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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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STORIE IGNOBILI
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
POSSEDUTA DA UN CONTADINO
(In mezzo alla natura)
NOTE:
“Ritornando dove già fummo …”
Gabriele D’Annunzio.
PREMESSA dell’AUTRICE
Buongiorno educatore, come lei sa già, le invio la mia storia.
Mi scusino le lettrici e i lettori se la mia vicenda turberà o infastidirà qualcuno, spero di non urtare la loro sensibilità e che non venga interpretarla come un accadimento consensuale, ma di leggerla con l’attenzione e il distacco dovuto, senza giudicare o fraintendere le reazioni individuali, involontarie e incontrollabili, fisiche e psicologiche che può avere il corpo e la mente umana.
La mia è una storia diversa dalle altre, parla di una sopraffazione sessuale subita da giovane, anche se si possono individuare degli aspetti di partecipazione.
Io sono una lettrice saltuaria dei racconti erotici su internet. La conoscenza in rete a questi tipi di racconti (prima non sapevo nemmeno che esistessero), è iniziata per caso, circa due anni fa, quando cercavo nei forum e nei blog una risposta ad un fatto accadutomi anni prima da ragazza e che mi cambiò la vita, sia sessuale che sentimentale e di cui non è a conoscenza nessuno. E nel navigare in questa mia ricerca, mi sono imbattuta anche in alcuni racconti erotici, per giungere tra gli altri, anche al suo blog “Immoralex”, dove ho letto attentamente con curiosità quanto lei ha postato, constatando che le sue “Storie Ignobili” sono tra le più veritiere, realistiche e amatoriali della rete. E questo mi sento di dirlo.
Tra queste un suo racconto mi ha colpita in modo particolare, ravvivandomi maggiormente ricordi e sensazioni che già avevo dentro di me.
Si trattava della storia ignobile “Il lunedì dell’Angelo” con il sottotitolo (gita a Pasquetta).
Un racconto semplice, scorrevole, amatoriale e nemmeno tra i migliori dei suoi, che ne ha scritto di molto più belli e unici e che ho letto quasi tutti.
Quella storia, anche se differente, ha qualcosa di comune con me, con la mia, alcune analogie e per questo l’ho letta più volte, fino quando mi sono decisa a scriverle.
Dopo averlo fatto, come consigliatomi da lei nella nostra corrispondenza, scrissi la mia vicissitudine e gliela inviai con la sua promessa di rivederla e romanzare, o meglio sceneggiare come dice lei, e che mi ha garantito di postare.
STORIA
Mi chiamo Giada, sono una ragazza di 24 anni alta, castana e magra, laureata di recente in Economia e Commercio e prossima al matrimonio, da poco assunta a tempo determinato in un ufficio commercialista e tributario della mia città. Voglio raccontare quello che mi è accaduto in un caldo pomeriggio d'estate di qualche anno fa, nell'entroterra di un paesino turistico della riviera Ligure, dove io andavo in vacanza. Non è facile per me farlo, ma ci proverò, con la speranza che l’Immoralex lo sappia romanzare meglio di me.
In quel periodo con il mio ragazzo Mauro, avevamo in comune l'amore per la natura e a volte praticavamo delle lunghe escursioni amatoriali nell’entroterra collinare, tra boschi, campagne alla ricerca della natura. Da soli, senza l'ausilio di nessuno.
Un pomeriggio di Pasquetta, durante la scampagnata per fare il merendino, girando tra la vegetazione alle pendici di una collinetta, trovammo al margine di un bosco, un luogo veramente incantevole e meraviglioso per chi come noi ama la natura e fare escursioni.
Un posto incantevole da fiaba, con un ruscelletto vicino che si formava da una piccola cascatella di cui il suono della caduta e scorrere dell’acqua, pareva musica di sottofondo a quell’ambiente.
Era situato in una minuscola radura d'erba bassa e soffice con molto verde attorno, alberi e cespugli della macchia mediterranea.
In quel luogo meraviglioso, ci fermammo e pranzammo al sacco e al termine, dopo aver riso e scherzato, finimmo a terra abbracciati rotolandoci e tra baci e carezze facemmo l'amore. Fu bellissimo, era la prima volta che lo facevamo in mezzo alla natura, così, in quel modo quasi selvaggio, tra il suono dell’acqua, il canto degli uccelli sui rami e il fruscio del vento sulla cima degli alberi. Fu una bellissima esperienza, esclusiva.
Quel posto era tanto riservato e nascosto che se volevamo, potevamo permetterci anche di spogliarci nudi, come qualche volta facemmo, e camminare a piedi nudi sull’erba. Quel luogo diventò il nostro segreto, il nostro nido d'amore e ci ritornammo altre volte a fare l’amore e ogni volta osando sempre di più. Se le prime volte i nostri rapporti erano frettolosi, diffidenti e guardinghi del luogo, arrivando a non spogliarci completamente per prudenza, lasciandoci le magliette, o io tirando solo su la gonna e togliendo la mutandina. Con il tempo e la sicurezza arrivammo ad amarci nudi, completamente nudi, senza vergona, sull'erba con solo le nostre magliette e pantaloni sotto di me. Ed era meraviglioso essere nuda sull’erba, nel bosco.
Così quell’estate nel tempo libero o quando volevamo passare un po' di tempo tra noi due soli, lontano dal mondo reale a coccolarci e abbracciarci in mezzo al verde e alla natura, al cinguettio o al fruscio della brezza sui rami e le foglie, andavamo lì, nel nostro rifugio segreto, il nostro nido d'amore.
Ed eravamo gelosi del nostro segreto e non lo dicemmo a nessuno, io alle mie amiche e lui ai suoi che avevamo un ambiente da fiaba dove fare l’amore.
In quattro mesi, da aprile a luglio c'eravamo già stati sei volte, più di una volta al mese.
Non che non avessimo la possibilità di farlo in altri luoghi riservati, avevamo la casa al mare dei nonni vuota e qualche volta l'avevamo fatto anche in auto, ma era niente in confronto al romanticismo che suscitava essere là, sdraiati nudi sull'erba a guardare il cielo e la cima degli alberi che si muove e ondeggia dolcemente mentre si fa l'amore.
Il luogo non era lontano dal paese, a circa tre km, si poteva fare una lunga passeggiata anche a piedi, di un’oretta, oppure raggiungerlo in auto in dieci minuti.
Se si andava in auto, terminata la strada asfaltata, si proseguiva tra la vegetazione per un altro chilometro circa su una strada sterrata e a un certo punto, invece di continuare, si ci fermava su uno spiazzo laterale erboso.
Lì, posteggiata l'auto, si prendeva un sentiero seminascosto dai cespugli e si proseguiva per un altro quarto d'ora a piedi nel bosco, ammirando la vegetazione silvestre e sentendo il canto degli uccellini sugli alberi, per poi scendere a destra e fatti poche decine di metri tra il folto di piante e arbusti si arrivava a questa radura meravigliosa con il ruscello vicino, nascosta dalla vegetazione estiva che era alta e rigogliosa.
E finalmente giunti, in piena libertà e privacy, dopo aver curiosato, scherzato e anche urinato, si ci poteva spogliare anche completamente nudi, tanto erano alti gli arbusti e i cespugli intorno, che sembrava di essere in un salone con pareti di vegetazione. E ci sdraiavamo sull’erba a coccolarci e amoreggiare. Era meraviglioso!
Da là si sentivano oltre i suoni della natura, le voci in lontananza di contadini che lavoravano nei terreni coltivati sottostanti a un centinaio di metri dal boschetto.
Fino a quel giorno non era mai successo niente e nulla dava adito di preoccuparsi di qualcosa. Ma forse la nostra giovane età, l’amore per la natura, l’ecologia e per noi stessi, ci impediva di essere più attenti e diffidenti dei luoghi isolati e solitari anche se bellissimi.
Un pomeriggio Mauro mi venne a prendere a casa, salutò i miei genitori e scendemmo le scale saltellando e ridendo, ci fermavamo nelle rampe e ci baciammo a lungo prima di uscire dal portone, eravamo tutti e due carichi di desiderio e voglia di stringerci nudi, come solo a vent'anni si può avere.
Senza parlare, ma solo guardandoci negli occhi capimmo subito dove volevamo andare.
E lui mormorò sorridendo: “Andiamo nel nostro talamo?”
“Sì” Risposi io felice abbracciandolo.
Salimmo in auto e dopo quindici minuti, arrivammo come le altre volte in quella radura a lato della stradina sterrata che spiegavo sopra. Mauro posteggiò l'auto e scendemmo, non c'era nessuno come le altre volte, silenzio, solo i suoni della natura e ci inoltrammo tranquilli nel sentiero in mezzo al verde camminando o abbracciati uno contro l’altro o mano nella mano facendo dondolare i bracci avanti e indietro, con me che ogni tanto cercavo di saltargli sulle spalle ridendo, dicendogli: “Portami a cavallino! Dai!!”
E lui mi accontentava, mi prendeva un po' sulla schiena per esaudire quel mio desiderio, facendo qualche metro di corsa. Poi camminando sempre mano nella mano, arrivammo al nostro rifugio d'amore.
Avevamo i jeans tutte due, lui la maglietta blu con le scarpe da tennis nere e blu con i lacci, della Adidas e io una camicetta beige con un paio di scarpe a sandalo con un po' di zeppa di sughero sotto. Come al solito dopo aver controllato intorno che non ci fosse nessuno e io soprattutto qualche animale o animaletto che, anche se li amo, a volte mi intimoriscono, soprattutto gli insetti, iniziammo a baciarci, lunghi baci appassionati bocca a bocca succhiandoci le lingue ed eccitandoci, stringendoci.
Lentamente nell'abbraccio e nei baci, Mauro come le altre volte, da sopra gli indumenti iniziò ad accarezzarmi il seno, i fianchi e a toccarmi il sedere e il sesso, come fanno tutti ragazzi innamorati, scaldandomi sessualmente. Poi lentamente mi sbottonò la camicetta per passare alla cintura dei Jeans e tutto mentre in piedi continuavamo a baciarci.
Mi spogliò tirandomi giù i jeans fino alle ginocchia, non senza fatica visto che era molto aderente, aiutato dai miei movimenti laterali del bacino, perché volevo che me lo togliesse in fretta. Aprendomi la camicetta smettemmo di baciarci per un attimo, il tempo che io piegandomi li portai alle caviglie, togliendo i sandali e sfilandomeli faticosamente, fino a togliermeli completamente.
Mi tolsi anche la camicetta, mentre lui faceva lo stesso, restando solo con gli slip.
Con calma, mentre mi toglievo il reggiseno lasciando uscire le mie giovani mammelle gonfie e sode, con i capezzoli già eccitati dal desiderio, lui mise i nostri indumenti a terra, larghi come un tappeto di stoffa, perché io mi ci potessi sdraiare sopra.
Eravamo solo con gli slip tutti e due, eccitati e quasi nudi, ci baciammo ancora abbracciandoci, sentendo sfregare le nostre pelli calde l'una sull'altra, ricevendone piacere e fremiti infiniti.
I capelli mi cadevano quasi sul seno, ma ci pensava lui baciandomi a tirarli dietro la schiena con la mano.
Poi mi sedetti sui nostri vestiti, lui vicino a me, e feci attenzione che non ci fosse niente di duro sotto, fibbie di cinture o bottoni che mi puntassero contro la schiena o il sedere e mi dessero fastidio durante l’amplesso, come era capitata la prima volta.
Mi lasciai andare indietro sdraiandomi e lui fece lo stesso a fianco a me, infilandomi la mano dentro lo slip, accarezzandomi la peluria del pube eccitato, giocando con il dito sul clitoride, fino ad inserirlo dentro la vagina già umida, facendomi di riflesso stringere le gambe e sussultare dal desiderio di averlo e riceverlo.
Anch'io glielo toccai, duro mentre riprendevo a baciarlo in bocca.
Mauro abbassò il capo e lentamente accarezzandomi e baciandomi sul seno, mi tirò giù anche lo slip, si mise in ginocchio e li portò alle caviglie, togliendomeli e posandoli di lato sull’erba, con me che sorridevo imbarazzata e felice.
Ero eccitata come lui, mentre vedevo e sentivo il suo sesso gonfio sotto lo slip spingere per uscire. Si sdraiò togliendo il boxer e liberando il suo pene, che baciandomi sentivo duro strusciarmi oscillante sulla coscia e l'inguine.
Come le altre volte mise il preservativo che aveva già preparato, fu veloce, essendo ormai pratico.
Eravamo eccitati, ed anch'io, piena di voglia per i baci e le carezze del mio amato, ero pronta a riceverlo, a donarmi a lui completamente, a farmi penetrare e fare l’amore, come avevamo compiuto altre volte. Divaricai le gambe e lui si mise in ginocchio tra di loro, lo vidi avvicinarsi e sentii strusciare il glande sopra i peli e la fessura della vulva, premere e penetrarmi mentre io mi abbandonavo a lui guardando i suoi occhi, la cima degli alberi e le nuvole del cielo, ricevendolo tutto dentro me sussultando, a godere del nostro amore.
Mi aveva penetrata completamente e aveva iniziato a muoversi, a possedermi per parecchi secondi, scaldandomi subito ed eccitandomi facendomi iniziare a godere, ansare e stringerlo a me, quando si sentì in lontananza suonare l'antifurto della nostra auto, un suono lungo e continuo.
D'istinto smise di muoversi e tirò su la testa ad ascoltare:” È l’antifurto della mia auto!” Disse e si staccò da me sfilando fuori la sua asta dalla mia vagina ormai eccitata, palpitante e umida dall’iniziale rapporto sessuale con lui, esclamando agitato:
“La macchina! ... La macchina!... È l'allarme della macchina. Stanno cercando di rubare!” E si alzò, sfilandomi con poco riguardo da sotto i suoi jeans lasciandomi con il sedere sull’erba, rimettendosi velocemente lo slip e i pantaloni, dicendomi:
“Vado a vedere! Vestiti anche tu e aspettami qui! Può essere un falso allarme, ma vado a vedere, l'auto è nuova! .... Aspettami che ritorno!”
E dicendo così, mentre camminando veloce si infilava le scarpe, prese il sentiero e sparì nel verde della vegetazione, lasciandomi accalorata e infervorata dopo avermi penetrata e iniziato a possedermi, ancora piena di voglia e desiderio fisico interrotto.
Restai sola in quella radura del boschetto, seduta sopra i miei pantaloni e la mia camicetta, con le gambe piegate strette dalle mie braccia e il mento appoggiato sopra alle ginocchia a pensare e ad attenderlo per continuare in nostro amplesso se non fosse accaduto nulla di problematico.
All'improvviso fui presa da una sensazione di timore, ero nuda e mi dissi che forse era meglio che lo aspettassi vestita come aveva detto lui. Mi alzai, mi guardai intorno e mi chinai per prendere lo slip e rivestirmi, quando sentii un fruscio di rami alle mie spalle e prima che mi potessi voltare e guardare per vedere cosa succedesse, mi sentii afferrare da dietro da due mani forti, grosse e callose che mi ricacciarono a terra in avanti.
Spaventata mi ruotai e vidi un uomo tarchiato, basso sulla cinquantina, pelato sul capo con i capelli solo intorno alle tempie e alla nuca, che inginocchiatosi su di me, mentre con una mano mi teneva a terra, con l'altra si slacciava la cintura dei pantaloni.
“Ma chi è lei?... Cosa vuole? ...Ma che fa!... Mi lasci!” Mi misi a gridare: “Mi lasci! ...Mauro! Mauro!” Urlai, ma probabilmente era ormai lontano e non sentiva.
Quell'uomo mi fu subito addosso stringendomi e toccandomi tutta con le sue mani ruvide, ponendo le sue grosse dita callose sul mio sesso a toccarlo. Fu allora che mi resi conto che quel contadino voleva possedermi sessualmente e stava realmente accadendo, e il terrore mi paralizzò.
Mentre come se fossi una bambola lui mi apriva le gambe allargandole al massimo, sdraiandosi su di me con il suo corpo tozzo tra le mie cosce, mettendomi una mano sulla bocca disse:
“Zitta!! Stai zitta che è meglio per te! Se gridi ti picchio. Stai zittaa!! Zittaaa!!!”
Terrorizzata e irrigidita restai in silenzio e lo lasciai fare ...il pensiero che da lì a poco sarebbe entrato sessualmente in me mi sembrava impossibile, incredibile, come se fosse un incubo, ma mi resi conto presto che era tutta realtà.
Sentivo la pelle indurita delle sue mani, delle sue grosse dita toccarmi il pube, accarezzare i peli, allargare le labbra vaginali ed entrare in me con il medio, lo sentivo diverso e grosso il suo dito mentre mi preparava a ricevere la sua asta eretta. Era brutale nei movimenti in confronto alla dolcezza di Mauro.
“Sei già bagnata!” Esclamò con voce rauca quando mi infilò il dito in vagina.
Era vero, ma era per l'eccitazione provata con Mauro, il mio fidanzato nei preliminari e non certo per lui brutto e prepotente.
“Vedrai che sarà bello e ti piacerà, mi ricorderai per sempre.” Mormorò eccitato.
Inginocchiato tra le mie gambe, prendendomi per le cosce, mi tirò a lui, facendomi sfregare il sedere sull'erba e tirando su la testa d'istinto per reazione, vidi il suo pene, grosso, lungo, irregolare, con un glande enorme, che oscillava fuori dai pantaloni davanti alla mia vulva. Mi intimorii, ma non seppi reagire. Mi lasciai andare indietro e riappoggiai la testa sull’erba.
Mentre sopra di me, dall'alto lui, come un animale bavoso, fece cadere la saliva sopra i miei peli pubici, come a sputarci sopra, ne riversò più boccate, per poi sentirla cospargere con le dita dentro e fuori la vulva.
Il suo sesso eretto e imperfetto era contro il mio, lo sentivo sfregare sui peli pubici con il glande.
Lo puntò duro e grosso contro la fessura vulvare e spinse e in pochi istanti lo sentii aprire le labbra vaginali, allargare con la forza del glande la vagina e penetrare dentro me, mentre io sempre ferma, passiva ed ubbidiente per timore di una sua reazione, non reagivo e lo lasciavo fare, sentendomi la figa allargarsi a dismisura.
In quel momento mi sembrava tutto impossibile e che capitasse questo a me...
Lo avvertii entrare lentamente, sentendomi riempire tutta la vagina dal suo duro e grosso sesso e al contrario a quel che pensavo, non sentii dolore, ma solo un gran senso di pienezza nell'interno, che con Mauro non avevo mai provavo e una grande forma di calore nella pelvi e in viso.
Avvertivo la sua pancia voluminosa contro il mio ventre piatto quasi a schiacciarlo e lui iniziare a muoversi avanti e indietro tenendomi per le braccia tese in alto, spingere con forza entrando tutto dentro di me, riempirmi la vagina della sua carne nuda, dura e pulsante.
Era una sensazione strana, al limite della sofferenza sentirsi allargare con forza dentro e provare quella nuova emozione di benessere e riempimento vaginale.
In breve cominciò a muoversi sempre più veloce, dentro di me, strusciandomi e premendomi su quel tappeto di erba e foglie, penetrandomi come un forsennato, facendo versi strani e gemiti di soddisfazione, esclamando frasi volgari:
“Ahhh!! Sììì!! Bellaaa! Ce l'hai stretta! La sento stringere sul cazzo ...è bellissimo! Ma io te l'allargherò un po', te la farò diventare come quella delle signore che chiavano sempre e vedrai che ti piacerà!”
Ricordo ancora la sensazione di pienezza nella vagina ogni volta che il suo pene si muoveva dentro di me, ogni volta che lo ritraeva e poi lo spingeva, una sensazione mai provata con Mauro. E avvertivo l'impressione di sentirmi come trafitta fino allo stomaco da quell'asta lunga e possente, non sentendo in quella nuova eccitazione, il fastidio, i graffi, il prurito delle foglie e dei rametti nell'erba contro la mia pelle della schiena e del sedere nudo, mentre lui spingeva dentro di me sempre più forte e profondo, facendomi sobbalzare, e strisciare sull’erba.
Fu questione di poco che all’improvviso mi sentii invadermi da un grande calore dentro la vagina, che avvampò anche al ventre e su, fino al viso, rendendomi piacevole quel movimento dentro di me, imposto da lui.
Nel mio silenzio sentivo la sua voce dire:
“Vedrai che ti farò godere! Ti chiaverò ben bene. Non come quel fighettino del ragazzo che hai!” Bisbigliò all'orecchio mentre mi baciava e leccava il collo.
Purtroppo era vero, pur non volendo, sapendo che non era Mauro ed era una sopraffazione e un amplesso brutale, una prepotenza, iniziai a godere e a rilasciare la muscolatura rigida del corpo e delle braccia, tanto che lui me le lasciò libere, smettendo di tenermele allungate in alto; mettendosi ad accarezzarmi il seno e succhiare con quella sua bocca grossa i capezzoli mentre mi penetrava.
Vedevo la sua faccia congesta e brutta su di me, la sua testa calva piena di goccioline di sudore, circondata da una corona di capelli grigi, mi faceva ribrezzo, eppure incominciai a sentire che mi piaceva essere posseduta da lui.
Sobbalzavo sempre più veloce ad ogni spinta che mi dava in vagina, dandomi colpi profondi e vigorosi, mentre io cercavo di nascondere e trattenere la vergogna di quel piacere che non volevo, ma che avevo e che iniziavo ad avvertire nella pelvi e sul corpo. Cercavo di non mostrarlo a lui e a me stessa che mi piaceva sentirlo dentro di me, fin quando ad un tratto lo sentii dare una spinta ancora più forte, entrare più in fondo, fermarsi, ed avvertire il suo sesso diventare ancora più voluminoso e duro. Era una sensazione incredibile quella che provavo, strana, una sensazione di calore e piacere che mi riempiva dentro mentre lui ansimava strizzandomi il seno e ciucciandomi i capezzoli.
“Sei una bella fighetta di città tutta profumata! Vedrai che non dimenticherai più questa chiavata!” Ripeteva eccitato riprendendo a muoversi veloce.
Non ce la feci più, non so cosa mi successe, guardando in alto vidi le cime degli alberi ruotare tutte attorno a me ed emisi un gemito di piacere, e vergognandomi di me stessa iniziai a godere sotto di lui, scuotendomi tutta in preda a un calore e una inquietudine mai avvertita prima.
Lo sentivo dentro di me vigoroso darmi colpi che mi sobbalzavano sull'erba e assurdamente mi piaceva, godevo… mi stava piacendo fare sesso con lui.
“Stai godendo! ...Stai godendo eh puttanella!” Esclamò:” Lo sento! Sento le tue ondate di piacere e calore, le tue contrazioni vaginali arrivarmi e stringere il cazzo.” Continuando.
“Brava! Godi!... Godi così! Pensa solo a godere adesso, lasciati andare.”
Quelle parole non so per quale meccanismo perverso della mente mi eccitarono di più al punto da appoggiargli le mani sulle spalle e poi sulla schiena, che lui sentì:
“Stringimi!!... Baciami! Baciami ora! ...Apri la bocca!” Ripeté ansimante mettendomi le sue labbra contro le mie e cercando con forza di infilare la sua lingua nella mia bocca.
Non volevo, ma non so cosa avvenne, in quello stato di esaltazione e godimento aprii la bocca e lasciai entrare la sua lingua grossa e ruvida a toccare la mia e contemporaneamente mi sentii esplodere, fremere in tutto il corpo e partecipare a quell'amplesso con la figa piena del suo fallo e di ondate di calore piacevole. Godevo purtroppo.
Ad occhi chiusi, mi lasciai baciare lingua a lingua da quello sconosciuto, portando le mie mani sul suo collo sudato, sulla sua corona di capelli grigi e radi, ad accarezzarglieli come se fosse Mauro. Allargando di più le gambe e appoggiandogli i piedi sul sedere e sotto i glutei, che sentivo grandi, carnosi e molli, stringendogli i grossi fianchi con le cosce, muovevo involontariamente il bacino verso di lui partecipando all’amplesso.
Non capivo più niente, non riuscivo a controllarmi ad essere razionale, so solo che con lui godevo tanto e di più che con Mauro.
Ebbi un orgasmo che con Mauro non avevo mai avuto, prima mi strinsi a lui abbracciandolo e poi mi inarcai con la schiena porgendogli involontariamente i capezzoli turgidi ed evidenti, gemendo mentre lui me li leccava tenendomi con un braccio sotto le reni e penetrandomi completamente. Venni gridando scuotendomi tutta e a occhi chiusi abbracciandolo e stringendolo a me.
Lui mi adagiò di nuovo sull'erba e tolse il braccio dai miei reni e come un animale si inarcò dandomi colpi secchi, forti e profondi sull'utero, facendomelo sentire in pancia. Poi tirandolo fuori velocemente si mise a eiacularmi abbondantemente sul ventre.
Si fermò, accasciandosi su di me che ansimavo, sentivo il peso del suo corpo sudato sul mio, la sua grossa pancia schiacciarmi, sporcandosi il pancione del suo stesso sperma, ma rimasi ferma, con lui sopra ancora qualche secondo godendomi la continuazione di quel piacere intenso che provavo.
Purtroppo furono piacevoli quegli attimi.
Poi si tirò su in piedi mentre io ero ancora sdraiata in estasi, si mise a posto i pantaloni e mi passò un suo fazzoletto di stoffa dicendomi:
“Tieni! Pulisciti la sborra sulla pancia e non parlare con nessuno di quello che hai fatto, se no è peggio per te! Stai attenta! ... E poi ti è piaciuto, hai goduto, non ti conviene dirlo. Se lo fai ti vengo a cercare e dico a tutti che sei stata tu a provocarmi e volerlo fare, presentandoti nuda davanti a me!” Furono le sue ultime parole.
Quindi scappò via, senza voltarsi e vidi sparire anche lui tra i cespugli.
Rimasi ancora a terra nuda qualche istante con le gambe larghe, come me le aveva lasciate lui, con una strana sensazione, come se attendessi che tornasse ancora e io inconsciamente lo spettassi.
Poi ripresi fiato, realizzai quello che mi era accaduto e mi sentii contenta di essere sola in quel momento, quasi non mi rendevo conto della gravità del fatto di essere stata posseduta.
Sentivo il mio sesso bagnato di piacere, bruciare, chinai il capo e lo guardai e tra i peli vidi che la fessura era ancora aperta, non mi era mai successo prima con Mauro. In quel momento sentii suonare l smartphone, era Mauro. Risposi.
“ Ciao amore, sto tornando… Era un falso allarme, poi ti spiego…”
“Va bene …” Mormorai e chiusi la chiamata.
Mi alzai in piedi, ero sconvolta, confusa ero stata posseduta sessualmente da uno sconosciuto, mi asciugai ancora il suo sperma sul ventre e misi lo slip. Mi ero ripromessa di dire tutto a Mauro e denunciarlo:” Altro che non dire niente...” Pensai.
Ero accaldata, sudata e rossa in viso e soprattutto sconvolta di me stessa, di aver partecipato e soprattutto goduto con quell’uomo, a quell'amplesso e avevo mille pensieri pieni ed ero piena di vergogna verso me stessa.
Non so quanto durò quell'amplesso, forse 10 o 15 minuti, non so, avevo perso il senso del tempo, ma sembrava tutto calcolato, che tutto avvenisse prima che ritornasse Mauro.
Rimisi il reggiseno, avevo il seno indolenzito dalle sue strette brutali con i segni delle sue dita sulla mia pelle bianca. Infilai i jeans tirandoli su a fatica, continuando a guardare nel punto dove lui era sparito tra la vegetazione, calzai i sandali e indossai la camicetta abbottonandola e lasciandola fuori, sempre pensando a quello che era successo con quell'uomo. Avevo appena terminato di allacciarmi la cintura e preso la borsa che incamminandomi a ritroso per il sentiero, vidi comparire dalla vegetazione Mauro e arrivare verso di me anche lui nel sentiero.
“Niente! Un falso allarme. Ha suonato da solo, forse è stato un animale o qualcuno che l'ha mossa. Meno male! È nuova…” Mormorò:” C'era solo un uomo, un contadino in fondo alla strada, forse è stato lui per curiosare a muoverla. Ma chissà!... Comunque non manca niente, è tutto a posto.” Poi sorridendomi passandomi il braccio sulle spalle dietro il collo disse:
“Vieni! Andiamo via da qui! Non è un posto sicuro come pensavamo questo, e meglio andare.”
E guardandomi in viso e vedendomi silenziosa e sconvolta proseguì: “Eh come sei rossa in faccia? Come mai? Sei tutta spettinata stravolta...”
“Non so!” Balbettai vergognosa: “Sei scappato di corsa e mi sono spaventata. Forse sarà il caldo, il sole.” Avrei voluto dirgli la verità, gridargli che ero stata posseduta da uno sconosciuto, ma non ne ebbi il coraggio, la forza, non ci riuscii.
“Sei arrabbiata?” Mi chiese vedendomi silenziosa e pensosa:” Scusa se sono scappato così, lo so che non deve essere stato bello per te, ma la macchina era nuova…”
“No! No, non sono arrabbiata con te, mi è venuto mal di testa!” Risposi mentendo con il ventre pulito, ma ancora sporco e appiccicaticcio dallo sperma di quell’uomo.
“Povera micetta.” Disse Mauro sorridendo tirandomi a sé e dandomi un bacio in fronte. Aggiungendo: “Su che andiamo. Mi spiace micetta che oggi siamo andati in bianco, non ci siamo amati, ma ora dopo questa corsa non mi sento di provare di nuovo.”
“Non importa. “Mormorai.
“Sarà per la prossima volta, vedrai sarà ancora più bello di oggi, ci rifaremo.” Aggiunse e rise, ignaro di quello che mi era accaduto, baciandomi il capo e abbracciandomi.
Assurdamente avevo paura che capisse qualcosa, che si accorgesse di quello che era successo e mi considerasse non più sua, adatta a lui, cercavo di essere normale, come se nulla fosse successo anche se non era facile.
Avrei voluto gettargli le braccia al collo piangendo, dicendogli che ero stata violentata da uno sconosciuto e che era fuggito da quella parte. Ma non ne fui capace, la paura di non essere creduta o peggio che se preso lui dicesse che io partecipavo, che ero nuda nel bosco e l’avevo adescato mi bloccò. Mi avrebbero chiesto:” Lei cosa ci faceva nuda nel bosco?... Cosa avrei risposto?”
Mi pettinai e sottobraccio e rossa in viso tornammo indietro.
Sentivo camminando la sgradevole sensazione di bagnato sullo slip e tra le gambe, ero imbarazzata e non volevo pensare a cosa fosse, mi vergognavo a dirmi che erano i miei umori vaginali, il piacere provato con quell'uomo.
Tremavo al pensiero che Mauro si accorgesse di qualcosa, che capisse o che vedesse che ero arrabbiata, offesa, umiliata, avevo paura che mi leggesse negli occhi quello che era accaduto.
Ero stata posseduta da un altro, un uomo, uno sconosciuto e non avevo il coraggio di dirlo al ragazzo che amavo, lo tenevo in me e in quel momento capii che non l'avrei nemmeno denunciato, non solo per paura e vergogna, ma non sapevo nemmeno io il perché.
Arrivati alla macchina, salimmo, ero taciturna, tornammo in città, arrivati lo salutai con una scusa:” Devo andare in bagno di corsa ho mal di pancia…” Dissi.
“Vai pure amore! Restiamo d’accordo che ci vedremo stasera.” Mi baciò sulle labbra e andai di corsa a casa e mi feci subito una doccia purificatrice, mi lavai e rilavai più volte, mi sentivo sporca, unta, con la vagina larga e la fessura che non si chiudeva più come prima.
Ma quello che mi bruciava di più era aver goduto di lui, aver avuto l’orgasmo più bello della mia vita con quell'essere disgustoso e non con il mio Mauro. Aver lasciato che mi baciasse in bocca con la lingua, ricambiando i baci di quell'individuo brutto e riprovevole.
Mi aveva fatto godere più di Mauro, il mio unico uomo, il mio amore. Mi aveva rovinata sessualmente per sempre.
Avevo paura che Mauro quando saremmo tornati a fare sesso si sarebbe accorto di qualcosa.
Praticandolo in seguito poi, per fortuna non fu così, non si accorse di nulla, ma io sì, sentivo la differenza anatomica e di godimento e non sentivo più quella piacevole pienezza vaginale e quel calore che mi partiva dalla pelvi e si spandeva in tutto il corpo che mi aveva fatto provare quell’essere.
Ora sono passati più di due anni, non sono più andata in quella località, anche se i primi tempi sono stati spiacevoli e dolorosi sotto il profilo morale, diedi la colpa alla mia malinconia dei primi mesi e allo studio su cui mi ero cacciata.
Con il tempo ho pensato bene a quello successo, ho navigato su internet per cercare di capire il mio comportamento, scoprire se qualcuna aveva avuto la mia stessa esperienza e le mie stesse reazioni e come dicevo, di qui tra forum e blog, non trovando risposta, sono arrivata casualmente ai siti di racconti erotici e al suo.
Ho riflettuto a lungo, oltre che su me, su quello che era successo e al modo in cui era accaduto, non c'è giorno che non ci pensi, che non abbia davanti agli occhi la sua faccia rotonda, rugosa con la superficie del cranio liscia e la corona di capelli grigi e ho dedotto due cose.
La prima che probabilmente quell'uomo era un guardone o un contadino del posto che ci aveva spiato già le volte precedenti, senza che noi ce ne accorgessimo, e non da solo.
La seconda, che probabilmente conosceva i nostri movimenti quando arrivavamo, dove andavamo e quanto ci stavamo e d'accordo con un complice, forse quel contadino che vide Mauro in fondo alla strada sterrata quando arrivò all'auto che suonava l’allarme, architettarono tutto.
Quell'uomo fece suonare l'antifurto, proprio appena ero stata penetrata da Mauro, in modo che lui si allontanasse da me e mi lasciasse sola e nuda e vista la distanza tra andare e tornare, il suo complice avrebbe avuto tutto il tempo di farmi quello che voleva, come è accaduto, di abusare di me tranquillamente.
Non so come fossero in contatto. Forse con il cellulare.
Ma queste sono deduzioni a cui sono arrivata io riflettendo, ma non so se sono giuste e vere.
Ho pensato molto anche al rapporto sessuale, a quell'amplesso brutale, all'aver goduto con lui ed allargato ancora di più le gambe quando mi penetrava, averlo baciato e stretto a me. Non riesco a capire cosa mi sia accaduto, cosa sia scattato in me in quel momento e perché non l'ho respinto e poi denunciato, forse per paura che dicesse che godevo e partecipavo mentre mi chiavava o forse perché mi era piaciuto...?
Non so. Non pensavo di reagire così.
All'inizio giustificai e in parte ancor oggi giustifico l'aver goduto con lui per il fatto che ero piena di voglia ed eccitamento per Mauro, che mi aveva come si suole dire appena scaldata e che quindi attendevo di essere penetrata. Ma non so se è la risposta vera o se ho provato piacere perché lui ha saputo farmi godere di più, non sono riuscita a capire perché mi sono lasciata andare così.
So solo che i rapporti sessuali con Mauro non sono più stati come prima, con lui non provo il piacere provato quel giorno con quell'uomo.
Quando facciamo l'amore, chiudo gli occhi e penso che sia quello sconosciuto a prendermi a penetrarmi, desidererei che Mauro mi stringesse i seni e succhiasse i capezzoli, ma lui non lo fa mai.
Rivedo il suo volto sopra me e solo così riesco a godere anch'io con Mauro, ogni volta pensando a quell'uomo. Ma Mauro non lo sa.
Ora tra quattro mesi io e Mauro ci sposiamo, lui vuole subito un figlio e anch’io e forse riesco a dimenticare.
Giada.
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