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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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STORIE IGNOBILI

il sorriso del diavolo.jpeg

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

Note:

 

“Ci sono cerchi satanici che governano il nostro destino e il destino della Terra, e forse anche dell'Universo.”

 (Abraham Van Helsing, I satanici riti di Dracula)

 

PREMESSA.

 

Aurora era una ragazza per bene di città, 22 anni, bella, borghese e sportiva, con personalità, talento e grazia, giocatrice di tennis, ingenua e influenzabile. Un insieme di qualità e debolezze nel suo corpo giovane, diafano e snello. 

In vacanza in un momento di crisi giovanile, vagando nel luna park itinerante cittadino per distrarsi, passando davanti a un tendone si troverà inspiegabilmente attratta dall’esibizione di un gruppo di ragazze sataniste, vampire, coriste havey metal gotich e dal loro cantante soprannominato Asmodeo leader della band musicale. 

La sera seguente a quell’attrazione inspiegabile, assisterà all’interno del tendone, al concerto musicale havey metal gotich con spogliarello del gruppo.  Sarà una rivelazione per lei quell’ascolto e quella visione e verrà sedotta dalla band satanista e adoratrice del diavolo. Osservando e ascoltando quel tipo di musica mai udita prima, resterà affascinata dai suoni, dal canto e da quei corpi femminili abbigliati in modo eccentrico ma quasi nudi, sfacciatamente mostrati e offerti danzando e cantando agli spettatori per dilettarli e eccitarli con la loro musica tetra e satanica. Interiormente si ritroverà attratta e dibattuta tra quella passione improvvisa e anomala e la sua vita convenzionale di piccolo borghese, l’amore per il suo fidanzato e la sua famiglia. E alla fine sceglierà.... 

Conoscerà Jan Jan, manager della band, un ex cantante cinquantenne heavy gotic, viscido e perfido, satanista, che in quel tendone del luna park estivo oltre che essere manager, svolgerà il compito di intrattenitore per la gente di passaggio, invitandola ad entrare in quegli spettacoli sex metal gotic di musica, droga, sesso e nudo erotico improvvisato dalle coriste vampire della band. Scoprirà anche che le coriste vampire dopo gli spettacoli, consenzienti si venderanno sessualmente ad alcuni spettatori. 

Jan Jan essendo un uomo senza scrupoli, non perderà l’occasione per ingannare, circuire e corrompere la bella Aurora invitandola su quel palco della perdizione.

 

IL SORRISO DEL DIAVOLO.

 

Questa storia che narrerò, potrebbe accadere a qualsiasi ragazza. 

Mi chiamavo Aurora, vivevo in una famiglia benestante e piccolo borghese, papà medico e mamma bancaria. Studiavo economia e commercio all’università ed ero molto giudiziosa e intelligente oltre che bella a detta da tutti. Bionda, occhi chiari, capelli lunghi sciolti sulle spalle che a volte portavo a chignon sul capo o sulla nuca e altre a coda di cavallo quando giocavo a tennis. Il tutto in un corpo snello, armonioso e sportivo. Ero fidanzata con un ragazzo poco più grande di lei, anche lui studente universitario e dopo la laurea ci saremmo sposati. 

In quel periodo forse per lo stress dello studio o perché mi ponevo sempre mille domande, mi trovavo in una sorta di squilibrio esistenziale, quegli scompensi giovanili che a volte capitano alle ragazze nella loro maturità psico fisica. Quella condizione che vivevo, quel chiedermi su tutto ed essere sempre insoddisfatta, mi dava un senso di vuoto dentro di me, di disagio accompagnato da stanchezza e stress. In quel periodo aveva la sensazione di essermi smarrita e di non sapere cosa volessi realmente dalla vita. Ero presa dall’indifferenza, dall’apatia che si manifestava anche con sbalzi d’umore verso i miei cari. Avvertivo come se la mia esistenza, il mio modo di vivere fosse in bilico, non fosse quello giusto che desideravo e prospettavo, ma non ne parlavo con nessuno e di quella condizione in cui ne risentivano anche gli affetti famigliari, lo studio, le amicizie e soprattutto l’amore oltre i rapporti con il mio fidanzato, Carlo, anche lui di buona famiglia, con cui si sarebbe dovuta sposare. Per quel motivo anche, come tutti gli anni, su consiglio dei miei genitori, mamma soprattutto, fui stimolata ad andare in vacanza in casa della nonna Alma in una cittadina marittima, dove andavo tutte le estati fin da piccola a passare le vacanze. Visto che ora la nonna era vedova e viveva sola la sua vecchiaia con la badante. E in comune accordo con il mio fidanzato Carlo e i genitori andai per qualche settimana da mia nonna e lui visto che aveva ancora alcuni esami universitari, mi avrebbe raggiunta nei fine settimana. Quello per me sarebbe stato un momento per guardarmi dentro, capirmi, riflettere per superare la mia crisi interiore per poi ritornare insieme al mio Carlo più forte e sicura di prima e camminare insieme con il sorriso sulle labbra, mano nella mano verso il futuro e la vita. Futuro che per noi era rappresentato dal matrimonio e dai figli. 

In quel periodo che ero da nonna passavo le giornate così, sola, passeggiando, mi divagavo, leggendo o andavo al mare a fare il bagno vicino agli scogli, ma soprattutto mi allenavo a tennis da sola, con la lancia palle. Si il tennis era la mia passione, ero brava, tanto che davo lezione ed estetica di gioco alle ragazzine che avevano questa passione. E avevo la fortuna che vicino alla villetta di nonna, c’era un campo da tennis privato, dove il proprietario assente mi aveva dato l'autorizzazione di allenarmi e dare qualche lezione ai ragazzini del posto. Giusto per svagarmi e distrarmi. E sentivo che quel modo di vivere mi tranquillizzava, mi rendeva sicura e allegra.

 

Un pomeriggio per distrarmi un po' dal solito impegnarmi in varie cose, decisi di fare un giro al grande luna park che era stato allestito alla periferia della città e che come negli anni precedenti, si fermava per tutto il periodo estivo. Oltre i giochi e i divertimenti c’erano anche spettacoli musicaliIndossavo un vestitino leggero rosso a palline bianche, con spalline che mi lasciavano le braccia e le spalle scoperte e mi arrivava a mezza coscia, e visto che il tempo era nuvoloso ed eravamo ancora ai primi di giugno, sopra indossavo un giubbottino di jeans azzurro leggero. 

Sola andai sulla ruota panoramica e sull’ottovolante, provando emozioni tra paura e divertimento oltre sensazioni da brivido, di eccitazione e spavento che mi fecero fremere tutta.  Mi piaceva avvertire quelle sensazioni di timore che mi elettrizzavano il corpo dandomi palpiti al cuore e mancamento dell’aria che l’apprensione e la gioia di avvertirle mi procuravano. Mi attraevano…

Al termine scesi e passeggiai tra la gente. Guardai gli autoscontri, osservando stand e i baracconi da una parte e dall’altra del mio cammino, osservata con compiacimento e sorriso dai ragazzi che incrociavo. 

Passeggiando e curiosando arrivai in fondo, davanti a una specie di barraccone, un grosso tendone tipo quelli da circo, con la facciata d’entrata colorata con uno sfondo misto di rosso, viola e rosa shocking brillante. Dove al centro ben in evidenza capeggiava il volto classico di in diavolo rosso che sorrideva, con i baffetti, il pizzo e le corna, mostrava i denti e aveva gli occhi di fuoco. La facciata era contornata da immagini pitturate di disegni dark e gotic e di donne seminude in atteggiamenti succinti, che ballavano e cantavano intorno a un uomo, il diavolo appunto, con sotto scritte del tipo: “Oh ragazze… entrate nel peccato…” e al centro la scritta di un manifesto: “… The devil smiles at you and waits for you with his vampires (Il diavolo ti sorride e ti aspetta dentro con le sue vampire...)” Continuando: “…ascolterete la musica heavy metal gotic che vi farà vibrare dentro... e vedrete i loro corpi nudi.  Lo sfondo tendeva al rosso viola con davanti un piccolo palco con affianco l’entrata a tendoni rossi che pareva una bocca spalancata con i canini superiori in evidenza e con sopra un altro volto del diavolo e la scritta: “Paradiso della gioia.” Era tutto molto scenografico e attraente. Notai inoltre che da qualunque parte mi spostassi, il sorriso e lo sguardo di quel diavolo disegnato parevano seguirmi ed erano occhi penetranti, affascinanti ma che mi intimorivano…

“Subito pensai:” Gli altri anni non c’era…” E per curiosità mi fermai a osservare, ben sapendo che non sarei mai entrata in un posto simile.

A destra vidi un campanello di gente che osservavano sul palco dove danzavano eroticamente al suono di musica gotica alcune ragazze, contorcendosi con il corpo, sorridendo e ammiccando ai presenti dinanzi a loro che le osservavano con stupore e libidine. A sinistra del palco, c’era un uomo sulla cinquantina e forse più, stempiato con i capelli lunghi grigi tirati indietro in una coda, una maglietta nera, dove si evidenziava sopra e al collo una catena d’argento e dei tatuaggi. Era con un microfono in mano, e faceva l’intrattenitore invitando i passanti a fermarsi davanti alle ragazze che danzavano a guardarle e alla sera andare allo spettacolo. Era una figura inquietante e trasandata tipo metal con stivaletti e cintura con le borchie. Non sapevo definirlo, assieme alle ragazze che tipi erano, se zingari o metal gotich, certamente erano nomadi che con il loro spettacolo giravano nelle varie città italiane.

E urlava: “Tenetevi forte!... Cosa succederà lì dentro? Cosa vi faranno vedere queste belle vampire? Cosa hanno in mente? Vorranno succhiarvi … e non solo il vostro sangue. Guardate che belle, sono, sono tutte del diavolo!” Mentre loro vestite in abiti originali o succinti e aderenti danzavano presentandosi al pubblico. Le guardai anch’io, erano tutte belle, sulla trentina d’anni, con corpi armoniosi e attraenti, strette nel loro abbigliamento inusuale, chi in stile vittoriano con gonne ampie e lunghe con pizzi e merletti aperte sul davanti a mostrare le gambe e altre con minigonne cortissime e svasate o con legging a short ridottissimi e aderenti. Con scarpe con tacco alto o con stivali a gambali sopra il ginocchio oppure con stivaletti a tronchetto, che coprivano solo il piede e la caviglia a punta quadra, con calze autoreggenti nere o senza calze, con il top sfavillante e qualcuna solo con il reggiseno e il bolerino sopra.

“Ed ecco a voi Zora la rossa!”  Gridò. “Mostra i denti… “E lei aprendo la bocca, mostrò due canini vampireschi aggiungendo:” Vi succhierà tutti…”

Guardate come sono sexy …” Gridò:” … Sono figlie della notte se entrerete scoprirete l’inferno sotto il tessuto!” Aggiungendo: “Scoprite cosa hanno di bello oltre la voce…!” Urlava con il microfono in mano.

“Vi riempiranno le orecchie con la musica e le loro voci, gli occhi con le loro immagini da farvi esplodere. Stasera vi farà scaldare Belzeba ...Un vero vulcano. Una vera artista, cantante e musicante.” Poi rivolgendosi a uno spettatore proseguì:” Cosa ne dici tu? Non sono belle?” Mentre quello annuiva con il capo. E urlando forte al pubblico esclamò:” Non sono forse un’opera d’arte questi spettacoli, queste coriste, questa musica? ...Ho ragione o no!? Stasera, solo vampire assetate!” E rise.

Le ragazze erano con abitini originali e reggiseno colorato e con lamé e si dimenavano dondolando il seno e mostrando il sedere perfetto e gioiose, continuavano a cantare, danzare e mostrarsi. 

Io assurdamente le guardavo turbata, desiderando inconsciamente di essere come loro, sfacciate e provocanti.

“Sono bollenti! Roventi! Sono appena uscite dagli inferi e hanno eccitato anche me che sono vecchio e aspettano che qualcuno dopo le spenga! Con lo sguardo…incendieranno anche il vostro …!” Urlò:” Trasferiranno il fuoco degli inferi dal loro ventre al vostro!”

In quel momento mi vide tra la gente, mi sorrise e fissò. Anch’io per educazione gli sorrisi. Poi si rigirò verso le coriste e poi ancora verso me facendo qualche passo sulla pedana sporgendosi in avanti con il microfono e dicendomi sempre con il sorriso:

“Signorina solo 10 euro e conoscerai il diavolo, perché quando uscirà da qui, dalla contentezza di quello che sentirà e vedrà non sarà più la stessa. “Il tutto guardandomi negli occhi e sorridendomi” … Farà una cavalcata con loro nelle tenebre, lunga tutta la notte...” 

E intanto le coriste continuavano a ballare una musica ritmica gotica e a vocalizzare su essa, mostrandosi ed eccitando il pubblico.

“Vestite qui e forse nude dentro per eccitarvi!” Esclamava, e rivolgendosi al pubblico femminile continuò:” E a voi, come a loro nella pelle delle mutandine vi faranno fremere, vi incendieranno… vi porteranno nel paradiso infernale tra le fiamme. Musica, sesso e… a voi la scelta…!” 

Urlava l’anziano heavy per richiamare adulti, coppie e giovani soprattutto ad entrare.

” Cosa ci faranno sentire stasera? Ci porteranno negli inferi con la musica… Ci faranno conoscere il diavolo e l’aldilà…” Urlando più forte:” Ci sarà un diavolo con loro, Asmodeo ad accompagnare queste belle coriste. Cosa ci faranno vedere?” Segnando con la mano alcune ragazze che sul palchetto danzavano e gesticolavano al suono di quella musica strana, diversa da quella che ascoltavo io, più incasinata e intensa, ma anche violenta.

“Vi daranno uno spettacolo unico…” Urlava al microfono:” Ci sarà anche il cantante, devil o Asmodeo che canterà le canzoni più famose di heavy, metal e gotich. Si signori… dentro vi mostreranno chi sono!... Canteranno per voi e per il diavolo” E rivolgendosi alle coriste di lato le esortò:” Presto!  Fate sentire la vostra voce, il canto delle vampire e incantate i vostri Ulisse…”  Mentre loro continuavano a cantare e a mostrarsi sorridendo sulla pedana. Poi rivolgendosi al pubblico lo incitò:” Vi aspettano stasera. Accorrete! Accorrete!... Ci siamo tutte le sere. Lo spettacolo comincerà alle 21.30… anzi sta già per iniziare… Buon viaggio agli inferi chi entrerà…”

Restai ad ammirarle, erano davvero originali, belle e sexy e tutti quei ragazzi e ragazze affascinate dal loro genere e dal look davanti al palchetto impazzivano per loro. 

A essere lì a osservarle, inaspettatamente avvertii una incomprensibile sensazione in me, quasi di invidia, di voler essere anch’io come loro, lì su quel palco a danzare. All’improvviso inspiegabilmente mi sentii strana, accaldata, con vampate di calore al ventre e al viso a sentire quei canti e quella musica, e al vociare volgare di quei ragazzi e quelle ragazze che le incitavano, loro fans. Assurdamente ero attratta da quell’ambiente, quelle coriste che danzavano sorridendo, cantando e mostrando le forme del corpo verso il pubblico e mi sentivo in una condizione psicologica e fisiologica mai provata prima. In uno stato emotivo di stordimento, sospensione, di estasi crescente pervasiva, diffusa in tutto il corpo. Quella visione e situazione accompagnata dal suono dei loro strumenti musicali, le loro voci assieme al danzare, si manifestavano come una forma di eccitazione interiore, cerebrale dentro di me, dandomi palpiti e facendomi battere forte il cuore. Avvertivo la pelle fremere a vederle desiderate sessualmente da quei ragazzi libidinosi. Le coriste, muovendo il corpo tiravano fuori la lingua e la mostravano provocatoriamente. Capii che era una eccitazione sessuale la mia, fatta di agitazione, sospiri, ed ebollizione, che mi dava irrequietezza, inquietudine e nervosismo.

Cercavo di soffocare tutto, ma ero come in un campo magnetico, attratta e attraversata dalla musica e dalle voci cantanti con i loro sorrisi e dagli sguardi di quei ragazzi che mi desideravano, come dall’elettricità. 

 

Tornai a casa e stetti vicina a mia nonna quella sera, guardavo la tv, ma non riuscivo a fare a meno di pensare a loro, a quel gruppo musicale. Mi sarebbe piaciuta entrare e andare a vedere un loro concerto spettacolo… 

La mattina seguente andai normalmente a giocare a tennis e a dare lezioni di portamento e tecnica a una ragazzina del posto che seguivo, mi sentivo strana, assurda, tentata, avrei voluto vedere quel concerto, come cantavano le coriste, cosa sarebbe avvenuto all’interno di quel tendone. Al termine della lezione la ragazzina andò via, mentre io seduta mi asciugavo le gambe e le ascelle dal sudore. Passai la giornata a giocare a tennis da sola o in compagnia e a leggere. Il giorno dopo sarebbe arrivato Carlo, il mio amore.

 Quella mattina quando lo vidi, gli saltai con le braccia al collo, l’abbracciai e baciai dappertutto sul viso. Passammo la giornata insieme, al mare e nel pomeriggio su in camera mia a fare l’amore, mentre mia nonna era fuori con la badante. Fu bello e intenso, ma non soddisfacente come volevo, era come se nel rapporto di  coppia mi mancasse qualcosa, una spinta sessuale oltre che amorosa, comunque nudi nel letto, mise il preservativo, mi penetrò e facemmo l’amore. E al termine fumando mi domandò:

“Dove andiamo questa sera? Non resteremo qui a guardare la televisione con tua nonna e la badante…” Disse ridendo.

“No…” Risposi sorridente, ti eviterò questa pena…” Dissi e lui mi abbracciò. “Avrei pensato di andare al luna park a passeggiare dissi, ci sono molte giostre e stand, pensa che passandoci ho visto anche un tendone dove fanno concerti-spettacolo.”

“Davvero?” Disse.

“Ho pensato che potremmo andarci se vuoi. Ne hai voglia ?!” Gli domandai.

“Oh …certo! A me i concerti non piacciono, ma se a te fa piacere andiamo, ti accompagno.” Rispose sorridendo, chiedendo:” Chi canta?!” 

“Oh… ma, non so come si chiamano, so solo che è un gruppo con il cantante e le coriste.” Affermai.

“Bene, allora stasera andremo. “Ribatté.

Quella sera dopo aver cenato con nonna, uscimmo e andammo al luna park a curiosare passeggiando tra gli stand e i baracconi.  Lui era sorridente e d’istinto io abbracciandolo lo portai in fondo verso il tendone E alle 21.30 fummo davanti all’entrata affollata di ragazzi, coppie e adulti a fare il biglietto per entrare. Lui guardando le immagini disegnate sull’entrata e osservando il pubblico esclamò: “Non vorrai mica mischiarti con questa gente…? Non vedi che non sono del nostro ambiente.” 

Ma avvicinandoci sentii la voce dell’intrattenitore darmi una assurda esaltazione e gridare:” Entrate… entrate! Le porte dell’inferno sono aperte per voi…” E campanelli di ragazzi e ragazze metal gotich, vestiti quasi tutti in nero e in modo strano e originale, con anfibi, pizzi, seta, tatuati con piercing e truccati in modo evidente il volto, tra persone adulte “normali” si affrettavano ad accedere.

Guardandosi in giro Carlo esclamò:” Questo non è posto per te… Vieni andiamo a fare due passi da un’altra parte. Mi prese per mano per allontanarmi. E a quel punto, mentre mi tirava per allontanarmi sentii qualcosa di improvviso dentro di me:

“No!... Io voglio entrare!” Ribattei:” Fai due biglietti Carlo, dai!” Ero eccitata dall’ambiente, da quei ragazzi e ragazze che fumando erba chiacchierando e dalla voce e lo sguardo di quel tipo, quell’intrattenitore heavy che urlava ed invitava ad entrare.

Ma Carlo ribadì:

“Vieni via! Non è posto per te questo Aurora!”  

“No! Voglio vedere, ascoltare…” Risposi decisa. “Dai fai i biglietti!” Lo esortai dandole una gomitata.

“Ma non ti capisco, questo è uno spettacolo per depravati, drogati … satanisti, non vedi c’è il diavolo… ma che roba è questa?” Aggiungendo“Non vedi che gente, sono tutti trasandati, con piercing e tatuaggi… Saranno drogati… andiamo via. sono degli sbandati, è un ambiente volgare e osceno. Non è per una ragazza come te. Vieni! Andiamo a vedere altri stand … “Ripeté cercando di farmi desistere.

“No... Io vado! Entro o con te o senza…” Replicai agitata osservando i ragazzi che si addentravano e muovendomi lo costrinsi a seguirmi.

La ragazza ai biglietti, era la corista che quel pomeriggio chiamarono Yra e faceva la cassiera e quando se la trovò davanti Carlo la guardò, poi guardò me dietro lui scuotendo la testa sussurrandomi:” Non vedi che queste sono prostitute?!” Ma la voce di quella ragazza cassiera domandò: “Quanti?” 

“Dai! Comprali!” Dissi io sottovoce vergognandomi. Lui si rivoltò dicendo:

“Due poltrone grazie!”  Tirando fuori i soldi dalla tasca mentre io vicino a lui attendevo.

“Non ci sono poltrone qui. Solo posti in piedi e si può ballare se si vuole!” Rispose.

“Due in piedi allora!” Replicò.

Ero presa da una strana eccitazione attendendo i biglietti, e entrando vidi l’interno illuminato e tutte quelle coppie o compagnie fare gruppetti in piedi verso il palco. C’era confusione, un vociare tremendo e uno strusciare di corpi l’uno contro l’altro oltre al profumo d’incenso e odore di sudore. Eppure tutto quello mi esaltava e inspiegabilmente mi attraeva.

Sentendomi toccare involontariamente nel passare e vedendo tutte quelle ragazze e ragazzi in piedi e attorno a noi, fui presa da uno strano timore ed eccitazione e dissi a Carlo:” Tienimi per il braccio. Stammi vicino.”  In modo da mostrare a tutti che ero con lui. Cosa che fece.

Lui si osservava intorno e mi guardava incredulo di quella mia scelta, scuotendo negativamente la testa, sorpreso che avessi voluto entrare lì a vedere uno spettacolo heavy metal gotic.

“E’ solo curiosità la mia…” Dissi stringendomi teneramente forte al suo braccio. Sorrise e prese la mia richiesta come un capriccio, mi vedeva agitata, pensava che avessi paura, ma io invece mi sentivo agitata, assurdamente eccitata, anche se intimorita e cercava di proteggermi con lo sguardo da quei ragazzi…drogati, come li considerava lui. Tra noi c’erano anche persone comuni, soprattutto adulti, che come noi erano entrati per curiosità o libidine, più che altro per vedere le coriste.

  

All’improvviso le luci della penombra si spensero e si accesero quelle del palco di legno rialzato a un metro e mezzo da terra, illuminandolo completamente, dove apparve una scenografia lugubre con sfondo disegnato tetro, la luna piena in alto, croci, lapide e candelabri sui lati. Con fumogeni bassi al pavimento e una bara in piedi al centro del palco che veniva aperta da due coriste togliendo il coperchio davanti a tutti noi mentre le note tristi di un violino al suono di una musica gotica si spandeva attorno.  All’interno c’era una donna con gli occhi chiusi, pallida, le braccia incrociate sul petto che teneva a sé un mazzo di rose rosse tra le mani, e veniva risvegliata dalla morte dal bacio sulle labbra di Asmodeo il diavolo, uscendo lentamente dalla bara, ed era Lilith la vampira sua moglie; e subito le si affiancò un grande pastore belga Groenendael, con il pelo di colore nero, liscio e lungo, che pareva un lupo infernale, con gli occhi luminosi e le annusava sulle cosce. E intanto che la musica metal gotic incominciava a suonare insieme al violino e a spandersi nell’aria lei iniziò a cantare coinvolgendomi. Mi ipnotizzava quel suono e quella voce, era come se mi rapisse. Seppi in seguito che era la musica di Tristania - My lost lenore musicata da loro e nella realtà cantata Vibeke Stene, solo che in quel concerto la vocalizzava Lilith. Era tutto fantastico, appariscente e scenografico, affascinante.

E al termine di quella sonata macabra, prima di riprendere il concerto, tra fumogeni e lampi ci fu la presentazione delle coriste vampire che a una ad una tra gli applausi e la musica di sottofondo che si spargeva nell’aria buia della sala, e furono presentate dall’intrattenitore:

 “E ora direttamente dagli inferi vi presento le vampire di Asmodeo…! Calde, bollenti, spettrali. Canterete e salterete con loro!” Urlava. E incominciò:” … Questa è “Lilith la cantante, la moglie del diavolo…” Urlò al microfono facendo segno alla bella donna quarantenne che era uscita dalle bare, con il pastore belga di fianco. Era avvolta da un lungo mantello nero fino ai piedi, con il colletto rigido e rialzato. I capelli lunghi gonfi e mossi color nero corvino e con sul capo un cerchietto coperto dai capelli da dove spuntavano corna nere e a spirale come quelle di malefica la regina del male. E aprendo il mantello, sotto con sorpresa di tutti apparve quasi nuda, solo con un body sensuale nero che le copriva a malapena il sesso e si portava in su con due fasce di tessuto a V (Vu) fino alle spalle, lasciando il ventre, i fianchi e le parti laterali nude. Arrivando al seno il tessuto del body diventava di tulle trasparente, mostrando le mammelle gonfie, le areole e i capezzoli turgidi in evidenza che si muovevano al respiro. Era molto sexy, con calze autoreggenti a mezza coscia e balza di pizzo e anfibi e al collo un collare con una medaglietta. Alle mani un paio di guanti a polso In pizzo rivoltato, senza dita, trasparenti e ricamati che mostravano le lunghe unghie smaltate di nero, come le labbra e gli occhi con rimmel e ciglia finte molto lunge, che lateralmente sporgevano in alto, con appariscenti sopracciglia nere ad ali di gabbiano. Il tutto su una pelle molto pallida, quasi cerea… che le donava eleganza spettrale. Il tutto era bello e sexy, con un effetto scenico lugubre superbo.

Subito rivolgendosi alle coriste ne presentò un'altra:” Questa è Jacula …” Disse, che venne avanti sorridendo. Aveva i capelli rosa, una gonna amaranto lunga e larga in stile vittoriano, fatta di frange orizzontali di  ricami di pizzo, con un lungo spacco laterale che le arrivava al fianco, oltre l’inguine. E alla musica, danzando l’apriva mostrando la lunga gamba ricoperta da calze di seta trasparente rosse che arrivava a mezza coscia mostrando libero l’inguine che lasciava intravedere un mini slip di seta e merletti. Sopra la gonna aveva un corpetto colorato che sospendeva e spingeva in fuori le mammelle. Un paio di guanti al gomito senza dita, ricamati e viola, con le unghie lunghe e laccate color prugna, come il trucco alle labbra e intorno agli occhi, appariscenti in modo esagerato. stivaletti a tronchetto stile vittoriano. Superiormente indossava solo il reggiseno ricamato con pizzi volanti. Anche lei si mostrò, si fece avanti con un inchino del capo sorridendo. E continuò:

“Zora la rossa!” Urlò tra il suono dolce del flauto e del violino. “L’altra vampira corista, con capelli rosso fuoco come piacciono al diavolo… E badate bene sono ai naturali…” Precisò. E anche lei comparve e venne avanti danzando sugli stivali a gambale con tacco, scuotendo anteriormente il capo e la lunga riccia chioma. Truccata in viso vistosamente, inviando baci ai presenti in platea. Indossava una minigonna svasata rosso fuoco, con un corpetto a stringhe sul davanti che le stringeva la vita, dando una forma erotica e curvilinea ai fianchi, sporgendo in fuori e in alto il reggiseno, mostrando le grosse mammelle e i capezzoli. E poi una dietro l’altra presentò:” Questa è Lucy, da Lucifera! “Gridò, facendo segno con il braccio a una mora con capelli mossi e lunghi sulle spalle, che dietro a Lilith iniziava a cantare e ballare. Era molto sgargiante con il suo viso truccato all’inverosimile e si mise a danzare toccandosi il corpo. Con una guepiere colorata e un mini slip sotto, con autoreggenti su sandali rossi.  Senza reggiseno ma con un gillette a paillette sopra che apriva e chiudeva verso gli spettatori sorridendo mostrando il seno. 

“E ora Yra al flauto e al coro …”  E si fece avanti con corsetto con lacci decorativi sulle spalle e allacciatura intrecciata sul retro. E cantava e danzava facendo ballare il seno e voltandosi mostrando il sedere al pubblico scrollandolo e mandandolo in visibilio... “E per ultima al violino la nostra Belzeba, bella e spettrale…” Lei aveva un paio di jeans a short corti e aderentissimi che si vedeva il solco gluteo sul tessuto, una cintura, anfibi neri e un top semitrasparente con brillantini che lascia intravvedere il seno e i capezzoli sotto e a slanciare la figura, e a sentire il suo nome si mise a danzare più veloce suonando il violino.

Le osservai con un pizzico d’invidia dentro di me, rapita, parevano tutte felici di com’erano vestite e di quello che facevano., assurdamente avrei voluto essere anch’io come loro sul palco in quel momento appariscente e sicura. E avvertivo sempre una sorta di disagio piacevole dentro me, un qualcosa che mi allarmava e esaltava. A un certo punto disse:

“E Ora i diavoli… alla batteria Belial il nostro diavolo sessuale...” E apparì sul paco un uomo con anfibi, pantaloni in pelle, un gilet sopra al dorso nudo e in capo un elmo gotico con due grosse corna laterali sopra i capelli lunghi e biondi che le uscivano da sotto, dello stesso colore della barba. E portandosi alla batteria subito si mise a rullare. E L’imbonitore continuò: “E alla tastiera Necron che suona sui tasti con le dita di satana… “E apparve con jeans, completamente calvo e gli occhi truccati e lunghi lateralmente. 

“E infine…” Disse:” … ecco a voi Asmodeo, il vostro diavolo più bello, il vostro signore, inchinatevi davanti a lui…” E molti esaltati lo fecero, si piegarono e anch’io istintivamente simulando gli altri abbassai il capo mentre Carlo non mi guardava… e mi accorsi che invece l’intrattenitore mi osservava. E subito mi ricomposi.

Asmodeo uscì con pantaloni aderenti di lattice rosso, dorso nudo rasato e un mantello fino ai piedi sulle spalle. Con il viso truccato e i capelli lunghi e neri e si vedeva da sotto la maschera del trucco che era di bei lineamenti sul volto. Sexy e attraente.

In quel momento le coriste si misero a danzare circondando, era il leader, ballavano e suonavano mostrando le curve e la pienezza dei loro corpi assieme alla eroticità attorno ad a Amodeo e Lilith che seguendo la musica iniziarono a cantare. La bellezza dei loro volti era evidente nonostante il trucco e il pricing, mostrando spesso scenicamente la lingua e i denti canini, muovendola come un serpente, alcune mostrando il piercing al centro. E quel gesto insieme alla musica, aveva una valenza di sesso e potere in assolo con le loro canzoni.

 Erano molto seduttive, lasciando intravedere tutte le grazie, esaltando la femminilità di ogniuna di loro e i maschi la loro virilità. Erano così magnetici che non avevano bisogno di spiegazioni, rappresentando lo spirito della band, la bocca di Asmodeo aperta pareva davvero la porta del diavolo.”

Erano provocanti con mammelle gonfie e i capezzoli turgidi sotto il tessuto o il reggiseno e lasciavano intravvedere il sesso e la loro fessura che si evidenziava nella depressione del tessuto delle mutandine quasi a entrare tra le grandi labbra della vulva. 

Io osservavo elettrizzata, stringendo il braccio di Carlo tra le mie dita, mentre lui ogni tanto guardandomi mormorava indignato:” Sono delle prostitute… non le vedi come sono conciate. Devono essere senz’altro delle perverse…” 

E si misero a danzare eroticamente suonando gli strumenti musicali, cantando e recitando il ruolo delle vampire seducenti, dondolando il corpo lascivamente accarezzandosi da sole o tra di loro toccandosi con le dita e il tessuto del perizoma sul sesso o sul seno, mentre Asmodeo e Lilith presero a cantare.

Io nonostante avessi al mio fianco il mio fidanzato, avvertivo una strana eccitazione, un calore dentro di me a osservarle e sentire quella musica ipnotica. Non so dire se provassi vergogna o invidia per loro a osservarle e nel vedere i loro corpi muoversi desiderati da decine di ragazze e ragazzi che si eccitavano per loro, e il pubblico andare in visibilio. Provando anch’io un’assurda eccitazione ad ammirarle, come se volessi essere come loro, mostrarmi anch’io tra loro.

 

Tra il pubblico oltre i curiosi c’erano anche molti amatori della musica heavy metal di varie età, in coppia o da soli. chi con il corsetto elaborato in pelle o con in pizzi bianchi che si mostravano. Un'altra poco lontana da me aveva la minigonna rossa ricoperta di tessuto in pizzo.

Notai una ragazza con gli skelton leggings neri con disegnate sopra le parti ossee in bianco, come se fossero per metà scheletri... Altre sempre con leggings neri, avevano due croci ricamate davanti sulle cosce e due teschi sui glutei vistosi e arrotondati con anfibi molto alti e la suola a carrarmato. Altre ancora con capi in PVC, gomma, latex, che aderivano al corpo come una seconda pelle. C’era di tutto heavy quella sera. Ragazze sole o in compagnia con abiti originali, in stile vittoriano, come le coriste. Atre, con il top in pizzo e in pelle in maniche trasparenti a sbuffo con catenine con croce ciondoli e borchie sul davanti. E sulle dita mezzi guanti in pizzo senza dita.

Una ragazza mi colpì in modo particolare, aveva all’anulare uno splendido anello a fascia con intrecci in metallo e onice nera, molto bello e appariscente, inoltre tutte o quasi avevano tatuaggi e piercing che mostravano con orgoglio e le unghie con lo smalto scuro come il rossetto, truccate con pallore in modo tetro.  Alcune con i capelli neri e lisci con la frangetta cortissima, altre colorati, azzurri, rosa. Anche i ragazzi tutti vestiti nero o quasi e come accessori collane, ciondoli e anelli argentati con cinture borchiate, mostrando fieri il loro piercing, chi al naso, sulle labbra o alle orecchie. Altre aveva un nastro al collo come un collare.

Seppi poi che in quei concerti c’erano un po' tutti gli stili delle heavy, metal, deah gotic, satan e molti altri stili Quella sera, credo che l’unica coppia vestita normalmente eravamo io e il mio fidanzato Carlo.

In quel momento a osservare le coriste vampire e quell’Asmodeo cantare, avvertivo come un’energia dentro come se fosse portata dalla morte, il sesso, la religione, i miti e l’occulto.

Mi prendevano Il suono, i colori, le sensazioni e le immagini di loro. Il suono della loro musica mi penetrava nelle orecchie, come il rombo di un tuono … il boato di un’esplosione … lo scroscio delle onde del mare in tempesta che si frangono sulle rocce. E mi raggiungeva il cervello facendo emergere dei colori nella mente. Una gamma di colori che andavano dal nero al rosso, con presenze di viola, di verde o bleu scuro. 

Le sensazioni che provano all’udire i suoni della loro musica e le loro voci, mi davano percezione di energia, paura, gioia. Oscillavano con forza dentro di me, procurandomi potenza, immensità, purezza, ma anche angoscia dentro di me. Non mi capivo più.  E lasciando spazio alla fantasia associavo delle immagini ai suoni e mi sentivo turbata, eccitata, elettrizzata.

Era una musica energica, potente e oscura, proprio come forte, energico, potente e oscuro è il suono dell’heavy metal gotich. In silenzio osservavo vicino al mio Carlo, ma dentro di me avvertivo la voglia di esagerazione di quel suono dolce e l’estremizzato. Mi piaceva il loro look, la scena, e pareva cambiassero la mia identità fatta di purezza e originalità.

Subivo piacevolmente quelle sensazioni, fantasticavo e mi sentivo dentro onde del mare in tempesta violentate dalla furia del vento che mi avvolgevano ipnotiche e misteriose. È consideravo quei suoni come segni dell’intervento di qualche divinità degli inferi, ma non mi spaventava, mi affascinava. Era come se la musica e la vocalità fossero in stretto legame tra potenza del suono e sacralità, a tal punto da definire quel suono straordinariamente potente. Ero affascinata da quella potenza e dall’energia che il metal gotich generava in me. Ero scossa da una scarica di adrenalina che percorreva il mio corpo, che l’assorbiva e si lasciava ipnotizzare dal flusso energetico negativo. 

Quella sera scoprii che l’occulto, il sacro, il magico, mi avvolgevano ma soprattutto mi eccitavano.

Carlo mi osservava silenzioso in modo negativo e guardava le coriste vampiro sul palco ripetendo:” Che pagliacciata…!”  Mentre sentiva le mie dita stringergli il braccio. Vedeva il mio sguardo interessato, credo che capisse che ero affascinata da quella tetra oscenità e forse si chiedeva come potesse accadere che a una ragazza seria e per bene come me che mi interessassero quelle cose.

Due coriste sul palco, strusciandosi sia davanti che dietro, cantando mimavano il coito sorridendo guardando gli spettatori, inviandogli dei bacini o facendogli linguacce. Inspiegabilmente mi sentivo accalorata, sentivo il sesso accaldato e la vagina palpitante e umida. I capezzoli mi vennero turgidi e sporgenti sotto il vestitino. Sudavo. Stringevo le cosce, come a fermare e a lenire quel piacere che non era solo musicale e che provavo dentro, perché non uscisse o nessuno capisse che l’avevo. Lo sguardo correva sul palco alle coriste e ai loro corpi mobili osservati, invidiati e desiderati dal pubblico. Il respiro mi divenne affannoso, agitato con brevi escursioni del torace che muovevano il seno.  Era assurdo che avessi quella reazione fisica involontaria, me ne vergognavo ma mi piaceva averla, mi stordiva. Se ne accorse anche Carlo che mi chiese:” Non ti senti bene?”

“Ho solo digerito male.” Risposi.

“Vuoi che andiamo via da questa bolgia?!” Disse. Era proprio una bolgia infernale la dentro, ma risposi di no, mi piaceva essere lì. Notai che quell’uomo metal gotic con il microfono mi osservava, farei meglio a dire fissava, ero imbarazzata ma non ci feci caso, mi rigirai verso Carlo ad abbracciarloAnche il cantante Asmodeo quello che era il diavolo mi osservava, continuamente cantando, non mi toglieva gli occhi da dosso, mentre io tenevo stretta il braccio di Carlo. E pure la sua compagna Lilith mi guardava e sorrideva, pensai che forse era per il mio abbigliamento comune e normale, che li appariva fuori luogo.

Sorrisi anch’io, e intanto le coriste avevano iniziato ad avvicinarsi al bordo del palco e a farsi sfiorare e toccare con libidine da quegli spettatori con le braccia tese verso loro. Chi nel pubblico le accarezzava le scarpe e le gambe, chi saltellando si spingeva in alto per arrivare alle cosce senza riuscirci e chi mostrava degli euro ammiccando di incontrarsi in disparte. E loro ridevano maliziosamente e si lasciavano sfiorare, come se le piacesse che lo facessero. Le vedevo allegre, sorridenti a volte mimavano momenti di piacere, non so se era tutto falso o vero. 

Era la prima volta che vedevo qualcosa del genere e ne fui affascinata, rapita. 

Rimase folgorata da quel gruppo misto, musicale composto da donne e uomini, soprattutto da Asmodeo e dalla cantante Lilith sua moglie, molto appariscente, corvina di capelli e dal suo modo di vestire da sembrare una vampira vera.

Ero presa da quelle immagini, da quelle visioni macabre e lussuriose, ed ero eccitata.

Lo spettacolo fu bellissimo, la voce, il canto e il suono e durò oltre un’ora, cantando canzoni e suonando musica dal repertorio black metal gotic di altri.  Al termine salutarono con l’inchino e vidi le coriste scendere, qualcuna essere presa per mano da uno di quegli spettatori che sventolavano i soldi e appartarsi con loro nel retro del tendone, non so dove e a cosa fare, infilandosi probabilmente in qualche roulotte o carrozzone, sotto lo sguardo compiaciuto del vecchio heavy, l’intrattenitore.

“Hai visto?” Esclamò Carlo scandalizzato:” Avevo ragione! Si prostituiscono per vivere e cantare, altro che coriste vampire, sono delle puttane.” E nonostante fosse vero quello che diceva, non riuscivo a biasimarle:” Lo faranno per vivere, certo con questi concerti non diventano certamente ricchi. E poi è una loro scelta…” Mormorai.

Al termine quando uscimmo il vecchio heavy mi osservava ancora, ma non disse nulla vedendomi insieme a Carlo, immaginando che fosse il mio ragazzo.

 

Tornammo a casa con l’auto di Carlo e ci fermammo davanti al cancello dell’abitazione di nonna e posteggiò. Ero esaltata e allegra da quello che avevo ascoltato, visto e provato in quei momenti. Io aprì la portiera per scendere ma prima di farlo mi disse sorridendo: “Ti amo… e non vedo l’ora di sposarti. “

“Anch’io!” Risposi ricambiando il sorriso pensando di farlo contento e aggiungendo: “Sai, ho passato una serata formidabile stasera e voglio che lo sai.”

“Formidabile per aver visto quella gentaglia?” Domandò.

“Per la musica era così penetrante, ma anche tutto il resto.” Risposi minimizzando quello che sentivo in me.

“A me non è piaciuta, ho provato solo pena per quei pervertiti…” Dichiarò. Poi osservandomi nell’abitacolo dell’auto pronunciò:” Sei bella Aurora in questo stato. Hai il viso angelico.”

“Quale stato?” Domandai io.

“Sembri felice, ti si legge in faccia che lo sei, sembri estasiata.” Sorrisi di quella frase su di me e feci per scendere dall’auto e invece all’improvviso passandomi la mano sulla coscia me la accarezzò.

“No dai Carlo, l’abbiamo già fatto oggi pomeriggio e poi qui davanti a casa di nonna non voglio, potrebbero vederci.” Ero eccitata, ma assurdamente non volevo che mi toccasse.

“Dai su Aurora, domani pomeriggio parto…” Dichiarò.

“No dai Carlo, vediamo domani...ora non mi sento.” Risposi per calmarlo dalla sua eccitazione.

“Tutta colpa di quel concerto squallido…” Disse.

Giunti a casa entrammo, controllai mia nonna, dormiva, lui andò nella sua cameretta, nonna non avrebbe mai permesso che dormissimo insieme se non sposati. Dopo averlo salutato e dato il bacio della buonanotte, andai in bagno a rinfrescarmi. Mi spogliai togliendo il vestitino rosso a palline bianche e poi gli slip neri e nuda, presa da una frenesia irresistibile. silenziosamente iniziai a danzare cantando e seguendo quella musica gotica mentalmente. E non resistetti e in piedi mi sfiorai e manipolai il sesso e le mammelle come avevo visto fare alle coriste sul palco mentre cantavano. E muovendomi pensai a quel concerto, alle vampire, ad Asmodeo e alla sua lingua lunga su di me. Mi toccavo e accarezzavo in silenzio il corpo, i capezzoli turgidi e sporgenti, i peli umidi sulla vulva e l’accarezzai fino ad arrivare a introdurmi un dito e masturbami pensando a loro e avere un orgasmo bellissimo, che mi piacque e soddisfò più del rapporto sessuale che avevo avuto nel pomeriggio con Carlo.

Il giorno seguente Carlo partì, sarebbe ritornato il sabato seguente. 

Quel pomeriggio prima di partire l’accontentai, facemmo ancora l’amore, ma non fu soddisfacente come la masturbazione solitaria della sera prima, con lui mi mancava qualcosa mentalmente…

Quella sera restai sola e presa da una forza e un desiderio irresistibile dissi:” Nonna, stasera esco con delle amiche che ho conosciuto qui, rientrerò verso mezzanotte.”

“Va bene, ma stai attenta…”

“Certo nonna.” Risposi. Ma sapevo già dove volevo andare.

Fu più forte di me, volevo ritornare a vedere il concerto, le coriste vampire e Asmodeo che mi attraeva e quella volta sarei andata da sola. Così quella sera mi incamminai, ero vestita normalmente ma diversamente dalla sera prima. Rividi quel diavolo disegnato sul tendone che mi sorrideva e mi seguiva con lo sguardo ovunque mi spostassi, e assurdamente gli sorrisi anch’io. 

Quando arrivai alla cassa alle 21.30 vidi che c’era la corista vampira, quella che chiamavano Zora e sarebbe entrata per ultima in scena allo spettacolo una volta chiusa la cassa. Mi guardò a lungo e io dissi:” Un biglietto!”

“Certo carina… ma quanti anni hai? Non lo sai che è vietato ai minori di 18 anni?” Rispose e mi sorrise.

“Ho ventidue anni e sino una studentessa universitaria… vuole vedere la carta d’identità?”

Vidi che guardò verso l’intrattenitore, quel vecchio Heavy che le fece un cenno con il capo e disse:” No, ti credo, ma sembri così giovane…”

Entrando vidi quell’intrattenitore anziano che mi fissava, ma tirai dritta. All’interno non c’era molta gente come il sabato prima e mi avvicinai al palco, dalla tensione di essere lì e sola mi sentivo bruciare internamente. La temperatura dentro il tendone era asfissiante, e l'attesa per l’inizio del “The devil and his vampires… (Il diavolo e le sue vampire.) linga. L’ansietà mi toglieva l’ossigeno.

C’erano campanelli di ragazze e ragazzi tutte metal heavy o gotic, che fumavano sigarette o erbe, alcuni bevevano birra al collo della bottiglietta, altri in coppia si baciavamo in bocca o discutevano mostrandosi i tatuaggi e i piercing, portando e assiepandosi sotto il palco. La fibrillazione che avevo era evidente, mi tremava la mano e dopo parecchi minuti quell’intrattenitor e heavy al microfono urlò:

” È giunta l'ora per gustarsi The devil and his vampires…”   Finalmente pensai esagitata. La sala era quasi piena, saremmo stati una settantina di persone e ne conteneva cento…cento venti…

“Entrino i cerimonieri per infuocare la notte a satana…” Urlò. Mentre voltandomi vidi che molti spettatori si avvicinavano. A quel punto la folla si mise a chiamare a gran voce i propri idoli, le ragazze Asmodeo, i ragazzi Lilith, Jacula, sukia e le altre. Li volevano a tutti i costi, subito. All’improvviso sul palco si spensero i faretti e si accesero luci fluorescenti basse che rappresentavano la notte e inghiottirono il palco, e apparvero come sputate dalla notte due figure scure, una che suonava il violino e l’altra il flauto e iniziarono a musicare, mentre dietro di loro sui tendoni apparivano delle immagini sullo sfondo. 

Erano scene di film horror in bianco e nero che venivano proiettate sullo sfondo come se fosse uno schermo, per raccontare la storia.... "Dellamorte Dellamore”, con fiammelle che parevano dei fuochi fatui che le giravano attorno. Mentre dietro di loro venivano riprodotte immagini di vecchi film horror riguardando cimiteri, lapidi, castelli, luna piena, mostri, vampiri e uomini lupo, intenti ad avventarsi su giovani vittime pure. E intanto il suono del flauto e del violino, scandivano il ritmo di quella musica dolce, ma triste e tetra, con una sonorità perfetta, che mi colpiva profondamente. I ragazzi attorno, rapiti come me ascoltavano a braccia tese ondeggiando.

 

Il concerto iniziò e ognuno al loro posto iniziarono a suonare, Asmodeo e Lilith a cantare e le ragazze le vampire a fare il coro. Tutte suonavano, cantavano e danzavano mostrandosi, facendo l’occhiolino, tirando fuori la lingua lunga muovendola come serpi per poi leccarsi il labbro superiore sorridendo e ammiccando al pubblico.

Io assistevo divertita e affascinata di trovarmi in quel luogo e in quella situazione, sorridendo stupidamente alle esclamazioni che faceva quell’ Asmodeo tra una canzone e l’altra e mi eccitavo e infuocavo quando fissava me. Quella musica mi vibrava sulla pelle.

Suonarono oltre un’ora, cantando e sviscerano alla perfezione il loro credo musicale. Tutta la band suonava e cantava a ritmo, ed era impressionante, mentre la folla e le braccia si elevano al cielo.

E mentre cantavano e suonavano sorridendo, notai che le coriste muovendo il seno, i fianchi e i loro sederi magnifici vocalizzavano e ammiccavano con gli spettatori, invitandoli a cantare con loro.

Io a sentirmi osservata da Asmodeo, ebbi un balzo al cuore, provai turbamento immorale e degenere ad essere li presente e assistere a quelle incitazioni, a vedere lui che osservandomi nelle pause musicali muoveva la lingua velocemente dentro e fuori verso me, come se mi volesse leccare. Morbosamente mi sentivo affascinata e attratta da lui, oltre che incantata da quel esposizione e esibizione di corpi femminili, come se fossero venduti a quel pubblico lussurioso, lascivo e perverso.

Mentre ascoltavo quella musica avevo voglia di vivere come gli altri ragazzi, senza curarmi di tutto ciò che mi scorreva intorno... soprattutto delle convenzioni borghesi."

A osservare le coriste sul palco provavo emozione, soprattutto allo sguardo di Lilith e Asmodeo su di me. Era molto bella Lilith, aveva occhi scuri e capelli corvino, sciolti, lunghi e mossi sulle spalle, che facevano da cornice al suo pallore con le labbra colorate di scuro e le unghie dello stesso colore che parevano artigli. La guardavo, aveva molti anni in più di me, un fisico pieno ma longilineo, con curve evidenti e seno prosperoso che attiravano gli sguardi. Lo stesso ogni volta che con sensuale inconsapevolezza portava il microfono alle labbra. Cammina e si muoveva sul palco cantando, su due scarpe ottocentesche nere. Danzava e cantava cacciandosi con la mano dietro il lungo soprabito, mostrando il sedere arrotondato nel suo costume da cantante gotic. 

Lìllith non so perché ma mi attraeva, forse per la sua aria superba, la sua voce e la osservavo cantare e danzare. Dopo qualche canzone mi accorsi che l’onda del pubblico in perpetuo movimento mi aveva spinto lontano dal resto del gruppo di qualche metro, nelle ultime file. Vidi ancora gli occhi scuri di Lilith osservarmi e sentii scorrere in me un sottile brivido di piacere senza che ne capissi il motivo. Mi sorrideva assieme ad Asmodeo e io stupidamente lusingata ricambiavo il loro sorriso. 

Ci separano una ventina di persone tra noi davanti al palco e riuscivo a vederla solo ad intermittenza con il suo sguardo che mi seguiva e si spostava sempre indirizzato a me tra la folla, come quello di Asmodeo.  Ero rapita dalla musica e dai loro occhi. All’improvviso distraendomi dietro a quel muro di folla, quando lo rialzai non la vedi più sul palco e cercavo di capire dove fosse finita. Decisi di spostarmi in modo tale da allontanarmi ancora di più dalla folla, per avere più profondità e cercarla con lo sguardo.

Nel giro di un attimo fu come in un sogno, avvertii un brivido freddo sul collo, mi voltai e la vedi davanti a me che mi osservava, lei allungò una mano e accarezzò il mio corpo e mi strinse abbracciandomi. Il suo sedere si muoveva ballando simultaneo al mio a ritmo di musica, con il suo sesso contro il mio, avvertendo il suo profumo intenso alle narici e lentamente mi sentii pervasa da una eccitazione mai avuta, il mio corpo reagiva indipendentemente dalla mia mente.

La fissavo in silenzio con il batticuore. Eravamo circondati dal mondo ma nessuno si accorgeva di noi. cento persone urlavano, bevevano, cantavano e si baciavano ma era come se noi fossimo da soli. All’improvviso si avvicino tanto che appoggiò le sue labbra alle mie e mi infilò la lingua in bocca, quella lingua con il piercing al centro che sul palco come una serpe sbatteva per me facendola entrare e uscire dalla mia bocca.

Con la testa sulla mia spalla mentre iniziai ad ansimare, con due dita mi tirò su la gonna e le portò sulle mutandine, discostandole e facendo scivolare la mano dentro, fino ad arrivare ai peli della Vulva. E mettendo un braccio dietro la mia schiena mi teneva stretta a lei succhiandomi il collo, mentre il suo respiro si affanna sempre più assieme al mio in un bacio lesbico. Con il dito cercò il clitoride massaggiandolo delicatamente mentre muoveva il suo sesso con sempre più foga contro il mio, e a seguire il dito scivolò tra le mie grandi labbra sulla fessura vulvare, allargandole bene. 

Avvertii l’unghia e il suo dito dentro la vagina e la sua lingua calda e viscosa in bocca e l’eccitazione salirmi sempre più. Continuò a limonarmi e io passiva ad accettare quel bacio e quella lingua infernale e perversa contro la mia. Era la prima volta che mi toccava e baciava una donna e mi piaceva… Ero umida dal su dito che mi esplorava la vagina e mi massaggiava la clitoride. Fu sconvolgente, era la prima volta che una donna mi baciava. E come se fosse una vampira vera, un attimo dopo la sentii mordermi il collo, prima appoggiarsi con i denti come a morsicarmi e poi le sue labbra a succhiare, come se mi avesse morsicato e succhiasse il mio sangue. Fu una sensazione bellissima spalancai gli occhi di colpo fissando ina alto e nel mentre aprii la bocca in un urlo soffocato di piacere, ed ebbi l’orgasmo, forte, intenso e violento. Sentii la mia vagina contrarsi ripetutamente.  E si contraeva sul suo dito.

La sua mano lasciò la mia schiena e si aggrappò al collo. Tesi i muscoli mentre lei affondava le unghie e inarcava la schiena premendo sempre di più il sesso contro di me. Con la mano spingeva il dito sempre più dentro me. I movimenti ritmici dei suoi fianchi pompavano il mio piacere come per succhiarlo dal profondo della mia anima. Istintivamente con desiderio la strinsi a me mentre le nostre lingue duellavano sempre senza fermarsi e il suo dito continuava a scorrere dentro di me, fino a quando dal piacere, gettando la testa all’indietro chiusi gli occhi, lei smise di baciarmi e si mise a leccami il collo sopra al succhiotto.

Subito dopo sfilò il dito umido, tolse la mano dal mio sesso e lo leccò osservandomi negli occhi e senza guardarmi si allontanò tra la folla scomparendo come in un labirinto incantato, risalendo lateralmente sul palco riprendendo a cantare, mentre io attonita e sconvolta più dalla mia reazione partecipazione che dal suo bacio incredula e meravigliata restavo piacevolmente lì tra la musica...

Alla fine di quel concerto spettacolo, mentre il pubblico usciva quell’intrattenitore metal, rivolgendosi ai più adulti e agli spettatori casuali, continuando a parlare con il sottofondo musicale diceva:

“Le nostre vampire ora sono a vostra disposizione sono calde… bollenti…fermatevi dopo il concerto, conoscetele meglio, sono in fiamme! Entrate negli inferi con loro signori.” Esclamava.

In quel momento notai la ragazza mora Belzeba che ancora sul palco con le altre che stranamente mi guardava e sorrideva con le sue labbra evidenti colorate rosso fuoco del rossetto.

“Forza signori… chi vuole può fermarsi, conoscerle, chiacchierare con loro. Scegliete la vostra preferita conoscetela meglio!” Dichiarava urlando, mentre un brivido mi corse sulla schiena. Incitava gli adulti ad appartarsi e forse accoppiarsi con loro.

Notai che anche la rossa, Zora, mi guardava e sorrideva. E lo sguardo e il sorriso di Asmodeo e di quelle ragazze rivolto verso di me, mi turbavano e eccitavano.

 

Quella sera finito il concerto uscii e mi incamminai tra la gente attraversando il luna park a ritroso e a un certo punto mi trovai l’intrattenitore a fianco sorridente. Mi seguiva.

Vedendomelo di fianco d’istinto sorrisi anch’io ingenuamente, quasi che mi aspettassi o desiderassi che qualcuno di loro mi seguisse. Procedette vicino senza che io mi fermassi e continuai a camminare guardando avanti. E mi chiese: “Come mai era al concerto?”

“Così, non sapevo cosa fare…” Ribattei.

È disoccupata signorina?” Pronunciò sorridendo con la sua voce rauca. Mi voltai di lato e lo guardai in volto sempre camminando, senza fermarmi, rispondendo:

“No! Sono una studentessa universitaria.”

“Cerca un lavoro?” Continuò.

“No…no!” Risposi.

“Hai già un lavoro?” Mi chiese sempre sorridendomi con la sua voce bassa seguendomi e dandomi del tu.

“Si!” Ribattei guardandolo e camminando con lui al mio fianco.

“Cosa fa?”

“L’atleta…” Mormorai ridendo.

“L’atleta?” Esclamò meravigliato, aggiungendo:” Che tipo di sport?” 

“Tennis…” Dichiarai dicendole la verità.

“E’ una professionista?” Domandò ancora.

“Quasi! Preparo dei ragazzi e ragazze a delle gare comunali e gli sto facendo un corso per l’estetica da tenere in campo.”

All’improvviso avvicinatosi di più subdolo disse:” Eri tentata prima…?”

“Da cosa?” Chiesi con stupore guardandolo in viso.

“Dalle mie attrazioni, dalle coriste e dal diavolo Asmodeo?” 

“Ma sta scherzando?” Risposi seria e imbarazzata.” Figuriamoci!”

E lui per risposta esclamò:” Vuoi lavorare per me?”

Risi, quelle sua richiesta mi turbava e divertiva che mi seguisse. “Lavorare per lei? ...Ma è matto?  E a fare che?” Replicai continuando a camminare.

“La corista con le altre danzando, cantando e suonando assieme alle mie ragazze o sola se vuoi.”  Ero imbarazzatissima di quella proposta che ribattei:

“Ma lei è matto! ...Scherza! Io sono una ragazza seria.”

“Non scherzo…  e so che sei una ragazza seria, ma io ho visto la luce nei tuoi occhi. “Rispose guardandomi con un sorriso perfido.

Dopo quelle parole mi sentivo a disagio, ma anche turbata dalla proposta che mi faceva quell’uomo, avvertivo una sorta di repulsione verso di lui, ma mi divertiva e attraeva quello che diceva. E invece di mandarlo al diavolo e allontanarlo, domandai provocatoria:” Che luce ha visto nei miei occhi?”

“La luce del desiderio, del peccato e della trasgressione era accesa nei tuoi occhi quando guardavi sul palco e ascoltavi la musica! E anche quando Lilith ti ha baciata.” A quella considerazione arrossii, ma feci finta di niente.

“Mi ha baciata lei, non io e poi perché dovrei diventare corista?” Domandai.

“Lo sai solo tu, è il tuo segreto!” Rispose sempre guardandomi in viso stupendomi, come se avesse capito qualcosa di me che io non conoscevo ancora. Aggiungendo:” Lo sai solo tu perché è il tuo segreto, ogni donna ha un motivo segreto per trasgredire e spogliarsi davanti agli uomini, anche le mie coriste.” Proseguendo:” Si…! Ci vuole un segreto per spogliarsi e non si fa per i soldi, gli spettatori non vengono se le ragazze non hanno il segreto, la luce negli occhi. E chi fa questo lavoro è perché ha una certa luce negli occhi, la stessa che ho visto nei tuoi mentre le guardavi e ascoltavi la musica, il canto e quelle persone attorno a te.” A quelle parole diventai seria e lui sempre camminandomi affianco e guardandomi negli occhi mi domandò:” Come ti chiami?”

Mi voltai e sorrisi di quel corteggiamento così strano, assurdo, avrà avuto trent’anni più di me, ma gli dissi il mio nome: “Aurora!” Esclamai fermandomi.

“Aurora… un bel nome, significa inizio di luce… Io sono Gianni, Jan per gli amici, ma tutti mi chiamano Jan Jan perché sono simpatico, per questo lo ripetono due volte.”  E rise porgendomi la mano in segno di saluto di conoscenza, prendendo la mia e stringendola.

In quel momento tra la gente che mi passava attorno mi chiedevo cosa ci facessi io con quel tipo, certamente un perverso metallaro, ferma per strada a chiacchierare con lui, a lasciarmi corteggiare con proposte assurde e oscene. Eppure mi piaceva ascoltarlo, essere lì a farmi stringere la mano, mi spaventava la sua conoscenza, ma anche mi turbava ed eccitava.

“Noi con il nostro spettacolo qui restiamo fino alla fine della settimana…” Mi informò osservandomi, poi cambiamo città:” Pensaci e vieni a dirmelo se vuoi provare a lavorare per me, con loro, fare parte del nostro gruppo come vocalista, hai una bella voce. Sai dove trovarmi. Oppure chiedi di Jan Jan il banditore, tutti mi conoscono…” D’istinto sorrisi divertita. Era come se mi corteggiasse davvero.

“Ora ciao devo andare, le mie donne mi aspettano.” Esclamò porgendomi la mano.

“Arrivederci” Risposi educatamente e lui ridisse:

“Ciao!” Senza lasciarmela, tenendo la mia tra la sua. Lo osservavo assurdamente, con i suoi capelli spelacchiati ma lunghi, grigi come il pizzetto che aveva sul mento e con l’orecchino ad anello con appesa una croce sul lobo... La sua maglia nera aderente gli evidenziava la pancia. Il pantalone anch’esso nero era tenuto su da una cintura di cuoio borchiata e calzava degli anfibi militari. E vari ciondoli le pendevano dal collo, di croci e teschi, alle dita anelli e sulle braccia tatuaggi. 

Risi ingenuamente farfugliando:” Continuiamo a dirci ciao però non mi lasci la mano. “Dissi.

“Si come due che vogliono rivedersi...!” Ribatté lui.

La lasciò e voltandosi e dandomi le spalle in quella maglia nera con stampato sulla schiena il diavolo che sorrideva si incamminò. Lo guardai allontanarsi. “Ma come si permette?!” Pensai. Ero scioccata della sua richiesta e di avere fatto conoscenza con lui e riflettei su quello che aveva detto, che voleva farmi fare la corista nella sua band. Ma soprattutto ripensai alle sue parole sulla luce che aveva visto nei miei occhi. È spaventata da quel pensiero che dentro di me mi tentava, mi voltai e mi misi a camminare veloce per poi correre e andarmene via, attraversando il luna park fino ad arrivare a casa.

Quella sera tornai a casa sconvolta con il mio segreto ero andata a un concerto metal-gotic da sola senza Carlo ed ero stata baciata dalla cantante, e avevo provato una sensazione meravigliosa, mi pareva davvero che mi avesse morsicato sul collo e succhiato il sangue, invece mi aveva lasciato solo l’ecchimosi di un succhiotto. Quella notte dormii un sonno agitato, sognavo loro e Asmodeo. Mi sveglia sudata ed eccitata.

 

Quel martedì mattino mi preparai come al solito, indossai un vestitino bianco e il giubbottino leggero del giorno prima. Non avevo lezioni di tennis e non avevo voglia di allenarmi, non volevo fare niente, solo camminare, andare al mare tra il profumo dell’estate in arrivo. Ma uscendo di casa e fatti poche decine di metri ebbi la sorpresa di trovare poco lontano dalla casa di mia nonna lui, quell’uomo heavy che la sera prima mi aveva fatto quelle proposte oscene, che poco lontano dalla sua auto decapottabile mi attendeva. Feci finta di non vederlo e turai dritta per la mia strada, ma dopo un attimo era di nuovo affianco a me.

“Ciao!” Disse con la sua voce rauca fumando.

“Ciao!” Risposi fermandomi lievemente turbata che fosse lì.

“Sei pigra al mattino, è mezz’ora che aspetto…” Disse.

“E perché?” Chiesi indifferente.

“Per vederti!” Rispose e sorrise con quella sua espressione da canaglia.

“Come mi ha trovato?”  Domandai curiosa. E lui per risposta pronunciò:

“Vieni andiamo al lunapark dalle altre coriste, ti presento Asmodeo, ho visto che ieri sera lo guardavi e ti piace e mi fece segno la sua auto avviandosi verso lei. Non so nemmeno io perché ma lo segui come un automa per pochi metri.

“Sali!”  Ripeté quando giungemmo all’auto:” Non avere paura che non ti rapisco, ho altri progetti per te!”

 Lo guardai, mi indisponeva e attraeva quel suo modo di fare autoritario nei miei confronti che nemmeno in famiglia avevano mai avuto nei miei confronti.

“Che progetti ha?” Ribattei.

“Vieni, ti presento la coriste e ne parleremo tutti insieme.”

 “Se non mi dice come mi ha trovato non salgo e me ne vado via immediatamente.” Risposi.

Sorrise beffardo e continuò con la sua voce rauca:” Passavo di qui per caso e ho pensato di salutarti.”

“Oh dio no!” Esclamai:” Non mi piace questa risposta, non è vero e non ci credo a queste cose, la solita risposta banale… Come ha trovato il mio indirizzo?” Ripetei risoluta.

“Diamoci del tu!” Ribatté lui. Ma io richiesi decisa:

“Chi ti ha dato il mio indirizzo…?” Rispondendogli con il tu anch’io. E lui subito pronto ribatté:

“Chi era il ragazzo che era con te l’altra sera?” Sorrisi, sembrava quasi che fosse geloso.” Tuo fratello? Tuo cugino?” Disse.

Ma io ripetei ancora:” Come hai trovato il mio indirizzo?”

E lui replicò ancora:” Chi era il ragazzo dell’altra sera?”

“Mio cugino!” Risposi mentendo:” Perché mi guardava lei? Me ne sono accorta sa!” Chiesi.

“Io guardo tutte le belle ragazze!” Rispose sorridendo e io ripetei ancora:

“Come mi hai trovata, come hai avuto il mio indirizzo?”

“Oh è stato facile. Questa mattina presto ho chiesto qua e là se qualcuno conoscesse una bella ragazza bionda che dà lezioni di tennis, perché che aveva perso un ciondolo e volevo ridarglielo… ed eccomi qua! Molti ti conoscono e sanno dove abiti.” 

“Che ciondolo?” Domandai:” Io non ho perso niente…”

“Lo so!” E allungando il braccio mi passò una medaglia con una catenella con raffigurata la testa di un diavolo che sorrideva, dicendomi:” È argento vero, te lo mandano Asmodeo e Lilith.”

 Lo presi in mano dicendo scherzosa e provocatoria:” D’oro costava troppo?”

“No.… noi metal gotic amici del diavolo non abbiamo mai niente d’oro, l’oro è cristiano, noi adoperiamo solo l’argento che è un metallo blasfemo e pagano.”

“Non lo sapevo.” Mormorai osservandolo, era molto bello.

Poi guardandomi mi invitò ancora:” Allora Sali in auto?”

“Perché dovrei salire?” Domandai.

“Andiamo al Luna Park a trovare le coriste, c’è Asmodeo… ti aspettano, vogliono conoscerti.”

Non so nemmeno io perché salii, ero agitata, turbata, contenta del loro interesse per me, ma nello stesso tempo timorosa.  Ma appena partì guidando domandò:” Allora ti sei decisa?”

“Decisa su cosa?” Balbettai.

“Provare a fare la corista.”

“Iooo…!?” Ribattei stupita da quella proposta e sorrisi meravigliata. Ma lui insistette:

” Si cantare con loro sul palco, essere anche tu una vampira di Asmodeo?” Insistette!... 

“Ma se non so nemmeno suonare uno strumento…”

“Oh impari… incominci con il tamburello e a cantare. Il resto viene da solo.” Ero smarrita dal suo sorriso sicuro.

“Ma cosa gli fa credere che io voglia fare la corista?” Domandai.

“La luce che avevi negli occhi quando eri allo spettacolo. Le guardavi, osservavi Asmodeo, ti piaceva e hai anche baciata Lilith. Tu non eri come le altre ragazze, non le osservavi, ma le ammiravi, invidiavi. Puoi provare se vuoi, è un’esperienza fare la corista metal gotic...”

“Anche quello che fanno dopo?” Domandai, alludendo alle parole che diceva per farle appartare con gli spettatori.

“Quello solo se vuoi tu!” Rispose senza negare nulla.

“Quindi mai…!” Replicai io.

“Mai dire mai…” Esclamò lui guidando e sorridendo.

Mi risentii del suo dubbio su di me: “Senta ma per chi mi ha preso? Io sono una ragazza seria, ero al concerto per caso.”

“Due sere di fila? La prima con il tuo ragazzo e ieri da sola? Io ti ho preso per una ragazza a cui piace il mondo metal gotic, la sua musica e i suoi aspetti e noi vogliamo solo fartelo conoscere. Non ho mai pensato che non sei una ragazza non seria, se no non sarei qui!” Ribatte guardandomi, sempre sorridendo guidando.

“Meglio così!” Replicai sorridendo anch’io mentre mi aggiustavo la coda con le mani dietro sulla nuca. 

Tutto sommato mi piaceva essere corteggiata da quella vecchia canaglia e che le coriste ed Asmodeo mi avessero notata e mi aspettassero per conoscermi. Era come un gioco per me, un diversivo dalla vacanza, mi eccitava che mi volesse sul suo palco.

Ma lui rispose:” Io sono il loro manager, ho degli affari e un socio a Fano, se vuoi puoi provare a suonare con loro...” Lo guardai in faccia e continuò:” Sei qui per questo no?... Potremmo andare lì e tu provare, diventare una vampira!” E sorrise.

“E’ meglio se non parliamo di queste cose.” Dissi seria. Poi curiosa e turbata mentre guidava, domandai:” Perché provare a Fano?”

“Perché è meglio per te!” Rispose.

“E perché sarebbe meglio per me?” Domandai come una bambina che gioca.

“Perché qui hai amici, parenti, conoscenti. Fano è a 50 chilometri, nessuno ti conoscerà lì, c’è un mio amico con un gruppo musicale e potrai fare uno spettacolo agghindata come loro. Nessuna ti conosce lì.”  Ripeté.

A quelle parole avvertii un senso di timore ed eccitazione, capivo che era vero quello che diceva e proponeva e mi sentivo trascinata e desideravo farlo.

Arrivammo alla periferia, dove c’era il Luna Park che a quell’ora era chiuso e vuoto, passò davanti all’entrata dove era dipinto quel diavolo che sorrideva e mi seguiva con lo sguardo, e vedendolo mormorai:” Ho una strana sensazione.”

“Che sensazione?” Domandò lui.

“Come di trasformarmi in qualcos’altro…” Risposi turbata.

“Intendi in qualcun’altra.” Mi corresse.

“No in qualcos’altro!” Ribattei.” Io credo… ho la sensazione di trasformarmi in qualcos’altro.” Ripetei turbata:” Non in qualcun’altra.” Precisai.

Si portò con l’auto nel retro del suo tendone “Ma dove andiamo?” Domandai vedendo roulotte e carrozzoni.

“Dalle coriste, te le faccio conoscere… c’è anche Asmodeo…” Disse e rise e stupidamente risi anch’io. Era assurdo quello che facevo, ero una ragazza fidanzata, ma pensavo che non ci fosse niente di male e mi piaceva e volevo farlo. Mi eccitava conoscere quelle ragazze e Asmodeo.

Posteggiò sul retro e mi portò fuori della loro roulotte, dove c’erano le coriste intente a fare colazione.  “Questa è Aurora, la ragazza che ieri sera ha assistito allo spettacolo…” E rivolgendosi a me disse:” I loro nomi li conosci, li hai già sentiti nella presentazione…” 

Ci guardammo a lungo soprattutto con Asmodeo e Lilith che mi aveva baciata quella sera.

Su loro invito mi sedetti e tra sorrisi, la mora Sukia arrivò con un vassoio di pasticcini, dicendo alle altre:” Chi vuole dolci?” Asmodeo si era messo vicino a Zora la rossa che su un ripiano stirava indumenti.  Erano tutte senza trucco come ragazze normale che a casa, in privato vivono spettinate e senza trucco, chi con i capelli tirati su con mollettoni a chignon disordinato, chi con i capelli tirati indietro con l’elastico in una coda, vestite in stile metal, con i loro tatuaggi e piercing, senza parrucche. Anche Asmodeo era senza trucco e bello, mi piaceva e mi sentivo assurdamente attratta da lui.

“Prima gli ospiti!” Disse Lilith mentre si controllava le unghie. 

“Oh scusate!” Rispose Sukia e si portò da me con il vassoio mentre Iacula seduta vicino a me disse:” Non prendere quello alla crema… piace a me.” E rise. 

“Prendo questo allora…” Mormorai allungando il braccio e prendendo un bignè, e poi ognuna si servì. Erano tutte gentili tra di loro e con me soprattutto.

Berlzeba mi si avvicinò dicendo:” Vuoi del caffè?” E sorrideva.

“No preferisco il the …” Risposi vedendo Jacula vicino a me che lo beveva. Me lo portò servendomelo e chiedendomi gentilmente:” Con latte o limone?” E nel mentre mi accarezzava e spostava fili di capelli sul viso, e Asmodeo mi guardava sempre interessato e morboso.

Risposi a Belzeba: “Normale…nero, grazie!” 

Vedendo quell’ambiente tutto diverso da quello serale, ma famigliare, caldo, di amicizia, d’istinto chiesi:” “Ma cosa fate voi qui di preciso?”

“Noi siamo metal gotic, cantiamo, suoniamo?”  Rispose Zora la rossa stirando:” Amiamo la musica black satan …”  E rise guardandomi.

Jacula con i lunghi capelli biondi tirati in una coda, addentando un bignè intervenne dicendo:” A me piace leggere libri o vedere film horror, satanici …” E rise da sola come una bambina che avesse elencato le cose che le piacevano. Quasi vergognandosene e aggiungendo:” Mi piace anche la musica e il canto, ma heavy gotic. “E intanto Asmodeo mi girava intorno pensoso osservandomi maggiormente. 

Intervenne Yra dicendo sfacciatamente:” Nei nostri spettacoli ci mostriamo in costume e senza…  piace molto alla gente l’associazione strip al gotic. Di solito al termine del tour torniamo a Bologna e aspettiamo la primavera successiva per riiniziare con il nostro Asmodeo…” Guardandolo e lui sorrise.

“Noi facciamo parte del gotic metal, del satanismo, ci piace essere alternativi agli altri ed essere diverse seguendo la nostra musica, la nostra aspirazione a modo nostro.” Aggiunse Belzeba.

A quel punto intervenne Asmodeo lodandole e dicendo:

“Le coriste vampire si lasciano guardare e anche toccare. Io penso che siano donne eccezionali, uniche. Nel concerto spettacolo danno tutto se stesse.” E lo guardai mentre lui mi osservava con malizia e desiderio negli occhi continuando:” A volte condividono e rendono felici le persone, in una intimità profonda.” E visto il senso della discussione d’istinto domandai a Lilith:” E non cercano di venire a letto con voi queste persone?”

Rispose Jacula per lei:” Si, sempre… vorrebbero venire a letto con noi, offrono anche euro…” E come indignata e offesa aggiunse:” Ma per chi ci prendono? Prostitute? Noi non siamo questo, non siamo così, siamo adepte di una congregazione e se qualcosa lo facciamo è perché vogliamo noi farlo…” Intervenendo ancora Zora:” Se c’è un ragazzo o uomo che mi piace allora accetto, ci vado assieme e faccio sesso dopo lo spettacolo, ma non per i soldi, perché voglio io e se poi mi fanno un regalino tanto meglio, contenti loro…” E intanto Asmodeo vicino a quel Jan Jan silenzioso guardava e ascoltava quella chiacchierata. 

“Non vado a letto con un uomo per cento euro…” Disse Zora la rossa mentre stirava:” Ci vado solo se voglio io, se piace a me. Poi se ti fanno il regalino, perché rifiutarlo?” 

Subito si introdusse Lilith sorridendo che seduta di fronte a me beveva il the:” Noi abbiamo il nostro pubblico, i nostri fan satanisti come noi che amano la nostra musica, se esterni vengono allo spettacolo per vedere le nostre nudità, eccitarsi e appartarsi con noi, sta a noi scegliere. Non sono come i ragazzi heavy che vengono per guardare lo show e ascoltare la musica, loro purtroppo a volte allungano le mani…specialmente quando suoniamo in queste park e fiere, e ti assicuro che è anche bello oltre che mostrarsi, lasciarsi toccare sai.” Disse ridendo:” … Quando vedi quanto ti desiderano, ti ecciti anche tu…Io in quel momento penso sempre < Voglio darti il mio corpo… e prendermi la tua anima. E mi lascio accarezzare dappertutto.” E rise ancora.

Intervenne ancora Zora stirando e dicendo:” Sembra una sciocchezza ma è così, da un brivido di piacere anche a noi essere desiderate, toccate e accarezzate mentre suoniamo, se no non saremmo qui, non continueremo. Vedi Aurora…” Proseguì:” … mi piace cantare e suonare e mi piace che mi guardano e tocchino e ho l’impressione…” Non finì la frase che esclamò:” …è bello dovresti provare!”

Sorrisi anch’io di quel:” …è bello dovresti provare. “detto con il sorriso assieme a Jacula che intervenne:” È orribile ma vero… è proprio per questo è incantevole, perché è orribile essere desiderate e concedersi e adescare e traviare quelle persone, padri di famiglia seri e morigerati.” E parlando degli uomini aggiunse: Per me se vogliono gustare un pezzo di figa, darle un bacio o una leccata, facciano pure. “Affermò. Quel modo di parlare mi disgustava ma affascinava, erano padrone di sé stesse e sceglievano loro con chi e se andare.

“Ma non avete i ragazzi, i fidanzati, i mariti?”

Rispose Lilith per tutte:” Nella nostra congregazione non esistono queste cose, noi siamo tutte bisex, ci piace fare sesso sia con gli uomini che con le donne e cambiare, e non siamo gelose tra noi. Adoriamo il diavolo e ogni volta che pratichiamo sesso ci concediamo a lui o a chi vuole lui e siamo felici così… godiamo molto di più tra musica canto e sesso … E tu?” Mi chiese rivolgendosi a me:” Cosa cerchi? Cosa vuoi dalla tua vita? Sposarti, fare figli, ingrassare e farti comandare da tuo marito? “

Fu Jan Jan a rispondere per me appoggiando da dietro le mani sulle mie spalle:” Aurora vuole provare il brivido, forse diventare una di noi, ha la luce negli occhi, per questo l’ho portata qui a parlare con voi. Lei pensa che oltre che cantanti siate prostitute...” 

“Ma no! ...Io non ho detto questo!” Borbottai arrossendo con il timore che lo credessero davvero. Sorrisero Fu Zora la rossa a parlare:” Te lo abbiamo detto, nessuno ci impone niente men che meno Jan Jan , se qualcuna si apparta  per  un regalino, lo fa solo perché ne ha voglia e perché  vuole lei….”Aggiungendo ancora:” Tu  che vuoi?... Provare a cantare e ballare con noi?” Domandò…” Prova dai...! È un’esperienza, se non ti piace smetti, se no … continui. Jan Jan non ti mette la catena al piede.” E rise. 

“Io…io… “Borbottai: “Mi piacerebbe solo provare a danzare sul palco come voi… Piacerebbe anche a me fare quello che fate voi, vestirmi come voi, cantare…”

“Anche eccitare gli uomini? O provare ad eccitarli?” Aggiunse.

Come avvolta da un entusiasmo che non avevo mai avuto risposi scelleratamente: “Si!” 

“E allora prova!... Fallo” Mi esortò: “Diventa una di noi, ti accettiamo, cambia look, trasformati, diventa te stessa, diventa quello che desideri…come noi!” E quell’ultima frase mi colpì molto. 

In quel frangente mi sentivo insicura nel mio comportamento, fragile. Provavo attrazione e piacere a stare con loro, ma anche paura a fare come loro rapportandomi con quelle persone e con me stessa, senza sentirmi valutata o giudicata. Non avevo mai avuto una personalità forte, ma piuttosto debole che cambiava idea rapidamente e impulsivamente. 

Asmodeo tra il sorriso di tutti mi prese per mano e mi guardò negli occhi, mi faceva impazzire quando mi osservava, sembrava che mi spogliasse con gli occhi ed io non facevo nulla per distogliermi dalle sue attenzioni anzi… le alimentavo sorridendogli e ricambiando lo sguardo. Il tutto facendolo apparire casuale. Con una scusa banale mi portò e fece entrare nel suo carrozzone che condivideva con Lilith e accese lo stereo con musica metal gotic cantata da loro stessi. Confortata dalla musica mi mostrò dove dormiva, in una specie di letto a una piazza e mezza. Alla parte un drappo nero con un cerchio e la stella a cinque punta rossa. Il numero 666 e la croce rovesciata, oltre che ceri e altri simboli.  Ero tesa ma irrazionalmente attratta da tutto, sapevo che mi stava guardando e perché mi aveva portata lì davanti al suo letto e quello accentuava di più la mia lussuria.  Lui mi scrutava e io non sapevo cosa fare e rimasi immobile, senza dire nulla.

E senza dire una parola, accarezzandomi, mentre la musica suonata e cantata da lui si diffondeva all’interno iniziò a spogliarmi lentamente. Prese a baciarmi ogni parte del corpo che mi scopriva e le sue labbra sembravano di fuoco. Disseminò il pavimento dei miei indumenti… la giacca, la camicetta, la gonna, il reggiseno, le calze e infine per ultimo con un gesto rapido, abbassandosi, un piede alla volta mi tolse le mutandine …

Lo vidi tirarsi su davanti a me con in mano il mio slip che annusava e leccava avidamente, guardandomi, eccitata ero come stordita, tenevo gli occhi semichiusi mentre lui con le sue dita lunghe prese ad accarezzarmi la vulva.

Non ce la facevo più a resistere, provavo fuoco e piacere a sentirle sul mio sesso e la voglia di averlo dentro di me diventò insostenibile.

Si avvicinò di più, dicendo solo:” Ti voglio…” Manipolandomi con le dita. Non feci nulla per fermare la sua mano e non ci volle niente perché sul mio sesso nudo e peloso, iniziasse sfregarmi i peli e la fessura, toccandolo e accarezzandomelo per qualche minuto, sempre osservandomi fissa negli occhi. Mi sentivo attratta, come ipnotizzata da lui, dal suo sguardo magnetico. All’improvviso spinse il dito all’interno penetrandomi e iniziò a masturbarmi, e lasciai che la sua mano continuasse..."

Sentivo pervadermi il corpo in uno stato di eccitabilità tale che contraeva la vagina e il piacere aumentava. I capezzoli si indurirono e la vulva diventò gonfia e palpitante, mentre le pareti vaginali si inumidivano di umori.

Continuò ad accarezzarla passando le dita attorno alle grandi labbra, dando di tanto in tanto dei piccoli colpetti con il polpastrello del dito medio alla clitoride. A un certo punto si avvicinò tanto che sentii la sua eccitazione contro di me, il suo fallo duro sul fianco, ma non feci nulla per allontanarlo anzi l’adrenalina mi andò alle stelle. Lo volevo, lo desideravo.

Chiusi gli occhi. Lui mi prese la mano e mi sdraiò nuda su quel letto, sapevo bene cosa volesse fare e pur essendo fidanzata con Carlo non glielo impedii, lo bramavo anch’io e in quel momento non pensai a lui, non c’era più nei miei pensieri, non esisteva…Come non pensai né al preservativo né ad altro e lasciai che mi prendesse così, nature.

Lo vidi slacciarsi la cintura dei pantaloni, tirare fuori il suo fallo eretto che oscillava davanti a lui e allargandomi le gambe sdraio si mise tra esse, e fu un attimo, mentre lui mi fissava negli occhi, lo avvertii premere con il glande sulla vulva, spingere con forza tra le grandi e piccole labbra vaginali, finché alla pressione si dischiusero ed entrò in me. Mi penetrò e sentii la sua carne calda e dura entrare dentro di me, dandomi fremiti di piacere sfregando le pareti vaginali, cosa che con Carlo non avevo mai provato. Sussultai e d’istinto lo abbracciai. E unimmo le bocche in un lungo bacio infernale, mentre lui iniziava a muoversi dentro di me. Avvertivo la sua lingua a contatto della mia, la sua saliva mischiarsi con la mia e incominciai a godere, godere in un bacio perverso e peccaminoso. Lo sentivo dentro alternare affondi con il glande fino all’utero, a penetrazioni superficiali con solo il glande sulle grandi labbra, muovendo io per reazione a quella lunga asta dentro di me, il bacino dal piacere, avvertendo le pareti vaginale contrarsi piacevolmente fasciando il suo fallo rigido con la mia vagina... E mi lasciai fare di tutto, godendo e gioendo esaltata di lui, del suo fallo e dei suoi baci.

In quella gioia peccaminosa e perversa Il tempo pare essersi fermato.

Avemmo un amplesso così, sul suo letto e al momento dell’orgasmo mi scossi tutta con il corpo, godendo assieme a lui. Improvvisamente lo sfilò iniziando ad eiaculare sul mio ventre. Era incredibile, avevo tradito Carlo il mio fidanzato e ne godevo, non mi dispiaceva.  Quando terminammo ero estasiata, rapita da lui, sentivo di amarlo. Mi vestii e uscii tenuta per mano da lui, con le coriste che mi guardano, sorridevano ma non dicevano nulla, sapevo che ero stata sua.

Al termine di quella mattinata convulsa le salutai e Jan Jan mi riaccompagnò davanti casa, dovevo andare a fare la spesa.

Tornando indietro dichiarò:” Visto!... Nessuna è obbligata se non vuole, non sono prostitute. Piace anche a loro come a te essere metal gotic, suonare, cantare, esibirsi e mostrarsi.”

 Ormai non lo negavo più, era vero, mi piaceva e lo sapevano. Come vedi hai parlato tu stessa con loro e ora sai…” Affermò. Dicendo subito.

“Allora accetti? Vuoi venire a Fano a provare? C’è un mio amico che nel luna park fa concerti spettacoli, dove una band e delle coriste che cantano, danzano e fanno spogliarelli.

Il sabato e la domenica non posso, viene il mio fidanzato.

“ Ohoo! “Esclamò:” Hai anche il fidanzato? Viene qui per vederti le mutandine quando giochi a tennis o per chiavarti?” Disse volgarmente.

“Si forse!” Ribattei io. E risi stupidamente.

“Oh bene …” Replicò:” Perfetto. Vedrai che se ti vedranno sul palco, lo farai diventare duro a tanti. “E rise. Arrivati mi lasciò. Feci la spesa e andai a casa da mia nonna a preparare pranzo insieme.

Mi sentivo folgorata dopo aver fatto sesso con Asmodeo da quel mondo che pensavo non esistesse, era il mondo metal gotic e ne fui affascinata di quella scoperta tra la musica, il loro vestire e il loro erotismo pagano macabro... 

Il pomeriggio di mia iniziativa tornai da loro fuori dalle roulotte a prendere il the e a fumare, chiesi a Lilith:” Che cosa era realmente la musica havey, il metal, il gotic e il satan…”

E lei mi spiegò:

“Con il termine heavy si intende un insieme di sottoculture diverse per look e stili di musica, accomunate, nell'estetica e nella moda, spesso in differenti combinazioni, il più delle volte con abbigliamento, trucco e capelli scuri o colorati, rossi e di altri colori e simbologia tetra.”

“Questo è il vostro modo di vestire?” Domandai. 

“Si!... La moda heavy gotic che è la contrazione di gothic, dall'inglese, gotico, include dettagli come lo smalto nero, rossetto nero, i vestiti neri, collane, ciondoli e anelli argentati borchie, croci, trucco piercing e catene. “Sorrise proseguendo:” Io preferisco abbigliarmi in scena con pizzo, corpetto, reti ton sur ton e trasparenze velate. Il mio stile e i miei accessori sono ispirati alla moda vittoriana.”

“Mi piace la vostra musica…” Dissi.” Canti bene!”

“Potresti cantare nel coro con me, provare. Noi cantiamo e suoniamo la musica tetra di altri gruppi che adoriamo.” Disse ridendo.

Tu staresti molto bene truccata, saresti una perfetta Dark Lady, una fanciulla diafana dai lunghi capelli neri, perché hai gli occhi chiari. il tuo trucco sofisticato deve essere assolutamente spettrale, con merletti, pizzo, lacci e inserti di tessuto. Se vuoi posso farti provare i miei costumi o quelli di Zora che magra quasi quanto te. Ha scarpe meravigliose e originali e tanti altri accessori per far felici le fanciulle delle tenebre. “E rise dicendo seguimi.

Mi portò all’interno della sua roulotte di Zora che condivideva con Belzeba, tirando fuori abiti dicendomi di provarli.   

Mi fece vedere come truccarsi per avere pallore, mettere i canini finti e le lenti a contatto colorate usate per creare i personaggi vampireschi e spaventosi che sono strettamente connessi Gotic con il mondo horror. 

Mi sentivo fortemente attratta da loro, dal loro modo di vivere, di pensare anche satanico, come se ne fossi quasi innamorata. Era come se le mie barriere dell’inibizione cadevano di fronte a loro, alla loro musica e la loro voce. Ammiravo loro che sapevano suonarla, cantarla e interpretarla e le percepivo come migliori di me. Loro avevano quella parte che ricercavo e mancava a me.  Quello significava che i musicisti e le coriste mi attraevano anche dal punto di vista sessuale.  Quando ascoltavo la musica e le loro canzoni, le canticchiavo e ripetevo mentalmente. La musica era il linguaggio più efficace delle parole e strettamente legata all’amore e all’eccitazione. 

“E il satanismo?” Domandai all’improvviso mentre lei rovistava tra gli abiti.

“Il satanismo è un mondo misterioso, occulto dove accanto a chi desidera l’appagamento c’è la carnalità”

“In che senso? “Mormorai.

 “Noi consideriamo il sesso la chiamata del Demonio, come qualcosa di naturale.

I nostri fans o adepti in molti casi giovani, scelgono il nostro un mondo che si rifà al satanismo. 

“A te placebo essere una adepta si satana e diventare come noi?” Mi domandò.

Esitai e lei precisò:” Se vuoi vivere con noi e come noi ti dovrai convertire. Noi ti indottrineremo, ma tu dovrai cambiare modo di pensare e di essere. Sei pronta a questo!?”

“Si “risposi. 

“Allora prepareremo un rito d’iniziazione, ma ricordati quando sarai una di noi non potrai più tornare indietro e se i tuoi cari saranno contrari alla tua nuova scelta e identità dovrai allontanarli, fidanzato compreso.”

“Ma in cosa consiste il rito di iniziazione?” Domandai in apprensione. 

“Riguarderà gli aspetti attraenti e seducenti del tuo corpo e del mondo dell’occulto. Dovrai eseguire un rito di purificazione che sfocerà in atti sessuali.  Da riti magici a vere e proprie messe nere.”

Irrazionalmente mi sentivo attratta da quello che diceva, avvertivo il fascino del proibito e l’eccitazione per l’appagamento di quelle devianze mentali e sessuali. Il culto del diavolo mi attraeva, era Il lato semioscuro di me che non ero mai riuscita a decifrare e lo scoprii parlando con Lilith, i pomeriggi che andai da lei.

 

Quand’ero a casa In alcuni momenti ero tranquilla, fiduciosa e serena, ma dopo un po’, o dopo uno sguardo casuale di qualcuno nei miei confronti o del mio verso altri cambiava il mio stato d’animo. Sapevo di sbagliare. Mi rimproveravo di avere quelle tendenze sataniche, di vendere l’anima e il corpo al diavolo pur di appagare il mio desiderio e stare con loro. A volte non volevo ma era più forte di me, mi lasciavo guidare dall’istinto, dalla passione, dal desiderio, contrari ai miei sentimenti e all’educazione ricevuta di cattolica e di ragazza per bene. 

Cercavo di ragionare, ma le convinzioni erano profonde, ero vittima di quella legge universale poco conosciuta, ma attiva e funzionante in me che si chiama Legge dell’Attrazione. Vivevo con disagio quei momenti e non mi giudicavo. Soffrivo di attacchi di ansia e ne mostravo i sintomi, avevo ‘paura della paura che mi piacessero quelle persone. Certi pensieri fissi che mi passavano nella mente non erano facili da eliminare, né da sostituire con pensieri positivi alternativi. Mi sentivo attratta da quelle persone diverse da me socialmente, moralmente e sessualmente, che mi prendevano in considerazione solo per farmi diventare una satanista, una di loro, spogliarmi, osservarmi e toccarmi e basta, non cercavano altro in me. 

Quel giorno pensavo a quell’invito fattomi da Jan Jan, ero tentata di andare a Fano e provare come le altre ragazze, ma non sarei andata, aspettavo Carlo, pur avendolo tradito con Asmodeo mi mancava, gli volevo bene, volevo parlare con lui, confidarmi, lui mi capiva, mi avrebbe aiutata. Ma dopo vari messaggi e averlo sentito direttamente per mezz’ora allo smartphone, mi informò che quel fine settimana non sarebbe venuto perché doveva prepararsi per l’ultimo esame prima dell’estate che avrebbe dato martedì e sarebbe venuto il week end dopo. Insistetti, fui delusa e dopo i vari bacini, bacetti e bacioni ci salutammo a risentirci il giorno dopo. Certamente se lui fosse venuto le cose avrebbero preso un'altra piega, invece mi rimisi a pensare a Jan Jan e la sua proposta e riflettevo:” Non farò nulla di più che non voglio. Sarebbe solo una esperienza segreta e nessuno saprebbe niente. E chissà che a provare, non mi passa il desiderio…” Ma non fu così. Alla fine decisi di andarci il giorno dopo accompagnata da jan Jan e provare, togliermi la voglia. 

Dissi a nonna che sarei rientrata tardi che andavo con delle amiche a fare una gita. Non gli dissi cosa andavo a fare e lei mi fece le solite raccomandazioni. Quel primo pomeriggio concordato dopo aver telefonato a mia madre come facevo ogni giorno anche più volte e a Carlo, mi incontrai con Jan Jan al posto convenuto. Io avevo un vestito rosa a fiorellini bianchi, molto bello e sexy e un golfino rosso. 

Partimmo e dopo lo scambio di qualche parola, il viaggio fu abbastanza silenzioso, mi chiedevo se facevo bene. Arrivammo che pioveva, mi portò in un bar, dove dopo aver bevuto un liquore per incoraggiarmi andammo, non nascondo che ero agitata. 

Mi portò in un grande luna park, dove vedendoci sotto la pioggia, con l’ombrello arrivò il suo amico a prenderci, ci salutò e ci invitò a entrare nel suo tendone in quel momento chiuso al pubblico.

Ero emozionata come il giorno degli esami. Lui era un uomo grasso, con un po' di barba, penso sudato anche se pareva bagnato dalla pioggia.

“Lei è una atleta…” Gli disse Jan Jan facendo cenno a me:” Gioca a tennis. “Precisò

“Ho tante atlete…” Rispose lui.” Ho preso da poco due rumene, sono felice, gli affari mi vanno bene.”  Percepii che con la sua indifferenza verso me, mi dava la sensazione che mi rifiutasse, che non gli interessassi. Mi sentivo fuori luogo, e non più Aurora la studentessa, ma un poco di buono, volevo fuggire, ma non lo facevo perché mi piaceva l’ambiente, mi sentivo attratta da loro e da quel luogo peccaminoso anche se mi spaventava.  E quella sensazione che provavo inconcepibilmente mi eccitava e angosciava. 

Avevo paura del giudizio di quell’uomo su di me, più del mio su me stessa… Mi piaceva la sensazione che avvertivo di essere sotto osservazione da lui, come su un palcoscenico con altre ragazze e un pubblico che mi guardava. Ero arrivata al punto che non mi basta più immaginare, pensare, volevo andare oltre, provare realmente. Quel pensiero era come una droga, ne ero diventa dipendente, lo desideravo. Mi sentivo obbligata da me stessa a farlo, al chiuso, con la musica e con loro due mi sentivo come se stessi entrando in una gabbia. 

Entrammo dal retro e mi fece salire sul palco a guardarmi e accese le luci e mise la musica. Ero inspiegabilmente turbata ed eccitata da quella prova. 

“Su vai bellezza!!” Disse l’amico di Jan Jan sedendosi su una poltroncina in platea aspettando che io facessi qualcosa. Quel baraccone a differenza di quello di Jan Jan che era più povero, aveva posti a sedere.

Lo guardai stupita ed esclamai:” Non sono preparata.”

 Lo vidi farfugliare qualcosa con Jan Jan seduto vicino a lui e dire:” Non ti sei preparata?”

“No!” Risposi scuotendo la testa e guardandolo che parlava sempre con Jan Jan e lessi sulle sue labbra: “Davvero ottima. Una perla rara…” Abbozzai un sorriso di quella considerazione.

“Te l’avevo detto…!” Rispose Jan Jan sorridendo e guardandomi a sua volta.

“Avanti cara fammi vedere tutto quello che fai!”

“Ma non ho un numero…” Esclamai e Jan Jan mi sollecitò:” Avanti canta qualcosa, segui la musica cara spogliati e muoviti! Poi ti daremo anche costumi da scena…”

“No…no…non serve. Non c’è bisogno di spogliarsi sei bella e desiderabile...l’ho visto!” Disse lui e lo vidi confabulare ancora con Jan Jan... Si alzarono e allontanarono. Poi Jan tornò e uscimmo. Quando fummo in auto con uno stizzo risentito chiesi:” Non mi vuole? Non le piaccio?” Mi sentivo rifiutata e questo non mi era mai successo e aumentava in me la voglia di mostrami. 

“Ti sbagli!” Pronunciò:” Ha detto che vai bene; sei bella. Stasera canterai, danzerai e ti spoglierai sul palco con la sua band, le sue coriste.”

“Davvero?” Esclamai come una stupida con un sorriso di contentezza.

“Si ha detto che vai bene. Stasera prova, poi torniamo indietro.”

Tornati in auto gli domandai:” Perché gli hai detto che sto con te, che sono una tua ragazza?”

“Perché è un professionista e in questo ambiente una ragazza senza un uomo, un protettore è una scintilla spenta.”

“Una scintilla spenta non esiste, non ha senso quello che dici.” Risposi risentita, ma eccitata che mi facesse passare per una delle sue donnine.

“Devi avere una scintilla nello sguardo. Senza non puoi fare e dire quello che vuoi, non puoi cantare e lo show non funzionerebbe…”  Affermò con la voce rauca e alterata fumando. “Ti serve un uomo!”

“Ce l’ho già un uomo! Il mio ragazzo!” Ribattei.

“Lui non va bene in questo ambiente…” E ripeté:” … ti serve la scintilla.”

“Saresti tu la scintilla?” Domandai a quel punto.

“Si!” Ribatté deciso.

“Non voglio nessuno che mi protegga!” Esclamai.

“Vedremo!” Rispose alterato:” Ora andiamo a mangiare qualcosa che alle ventuno dobbiamo essere qui!”

 

Dopo aver cenato partimmo e tornammo al tendone, lo spettacolo era già iniziato da poco e si sentiva il vociare degli uomini, e passando esternamente mi portò nel retro, in un grande carrozzone comunicante con il palco che fungeva da camerino spogliatoio, dove altre coriste che non conoscevo erano già in costume e si alternavano sul palco a danzare e cantare, ognuna attendendo il suo momento di chiamata.

“Ma non è un concerto come quelli che fai tu?” Domandai.

“Quasi!” Rispose:” Questo è più uno spettacolo, uno show, ma serve per disinibirti e introdurti nell’ambiente Qui ti spoglierai sul palco.” Sorpresa, non dissi nulla, non sapevo che fare.

Nel mentre il suo amico venendo verso me disse:” Buonasera piccola!” Si avvicinò davanti e mi alzò la veste:” È in forma?” Chiese, rispondendosi da solo guardandomi le cosce e le mutandine:” Si niente male.

E mi portò in un angolo del carrozzone. Ero assurdamente eccitata da quell’ambiente e quella situazione.” Togli il tuo e metti questo…” E mi passò un vestitino nero con del tulle e pizzi, un bolerino, un paio di stivaletti a stringhe stile ottocento, neri e delle calze autoreggenti di seta trasparente… Mi cambia e rivestii in silenzio aiutata da loro, infilandomelo di sotto e tirandolo su e me lo puntarono con due bottoni alle spalline e tirarono su la cerniera nella schiena. 

All’improvviso dietro una ragazza mi prese i capelli e fece una coda e me la girò sul capo puntandomela con dei fermagli mettendoci sopra una retina a tenere tuto schiacciato e subito mi infilò una parrucca nera, con capelli lunghi e ondulati…” Ecco così sembri un'altra…e stai anche bene con gli occhi chiari. “Disse. Mi passo della crema a schiarire il viso e mi trucco intorno agli occhi di nero e passò del rossetto color prugna sulle labbra.” Ecco adesso sei pronta…”  Pronunciò. E mi fece guardare n uno specchio a muro. Non sembravo nemmeno più io conciata in quel modo, ero meravigliata… e Jan Jan passandomi un bicchiere disse:” Bevi!”

“Che cos’è?” domandai ancora.

“Un liquore, whisky, lo bevono tutte per scaldarsi e disinibirsi.” E vedendolo fare a qualcun’altra lo bevvi anch’io tutto d’un fiato, tossendo ripetutamente.

“Vedrai che ti ci abituerai…” Disse ridendo. Era un liquore molto forte.

“Mi devo spogliare?” Domandai agitata a Jan Jan. Ma lui per risposta disse:” Per ora levati le mutandine dai.” Pensai che avrei dovuto fami vedere solo sotto e nient’altro, e ubbidii, alzai il vestito, presi le mutandine di seta bianca dai bordi dell’elastico tirandole giù sulle cosce, e poi alle ginocchia, mentre ripetevo dentro di me:” Non mi faranno spogliare?”  Sapevo che sarei entrata vestita com’ero e probabilmente avrei tirato su solo la gonna. 

E mentre toglievo le mutandine dalle caviglie, alzai lo sguardo e vidi che Jan Jan mi guardava. In quel momento sentii la voce del suo amico gridare a una ragazza che rientrava nuda sbattendo in una sedia l’asciugamano che aveva appena usato per asciugarsi il sudore:” Ah ecco la nostra testarda!” E lei irata rispondere:

“Non ce la faccio più!” 

Mentre una sua collega con in piede su una sedia, si spalmava il seno e il corpo di crema.

“Fai il tuo numero o no?” Chiese l’amico di Jan arrabbiato...

“No! Non lo faccio!” Rispose lei asciugandosi le ascelle dal sudore.

“Cosa non fai? “Gli urlò! 

“No non lo faccio il numero!” Ripeté lei:” Non mi va stasera di cantare, ballare e sentire i loro occhi sulla mia figa… di quei vecchi pervertiti!”

Io ascoltavo tutto in silenzio guardandoli.

“Non sono vecchi porci, sono clienti!” Urlò l’amico di Jan sedendosi sul divanetto tra due ragazze mezze nude.

“Per me possono fottersi!” Ribatté la ragazza.

“Devi solo cantare e danzare e gliela devi mettere solo sotto il muso e non fartela leccare se non vuoi!” Esclamò lui.

“No! ...No!”” Ribatté lei.

“Ora sei diventata una educanda?” Aggiunse spazientito.

“No…non sono una educanda, ma non voglio che un altro ci metta le dita, la bocca e la lecchi. E basta!” Affermò.

“Ci andrai!!” Ripeté arrabbiato e autoritario lui mettendosi a parlare con una altra ragazza.

Restai sorpresa a quella scena, non mi piacque.

In quel momento si senti dire:” La nuova sul palco!” Toccava a me, un brivido mi percosse il corpo, un misto di eccitazione e paura, per la prima volta mi resi conto di quello che stavo facendo, violenza a me stessa al mio modo di essere e di pensare e non volevo, volevo tornare indietro e mi bloccai. Il cuore mi batteva fortissimo e l’aria mi mancava. Balbettai girata verso Jan:” No.… no…” Ma lui mi prese per il braccio dicendomi:” Oramai non ti puoi più tirare indietro…” E vedendo la mia paura, il mio ripensamento tardivo mi spinse avanti verso le tende che portavano sul palco dicendo:” Su tesoro vai!”

Chiusi gli occhi mentre sentivo la sua mano sul mio braccio che stringeva e mi spingeva a camminare verso dove non volevo andare, ero terrorizzata. Si sentivano le urla e le incitazioni del pubblico oltre che una musica ripetitiva e dolce di dance dark tra 

Esitavo ad andare avanti ero agitata davanti alle tende che dividevano il retro dal palco, non riuscivo a muovermi, si che ero vestita come loro, ma senza mutandine. A un certo punto si avvicinò l’amico di Jan, mi prese le guance tra le dita stringendole e mi diede un bacio prima sulla guancia e poi sulle labbra sussurrandomi:” È troppo tardi bella per tornare indietro, oramai hai scelto, lo farai! Il pubblico ti aspetta. Sei nervosa?” Mi domandò.

“Si…sì… un po'! Risposi con una smorfia timorosa:” Non vorrei…non voglio…” Borbottai.

Lui fece un ghigno dicendo:” È sempre così la prima volta, poi vedrai che ti ci abituerai, ti piacerà cantare e mostrarti, suonare ed esibirti vedrai, lo farai con passione. Stai tranquilla. Sarai fantastica. Sei una ragazza straordinaria, capito?”

Mossi il capo come un automa a dire sì e si allontanò, sussurrandomi subito Jan Jan :” Sei la migliore di tutte. Sei la migliore! Ricorda! Nessuna e migliore di te e a tutti quegli uomini li farai impazzire.”

“Si ma che faccio? Io non so fare niente…” Mormorai scontenta e angosciata.

“Tu non devi fare niente, fatti guidare dalle coriste, fai come loro, canta e segui la musica e soprattutto l’istinto e il desiderio del tuo corpo. Muoviti come loro. Danza, toccati, accarezzati i capezzoli e il sesso.” Aggiungendo:” Su! Ora vai sul palco tesoro…” Spingendomi in avanti con la mano sulla schiena e dandomi una pacca nel sedere. Guardandomi entrare.

Tremavo, passai tra le tende divisorie spostandole con la mano e avvertendo il tessuto morbido sul viso. Sentivo il vociare sempre più forte di quella gente che al suono della musica osservava. Il cuore mi batteva fortissimo, ero rigida, sudavo dalla tensione, finché aprendo l’ultimo velo della tenda feci altri due passi e fui sul palco tra la musica, le coriste che cantavano. E subito fui colpita da un fascio di luce intenso. Chiusi gli occhi e li riaprii eccitata. Si ero eccitata.

Dal palco la prospettiva era tutta diversa, gli spettatori mi guardavano, fischiavano, gridavano verso me. Loro si confondevano con il buio della platea e io mi evidenziavo alla luce del palco assieme alle altre ragazze.

Vidi di lato Jan Jan con il microfono e lo sentii dire:” Eccola sta arrivando! Arriva sul palco!” Mentre le altre ragazze ballando e cantando in coro si disponevano attorno a lei.

” Vi guarderà! Guarderà tutti. Bellaaa!!” Esclamò gridando.

Le coriste roteando su sé stesse e girandomi attorno si misero a danzare. Mi fissavano negli occhi, vedevano in me una giovane ragazza che presto sarebbe diventata come loro.

Io chiusi gli occhi, mi vergognavo di me stessa ma mi piaceva quella situazione, sentivo che perdevo il controllo di me e avevo degli impulsi a fare, a esagerare e lo stordimento in quel vociare, mi facevano girare la testa. Una corista iniziò a toccarmi e io come invasata provando calore in me la lasciai fare.

vedere tutti quegli occhi esaltati e quelle facce congeste ed elettrizzate nel semibuio della platea, con le braccia tese verso me che mi incitavano e cercavano di toccami, ebbi un tuffo al cuore, mi sentii infervorata e accaldata forse per il liquore o cosa altro c’era dentro e portai le mani in alto e mi tirai su la chioma come vedevo fare a loro. A quel gesto le coriste cantando e danzando iniziarono a toccarmi, ad accarezzarmi il viso e le braccia nude, avvertendo in me un turbamento lussurioso, mi sentivo come invasata. Una ragazza da dietro mi tirò giù le spalline del vestito sulle braccia e aiutata da me eccitata, giù la cerniera sulla schiena abbassando l’abito e scoprendomi il seno già senza reggiseno, tra urla di approvazione, sorrisi e grida di tripudio che coprivano la musica macabra. A quella esultanza avvertii un calore immenso dentro me, soprattutto alla pelvi ed ero eccitata, mi sentivo umida tra le cosce, come non mi era mai capitato prima in modo così spontaneo e autonomo da masturbarmi.

“Faccela vedere!” Urlavano. Aiutata da loro feci scivolare e scendere il vestito sul mio corpo, sui fianchi, tra grida e baci inviati, sino ad abbassarlo ancora e scoprire la mia figa che a differenza della loro era pelosa. E in un attimo aiutata dalle ragazze lasciando cadere ai piedi il vestito, fui nuda, solo con le autoreggenti nere che mi rendevano più sexy e desiderabile dall’essere nuda. Mentre le ragazze mi accarezzavano e danzavano attorno. 

“Eccolaaa!!” Gridò Jan al microfono:” La nuova vampira…” segnandomi con il braccio e l’indice quando fui nuda. 

Parevano impazziti, molti si alzarono e vennero davanti sotto il palco a braccia tese sembravano che si impennassero con il busto e la testa per toccarmi.

Mi sentivo come stuprata dalla violenza dei loro sguardi sul mio corpo nudo, e dalle loro facce vogliose e irrazionalmente mi piaceva. Avevo i capezzoli turgidi e dritti e dentro la vagina provavo calore simile al fuoco e palpitazione sottoforma di contrazioni.

A un certo punto sospinta dietro da qualche ragazza feci due passi in avanti e fui sul bordo del palco, dove le loro mani arrivavano a toccarmi.

“ Bollenteee!!” Gridò Jan Jan al microfono:” Incredibileee!!” Mentre qualcuno mi toccava le scarpe, i piedi, le gambe su fino alle ginocchia, cercando inutilmente di arrivare ad accarezzare le cosce, il sedere e i peli del sesso. Tra urla, grida, la musica e quello che avevo bevuto ero stordita, non capivo più nulla, so solo che ero sudata, eccitata e umida sulla vulva, con i capezzoli sempre più sporti in fuori. 

In quella condizione i passi di danza mi vennero talmente naturali da inventarmeli.

Ero agitata, accalorata, il cuore mi batteva all’invero simile, dandomi l’espressione sul viso di stordimento e piacere. Chiusi ancora gli occhi in una forma di estasi, di allontanamento dalla razionalità, per separare la mente dal mio corpo e iniziai a muovermi anch’io come loro, a danzare e cantare a modo mio, toccandomi e accarezzandomi, facendo vergognosamente scivolare le dita tra i miei peli del sesso, mostrandolo al pubblico insieme al seno e i capezzoli. Continuai a danzare al suono di quella musica dark gotic e a toccarmi il viso, i capelli e ancora il seno e la figa mentre tutti mi incitavano, acclamavano e desideravano tra musica e immagini proiettate di lapidi, luna piena e lupi proiettate sulle pareti del tendone. Ed era bellissimo e ogni volta che sentivo sfiorarmi le scarpe era come sentire una scossa di corrente elettrica piacevole che dai piedi mi arrivava alla vagina e da questa al cervello. Godevo di quello stato e quella condizione. E lui continuò:

“Eccola!... Che pelle! Pallida e vellutata…. Che curve…Le fossette di Venere dietro…guardatele!” E mentre le altre coriste ballavano, chiusi gli occhi e chinandomi a toccare le mani delle loro braccia tese a sentire le dita mi sentii una rock star.

” Avvicinati! Scendi! Vieni qui tra noi!”  Gridavano coperti dalla musica, mentre sospinta da una corista a un cenno di Jan Jan feci ancora un passo in avanti estasiata scendendo il primo gradino della scaletta del palco che portava nello scuro della platea. Gli altri quattro vennero di conseguenza e fui scelleratamente tra loro.

 

Jan Jan mi aveva ingannata dicendomi che quello sarebbe stato un concerto e invece era uno spettacolo di strip tese musicale. Ma quello fu niente in confronto a quello che mi fece fare dopo quel farabutto. 

“Venite!” Urlo lui al pubblico:” Venite! È una novizia, oggi è il suo battesimo musicale…fatevi avanti non si ripeterà più così! State assistendo a qualcosa di unico, esclusivo a una iniziazione.”

Intorno a me, si era formato un capannello di uomini di tutte le età, soprattutto dai quaranta ai sessant’anni che battevano le mani e mi toccavano lascivamente il corpo e qualcuno eccitato mostrava delle banconote da cinquanta euro. Ed era eccitante anche quello, essere desiderate tanto da pagare pur di avermi. Jan Jan godeva dell’ammirazione e dello sbalordimento di quegli spettatori che avevano occhi solo per me.  E assurdamente mi piaceva essere al centro della loro attenzione, libidine e lascività.

“Mi sentii toccata dappertutto sul seno, nel sedere e sulla figa, e fui sollevata di peso da quegli uomini, accarezzata da decine di mani sul mio corpo, con gente in quella confusione, che si chinava e mi baciava il sesso e il sedere e altre in piedi il seno e le braccia, anche alcune ragazze che mi sorridevano. Ero in uno stato di euforia sessuale, di esaltazione, vergogna e desiderio. 

Era inconcepibile, godevo di quella situazione, di quelle persone che lascivamente mi accarezzavano. Un anziano si avvicinò e tra gli altri mi baciò il seno e inginocchiandosi davanti a me baciò la figa, leccandomela. Sentivo la sua lingua senile e bavosa, calda e viscida come quella di un cane correre sui miei peli e le labbra vaginali e lo lasciavo fare, mentre altri dietro di me accarezzavano e baciavano sui glutei e il seno. Erano tutti attorno a me. A un certo punto vidi Jan Jan che sceso prendendomi per un braccio, facendosi strada a fatica tra il pubblico mi portò dietro a una tenda laterale, dicendo:” Sei stata bravissima. Ora la seconda parte. Vieni!” 

E uscendo dal tendone mi portò sul carrozzone.

“Siedi qui!” Disse facendomi accomodare su un divanetto a branda. Ero sudata, eccitata all’inverosimile, non capivo più niente, la musica e le grida fuori erano forti. Mi guardava con occhi eccitati, vidi che fece entrare un uomo sulla cinquantina che si slaccio la cintura dei pantaloni e si avvicinò a me mentre lui mi sdraiava e allargava le gambe. 

“Questo no! Questo no!” Mormorai capendo le loro intenzioni.

“Invece si, lo vuoi anche tu adesso, fa parte del fine spettacolo e tu fai parte di noi, della nostra congrega e devi adeguarti a noi…” Dichiarò battendomi la mano sulla figa:” È bella calda e pronta…!”  Esclamò e rise. 

L’uomo, lo tirò fuori eretto e a vederlo mi spaventai, mi mossi cercai di alzarmi, ma jan Jan mi fermò con la mano sulla spalla:” Stai tranquilla mettono il preservativo.” E mentre Jan era vicino a me l’uomo venne avanti, diede dei soldi a lui, mise il preservativo e si sdraio sopra me a gambe larghe, penetrandomi sotto il loro sguardo e iniziando a muoversi.

Nel sentirmi penetrare, nell’avvertirlo entrare in me così diverso di quello di Carlo il mio fidanzato, sussultai, ero fortemente eccitata e non mi importava chi fosse a possedermi in quell’istante e se pagava per farlo. In quel momento lo volevo, volevo solo essere posseduta e al suo muoversi dentro di me, al baciarmi la mammella e leccarmi il capezzolo inizia a godere, a stringerlo d’istinto a me, lasciandomi baciare il seno e il collo dalla sua bocca viscida. Iniziai ad ansimare, il respiro si fece intenso e breve, mentre Jan Jan mi guardava trionfale con il suo ghigno dall’espressione congesta.

Nuda, sudata e vogliosa mi concedevo a quello spettatore maturo, uno sconosciuto che pagava per avere il mio corpo, per possedermi carnalmente, sotto lo sguardo perfido di Jan Jan, del suo amico e di alcune sue ragazze coriste che poco lontano da me su altre brande a divano facevano lo stesso vendendosi ad altri spettatori adulti. Non so quanti minuti durò quel rapporto, nel piacere lo sentii irrigidirsi tutto dentro di me, spingere in vagina, dare colpi più forti e poi fermarsi ansimando, inarcandosi ed eiaculando il suo seme dentro di me, contro il mio utero, diviso dal suo glande e dal suo sperma solo da un velo di lattice che lo tratteneva dentro il profilattico. Era piacevole e terrificante prostituirsi e sentire attraverso il lattice il caldo del suo seme eiaculato contro il mio utero. Mi invadeva il corpo di fremiti, di gioia e terrore. Per poi una volta eiaculato, tirarlo fuori ancora eretto fasciato nel lattice trasparente del preservativo, che nella parte anteriore pendeva in avanti pieno del seme di quell’uomo sconosciuto, dandomi ancora un brivido nel sapere che quello sperma che vedevo pendere era stato dentro me, contro al mio utero. Si mise davanti a me e lo vidi in volto sorridente, era impressionante osservare quel fallo eretto con il lattice trasparente umido e lucido dal piacere dei miei umori vaginali, ancora oscillante come se desse gli ultimi colpi ondeggianti prima di cessare l’erezione e riposarsi.  

Mi guardava sdraiata. Era soddisfatto mentre io a gambe larghe cercavo di chiuderle per la vergogna e non mostrare il mio sesso aperto dal rapporto sessuale a lui. Mi vergognavo, ma non feci in tempo a serrare le gambe che si mise in mezzo alle cosce la mano di Jan Jan, dicendo:” Aspetta non hai finito, c’è un altro cliente…” E davanti a me apparve un uomo magro, alto che con i pantaloni abbassati, stava terminando di mettere il preservativo.

Mormorai solo:” Noo!”  Ma non ebbi la forza di reagire, di oppormi, guardai Jan Jan che mi sorrideva e vidi quel tipo mettersi su di me tra le mie cosce aperte, sentendomi ancora penetrata e posseduta da uno sconosciuto, con un fare e un ritmo diverso dal precedente ma piacevole anch’esso. Ero incredula da quello che stavo facendo e impressionata da quello che avveniva. Mi resi conto che mi stavo prostituendo per lui… e provavo una sorta di eccitazione nel pensarlo e nel farlo, nel sapermi venduta da lui. 

Nel rapporto sessuale provavo una sorta di piacere non solo fisico, o meglio si carnale, ma diverso dal solito, ma soprattutto cerebrale che era quello che mi soddisfaceva a sentirmi considerata solo un oggetto di piacere da possedere.

Avvertivo l’asta lunga di quel cliente dentro me, era diversa da quella di Carlo il mio fidanzato, mi dava più piacere quell’uomo, sapeva muoversi, accarezzarmi nei punti giusti. Lo sentivo arrivare con il glande e battere sull’utero e ne godevo perversamente… ne godevo. Era terribile, godevo di quella condizione di sottomissione, di inferiorità a un uomo sconosciuto, all’uso e proprietà del mio corpo da parte di lui e altri a pagamento. Era un piacere masochista, fisico e mentale ad essere considerata e trattata alla stregua di una puttana vera, che si paga per possedere. Io che ero stata cresciuta ed educata nei valori e nel rispetto del proprio corpo e della persona e che all’università mi battevo per i diritti delle donne, sulla parità e la sopraffazione e sfruttamento sessuale da parte degli uomini; ora accettavo tutto quello, cosa impensabile fino a pochi giorni prima, e ora lo subivo su me stessa, senza reagire, provandone piacere.

Poco lontano da me, quando voltavo il capo vedevo e sentivo un'altra ragazza corista che stava avendo un rapporto sessuale con un altro spettatore…capii che quello che mi avevano detto giorni prima le coriste di Jan Jan davanti alla loro roulotte non era vero, era probabilmente concordato con lui… e al termine dello spettacolo si prostituivano anche loro come adesso lui stava facendo fare a me.

Quando l’uomo finì, sorridendo si tirò su e Jan esclamò:” Brava tesoro, sei un portento, ce ne ancora uno, l’ultimo e hai finito…” E come in trance restai ferma sdraiata a gambe larghe a guardare il soffitto curvo del carrozzone, sotto il suo guardo viscido e libidinoso, attendendo a cosce divaricate come una prostituta vera il terzo uomo che sorridendo si stava preparando.

Ebbi un rapporto sessuale anche con lui. Finito si alzò e staccò da me e anche lui come i due precedenti con il pene ancora eretto e il preservativo pendente davanti pieno di sperma si allontanò. 

Avevo finito, ero stata consecutivamente di tre uomini, che avevano pagato Jan Jan per possedermi. Al termine mi lanciò una asciugamani dicendomi:” Asciugati la figa e vestiti con i tuoi abiti…”

Mi alzai incredula, disfatta, come un automa mi asciugai la vulva sudata e bagnata dal piacere. Non parlavo, non pensavo, non volevo pensare e condannarmi. Lui mi guardava in silenzio. Tolsi la parrucca e la retina e sbattei i capelli per scompigliarli e aumentarli di volume e metterli a posto. Non trovai più le mutandine che prima di uscire sul palco avevo lasciato sul divano. Aiutata da lui misi il vestitino che avevo lasciato su una sedia, ma senza mutandine sotto, non le trovai più e poi il golfino rosso. Presi la mia borsa e quando scesi dal carrozzone vidi Jan parlare con il suo amico:

” Sei stata fantastica, ci hai fatto guadagnare dei bei soldini…” Disse sorridendo e il suo amico allungando il braccio affermò:” Questi sono per te! E mi passò centocinquanta euro…” Aggiungendo:” … se vuoi puoi guadagnare di più! Piaci al pubblico!” 

Ci accompagnò alla macchina di Jan e partimmo. Ero assurdamente eccitata, sconvolta e stravolta da quello che era successo e che avevo fatto.

 

Il viaggio fu silenzioso, lui parlava elogiandomi:” Vedrai che ti troverai bene con noi nella nostra congrega, tra musica e canzoni e ogni tanto fare qualche marchetta… Ma dovrai diventare una seguace, fedele, essere affiliata…” Io non rispondevo, ero attonita e lui sorrideva. Mormorai solo:” Non dire nulla a nessuno di quello che ho fatto.” Lui sorrise e annuì con la testa.

Giunti nei pressi di casa mia, deviò in una zona di periferia vicino alla campagna e si fermò. “Perché ci fermiamo qui?” Domandai.

” Ti voglio chiavare anch’io…” Rispose brutalmente.

“Cosaa?” Replicai sorpresa.

“Si ti voglio chiavare anch’io come quegli uomini, ma senza pagare.”

“Ma tu sei pazzo!” Esclamai.

“Si, se non mi fai chiavare domani mattina lo dico a tutti, a tua nonna, alle sue amiche e alle mamme dei ragazzini a cui dai lezioni di tennis. Ti sputtano per tutto il paese.” Restai in silenzio e lo guardai e lui guardò me.

“Mi fai schifo solo a vederti. Sei un porco!” Esclamai piena di rabbia per la sua proposta.

“Ti voglio! Mi piaci! Ti desiderò!” Replicò.

“Mi fa schifo la tua faccia il tuo alito… solo ad averla davanti non la sopporto, mi dà il disgusto.” Dichiarai. Ma alle mie offese, non si scompose, ma calmo mi rispose:

“Oh se è solo per questo ti giri e ti chiavo da dietro, così non mi vedi in faccia e se vuoi puoi pensare che sia il tuo fidanzato a chiavarti.”

“Porco! Maiale! Bastardo!... Mi ricatti?!” Esclamai.

“Si!” Rispose lui:” Mettiti in ginocchio sul sedile che ti chiavo da dietro, facciamo presto ci vuole più a dire che a fare, e anche se sono senza preservativo non ti vengo dentro, non vengo quasi più io, non ho più sperma solo qualche goccia e se voglio venire devo masturbarmi. Non sai che i vecchi come ci chiami tu, non eiaculano quasi più dopo una certa età.”

“E allora perché lo vuoi fare?” Domandai.

“Be il piacere dello sfregamento è cerebrale, solo il pensiero di avertelo infilato dentro la figa mi appaga… come quegli uomini che ti hanno pagato d’altronde. Dai girati.” Ripetè.

A malincuore lo feci.  Aprì la portiera e scesi, lui fece il giro dell’auto e venne dietro me:” Dai! Inginocchiati sul sedile…” Disse. 

Nel frattempo iniziò a scendere una leggera pioggerellina che bagnava i vetri del parabrezza, e nel semi buio illuminato solo dai lampioni sulla strada, a guardare controluce si vedevano le goccioline luccicanti cadere.  

Era tutto eccitante e deprimente allo stesso tempo. 

Lo sentii spingermi dietro per farmi rientrare a carponi sul sedile del passeggero, ero eccitata mio malgrado e il cuore incominciò ancora a battermi più forte di quando ero con quegli uomini al luna park. Lui era un viscido.

Ero rassegnata ad accontentarlo, in preda a uno strano turbamento fatto di disgusto, stordimento, vergogna ed eccitamento. 

Risalii in ginocchio sul sedile del passeggero, con il culo rivolto in fuori verso lui dando il sedere esternamente; sprofondando le ginocchia sopra il tessuto dei coprisedili, Appoggiai le mani sul bordo laterale del sedile del passeggero davanti a quello vuoto del guidatore, assestandomi bene con le ginocchia; mentre in quella posizione a carponi, i capelli disordinati mi cadevano sui lati e davanti al volto nascondendomi. 

“Vieni un po' più indietro con il sedere!” Disse con voce autoritaria e mi spostai di poco sulle ginocchia, sprofondando ancora nel sedile. 

“Così va bene sei ad altezza giusta!” Sentii dire dalla sua voce rauca. 

Lo vidi con la coda dell'occhio slacciarsi la cintura dei pantaloni e sentii prendermi le gambe per le caviglie e dire: “Divarica un po' di più le ginocchia e vieni ancora un po' indietro!”  Non so perché lo feci ma ubbidii.

“Ecco così, brava!!” Esclamo lui. 

Mi sentivo stordita come un oggetto nelle sue mani. Sentii ancora la sua voce dire:” Bene la posizione e giusta e il culo completamente esposto.” 

Immaginai lui che era pronto dietro me e anch'io psicologicamente lo ero a riceverlo.

Avvertii le sue mani sulle cosce, prendere il margine inferiore del vestitino e con grazia e garbo sollevarlo delicatamente e tirarlo su fino sulla schiena, scoprendomi completamente il sedere, rivoltando il tessuto sulla zona lombare mormorando:” Bellissimo… hai un culo meraviglioso.”  E subito dopo avvertii le sue mani accarezzarmi il sedere. A quel tatto provai brividi e fremiti lungo la schiena a immaginare che lui dietro mi osservava e toccava il culo nudo…  con il solco intergluteo e il sesso poco sotto ancora caldo e dilatato dai rapporti avuti precedentemente. Ero umiliata ed eccitata da quello che mi stava succedendo e per accadere. Non lo volevo, ma mi piaceva, lo desideravo. 

“Bello! Meraviglioso, nudo e pallido!”  Mormorò la sua voce rauca ed emozionata accarezzandolo con la mano ruvida e senile con dita grosse e rozze.  Al ribrezzo momentaneo di essere toccata da lui, seguì subito una fase di eccitazione e un forte senso di calore al sesso e mi piaceva sentirmi sfiorare la pelle delle natiche. In quel momento ero eccitata lo ammetto, avvertivo brividi e fremiti di turbamento sulla pelle.

C'era silenzio, si avvertiva solo quella pioggerellina di prima estate cadere sulla carrozzeria dell’auto.

“Belle! Belle e sode!” Esclamò ancora tossendo e sputando di lato il catarro. 

Subito dopo avvertii la sua mano accarezzarmi la vulva da dietro:

“E' ancora bagnata dalle chiavate che hai fatto!” Esclamò volgarmente la voce roca di quell’essere disgustoso, facendomi provare vergogna. “Ce l’hai già lubrificata!” aggiunse.

Sentii quelle grosse dita toccarmi sulla vulva, i peli e la fessura e infilare dentro un dito eccitandomi di più. Ero piacevolmente confusa da quella eccitazione sconosciuta e come con quegli uomini che mi avevano posseduta a pagamento lasciavo fare. Mi accarezzava i glutei in modo circolare e gradevole per poi scendere nuovamente sul sesso e sfregarlo verticalmente a dita unite eccitandomi moltissimo da farmi contrarre la vagina e muovere il sedere in uno spasmo per reazione al piacere che provavo. Avvertivo le grandi labbra iniziarsi a contrarsi per l'eccitazione. 

Attendevo con ansia, timore ed eccitazione che arrivasse la penetrazione. D’istinto mi guardai attorno, e fuori dall’auto c’era solo il buio e la pioggia.

A un certo punto sentii qualcosa di duro appoggiarsi contro la fessura della vulva, tra le grandi labbra ancora eccitate e congeste dagli spasmi e premere, era il suo glande che spingeva per aprirle ed entrare nella vagina. Avvertii una strana sensazione, sentii le grandi e piccole labbra cedere, dischiudersi sotto quella spinta senile ma vigorosa e lasciare entrare lentamente quell'asta di carme dura e vecchia, senza nessuna protezione tutta dentro me. Mi fece sussultare e inarcarmi con le reni e la testa verso il tettuccio dell’auto toccandolo con il capo e in quel movimento gettare indietro d’istinto i capelli, come se fossi una cavalla da domare, che si impenna e si rizza sulle zampe posteriori. 

Sembrava che non finisse mai di entrare … “Ohhhh!” Esclamai avvertendolo penetrare sempre più, fino ad arrivare all’utero toccandolo, appoggiarsi ad esso e sentirlo spingerlo lentamente in alto. Avvertii una sensazione piacevole di brivido e di scossa nella pelvi ad avere la cappella di quel Jan Jan adesa alla cervice del mio giovane utero. Una sensazione mai provata prima né con il mio fidanzato Carlo, né tantomeno con quegli uomini che pagavano per possedermi. Forse solo con Asmodeo l’avevo provata.

Spingendomi la mano sulla schiena mi fece rimettere giù, nuovamente a carponi, come una cavalla oramai domata.

“Aaahhhhh!!” Gemetti ancora incredula di quello che lasciavo fare a quell’uomo.... Mi aveva penetrata completamente appoggiando subito dopo le sue grosse mani sui miei fianchi a marcare il suo possesso sessuale su di me.

“Sentivo la vagina colma della sua carne viva, dura e calda sfregare le pareti e spingere con il glande sull’utero, avvertendo una sensazione di pienezza vaginale mai provata prima. Era una cosa sconvolgente, elettrizzante ma anche meravigliosa.

Non potevo credere che fossi giunta a tanto…  prima lasciarmi spogliare nuda su quel palco, poi fare sesso a pagamento con quegli uomini e ora con lui, quel vecchio. E al suo movimento avanti e indietro iniziai a gemere e godere, sobbalzando con il sedere alla spinta di quell’asta di carne voluminosa che mi riempiva la vagina. 

Ogni tanto si fermava volutamente in fondo a toccarmi l’utero con la cappella facendomelo sentire duro pulsare contro, ancora virile, fasciato dalle contrazioni delle pareti vaginali, che per reazione secernevano umori di piacere inumidendosi sempre più, inarcandomi per reazione ancora sul sedile con il viso in alto verso il tettuccio dell’auto da sembrare una lupa che ululava. 

Avvertivo una sua mano sulla schiena, sotto il vestito correre lungo la colonna vertebrale dai lombi su in alto al collo, per poi girare a destra e passare davanti e infilarsi dentro la scollatura fino al seno, a far uscire le mammelle dal vestito, lasciandole libere e traballanti fuori, sempre continuando a possedermi, con il seno libero nel vuoto o stretto dalle sue grosse mani.

“Dioooooo!!!! Che vergogna!!” Pensai sentendomi le mammelle e i capezzoli compressi dalle sue dita. Ma provavo anche una sensazione piacevole. Godevo! … Godevo silenziosamente con vergogna e umiliazione ma godevo… solo al sentire la sua carne dura e senile dentro di me muoversi, e in quel momento non mi interessava niente, nemmeno più chi fosse a possedermi. Su quel sedile e in quella posizione mi sentivo sospinta avanti e indietro alle sue spinte sessuali poderose.

Avvertivo le sue grosse mani accarezzarmi il margine esterno delle cosce e salire su, arrivare ai fianchi e fermarsi e stringerli, incominciando a dondolarmi avanti e indietro. Sentii la sua voce dire eccitata:” Stai tranquilla che ti chiavo ben bene. Ti farò godere come non mai!” E riprese a muoversi.

Ero incredula ed eccitata, del vigore sessuale di Jan Jan e in preda a una carnalità che mai avevo provato in vita mia, in alcuni momenti pensavo: “Sono con quest'uomo che mi sta possedendo! Un vecchio cinquantenne conosciuto per caso e io ne ho solo ventidue!” E questo mi eccitava di più ...ma mi sentivo anche umiliata da come potessi trovarmi in quella condizione.  

La mia reazione a quell'amplesso a carponi non si fece attendere, fu come un’esplosione di calore e sensazioni. Sentii il viso infuocarsi e cambiare espressione, tutti i miei muscoli facciali contrarsi e rilasciarsi quasi contemporaneamente, avvertendo sussulti lungo il corpo e incontrollata iniziai a scuotermi e a gemere, godere e gemere:

“Aeeeeeehhhhh!!!!!…. Mmmmmhhhhhhhh!!!!!! aaaaaaaahhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Con la vagina infuocata e umida dal piacere. 

Mi piaceva quando si fermava e appoggiava il glande all’utero e fermo senza muoverlo lo sentivo pulsare sulla cervice uterina, era bellissimo meraviglioso, mi incendiava la pelvi avvertire la strana sensazione della carne viva del suo glande senile appoggiarsi e spingere in alto il collo del mio giovane utero …Era bellissimo, paradisiaco, mi dava piccoli orgasmi continui, facendomi dondolare la testa e i capelli in quell'abitacolo ormai caldo, saturo e umido di odori del mio corpo, del mio profumo personale misto al sudore e al calore del mio fiato nel gemere e godere.

Avvertii la mano di quell’uomo staccarsi dal fianco e darmi uno schiaffo forte sul gluteo come se fosse stata una frustata, facendomi sobbalzare e bruciare la natica.

“Tranquilla tesoro…” Mormorò dietro la sua voce rauca ridendo:” …vedrai che ti piacerà tanto.” Aggiungendo:” Sembri una capretta che bela… bella Aurora!!”  Probabilmente riferendosi al verso ansimante che mi usciva dalla gola respirando agitata e gemendo.

Continuai a sentire la sua mano salire, arrivare di nuovo alle mammelle e una alla volta alternandole, stringerle per poi rilasciale e tirarle nuovamente in basso come ad allungarle, prendere il capezzolo e comprimerlo, rotearlo leggermente tra le dita, facendomi impazzire da un piacere strano mai provato.

Non riuscivo a trattenere i gemiti nell’avvertire le sue mani sul mio seno e nel sentire la sua asta di carne dura sfregare contro le pareti vaginali dandomi una sensazione stupenda, sublime. Provocando la loro contrazione e lo spasmo di risposta conseguente, che con le sue terminazioni nervose spandeva il piacere dappertutto, dalla vagina alla pelvi, alla pelle e al cervello, rendendomi inerte, passiva e sottomessa dal piacere, incapace di pensare e dominata e domata da lui. 

Inaspettatamente mi afferrò i capelli e me le tirò forte indietro, come se fossero redini di una cavallina, e a quel tirarli forte lanciai un gemito di timore e piacere e avvertii  ancora spasmi vaginali violenti ripetitivi, quasi contrazioni continue, godendo a quella condizione di inferiorità, sottomissione, iniziando istintivamente a muovere il sedere indietro, dondolandolo di più verso quel vecchio heavy.

“Si! Si! Così! Spingi!” 

Esclamai senza pudore e vergogna stupendomi delle mie stesse parole e della partecipazione verbale oltre che fisica a quell'amplesso che consideravo sporco e sconcio. Dal piacere non connettevo più bene….

Dondolando avanti e indietro con il tronco e il sedere sotto le spinte piacevoli dei colpi profondi di Jan Jan, avvertivo un caldo enorme, come un fuoco invadermi la vagina, l’utero e la pelvi.  Sentivo il suo cazzo scivolare seppur con resistenza dentro me, muovermi la pancia internamente, accarezzarmi l’utero con la cappella, fermarsi e pulsare contro di essa. Sentivo il suo respiro profondo e affannoso dietro me… insopportabile, fastidioso, come un rantolo del diavolo. Avvertendo la sua pancia e i suoi inguini battere sui miei glutei. 

Come dicevo erano sensazioni mai provate. Finché arrivò l’orgasmo, quell’orgasmo mai provato così forte, intenso e violento mai avuto con il mio amore Carlo: “Aaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!! “

Urlai confusa piantando le unghie smaltate delle dita dentro il tessuto dei coprisedili dell’auto, rigandoli e graffiandoli, non riuscivo a fermarmi, avevo l’orgasmo e godevo e dal piacere avrei voluto stapparli tutti.

“Siii!Siiii!!! Siiiii!!!! Gridavo, mentre lui iniziava a muoversi velocemente.

Avevo la sua grossa mano sul fianco a domarmi e a tenermi ferma e con l'altra mano continuava a stringermi le mammelle, come se le mungesse. E godevo, continuando quell’esplosione dentro di me, finché in un urlo e in un orgasmo fortissimo finale mi scossi tutta.  Lo stesso lui, fino a fermarsi e restare ancora immobile mentre in me proseguiva l'orgasmo, e continuai a godere, scuotendo la testa perché sentivo la sua asta di carne dentro me con il glande pulsare tra il caldo e l’umido contro l’utero. Fu un attimo, lo sfilò dalla vagina e tirò fuori e in quella situazione non mi resi conto che mi stava eiaculando il suo poco sperma senile contro la parete del mio giovane culo.

In quel momento godevo, mi dimenavo e muovevo il sedere, mentre lui masturbandosi gli veniva sopra. Avevo la vagina in fiamme, da quell’uomo disgustoso, da quel bastardo.

Fu un orgasmo terribile e bellissimo contemporaneamente sentire quel fuoco dentro me. Quello che provai fu indescrivibile, una scarica di adrenalina e una eccitazione mai avuta in vita mia, che mi fece esplodere di piacere.

Poi tremante e godente mi lasciai cadere con il viso sudato, sul tessuto del coprisedile del guidatore segnato dalle mie unghie. D'istinto girai il volto sudato indietro, strisciandolo sullo schienale del sedile, alzandolo appena il capo vidi lui che si teneva in mano la sua asta eretta.

” Ho dovuto masturbarmi per venire…” Dichiarò sorridendo. Rimettendosi il fallo sporco nei pantaloni. Abbassai il capo di nuovo in quella posizione a carponi, oscena, con il sedere in aria e a vista a lui e probabilmente con la vulva dilatata dal rapporto sessuale, e chiusi gli occhi appoggiando la guancia sul tessuto, godendomi quei momenti bellissimi di estasi. Non so quanto restai in quella posizione, ero estasiata e a un certo punto mi tirai su, scesi dall’auto e lasciai il vestitino cadere giù a coprirmi il sesso e il sedere fino a metà coscia, poi alzandolo mi coprii anche il seno. 

Risalimmo in auto, accese il motore e parti. Mi sentivo sporca e stupida, ma appagata sessualmente.

“Domattina c’è la tua iniziazione...” Disse:” Le vampire hanno preparato tutto e Asmodeo ti aspetta…”  Non risposi e arrivammo a casa. 

Giunta, salutai nonna che era a letto ma ancora sveglia. “Come mai così tardi?” Mi chiese.

Le dissi che pioveva e mi feci la doccia, mi sfregai tutta, mi sentivo sporca dentro e fuori, iniziavo a realizzare quanto di disgustoso avevo fatto, ma non ne ero pentita, anzi soddisfatta. Mi insaponai e risciacquai più volte come se l’acqua potesse portare via anche lo sporco che sentivo dentro, la vergogna e l’umiliazione. Andai a letto e mi sentivo tormentata, ero combattuta tra l’andare ancora da loro o no. Una parte di me voleva, ma l’altra no e mi angosciavo. Sapevo cosa avrei fatto oltre la musica e il coro se sarei andata e diventata una di loro, avrei dovuto convertirmi a satana e praticare l’iniziazione. Per la prima volta pensai ai miei genitori, alla educazione che mi avevano dato, a Carlo il mio fidanzato che non sentivo più come tale, il mio nuovo amore lo sentivo per Asmodeo, avevo voglia di rivederlo, sentirmi abbracciata e posseduta da lui. Fu in quei momenti con quei pensieri che capii cosa ero diventata e cosa preferivo, quanto erano importanti per me Asmodeo e le coriste e che erano loro il mio piacere, il mio futuro, e la crisi per cui ero lì in vacanza era scemata con quello che irresponsabilmente e scelleratamente avevo fatto. Sentivo come un richiamo interiore verso di loro. Mi vergognavo di me stessa, ma ero appagata del male che mi avevo fatto e fu quella sera che decisi di andare via con loro, di sparire per un certo periodo e non vedere più i miei genitori e Carlo. 

 

Mi svegliai tardi quella mattina, mi lavai e preparai la valigia e misi dentro anche la mia racchetta da tennis con alcune palle, poi scesi e andai da nonna che era assieme alla badante e appena mi vide esclamò: 

“Ehi dormigliona …Hai fatto le ore piccole ieri sera… La colazione è pronta.” 

Sorrisi e mi sedetti dicendo:” Sai nonna, devo partire, rientrare a Bologna.”

“Ma così all’improvviso? Subito?” Domandò.

“Si ieri sera ho incontrato delle amiche che mi hanno informata che c’è un corso all’università e non devo mancare. Inizia oggi pomeriggio, quindi dopo colazione parto.” Precisai.

“Va bene, se devi…ma fai attenzione, guida con prudenza e vai piano.” Furono e uniche parole che mi disse.

“Certo!” Risposi. 

Dopo colazione le salutai baciandola e uscii. Chiamai mia madre allo smartphone e dopo i convenevoli le dissi che sarei stata per un periodo con delle amiche con loro a studiare, che saremmo andate in vaganza verso sud.

“Ma chi sono?” Domandò curiosa e preoccupata.

“Sono delle cantanti coriste, studentesse come me che per mantenersi, fanno le coriste ai concerti…” I miei genitori erano contrari, ma accettarono.” Intanto ci sentiamo tutte le sere…” Dissi.

“Ma ti servono dei soldi Aurora? Te li mando…hai la carta di credito?”

“Si mamma, ho i soldi e la carta di credito…” Risposi:” …stai tranquilla.”

“E Carlo?” Domandò all’improvviso. Pensai un attimo e poi esclamai:

“Con lui è tutto finito, ne abbiamo parlato, anzi abbiamo litigato… Chissà lo rincontrerò quando torno.” Dissi mentendo.

Mormorò solo:” Mi dispiace era di buona famiglia… ma se non andava per te, hai fatto la scelta giusta...”

“Si mamma!” Risposi. Poco dopo chiamai anche Carlo e dopo una breve discussione trovando mille pretesti e litigando lo scaricai, ci lasciammo in malo modo.

 

Quella mattina andai da loro, quando mi videro arrivare con la mia auto e la valigia furono felici, Zora e Yra mi aiutarono a portarla e mi alloggiarono in una roulotte con loro. Quando giunsi avevo un abitino rosa senza reggiseno, un perizoma bianco e un paio di sandali con poco tacco. Mi aspettavano, e il tendone era chiuso al pubblico. Mi portarono all’interno, c’eravamo quasi tutti, meno che il tastierista e il batterista che erano via.

Quando salii sul palco, vidi che era arredato in modo scenografico, sembrava quasi la scena di un film horror, ai lati c’erano due candelabri accesi a terra un grande tappeto rosso, con disegnato all’interno un pentagramma nero e una stella a cinque punte, oltre varie candele accese sparse e una poltrona vuota. Zora accese lo stereo con una musica metal gotica di sottofondo. C’era una atmosfera soffusa e tetra, con drappi di velluto nero sulle pareti del tendone. Poi incenso e aromi di verbena, muschio e oppio. Un tavolino coperto da un tessuto nero con frange dorate e raffigurati simboli satanici, che fungeva da altare con altri candelieri argentati con candele viola e rosse, che lasciavano colare gocce di cera bollente e al centro un grande libro antico di magia nera. L’aria era satura di incenso, accesero altre candele di indaco, prepararono la colonna sonora scegliendo tra i cd il più adatti.

 

Quando fummo tutti soprami chiese Lilith: “Sei pronta?” E al mio si pronunciò: “Iniziamo il rito…” Alzando le braccia in alto, mentre immagini di riti e messe nere si proiettavano sullo sfondo come se fossimo in un loro concerto. 

“Spogliamoci nude!”  Continuò mentre le coriste iniziarono a farlo cantando una strana canzone che pareva una litania, togliendo un indumento alla volta esibendo i loro piercing e tatuaggi nascosti man mano che si spogliavano. Lilith si voltò di schiena verso di me, capii cosa dovevo fare e le slacciai il corpetto sfilando il cordino di cuoio con decisione e appena rimosso fece apparire ai nostri occhi la visione di un seno prorompente, un richiamo edipico trascinante che si era sempre rivelato irresistibile per tutti, donne comprese.

Admodeo aveva il volto, le orecchie e la parte superiore del collo tutte tinte di rosso, con un paio di corna posticce sulla fronte e gli occhi che brillavano. Si spogliò nudo anche lui restando con il suo fallo penzolante andando a sedersi su quella poltrona che sembrava un trono e che soprastava il cerchio con il pentagramma. L’unico che restò vestito, mettendo una tonaca nera con simboli satanici  evidenti fu Jan Jan, che restando in disparte nella semioscurità sovraintendeva alla scenografia, ai fumi, alle luci e ai suoni con affianco Diablo, il pastore belga Groenendael di Lilith.

Anch’io mi spogliai. Le mie mutandine raggiunsero presto il piccolo mucchio di indumenti che si stava formando poco lontano dal tappeto, mi sentivo responsabile di quello che facevo, del sacrilegio che stavo per compiere, come se fossi una vestale antica piena di fuoco pronta a sacrificarsi, a vendersi al diavolo.

Restai incantata nel vedere il sesso di Sukia perfettamente glabro, senza un pelo, mostrare le grandi labbra di dimensioni regolari che unendosi formavano la fessura vulvare, dischiusa ed eccitata, con un monte di venere eccezionalmente prominente.

Sukia e Yra presero a baciarsi, mentre si massaggiavano a vicenda il seno con olio essenziale, mentre le altre tre, Jacula, Zora e Belzeba osservano felici tra i velluti neri appesi e le loro morbide forme.

Quando Lilith mi vide nuda esclamò:” Hai un corpo minuto ma ben proporzionato. Ora vieni, entra con me in questo Coven.” Disse, e prendendomi per le mani sorridendo e tirandomi a sé, indietreggiando entrammo all’interno e ci mettemmo al centro del pentagramma con la stella a cinque punte e mi baciò più e più volte.

Il rito iniziò, ci fu passata una coppa d’argento dove era versato del vino sangue di Giuda, dove Asmodeo dopo il primo sorso versò all’interno la sua saliva e passando la coppa a Yra che bevve e una alla volta ripassandosela in modo circolare la sorseggiarono tutte, finché arrivò a Lilith e poi a me, e sorseggiai anch’io. Quel vino simboleggiava il sangue di Asmodeo, del diavolo che entrava in noi. 

Sukia e Jacula si avvinghiarono l’una all’altra baciandosi nude con passione, si divorarono le labbra con piccoli morsi. Le osservai, erano fisicamente molto differenti, snella con un seno florido e durissimo Sukia, una venere neolitica Jacula, abbondante ma non grassa, con un seno prosperoso e gradevole anche se cascante.

Jacula con un’arte sapiente, come un morso le fece un succhiotto sul collo.

Ero incantata, in quel momento non esisteva spettacolo più bello di vedere due donne baciarsi con passione. Vidi Zora con le sue mani stringere Lucy, con quest’ultima nuda con ancora il corpetto a sostenere il seno rendendolo più esplosivo di quanto non lo fosse già. E slacciarle lentamente le stringhe per toglierglielo. Era molto sensuale la scena. Lucy aveva un corpo bellissimo, perfetto con una muscolatura guizzante e tonica, appena visibile, evidenziata da anni di nuoto che praticava prima di convertirsi a far parte della band musicale. La pelle era bianchissima, tanto da riflettere quasi la luce delle candele sul suo corpo. Le cosce lunghe e snelle parevano di alabastro, tornite. Zora su un rispiano prese dell’olio per massaggi e lentamente lo lasciò gocciolare sulle areole del seno di Lucy, che ansimò al freddo contatto del liquido, mentre Jacula sopraggiunta le stringeva tra le dita i capezzoli inturgiditi…

Cadevano le gocce dell’unguento, precise sul suo ventre piatto e soprattutto sul piercing che come un arcano monolite svetta dal suo ombelico. 

A un certo punto dividendosi, Lucy e Sukia si portano ai piedi di Asmodeo seduto nella poltrona-trono, Sukia prese e strinse in una mano il suo fallo mentre baciava Lucy con passione. Poi con occhi di strega mi guardò e sorride e riprese a baciare, leccare e succhiare il fallo di Asmodeo insieme a Lucy, che in un attimo diventò eretto e dritto, e avide continuarono a leccarlo e succhiarlo. Sembrava che suonassero a quattro mani il piffero diabolico del diavolo alternandosi. 

Nel frattempo Lilith iniziò a profanarmi, accarezzandomi il sesso tra le dita prima che io potessi dire qualcosa. La mia resa a lei fu completa, avvertivo le dita di Lilith straziarmi anche i capezzoli con l’altra mano, cosa che scoprii adorare che lo facesse e che lei era ben contenta di farlo. Appariva desiderosa del mio corpo minuto è ancora tutto da esplorare. Le sue dita provocarono uno strano effetto su di me, di desiderio di lei. Furono una sensazione piacevolissima, mentre la guardavo fissandola negli occhi, vedevo il suo ed il mio piacere unirsi, e sussultando insieme ci scambiamo gioia.

Le mammelle mature di Lilith erano suscettibili alle mie carezze e a alle mie labbra, e lei con il suo seno morbido e voluminoso non si opponeva. Era splendido, esteticamente perfetto alla vista e all’amore, erano mammelle grandi, piene di calore e desiderio, dal capezzolo evidente ma non volgare. Voluminose in confronto alle mie, che erano adornate da due capezzoli che si ergevano dalle areole come chiodi, invitandomi a succhiarli. 

“Su baciali… leccameli…” Disse con voce calda e io come ipnotizzata lo feci, li leccai entrambi prendendole tra le labbra, provando una sensazione mai vissuta prima ad avere un capezzolo femminile in bocca e succhiarlo.

Poco più in basso la sua vulva era coperta e contornata da una peluria a triangolo rovesciato, nera come la notte, quasi ad indicare l'entrata della sua porta del piacere. Ero irrazionalmente in fiamme!!!

Lei mi percorse dolcemente con la mano sinistra il corpo esile, mentre con la destra mi cingeva per la vita, per non farmi cadere indietro, mentre le coriste a suon di musica cantavano una litania.

Toccandomelo si girò dietro di me dicendo sorridendo:” Hai un bel culetto a mandolino, rotondo, sodo con un bel solco intergluteo, invitante per essere suonato. Te lo farò leccare da Zora...” Disse. E si mise ad accarezzare la mia schiena, straziandola con morsi e dolci unghiate superficiali, tali però da lasciare i segni dei suoi artigli sulla pelle. Indugiò sul fondoschiena accarezzandolo e premendolo, la lasciai fare e le sue unghie lunghe davano un tono di dolore alle sensazioni piacevoli che mi prendevano. Sentivo il suo seno caldo premermi contro la schiena, mentre godeva umiliando la mia moralità ed educazione. 

A quel alzò il braccio cingendomi il collo e mi baciò, e io non aspettando altro risposi al suo bacio saffico. Le nostre bocche si toccarono, avvertii ancora il sapore delle sue labbra, della sua saliva calda e viscosa e le lingue si intrecciarono ed esplorano le nostre bocche. Ero eccitatissima… 

Con le mani sulle spalle mi spinse in basso e senza resistenza mi inginocchiai ai suoi piedi, davanti al suo sesso nero e peloso, ma bel curato nei margini e in lunghezza del pelo. Mi spinse per la nuca ad esso dicendomi:” Ora suona… suona la mia arpa con la lingua, fai contenta il diavolo…” 

E a quelle parole appoggiai istintivamente la lingua sulla sua vulva, sui peli neri come pece iniziando a leccarla. Non opposi resistenza, anche se non lo avevo mai fatto lo feci, mentre lei agevolava la mia azione allargando ancor più le gambe ed assecondando le mie leccate carezzandomi la chioma.

La sua ostrica si aprì e si lasciò esplorare dalla lingua. La sentivo grande, calda e pelosa, con grandi e piccole labbra voluminose ad ali di farfalla. Sentivo il suo odore gonfio, un misto di selvatico e del suo profumo personale, le sue esalazioni vaginali composte da un odore forte di sesso eccitato e ne avvertivo il sapore sulla lingua, pizzicante e aspro, un misto di residui di urina e fluidi vaginali di piacere e dopo il primo impatto apprezzai sia l’odore che il sapore e con lei in piedi davanti a me e io inginocchiata, continuai a leccarle la figa ad occhi chiusi.  

Tirandomi su un poco il capo per i capelli, avvertii il clitoride. Istintivamente lo presi tra le labbra e succhiai, mentre le altre coriste vampire mi guardavano. Un miele abbondante umidificava la cavità del suo sesso, il mio olfatto sensibile lo catturava facendolo mio. Quella rugiada femminile così inebriante aveva un sentore piacevole, quasi floreale.

La mia lingua ne fece incetta esplorando il sesso di Lilith assaporandone ogni centimetro, esternamente e internamente, poi riprendendole il clitoride tra le labbra e aspirandolo dolcemente iniziai un qualcosa più simile alla fellatio che al cunnilinguo. E la sentii gemere e contorcersi dal piacere al passaggio della mia lingua sulla sua grossa figa, si, la facevo godere, lei così esperta che mi pareva una dea del male, una grande madre.

“Brava, continua così e cinguetta i tuoi gemiti di piacere, dolce melodia per le mie orecchie.” Aggiungendo:” Senti come il mio sesso gode si dimena, sotto la tua lingua…?!”  E infine, in un sussulto sentii come getti di urina nella bocca. Era Il suo nettare di piacere che mi bagnava le labbra e mi gratifica che la facessi godere, e lo leccai tutto.

La baciai ancora, poi chinandosi, mi misi davanti al viso i suoi purpurei capezzoli e mi tuffai su di essi a succhiare come un infante dalla mamma. Tenevo gli occhi chiusi e istintivamente eccitata con la mano cercai il suo sesso, trovandolo umido. Lei era stupenda, ed ora era nuda in piedi davanti a me, era ebbra di desiderio e intanto quella musiva gotica e infernale andava.

Tutte ormai si dedicavano l’una all’altra, si baciavano, si succhiavano le bocche e le dita volavano sul corpo dell’altra donandosi piacere a vicenda. 

Lilith appoggiò ancora le mani sulle mie spalle e mi spinse più giù, facendomi mettere a carponi.

All’improvviso sentii due mani divaricarmi i glutei e avvertii qualcosa sull’ano, cercai di girarmi ma la voce di Lilith mi fece desistere:” È solo Zora che ti sta leccando il tuo bel buco del culo…”  Disse sorridendo. Avvertivo piacevolmente la sua lingua e lo sentivo inumidirsi e subito dopo una falange con l’unghia accarezzarmelo. Era bellissimo sentirmelo leccare e non resistetti, gemetti, e iniziò una doppia stimolazione anale e vaginale, mentre io con Lilith sempre piegata su di me le succhiavo i capezzoli e Asmodeo seduto mi osservava Ero in estasi e sentii, pronunciare frasi a me incomprensibili che facevano parte del rito.

Osservavo Asmodeo, aveva il fallo rigido ed eretto e dritto come un totem che sembra voler esplodere. All’improvviso si alzò e lo vidi venire dietro me e in un momento, in un nanosecondo, sentii ancora Zora allargare le mie natiche mentre lui si inginocchiava dietro di me. Avvertii puntare il glande della sua asta al mio ano inumidito, e sentendolo premere riuscii solo a dire: “Oh no questo... non l’ho mai fatto!”. Guardai in alto e negli occhi Lilith mentre lo avvertivo premere sulla mia rosa anale vergine e pian piano aprirsi come a sbocciare, e sentii entrare l’inferno in me. Ero troppo presa dal piacere per impedire quel che stava accadendo. 

Sentii l’ano aprirsi, smisi di leccare la figa di Lilith e gridai dal dolore, ma subito lei abbassandosi mi baciò riempiendomi ancora la bocca con la sua lingua calda, mentre Jan Jan con una tunica nera avvicinatosi a quel tavolo altare, iniziò a leggere a voce alta il libro della magia nera, in formule come se erano lette alla rovescia.

In quel momento lo sentii spingere ed entrare nell’ano, gridai, avvertii male, gli occhi mi si riempirono di lacrime, assaporando per alcuni secondi l’inebriante sensazione di risucchio che l’elastico muscolo rettale mi regalò prima che gli sfinteri anali vergini si lacerassero per sempre. Li sentii cedere ed il suo fallo entrare fino in fondo e poi fermarsi qualche secondo, e sentii il retto pieno come quando si ha lo stimolo di andare di corpo. Era il fallo di Asmodeo dentro di me, nella cavità del mio retto, che si mise a muoversi, mentre la lingua di Lilith continuava ad esplorare la mia bocca. Qualche minuto e lei si staccò dalle mie labbra e la sofferenza del fallo di Asmodeo nel retto svanì, lasciando posto prima al fastidio e da quello al piacere e Asmodeo iniziò a sodomizzarmi con vigore.

Avvertivo il suo fallo dentro me, nel mio basso intestino che si muoveva piacevolmente, mentre la musica tetra e le parole di quella lettura del libro della magia nera continuava forte. Non ero più vergine analmente, l’avevo donata al diavolo, come la mia purezza l’avevo donata a Carlo, ma con lui era più bello, godevo di più…

Mentre le altre si baciavano e leccavano tra loro in un grande sabba sessuale e musicale, una alla volta si portavano davanti a me piegando leggermente le ginocchia, avvicinando il loro sesso davanti alla bocca, facendomi leccare e baciare la loro fessura vulvare. Cosa che feci eccitata com’ero e perché faceva parte del rito d’iniziazione.  Mi resi conto che era un sabba… Mi sentivo posseduta da Asmodeo padrone di me…

Lo sentivo spingere dentro fino in fondo a sentire i suoi inguini battere contro le mie natiche, alternando affondi a penetrazioni superficiali, cercando di muoverlo roteandolo all’interno dell’ano, facendomelo sentire e dilatandolo di più il foro.

Il tempo tra quella musica, immagini, litanie, lettura del libro nero e della sodomia pareva essersi fermato. Avvertivo gli sfinteri anali lacerati e doloranti avvolgere il suo fallo dandomi una sensazione meravigliosa.

Il mio sedere era preso da lui in quella posizione a carponi davanti a Lilith:” Splendido culetto a mandolino mi invita a suonarlo con la lingua.” Disse ridendo.” Lo farò prima o poi… ma non fare fiati anali però!” Esclamò sorridendo facendomi vergognare.

Asmodeo mi sodomizzò in quella posizione mentre con i polpastrelli cercava i capezzoli, titillandoli. Era una sensazione magnifica quella che provavo, ma, volevo di più. Ad ogni spinta dentro di me sussultavo e il piacere che provavo mi faceva impazzire.

“Non pare neppure che sia la prima volta da come godi… “Disse Sukia accarezzandomi la schiena come se fosse il dorso di un animale, di una cagna.” È bastato poco con te, qualche colpo nel tuo bel culetto e già godi sonoramente...” E sorrise.” Invece io, ci misi di più…” Facendomi capire che tutte erano state sodomizzate da Asmodeo.

Mi sentivo impalata, quando si ritraeva poi lo sentivo penetrare centimetro per centimetro entrando piano o veloce con l'asta, godendo in ogni parte del corpo, per poi iniziare movimenti lenti ma alternati, facendomi roteare il bacino e quindi il culo, mentre lui giocava con le dita sul mio seno e i capezzoli. Li stuzzicò, li pizzicò, li stimolò a venir ancor più in fuori stringendomi e spremendomi le mammelle. Mentre Yra abbassandosi sotto di me diceva:” Sono come ciliege che vanno gustate.” E li succhiava.

Stavo per venire, e se ne accorsero, Yra si tolse da sotto e Jacula si mise davanti ame, con la sua figa contro il mio volto, facendomela baciare ancora.

Il tempo di un paio di leccate eh...  sentii venire anche a lei nella mia bocca, i suoi umori vaginali sulla lingua.  E sorridendo mormorò tra la musica e i gemiti:” Non lasciarne cadere neppure una goccia, ingoialo tutto.” In quel momento avvertii Asmodeo muoversi più velocemente e intensamente, brutalmente quasi da farmi male, sembrava che volesse sfondarmi l’ano e a un certo punto, con un urlo veramente satanico iniziò a eiaculare dentro di me, nel mio retto, colpendo la parte inferiore del sigma con getti di sperma caldo, facendomi impazzire nell’avere un orgasmo anale, urlando, anzi ululando come loro. 

L’alchemica del dolore grezzo si trasformò dentro me in piacere aureo, la grande opera di iniziazione era giunta al culmine, e ululando di piacere lasciai scaricare il suo liquido seminale internamente, lascia che il suo sperma inondasse le mie viscere. Avevo dentro di me il suo seme. 

Poi spossata mi cedettero le braccia e caddi sul tappeto al centro del pentagramma con lui dietro di me. E poco dopo lo sfilò dall’ano, mostrandomelo eretto e sporco di feci sul glande. Ero sfinita, credevo che tutto fosse terminato ma non era così. Vedi lui davanti a me  mettersi a carponi, mentre Jacula e Zora mi rimettevano anche a me tirandomi su per le braccia, dicendo sotto il sottofondo musicale:” Hai quasi finito il rito, ora baciagli l’ano e sarai per sempre una di noi…”

Smarrita confusa lo feci, avvicinai il viso tra i suoi glutei, Lilith li allargò e io d’istinto, vincendo il disgusto lo bacia. Ma lei continuò:” Di più, leccaglielo...”  E lo feci lo leccai finché sentii un tributo di gioia in quella bolgia e Belzeba gridare:” Ora sei una di noi… una sorella di satana…” E le altre alzarmi, abbracciarmi e baciarmi. Non ero più io, ma ero diventata un’altra, anch’io una adoratrice di satana… 

Lilith raccolse sull’indice un po' di sperma di Asmodeo che fuoriusciva dal mio ano e lo succhiò avidamente mentre si masturbava, poi sulla mia mammella tracciò il simbolo della trinità lunare. Mi baciò profondamente in bocca sputandoci dentro il seme di Asmodeo e sorridendo disse: “Il Cerchio nel pentagramma ora è chiuso, appartieni al diavolo. Da oggi non sarai più Aurora, ti chiamerai Carmilla, sarai Carmilla la vampira.”

“Sia lodata la notte e satana.” Dissero tutte mentre Jan Jan richiudeva il libro della magia nera e mi abbracciarono tutte insieme.  

 

Ero diventata una di loro. Dopo quella iniziazione cambiai il mio look, innanzi tutto il colore dei capelli tingendomeli di nero corvino come consigliato da Lilith e iniziai il mio coinvolgimento come corista e in pratiche occulte e sataniche. Mi feci tatuare la stella a cinque punte dentro un cerchio rosso sul braccio e il seno sinistro e misi il piercing alle orecchie e sulla lingua. Indossai abiti come loro, con simbologia satanica in stile vittoriano o di pelle nera, come il 666, la croce rovesciata e simboli di gruppi demoniaci, luna crescente con cinque stelle, il pentagramma con il simbolo del caprone. Vestii colori prevalentemente nero, rosso e viola, lo stesso il trucco. Mi lasciai coinvolgere nell'ascolto di musica black metal e gotich, iniziando come loro a usare droghe leggere e bere alcolici che abbassavano o eliminavano completamente le inibizioni, e praticavano rituali satanici. E lo facevo con partecipazione ed eccitazione, anche di concedermi sessualmente ad Asmodeo, a chi mi piaceva o pagava o chi dicevano loro… anche con Jan Jan rifeci sesso, quando Asmodeo si dedicava a qualche altra sorella satanica. Da quella volta le nostre vite non si sono mai allontanate.

 

Partii con loro in una specie di tournée, quando mia madre dopo qualche mese mi vide conciata in quel modo le venne un colpo, ma alla fine mi accettò essendo figlia unica. Lo stesso mio padre. Carlo mi ripudiò… mi disse che le facevo schifo, ma a me non importava nulla, ero soddisfatta così…ero felice… si felice.

Ogni giorno guardavo quel disegno raffigurante il diavolo che mi sorrideva e io sorridevo a lui, ero stata stregata fin dalla prima volta che lo vidi da quel sorriso del diavolo.

 

 

 

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