlie, e fu di biasimo e netta chiusura alla mia confidenza.

Ma la sua reazione invece di farmi desistere, fece aumentare maggiormente la mia insistenza ed eccitazione e comunque un primo risultato lo avevo ottenuto ed era che oramai conosceva le mie fantasie sessuali su di lei.

Infatti al pensiero che lei ormai sapesse cosa mi sarebbe piaciuto fare mi eccitava di più e presi con sempre maggiore insistenza a parlargliene e a immaginare mentre facevamo l'amore, di vedere lei che lo faceva con un altro uomo con il cazzo di grosse dimensioni.

Come tutti i mariti che cercano di convincere la propria moglie a trasgredire, lo feci anch’io iniziando a parlarle di un altro uomo tra noi mentre a letto praticavamo sesso.

E visto che conosceva già le mie fantasie in proposito, e muovendomi con il cazzo nella sua vagina le dicevo chiavandola:

“Pensa Georgia… se ci fosse un altro ora... qui al mio posto...”

All’inizio non voleva che parlassi di quelle cose, non voleva farlo in quel modo osceno, ma poi con la mia perseveranza la convinsi se non altro a stare ad ascoltare quello che dicevo.

” Pensa a chi vuoi tu Giorgia, intanto è solo un gioco, immagina qualche amico, conoscente o negoziante che in questo momento sia lui a chiavarti al mio posto…” E nella penombra della camera restava in silenzio a farsi possedere da me o da chissà chi nella sua mente senza dirmelo.

Con il tempo, senza rendersene conto si trovò coinvolta nei discorsi che le facevo, fino ad ascoltarli anche se non li condivideva, iniziando anche a dialogare di suo sull'argomento e a simulare per farmi contento.

Acconsentì controvoglia tale pratica sessuale virtuale, e dagli umori vaginali, che quando chiudeva gli occhi e pensava aumentavano, ne dedussi che le piaceva immaginare.

Ma seppur passiva, partecipante ed eccitata da quelle simulazioni soddisfacenti, non lo accettava e alle mie discussioni rispondeva con commenti tutti negativi:

“Sono solo puttane le donne che fanno davvero queste schifezze!... Sono immorali e indecenti!” Rispondeva continuando:

“Probabilmente hai ragione tu, ce n’è molte che lo fanno ... ma sono solo donnacce!”

Non è vero rispondevo;” Per esempio tu a volte lo pensi ad essere con un altro quando facciamo sesso e non sei una donnaccia...”  Le dicevo.

“E lo puoi ben dire forte, lo puoi anche gridare a tutti…” Rispondeva orgogliosa di sé stessa, aggiungendo. “E comunque nei rapporti sessuali penso ad altri perché lo vuoi tu!” Si giustificava moralmente di quei pensieri che riteneva sconci:” Se fosse per me… io ne farei a meno …” Precisando:” E poi pensare è una cosa e farlo davvero è un'altra…”

Per molto tempo cercai di coinvolgerla parlandole di ravvivare i nostri rapporti sessuali, ribadendole più volte:” Siamo una coppia abitudinaria amore, e come vedi ti parlo sinceramente delle mie fantasie, e non ti tengo nascosto il mio piacere nel pensare di vedere te con altri uomini nudi che ti posseggono.”

“Pensalo pure se ti va! Ma tienimi fuori dalle tue porcate reali.” Rispondeva.

Per anni tentai di farle capire e dirle quasi giornalmente anche se ciò la infastidiva le mie fantasie durante i rapporti sessuali. Praticamente lei ne godeva in silenzio e passiva di quel momento e poi chiudeva e tutto ritornava come prima, anzi non lo ammetteva e se insistevo molto, mi minacciava:” Guarda che se insisti con queste porcate, non ne parliamo più…”.

 

Una sera a letto, in un momento propizio gliene parlai ancora, dicendole:”

“Perché non proviamo davvero una volta amore?!  Molte coppie trasgrediscono e non c'è nulla di male a provare in tre con un terzo uomo con noi se siamo tutti e due consenzienti… E non è nemmeno un tradimento in questo modo, ma un gioco.”

Al suo solito silenzio insistetti:” Dai amore… perché non proviamo?  Io voglio provare davvero…”

 Subito pensava che scherzassi, ma quando le dissi che parlavo seriamente, si scandalizzò di quella proposta.

“Ma sei pazzo!... Vuoi davvero che vada con un altro uomo che non sei tu?!” Dichiarò indignata.

“Fai questi discorsi a meee… !!??... Tua moglie!  Dopo quasi vent'anni di matrimonio mi chiedi queste cose?... Di fare queste porcate?... Io che sono sempre stata solo tua, sei stato tu il mio primo e unico uomo! … E ti sono stata fedele in tutti questi anni!?” Aggiunse.

Cercai di farla ragionare e capire:” Ma sarebbe solo un gioco, una trasgressione e non una mancanza di rispetto verso di te. Io ti amo sempre, più di prima…”

“Oh sì! ...Vedo come mi ami…Mi ami tanto che vuoi che vada a letto con un altro uomo…” Rispose.

“Ma no amore… non è così…” 

Cercai di farla ragionare ma offesa e alterata rispose un secco: “Nooo!”

Anche quella sera non mi persi d'animo, era tropo eccitante per me praticarlo realmente e invece d'arrendermi, con il rischio che mi mandasse al diavolo, bonariamente continuai anche nei giorni seguenti a cercare di convincerla e farle una sorta di lavaggio del cervello giornaliero, mettendo in evidenza tutti i lati positivi di un incontro di quel tipo, soprattutto nei nostri momenti intimi. 

Conoscendola e visto che i nostri rapporti rischiavano di deteriorarsi, le feci una proposta.

“Proviamo almeno ad incontrarci con qualcuno, vediamo com'è, come si vivono queste situazioni, che emozioni danno e poi vediamo! Ma stai tranquilla che se tu non vuoi non si fa niente. Approfondiremo e inizieremo solo se la persona ti piace, magari senza fare sesso, solo a farti toccare e poi il resto si valuterà dopo come reagirai tu!” Dissi cercando di rassicurarla e convincerla.” Stai tranquilla che se non vuoi non farai niente…” Ripetei.

“Oh certo... stai tranquillo che se io non voglio non si fa proprio niente!” Ripeté decisa, precisando:

“E io non voglio, non mi va di fare queste porcate e mi meraviglio di te che me le proponi, un conto è la fantasia e un altro la realtà.!” E il nostro discorso finì lì.

Ma io continuai a perseverare e a discutere, le feci molte insistenze e proposte a letto, mentre la masturbavo o la chiavavo, dicendole di immedesimarsi chiudendo gli occhi di essere con un altro uomo. Nel gioco le piaceva e iniziò ad accettarlo, ma farlo nella realtà no.

Sembrava che si fosse assuefatta alle mie richieste, fino a quando a una mia ennesima preghiera, probabilmente l'astinenza sessuale visto che avevo diradato i rapporti anche coniugali, la curiosità e il coinvolgimento, ebbero effetto su di lei e dopo tre anni di insistenze e fantasie, accettò ad un incontro conoscitivo per curiosare cosa si provasse a vivere quei momenti dell’incontro. “Ma solo dell’incontro…” Puntualizzò:” E lo faccio solo per farti contento, per non vederti più così come un cane bastonato…” Disse.

Ma chiarì subito:” Acconsento a due condizioni. La prima che si tratti solo un incontro conoscitivo. Tanto per far contento te!”    Affermò infastidita:” E la seconda che non sia una persona volgare e sgradevole…” Precisando ancora:” …  e senza rapporti sessuali o atti di libidine!... Solo incontrarsi e alla condizione che ti ho detto…” Ripetendo:” … che sia una persona gradevole fisicamente, mi ispiri fiducia, educata, pulita e non volgare.”

Non mi sembrava vero, accettai subito il compromesso, l'importante era partire, attrarla in quel mondo e lei sicura di sé proseguì:

“Intanto lo so che non mi farai mai andare con un altro uomo! Sei geloso!... Lo sei sempre stato e non credo che ora sei cambiato perché hai queste fantasie, e non capisco questa mania che ti è venuta di voler trasgredire realmente. Lo fai già mentalmente e lo accettato anch’io anche se non mi piace…! Fermiamoci qui… alla fantasia… Sono sempre stata tua, solo tua, ti conosco bene, se accettassi, quando sarebbe il momento ti tireresti indietro e mi impediresti di farlo. La tua gelosia, il sapere che sono sempre stata solo tua, che sono la madre dei tuoi figli, tua moglie, ti farebbe desistere, come in altre cose che sei partito con un certo tipo di intenzioni e coinvolgimento e poi ti sei tirato indietro e hai lasciato perdere tutto.”

Quasi mi provocava e mi umiliava allo stesso momento.

A lei non svelai mai esplicitamente tutti i miei desideri, le dissi solo provocandola anch’io   e per farle capire che comunque non demordevo dal mio proposito finale:” Vedrai che se si trasgredirà, sarà bello e piacerà anche a te fare esperienze nuove, azzardate, diverse, oltre a me.”  

Stupita mi chiese: “Quali esperienze?”

Risposi, dicendole: “Ma se capita, per me darvi qualche carezza mentre siete abbracciati.”

Sorrise sarcasticamente ribadendo: “Ma hai il chiodo fisso?” E poi ancora provocatoria e maliziosa:

“Ma vorresti accarezzare anche a lui? Un uomo?"  

A quella battuta risposi sorridendo e subito pronto replicai: “No!!... intendevo accarezzare il tuo corpo, il corpo di una donna che è normale e può essere romantico ed eccitante, quello di un uomo no! Almeno per me… non ho questi gusti e lo sai!”

Sorrise ancora e rispose provocatoriamente:

“Anche se la donna che vorresti accarezzare, che farebbe sesso con l'uomo fosse tua moglie?”

“Sì!” Risposi io deciso.

Si divertiva, quel provocarmi e umiliarmi piaceva anche a lei.

 

In quel periodo il mese seguente a giugno avremmo festeggiato i 20 anni di matrimonio e avevamo progettato di prenderci qualche settimana solo per noi senza figlie e andare in vacanza quindici giorni in Sardegna solo io e lei.

Programmammo nella Gallura, a Capo Coda Cavallo, in un albergo residence che si chiama villaggio est, fatto di piccole case agglomerate, con piscina, piccole spiaggette vicine chiamate “cale”, dove prenotammo un piccolo appartamentino.

Aveva scelto e deciso lei e per me andava benissimo.

Pensai che quella vacanza fosse il momento buono per attuare il nostro incontro e mi misi a visionare gli annunci su un sito hard nel settore, singoli della Sardegna e lo feci anche sul lavoro.

Mi iscrissi pure io come coppia a un sito per incontri sessuali, su un sito che si chiamava < Annunci 69>, e misi un annuncio mettendo alcune foto di mia moglie vestita o in costume con viso e parti riconoscibili oscurati, specificando bene le mie richieste:

“Cercasi in Sardegna possibilmente zona nord occidentale, singolo dotato, esperto, pulito, educato e riservato.” E contemporaneamente risposi ad altri annunci.

Dopo vari contatti con persone diverse, tutti bull (come si chiamavano loro) disponibili: “A mettere la Lei al centro dell'attenzione ecc.… ecc.…” Ne trovai uno che mi piacque, diverso dagli altri, era un annuncio, di un cinquantenne ben dotato di Olbia, il suo nome era Giacomo, ma in dialetto sardo lo chiamavano “Jacu”, come l'inizio dell'indirizzo della sua posta elettronica e anch'io lo chiamai così.

Ci scrivemmo più volte entrando in sintonia e confidenza e gli parlai di noi.

Oramai ero deciso ad andare fino in fondo, di non fermarmi anche se lei era dubbiosa, e volevo approfittare di quella settimana che eravamo soli io e lei senza figli, per poter trasgredire o perlomeno tentare di farlo. Oppure fare anche solo qualcosa di soft, come lasciarsi accarezzare o al limite anche solo incontrarlo, sarebbe stato comunque qualcosa di nuovo e diverso per noi.

Lei mi assecondava, un po’ perché le piaceva il gioco trasgressivo, un po' perché me lo aveva promesso e un po’ perché pensava che, al di là delle parole, non avrei mai avuto il coraggio di farla accoppiare davvero con un altro uomo. Conoscendola bene sapevo che continuava a pensare di me:

“Un conto è che lo dica… ma che ne sia capace, visto che siamo sposati da molti anni e siamo sempre stati fedeli l'uno all'altro... non credo proprio!”

Invece io ero convinto che anche lei dopo si sarebbe divertita e avrebbe goduto, anche se come dicevo sopra, non pensava che sarebbe mai successo davvero, che io avessi avuto il coraggio di offrirla veramente a un altro uomo. In un certo senso mi sfidava per vedere fino a dove sarei arrivato e perché secondo lei, una volta sconfitto, avrei chiuso anche quello che per lei era una mia mania.

Lei era sicura di sé, ma io mi dicevo: “Si ricrederà quando accadrà.”

Scrissi a quell’Jacu che saremmo venuti in Sardegna tra un mese, in vacanza in Gallura, e lui mi propose di incontrarci là. Mi aveva mandato anche delle sue fotografie, dove si vedeva che non era molto alto, e che era anche molto stempiato in testa, con un po' di pancia, ma in compenso aveva una buona dotazione sessuale, più della mia.

“Vediamo cosa succederà!” Considerai con una certa demoralizzazione del suo aspetto.

Quel tizio che si dichiarava bull, ovvero un chiavatore di donne, mi disse che negli ultimi anni aveva già avuto molti incontri con coppie sposate come noi del nord Italia, che venendo in vacanza in Sardegna approfittavano per trasgredire, per fare quello che non avevano il coraggio di fare nelle loro zone o città. Là invece si lasciavano andare a trasgredire e lui possedeva la moglie e ci giocava sessualmente con il marito davanti, fino a penetrarla completamente e chiavarla.

Lo informai che mia moglie era un tipo particolare, non facile con una personalità forte di donna del nord e che era abbastanza dubbiosa e contraria e che non c’era la certezza di consumare, accoppiarsi.

“Non ti preoccupare!” Mi scrisse. “So io come coinvolgerla e poi quando ci incontreremo te lo spiegherò.” E continuò dicendomi: “Essendo la prima volta il primo incontro è importante e non bisogna perdersi in parole. Io sono già stato con coppie con lei titubante o addirittura restia e contraria, ma ho saputo coinvolgerla lo stesso con la complicità del marito.”

Non mi scrisse come, ma accennò che me lo avrebbe spiegato quando ci saremmo incontrati di persona e non volle parlarmene nemmeno in seguito nei contatti telefonici che seguirono.

Dai suoi modi decisi e sicuri, mi sembrò subito uno che sapesse il fatto suo, veramente esperto e dalle foto che mi aveva inviato a parte l’altezza e la forte stempiatura era anche ben dotato sessualmente per essere un sardo.

Entrando più in confidenza oltre quelle poste sul sito, le inviai altre fotografie di mia moglie, naturalmente sempre con il viso oscurato, dove apprezzò il suo aspetto, l’eleganza e le fattezze e mi fece per email una serie di domande su di lei riguardante i suoi gusti sessuali, cosa gli piaceva fare, se le piaceva essere sculacciata e cose del genere, e soprattutto su il suo carattere, se era una donna risoluta o remissiva a letto, se con me era condiscendente o autoritaria.

Io gli dissi la verità: “Come donna è timida e riservata di carattere in intimità, ma anche risoluta e determinata su certe situazioni di carattere sociale e famigliare, e riguardo alle sculacciate non abbiamo mai fatto niente del genere. Sessualmente siamo normali. Rapporti coniugali classici, lei sotto e io sopra.”

Mi fece anche delle domande che subito non capivo e non comprendevo cosa centrassero, mi

chiese tra le altre cose:” È astemia. “

“No beve il vino ai pasti. Perché? Se hai intenzione di ubriacarla non ci riesci…” Risposi.

“No…no … era solo una mia curiosità.” Replicò.

Mi domandò ancora delle mie fantasie, che gli dissi liberamente senza segreti:

“La mia fantasia ricorrente è di vedere lei con un altro che la chiava e la faccia godere.”

“Non potevi chiedermi biglietto da visita migliore!” Rispose lui.

“Ho avuto decine di donne diverse, di tutte le età, mogli o compagne e quasi tutte vacanziere che venivano qui in villeggiatura e a farsi chiavare davanti ai mariti e tutte sono state soddisfatte, e le ho rimandate nel continente (così molti sardi chiamano la penisola italiana) chiavate e gioiose, compresi i loro mariti.” 

 

Al che io affermai scrivendo:

“Devi avere un’esperienza sessuale notevole come amatore e penso che sei la persona adatta per tentare di iniziare la mia Giorgia alla trasgressione.”

“Ho il mio metodo che ho sviluppato negli ultimi anni...” Scrisse: “Sai, come volevo dirti nelle precedenti email, qui d'estate vengono in vacanza molte coppie quarantenni e cinquantenni, in particolare italiane, con i mariti che hanno il desiderio di trasgredire e fare qualcosa di diverso o d'insolito sessualmente. E le più portate a cornificare sono quelle del nord, lombarde soprattutto, ma anche venete, emiliane, liguri e piemontesi, anche qualche laziale e toscana e poi dalle altre regioni sporadicamente. Anche dal nord Europa. I luoghi, il caldo, il tempo e le vacanze facilitano tutto.

Coppie Sarde che trasgrediscono, qui in Sardegna ce n’è pochissime, per mentalità, bisogna andare nel continente per trovarle. Con le coppie vacanziere come con te, prima di incontrarci ci contattiamo con gli annunci e poi voi le portate a chiavare giù da noi.” Scrisse irrisorio.

Gli comunicai in sintesi quello che ci aveva portato a quella scelta, soprattutto a me e perché avevo messo l'annuncio:

“Ora io mi sento pronto.” Scrissi. “Ma lei è indecisa, titubante e non so se accetterà!” Aggiungendo:

“Le motivazioni che ci hanno spinto su questa per noi nuova strada ora le sai.” Completai.

E visto che più volte nelle email aveva valutato anche il mio ruolo di cornuto contento, di cuckold, lo ringraziai:

“Grazie di prendere in considerazione e capire anche il mio stato d'animo di cuckold, delle mie emozioni e sensazioni che proverò se riuscirò a donartela, offrirtela a discapito di vent'anni di fedeltà e della sua resistenza, e sarà più eccitante perché sarà proprio nel periodo della ricorrenza del nostro anniversario di nozze. E grazie di dirmi che la farai sentire donna, donandole piacere nel possederla davanti a me. Spero molto che ci riuscirai davvero e che tutto questo si avveri.” Precisando: “Di tutti quelli che mi hanno scritto nessuno lo ha fatto, o abbia preso in considerazione anche me oltre mia moglie.”

Era l'unico a usare anche la psicologia e la sensibilità con me. Per il mio ruolo di cuckold.

“Grazie, sei la persona che cercavo!” Continuai e ci salutammo con l'accordo che ci saremmo sentiti e incontrati quando noi saremmo arrivati in Sardegna.

E terminai l'ultima email con: “Ciao a presto, Daniele.”

 

Ne parlai con mia moglie. La informai che avevo conosciuto un inseritore sardo in un annuncio erotico:

” Con lui ho scambiato varie email e anche il contatto telefonico. Siamo d’accordo che ci incontreremo quando saremo in Gallura in vacanza, solo per bere un caffè assieme o fare qualche chiacchiera e nient’altro e nessuno saprà nulla, solo noi.”

Era contraria:” Vedi se puoi rovinare le vacanze con questa storia…” Rispose quasi indifferente:” Non portarmi qualche pastore o persona strana… Solo un incontro conoscitivo, per curiosità e per farti contento e basta che dopo non riinizi con questa storia e rovini la vacanza.” Ripeté. Come avevamo stabilito acconsentì.

L'idea di incontrarlo, vederlo e trasgredire in quel modo la stuzzicava, non le dispiaceva anche se la considerava immorale, non degna di una madre, moglie e signora come lei. E fu anche chiara e precisa:” E guarda Daniele… se la persona che mi fai conoscere non mi piacerà, tagliamo subito il discorso, non voglio discutere delle tue porcate con estranei. E non la incontreremo più…”

Come scritto, con lui mi ero già accordato, era tutto pronto e finalmente a metà giugno, finite le scuole e aver lasciato le figlie con i nonni, andammo in Sardegna da soli, con traghetto e auto. Era un fine giugno caldissimo quell'anno e laggiù si sentiva ancora di più.

Ci avviammo, io con ansia ed eccitazione, il mio pensiero al contrario di lei, non era la vacanza, ma l’incontro.

Partimmo una domenica sera da Genova, con il traghetto per Olbia, navigammo tutta la notte.

Al mattino presto quando ci svegliammo, dall'oblò della nostra cabina, vedevamo già le coste Sarde, Olbia, e ci preparammo a fare colazione e poi prendere la nostra auto per sbarcare.

Quando scendemmo e gestita la burocrazia di rito, smartphone con Maps google alla mano ci dirigemmo verso Capo Cavallo, ci arrivammo dopo poco meno di un 'oretta. Nel tragitto, guidava lei, era molto affascinante, vestito leggero azzurro, occhiali scuri e grandi, capelli al  vento del finestrino e ci godemmo il paesaggio, il mare e la selva che ci circondava; macchia mediterranea fatta di spazi alternati a piccoli acquitrini, ad arbusti e piante di pino, leccio e ginepro.

Indifferente osservavo quella macchia mediterranea che sarebbe stata teatro del nostro stravolgimento.

Arrivammo in quel posto splendido, il Villaggio di Punta Est, dove passammo i primi tre giorni solo noi tra mare e sole, senza pensare a nulla, tranne le solite telefonate ai suoceri e le figlie mattina e sera.

Era bellissimo, avevo dimenticato anche l'annuncio e il quarto giorno, il giovedì, sicuro di me e rilassato, iniziai a pensare alla trasgressione e decisi di mettermi in contatto con quell’Jacu, di sentirlo.

Ne parlai con Giorgia prima, che mi disse:

“Ma cosa ti salta in mente di incontrare quel tizio qui! Lasciamo perdere dai!... Pensiamo a noi, rilassiamoci, divertiamoci, facciamo il bagno e delle passeggiate. intanto non facciamo niente, ci incontriamo solo. Vuoi che ci roviniamo le vacanze?” Disse con la sua aria di superiorità.

“Ma no!” Le ribadii: “Eravamo già d'accordo che ci saremmo incontrati qui per vederci e chiacchierare, lui è sardo lo sai, è di Olbia.”

Esitò un po', ma poi vista la mia insistenza esclamò:

“Va bene!... Ma ci vediamo in spiaggia una decina di minuti e basta, io non voglio perdermi una giornata di mare e questo meraviglioso sole per lui.”

“Per me va bene” Replicai. E così mandai un sms a Jacu, gli messaggiai che eravamo arrivati e che se voleva potevamo incontrarci il giorno dopo.

Lui mi rispose e ci accordammo per il venerdì pomeriggio nella cala del villaggio (le cale come dicevo sono spiaggette meravigliose di sabbia finissima).

“Conosco il posto!” Rispose. “Ci sono già stato con altre coppie!”

Così l'incontro avvenne in spiaggia sotto un ombrellone.

Arrivò come concordato senza problemi verso le 15.00, c'ero solo io, Giorgia doveva ancora scendere dalla stanza, era un pomeriggio molto caldo di sole torrido e nell'attesa che arrivasse facemmo due chiacchiere. Capii subito che non avremmo mai fatto niente con lui: come lo vidi fu una delusione ... come tutti sardi era basso di statura, quasi più di mia moglie a piedi nudi e non era nemmeno bello e quasi calvo sopra, con una pancia che cercava di nascondere dentro una camicetta bianca a maniche corte, ma che invece si evidenziava di più.

“Altro che bull!” Pensai:” Sembra un bue…”

E conoscendo mia moglie che era un'esteta della figura umana, persi ogni speranza, ma oramai visto che eravamo lì, ci saremmo incontrati.

Quando arrivò, lei era molto signorile e affascinante, con un grande cappello di paglia bianco sul capo a tese flosce, larghe e grandi che pendevano irregolarmente sui lati e sul viso, coprendole parzialmente il volto. Aveva occhiali da sole molto grandi e un copricostume raffinato misto di cotone e lino, ampio, con bordi di pizzo, senza maniche che le arrivava al ginocchio, con uno scollo circolare e spazioso. Era bianco leggero e trasparente che lasciava intravvedere sotto di esso il bikini, classico a slip, che assieme al pezzo superiore, evidenziava sotto di esso, un corpo adulto e molto erotico e la sua pancetta sexy, creando affinità con la sua pelle chiara, appena abbronzata dal caldo sole sardo e diventata dorata.

Calzava zoccoli con zeppa a infradito color fucsia, che la facevano apparire più alta di quello che era e soprattutto di lui, con la parte superiore ricca di strass che brillava al riflesso del sole, evidenziando le dita dei piedi regolari e perfetti con le unghie smaltate di rosso.

La borsa di paglia da spiaggia alla spalla e un flacone di crema solare nella mano e si sedette vicino a noi sulla sdraio senza spogliarsi…  e glielo presentai.

“Questo è Jacu, diminutivo di Giacomo!” Dissi, mentre lui le tendeva la mano.

“Mia moglie Giorgia!” Esclamai rivolto a lui e facendo segno a lei.

Si strinsero la mano velocemente, con lei che la fece scivolare veloce dalle sue dita come se toccasse qualcosa di viscido, e si sedette vicino a me.

Lui parlava con una forte cadenza sarda.

Come prevedevo, non le piacque come tipo, lo capii subito da come si rapportava con lui, e, come pensavo, lo snobbò quasi subito, gli concesse solo quel minimo di cortesia che è innato in lei ...Fu educata, ma superficiale e in certi momenti distaccata e assente. Tanto che a un certo punto si alzò dicendo che faceva troppo caldo e andò a bagnarsi i piedi a riva.

“Uhhfff!! Che caldo oggi! Insopportabile!... Intanto che voi chiacchierate io vado a rinfrescarmi un po'!” Mormorò togliendosi il leggero copricostume appoggiandolo sulla sdraio e restando in bikini con cappello e occhiali e spalmandosi la crema protettiva si incamminò verso la riva, mentre lui guardava il suo sedere meraviglioso e il suo corpo adulto da signora, con desiderio dondolando allontanarsi.

Mi scusai con lui.

“Non importa!” Mi disse. “Conosco questi tipi di donne, sono fatte così, sono belle e stronze, sono tutto loro... sanno di piacere e danno poca confidenza.”

Comunque mi feci i complimenti perché era davvero una bella donna, una vera signora che avrebbe chiavato volentieri, ma anche lui capì che non avrebbe fatto nulla con mia moglie, che il carattere di Giorgia era diverso dal mio, il suo era più fermo e risoluto, specie su determinate cose.

Ci salutammo con l'intento di risentirci ancora, anche se oramai non speravo più niente, tanto meno dopo l'incontro con mia moglie.

“Ci sentiamo domani Daniela... ti devo fare una proposta” Disse:” Sai quella che ti parlavo nelle email?” Mi chiese.

“Sì! Ricordo… un tuo metodo,” Risposi.

“Esatto, domani ne parliamo di presenza e vediamo se sei d'accordo si può attuare anche con voi!”

“Con noi?” Replicai.

“Sì, ma. Ma tua moglie non ci dovrà essere! Dobbiamo essere solo io e te per parlarne!” Asserì.

Restammo d'accordo che ci saremmo visti in un bar di un altro villaggio, a pochi km dal nostro, a Punta Molara.

Quando si alzò per andare via, lei dalla riva non venne nemmeno su a congedarsi, lo salutò da riva al mare con il braccio alto e teso, muovendo la mano e restando a passeggiare in acqua.

Tornò dopo che lui se ne era andato, e sedendosi sulla sdraio esclamò:

“Ma cosa ti salta in mente!... Figurati se vado con quello sgorbio!” E abbassando il viso, guardandomi da sopra gli occhiali, tra essi e la grande tesa di paglia bianca del cappello aggiunse:

“Ma l'hai visto?... È più vecchio di te(io) e scalza sono più alta io di lui quasi di un palmo. Ma c'è l'hai gli occhi?... Come ti vengono in mente certe cose... Mi hai presentato uno gnomo!” Disse con spietatezza e irriverenza nei suoi confronti.

Non dissi nulla, ma nonostante la sua reazione, curioso di conoscere la proposta di Jacu la mattina seguente mi alzai presto, la lasciai ancora nel letto nuda per il caldo a poltrire nel fresco mattutino, scesi, presi la bici in affitto del residence e mi avviai nel bar concordato. Lo trovai senza fatica.

Lui era già là che mi aspettava.

Ci sedemmo a un tavolino per fare colazione.

“Ti devo dire subito che tua moglie nonostante il carattere mi è piaciuta moltissimo ieri, è davvero una bella donna, una signora affascinante e attraente e ho deciso di chiavarla. Vorrei riuscire a coronare il nostro intento che è quello che io la chiavi davanti a te.” Mi informò.

Sorrisi e non dissi nulla, ma pensavo:” Forse non ha capito che è lui che non piaceva a mia moglie.”

Comunque ci trovammo a quel tavolino a discutere, contrattare e sì a cospirare su mia moglie... ed era anche divertente.

Mi disse che lui sapeva di non essere un bell’uomo e di non piacere alle donne, e mi espose quello che aveva in mente di fare e che aveva già fatto con successo con altre coppie di coniugi del nord Italia in vacanza in Sardegna, soprattutto signore milanesi e torinesi; ma anche romane e delle loro regioni. Ma precisò che doveva avere la mia complicità.

Risposi che non conoscevo la sua proposta, quindi non potevo dargliela e mi spiegò.

“Innanzi tutto non ci devono essere incontri preliminari con quei tipi di donne così, indecise, titubanti o peggio restie e contrarie, ne serve solo uno. Il primo. Perché incontrarsi più volte con loro è tutto una perdita di tempo, se una donna vuole lo fa subito anche la prima volta.”

E guardandomi facendo una pausa aggiunse:” E quindi tutto dovrebbe avvenire nel momento stesso del primo incontro, perché in quel frangente con l'uomo, che le piaccia o no ci deve solo chiavare e non sposarlo.... “Seguitando: “E poi quel tipo di donne come tua moglie le ho già conosciute e avute, e se non le stimoli, la tirano alla lunga e non lo faranno mai!” E proseguì accendendosi una sigaretta: “Per fare quello che ti proporrò, che ribadisco ho già fatto con altre coppie sposate qui in vacanza, d’accordo con i mariti, donne dell'alto e centro Italia. E scusa se mi ripeto, ma è anche per farti capire i tipi di donne emancipate che ho avuto e questo è il periodo ideale.”

E iniziò a spiegarmi il suo proposito. 

“Ci si incontra una sera in un ristorante carino che conosco io a pochi km da qui, dall'altra parte di Capo Cavallo, dove si mangia benissimo. In quel ristorante ceneremo tutte e tre e io cercherò di farle bere un po' più di vino, poi, con una scusa tu l'allontanerai dal tavolo oppure se lei si alzerà e andrà in bagno di sua iniziativa ancora meglio, io, nel momento che lo farà e non c'è, aggiungerò uno stimolante al vino, che non farà male ma la ecciterà soltanto, disinibendola un po’. Ecco tutto!” Esclamò con me che lo guardavo e ascoltavo stupito e incredulo. E andò avanti:

“Al termine della cena, quando ci alzeremo da tavola, vedrai che sarà già accaldata e allegra, avrà voglia di prendere aria fresca e si sentirà un po'euforica, daremo colpa al vino. A quel punto usciremo fuori e io vi proporrò di andare in fondo a una stradina sterrata giù verso il mare, vicino alle saline a sederci al fresco. Tu devi assecondarmi e accettare e seguire la mia auto con la tua. Una volta arrivati nello spiazzo, si scenderà e inizieremo a chiacchierare e poi io ci proverò con tua moglie.” Disse continuando:

“Inizierò ad allungare le mani su di lei, soprattutto sulle cosce e stai tranquillo che a quel punto anche se lei non volesse, sarebbe talmente eccitata che si lascerebbe andare. L'accarezzerò un po' infilandole le mani sotto la gonna, fino a togliergli gli slip e il gioco sarà fatto!” Affermò sorridendo, precisando ancora: “La chiaverò o in auto o fuori in piedi appoggiata al cofano o alla portiera, con te che assisti. Non ci sarà nessuno a quell’ora in quel posto che conosco solo io, saremmo solo noi tre in mezzo al verde, e se voglio e tu sarai d'accordo la potrò spogliare anche completamente nuda, con lei che lascerà fare e collaborerà.”

Restai sorpreso e perplesso da quella richiesta e dalla sua esposizione, senza parole, non avevo mai preso in considerazione una cosa del genere e lui vedendo la mia faccia stupita proseguì con la sua cadenza sarda spiegandomi i particolari:

“Stai tranquillo che non succederà niente e tutto riuscirà alla perfezione e se lei avrà qualche ritrosia iniziale, dopo essere accarezzata e palpata parteciperà al gioco e così si romperebbe il ghiaccio. Tu guarderesti e volendo potresti partecipare come più ti piace, guardandola, toccandola o masturbandoti mentre io giocherei con lei disinibendola.”

Ero attonito e contrario, in quel momento dovevo avere una faccia schifata. Non potevo fare questo a Giorgia, mia moglie, la madre delle mie figlie, specialmente nel ventennale dell'anniversario del nostro matrimonio, in quella specie di piccola seconda luna di miele. Avrei dovuto ingannarla, lasciare che la eccitasse artificialmente, forzarla nella sua esaltazione a compiere un atto non deciso da lei.

Lui vedendomi il viso teso e contrariato si corresse sul lato sessuale:

“Rassicurati se poi proprio non vuole, non è detto che la chiavo. Mi limiterò solo ad atti sessuali, carezze, baci, togliere qualche indumento e leccarle la figa, ed è lì che si vedrà se lei è disposta a fare qualcosa quando si farà palpeggiare. Se lascerà fare e collaborerà allora si potrà programmare un nuovo incontro il giorno dopo, anche nel residence dove alloggiate, ma per fare questo prima bisogna disinibirla se no, da come ho visto e mi hai descritto non farà mai niente lei. E seguitò mettendo in chiaro subito:

“Incontrarla per prendere un caffè o un aperitivo non mi interessa!... Potrebbe essere la più bella figa del mondo ma non mi attira. Tua moglie è una bella figa ... una affascinante signora del nord, ma per guardarsi negli occhi io e te come ieri alla spiaggia e capire dal suo comportamento che non sono il suo tipo e non si farà niente, non mi interessa! Ci sono già passato in queste situazioni con la lei che fa la preziosa, si mostra ma non si concede oppure è sufficiente, o con la puzza sotto il naso, o indecisa.” E fumando e boccheggiando fumo continuò:

“Tu vedi quante coppie ci sono qui in vacanza?!... Eppure in molte di loro i mariti approfittano del soggiorno di questa villeggiatura per trasgredire, per fare quello che non possono fare in città, con il rischio di essere visti dalle loro conoscenze, per il lavoro, i figli.

Alcune sono già d’accordo, consenzienti e subito disponibili, ma se vuoi la verità a me quel tipo di donna non mi attira, mi piacciono i tipi come tua moglie, che oltre che belle sono anche un po' stronze. Nel senso buono!” Precisò subito sorridendo e proseguendo:

“Meglio provocarla, rischiare di prendere un ceffone, ma se le piace vedrai che si apre, aprirà le gambe.” E mentre io silenzioso lo ascoltavo sorseggiando il mio cappuccino, lui continuò a spiegarmi con enfasi:

“Due sono le condizioni per fare e riuscire!... La prima che tu sia d'accordo e mio sostenitore. La seconda e che lei abbia assolutamente la gonna, niente pantaloni di nessun tipo, né pinocchietto o short o alla caviglia, deve avere assolutamente la gonna, perché quando inizierò a toccarla, in un attimo devo metterle le dita direttamente nella figa e.…”

A quel punto dopo averlo ascoltato, lo interruppi e reagii contrariato:

“No! ...Non mi va fare come dici tu, in quel modo lì e fare prendere droga a mia moglie!... Sei pazzo!” Esclamai.

Come offeso lui ribatté:

“Ma che droga e droga!? Di che droghe parli!?...Non sono una droga le gocce che le darò! Non stare più adire una cosa del genere perché mi fai incazzare!” Disse serio.

 “Ma se non è una droga che cos’è?” Domandai.

“Sono solo uno stimolante della libido, del desiderio femminile e del piacere sessuale, come il viagra rosa, quello femminile che aiutano a disinibire e portare all'orgasmo.” Dicendo adirato anche il nome scientifico della composizione:

“Sono a base di Arginina e Damiana, che sono sostanze afrodisiache e agiscono direttamente sugli organi sessuali femminili e le trovi in vendita in ogni sex shop, le vendono anche via internet, mica in farmacia. Non è un farmaco e nemmeno uno stupefacente è uno stimolatore sessuale e non sai quante donne lo prendono volontariamente per eccitarsi e godere maggiormente, a lei si tratterebbe solo di darglielo a sua insaputa, che le aumenti la libido... Io non drogo le donne…” Disse alterato.

Ero diffidente, ma le sue precisazioni mi sembravano sincere.

“Senti!” Proseguì Jacu: “Non sarei mica pazzo a dare qualcosa che fa male a qualcuno e rischiare di finire in galera? Piuttosto non faccio niente, lascio stare. Io sono una persona seria, ho il mio lavoro, la mia famiglia i miei amici e sono tranquillo perché l’ho già fatto assumere alla Lei di altre coppie e non è mai successo niente, salvo che disinibirsi e farsi chiavare da me partecipando e godendo davanti al marito.” E come a volermi rassicurare e precisare di più, procedette:

“Sai come le ho scoperte?... Anni fa curiosando su internet, nei sexy shop virtuali con la mia compagna di allora. Tra i vari oggetti che visionavamo ci siamo imbattuti in queste gocce afrodisiache e ci siamo detti proviamo?

Le abbiamo mandate a prendere. Lei ha provato, ha seguito le istruzioni, le ha assunte ed è stato una bomba, il suo piacere e desiderio è aumentato, si è decuplicato e da allora ho iniziato ad usarlo d’accordo con i mariti per disinibire le coppie con la moglie o compagna che sia, che è indecisa o restia.”

Era tutto così assurdo, sapevo che alla fine gli avrei detto di no, ma lo lasciavo andare avanti, continuare:

“Aumenta solo gli effetti del vino, il vino fa la sua parte e questo l’aiuta. Non ha effetti collaterali, e provoca solo moderati giramenti di testa, arrossamento del viso e modesta alterazione della percezione, ma sono solo fenomeni momentanei e iniziali, come una ubriacatura, si sentirà un po' brilla.” Chiarendo: “Io so quello che mi ha descritto e ho constatato con la mia ex compagna di allora e poi c'è scritto nelle istruzioni.” E dicendo così tirò fuori dalla tasca una scatoletta con all'interno un flaconcino di gocce e il foglietto illustrativo.

“Tieni... leggi!”  Disse porgendomelo. “C'è scritto che induce la libido nelle donne, aumentando il livello di eccitazione delle zone erogene che si trovano negli organi pelvici. Bisogna assumerlo almeno 35-40 minuti prima del rapporto sessuale e la durata dell’eccitazione sessuale sarà di 2-3 ore. Poi svanisce.

E qui spiega... disse leggendolo e mostrandomelo:

“Che aumenta il flusso di sangue e riempie i vasi sanguigni delle pareti vaginali e del clitoride, aumenta la lubrificazione vaginale ecc.… ecc.…” E mi guardò sorridendo, esclamando:

“Provate! ...” Mi esortò passandomelo in mano: “… Se non vi piace non lo farete più, ma se vi piace come penso, vedrai che tua moglie diventerà una sweet!”

“Una che?... Una sweet!!!” Ripetei io.

“Sì! ...La sweet è la donna del cuckold, colei che viene offerta e si fa chiavare dal Bull!”

“Ah!... Non lo sapevo che si dicesse così!” Risposi stupito.

“Io per esperienza e naso sono sicuro che diventerà una sweet consensuale, contenta di esserlo e di avere il marito cuck.” Aggiunse.

Dopo quella divagazione sul ruolo della moglie del cuckold, ritornai al nostro argomento e gli dissi che ero contrario e gli spiegai anche il motivo:

“Non mi va!... Anche se non è una droga come dici tu ma solo uno stimolante, non mi sembra corretto verso mia moglie!” Puntualizzai. Ma lui mi interruppe subito scocciato, dicendo:

“Va bè!... Non so che dirti! Per me incontrarci e bere un caffè o cenare non costa niente, ma non serve a nulla senza quello…” E fece segno al flaconcino nelle mie mani: “… A loro, a quel tipo di donne come tua moglie che ne ho conosciute e avute diverse con questo sistema e la collaborazione dei loro mariti qui in vacanza, accettano solo di incontrarsi, scambiare qualche parola, ma poi si tirano indietro, e vedrai che lo farà anche la tua...” Seguitando:

“E poi siete in vacanza!... Qui non vi conosce nessuno, siete senza i figli, potete divertirvi e trasgredire finché volete e nessuno saprà mai niente. Un'altra occasione così non vi capiterà mai più nella vita.

Se non approfitti adesso che puoi, che c'è l'occasione e tutte le condizioni favorevoli per farlo, la vacanza, la serata, la cena con il buon vino, il caldo, un pizzico di stimolante e tutte queste belle cose insieme che creano una serata trasgressiva e non ne trai vantaggio, se andrete via da qui senza contravvenire alle vostre regole morali, lei non lo farà mai più… Approfitta dell'occasione!” Esclamò appoggiandosi allo schienale della sedia.

Era vero, diceva la verità, praticamente descriveva il modo di fare di mia moglie e quello che sarebbe successo una volta tornati a casa. E per tranquillizzarmi, ma soprattutto per convincermi vedendomi contrario precisò ancora:

“E poi il primo incontro serve solo per atti di libidine, carezze strusciamenti, manate nella figa, sul culo e il seno ... non certo per chiavare se lei e soprattutto tu non vuoi. Sarai tu a dirigere tutto!” Affermò rivolto a me.

“No!... Chiavarla no… non di certo con quel metodo lì!” Esclamai io. E lui rassegnato dichiarò:

“Va be pensaci e prima di partire mi farai sapere!... Il mio cellulare ce l'hai, hai le mie fotografie, sono una persona seria e non ho nessun interesse a fare del male a tua moglie... anzi…! Ma come ti ho detto a me incontrarci per non fare niente e fare solo una chiacchierata non mi interessa, io voglio chiavarla, o almeno leccarle la figa.” Precisò.

Gli ridiedi quel flaconcino e ci salutammo con l'intento che ci saremmo risentiti in giornata. Non so cosa mi prese, ma stranamente volevo riflettere.

Quella proposta mi aveva disorientato e lasciato confuso. Probabilmente aveva ragione lui, se non facevo in quel modo, mia moglie non avrebbe mai accettato di andare con un altro uomo e se avessi acconsentito a quello che proponeva lui, di disinibirla seppur sotto eccitanti, poteva essere un nuovo inizio della nostra vita sessuale una volta ritornati a casa.

“È un po' un mezzo inganno nei suoi confronti!” Pensai. “Anche se lui dice che è solo un espediente per aiutarla a disinibirsi e che un giorno quando lo saprà, se lo saprà, sarà contenta.” 

 

Mi tornavano in mente le sue parole: “Vedrai che dopo averlo fatto una volta, la seconda non ci sarà bisogno di sotterfugi e così la terza e la quarta, e inizierà ad essere una sweet consensuale e contenta di avere il marito cuck e di fargli le corna.”

Tornando indietro in bici sotto il sole che iniziava a riscaldare riflettevo:

“Lui mi ha detto che l'ha già fatto con altre mogli, con quelle in cui si è accordato con il marito, e queste una volta iniziato hanno poi continuato a rifarlo e che per la donna sta tutto a iniziare...”

Senza volerlo mentre pedalavo mi scoprii eccitato a pensare a quella situazione:

“Tutto sommato potremmo provare.” Ragionai: “Non certamente far chiavare Giorgia in quel modo e da quell’uomo… “E sorridendo pensai: “…quello gnomo come lo ha definito lei. Ma vedere se è come dice lui, come reagisce facendole atti di libidine addosso. Sarebbe un primo passo e poi una volta a casa potremmo continuare. E poi …” Pensavo:” …sarà pure dotato come dimostrano le fotografie che mi ha mandato, ma non mi sembra quel grande amatore da far godere le donne… non arriva nemmeno alla figa con il cazzo…” Consideravo sorridendo e pedalando.

In quel momento lo ammetto pensai solo a me. Nelle mie riflessioni mi trovai in una condizione di dover scegliere in fretta… O come diceva lui perdere tutte le opportunità che si erano presentate perché in qualche modo si trasgredisse, o lanciarmi in quello che mi proponeva Jacu anche se era uno stratagemma per disinibire Giorgia.

E dopo una tormentosa riflessione, scelsi egoisticamente di provare a lanciarmi.

Mi scoprii che pensare in quel modo a quella situazione che prospettava in fondo mi piaceva e mi eccitava al punto che, me ne fregai se lui era bello o brutto... e che non le piacesse. Era la persona giusta e adatta, aveva un bel cazzo, molto più grande del mio, più lungo e girato leggermente in su, duro come il marmo come mostravano le foto che mi aveva inviato. Così decisi di accettare.

Era venerdì, e arrivato posata la bici, fingendo indifferenza quando scese nella spiaggia ne parlai a Giorgia. Le dissi che Jacu mi aveva telefonato e ci aveva invitato a cena, e giacché non si faceva nulla, che mi sembrava corretto accettare, visto che da lì a qualche giorno saremmo partiti e ritornati a casa. Subito fu contraria:

“Ma perché dobbiamo andare a cena con quel tipo lì? ...Quello gnomo!... Chi è? Cos'è per noi? ... Niente!!” Esclamò.

“Lo so amore, ma ci ha invitati gentilmente, in fin dei conti eravamo d'accordo che ci saremmo conosciuti e presentati”.

“Embè!! Lo abbiamo fatto no!!... Ieri alla spiaggia.”

“Sì, ma lui ci vuole offrire una cena tipica sarda in un ristorante poco distante da qui!” Asserii.

Alla fine si convinse.

“Metti la gonna però!” Le dissi: “Mi piace che ti guardi le gambe, al mare ha detto che ce l'hai bellissime.”

“Oddio!!... Io veramente volevo mettere i pantaloni lunghi per le zanzare.” Rispose.

“No dai! Passaci sopra l'anti repellente e metti la gonna!” Insistetti.

“E già, così poi puzzo di citronella come i gerani!” Esclamò ridendo. Ma poi acconsentì:

“Va bene, metterò la gonna e sulle gambe il repellente come il tuo amico!” Pronunciò sarcastica e stupidamente ridendo: “E mi profumerò anche… va bene!?”

“Certo!” Risposi sorridendo anch’io.

Ero felice, aveva accettato la cena, ora restava da vedere solo fino a dove saremmo arrivati. Il cuore mi batteva fortissimo, stavo vivendo emozioni indescrivibili in quel ruolo e situazione, con lei ignara delle vere motivazioni della cena e della gonna.

Telefonai a lui e gli dissi: “Ho deciso di accettare, veniamo a cena stasera, ma a una condizione.” Gli dissi.

“Quale?” Mi chiese lui.

“Niente sesso, ma solo come dicevi tu atti di libidine, carezze e palpazioni e vediamo come reagisce.”

Acconsentì, non l'avrebbe chiavata ma solo accarezzata e palpeggiata…

Mi feci dare il nome e l’indirizzo del ristorante.

Quella sera assurdamente ero eccitato, quello che stavo facendo a mia moglie era ignobile, ma ormai ero infervorato e in seguito avrebbe capito se mai ne fosse venuta a conoscenza.

Lei era sufficiente come al solito, non vedeva l'ora di fare quella cena perché finisse tutto e mi mettessi il cuore in pace definitivamente.

“Lo faccio per accontentarti!” Esclamò come al solito in camera mentre si preparava.

“Ma te lo dico subito che non ho intenzione di fare niente con quel tizio, già non mi va fare certe cose e poi figuriamoci con lui, vengo solo per te e parla tu, non fare parlare me che non mi piace avere conversazioni con certa gente.” Precisò.

La rassicurai conoscendo il suo comportamento:

“Stai tranquilla, sarà una normale cena anche se lui per noi è uno sconosciuto, chiacchiereremo del più del meno ... e parlerò io, ma tu di qualcosa, non essere indifferente.” La esortai E subito mi interruppe precisando: “Niente discorsi di sesso a tavola, se no mi alzo e me ne vado!”

“No! Stai tranquilla, in fin dei conti ci ha invitato lui e poi è un locale pubblico, per bene, c'è gente, famiglie anche con i figli, non è un club privè e non avrai ... anzi avremo...” Mi corressi: “… nessun obbligo verso di lui. E vedrai che sarà educato.”

“Sì, ma che bisogno c'è di cenare con lui se nemmeno lo conosciamo?” Replicò: “Bastava prendere un caffè o un aperitivo al pomeriggio!” Aggiunse.

“Ti ho detto che ci ha invitato lui. Approfittiamo di cenare assieme a qualcuno del posto e poi sono curioso di vedere come si comporta questa gente, sicuramente ti corteggerà” Dissi sorridendo.”

Lei mi guardò con superiorità: “Guarda per favore…! Che non faccia lo stupido o battutine sceme “Esclamò:” Con tutti quelli che mi corteggiano da noi e conosci anche tu, tuoi amici compresi, guarda un po' se io devo venire qui in Sardegna a farmi corteggiare da uno gnomo, un uomo che oltre basso e brutto per giunta.” Rispose con cattiveria inusuale per lei, come se non le importasse niente, mentre per me era un momento particolare, importante della mia vita, sia sessuale che affettiva.

“Ce l’hai con sto gnomo…!” Esclamai con un sorriso.

“Perché che cos’è secondo te?... Un bassotto? ...Un nano?... Se fosse blu direi che è un puffo!” Rispose ridendo.

“Come sei cattiva!” Ribattei sempre sorridendo.

“Perché non è vero? Ci sono anche dei sardi se non alti, normali, belli d’aspetto e qualcuno anche attraente e tu chi mi hai portato… uno gnomo…”

“Ma quando lo contattato non sapevo che fosse così…” Ribattei.

 

La invitai a vestirsi un po' sexy, ma lei si vestì normalmente, così mise una gonna di cotone color lilla che le arrivava al ginocchio e sopra un Top rosa a maniche corte, molto elegante, scollato e ricamato sul davanti, sotto come di solito, reggiseno e slip bianchi trasparenti e traforati con pizzo. Ai piedi degli infradito di cuoio molto belli ed eleganti, anch'essi bianchi, un po’ di trucco sobrio e nient'altro, né collane ne braccialetti, che motivò di non portare quella sera, con il fatto che con il caldo, il sudore e il muoversi, sfregando le irritavano la pelle del decolté arrossandola e facendogliela bruciare. Mise solo il  bracciale e gli  anelli:

“Stasera sarò misurata, senza eccessi nel vestire.” Disse ridendo.

Poi si profumò, prese la borsetta a pochette bianca ed era pronta.

 

Andammo a cena nel ristorante di un altro residence distante circa due km dal nostro, in una località che si chiamava Salinedda. Ricordo il nome perché mi colpì il fatto che lì intorno vi erano molte saline.

Arrivati con la nostra auto, lo trovammo ad aspettarci nel posteggio fuori all'entrata, ci fece segno dove parcheggiare e di seguirlo.

Scendemmo.

“Mio dio!” Mormorò Giorgia rivedendolo:” Di sera è peggio dell’altro giorno sembra un altro, ed è basso anche con le scarpe.” Poi una volta scesi e camminandomi a fianco e voltandosi verso me mormorò:

“Ma non sono tutti così bassi i sardi!” Esclamò

Effettivamente non avevo dato importanza all'altezza visto che l’avevo visto con i piedi sprofondato sulla sabbia o seduto nella sdraio, ma era più basso di me e lei.

Lui ci venne incontro sorridendo: “Buonasera!”

E mi strinse la mano, e rivolto a Giorgia dichiarò:

“Buonasera signora, è bellissima!”

Solo allora mi resi conto che mia moglie aveva ragione e che anche senza tacchi lo superava in altezza anche se di poco.

Giorgia con un sorriso convenzionale ricambiò il saluto con cortesia e gentilezza: “Grazie!” Rispose. E ci incamminammo verso l'interno del ristorante.

Dentro ci portò al tavolo che aveva prenotato e ci accomodammo.

Io e lui ci scambiammo qualche occhiata e parola per rompere il ghiaccio, si accorse subito che Giorgia era a disagio, impacciata e devo dire che con estrema attenzione e premura cercò di metterla a suo agio.

“Possiamo darci del tu signora?” Domandò.

Io risposi di sì, mentre Giorgia forse per marcare la sua indipendenza da me, gli fece notare che non conoscendolo e incontrandolo solo in quel frangente non lo riteneva appropriato dargli del tu, visto che non c’era né confidenza, né amicizia, facendomi restare male ancora una volta e farmi fare brutta figura.

“Va bene! Ci daremo ancora del lei noi due signori… e quando poi si sentirà a suo agio e mi conoscerà meglio personalmente, passeremo al tu.” Rispose Jacu sorridendo e scherzando, smorzando con capacità e galanteria il suo rifiuto, ma dentro sé era irato.

A tavola all'arrivo del cameriere ordinammo la cena e del vino: “Lei signora lo preferisce bianco o rosso?” Chiese Jacu.

“Rosso!” Rispose mia moglie.

“Allora una bottiglia di Cannonau fresco” Ordinò.

Prima di iniziare a cenare parlò con il cameriere che con il braccio gli indicò una porta in fondo e dietro la parete. Si scusò e disse:

“Scusatemi… vado un momento in bagno…”. Si alzò avviandosi e io e mia moglie restammo alcuni minuti soli per spettegolare:

“Meno male che non ci conosce nessuno qui!” Mi sussurrò provocatoriamente Giorgia come a schernirlo mentre non c'era.” Pensa se chi ci conosce ci vedesse con questo tipo...”

 Non gli diedi seguito, lui tornò e iniziammo a cenare.

Fu molto corretto, non parlammo mai di sesso, ma di Sardegna e di mare, chiedendoci lui dei nostri luoghi. Mia moglie non parlava quasi mai, ascoltava o rispondeva alle sue domande.

Finalmente alla fine del primo piatto Giorgia si alzò per parlare al cellulare con le nostre figlie e si appartò dal tavolo per privacy.

Fu in quel momento che con il tovagliolo lo vidi pulire roteandolo il bordo del suo bicchiere. Lo guardai stupito, all’improvviso versò ancora del vino all’interno e senza dire nulla nemmeno a me, di sorpresa, non visto coperto dal tovagliolo versò il contenuto di quel flaconcino nel suo bicchiere come se dovesse prendersi una medicina. Terminato invece di bere, veloce scambiò i bicchieri sulla tavola, il suo già preparato e corretto con lo stimolante lo sostituì con quello di mia moglie aggiungendovi ancora un po' di vino.

Fu rapido, si capiva che lo aveva già fatto, era pratico. Io vidi la scena, ma non dissi nulla, ci guardammo solo complici negli occhi, mi dava una strana eccitazione quello che stavamo facendo, la nostra correità, mi faceva battere il cuore fortissimo, e sentivo il corpo vibrare. Mi chiedevo fino a che punto era vero quello che aveva detto e fino a che livello con quelle gocce riusciva a disinibire e coinvolgere mia moglie. Ma ero eccitato.

Tornata Giorgia si sedette e mi disse:

“Sono le ragazze, ti salutano! Tutto bene, sono già a casa con i miei.” Feci un cenno di contentezza con il capo sorridendo.

“Su bevete che questo è vino buono di queste terre!” Esclamò Jacu esortandoci.

Avrei potuto fermare tutto se avessi voluto, e invece sia io che Giorgia accaldati portammo il bicchiere alla bocca sorseggiando ancora.

Alla fine della seconda portata Giorgia aveva bevuto tutto il bicchiere di vino, con quello che c'era versato dentro, ora non rimaneva che aspettare, sperando che fosse vero quello che aveva detto lui e non si sentisse male, perché avevo anche questa preoccupazione.

La cena fu ottima, molto buona se devo dire la verità ... di carne rossa non grassa, ma leggera...

Durante la cena la conversazione fu incentrata soprattutto tra me e lui, a lei bisognava tirare fuori le parole di bocca, rispondeva a monosillabi con sì o no alle sue domande, si capiva che non vedeva l'ora di finire per tornare a casa.

Il vino era buono, lei sorseggiando durante la cena ne bevve quasi due bicchieri, come noi.

 

Come si suol dire, oramai il < dado era tratto > ...bisognava solo aspettare.

Dopo circa un quarto d'ora, prendendo il caffè, iniziò a sentirsi avvampare, il viso le si era arrossato, iniziava ad essere accaldata. Vedendola lui esclamò:

“Fa caldo stasera!”

“Sì!” Rispose mia moglie ventilandosi il collo con la mano.

“Sarà anche il vino, è buono ma forte.” Aggiunse lui: “Taglia le gambe!” Io assistevo come uno spettatore, da quel momento era lui che dirigeva la situazione.

“Venga usciamo, facciamo due passi.” Ci sollecitò perentorio.

Ci alzammo con Giorgia che appena in piedi si appoggiò con la mano alla tavola esclamando: “Uuuuhhhhh!!! È davvero forte questo vino! ...Taglia davvero le gambe!”

Lui sorrise e mi guardò.

Giorgia cercando nella borsetta prese il portafoglio facendo il gesto di pagare, ma Jacu non volle, la fermò, gradì essere lui a farlo e mentre andava disse: “Se siete d'accordo poco lontano da qui c'è una radura, dove ci si può sedere al fresco e osservare il panorama del golfo di notte, e la signora prendere un pò di aria e riprendersi un pochino?”

“Va bene!” Risposi io pronto, attuando la seconda parte della mia corresponsabilità, mentre Giorgia nicchiava:” Forse è meglio che torniamo al villaggio nella nostra stanza Daniele, mi gira un po' la testa.” Pronunciò con voce roca.

Ma lui intervenne: “Solo pochi minuti.” È una serata bellissima e c’è un panorama meraviglioso!... Quando sarete a casa ve lo ricorderete!” Affermò sorridendo sibillino, aggiungendo: “Vedrà che con un po' d'aria fresca starà meglio e si riprenderà subito, smaltirà subito l'effetto del vino forte...” Asserì.

Mia moglie guardandomi sospirando acconsentì, salimmo sulla nostra auto e seguimmo la sua, guidai io con lei al mio fianco che sembrava assorta: “Tutto bene?” Chiesi.

“Sì ... sì, sto bene, solo che mi sento accaldata e mi gira un po' la testa.”

“Vedrai che ti passa con un po' d'aria fresca”. Risposi anch’io, ignaro che quello era solo l'inizio del suo disorientamento, che con i minuti sarebbe diventato ancora più evidente.

“L'importante è che stai bene, che non ti senti male”. Ripetei preoccupato, ma lei mi rassicurò:

“No… no! Sto benissimo si è mangiato bene, solo il vino era forte… e mi dà questa sensazione di stordimento, di leggerezza e di caldo… tanto caldo.” 

Con i finestrini aperti lo seguimmo con la nostra auto, ma non so di preciso dove andammo. A un certo punto lui sterzò e vidi la sua lasciare l'asfalto e dirigersi e inserirsi in una stradina stretta in mezzo alla selva, dove in alcuni punti passava appena il mezzo, al punto che avevo timore di rigare le fiancate con gli arbusti.

Il percorso fu breve, un paio di minuti, saranno stati 200-300 metri di sterrato al chiarore della luna e dei fari delle nostre auto, poi girammo a sinistra e ancora all’interno per un altro centinaio di metri e arrivammo quasi vicini al mare, in una radura magnifica circondata da piante anche alte e vegetazione mediterranea. Si inoltrò vicino a un boschetto e posteggiò l'auto da un lato dello slargo e io dall'altra parte. Da lì notai che dipartivano parecchi sentieri, probabilmente di giorno percorsi per escursioni o per andare alle spiagge dai turisti…

Quando ci fermammo, lui scese e ci venne incontro lasciando la sua auto con i fari accesi che illuminavano la radura e gli alberi.

“Venite! Scendete anche voi” Gridò: “Qui non c'è nessuno, siamo solo noi con le cicale che cantano e le rane che gracidano.”

“Io non scendo!” Mormorò mia moglie. “Qui è tutto buio, fa paura! E poi ho voglia di fare pipì, mandalo via… digli di andare lontano…”

“Falla qui!... Vicino al bosco o dietro la macchina!” La consigliai.

“Figurati! Con quello là che guarda!... Piuttosto scoppio o me la faccio addosso. Sarebbe capace di spiarmi, non vedi che faccia che ha! È tutta la sera che non mi toglie lo sguardo d'addosso, mi guarda con insistenza ... e mi dà fastidio, non mi piace.”

“Ma scusa potevi farla al ristorante prima di venire via!” Le dissi.

“Che ne sapevo che dovevamo fermarci qui?! E poi nei luoghi pubblici non mi va lo sai, sono sporchi.

Invece sbrigati, che quando avrete finito di parlare torniamo subito al residence e la faccio comoda nel bagno della nostra camera. Intanto non me ne frega niente del panorama del golfo. E poi mi sento strana… non so! Accaldata, agitata non riesco a stare ferma.”

Io aprii la portiera e scesi accogliendo l'invito di Jacu e girai intorno all'auto portandomi verso la portiera di mia moglie ancora chiusa.

Ero agitato e preoccupato dalla situazione, una parte di me che non mi aspettavo mostrava gelosia e angoscia, l’altra invece era eccitata dall’idea di scoprire cosa sarebbe successo e voleva andare avanti. Feci due passi, lasciando Giorgia assorta e accaldata seduta dal passeggero con la portiera chiusa e il finestrino giù, che accendendo la lucina interna si osservava il viso accaldato allo specchietto del parasole.

Domandai a Jacu: “Ma questi sintomi che ha sono normali, caldo, agitazione…”

“Sì…sì …stai tranquillo, fra un paio di ore le passano tutti.

Feci pochi passi e restai fermo nella semioscurità e grazie alla luce che aveva acceso Giorgia nell’abitacolo e al finestrino abbassato, potei vedere e sentire tutto. In linea d’aria ero a pochi metri dalla mia auto, dagli alberi e dalla vegetazione.

Si udiva solo il silenzio rotto dal gracidare delle rane e dal motivo delle cicale ripetersi all'infinito.

C’era il chiarore della notte, dovuto al cielo schiarito dalla luna piena che si rifletteva sul mare e sull’ambiente circostante dove eravamo noi, e ci si vedeva bene, sembrava di essere in un film in bianco e nero. Da lontano in alto nell’aria, dopo la vegetazione, si intravvedeva il bagliore del ristorante-residence dove avevamo cenato.

“Scenda anche lei Giorgia… su!” La esortò lui con la sua cadenza sarda: “Si sta bene, qui! C’è fresco e poi c'è un panorama notturno del golfo che è fantastico.”

“No! Preferisco restare in auto, mi sento più sicura e poi mi gira la testa mi sento accaldata.”

Rispose dal finestrino.

“Non vuole scendere.” Ripetei io.

Lui non si perse d'animo, si avvicinò e appoggiando il gomito sul tettuccio aprì la portiera, scambiò qualche parola e poi si accucciò sull’erba al suo fianco.

“Come mai non esce?” Domandò ancora.

“Non mi va! Mi gira la testa, mi sento brilla...” Rispose mia moglie sorridendo, quasi ridendo sbattendo le palpebre con uno sguardo fiacco e appesantito.

“Il vino!” Disse lui:” È molto forte, ma vedrà che tra non molto le passerà.”

Vedendolo così confidenziale e vicino, accovacciato di fianco alle sue gambe con la portiera aperta, la sentii e la vidi chiaramente che cercando di guardarsi attorno per osservare dov'ero chiese: “Dov'è mio marito?”

E lui risponderle ridendo. “È andato a pisciare laggiù in fondo.”

E come se conoscesse i tempi di quello che le stava succedendo e la sentisse pronta, allungò la mano accarezzandola sui capelli, iniziando a darle del tu esclamando in modo audace: “Che belle gambe che hai!” Posando le dita sulla coscia.

Lei si retrasse a fatica, mosse le gambe di più verso l'interno e spostò la sua mano dalla coscia, ma lui la riposò sul ginocchio:

“Ma che fa?!” Esclamò lei che capiva tutto…

“Hai delle belle gambe, affusolate e lunghe che escono dalla gonna.” Rispose.

“No! Non mi tocchi per favore! Mi dà fastidio.”

Replicò subito chiudendo le ginocchia, serrando le cosce e spostandole ancora più verso la leva del cambio. Ma lui deciso allungò la mano tra esse, facendola scorrere sulla pelle interna delle gambe rasate da poco, liscissime e morbide come seta, luccicanti della crema lenitiva passata su da poche ore e ancora non assorbita pienamente, e accarezzandole tirò su con il polso mentre lo faceva, la gonna di cotone:

“Noo!... Ma che faa? Non voglioo… stia fermo con le mani?” Esclamò decisa Giorgia cercando di fermargli la mano con le sue, cercandomi con gli occhi nell'oscurità.

“Su che ti piace!” Rispose lui.

Capii che quello che mi aveva detto lui era fattibile, quando vidi che accarezzandole l'interno delle cosce, lei restava ferma e non reagiva più e arrivò con la mano fin sulla mutandina, accarezzandola e premendo la figa sotto di essa. Premette ancora forte con le dita sopra il sesso facendole stringere di più le gambe e gemere, portando per reazione il suo busto in avanti, dove lui approfittò di quell'atto che la spinse con il tronco verso a lui per baciarla sul collo, e con l’altra mano prenderle da sopra il vestito una mammella e accarezzarla e stringergliela tra le dita.

Giorgia non aveva la forza di reagire, mentalmente non voleva che la toccasse, ma non riusciva a manifestarlo con il corpo e a impedirlo. Non sapeva fermarlo restando passiva ai suoi atti, così lui osò di più, infilando la mano sotto la maglietta, tirandogliela su davanti, scoprendole e mostrando il seno fasciato dal reggiseno bianco, traforato e ricamato, mentre con l'altra tra le cosce premeva e accarezzava con il dito la mutandina sulla figa.

Io osservavo da poco distante la resistenza cedevole e la reazione di mia moglie che si affievoliva sempre più, restando arrendevole a farsi palpare e accarezzare da quell'uomo che lei considerava dispregiativamente per la sua altezza uno gnomo, e che ora la baciava sul collo.

All'improvviso allargando il reggiseno le tirò fuori le mammelle, lasciandoglielo sotto di esse come sostegno, in modo che le spingesse in alto e in avanti e iniziò a baciarle, leccarle e succhiarle i capezzoli già turgidi e dritti, senza che lei al di là di qualche smorfia e gemito dicesse nulla. Erano belle, grosse, tenere e pallide in confronto al corpo perché non prendevano il sole coperte dal costume e apparivano più erotiche. Si mise a leccare l’areola e poi all’improvviso prendendo il capezzolo turgido in bocca iniziò a succhiarlo e vedendomi con la coda dell’occhio osservarlo, girò un poco la testa e sempre con il capezzolo in bocca succhiando disse:” Gliele ciuccio un po' che le piace…”

Era una scena incredibile, inverosimile per me che facesse quegli atti di libidine su mia moglie con lei passiva al punto da sembrare consenziente. Il cuore prese a battermi fortissimo, ero sudato e accaldato anch'io.

Poco dopo prese la gonna sui fianchi e con tutte e due le mani la tirò su più che poté, fino agli inguini, al limite quasi di strapparla, lasciandola scosciata con le gambe scoperte e in mostra fino alle mutandine.

D'istinto mi avvicinai da dietro l'auto per non farmi vedere da mia moglie e da lì guardai meglio. Era una scena eccitantissima che anch’io ero incapace di fermare.

Lui come se sapesse già tutto, continuava ad accarezzarla e baciarla sul seno, succhiandole i capezzoli senza che Giorgia si opponesse.

Si vedeva chiaro dal viso che a lei piaceva essere accarezzata e baciata sulle mammelle da quell'uomo.

Io eccitato assistevo dalla portiera posteriore con il finestrino aperto.

Vedere mia moglie in quello stato mi infervorava e sentivo l'erezione salire.

Inaspettatamente forse per reazione le vidi aprire le gambe lasciandosi salire di più la gonna assieme alla sua mano, fino a mettere in mostra bene le mutandine di pizzo traforato, perfettamente bianche come il reggiseno.

“Che bella mutandina che hai!” Mormorò lui. E sempre accarezzandola sopra la figa avvicinò la mano al bordo laterale del tessuto e dopo un attimo vi si insinuò le dita dentro, sotto la stoffa dell'inguine, spostandola e frugando nella sua intimità.

Al suo frugarle la figa con le dita, sentii gemere di piacere mia moglie e lui smettendo di baciarle il seno, guardandola in viso, esclamare sorridente:

“Ehii…!!! Ma ce l'hai tutta depilata!... Come le sporcaccione e le donnacce! Come piace a me…”  Facendomi eccitare ancora di più.

Giorgia l'aveva sempre avuta pelosa, se l'era rasata proprio per venire al mare in Sardegna, aveva acquistato un costume nuovo un po' sgambato e voleva rasarsi i margini facendosi la striscia, ma non essendo pratica le era venuta male, così decise di depilarla tutta e non lo fece come gesto erotico nel senso che l'aveva interpretato lui.

Avrei dovuto fermarlo, secondo a come avevamo pattuito non doveva andare oltre, ma eccitato non ne fui capace :” Lo  lascio fare ancora un po'…” Pensai.

Sembrava la scena di un film porno. Lei seduta sul sedile dell’auto e lui fuori accovacciato su sé stesso a fianco a lei.

A un certo punto Jacu si alzò in piedi, allungò le mani prendendo le sue e tirandole a sé, aiutandola la fece alzare e uscire dall'auto.

Giorgia davanti aveva la maglietta a top tirata tutta su e le mammelle gonfie e pallide bagnate dalla sua saliva fuori dal reggiseno bianco, con i capezzoli rosa turgidi e dritti anch’essi insalivati, con il sinistro che era stato succhiato, o ciucciato come diceva lui, più grosso dell’altro.

Era eccitata anche lei, le piaceva quello che le stava facendo, o meglio, subendo...

Aveva la gonna tirata su e arricciata sulla vita che lasciava vedere pienamente le mutandine anch'esse bianche e traforate.

Nel vederla così davanti a un altro uomo, fui preso da una vampata di eccitazione e calore al viso, era in uno stato di alterazione mentale e fisico che sembrava davvero ubriaca, si appoggiava all'auto e a lui, anche ridendo in alcuni momenti, e lui sicuro di sé iniziò ad accarezzarle i glutei e le cosce da dietro baciandola in viso e spostandole i capelli sul collo. Vidi che con l’altra mano libera si apri il pantalone, tirando fuori a fatica il cazzo grosso e duro che stava esplodendo all’interno e che mi aveva già mostrato con le fotografie. Giorgia nel semi buio non lo vide bene, ma restò colpita perché si accorse che era molto più grosso del mio. Il suo viso si contrasse guardando fisso il suo cazzo nella semi oscurità.

Era di dimensioni riguardevoli e per l’altezza che aveva, sembrava ancora più grosso e lungo. Vidi che spalancò gli occhi, ma non capii se per la sorpresa o per il suo stato di eccitazione alterazione.

La dotazione sessuale l'avevo ricercata io così, perché quando fantasticavo, immaginavo di vederla penetrata da un cazzo considerevole, di grosse dimensioni e non da uno come il mio che era normale.

Era uno dei requisiti che dovevano avere i partner e anche per questo avevo selezionato Jacu tra vari annunci e poi scelto.

Avevo visto le sue foto, un bel cazzo, lungo e di buona circonferenza, diciamo eccellente, non un superdotato al massimo, ma un buon dotato sessualmente, e per uno sardo basso come lui, secondo me era qualcosa di anormale, non proporzionato con il resto del corpo.

Dicono che le dimensioni non contano, ma non è vero credetemi, con Giorgia contarono eccome!

Al di là della sorpresa e funzionalità, il suo cazzo oltre che eccitarla, la portò a capitolare.

Ma non fu solo quello… insieme a quel buon vino sardo, Cannonau rosso di 12,5 gradi alcolici che avevamo gustato fresco al gran caldo quasi torrido, oltre la sua esperienza di bull e il gioco fu fatto.

Io cercai un extra dotato perché mi eccitava saperla e vederla chiavata da un cazzo di grandi dimensioni, volevo vedere come reagiva e devo dire che fu uno spettacolo che non mi sarei mai sognato di vedere in mia moglie.

Jacu chinò il capo e tornò a succhiarle un capezzolo, facendola fremere, mentre lei per reazione appoggiava dolcemente la mano sulla sua nuca come a offrirglielo che glielo leccasse.

Non opponeva la minima resistenza, aveva ragione lui, pareva smarrita ed euforica, in quello stato avrebbe potuto farle ciò che voleva.

“Meno male che ci sono io!” Mi dissi.

In alcuni momenti era accaldata e sudata, era come assente, passiva lo lasciava fare ridendo. Borbottava frasi all'apparenza senza senso, ma incominciava a provarci gusto e a godere.

“Ma sei sicuro che non sta male?” Mormorai avvicinandomi, vedendola in quello stato alterato.

“Ma no!... Stai tranquillo! Anche le altre erano così. È solo un po' su di giri, accalorata e disinibita come se fosse un po' sbronza, ma capisce perfettamente tutto non credere, a lei piace tutto quello che gli faccio, ed è consapevole.” Ed era vero purtroppo.

Davanti all'auto in quella piccola radura, a volte per il terreno sconnesso sembrava perdesse l'equilibrio, barcollava, sembrava davvero ubriaca e lui da dietro la teneva su e la baciava sul collo sfiorandole le mammelle pallide come la luna, accarezzandole la figa da sopra le mutandine. Mentre quando si portava dietro, aderente a lei essendo più basso gli strusciava il cazzo grosso e duro mel suo solco gluteo profondo, stretto da due morbide e piene natiche pallide e carnose, coperte dagli slip trasparenti bianchi.

Era una scena molto erotica, mi dispiaceva per mia moglie, non avrei voluto andare avanti, ma ero eccitato e ce l’avevo duro anch’io, e vederla gemere quando la palpava, mi rassicurava che non c'era niente di preoccupante o pericoloso e che non stava male, anzi le piaceva.

 

Mentre dietro lei, allungando le braccia in avanti, con le dita ruvide le accarezzava la figa da sopra lo slip, con forza lo spostò di lato, mostrando il sesso e accarezzandolo ancora sulle grandi labbra e sugli inguini lisci senza un pelo.

“È già bagnata!” Esclamò voltandosi e guardandomi come a confermare quello che mi aveva detto nell'incontro e le infilò dentro davanti a me il dito medio tra le labbra vaginali, penetrando la sua fessura e spingendolo fino in fondo a far toccare le nocche delle altre dita contro la vulva. Quella penetrazione digitale la fece sussultare e adagiare di più su di lui, che produceva con la mano muovendola veloce, delle vibrazioni come a farle un ditalino rapido, determinando con quella manovra l’inarcamento della sua schiena indietro, appoggiando di riflesso la nuca e i capelli alla sua spalla e il suo volto.

Ci sapeva davvero fare, era davvero un bull, quello gnomo come lo chiamava con disprezzo mia moglie, basso, ma bravo, l'aveva messa in uno stato di esaltazione e godimento che non poteva e non voleva reagire.

E in piedi con mia moglie inarcata leggermente indietro, con la schiena e il sedere adesi a lui, che portando il braccio in avanti intorno alla vita, la mano sulla sua figa, con il dito medio la ditalinava in piedi come una ragazzina; con me davanti a loro che osservavo nel chiarore della notte…

Era eccitante vederla in quello stato, oserei dire incredibile, quasi impossibile che fosse mia moglie quella donna… la signora che il pomeriggio prima in spiaggia mi aveva detto:

“Figuriamoci se vado con quello sgorbio!... Ma l'hai visto?”

E invece ora era lì che si concedeva a lui, alle sue mani e i suoi baci… allo sgorbio.

C'era buio attorno, solo il chiarore della luna alta e soffusa che illuminava tutto, e il riverbero di essa sul mare calmo che si rifletteva nella radura verde illuminando maggiormente, alterando i colori reali di quello che si osservava, uniformandoli in un grigio-bianco, che lasciava benissimo vedere i particolari, solo di un altro colore. Era come essere in un film in bianco e nero, ed era tutto libidinoso ed eccitante, oserei dire irreale.

Lui dietro, con il cazzo fuori lungo e duro appoggiato alle sue mutandine sul sedere, continuava a strusciarlo su di esse su e giù con movimenti che mimavano un rapporto sessuale.

A un certo punto voltandole di più la testa di lato e alzandosi lui in punta di piedi, spingendosi più avanti con il capo, la baciò infilandole lussuriosamente la lingua in bocca, succhiandole le labbra e iniziando a limonarla, anche se in malo modo, lingua a lingua in quella maniera contorta, da circo con le lingue che si scontravano più fuori che dentro.

Io non capivo più niente, mi resi conto in quel momento che non l'avrei più fermato. Lei lo lasciava fare disorientata e partecipe, e in alcuni momenti sospirando e ansimando rispondeva ai suoi baci, incurante di me.

“Su che hai caldo e sudi!... Togliamo anche questa roba qui che ti dà fastidio, che intanto siamo soli, non c'è nessuno!” Mormorò Jacu a mia moglie.

E da dietro le slacciò la chiusura della gonna quasi arrotolata alla vita tirandogliela giù alle cosce, lasciandola poi cadere ai piedi. E prendendo sopra al seno la maglietta per i bordi inferiori le fece alzare le braccia, facendola uscire da esse assieme alla testa dal girocollo, sfilandola completamente dal tronco con lei che passiva assecondava i suoi gesti con movimenti accompagnatori. Lasciandola in mutandine e reggiseno, sopra quei sandali infradito bianchi ed eleganti, con i suoi indumenti sparsi sull’erba.

Era bellissima e lussuriosa anche se un po' goffa spogliata in quel modo.

Era di poco più alta di lui e questo rendeva la scena ancora più erotica e libidinosa. Era diventata tutta luminosa ma di un colore pallido alla luce soffusa e fluorescente che arrivava dalla luna tra gli alberi, dal riverbero del mare e dai fanali della sua auto accesi, impedendo di vedere la differenza dei colori, tra la pelle e i capelli e la lingerie bianca, uniformando tutto come se fosse visto in fosforescenza, ma con immagini nitide e chiare.

Prendendola per un braccio la spostò verso l'auto mentre lei si appoggiava a lui. Camminare nello sterrato con gli zoccoli infradito non era facile, ed accentuava ancora di più il suo oscillare corporeo, il suo ondeggiare volgare e ancheggiare del bacino anche verso di lui. Jacu continuò ad accarezzarle il sedere e le cosce dietro, davanti e all'interno, poi vicino l'auto, la fece appoggiare in piedi con le mani sul cofano e lui dietro lei, le abbassò le mutandine a mezza coscia quasi alle ginocchia, allargandole le gambe più che poteva, tendendo al massimo le mutandine. Insalivò, farei meglio a dire sputò abbondantemente sulle dita per poi passarle sulla figa di mia moglie e lo stesso fece con il glande del suo cazzo. Si alzò in punta dei piedi per puntarle la grossa cappella insalivata sulla vulva, ebbe un attimo di difficoltà per la posizione, il buio e le dimensioni del cazzo, ma poi facendosi guida con il dito trovò l'apertura e la penetrò lentamente, facendola nell'introduzione irrigidire, sussultare ed inarcare ancora con il capo indietro verso lui. 

“Aaaaaahhhhhhhhh!!!!!”

Gemette appoggiata con le mani al cofano, sentendo entrare dentro lei quel cazzo di grosse dimensioni, molto più del mio, l'unico che aveva preso fino ad allora.

Era una scena allucinante, tra i colori alterati, mi sembrava impossibile che quella donna in quella posizione seminuda, che veniva chiavata all'aperto appoggiata come una prostituta al cofano della mia auto sotto i fari della sua che li illuminavano fosse mia moglie, la mia Giorgia, moglie fedele e madre esemplare. E ancora di più mi inquietava ed eccitava la mia incapacità di fermarli e che tutto accadesse intorno all'anniversario del nostro ventennale di matrimonio. Avevo sempre voluto e fantasticato quella scena e seppur eccitato ero dispiaciuto nel vederla concedersi e godere con un altro uomo.

Ma tutto questo mi accendeva di più e inconsciamente portai la mano sul mio cazzo e lo toccai, ce lo avevo duro.

Lei voltando il capo mi vide che la osservavo chiavata da Jacu e mi guardava indifferente come se non esistessi, che fossi un tutt'uno con il buio e gli alberi.

Lui chiavandola si muoveva lentamente per abituarle la vagina alle sue dimensioni, non spingendolo inizialmente nemmeno tutto dentro, ma solo una parte. Subito non riuscivo a capire dalle espressioni del viso e dai gemiti di mia moglie se soffrisse o godesse. Ma poi sempre accarezzandole il suo splendido culo, Jacu accelerò la velocità e approfondì gradualmente la penetrazione, facendole sobbalzare il sedere dalle gambe e spingere avanti il busto appoggiato sulle braccia tese del cofano; con una mano stringendole una mammella e con l'altra tirandole i capelli indietro verso di lui come se fossero redini di una cavalla, facendole alzare la testa in alto.

“Ti piace ora essere chiavata da me !?” Esclamò forte Jacu.

Subito Giorgia non rispose, eccitata e godente.

Ma lui tirandole più forte i capelli e più indietro la testa Ripeté: “Ti piace ora essere chiavata da me!?”

“Sì!... Sìì!” Rispose sudata e ansante.

“Lo hai mai fatto così?... All'aperto, fuori dall'auto, appoggiata al cofano come le puttane?”

Esitò e non rispose, ma lui tirò ancora i capelli:

“Noo!!” Ripose lei alzando la voce eccitata.

“Però ti piace vero?... Più che farlo in casa nel letto con tuo marito?”

“Sì! Sì...sì!!” Ripeté sconvolta.

La stava umiliando e offendendo e lei come me ne godeva.

Il suo grosso e lungo cazzo ormai entrava quasi tutto dentro, le aveva dilatato la figa e forse slargata per sempre, ed ero sicuro che quando lo spingeva dentro tutto le toccasse l'utero, perché Giorgia oltre che portarsi avanti con il bacino e il tronco, esclamava gemente degli uhhhhhh!!!... di piacere.

Dopo qualche minuto si muoveva bene dentro la vagina lubrificata dagli umori e dalla sua abbondante saliva, e vederlo entrare e uscire mi provocava palpazioni al limite del mancamento, insieme al caldo e al vino bevuto.

Anch'io avevo il mio cazzo normale duro come non mai e a vedere quella scena di mia moglie chiavata in quel modo da quell’uomo che derideva. Eccitato lo tirai fuori dai pantaloni iniziando a toccarlo e incominciai a masturbarmi. Giorgia mi vide in quell'atteggiamento, per un attimo rimasi come paralizzato dal suo sguardo fiacco, ma subito dopo continuai. Non mi importava niente in quel momento ero eccitato, infervorato anch'io benché fossi abbastanza sobrio.

Lui continuava a chiavarla in quel modo inusuale per noi, quasi in piedi, con lo slip di mia moglie arrotolato e calato sulle ginocchia, che le lasciava il retro cosce e i glutei nudi, belli, pallidi e pieni che ogni tanto colpiva con degli schiaffi forti, facendola sussultare.

Aveva un culo meraviglioso, ma non lo sapevo o meglio non me nero mai accorto e mai lo avevo considerato e apprezzato che fosse così bello, pieno, carnoso, forse perché proprio di mia moglie e quindi in un certo senso mio, ritenendolo di mia proprietà e per questo ammirandolo poco, fino a quella sera che la vidi chiavare da quell'uomo, che glielo accarezzava e schiaffeggiava con passione e libidine facendole ondulare la natica, solo allora capii quanto fosse bello e desiderato.

Il suo cazzo si muoveva velocemente, entrava e usciva lasciando solo la cappella dentro, per poi rientrare facendola gemere, inarcare e godere. Entrava quasi tutto fino in fondo, toccando la cervice uterina, portandola a sobbalzare e dondolare appoggiandosi stanca con i gomiti al cofano. Pareva che la chiavasse alla pecorina, ma era piegata a 90 gradi.

Appariva come la scena di un film porno girato con luci e filtri che facevano sembrare l'ambiente scolorato, quasi in bianco e nero, come i videoclips in notturna che a volte si vedono sui siti hard di internet.

Lei si lasciava chiavare passiva e partecipe allo stesso tempo, come incapace di reagire, come un giocattolo sessuale nelle sue mani e in alcuni momenti condivideva attivamente i suoi movimenti, atti e iniziative.

Probabilmente era il suo stato intimo alterato che la faceva comportare così.

Dopo qualche minuto che la chiavò in quel modo, lo tirò fuori dalla figa, duro e bagnato dagli umori del suo piacere, lasciandole un'apertura larga, molto dilatata, che non avevo mai visto in mia moglie. La fece girare e sdraiare con la schiena sul cofano, Giorgia era sudata, accaldata, spettinata e irriconoscibile, quando fu in quella posizione, lui mi guardò sorridendo direi trionfale, allungò le mani sulle ginocchia prendendole e sfilandole completamente lo slip dalle gambe e gettandolo a terra poco vicino con disprezzo, facendole cadere con quella manovra anche gli infradito davanti all’auto.

Allargandole di più le cosce esibì a sé stesso, a me e alla natura circostante la figa depilata, dischiusa, bombata e polposa di mia moglie. Evidente in tutta la sua bellezza ed eroticità alla notte, agli alberi e alle luci soffuse, liscia come il vetro, con la fessura molto dilatata e bagnata dal precedente amplesso, attendendo lei, quasi desiderandolo, che lui riprendesse a chiavarla…

Le posizionò le gambe appoggiandole i piedi sul paraurti anteriore, con sapienza e maestria, segno che lo aveva già fatto con altre signore. Le assestò il sedere sul bordo bombato e leggermente in discesa del cofano, al limite dello scivolare, tenendola contro a sé.

Meno male che il cofano si era raffreddato, avendo fatto solo poche centinaia di metri, perché eccitata e alterata com'era si sarebbe ustionata la schiena e il sedere.

Io mi masturbavo e la osservavo in quella posizione volgare e oscena, con la figa slargata da quel grosso cazzo, in attesa di riceverlo di nuovo. Non potevo credere che fosse lei, mia moglie, la madre delle mie figlie che facesse quelle cose sconce con desiderio e lussuria... era scandalosa.

Jacu si avvicinò di più alla figa, le allargò bene le gambe e sputandoci ancora dolcemente sopra, lasciò cadere, quasi colare dalla sua bocca la saliva abbondante, in verticale a piombo su di essa. Lo appoggiò tra le grandi labbra e lo strisciò più volte sulla fessura dischiusa, su e giù come a pennellarla, battendole più volte il glande sul clitoride facendola gemere, poi lo puntò al centro della vulva e spinse, dilatandola di più, trovando il percorso già lubrificato di umori e lo introdusse fino in fondo, con lei che con gli occhi spalancati nel sentirlo entrare grosso e duro, eccitata si tirò su di colpo con il busto, portando la testa verso lui, forse per baciarlo o abbracciarlo.

Le mammelle gonfie e pallide sempre fuori e sopra il reggiseno, come se fosse a balconcino, la rendevano volgare ed erotica, dondolando alle sue spinte in vagina profonde e decise. I capezzoli erano dritti come non li avevo mai visti in vent'anni di matrimonio e rapporti sessuali. Il ventre maturo ... la sua bella pancetta borghese da signora per bene, veniva accarezzata dalla sua ruvida mano.

“Ti piace chiavare così?! Su dillo che ti piace!... Che vuoi essere chiavata come le puttane! È vero?!” Mormorò, aggiungendo: “Ma un po' puttana lo sei davvero?!... Ammettilo!”

Le diceva mentre la chiavava e con il pollice roteandolo sul clitoride la masturbava anche.

“Sì!... Sì!... Sì!” Farfugliava mia moglie esaltata godendo e ansando il respiro.

Ero eccitato ma anche pentito di vederla in quello stato, se avessi potuto tornare indietro forse non avrei accettato la sua proposta, mi sentivo in colpa perché la vedevo diversa... come una puttana vera.

Ma ero affascinato dai suoi modi di fare, dal suo cazzo grosso e lungo, dalla sua rozzezza in confronto alla signorilità e grazia di mia moglie e questo aumentava al massimo la mia libidine.

Mi piaceva che la trattasse come una puttana che le facesse ammettere che anche a lei piaceva esserlo, spingere una signora come lei all'involgarimento e alla voglia di sentirsi sgualdrina.

All'improvviso fui preso da una nuova preoccupazione diversa dalle prime. Mi prese l'apprensione che nella foga di quella chiavata, lui con lei disorientata, le sborrasse dentro rendendomela gravida. Lei era in uno stato godente e di confusione che lo avrebbe di sicuro lasciato fare e probabilmente non se ne sarebbe nemmeno accorta se le avesse eiaculato dentro. Ci sarebbe mancato solo quello, tornare dalle vacanze in Sardegna per il nostro ventesimo anniversario di matrimonio, oltre che cornuto con la moglie incinta di un piccoletto sardo, poi si che avremmo fatto la frittata...

Mi avvicinai a lui dicendo sottovoce:

“Jacu non venirle dentro... Non venirle dentro mi raccomando tiralo fuori, è ancora fertile, può restare incinta!” Sussurrai tra l'eccitato e il preoccupato facendomi morire la voce in gola.

“Hai paura che te la metto incinta?!” Domandò sudato e affannato guardandomi mentre la chiavava e mia moglie dal piacere non capiva nulla.

“Sì!” Risposi.

“Se lo meriterebbe questa stronza che la ingravidassi a quarant’anni passati, come una vacca, per come si è comportata con me... Ma stai tranquillo non le sborrerò dentro, ho un altro programma per lei.” E così dicendo continuò.

La chiavò sul cofano, facendola godere in quella posizione, fino a farle avere un orgasmo mai avuto prima, con un urlo di gioia che ruppe il silenzio e l’oscurità della notte allarmandomi, dove scuotendosi tutta come in preda alle convulsioni, imperlinata dal sudore e dalla luce pallida della luna su di essa, lo strinse baciandolo sul viso ansimando e godendo:

“Ooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Ero sbalordito nel vedere Giorgia in quello stato. 

Poi come a voler giocare con lei, si fece appoggiare le gambe sulle spalle, con i piedi oltre la schiena e la chiavò così facendoglielo sentire tutto fino in fondo e piegandosi su di lei mentre gemeva, baciandole e succhiandole i capezzoli, spingendolo in fondo al suo interno, facendola urlare dal piacere. Credo che in quel momento abbia avuto il più grande orgasmo della sua vita, spasimando con il corpo e il sedere sul cofano della macchina.

Ho ancora davanti agli occhi quelle scene, non potrò mai dimenticarle.

Lo tirò fuori dalla figa, grosso lungo e oscillante e porgendole l'avambraccio in modo che lei si aggrappasse la fece tirare su, aiutandola ad alzarsi dal cofano. Fecero qualche passo assieme, per poi lasciarla sola ed esterrefatta in piedi al centro della piccola radura.

Confusa lei si toccava i capelli osservandosi attorno con sguardo smarrito, come a chiedersi dove fosse, guardò anche me, mi vide con il cazzo in mano, per un attimo fui preso dalla vergogna, ma poi incurante come se non le importasse voltò lo sguardo da altra parte.

Jacu si avvicinò alla sua auto e si tolse la camicia fradicia di sudore, faceva molto caldo ed erano tutti sudati. Poi si avvicinò a lei, nuda con il solo reggiseno e prendendola per mano, la fece ruotare su sé stessa che barcollante si appoggiò a lui, era come se la stesse mostrando a qualcuno.

“Su!... Toccati un po' la figa da sola dai! ... Sono sicuro che sei capace e ti piace.” Le diceva.

Lei schermendosi ubbidì ridendo scioccamente.

“Togliti il reggiseno che non ti serve più, ormai c'è l'hai già tutte fuori... dai!” Continuò Jacu.

Lei sempre con quel risolino insensato e stupido, se lo tolse, girandolo davanti e sganciandolo a fatica, per poi sfilarlo dalle braccia e gettarlo a terra, mostrando pienamente le sue mammelle penzolanti sul torace, gonfie, erotiche, da mamma e signora borghese, che candide e insalivate dondolavano sul torace.

Lo tolse traballando per l'equilibrio instabile dei piedi nudi sull’erba e sul terreno, che le procurava indolenzimento a camminarci.

Jacu girandosi verso di me disse soddisfatto:

“Te l'avevo detto che te l'avrei spogliata nuda, è tanto accalorata ed infervorata che lo fa da sola.” E rise.

“Brava! Hai tolto tutto ...nudaaa!!” Gridò nel silenzio e nello scuro della tarda serata.

Vedendola in difficoltà nel muoversi, Jacu si portò davanti alla mia auto, dove prima l'aveva chiavata sul cofano e chinandosi raccolse i suoi zoccoli infradito per poi lanciarglieli ai piedi.

“Mettili così ti muovi meglio!” Esclamò.

Come un automa lei si chinò giù e li prese, e piegandosi su una gamba in equilibrio mise il primo zoccolo al piede. Cambiò posizione e nel mettere l'altro perse l'equilibrio cadendo sull'erba ridendo da sola. Subito ridacchiando lui l'aiutò ad alzarsi. mentre anche lei rideva dicendo frasi sconnesse.

“Su sorreggiti a me che facciamo due passi!” La esortò.

E lei appoggiandosi al suo braccio, come una ubriaca passeggiò ridendo, calciando il reggiseno a terra che incontrò nel camminare, che bianco e luminoso si distingueva dal terreno, prima con un piede e poi con l'altro, come se fosse un pallone. Poi andando verso la mia auto, e lui dietro lei, dicendo:

“Ora le mutandine!... Sta tranquilla che non cadi, ti tengo per il sedere!”

E dicendo così mise le sue manacce sui fianchi e glutei pallidi di mia moglie e ridendo tutte e due le fece calciare più volte anche le sue mutandine, bianche anch’esse che erano a terra. Era fuori di sé, confusa, faceva cose irrazionali.

“Meglio così!... Che ride, almeno è una serata allegra e vuol dire che non sta male.” Pensai.

Jacu lasciandola interamente nuda nella radura, andò alla sua auto e accese lo stereo, subito il motore e i fari abbaglianti illuminandola completamente. Il bagliore fece brillare il suo corpo sudato. Lei si riparò il viso con l’avambraccio sugli occhi dalla luce forte dei fanali che l’accecavano, lui prima di tornare indietro prese lo smartphone dall’auto dicendole:

“Dai! Fammi vedere quanto sei porca! Lo so che sei una sporcacciona. Balla e accarezzati la figa e le mammelle da sola come fanno le esibizioniste. Danza per me!!” Gridò.

E mentre lei alla musica dello stereo, ridacchiando ballava senza ritegno per la donna che era, accarezzandosi il corpo sudato e profumato, le mammelle, il ventre, le cosce e la figa restata dischiusa dall'enorme dilatazione del suo cazzo nella chiavata: si guardava attorno come a dispiacersi che non ci fossero spettatori. Lui all’improvviso iniziò a scattare fotografie con il suo smartphone, mentre lei si mostrava nuda, ridendo, muovendosi e contorcendosi ai suoi flash, danzando al ritmo della musica da ballo, probabilmente senza nemmeno rendersi conto che veniva fotografata.

Quando vidi che la fotografava nuda e il quella condizione, ballando tra il verde e accarezzandosi il corpo e la figa, intervenni subito: 

“No! Le foto no! ...Jacu… Per favore no! Non erano nei patti, siamo andati già ben oltre a quello che erano le mie intenzioni e i nostri accordi, doveva essere qualcosa di semplice, di soft invece l'hai trasformata in una puttana.” Dissi arrabbiato sfogandomi con ancora il cazzo fuori che mi mettevo dentro.

“Ma no stai calmo! È solo un gioco, le foto sono per me, le tengo per ricordo nel mio book, le ho fatte anche alle altre signore che ho portato qui. È solo un gioco dai! ... Anche lei gioca, si è solo disinibita e basta. Siamo soli noi tre, io te e lei... stai tranquillo. Poi te le mando per email quando sarete a casa.”

Non volevo alzare la voce, per timore che lei nonostante la sua condizione sentisse e capisse tutto. Riuscì a rassicurarmi, ma approfittai e gli chiesi:

“Ma lei in questo stato mi sembra drogata!”

“Drogata… drogata…!” Rispose lui, ma no, è solo stimolata, invogliata, disinibita. La vuoi chiamare droga quello che le abbiamo dato? E chiamala droga non cambia niente, intanto non lo è, fra due tre ore passa e guarda che ricorderà tutto per bene.”

“Ascolta!” Mi disse, guarda… e alzando la voce esclamò: “Chi è lui?” Facendo segno a me con il dito tra il chiaro e scuro dei fanali.

“È mio marito!” Disse ridendo:” E mi chiamò: “Danieleaaaa!!!... Vieni quiii!!!!”

“E tu chi sei?”

“Io sono Giorgiaaaaa!! ...Sua moglieee!”

“Hai sentito!” Mi disse.

“E io chi sono?”

“Bohhh!!!...” Disse ridendo, correggendosi subito: “Tu sei l'amico di mio maritoooo!! ... Il mio amicooo!!” Aggiunse ancora ridacchiando.

“E cosa abbiamo fatto io e te?”

Lei rise e Jacu continuò:” Abbiamo…?”

E lei: “Abbiamo…”.

“Abbiamo…” Ripeté lui.

E lei ridendo: “Abbiamo scopato!” E rise. Ma lui precisò:

“No scopato! Abbiamo chiavato!”

“Sì chiavato!” Ripeté ancora ridendo.

“E tu sei una porcellona… vero?”

“Sì! Sì!” Rispose.

“Vedi?” Disse rivolto a me. “È partecipe, cosciente e consenziente, solo un po' aiutata dalla serata, dal vino e dallo stimolante a disinibirsi. Ascolta!” Pronunciò ancora: “Adesso giochiamo un po’ e le facciamo dire cosa pensa!” E sogghignando e rivolto a lei le chiese a voce sostenuta:

“Vorresti che ci fosse qualcuno che ti ammirasse nuda?”

“Sììì!” Fu la sua risposta agitando in alto le braccia dondolando le mammelle.

“Stasera c'è solo tuo marito che ti ammira, ma la prossima volta andremo in un posto dove ti guarderanno in molti uomini. Ci vieni?”

Rispose con un altro “Sììììììì!!” Più lungo del primo e ridendo.

Certo non era in sé, comunque a sentirle dire quelle cose mi esaltava, anche se mi sentivo come una semplice comparsa, un guardone eccitato e preoccupato, più che il marito spettatore.

Poi lui si avvicinò a lei, alla sua pancetta pronunciata e pallida e accarezzandogliela le chiese:

“Quanti figli hai fatto?”

“Due!” Rispose mia moglie orgogliosa:” Due femmine!”

“Brava!” Ribatté lui.

“Saranno belle come te!” ... Lei sorrise:” Sììììììììì!!!!!!!” Urlò gioiosa alzando il capo e le braccia verso il cielo.

Poi portandosi la mano sull'addome strinse le gambe con una smorfia.

“Che c'è?” Chiese lui: “Hai mal di pancia?”

“No devo fare pipì!... Non c'è la faccio più!”

“Falla qui!” Le disse.

“Qui dove?” Chiese lei.

“Qui! ..Dove sei ora, davanti a noi… a me che ti guardo pisciare!”

“Nooo! Mi vergognooo!!! Vado laggiù!!” Esclamò segnando con il dito il boschetto.

“Dove vai che là è pieno di animali! Falla qui davanti a me!” Ribatté lui.

“No dai! … Non mi mettere paura! Non c'è la faccio più a trattenerla.”

“È la verità!” Aggiunse lui, continuando: “Va bè fa come vuoi… Io ti consiglio di farla qui davanti a me.”

Seccata e impaurita, senza dire nulla probabilmente non resistendo più disse:” Ma tu non guardi?!”

“No… non guardo!” Rispose Jacu.

 E all'improvviso si accucciò accovacciandosi davanti a noi allargando le gambe e iniziò a urinare in un lungo zampillo dorato e schiumoso.

Si umiliava a farla davanti a lui, a farsi vedere accovacciata urinare.

Si sentì lungamente il frangere del getto dell’urina sulla terra e sotto lei tra le gambe e il culo formarsi una grossa chiazza schiumosa che veniva assorbita dalla terra.

“Brava!” Esclamò lui: “Ora vieni qui! Giù! Inginocchiati davanti a me e baciamelo!”

Lei si inginocchiò davanti alle sue gambe e lo baciò. A quel punto prima che allontanasse il viso dalla cappella e si staccasse dal cazzo Jacu continuò: “Ora leccalo!” Lei sorrise divertita e lui la riprese.

“Su dai, leccamelo davanti a tuo marito…Fai tanto la signora al nord, ma qui stasera sei solo una porcona e una puttana quarantenne come tutte le altre vacanziere del continente.

“Leccalo tutto che so che ti piace!” Esclamò.

“Su leccalo!” La esortò ancora appoggiandole la mano in testa.

Lei lo guardò, poi afferrandolo con le mani comincio a leccarglielo per tutta la sua lunghezza e grossezza, mentre lui gemendo assaporava la lingua calda di mia moglie e le sue labbra morbide sul suo cazzo.

Iniziò a leccarlo, come era capace, non essendo esperta di rapporti orali, ma lui la riprese:

“Con la punta della lingua sulla cappella.” La esortò.

Lei dava piccole leccate, dolci linguettate da signora.

“Non sei capace ma imparerai vedrai!” Esclamò. “Con il tempo diventerai una brava pompinara!”

Fui spaventato da quella frase, mi resi conto che aveva intenzioni di incontrarci di nuovo.

“Dai prendimelo in bocca senza toccarlo, metti le mani dietro la schiena, anzi mentre lo fai toccati la figa!” Le disse.

Lei non se lo fece ripetere, lascio il cazzo con le mani e con la lingua cominciò a giocare con la cappella mentre con le dita della mano dopo essersi accovacciata ai suoi piedi e allargate le cosce si masturbò con foga, accaldata ed eccitata com'era.

Intanto Jacu, approfittando del suo stato le infilava sempre di più il grosso cazzo tra le labbra, che quasi non ci stava, dicendo con voce rotta dal piacere:

“Sì porca ficcati tutte le dita dentro alla figa e il cazzo in bocca!”

E così dicendo le prese il capo tra le mani e comincio ad accompagnarla e chiavarla nella cavità orale, anche se si vedeva che era troppo grosso per la sua bocca. Lei a fatica riusciva a farlo entrare sempre di più, mentre io eccitatissimo non resistendo ripresi e masturbarmi guardandoli strabiliato, nel vedere quel grosso cazzo tra le labbra di mia moglie.

Come se mi avesse letto nel pensiero Jacu si voltò verso di me e dicendo: “Vieni! Toccalo anche tu se vuoi, guarda come è duro!”

A quell'invito non sapevo se sentirmi contento di essere coinvolto o offeso e umiliato. Ma curioso mi avvicinai, agitato ed esitante, avrei voluto provare a toccarlo, volevo e non volevo, forse era troppo ... un conto era mia moglie, ma ora lo chiedeva a me, mi sentivo spaventato, preoccupato.

“Dai vieni toccalo soltanto!” Ripeté vedendomi esitante.

Non hai mai toccato il cazzo di un altro uomo?” Chiese ridendo.

“Intimorito da quella richiesta feci segno di no con il capo, ma mi avvicinai inconsciamente e lui prendendo il mio braccio mise la mia mano sul suo cazzo, mentre mia moglie gli leccava la cappella…

“Senti un po’ qua! ...” Disse facendomi appoggiare la mano sopra.

Ebbi un tuffo al cuore, una sensazione di calore fortissima a sentire nella mano il cazzo di quell'uomo, grosso e duro più del mio, mentre era leccato dalla lingua di mia moglie e dopo averla appena chiavata.

“Accarezzalo un po' dai!”

Mi disse e io come mia moglie che criticavo per la facilità con cui accettava passiva le sue richieste, pur esitante lo feci, ubbidii anch'io, lo accarezzai, ed io non ero sotto l'effetto di stimolanti.

Dopo averlo toccato mi esortò:

“Stringilo, senti come è duro, sembra ferro!” Lo strinsi, era vero, era rigido come il metallo.

Solo in quel momento mi resi conto che era tutto così sporco, perverso quello che stavamo facendo, ma mi piaceva, mi attraeva, mi avvicinai a loro masturbandomi sempre di più e non resistetti, ed eiaculai da solo in un grande orgasmo mai provato sborrando sul terreno mentre osservavo mia moglie fare un pompino a lui.

Jacu rise... della mia modesta eiaculazione.

Dioo che momenti furono quelli!... Sono indescrivibili, irraccontabili le sensazioni che provai nel masturbarmi sentendo il cazzo di Jacu tra le mie dita, osservando mia moglie che lo spompinava, mi sentii esplodere dentro un calore tremendo e un forte fremito mi pervase tutto.

Lasciai il suo cazzo con le mie dita mentre lui sorrideva trionfale, ma restai vicino ad osservare, vedevo lui che se lo faceva leccare bene da Giorgia, in tutti gli affranti e le parti dicendole come fare, con la sua lingua calda e soffice, la stessa di quando mi baciava.

Dopo esserlo fatto leccare e spompinare, insegnandole sul come farlo, la incitò con voce ferma:

“Prendilo in bocca!... Tutto! Allarga bene le labbra a O, e quando hai la cappella dentro tira! Aspira, succhia come se fosse un ghiacciolo!”

L'istruiva come fare e lei assecondava i suoi consigli imparando quel che non sapeva e non aveva mai fatto prima.

Lo prese in bocca, ma faticava a starci quella grossa cappella, comunque accompagnando la testa con la sua mano, Jacu si fece fare un pompino, anche se a Giorgia in alcuni momenti quando lo spingeva verso la gola, venivano i conati di vomito.

Lo succhiava come se fosse un grande capezzolo e all'improvviso senza che lui dicesse niente, la vidi strabuzzare gli occhi, toglierlo veloce dalla bocca, sputare e tossire, mentre lui ridendo, tenendolo per mano come una canna d'acqua per innaffiare, dirigendo il getto su di lei, oltre che sulla lingua, le sborrava sul volto e sui capelli.

Era venuto senza dire nulla, sborrandole in bocca e poi sul viso e sui capelli… Per me quello fu l'atto più erotico e umiliante che subì.

Mentre lui rideva, Giorgia appoggiata a terra con una mano, si raschiava la gola sputando lo sperma che aveva in bocca e in parte deglutito. Non aveva mai fatto pompini del genere né tanto meno con ingoio o farsi venire in bocca e sul viso.

Lui ironico esclamò:

“Non sei l'unica! Fate tanto le signore e poi non sapete nemmeno fare un pompino!” E rivolgendosi verso me affermo: “Vedrai che imparerà!”

Era tutto finito, lui era venuto, l'aveva chiavata, umiliata, offesa e si era svuotato della sua sborra sarda sul viso di mia moglie che ora seria e sfregiata dal suo seme si guardava attorno.

Finito, restammo fermi a guardarci, sembrava che fosse terminato un film porno... solo la musica dello stereo della sua automobile, le luci e i rumori della natura di sottofondo continuavano.

Giorgia sporca in viso, sfigurata dalla sborra di quell'uomo ansimava ancora.

Lui si avvicinò alla sua auto, spense lo stereo e tolse gli abbaglianti tirandosi su lo slip e i pantaloni, allacciandosi la cintura e restando a torso nudo, pieno di peluria grigia sul torace tozzo.

Giorgia nuda si avvicinò alla nostra auto prese dalla borsa dei fazzolettini e senza guardarsi iniziò a pulirsi il viso dallo sperma, spandendolo di più senza volerlo, impiastricciandosi tutto il volto come se fosse una crema. Stava diventando seria ora, sembrava che si risvegliasse, non rideva più stupidamente, il viso le venne contratto dalla vergogna, ricordandosi e rendendosi conto di quello che aveva fatto, come pure io che glielo avevo stretto in mano.

“Prenditi i vestiti prima che spenga i fari!” Le disse con voce autoritaria Jacu riaccendendoli brevemente.

Giorgia nuda iniziò a vagare per quello spiazzo, a guardarsi attorno e aiutata da me raccolse i pezzi sparsi del suo abbigliamento. Subito trovò gli slip e il reggiseno che prima aveva calciato mentre giocava a pallone con lui, e intanto io raccoglievo la gonna che si confondeva con il terreno ed era difficile da individuare. La trovammo poco lontano dal top a maglietta e ci dirigemmo verso la nostra auto, aprimmo la portiera e alla luce interna posammo tutto sul sedile posteriore e Giorgia incominciò a rivestirsi. Veloce rimise le mutandine dopo averle sbattute in aria con le mani per togliere la polvere o qualche eventuale animaletto, lo stesso fece con il reggiseno e gli altri capi. Ma il reggiseno non lo indossò, lo mise dentro la borsa, calzò di nuovo gli infradito e dopo averla sbattuta bene infilò la gonna di lillà, tirandosela su ai fianchi. Infilando le mani tra le maniche corte, fece passare il top rosa dalla testa e lo infilò tirandolo giù alla vita, e mettendolo a posto lo mise dentro la gonna, tirando su la lampo laterale e chiudendola.

Si sedette in auto, prese la borsa e abbassò il parasole con lo specchio e cercò di pettinarsi i capelli attaccatici e sporchi di sperma che asciugando si incollavano tra loro, si pettinò male senza guardarsi. Era stravolta e confusa, ma sapeva che dovevano andare via, tornare al residence, al nostro villaggio al più presto.

Ormai lui non le parlava più, come a volerla disprezzare, la guardava con superficialità, l'aveva offesa e umiliata oltre che fatta godere e questo lo ripagava dall'atteggiamento che lei aveva avuto verso di lui.

“Venite dietro me che vi accompagno sulla strada principale, poi andate a destra e arriverete al vostro residence. Ci risentiremo più avanti.” Disse dandole un bacio affettuoso sui capelli, come se fosse una cosa sua.

 

Jacu salì in auto, spense tutto e diede l’accensione, il motorino d'avviamento girò a vuoto parecchie volte prima che partisse, ma poi si avviò. Riaccese i fari e si mosse e noi lo seguimmo. Quando fummo fuori dalla selva, con un colpo di clacson ci salutò e girò verso Olbia, mentre noi andammo dalla parte opposta del villaggio turistico.

In auto non parlammo, nascosti dal buio dell'abitacolo, sulla strada principale sfrecciammo veloci verso la residenza Punta Est. Giunti, entrammo, io andai alla reception a prendere la chiave, mentre lei mi aspettò seminascosta fuori... Andammo nel nostro appartamentino, era l'una passata.

Giorgia entrata, accese l’abatjour e iniziò subito a spogliarsi, nel togliersi la gonna dai piedi, barcollò ancora, tolse il top rosa di seta ricamata e lo gettò a terra e corse in bagno si chiuse dentro e si fece la doccia, io andai in camera e accesi il televisore lasciando la luce spenta e il volume bassissimo. Poi andai sul terrazzo a guardare la baia e pensare a cosa era successo un paio di ore prima.

Tornai dentro, spensi la tv e mi sdraiai a letto a pensare, non sapevo che emozione sentivo. Avrei voluto essere contento, non ero pentito, ma allo stesso tempo ero dispiaciuto, ero amareggiato per lei, per aver rotto anni e anni di fedeltà e amore nel nostro anniversario di nozze, sapendo che ora non sarebbe più stato nulla come prima. 

Mentre riflettevo lei entrò in camera nuda, sembrava ancora in quella radura con il riflesso della luce della luna sulla pelle che entrava dalla finestra. Quasi correndo per non farsi scorgere, con il ventre, il sedere e le tette traballanti, e senza dire nulla si infilò a letto coprendosi con il lenzuolo nonostante il caldo.

Si addormentò subito, probabilmente per la stanchezza, lo stress, il vino e la cessazione dell'effetto dello stimolante, pensai.

Io no!... Non riuscivo a riposare ero sempre nel dormiveglia e mi svegliavo spesso angustiato vedendola dormire appieno al mio fianco, si era scoperta per il caldo e ora dormiva nuda e alla penombra la osservavo. Era bella... bellissima... era mia moglie. Mi venne un groppo in gola per quello che avevo fatto, l'avevo ingannata e offerta sessualmente a uno sconosciuto.

Giravo lo sguardo alla luce artificiale dei lampioni che entrava dalla finestra e mi dicevo:

“Ma che ho combinato? E adesso?! ...Dopo vent'anni ho infranto la fedeltà di mia moglie verso di me. Sono uno scellerato!”

Mi chiedevo com'era possibile che ero caduto così in basso, pareva tutto assurdo, io che avevo assecondato quell'uomo diventandone complice e succube, arrivando a stringere in mano il suo cazzo duro, mentre mia moglie lo leccava. E lei? Che sotto l'effetto dello stimolante si era data vergognosamente a lui, in quel modo sconcio e volgare da prostituta, ridendo.

Avevo dei flash mentali della sua immagine nuda che si lasciava chiavare partecipe, oppure in piedi che si accarezzava ridendo in modo stupido e insensato, come se fosse ubriaca.

Mentre danzava esaltata, gioendo, una signora stimata e rispettata come lei, madre di due figlie in età di fidanzamento....

Pensavo a quello che era successo, alle fotografie che improvvisamente Jacu aveva fatto a Giorgia e all'uso che ne avrebbe potuto fare. In fondo aveva ragione mia moglie, chi lo conosceva? Oltre le foto nuda di Giorgia, il numero di cellulare e nonostante quello che era successo per noi era un perfetto sconosciuto. E aveva senz’altro preso il numero della nostra targa e da qui a risalire a me l’intestatario, alla mia famiglia e dove abitavamo sarebbe stato facile. Ero agitato.

Pensavo a come avrebbe reagito mia moglie la mattina seguente al suo risveglio. Cosa avrebbe pensato di me che mi aveva visto guardarla fare sesso con n altro uomo mentre mi masturbavo.

Avevo mille pensieri nella testa che mi addormentai quasi mattino.

Mi svegliai di soprassalto sentendo lei che si alzava: “Dove vai?” Chiesi d'istinto, quasi non ricordandomi cosa era successo la sera prima.

“In bagno!” Rispose: “Sono le nove, abbiamo dormito più del solito.”

Al ritorno dal bagno, la guardai, era in costume e si metteva un vestito intero leggerissimo di cotone azzurro.

“Ho la testa pesante, me la sento vuota!” Esclamò non dicendo niente di quello che era successo.

“Va bene vai pure giù a fare colazione! Ora mi alzo anch'io e ti raggiungo.” Mormorai.

Quando mi alzai, passando per andare in bagno la vidi trafficare e prepararsi.

In bagno mi feci la barba e mi lavai, mi presi tempo, avevo timore di incontrarla e guardarla negli occhi e affrontare il suo sguardo ed eventualmente il discorso della sera prima.

Quando scesi giù, entrai silenzioso nella sala e mi sedetti, lei vedendomi mi passò una tazzina di caffè, eravamo tutte e due nella stessa situazione, ci vergognavamo entrambi di noi stessi e ognuno dell’altro. Nessuno di noi aveva piacere e coraggio ad affrontare quell'argomento, ci guardavamo e vivevamo come se non fosse successo niente, eppure prima o poi avremmo dovuto parlarne.

Arrivò altra gente e si sedettero anche loro a fare colazione a bere caffè e latte.

Facemmo una colazione normale, come avevamo già fatto migliaia di volte a casa con le ragazze. Giorgia parlò al cellulare con le nostre figlie già di buona mattina e da buona mamma diceva loro cosa fare e chiedeva dove sarebbero andate durante la giornata.

Alla fine io e lei restammo soli, sarebbe stato il momento ideale per parlare, ma lei esclamò:

“Vado a prendere la borsa e andiamo al mare e corse in camera, non ebbi il coraggio di seguirla per discutere. Quando fummo alla spiaggia, camminando vicini in riva al mare approfittammo di un grosso scoglio solitario e ci sedemmo bagnandoci i piedi.

“Allora!” Esclamai, pensando di iniziare un discorso chiarificatore per confessarmi e scusarmi con lei, temendo la sua reazione.

“Allora cosa?” Rispose guardandomi. Capì subito a cosa mi riferivo e prima che dicessi qualcosa affermò:

“Quello che abbiamo fatto ieri sera è disdicevole, non so come ho potuto comportarmi così. Quel vino mi ha quasi inebriata, mi ha fatto sentire come se fossi ubriaca e non riuscivo a essere io... a controllarmi, non ne berrò più in vita mia di quel vino.” Disse.

Intuii che non aveva capito che fossi io ad aver architettato tutto, che io e Jacu eravamo d'accordo, e non sapeva che era stato lo stimolante a farla disinibire in quel modo e non il buonissimo vino sardo. Era talmente fiduciosa di me che nemmeno le passava per la mente o lo sospettava che fossi io l’artefice. Pensava che il suo comportamento e l’accaduto fosse avvenuto per motivi naturali, per un susseguirsi di cause dovute al suo stato di ebbrezza, alla cena, al vino e al caldo. Si vergognava di sé stessa.

“Scusami!” Mi disse seria:

“Spero che riuscirai a perdonarmi di come mi sono comportata, di quello che ho fatto! Mi sento ignobile.”

Dal suo nervosismo a spiegare la sua condotta e il toccarsi continuamente le mani, capii che lei era più inquieta di me. Si sentiva colpevole e responsabile di quello che era avvenuto.

“Sì quello che abbiamo fatto è stato più grande di noi.” Aggiunsi senza specificare i particolari.

“Siamo stati trascinati dall'evento, da una serata che non ci aspettavamo, anche se era qualcosa che io desideravo, non era giusto che avvenisse in questi termini. Probabilmente anche tu lo desideravi inconsciamente e quando il vino ha liberato la tua libido dalla tua morale disinibendoti, ti sei lasciata andare oscenamente con lui.” Mi ascoltava in silenzio convinta che fosse la verità quello che le dicevo.

“Ma perché non mi hai fermata?... Perché non mi hai portata via… dato due schiaffi?!” Mormorò seria.

“Fermarti? Che senso aveva… eri lanciata oramai, ti lasciavi toccare dappertutto. Tu non ricordi…” Dissi mentendo:” … ma ci ho provato, ho detto di lasciarti stare, ma lui mi allontanò in malo modo con il braccio. Lo stesso feci con te che ridevi, ma restasti a farti spogliare da lui. Darti due schiaffi? ...” Aggiunsi… “Sai che non ne sono capace, ti amo e sono contro la violenza, soprattutto verso di te.”

Ci fu una pausa in cui lei guardava in basso l’acqua del mare lambire i nostri piedi e continuai:

“Comunque è andata, che sia stata un’esperienza positiva o negativa, non intaccherà il nostro rapporto, il nostro amore e vivere insieme. Sei d'accordo?” Dissi.

“Sì!” Rispose contenta delle mie parole, annuendo con il capo, guardandomi preoccupata e spaventata e alzandosi venendomi vicino mi diede un bacio sulle labbra. Si affidava a me, ai miei giudizi al mio modo di pensare e vedere la situazione pur di giustificarsi nel suo animo e con me. Faceva della mia ricostruzione dell'accaduto anche la sua, visto che lei pur ricordando l’avvenimento aveva qualche lacuna.

“L'unico pensiero è che ti sei lasciata fotografare nuda e questo un po'mi preoccupa, ma vedremo!” Esclamai senza specificare.

Per ironia della sorte era lei che si scusava con me, non conoscendo la verità, e quello è un terribile segreto che porto ancora in me.

“Non aveva nessuna protezione!” Esclamò preoccupata osservandomi… “Non sarà malato?”

“Non ti preoccupare, di questo ne avevamo corrisposto a lungo nelle email, non è malato e comunque una volta a casa ti farai con calma tutti gli esami per tranquillità.”

Parlammo ancora, ma sempre senza entrare nello specifico di quello che avevamo fatto, come ad esorcizzare la bassezza nella quale eravamo caduti. Ci vergognavamo tutti e due di noi stessi.

 

Il giorno dopo, la domenica sera partimmo e ritornammo a casa. Ci imbarcammo sul traghetto ad Olbia e al mattino dopo, lunedì eravamo a Genova e di lì a poche ore nella giornata, alla nostra vita normale, alle nostre figlie e prendemmo quell’avvenimento come un errore della nostra vita, un inciampo nel desiderio di fare qualcosa di diverso, una semplice trasgressione si era tramutata in oscenità immorale e vergogna nel periodo del nostro ventesimo anniversario matrimoniale.

Tornammo alla normalità e dopo quel chiarimento non ne parlammo più, anche se sessualmente ci eccitava pensarci.

Come dicevo sopra ero preoccupato delle foto in cui lei era nuda, nella nostra città eravamo conosciuti, rispettati e stimati, mia moglie aveva una posizione sul lavoro, era ed è conosciuta come una donna seria, morigerata e molto stimata, e poi avevamo due figlie universitarie, come si suole dire in età da marito. Ma fu di parola, una settimana dopo mi arrivò una email con allegate alcune foto che le aveva scattato quella sera, non nitide, fatte con lo smartphone alla luce dei fari della sua auto e della luna, ma molto erotiche.

Dopo qualche giorno ancora mi chiamò allo smartphone con un numero che non conoscevo, se no non avrei risposto, voleva sapere com'era andata, come aveva reagito Giorgia, come l'avevamo presa e se ne avevamo parlato tra di noi.

“Ciao come va!” Restai sorpreso, non so dire se piacevolmente o sgradevolmente di risentire la sua voce.

“Ah!!! Sei tu Jacu!” Esclamai.

“Allora come è andata con tua moglie? Cosa te ne è sembrato? Ti è piaciuto? ...E a lei?... Cosa ti ha detto?” Mi fece una serie di domande che mi imbarazzavano sentire al cellulare, tanto che mi chiusi in ufficio.

Stavo vivendo una situazione strana, inspiegabile e indescrivibile, emozioni contrastanti dentro di me. Non avrei voluto parlarci, ma lo feci volentieri…

Mi ripeté: “Allora ti è piaciuto?” Non seppi rispondere e lui continuò: “Hai visto tua moglie che porcona era e come godeva? Come si è disinibita? Era diventata una vera sporcacciona! Ha avuto anche l'orgasmo!” Esclamò, ripetendo: “Te l'avevo detto che si sarebbe fatta spogliare nuda e ...hai visto che lo ha fatto!!” Aggiungendo: “Stai tranquillo che anche se lei non ti dice niente le è piaciuto, sentivo dilatare e stringere la figa mentre la chiavavo, sguazzare la vagina dagli umori del piacere, contrarsi dagli spasmi come per morsicarmi il cazzo con le labbra vaginali. Ho toccato il suo utero, da dove sono nate le tue figlie con la mia cappella. E hai visto che pompino mi ha fatto!!!” Disse ridendo, rifacendo tutta la trafila di quello che era venuto quella notte, precisando: “Fanno così perché dentro lo sono davvero delle porche, sono predisposte a imputtanirsi.

Anche le altre signore che ho chiavato prima di tua moglie erano più o meno lo stesso, sembravano tutte serie, rispettabili e per benino e poi quando si sono lasciate andare hanno fatto peggio delle puttane!

Pensa che una di loro davanti al marito si è lasciata urinare anche addosso tanto era esaltata… ero tentato di farlo anche con tua moglie mentre mi faceva il pompino, mi sarei tolto una bella soddisfazione pisciarle addosso, ma mi sarebbe dispiaciuto per te che sei una brava persona. Sarebbe stato troppo umiliante, lo faremo una prossima volta…” E rise ancora.

Secondo lui avrei dovuto ringraziarlo per non aver pisciato addosso a Giorgia.

Infondo era vero quello che diceva, senz'altro le era piaciuto e anche a me.

Ma mi infastidiva che la paragonasse a una puttana, perché Giorgia non lo era... era mia moglie.

“E le foto che le hai fatto nuda? Perché le hai fatte, per che motivo, non era nei patti!” Chiesi preoccupato.

“Non crederai che le abbia fatto per ricattarvi?” Rispose stupito.

“Le ho fatte per me, perché mi piaceva tua moglie, nuda è molto bella ed erotica e le ho scattate come ho fatto alle altre mogli che ho portato in quella radura.” Proseguì:

“Te le ho inviate!”

“Sì lo so! Le ho viste!” Ma tu ne hai una copia, il file l'originale.”

“Sì ma stai tranquillo, non le vedrà nessuno o almeno chi vi conosce, farà parte del mio album personale assieme ad altre decine di donne.

“Non puoi distruggerle?” Chiesi.

“No! … Ora ti potrei dire di sì e poi non farlo, ma sono sincero le tengo per me, perché mi piace tua moglie, ora fa parte della mia scuderia e ogni tanto me la guardo...” Affermò ridendo.

” Vedrai che da ora cambierà, chiaverà ancora con altri se vorrai, non fermarti, proponiglielo e ti diventerà davvero una Sweet. E il prossimo anno se ritornerete in vacanza qui in Sardegna avvisatemi, che organizzo qualcosa di speciale.”

Gli dissi di sì, ma sapevo istintivamente che non ci saremmo mai più tornati la e forse anche lui perché continuò a dirmi:

“Non fermarti!... Falla chiavare ancora… è il momento buono ora, cerca sugli annunci degli uomini della tua zona che le piacciono e falla chiavare. Riproponiglielo, ti dirà no all’inizio, ma tu fallo ancora, vedrai che alla fine accetterà, oramai è svezzata, è predisposta a chiavare con altri, dipenderà solo da te!... Falla chiavare ancora… portala ancora a chiavare!” Ripeté ridendo.

 

Ci salutammo… e per recidere tutti i collegamenti con lui, cambiai indirizzo di posta elettronica, ne creai un altro, lo stesso feci con lo smartphone, acquistai un'altra scheda sim… con un numero nuovo e lo diedi in famiglia, amici, colleghi e conoscenti.

Passarono i giorni ed i mesi, e nei nostri rapporti sessuali seppur radi entrò per gioco un terzo incomodo, il ricordo di Jacu e la chiavata fatta a mia moglie in quella radura, facendo nascere in me nuovamente il desiderio di rifarlo e ricordare le sue parole.

Ora ne ho parlato con mia moglie dell’intenzione di rifarlo, che ha tergiversato, ma non ha detto no … mi è sembrata contraria, ma possibilista, questa volta sarebbe senza sotterfugi e stimolanti, ma con lei consenziente.

 

Ho iniziato nuovamente a curiosare tra gli annunci, ma ho paura, sento che stiamo cambiando e se lo faremo nuovamente, cambieremo per sempre perché sarà solo l'inizio delle nostre trasgressioni. Per invogliarla non le proporrò più di andare con uno gnomo… come lo chiama ancora lei, ma con un bel giovane che le piace, aitante e dotato e sono certo che accetterà.

 

Grazie di aver letto la mia storia.

Daniele.

 

 

Ogni commento e suggerimento è gradito. Grazie.

Inviare a: “dressage1@hotmail.it”

Grazie.

 

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