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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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STORIE IGNOBILI

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI. 

    LA BARONESSA

  Storia siciliana

 

 

Barone       Rodolfo Vincenzo Nunzio di Rocca Annunziata. 

Baronessa Maria Azzurra Clementina di Monte dei Fuschi.

 

NOTE:

“La baronessa Maria Azzurra Clementina di Monte dei Fuschi, è la nobildonna più bella, amata e desiderata di tutta la Sicilia.”

 -Barone Rodolfo Vincenzo Nunzio di Rocca Annunziata. -

 

1° PARTE.

 

PREFAZIONE   

Correva l’anno 1937, il cosiddetto XV° anno dell’era fascista, in un paese della Sicilia orientale viveva in congedo il maggiore del Regio esercito, nonché Barone Rodolfo, Vincenzo, Nunzio di Rocca Annunziata di anni 37 e la sua bellissima moglie, l’affascinante e intelligente, Baronessa Maria Azzurra Clementina di Monte dei Fuschi…” di anni 30 essendo nata nel 1907. Una delle prime donne siciliane laureata in lettere moderne presso l’università degli studi di Catania, con molto tempo libero e interessi sociali di beneficenza.

Erano entrambi di famiglie nobili e benestanti dell’alta borghesia siciliana, con possedimenti terrieri. Sposati da cinque anni, dal 1933 con un matrimonio sfarzoso che univa due famiglie blasonate siciliane con possedimenti. Era stato un matrimonio d’amore, ma la loro unione non era stata completamente felice per la mancanza di figli. I loro rapporti sessuali, gli ultimi risalivano al 1935, anno in cui il barone partì volontario per la guerra d’Etiopia.

 

Tutto nacque un pomeriggio durante una delle solite passeggiate che il barone ritornato dalla guerra faceva con la sua auto, una Balilla modello fiat 508 color amaranto…. con cui girava a controllare le sue terre e i suoi mezzadri e braccianti che lavorassero, ma più che altro per passare il tempo e distrarsi, lasciando la baronessa sua moglie in villa con le altre nobili signore dedite alle beneficenze sociali, cattoliche e fasciste….

Stava arrivando l’estate e quel giorno la giornata era calda e il sole picchiava forte quell’anno in Sicilia, ed era un po' di giorni che il barone non si sentiva bene. In uno dei suoi soliti giri matutini di controllo tra i terreni, a un certo punto camminando per il sentiero della sua campagna osservando contadini e le contadine curve a lavorare per lui, si fermò, tolse il cappello borsalino color panama come il vestito e si asciugò la fronte con il fazzoletto. Subito dopo con ancora il fazzoletto tra le dita, portò le mani sul basso addome si piegò in avanti con una espressione di lancinante di dolore, erano dolori addominali talmente forti che dopo essersi piegato, cadde in avanti in ginocchio e poi giù sdraiato con il volto sulla terra.

Le contadine che lo videro accorsero subito, gridando ai maschi e ai loro mariti:

“Presto! Presto! Viniti… viniti!” Si misero a urlare: “U Baruni…u baruni si sintiu male e caddi a terra, pari muorto!”

“Subito accorsero i braccianti e i mezzadri abbandonando le zappe e la campagna, che giunti lo chiamarono più volte senza ricevere risposta e riuscire a farlo rinvenire e constatando la gravità e la mancanza di reazione da parte del Barone cercarono di rianimarlo con dell’acqua e aceto e visto che non rinveniva, alcune all’improvviso si misero a gridare:” Portatilu in paese dallu duttiri. Portatolo dallu dutturi.” Gridavano in dialetto siciliano.

In quattro uomini lo presero di peso, chi per le braccia chi le gambe staccandolo da terra e si aggiunse una bracciante grassa che da dietro le teneva la testa che non gli penzolasse nel vuoto e a fatica e barcollando percorsero il sentiero e poi la strada della periferia del paese, circa seicento metri, alternandosi con altri contadini che richiamati dalle grida correvano intorno a loro a tenerlo sospeso e svenuto. Finché giunti nella periferia arrivarono davanti allo studio medico nell’ambulatorio del paese.

“Dutturi…dutturi….  Viniti presto. U baruni si sintiu male, svinne o mosse! (morto!)” Si misero a gridare, ripetendo: “Dottore …dottore…Venite presto… Il barone si è sentito male, non rispunne… pare muorto!”

Subito uscì il medico aiutandoli a portarlo dentro l’ambulatorio, fece uscire subito una mezzadra che stava visitando e fece sdraiare il barone sul lettino sanitario.

“Che è successo?” Chiese in siciliano.

“Camminava, poi si è portato le mani davanti sotto la pancia e si mise a sudare forte, e poi si è piegato su sé stesso ed è caduto in avanti.”

“Va bene!... Voi prendetemi quella pezza bagnata e mettetela sulla fronte, può essere un colpo di calore…” Esclamò.

E intanto il medico gli sbottonò i pantaloni e li tirò giù un poco e premendo le praticò la palpazione del basso addome e si accorse subito che era gonfio, c’era il cosiddetto globo vescicale, cioè la vescica piena di urina. Ma quando abbassò di più le mutande, le tirò subito su dicendo:” Uscite! Uscite tutti! È stato un colpo di calore, ci penso io al Barone… Ora mi aggiusto da solo… uscite.”

Una volta allontanatisi tutti e fu solo, tirò giù le mutande del barone e guardò sorpreso, il barone non aveva il pene, era evirato, aveva solo il foro dell’uretra tra i peli come le donne che stenosandosi si era chiuso e non faceva uscire più l’urina. Passò la mano sul basso addome e lo sentì duro e teso avendo un globo vescicale marcato.

Prese una sonda a catetere vescicale di quelli di gomma rigida che si usavano allora e come se fosse una donna dopo averlo lubrificato lo inserì nell’uretra vincendo la stenosi, riallargandola e oltrepassandola, incominciando a fare defluire l’urina in un pitale con il caratteristico suono della caduta sulla porcellana smaltata bianca.

 Dopo parecchi minuti che la vescica si stava svuotando il barone si destò.

“Che fate? Chi siete?” Chiese coprendosi le parti intime vedendo che aveva i pantaloni abbassati e il catetere messo tra i peli come se fosse realmente la vulva di una donna.

“Io sono il dottor Giulio Scassi, sono di Catania e svolgo qui la mia attività…” Lo informò il medico. “Restate calmo barone, la sonda vescicale sta finendo di scaricare l’urina e svuotare la vescica, vi siete sentito male in campagna e i vostri mezzadri vi hanno portato qui. L’uretra ha fatto stenosi, si è chiusa e non urinavate più. Da quanto tempo è che non urinavate? “

Ma lui infastidito di quella domanda non rispose e il dottore continuò: “Comunque vi ho cateterizzato, ho aperto la stenosi e ora state meglio, pressione e polso vanno bene.”

Il Barone tirandosi su con il capo dal lettino mormorò: “Avete visto il mio segreto?”

“Si, ho dovuto per soccorrervi, ma state tranquillo barone, a me non importa nulla, io sono un medico e state tranquillo nessuno saprà niente, sia per via del segreto professionale a cui sono tenuto per giuramento e anche perché non mi piace parlare agli estranei dei problemi medici della gente.”

Il barone lo guardò negli occhi ed esclamò autoritario: “Guai se lo dite a qualcuno! Nessuno deve sapere.”

“State tranquillo barone, sono l’ultima persona che può dire qualcosa. Come va ora?”

“Meglio!” Rispose lui serio.

“Tenetelo ancora un po' il catetere vescicale, che vi dilaterà bene l’uretra e comunque così come fate voi non va bene, se non lo impedite si stenoserà di nuovo, lentamente si richiuderà ancora. Dovete mettere una protesi cilindrica di metallo da infilare alla sera nel foro dell’uretra  e togliere alla mattina e dovrete farlo tutti i giorni, anche solo per un’ora per dilatare e impedire che collabisca e si richiuda.

“Lei conosce queste cose?” Domandò il barone.

“Be non sono un urologo, ma sono un medico-chirurgo e so cosa bisogna fare…” Aggiungendo:” Ma il vostro medico non vi ha mai detto niente?”

“Nessuno lo sa…  e nessuno lo deve sapere… nessuno… solo voi ora lo sapete. Ne va del mio onore, della mia famiglia e della mia mascolinità. Non dovete dire niente a nessuno…” Affermò serio.

“Ma state tranquillo barone, che da parte mia non lo saprà nessuno, ora vi tolgo la sonda, la vescica oramai è vuota e vestitevi, se volete potete tornare a casa…”

“Quanto vi devo?  Vi do dei soldi per il vostro disturbo e per il vostro silenzio.!” Dichiarò il barone in piedi riordinandosi.

“Niente! Non è stato un disturbo ma un mio dovere di medico intervenire, è il mio lavoro questo e non deve pagare il mio silenzio perché sono una persona seria e la mia professionalità e il mio carattere mi impediscono di parlare dei segreti del mio lavoro. Ora potete uscire, nessuno sa niente, prima di aprirvi i pantaloni e visitarvi ho fatto uscire tutti.”

In silenzio il barone si rimise in ordine e uscì, apri la porta dell’ambulatorio e subito tutti i mezzadri gli andarono incontro e lo circondarono:
“ Come state signor barone?”  Domandarono.

“Ora bene … grazie…grazie… dell’aiuto, è stato un colpo di calore.” Rispose.

“Eh vossia c’ha fatto prendere uno spavento…” Disse una contadina.

“Ora vado a casa, voi tornate al lavoro e accompagnato ritornò nei suoi terreni, prese l’auto e tornò in villa.

Giunto a casa si confidò con la moglie, la Baronessa Maria Azzurra Clementina di Monte dei Fuschi che conosceva il suo terribile segreto, che era diventato il loro segreto.” Oggi cara ho avuto un malore, un colpo di calore e i mezzadri mi hanno portato dal medico del paese che mi ha visitato e misurato la pressione arteriosa.” Guardandosi bene dal dirle la verità, il motivo del malore e che il medico era venuto a conoscenza del loro segreto.

Preoccupata la moglie avvicinandosi domandò:” Ma come stai? Mando a chiamare dalla serva il nostro medico a Catania?”

“No…no… ora va bene cara, sto bene, è stato solo un colpo di calore…” Ripeté, e la signora baronessa si quietò.

A cena le parlò ancora dell’episodio, dicendole che il medico del paese, nonostante curasse contadini e prostitute era un bravo medico.

Il giorno dopo il barone si ripresentò nell’ambulatorio e senza fare la fila, e senza che nessuno dei presenti dicesse nulla, ma anzi lo salutarono ossequiandolo, si fece ricevere dal dottore, che quando lo vide gli chiese:” Come state barone?”

“Bene grazie! Vi ho portato del vino buono delle mie terre. “E fece cenno a un contadino dietro di lui di posare la cassa delle bottiglie ai piedi della scrivania.

“Ma non dovevate barone…” Esclamò il dottore riverendolo, mentre il servo dopo aver posato la cassa usciva.

“Ma sono qui anche per un'altra cosa…” Disse il barone quando furono soli. “… Ieri quando mi sono sentito male, voi avete individuato la causa nella chiusura dell’uretra e mi avete consigliato di metterci saltuariamente una protesi per dilatarla… Giusto!?”

“Si barone!” Rispose il medico.

“Voi l’avete questa protesi?” Domandò.

“No, bisogna farla costruire su misura e se possibile non di gomma, perché se vengono lasciate parecchio o usate molto … possono provocare infezione e febbre.”

“E di che materiale devono essere?” Chiese interessato.

“D’oro barone… che non provocano rigetto, devono essere come i denti d’oro, ne avete voi?”

“Si, qualcuno. “Rispose. Chiedendo subito: “E voi ne avete di queste protesi?”

“D’oro?...  No barone, non potrei permettermele e nemmeno tenerle qui e poi i miei pazienti sono poveri, contadini, lavoratori della terra, operai e non avrebbero i soldi per acquistarle se necessiterebbero al massimo potrei fargliele di gomma…la maggior parte delle volte non mi pagano nemmeno perché sono senza soldi.”

“E allora fatemene fare una d’oro per me, vi pago in anticipo…” Pronunciò. E tirando fuori cento lire dal portafogli le mise sulla scrivania.

“Ma devo andare a Catania da un gioielliere per farla fare in oro …”

“Andate anche a Palermo, dove volete, anche a Roma se occorre, ma fatemela fare e poi mi spiegherete come usarla.”

Così giorni dopo il dottore commissionò a una gioielleria di Catania una protesi circolare e cava d’oro.

Dopo una settimana fu pronta, la ritirò dalla gioielleria e fece avvisare il barone che tornò nell’ambulatorio. “Ecco signor barone…” Disse il dottore aprendo l’astuccio che lo conteneva, gliela consegnò spiegandogli come usarla.

“Vedete signor barone, praticamente è un tubicino lungo sei centimetri, del diametro di un centimetro cavo all’interno e slabbrato alla estremità esterna per impedire che quando lo posiziona lo spinga troppo ed entri dentro l’uretra e vada in vescica. La slabbratura aderisce esternamente e la blocca e non la fa entrare più di tanto…”

“Sembra una trombetta minuscola… uno stetoscopio.” Disse il barone guardandolo.

“Si, ha la stessa forma dello stetoscopio ma l’uso è diverso, non si utilizza per udire meglio e la parte slabbrata e allarga serve anche per prenderlo con le dita per posizionarlo ed estrarlo…” E mentre il barone osservava quell’oggetto tra le dita, il dottore continuò:

“Dovete metterlo un’oretta sia alla sera che al mattino o a qualunque ora del giorno, quando occorre… perché le stenosi nelle amputazioni si formano sempre nella parte finale, esterna dell’uretra.”

“A caso o a orari precisi?” Chiese il barone.

“Quando vedete che il getto dell’urina diventa fine, significa che si sta restringendo l’uretra.”

E aggiunse: “Scusate se mi permetto di chiedervi signor barone, ma voi ora urinate come vostra moglie la baronessa, seduto nella tazza?” Ci fu una breve esitazione.

“Si…!” Rispose infastidito di fargli quella confidenza intima e personale, di urinare come le donne…”

“Allora quando siete seduto, allargate un po' le gambe e osservate se vi accorgete che il getto dell’urina esce meno forte o diminuisce di diametro e intensità, lo mettete. Non c’è un momento particolare. Al termine dovete solo lavarlo, asciugarlo e riporlo nella custodia.

Dopo quell’incontro il barone nei suoi giri passò più volte a trovare quel medico che era a conoscenza del suo segreto e in fondo gli era simpatico ed entrano in empatia ognuno nei rispettivi ruoli sociali…

Un pomeriggio il barone al termine dei suoi giri di controllo, andò nell’ambulatorio del medico e lo invitò nel dehors del bar sotto il pergolato a bere qualcosa. Il dottore accettò appena si sedettero in disparte il barone con un sorriso perfido disse: “Caro dottore, mi sono informato su di voi. A Catania ho molti amici anche nel partito… e mi hanno detto che lei è un pederasta (omosessuale) …”

“Non faccio niente di male, rispetto tutti…” Rispose il dottore infastidito che lo valutasse per la sua tendenza sessuale. Ma il barone aggiunse:

“Mi hanno anche detto che lei non è fascista, ma un socialista ed è schedato come sovversivo!”

“Ma io veramente signor barone di politica non mi interesso più… faccio la mia vita qui, il mio lavoro, lo vede anche voi.”

“Male! Molto male dottore… bisogna essere dei buoni fascisti, aderire al partito e all’impero, sostenere il duce che ci illumina e ci guida. Già ci ha dato un impero… e tra non molto ci darà molto altro. “Esclamò il barone.

“Un impero…?” Pensò il medico sarcastico.

“Sia io che mia moglie, la signora baronessa siamo dei buoni fascisti.” Affermò il barone.

Ma subito vedendolo silenzioso aggiunse:” Comunque anche se non siete fascista e con tutta la repulsione che provo per i pederasti e i socialisti come voi, mi siete simpatico…”

“Grazie della vostra benevolenza eccellenza …” Rispose il medico sorseggiando dell’amaro Florio:” … ma io faccio solo il mio lavoro di medico qui e per il resto vado via, fuori a fare le mie cose.”

“Male!... Male dottore. La vostra malattia, l’omosessualità che avete voi pederasti va estirpata… voi siete un uomo malato dottore, oltre che sovversivo…” Pronunciò il barone.

Il medico non disse nulla, lo guardò abbozzando un sorriso di bontà, ma dentro di sé lo odiava…odiava il barone e gli uomini come lui e sua moglie… fascisti, prepotenti e razzisti…

 

Passarono i mesi e il barone prese a recarsi spesso nel paesello vicino all’ambulatorio del medico, ad aspettare che uscisse per andare in un bar vicino sotto un pergolato a chiacchierare con lui del più del meno, e un po' di tutto. Quel medico sapeva il suo segreto e lo temeva, ma in fin dei conti si faceva gli affari suoi.

A volte il dottore vedeva passare il barone in auto decapottabile con amici del suo rango, o con la moglie al suo fianco, la signora baronessa una donna bellissima di 30 anni, dove a volte guidava lei, con le sue amiche sedute dietro che ridevano. Il dottore li guardava silenziosi e non diceva mai nulla ma li odiava. Un medico come lui non era nemmeno calcolato in società, men che meno visto che era socialista e pervertito. Quando il barone era con gli amici e conoscenti del suo rango e passando in auto vedeva il dottore, lo salutava solo con un cenno del borsalino sulla testa… come a marcare la sua superiorità e provasse imbarazzo a manifestare pubblicamente la sua conoscenza con quel medico pederasta e socialista.

Un pomeriggio dopo qualche mese di conoscenza quando abitualmente si appartavano sotto il pergolato a bere qualcosa di fresco il barone mangiando e succhiando la sua granita mormorò:” Chissà quante volte vi siete chiesto come mai sono così!”

“Ma veramente…” Borbottò il medico.

“Dite la verità dottore, intanto sapete come sono.”

“Ma la curiosità c’è stata signor barone, ma non mi permettere mai di chiedervi cose vostre intime e private che non mi riguardano.”

“Ma ve lo dirò io, cosi mi compatirete meno…”

“Ma io signor barone non vi compatisco affatto, non mi permetterei mai…”

“Ma io ve lo dico l stesso dottore, è stato combattendo per la patria per la nazione e l’impero che ho perso la mia virilità.” E continuò a raccontare: “Ero già sposato, ero un giovane ufficiale trentenne, mi arruolai nel regio esercito per prestigio alla patria e alla famiglia, facevo parte del battaglione d’ assalto comandato dal colonnello Rossi …

Quello stesso anno nel 1935, tredicesimo anno dell’era fascista sono andato volontario in Etiopia a difendere “l’Impero” dai barbari, dai selvaggi, dalle razze inferiori. Ero un giovane capitano e durante un attacco, staccatomi dal mio battaglione insieme a un gruppo di uomini della mia compagnia di cui ero alla loro guida, sulle colline fummo vittime di un aguato da parte degli Ascari (una tribù etiopica) che uccise quasi tutti i miei uomini. Fu una strage, ed è anche segnalata nei libri di storia… E a molti soldati prima di ammazzarli li evirarono proprio sul campo di battaglia, gli tiravano giù i pantaloni e glielo tagliavano a raso dei peli e poi se lo portavano come trofeo…. Io fu ferito ad un fianco e credendomi morto fui evirato subito, uno mi teneva per le braccia e l’altro tirato giù i pantaloni mi tagliò il pene assieme ai testicoli. Fu un dolore pazzesco che mi fece svenire e loro in quel caos della battaglia tra spari e grida, credendomi morto mi lasciarono a terra ancora vivo a dissanguarmi. Fui trovato dopo varie ore dai nostri commilitoni giunti in aiuto nel campo di battaglia e fui portato in un ospedale da campo, dove un medico compiacente mi operò all’addome e in cambio di promesse di denaro per mantenere quella segretezza, mi cauterizzò l’evirazione e le perdite di sangue, facendo comparire nei referti ufficiali soltanto la ferita grave all’addome e non l’evirazione. Restai ricoverato in quell’ospedaletto da campo qualche mese e subito fui dato per disperso, poi ricomparvi e fui fatto rientrare in Italia, nella mia Sicilia. Rientrai in Italia con tutti gli onori, una medaglia d’oro al valore militare per la difesa dell’impero e la promozione al grado di maggiore con encomio solenne del Re Vittorio Emanuele III e del nostro amato Duce, Benito Mussolini.

Ma non ero più un uomo come lo si intende sessualmente, fisicamente ero diventato una donna, i peli pubici crescendo coprirono le cicatrici, lasciandomi anche a me come alle donne, un triangolo rovesciato di peli pubici… Ma nessuno lo sapeva, e piangendo confessai solo a mia moglie della mia menomazione quando rientrai a casa. In lei, nella signora baronessa ad apprendere quella realtà ci fu sconcerto, delusione e smarrimento essendo ancora giovane e in età di figliare e sentiva forte il desiderio della maternità, ma non poteva più avere figli. Io senza il pene non potevo avere rapporti sessuali né procreare con lei.” Il barone fece una pausa e sorseggiò ancora un po' di menta dalla granita e continuò:” Lei decise di amarmi lo stesso nonostante il mio terribile segreto e la sua rinuncia alla sessualità e alla maternità. La signora baronessa mia moglie rinunciò al sesso e si votò alla castità e a me come una suora. E per questo suo stato di astinenza virtuosa, rifuggì da quella condizione sessuale e materna cacciandosi nel gioco con le amiche a tennis, canasta e alla mondanità al mio fianco.

In quella sua accettazione forzata di rinuncia a me, a sé stessa e alla maternità si intristì molto e si distrasse con gli abiti, i prodotti di bellezza e tante altre cose. Anch’io, mi addolorai di quella condizione, ma lei molto più me, e continuò a vivere al mio fianco a testa alta come una vera donna di chiesa, fascista e di razza superiore, come quello che è lei, la Baronessa Maria Azzurra Clementina di Monte dei Fuschi………” Aggiungendo: “Naturalmente nessuno sa niente di questa mia menomazione, né i parenti e ne gli amici, per tutti il barone è una persona rispettabilissima e stimata, che ha normalmente rapporti sessuali con la sua bella moglie, la baronessa… anche se gli ultimi rapporti sessuali li abbiamo avuti nell’ottobre 1935 circa due anni fa. I conoscenti e i parenti ci stimolano a farli, pensano che lei non sia buona come donna da figli o che non li vuole per scelta. Ecco, ora sapete Dottore…” Esclamò sorseggiando il suo bere.

“Una storia triste signor barone, lei e sua moglie avete rinunciato alla vostra sessualità e a diventare genitori per la patria, praticamente vi siete immolati al duce e al fascismo… alla patria.” Esclamò il medico ridendo dentro di sé della stupidità di quelle persone nobili e della castità autoimpostasi come una monaca della signora baronessa. Ben sapendo che anche le monache cedono alle tentazioni della carne.

“Si, e la paria mi ha ricoperto d’onore.” Rispose il barone, continuando:” Vi ho detto questo per sfogarmi, non posso parlarne con nessuno e voi solo sapete il mio segreto. Resta il fatto che se ne parlate con qualcuno, vi faccio assassinare dottore...” Lo disse serio e con voce ferma guardandolo negli occhi.

“No…no…state tranquillo non lo saprà nessuno signor barone.”

“Bene!” E dopo altre chiacchiere si salutarono e il barone tornò alla sua villa.

In un altro dei suoi incontri successivi sotto il pergolato, lo elogiò:” Sapete dottore che quella sua protesi   dilatativa dell’uretra mi fa molto bene! Siete bravo…” Il dottore sorrise.

“Sono a vostra disposizione voscenza…”

A volte lo visitava, conoscendo il suo segreto era l’unico che visionava la sua intimità.

 

Giorni dopo, un pomeriggio che si incontrarono nuovamente sotto al pergolato a sorseggiare del buon vino bianco, il barone domandò:

“A voi non piacciono le donne o le odiate dottore?”

“Odiare no signor barone, diciamo che non gradisco la loro compagnia, preferisco rapportarmi sessualmente e anche socialmente con il sesso maschile.”

“Ma voi come siete dottore? Attivo o passivo? Vi piace prenderlo o darlo?” Chiese curioso il barone con un sorrisetto perfido imbarazzandolo.

“Io… io sono passivo barone, diciamo che dentro me si è manifestata quella parte di donna che è in tutti gli uomini.”

“In me non c’è!” Preciso subito con orgoglio il barone… la vostra è una malattia dottore e lo sapete bene voi che siete uomo di medicina.” Chiedendo ancora curioso:” Ma non lo usate mai con gli uomini? Non siete attivo?”

“No… a me il sesso piace viverlo come una donna.” Rispose serio il dottore.

Il barone rise pronunciando: “Pensandoci bene io e lei siamo simili, io pur volendo non posso chiavare una donna, voi che potreste farlo, che ce l’avete, non volete e sapete usarlo con una di loro. Si siamo simili nella sventura, ora capisco perché mi siete simpatico…” Affermò sorridendo il barone” …. anche se per voi è una scelta mentre per me è una impossibilità, un obbligo. Ma toglietemi un’altra curiosità dottore, dove andate voi a sfogare la vostra malattia?  A praticare le vostre porcherie e perversioni sessuali, qui al paese o a Catania?” Domandò.  

Il dottore lo guardò, anche se quelle informazioni facevano parte della sua privacy, per riverenza rispose ironico.” Questo non ve l’hanno detto i vostri amici della milizia fascista che sono informati su tutto di me?” E prima che rispondesse sorrise dicendo:” Comunque no signor barone, non qui e nemmeno a Catania, qui mi conoscono tutti. Già si mormora che sono omosessuale e socialista, se poi qualcuno mi vede o sa… guai; mi tocca scappare anche da qui dalla nostra bella Sicilia o mi manderebbero al confino.”

“E dove andate a fare le vostre porcherie?” Domandò con insistenza il barone.

“C’è una signora, una maitresse che gestisce una casa di tolleranza dall’altra parte della Sicilia, a Palermo, dove vado una o due volte al mese, la pago bene e lei mi fa trovare qualche ragazzo attivo e facciamo sesso…”

“Lo fate come se foste una donna?”  Lo interruppe sarcastico il barone...

“Si come se fossi una donna!” E rise di sé il dottore:” E poi me ne ritorno qui in paese e vivo la mia vita, con i miei studi di psicologia e le mie visite mediche ai braccianti e al bordello della zona che altri medici non vogliono visitare per prestigio.”

“Si, ho saputo che siete bravo come medico… che oltre il popolo basso, la plebe, visitate per conto dello stato anche le donne che si prostituiscono, le puttane nel bordello qui vicino…”

“Si!” Rispose il medico sorseggiando anche lui…” Sa barone…” Disse:” … per i bravi medici fascisti è degradante visitare prostitute e braccianti, per questo mandano me…”

Il barone sorrise:” Eh caro dottore, ognuno ha quello che si merita!” Esclamò.  

Nel tempo per il barone il dottore era diventato un diversivo da punzecchiare, scherzare, dopo i suoi giri nel suo podere, lo andava spesso a trovare e si sedevano, prendevano qualche granita o bicchiere di vino fresco e parlavano un’oretta. Il barone parlandogli delle sue campagne, del duce e dell’impero, il dottore dei suoi viaggi in Inghilterra e degli studi oltre che di medicina, anche di psicologia… dove a volte andava a Londra ad ascoltare le lezioni di un certo dottor Sigmund Freud…

“Ho letto qualcosa sul giornale di quell’ebreo…” Fu un giorno la risposta del barone:” Ha fatto bene Hitler a cacciarlo dalla Germania e dall’Austria…”

“Veramente signor barone è stato lui a fuggire e andare in Inghilterra con la famiglia. I nazisti volevano ucciderli…” Precisò il medico.

“Come fate ad andare a sentire le lezioni di un simile cialtrone…Parlate inglese voi dottore?”

“Si abbastanza, lo studiato da ragazzo e me l’ha insegnato anche mia mamma.”

“Un giorno saranno l’italiano e il tedesco la lingua per tutti…già in Africa la parlano…”

In quelle discussioni il barone si sfogava, in quell’ora di conversazione a volte lo trattava quasi come un suo pari, per poi quando si alzava e se ne andava farlo ritornare un pervertito, pederasta e socialista.

 

Era passato quasi un anno dalla loro conoscenza, il barone si divertiva, andava due tre volte alla settimana a sfottere il dottore nel suo ambulatorio e lui subiva silenziosamente. Un giorno la signora baronessa che era a conoscenza che suo marito il barone, si recava spesso a chiacchierare con questo dottore pederasta e socialista, e seppur scandalizzata era divertita, volle conoscerlo. E il barone in quel gioco di superiorità sociale, morale, di razza e presa in giro del dottore, fece partecipe anche sua moglie che informava sempre, e per farlo sentire ancora più a disagio e inferiore decisero di invitarlo a pranzo a casa loro, nella villa baronale di famiglia.

E quando si rincontrarono il barone gli proferì:

“Ho parlato con la baronessa mia moglie di voi…”

“Di me a vostra moglie? Alla sinora baronessa?” Domandò stupito il medico.

“Si, le ho detto che siete pederasta e socialista e mi piace dialogare con voi, lei disapprova, biasima e la disgusta che tenga rapporti con una persona come voi, tuttavia si è incuriosita e vuole conoscervi. Vuole vedere come è fatto un pederasta socialista che non ne ha mai visti dal vero…”  E rise sogghignando da solo, aggiungendo: “Perciò sabato alle tredici siete invitato a pranzo a casa mia, in villa. Io e la baronessa vi aspettiamo.”

“Ma signor barone…io non so… Non sono abituato a questi inviti, non sono all’altezza a pranzare con voi.”

“Niente ma… dottore, volete togliere il dispiacere alla baronessa di conoscere un vero pederasta socialista? Vi attendiamo…” Pronunciò ridendo ancora, continuando:” Naturalmente non dovrete dire niente di me, lei non sa che voi sapete, è un nostro segreto.”

“Certamente barone, state tranquillissimo, non dirò mai nulla, non accennerò nemmeno queste cose mediche.”

E dette quelle parole il barone se ne andò, lasciando il medico in agitazione.

” La baronessa si vuole divertire con me… osservare da vicino un omosessuale, un pervertito, un socialista…”  Pensava:” Mi considera come una specie di animale da zoo, da vedere, da prendere in giro…”  E quel comportamento superiore della baronessa gliela rendeva odiosa, quell’ambizione di umiliarlo lo metteva a disagio e lo faceva stare male.

Così alle 13.00 di quel sabato di ottobre il medico si presentò in bicicletta e con un mazzo di fiori davanti il cancello della villa padronale. Il portiere gli aprì e lo accompagnò a piedi per un lungo viale ghiaioso in mezzo al verde, dove dopo circa dieci minuti buoni di camminare sulla ghiaia bianca giunsero davanti alla scalinata in marmo che portava davanti alla porta padronale con vetri colorati in stile liberty come la villa. Gli venne ad aprire una domestica, in abito nero fino alle ginocchia, con colletto, polsini e grembiule in bianco bordato di pizzo, capelli tirati sulla nuca da uno chignon ordinato e in capo la crestina anch’essa bianca e di pizzo, che lo fece accomodare:” Venite dottore! La signora baronessa e suo marito il signor barone arriveranno tra poco, intanto accomodatevi nel salone e poco dopo averlo annunciato comparvero il barone e la baronessa.

Lei era molto bella e attraente, sicura di sé, con una acconciatura lunga color mogano probabilmente tinta, da bella siciliana quale era, che le arrivava oltre le spalle, elegante e pettinata su un lato che le cadevano da una parte del viso. Erano fissati con forcine di strass, acconciati accuratamente con un aspetto ondulatorio voluminoso e morbido, e la sua chioma era decorata con accessori di spille e fermagli per capelli, per aggiungere eleganza anche se non ce n’era bisogno. Aveva un look raffinato, a partire dal trucco. Occhi scuri allungati lateralmente sui margini con l’ombretto e carnagione pallida appena interrotta da un filo di rouge sulle guance e sopracciglia sottili, con uno sguardo e un trucco dalle sfumature morbide. Quando la vidi fumava una sigaretta che appoggiava delicatamente alle labbra color marrone con le tonalità del lampone, per poi unendole e aprendole in centro sbuffare fumo.

Indossava una gonna verde marino tenue, lunga che dalla vita stringendosi le arrivava oltre il ginocchio a metà polpaccio e si apriva leggermente sul fondo con un tripudio di dettagli femminili come fiocchi, ruches di stoffa increspata usati come ornamento, con fiori ricamati con il filo di seta.  Una camicetta voluminosa nella zona spalle-braccia con maniche a farfalla, anch’esse arricchite da ruches e balze ma comunque sempre voluminose e svolazzanti.  Poco decolté, dove si mostrava una collana. Al collo un foulard di seta annodato a fiocco davanti che le dava molta raffinatezza ed eleganza rendendola altezzosa e ai lati sui lobi auricolari lasciava pendere lunghi orecchini luccicanti come i suoi occhi. Dal polpaccio alla caviglia si mostrava la sua calza di nailon nera, con cucitura a vista dietro e le immaginavo tenute su dal suo reggicalze.

Calzava scarpe nere a punta con tacco dello stesso colore della gonna, con i suoi gioielli bracciali, collane e anelli veri o finti che fossero, a vista che brillavano maggiormente su di lei. Era davvero molto affascinante ed elegante con la silhouette di quell’abito lungo che la slanciava di più facendola apparire più alta, sembrava davvero una creatura perfetta e quasi divina, proprio come le star d’oro dei film di Hollywood.  Pareva morbida, un sogno e pensava osservandola: “Così bella, affascinante e attraente e il barone non può chiavarla, e lei si è votata alla castità e fedeltà a soli 30 anni, come una suora… e non si concede a nessuno compiendo violenza a sé stessa per sfuggire alle tentazioni e non desiderare un uomo. Deve avere una voglia di chiavare enorme… che se la sfiora qualcuno con un dito sulla schiena nuda, la fa friggere come un uovo nella padella. Deve essere una repressa sessualmente, una frustata che probabilmente odia chi si dona ai piaceri della carne. Sarebbe bello infrangere quella virtù di fedeltà forzata che si è imposta e frantumare la sua sicurezza e superiorità di classe e di razza, risvegliare in lei i desideri della carne, come capita a molte ecclesiastiche nei conventi…”

Era tanto bella quanto stronza la baronessa e me accorsi durante la cena, era fascista, razzista, altezzosa e arrogante.

Il dottore le porse i fiori che aveva acquistato e che lei nemmeno guardò e con aria altezzosa e di sufficienza prese e passò alla cameriera e si soffermarono a chiacchierare.

La baronessa lo scrutava con repulsione e insofferenza.

Il barone rivolgendosi alla moglie alla sua destra lo presentò:” Questo amore è la persona di cui ti parlavo, il dottor Giulio Scassi…” E rivolgendosi al dottore facendo un cenno con la mano verso la consorte disse:” Mia moglie, la Baronessa Maria Azzurra Clementina di Monte dei Fuschi…”

“Piacere baronessa!” Esclamò il medico allungando la mano e facendo una specie di inchino con il capo per prendere la sua e baciargliela, ma lei non gliela passò e nemmeno strinse la sua che lui gentilmente ed educatamente le aveva proteso. Ma l’allontanò e alzò la sua mano destra nel saluto fascista e con un pizzico di fastidio e un sorriso perfido e ironico allo stesso tempo disse:” Salutiamoci così dottore!  Senza toccarci, da buoni fascisti… Viva il Duce…”

Il dottore sorpreso fece un cenno a muovere il braccio in alto con la mano larga, ma lo abbassò subito.

“Venga è pronto!” Disse il barone facendosi seguire dal dottore con la moglie di fianco nella stanza da pranzo, e con lui a disagio si accomodarono, loro a capotavola e lui lateralmente tra essi e a un cenno della baronessa la domestica incominciò a servire gli antipasti e a seguire le pietanze, e iniziarono a pasteggiare. Il cibo e il vino erano ottimi e anche la baronessa divenne più loquace nel parlare e iniziò a canzonarlo e a chiedergli.

“Che tipo di pazienti avete voi dottore?”

E prima che lui replicasse, rispose il barone dicendo:” Il dottore cara ha di tutti i tipi di pazienti, mezzadri, contadine e anche prostitute.” Pronunciò ridendo dietro il tovagliolo che si era portato alla bocca, proseguendo:” Il dottore ha tutti pazienti poveri, è già tanto che lo lascino ancora esercitare e abbia trovato dove professare qui in questo paesello.” 

“Ah…” Esclamò la baronessa portando le dita della mano sulle labbra a coprirsele sorridendo sarcasticamente:” E quindi che pazienti avete?” Ripeté.

“Il dottore visita i contadini e le prostitute del bordello…” Disse ancora il barone ridendo anche lui.”

“Le prostitute del bordello? E come sono?” Domandò perfida la baronessa ridendo anche lei senza più coprirsi la bocca, fingendosi sorpresa e curiosa.

“Come sono? Come vuole che siano che siano le prostitute signora baronessa, sono donne normali… come tutte le altre soltanto più sfortunate…” Rispose il dottore.

“Eh no! ...Come tutte le altre non credo, sono donne inferiori, prostitute, disgustose che vendono il corpo per denaro e sono quasi tutte sono malate…” Ribatté la baronessa.

“Ma no, questo è un modo di dire della chiesa per impedire agli uomini di frequentarle. Sono molto controllate dal punto di vista igienico e sanitario, tutte le settimane. Malattie veneree non ne hanno, a qualcuna può capitare, ma sempre meno di chi vive una vita normale…” Replicò il dottore. Ma la baronessa con una smorfia infima su quel suo bel volto perfetto ed elegante, volutamente esclamò:

“Naturalmente dottore voglio sperare che lei non si accompagni con quel tipo di donne, chiamiamole signorine … visto che oggi mi sento buona.” E rise…

“Oh... no…no…. A me non piacciono…” Replicò sinceramente lui.

“Il dottore ha altri gusti…” Pronunciò il barone intromettendosi e sorridendo:” … a lui piacciono altri tipi di partner, i maschi, il nostro dottore è pederasta e le piace fare la femmina con gli uomini…” Pronunciò senza nessuna moderazione e cautela il barone.

Il dottore lo guardò e restò in silenzio…”

“Ah lei è un pederasta?  Sa che non ne ho mai visto uno dal vero. A volte ne parliamo al circolo con le mie amiche di come sono, credo che la prossima volta avrò da raccontarle qualcosa io…. “Affermò con un risolino…” La baronessa.

Poi pasteggiando chiese ancora:” Lei è un pederasta a cui piace essere femmina? …Ma come fate a fare sesso? Vi piace sentirvi donne? Dio che disgusto, mi è passato l’appetito…” E chiamando la cameriera con un cenno della mano le disse:” Porta via che mi è passato l’appetito…”

Fu quella forse la prima volta che il dottore si sentì umiliato e si risentì, era chiaro che anche la baronessa conosceva la sua condizione, il barone le aveva detto tutto di lui, difatti mentre la domestica le portava via il piatto chiese sorseggiando il vino chiese: “Voi siete un buon fascista dottore?” Il dottore non rispose, aveva capito che l’invito a quella cena serviva solo a prenderlo in giro, umiliarlo e a fare divertire la baronessa.

Fu il barone a dire:” Lui frequentava gli antifascisti… è un socialista.”

“Ah lei è antifascista? Un socialista sovvertivo?” Esclamò fingendo di non sapere:” Ma è vero che i socialisti e comunisti sono tutti come lei dei pederasti e incestuosi che praticano sesso anche con le loro sorelle, le figlie, le madri…?”

“No.… non è vero…” Disse serio il dottore risentito: “E’ solo la propaganda fascista che lo dice…”

“Sarà, ma io ci credo a cosa dice la propaganda fascista…” Rispose perfida la baronessa.

Il barone forse per cambiare discorso aggiunse:” Il dottore è pederasta e socialista, ma non ancora eversivo… Sai una volta all’anno va a Londra ad ascoltare i deliri di quel Freud quell’ebreo cacciato giustamente da Hitler dalla Germania.”

“Ah sì!? “Esclamò scandalizzata e canzonatoria la baronessa:” E mi dica, com’è questo Freud?  Che tipo è?”

 Lui tirò un sospiro di pazienza, sapeva che doveva stare al gioco di quella repressa e frustrata mezza monaca, sarebbe bastata una sua parola per farlo davvero arrestare e mandarlo al confino su qualche isoletta, e pronunciò:

“Freud è un tipo normale signora baronessa. Che devo dire, studia la psicologia, è un ricercatore e un luminare nel suo campo, studia i comportamenti delle persone le loro azioni e reazioni…”

“Lei dottore lo ammira vero questo Freud…!? Si sente da come ne parla…” Dichiarò la baronessa.

Il dottore borbottò:” È interessante da un punto di vista scientifico. “

Fu il barone a dire sorseggiando il vino mentre la baronessa con i suoi occhi da gatta lo scrutava: “E magari stasera scopriamo che il nostro dottore oltre pederasta e socialista, è anche ebreo…” Ridendo portandosi il tovagliolo sulle labbra a coprirsele. E la baronessa guardandolo con disprezzo aggiunse: “Ma lo sa dottore che noi rischiamo la nostra reputazione a invitarla a pranzo a casa nostra. Sa che il nostro governo fascista tra pochi mesi anche qui in Italia finalmente promulgherà le leggi razziali, per la difesa della razza… della nostra razza latina e superiore?” Esclamò.

Il dottore imbarazzato allargò le mani: “Si, ne ho sentito parlare, ma qui a pranzo mi avete invitato voi. E poi io non sono ebreo, anche se non ho nulla contro di loro…”

“Non siete ebreo, ma siete un pederasta e socialista…” Esclamò con disprezzo la baronessa con uno sguardo cattivo mentre il dottore a disagio restava in silenzio. Aggiungendo lei: “Ma ve lo immaginate voi dottore se i nostri conoscenti o se le mie amiche venissero a sapere che abbiamo pranzato con pederasta socialista. Non mi saluterebbero più…”

“Mi spiace signora baronessa, ma da parte mia non lo dirò a nessuno…” Mormorò.

“Voglio ben sperare…” Aggiunse lei.  

Con quello stupido gioco lo stava umiliando divertendosi, facendole capire che conosceva tutto di lui. Il dottore era imbarazzato, non vedeva l’ora che finisse quel pranzo per andarsene…

“Io quelle mezze donne come i pederasti che vivono contronatura li manderei tutti a confine o al fuoco, li brucerei in piazza come le streghe!” Affermò con rabbia e disprezzo la baronessa.

In seguito finito il pranzo, sorseggiando il vino bianco siciliano da un calice di vetro di Murano, senza il minimo riguardo e tatto disse apertamente: “Mio marito me lo aveva detto che lei è un pederasta…” E rise mortificandolo:” Io non vi capisco siete uomini con desiderio e voglie femminili, cosa provate a fare sesso come le donne?”  Le chiese.

Il dottore restando in silenzio non rispondeva e si accorse che il marito, il barone le teneva il gioco ridacchiando a sua volta delle sue stupide e umilianti battute, e lei allora aggiunse, mentre il marito dava disposizione alla serva di sparecchiare e portare l’amaro: “Mi dica dottore, ma come sono queste case di tolleranza visto che lei le frequenta, questi bordelli di prostitute…?”

“Veramente signora baronessa, come le ho detto prima io non li frequento. Qualche volta vado a visitare le signorine…”

“E come sono queste signore, queste prostitute che lei visita?” Pronunciò con il naso arricciato in una espressione di disgusto.

Il dottore non sapeva che rispondere.

“Sono luoghi dove si fa l’amore a pagamento baronessa…” Mormorò.

“Il sesso… il sesso dottore, sono luoghi perversi dove si pratica sesso, perversione e non l’amore. L’amore è qualcosa di pulito, di profondo di celestiale che viene dal cuore e dall’anima e non dal corpo…”

“Si ha ragione signora baronessa, mi scusi, mi sono espresso male.”

“Cosa fanno quelle donnacce? ...Mi dica!” Ripeté ancora curiosa.

“Fanno sesso come tutte le donne:” Affermò dicendo volutamente:” Tutte le donne…” Sapendo che lei non lo faceva da quasi tre anni e non poteva più farlo con suo marito e per questo era frustrata.

“…Soltanto che loro lo praticano a pagamento…”  Esclamò la baronessa ridendo. “Sono solo donnacce è a pagamento per giunta, dedite alla perversione, alla pornografia e al vizio…”  Dichiarò con disprezzo…”

“Pensa Maria Azzurra che arrivano ad avere anche 15- 20 rapporti sessuali al giorno, se non di più… È vero dottore?” Domandò il barone.

“Si, è vero…” Rispose.

“Che schifo! … Che schifo… che schifo!” Esclamò con disgusto e un senso di repulsione la baronessa portandosi la mano davanti al viso come a proteggersi da quelle parole. E che certamente la sua castità forzata, l’aveva portata a odiare tutte le prostitute.

” Come fanno a fare sesso così? Sono animali, non donne... sono cagne, cagne in calore che si danno a chiunque li paga…e si voltò schifata.”

Il discorso finì lì perché la baronessa era visibilmente indignata, provava odio e derisione per quelle donne e per lo stesso dottore che le visitava e curava.

Finito il pranzo nel primo pomeriggio si salutarono, lei con il sorriso beffardo e di nuovo con il saluto fascista dicendo a suo marito il barone:” Mi vado a cambiare d’abito e faccio una corsa in auto fino a Catania, al circolo femminile per distendere i nervi…” E chiamò la cameriera:” Nunzia…Nunzia…!” Che comparve subito:” Dica signora baronessa.”

“Vai a dire all’autista di prepararmi l’auto fuori dal garage, l’alfa romeo 8 cilindri, quella decapottabile e poi vai in camera a prepararmi il vestito da sala che mi devi aiutare a cambiarmi…”

“Subito signora baronessa…” Esclamò con una forma di inchino con il capo la cameriera. E mentre si allontanava il dottore umiliato e risentito fu accompagnato alla porta dalla cameriera e poi dal custode a ritroso fino al cancello, dove prese la bicicletta e tornò al paese.

 

Ripresero a rivedersi i giorni seguenti, sempre sotto il pergolato nell’ osteria vicino all’ambulatorio, finito il suo sevizio o prima che lo iniziasse a fare visite. Ma era arrabbiato il dottore, ce l’aveva con la baronessa per come l’aveva trattato e umiliato a quel pranzo e per quello che era, una donna nobile ma infima.

Un pomeriggio il barone vedendolo pensoso e umiliato e resosi conto delle battute feroci della moglie su di lui pensò con altezzosità, superficiale e sufficienza di porvi rimedio:

“Cercate di avere pazienza dottore se mia moglie la baronessa nei discorsi e nelle domande è stata indelicata… è curiosa dottore… Sa è donna… le piace divertirsi… “E iniziò ad accennargli di lei.

“Sa mia moglie, la baronessa è una donna seria e per bene e fino a quando non si è maritata con me è cresciuta studiando dalle suore, non ha mai visto i pederasti, né le prostitute se non per sentito dire. Sente parlare di bordelli ma non sa come sono, è solo curiosa la sua.”

“Ci mancherebbe …” Disse il dottore facendo buon viso e cattivo gioco, minimizzando il suo risentimento e odio verso di loro.

“Ho visto che era molto curiosa riguardo i bordelli e le prostitute che ci macchiettano dentro. Comunque è una donna molto bella la vostra consorte, la signora baronessa, siete fortunato signor barone… ha un fascino suo particolare e da come vi guarda ho capito che vi ama molto…  Direi che vi ammira!”

Il barone sorrise contento di quelle parole.

“Si è vero mi ama… tanto.”

“Però a volte l’amore da solo non basta.” Replicò mormorando quasi tra sé il dottore.

“Che intendete dire?” Domandò il barone.

“No niente di particolare, sono pensieri che mi sono venuti vedendovi insieme così felici e divertiti l’altro giorno a pranzo, si vede che siete una coppia molto unita.”

“Parlate non abbiate paura dottore…” Lo sollecitò il barone.

“Certamente la baronessa vi ama, questo è fuori dubbio e ho avuto modo di constatarlo di persona, si vede che è una moglie e donna di sani principi che ha studiato dalle suore e dai preti ed è timorata di Dio. E si vede anche dal suo modo di pensare e di esporre i concetti, e credo che ora non ci sia niente che possa mettere in pericolo la vostra unione.  Ma…!”

“Ma cosa? ...” Ripeté il barone interessato e attento, mentre il dottore era pronto a iniziare a esporre la sua rivalsa, un gioco perfido che aveva pensato per vendicarsi di loro e disse:

“Non vorrei fare un discorso che fraintendiate e vi possiate offendere signor barone…”

“No… no… andate avanti esponete il vostro pensiero. Stavate dicendo ma…? Che significa quel ma…?

“Ma… ora è così!... Ma tra cinque anni?... Dieci? Voi sapete barone la vostra condizione, ho visto sul suo volto un velo di tristezza quando si parlava di figli… di bambini. Ora la signora baronessa non lo sente forte questo desiderio, questo problema, perché è giovane, piena d’amore per voi e si distrae con le amiche e ha accettato la vostra condizione e la vita che le proponete… ma in futuro? “

“Anni addietro, durante i miei viaggi in Inghilterra, come già sapete ho seguito anche lezioni di psicologia comportamentale femminile dal dott. Sigmund Freud, che dice che a volte le delusioni che le donne portano dentro di loro si presentano e manifestano nel futuro con sensi di colpa e desiderio di cambiare… A questo proposito qualche anno fa sempre in Inghilterra è stato scritto un romanzo che va tanto di moda ora, si intitola Lady Chatterley…”

“Conosco questo romanzo, l’ho letto a Catania al circolo…” Rispose il barone attento:” … ma a mia moglie la baronessa non succederà così, come quella buttana che si faceva fottere da un giardiniere…”

“Era un guardiacaccia signor barone…” Precisò il dottore.

“Be… non cambia niente, sempre un inferiore a livello sociale era… Mia moglie la Baronessa Maria Azzurra Clementina di Monte dei Fuschi è un’altra donna. Lei è una nobile, di casta… è di razza, discende da una famiglia blasonata che da molti secoli dominano su queste terre in Sicilia.

Come voi sapete in Sicilia ci sono state molte invasioni e molte discendenze dalle molte razze che ci hanno occupato, fenici, cartaginesi, greci, schiavi latini, arabi, ma noi, io e mia moglie discendiamo dagli Svevi, dai popoli del nord, dai germani e quindi mia moglie, la signora baronessa è ariana…nelle sue vene scorre sangue ariano…” Disse con risentimento. “E voi dottore mi offendete se fate di questi paragoni…”

“No… no… scusatemi signor barone, non era mia intenzione fare paragoni della vostra signora la baronessa con quella donna del romanzo. Vi chiedo scusa se mi sono spiegato male e vi ho offeso, ma ve l’avevo detto che l’argomento poteva essere interpretato male… Io non volevo e non voglio mancare di rispetto a voi e a vostra moglie lasignora baronessa. Volevo solo dire che con il tempo le situazioni cambiano, si modificano, evolvono e si trasformano, anche quelle dove c’è più amore e si è innamorati e quindi volevo soltanto dire che secondo me è meglio prevenirle certe situazioni… Scusatemi ancora signor barone... se non mi sono spiegato bene e avete frainteso.”

Quel pomeriggio si lasciarono così… il barone andò via risentito con lui per il paragone della baronessa sua noglie a quella Costance protagonista del romanzo Lady Chatterley… mentre il dottore cercava ancora scusarsi e di giustificarsi.

Per un periodo non si videro, non passò più dall’ambulatorio, tanto che il dottore pensò che il barone si fosse offeso veramente e non sarebbe più venuto. “Poco male!” Pensò:” In fondo è gente che si sente superiore, razzista e pronta a offendere e a quella stronza ariana un bello scherzetto glielo avrei fatto  volentieri.”

Ma dopo qualche settimana inaspettatamente il barone con la sua auto tornò e lo invitò a bere all’osteria e ripresero a conversare, non parlando più di quella supposizione fatta dal medico. Sembrava aver dimenticato quella che riteneva un’offesa.  

Ripresero a parlare di medicina e psicologia e il discorso cadde ancora sulla star del momento, quel Sigmund Freud, che lui quando andava in Inghilterra ne seguiva le lezioni ai suoi convegni, e durante quella chiacchierata il barone esclamò: “Ancora a parlare delle fandonie di quel pazzo…. Di quel vecchio ebreo? Basta! Invece mi dica dottore…” Disse all’improvviso:” Cosa intendevate dire nell’ultima conversazione che abbiamo avuto riguardante mia moglie la baronessa, che dicevate che certe cose bisogna prevenirle. Cosa bisogna prevenire dottore?” Domandò serio.

“Io non vorrei toccare questo argomento signor barone, poi vi offendete e io non voglio offendervi…preferisco morsicarmi la lingua piuttosto che farlo involontariamente.” Dichiarò sibillino il dottore, ma in cuor suo felice che glielo richiedesse.

“No…no…parlate… state tranquillo, non mi offendo.”

“Posso dire quello che penso voscenza? … Senza intenzione di offendervi e mancarvi di rispetto a voi e alla vostra signora la baronessa?” Domandò.

“Si!... Avete il mio permesso, parlate.” E il medico riprese quel discorso: “È risaputo signor barone, che con il tempo i rapporti anche coniugali in tutte le coppie anche quelle che si amano di più si modificano, cambiano e a volte addirittura si trasformano. E vostra moglie la signora baronessa, vive come una nuova illibatezza in una castità ammirevole, lodevole e encomiabile che dimostra il suo amore sentimentale e cerebrale con la repressione e la rinuncia di quello carnale per voi; nei vostri confronti signor barone. Ma è subita quella castità che vive, costretta dall’evento che vi è capitato, è imposta dalla situazione, non voluta, certamente non gradita. E dentro di lei la vive come un castigo, una penitenza e nello stesso tempo come una celebrazione, glorificazione, magnificazione del suo corpo e della sua sessualità che ha donato nuovamente a Dio e a lei signor Barone, proprio come una suora laica visto che è molto cattolica. Senza offesa signor barone, ma la baronessa è una vedova bianca, si può dire che vive con voi sentimentalmente e con Dio spiritualmente, ma non vive più sessualmente con sé stessa e sopprime il suo desiderio di maternità. E questo modo di vivere con il tempo può portare dei problemi, come capita a tutte le coppie.” 

“Continuate!” Disse il barone con aria di sfida accendendosi il sigaro e boccheggiando il fumo.

“Le prime manifestazioni potrà averle tra qualche anno, quando si renderà conto che il tempo passa anche per lei e si sentirà diversa dalle altre sue amiche e conoscenti, tutte mamme con figli… Diventerà riservata, poi chiusa in sé stessa e triste, si sentirà frustrata nonostante vi ami e vi amiate. Poi subentrerà apatia, distacco, stanchezza, indifferenza e noia per tutta la realtà che la circondano e tante altre cose… e il vostro rapporto diventerà di facciata e sarà sempre uguale per gli altri, ma per il resto si formerà indifferenza tra di voi.”

“E cosa posso fare io per evitare quello che avete detto?” Lo interruppe il barone con aria di provocazione.

“Aiutarla, capirla, dandole quello che le manca… eccellenza.”

“E cosa le mancherebbe alla baronessa se ha già tutto quello che vuole, vestiti, auto, feste, sentiamo…”

“Dovete cambiare la situazione che vivete.”

“Ah sì!” Esclamò il barone facendo uscire lentamente il fumo del sigaro dalle labbra:” E come dovrei cambiarla, sentiamo?”

“Io un rimedio per voi ce l’avrei signor barone.”

“Sentiamo… Qual è?” Pronunciò sorseggiando il vino.

“Non vorrei che se lo dico barone, interpretaste male…e vi offendeste!” Disse il medico.

“No.… dite dottore!  Sono curioso di conoscere qual è questo rimedio per prevenire il cambiamento di mia moglie?”

Il dottore tirò un sospiro per prendere coraggio e poi di colpo con timore esclamò:

“Rendetela madre!”

Il barone lo guardò con stupore, non si scompose e muovendo il sigaro tra le dita replicò:” Renderla madre? Come posso renderla madre? Ma che dite… state pazziando dottore? Sapete bene come sono e che è impossibile.”

“Si lo so, ma senza offesa signor barone, quello non è un problema.”

“Che intendete dire? Quale sarebbe la risoluzione allora?”

“Ma non vi offendete se lo dico?” Ripeté ancora il medico preoccupato e intimorito di una sua possibile reazione negativa.

“No… vi ho detto che non mi offendo, dite… dite pure…!”

“Ve lo dico ma con rispetto barone, senza intenzione di offendervi voi e la vostra consorte, la signora baronessa. Ve lo dico come uomo di scienza e di psicologia, con devozione…”

“Su dottore parlate, non stiamo a giocare, vi ho detto che non mi offendo, mi volete proporre di adottare un bambino… Ne abbiamo già parlato tra noi e siamo tutti e due contrari…?”

“No… quello che vi propongo io è di fare ingravidare la signora baronessa da un altro uomo…”

Ci fu un momento di sorpresa e silenzio, il barone posò il bicchiere sul tavolo e lo guardò negli occhi e alzandosi e sbattendo il bastone da passeggio forte sul tavolo da far tremare i bicchieri e la bottiglia disse rosso in viso e con gli occhi fuori: “Ma che dite siete impazzito? Come vi permettete? Mi offendete sì! Mi mancate di rispetto! Potrei anche uccidervi o farlo fare da altri” Esclamò.

“No.…no… barone, non era un’offesa non avete capito…”  Replicò il dottore alzandosi mentre lui continuava: “Sapete che per quello che avete detto potrei denunciarvi e farvi arrestare… mandare al confino a Pianosa o in carcere con i pederasti socialisti come siete voi…”

“Ma io non volevo offendervi barone, né a voi né tanto meno la vostra signora la baronessa…”

“Ma lo avete fatto dottore! Mi avete offeso e mancato di rispetto e me ne renderete conto…”

“Scusatemi signor barone!” Mormorò ancora il dottore mentre il barone offeso si allontanava e lui dietro lo seguiva. E salito sulla sua balilla ripartì.

Ancora il dottore lo guardò andare via, ma dentro di lui nonostante le minacce che gli aveva fatto era meno preoccupato e quasi felice di averglielo detto, di fare ingravidare la baronessa da un altro uomo per renderla madre. Sapeva studiando anche psicologia comportamentale che pur nell’offesa il barone ci avrebbe pensato e ripensato a quello che gli aveva proposto.

Passarono ancora dei giorni, forse una settimana e il dottore sperava che il barone ritornasse, la psicologia che aveva studiato, i comportamenti umani, quel poco che sapeva lo stava mettendo in atto con la coppia dei baroni, o almeno ci provava, giocava... Intanto cosa aveva da perdere visto che era schivato da tutti i benpensanti che lo vedevano e consideravano come un appestato, un pederasta, sovversivo e socialista, medico di poveracci e prostitute? Se lo mandavano al confino i baroni avrebbero cambiato di poco la sua vita. E poi l’odio e il risentimento che provava per la baronessa era talmente grande e profondo che lo inducevano a pensare che il gioco valesse la candela.

Difatti giorni dopo il barone ritornò, se lo vide davanti un pomeriggio chiudendo l’ambulatorio, dicendogli:” Venga dottore, andiamo sotto il pergolato a bere qualcosa e rinfrescarci.”

Il dottore con un sorriso perfido dentro di sé lo seguì, si sedettero e ordinarono e iniziarono a parlare del più e del meno. Poi a un certo punto il barone gli chiese: “Riguardo a quello che avete detto la settimana scorsa, voi dottore avete idee strane, dimenticate forse che siamo in Sicilia…”

“Io signor barone mi sono permesso di dirvelo perché voi avete una mentalità aperta, superiore a quella degli altri siciliani e degli altri nobili e penso che capiate il significato di quello che dico…”

 “Le vostre idee sono troppo moderne dottore, anticonformiste, socialiste e democratiche e inglesi forse… Ma vi ripeto che qui siamo in Sicilia e io sono siciliano vero e dire parole e esprimere pensieri che potrebbero offendere un uomo potrebbe costarvi caro, anche la vita sappiatelo dottore.” 

A quelle parole il medico sbiancò in volto, sapeva che se voleva il barone poteva farlo davvero, anche lui stesso, era un ex militare oltre che un nobile e cercò di riparare dicendo:

“Io mi scuso signor barone, non succederà più. Non parlerò mai più di quelle cose. Spero che mi perdoniate.”

“Scuse accettate e perdono accordato … ma se sono qui oggi è perché mi incuriosisce conoscere l’altra parte del vostro ragionamento, ma solo a scopo di curiosità sia ben chiaro dottore. Non fatevi idee strane…”

“Certo …certo voscenza! Ma se parlo poi vi offendete ancora, anche se io non voglio…”

“Non preoccupatevi del mio comprensibile stato d’animo, voi ditemi.

E il dottore tra preoccupazione e batticuore riprese con una punta di soddisfazione dall’aver fatto centro nella mente del barone continuò il discordo precedente. Parlerò come se lo facessi di un’altra persona… donna e non la vostra signora baronessa…” Disse e incominciò:

“Vedete signor barone, quello di cui vi parlo, è un espediente segreto già usato da altre famiglie nobili del nord d’Italia e d’Europa. Germania, Danimarca, e anche dagli inglesi stessi per avere degli eredi quando non arrivano o non c’è la possibilità di procreare da parte del marito qualunque sia la ragione.

Si tratterebbe di far ingravidare la propria moglie da uno sconosciuto, o meglio, sconosciuto per la moglie che viene ingravidata, ma non certo per il marito che saprà tutto di lui su chi è, e assisterà alla copula…  all’ingravidamento della consorte. “Disse il dottore.

Il barone accendendosi il sigaro e sorseggiando il vino bianco lo guardò dicendo:” Andate avanti…”

Naturalmente la moglie di questa persona deve essere a conoscenza del sotterfugio, bisogna parlargliene prima e se dubbiosa convincerla, diventare complici, solo così se lei accetterà ci potrà essere amore in quell’atto che la coniuge dovrà compiere.” Vedendo il suo silenzio il dottore si fermò, ma lui lo sollecitò:

“Andate avanti dottore.” E lui proseguì:

“In questi casi si sceglie un soggetto, un uomo, in questa circostanza lo sceglie il marito per la propria, sarà lui a decidere e scegliere chi sarà degno di ingravidare la propria coniuge. Se è un tipo che gli aggrada oppure no. “Il barone intanto ascoltava in silenzio fumando e il dottore proseguì:

“A questo punto ammettiamo che la moglie è d’accordo e si procede…si rende tutto anonimo, la moglie metterà una mascherina sul viso per non farsi riconoscere e non saprà mai chi l’avrà fecondata, e che viso ha il suo fecondatore. Mi spiego meglio. Una volta scelto il donatore, chiamiamolo così in termine medico, si decide per un rapporto sessuale consensuale praticato nella penombra della stanza, questo soggetto entrerà nella camera, andrò nel letto e consumerà il rapporto sessuale con la moglie che sarà già in attesa e pronta. Possederà e ingraviderà la signora consenziente e dopo il rapporto sessuale il soggetto che l’avrà fecondata, uscirà dalla camera e se ne andrà senza nemmeno sapere chi è la donna che ha ingravidato. E il marito subito dopo terminato l’amplesso della moglie con lo sconosciuto, si sdraierà nel letto al suo posto, come se fosse stato lui a possederla e fecondarla almeno psicologicamente e nessuno saprà niente. La moglie stessa sarà convinta o si autoconvincerà di aver praticato sesso con il marito, che sia stato lui a possederla e fecondarla, perché lo avrà a letto al suo fianco prima e subito dopo il rapporto sessuale con eiaculazione in vagina. E al semibuio non lo vedrà in faccia da poterlo identificare con qualcuno, intravvederà soltanto una sagoma e un profumo che gli ricorderà il marito. Vedrà delle ombre e sentirà soltanto delle mani che l’accarezzano e un corpo maschile che si sdraierà su di lei la possederà nella posizione missionaria consentita dalla chiesa e la ingraviderà e nel praticare sesso, lei stessa penserà al marito, come se fosse lui a possederla realmente. La consorte in quei momenti per reazione lo stringerà, bacerà e godrà carnalmente dell’inseminatore, ma non di quell’uomo che la feconderà, ma bensì di quello che le dirà la sua mente, che quel rapporto lei lo sta avendo con il marito e che è il marito a possederla e fecondarla.

“Al termine l’ingravidatore chiamiamolo così in siciliano, si alzerà, andrà via e subito e immediatamente si sdraierà ancora il marito che prenderà a baciarla e accarezzarla come se fosse stato lui a possederla e tutto sarà completato.”

Il barone sempre guardandolo serio domandò:

“E come fa la moglie a non riconoscere un altro uomo nel rapporto sessuale con quel donatore al posto del marito? Pensa forse dottore che basti un po' di buio a far credere a una donna di essere con un uomo invece che con un altro?”

“Si, lo credo perché sarà semplice, perché innanzi tutto il soggetto ingravidatore della moglie avrà la corporatura del marito, la stessa capigliatura, lo stesso taglio di capelli, lo stesso profumo e gli stessi abiti da notte. Lui verrà istruito su come accarezzarla o baciarla e se c’è qualche metodo o qualcosa di particolare che a lei piace che le pratica il marito, lui dovrà dirlo al fecondatore.”

Ci fu silenzio, il barone lo guardava sorseggiando il vino e fumando il sigaro e poi sbottò:

“Mi sembra una minchiata dottore e che ci sia gente stupida e mariti becchi (cornuti) che fanno queste cose... farsi ingravidare la moglie da altri... e sconosciuti per giunta.”

“Certo signor barone, il marito sarà segretamente cornuto, ma il lato positivo sarà che avranno un figlio loro, generato dal ventre della moglie e al cinquanta per cento con il suo sangue e sarà come se l’avesse concepito il marito, lui sarà il padre a tutti gli effetti… avrà il suo cognome e tutto il resto, e sarà il suo erede.”

“E voi dite che la moglie in quel rapporto sessuale potrà anche godere?”

“Certo, deve godere…” Disse mentendo:” … è provato scientificamente che il godimento e l’orgasmo nella donna dilatano la vagina e l’entrata dell’utero e con le contrazioni del piacere favoriscono la salita degli spermatozoi, quindi dovrà godere…” Affermò. “Dovrà godere signor barone perché questa cosa abbia la duplice funzione, anzi tripla ...”

“Quale?”   Domandò il barone.

“La prima di generare un figlio e continuare la stirpe, la discendenza del casato, che anche se non sarà del padre, il 50% sarà della madre, poi di far sfogare anche lei, la moglie, lasciandola godere, specialmente se sono anni che non fa sesso, in modo che si scarichi dalla sua repressività sessuale pensando di essere con il suo consorte. Da tenere presente che in quel rapporto sessuale lei nella sua mente gioirà e godrà con il marito, anche se l’abbraccerà e stringerà un altro uomo, l’inseminatore.”

“E il terzo…?” domandò il barone.

“Il terzo è che tutti, famiglie per prime sapranno che hanno un erede... e saranno contente.”

E perdonatemi signor barone se questa soluzione mi sono permesso di pensarla per voi e la signora baronessa…” Affermò scusandosi il dottore.

Ma il barone scuotendo la testa esclamò contrariato:

“Sono cose da pazzi… veramente cose da pazzi, bisogna essere dei perversi, dei debosciati per fare queste cose, fare ingravidare la moglie da un altro…meglio restare senza figli…”

“Per tutta la vita signor barone?” Lo interruppe il dottore:” E il lato materno di vostra moglie? Quello che ha la signora baronessa e reprime? Oggi è così, vivete bene, ma fra cinque anni?” Aggiunse il dottore.

“Si meglio restare tutta la vita senza figli, come sono senza sesso, posso anche restare senza figli, voi sapete come sono sotto.”

“Noi, mettiamola per ipotesi, ma solo per ipotesi, anche volendo non lo potremmo fare, la mia consorte la baronessa non può mettere la maschera, soffre di senso di claustrofobia, di soffocamento e respirare male le fa venire mal di testa e attacchi di panico, e se le mancasse l’aria, se la toglierebbe d’istinto e si tirerebbe su gridando e la vedrebbe…. Nemmeno quando siamo andati al lido del carnevale di Venezia ha potuto metterla, si è soltanto truccata.”

“Ma non una maschera completa signor barone, una di quelle di stoffa a metà viso che le lasciano la bocca e il naso scoperto come una benda ed è come se non ce l’avesse, ma ce l’ha!” Sorseggiò il vino anche il dottore e proseguì:

“Per voi sì signor barone forse è meglio lasciare perdere, ma per vostra moglie, la signora baronessa non pensate a lei? Al desiderio di essere madre che la brucia nel ventre e nella mente, alla tristezza dentro il cuore, alla vergogna dentro il petto e negli occhi e il mormorio sottovoce intorno a lei. Dal sentir dire che voi eccellenza non siete buono per vostra moglie, non siete un uomo perché non la ingravidate oppure che vostra moglie la baronessa non è buona per fare figli… sentire dire che è secca nell’utero da non potervi rendere padre. Sapete come mormorano le pettegole e i loro mariti?! Come dicevate voi poco fa siamo in Sicilia qui, e si fa presto ad essere mormorati, additati e derisi alle spalle…” Aggiungendo: “Le sue camerate e amiche nobili anche più giovani hanno già figli, chi uno, chi due, chi più e chi è incinta ora, e voi state a discutere di morale e onore con me, mentre io discuto di filosofia e di scienza con voi, del modo di vivere, di felicità e benessere da dare alla vostra consorte, la signora baronessa.”

A quelle parole il barone si alzò di scatto prendendo il bastone da passeggio:

“Me ne vado… ho sentito troppe minchiate oggi. “E pagando e risalendo in auto se ne andò.

 

I giorni passarono e il barone non si vide, dopo ancora una settimana ritornò, ed entrò altezzoso nello studio senza bussare mentre visitava. Il dottore capì che gli voleva parlare e fece allontanare la paziente che uscì e salutò con ossequio e riverenza il barone. Lui fermo non disse nulla al dottore, lo guardava soltanto fisso negli occhi.

Che avete barone siete ancora offeso con me?” Domandò il dottore vedendolo entrare serio:” Avete qualche problema, volete che vi visito?”

“A che ora finite qui?” Fu la risposta.

“Alle tredici, poi vado a casa a mangiare un boccone e se volete vi invito, non sarà niente di eccezionale…”

“No… verrete con me in trattoria. Vi invito io, pranzeremo assieme. Vi devo parlare.”

“Come vuole vossia signor barone…” Pronunciò il dottore.

Il dottore visitò gli ultimi pazienti velocemente e usciti dall’ambulatorio raggiunsero la trattoria < La giara>.

“Buongiorno eccellenza… buongiorno dottore. “Esclamò ossequioso l’oste.

“Oh signor barone quale onore…” Aggiunse referenziale e riverente la moglie dell’oste quasi inchinandosi. E si misero in un angolo appartato e mentre preparavano il pranzo, il barone domandò senza giri di parole:

“Ditemi un po' dottore, quel discorso che avete fatto la settimana scorsa, quello del figlio per capirci. È fattibile su di me e la baronessa mia moglie?

“Ma certo signor barone fattibilissimo, l’avevo pensato apposta per voi e la vostra signora la baronessa per farla rendere madre e felice.”

“E sarebbe tutto segreto.” Domandò il barone.

“Tutto! Perché nessuno saprebbe niente. Il donatore non saprebbe che la donna che ha ingravidato è vostra moglie, come lei non conoscerebbe il fecondatore, saprebbe soltanto di aver fatto sesso con uno sconosciuto che nella sua mente è il marito e che quindi sareste voi signor barone. E il fatto che la baronessa venga fecondata da un altro, lo sapreste soltanto voi barone, la sua signora e io…”

“Già e voi...!” Ripeté il barone:” Voi sapreste tutto dottore…”

 “Ma io non parlerei, vi sarei devoto… signor barone, sarei muto come un pesce. “Esclamò avendo compreso il senso di quel :<Già, voi sapreste tutto…>

“In Sicilia si è muto come un pesce o muto come un morto dottore.” Precisò il barone guardandolo fisso negli occhi. “Sapete cosa significa se parlereste?

“Si! Me lo immagino!”

“Potrei ammazzarvi io personalmente o farvi ammazzare con un colpo di lupara da qualcuno.” E sorrise.

“Se non vi fidate di me non fatelo signor barone.” Rispose il dottore allarmato, la mia era solo una supposizione, non siete obbligato.”

Appunto, ci penserò e non so se lo farò mai, ma mi piace sapere, conoscere le cose… supporlo, anzi voglio sapere come lo studiereste per me e mia moglie, a nostra misura. Su ditemi dottore se noi ipoteticamente accettassimo, come fareste con noi, come lo studierete?”  Sollecitò mentre iniziarono a pranzare.

“Io non so signor barone se posso permettermi di parlare in questi termine e liberamente di vostra moglie la signora baronessa, in un linguaggio esplicito, aperto e popolare… senza che voi vi sentiate offeso.”

“Permettetevi! Permettetevi dottore… avete il mio consenso … parlatene pure chiaramente, voi siete un uomo di scienza dottore e saprete certamente usare la terminologia giusta e appropriata senza offendermi…!” Esclamò precisando:” Ah... vi anticipo che vi interromperò su quello che voglio sapere e che non capisco, o che non mi quadrerà.”

“Va bene signor barone… Dunque, innanzi tutto come vi ho già spiegato voi dovreste parlare con la vostra signora la baronessa di questo metodo e dirle che è un vostro pensiero, una vostra iniziativa e che non ve l’ha detta nessuno, ma l’avete sentita dentro voi, che nasce dal vostro cuore. Le direte che l’amate tanto che non ritenete giusto che lei si sacrifichi e rinunci alla sua gioia più grande, la maternità, ad essere madre solo per amore per voi, perché voi nella vostra condizione non potete renderla tale. Lei resterà sorpresa dal discorso chele farete e vi chiederà in che modo dovrebbe avvenire per essere madre, e qui voi dovrete usare molta psicologia. Le donne si sa sono attente a queste cose e se vi ama come penso, vi dirà certamente di no la prima volta per non offendervi e umiliarvi, ma voi non desisterete ma riproverete ancora in circostanze e luoghi diversi e soprattutto dovrete parlare con il cuore…e cercherete di convincerla.”

“E cosa dovrei dire io…” Esclamò interrompendolo il barone.

“Io l’affronterei così, la porterei a fare una passeggiata in una delle vostre tenute, magari tra le vostre vigne e a un certo punto mi siederei affianco a lei in un posto all’ombra e fresco, sotto un albero o un pergolato di vigna, prima la bacerei in bocca, poi prenderei la sua mano tra le mie, l’accarezzerei e mormorerei:< Maria Azzurra… vi devo parlare…”

Lei senz’altro dirà:< Parla, dimmi Rodolfo…> E scusate se mi permetto signor barone, non sarò certo io, un pederasta a insegnarvi la galanteria, il bon ton e il comportamento con una signora del vostro rango, tanto meno con vostra moglie, ma penso che voi dovreste iniziare così, da un punto di vista psicologico, dicendole:

< Io vi amo Maria Azzurra, vi amo tanto più di me stesso e della mia vita e non posso pensare che voi per causa mia, per quello che mi è successo in Africa dobbiate rinunciare alla felicità…di essere madre.” Farete una pausa studiata stringendole la mano e riprenderete:” Io vi amo.... e vi osservo, e ho notato che sui vostri occhi c’è un velo di tristezza e malinconia per non poter essere madre come le altre donne. Si lo so mi amate, ci amiamo e anch’io vi amo molto più della mia stessa vita, ma ci manca qualcosa che ci unisca di più per essere felici…>

< E cosa ci manca?> Vi chiederà lei. Ma voi non glielo direte subito, tergiverserete, le parlerete ancora d’amore, le direte che per amore della propria moglie un uomo come voi è disposto a tutto e che voi siete disposto a fare qualunque cosa per lei, a sacrificarvi e a rinunciare anche all’onore per lei, per ridarle la felicità e il sorriso. E nel frattempo le accarezzerete il dorso della mano con dolcezza. Lei in quel frangente sarà sorpresa, stupita e curiosa del vostro atteggiamento e si chiederà cosa avete tanto di importante da comunicarle. E solo a quel punto entrerete nel vivo e proseguirete.

“Io Maria Azzurra so quanto tenevate voi a che avessimo dei figli, e sento, percepisco che il vostro senso di maternità è ancora vivo e intatto in voi e ogni volta che guardate una donna gravida oppure con dei bimbi che giocano, so che vi sentite incompleta. So anche che rifuggite da incontrare alcune delle vostre nobili amicizie femminili proprio per questo, o perché hanno i bambini con loro o sono gravide e vi mostrano il pancione e lo fate per non sentirti dover dire: < E voi Maria Azzurra … quando lo fate un figlio… quando date un erede a vostro marito voi?> Con un sorrisino beffardo.

La signora baronessa a sentire quelle parole vi ascolterà con interesse, forse interromperà il discorso con delle curiosità, delle domande, ma voi continuerete a parlare, non interromperete il filo del discorso che vi siete preparato.”

“Mia moglie penserà senz’altro che io voglia adottare qualche figlio, ma è contraria all’adozione e anch’io…” Disse il barone interrompendolo.

“Se dirà dell’adozione meglio! Le risponderete seriamente questo: < No amore... non voglio adottare un figlio di un’altra… ma voglio qualcosa di più alto e nobile, di vostro, che abbia il vostro sangue, so che vi chiedo un sacrificio enorme, ma ci ho pensato a lungo e se siete d’accordo…> A quel punto vi avvicinerete e la toccherete, non importa dove, la mano, il braccio, la spalla, ci vuole il contatto fisico per dire queste cose e dovrà guardarla negli occhi.

E le sussurrerete finalmente:< Se voi siete d’accordo amore… avrei pensato di farvi ingravidare… > E nient’altro, solo quello. Lei resterà sorpresa e probabilmente sconcertata da quella richiesta, ma voi barone proseguirete dicendo:< Non voglio negarvi per causa mia la felicità di essere madre…!>.

Lei sarà disorientata… forse offesa, non capirà, probabilmente balbetterà:” Ma…ma...ma…!” Vi chiederà cosa intendete per essere ingravidata. E li voi direte apertamente:< Che vi facciate ingravidare da un altro uomo che sceglierò io e sarò io in quel momento…>

La reazione della signora baronessa a quel punto sarà di stupore, delusione e tristezza, forse anche con un pizzico di gioia ma poi prevarrà l’umiliazione di dover subire un atto simile e disonorevole, e dirà certamente di no, ma voi non perdetevi d’animo signor barone, continuate a parlare e naturalmente dovrete specificare bene le parole e le direte:” Naturalmente Maria Azzurra se volete voi amore!” In modo da addossare la responsabilità della scelta a lei e non a voi.

“Lei doveva fare l’avvocato dottore, non il medico. Siete molto preparato e bravo…” Lo interruppe il barone sorridendo e il medico continuò:

“Vostra moglie signor barone dovrà sempre pensare che sia un’idea partorita da voi dalla vostra mente, dal vostro cuore per la sua felicità e non dettata o suggerita da altri, se no si sentirebbe sporca, offesa e probabilmente orgogliosa com’è non accetterebbe. Invece nel modo che dico io, sarà un fatto, soltanto una scelta tra voi due.” Fece una pausa e con enfasi il dottore proseguì:

“Se la vostra consorte, la signora baronessa vi dirà che la vedrebbe in faccia, voi direte che sarà in penombra e avrà una mascherina sul viso e quindi sarebbe irriconoscibile. E se vi chiederà con chi?  Voi direte semplicemente: <Qualcuno, uno sconosciuto, perché sarò io in quel momento a fecondarvi, lui metterà soltanto il corpo e io la mente e il cuore, voi saprete che sarò io il padre… solo in quel momento nell’atto della fecondazione  prenderà il mio posto un altro… ma sarete mia, posseduta mentalmente da me.>  Dopo che l’avrete informata e detto quelle parole, farete una pausa, nel frattempo lei si toccherà il viso, gli occhi e si girerà a guardarsi attorno  e subito quando si rivolterà verso di voi le direte: < Sarà tutto riservato e segreto Maria Azzurra, tu avrai la gioia di essere mamma e io padre, avremo un figlio tuo, generato da te, dal tuo ventre, avrà il tuo sangue sarà carne della tua carne e per questo sarà anche mio…lo sentirò mio perché sarà nostro…”

A quel punto voi Barone vi fermerete, non direte altro, la lascerete metabolizzare quello che ha appreso da voi, sarà sconcertata, incredula, delusa si sentirà offesa da quella proposta… Ma voi direte.

< So che ti chiedo un sacrificio enorme, ma pensaci… pensaci con calma amore e poi mi darai una risposta. Voglio che sia tu a scegliere se diventare madre davvero sentendo nostro figlio nel tuo ventre…> E le ripeterà ancora barone:< … Maria Azzurra, voglio un figlio generato dal tuo ventre, con il tuo sangue… che lo porti come tutte le donne, le madri nove mesi nel ventre e poi lo partorisci.> Successivamente signor barone farà un’altra pausa e riprenderà:< Tra qualche giorno o quando vi sentirete voi, mi chiederete di fare un’altra passeggiata qui… e approfondiremo. Io accetterò qualsiasi vostra decisione amore, è una proposta che mi sento di farvi con il cuore. L’amore per voi è più grande del mio onore…>

Poi non direte più nulla barone, vi alzerete e camminerete ancora con lei tenendola per mano e parlerete d’altro, della campagna e aspetterete che sia la vostra consorte a farsi avanti con le domande.” Disse il dottore. 

“Si ma se lei mi chiederà da chi dovrà farsi fecondare?  Come? Quando? Chi dovrebbe essere costui?  Io che dico, che rispondo dottore?” Domandò il barone non più curioso ma interessato.

Non direte nulla, le ripeterete di pensare prima alla proposta che le avete fatto a quello che le avete detto e che i dettagli della risposta alle sue domande gliele darete in altra occasione. Mettere tanta carne al fuoco all’inizio è controproducente, la lascerete nella curiosità, aspetterete il secondo incontro che vi proporrà lei e dopo la sua risposta che spero sia affermativa, la informerete su chi, come e quando… Chi sarà a possedere e ingravidare la vostra consorte, la signora baronessa. Prima a lei non dovrà interessare, non dovrà saperlo e io ora vi spiegherò come sarà la parte seguente, quella fisica e carnale… Sempre se accetterete e lei accetterà naturalmente, ma da come vi conosco barone voi siete un buon persuasore.”

Lui guardò il dottore sorpreso, dicendo:

“Però, siete bravo dottore a formulare i concetti… conoscete bene la psicologia che vi ha insegnato quell’ebreo di Freud, e meno male che siete così… un pederasta (alludendo alla sua omosessualità) se no chissà quante donne vi fottereste(chiavereste)con la vostra parlantina. Siete… sembrate convincente.” Si corresse.

“Sono certo signor barone che conoscendola bene saprete convincerla vostra moglie la baronessa, magari non la prima volta, ma vedrete che lei tornerà di sua iniziativa sul discorso altre volte. In seguito, datele tempo, fatela pensare alla maternità, ad essere madre, portatela a passeggiare in luoghi dove ci sono donne gravide con il pancione e neonati, fate finta di giungervi per caso e che lei li veda… che le incontri e le guardi, in modo che anche in lei si accentui maggiormente il desiderio.”

“Ci sapete fare dottore!” Disse ancora dondolando il capo su e giù il barone.” Che se non fossi geloso o fossi un altro mi convincereste…”

“È solo psicologia comportamentale barone, si studia che reazione ha una persona a una determinata azione o evento, come si comporta a percepire certi stimoli visivi come le immagini e sonori come le parole e i suoni, la musica. Ci dice come ci si deve comportare in determinate situazioni per favorire gli eventi e in questo caso l’evento sarebbe che la signora baronessa accetti…” E sorrise.

“Parlatami un po' di come avverrebbe fisicamente l’incontro?” Chiese ancora il barone finendo il pranzo, alzandosi e accendendosi il sigaro.

“Dunque dottore…” Pronunciò il barone iniziando a passeggiare insieme a lui:” … ammettiamo che la mia consorte la signora baronessa dica di sì che è d’accordo a farsi fecondare da un altro, un donatore come dite voi. Ma solo per supposizione intendiamoci dottore! Lo ammettiamo per ipotesi…ma non lo facciamo…!”

“Certo signor barone…certo!”  Rispose il dottore.

“Io che dico?”

“Innanzitutto voi non ne dovete parlare se non in quel luogo riservato che vi ho detto e su sua esplicita richiesta. Il resto poi si svolgerebbe così. Individuare un donatore che ingravidi la signora baronessa e … che sarete voi personalmente a sceglierlo… io se vorrete vi darò solo consigli.”

“Già ma come lo sceglierò? “Lo interruppe in barone.

“C’è tanta gente disponibile, qualcuno si trova… basta fargli un regalo, pagarlo…”

“Si, ma io non voglio per concepire mio figlio un bastardo contadino, di razza inferiore, voglio gente di un certo livello sociale e nobile per ingravidare mia moglie la baronessa.” Pronunciò il barone.

“Partiamo male signor barone, perché come ragionate voi si fa poca strada e nel giro di dieci giorni tutta Catania, fino a Palermo saprebbero che avete fatto in gravidare la vostra signora, baronessa da qualcuno che non siete voi. “E il dottore furbo quanto perfido proseguì. Ammettiamo il caso che voi troviate un vostro pari barone… un nobile, un alto borghese, credete che lui se ne starebbe nel sentirsi dire:< Dovete avere un rapporto sessuale nella penombra con una signora mascherata e ingravidarla…> Subito inizierà a chiedersi: < Chi mai sarà questa signora misteriosa che si vuol fare ingravidare?  La conoscerò?> Continuando a chiedersi:< Perché si vuol fare ingravidare da un altro e non dal marito? Forse lui non può, non è buono?> E secondo me lo farebbe solo per sesso, per intrigo, soltanto ... scusate il termine barone, per possedere, fottersi la vostra signora baronessa. E magari non le eiaculerebbe nemmeno dentro, in vagina e sarebbe capace di accendere la luce all’improvviso, toglierle la mascherina, guardarla in viso e riconoscerla, con la vergogna per la signora baronessa e tutto lo scandalo che ne diverrebbe di seguito. Lo direbbe al circolo, agli amici che vi deriderebbero dietro quando passate E poi ammettiamo che non facesse questo, potrebbe essere sterile e non darvi figli, però si sarebbe fottuto, sempre con rispetto parlando la vostra signora…”

E il dottore dopo un po' di strada si sedette esausto di quel parlare su una panca sotto un albero, all’ombra.

“Se non lo conosco io signor barone, non sapremo nemmeno se è sano… se ha malattie… se può avere figli.”

“E quindi che proponete voi dottore?” Pronunciò interessato rendendosi conto che poteva avvenire, che era reale quello che diceva il dottore.

“Io proporrei che fosse qualcuno che possiamo manovrare noi e che si abbia la certezza della riservatezza e soprattutto la sicurezza che la ingravidi la prima volta…”

“E quel qualcuno chi dovrebbe essere?  Un contadino forse? È questo che intendete? Vi ricordo che mia moglie è una baronessa di stirpe e discendenza, una nobile blasonata con sangue ariano e latino nelle vene e dovrebbe farsi ingravidare da un contadino?”

“Non importa chi sarà a fecondarla... se un contadino o un principe, ma deve avere determinati requisiti signor barone. Non è un gioco, ci vuole sicurezza e segretezza, ne va del vostro onore, della dignità e decoro delle vostre famiglie nobili e blasonate, innanzi tutto di quella della vostra consorte la baronessa... e della vostra casata e poi…” Pronunciò il dottore con calma e pazienza muovendo le mani…:” La signora baronessa non saprà mai chi la fecondata, se un contadino o un nobile, lo saprete solo voi…”

“E anche voi dottore…” Rispose serio…

“Si, ma se non vi fidate di me lasciamo perdere…”

“E quali sarebbero questi requisiti che dice dovrebbe avere il candidato come lo chiamate voi dottore?”    

“Allora…” Iniziò il medico congiungendo le dita aperte e staccate tra loro delle mani unite:” Deve essere una persona gestibile da noi… da voi barone.” Si corresse subito il dottore:” Deve dare sicurezza, che non sia malato e quindi io dovrò o conoscerlo già sotto il punto sanitario o visitarlo e fargli delle analisi del sangue. Dovrà avere già dei figli in modo da dimostrare ed essere certi che può fecondare la signora baronessa. Dovrà avere la stessa vostra corporatura e caratteristiche, senza barba, ed essere riservato e silenzioso, qualcuno che una volta fatto, sparisca… e non un nobile libertino che pensi solo a chiavare una nobildonna…e il giorno dopo al circolo si vanta e racconta a tutti quello che gli è capitato facendo la gara a scoprire chi è questa signora misteriosa…”

Il barone restò in silenzio capendo che quello che diceva il medico era giusto, e lui proseguì:

“Quindi signor barone, non importa che sia un operaio o contadino… anzi meglio se lo è… sparirà per sempre senza fare parole e creare problemi se mai ce ne fossero… E come dicevo, vostra moglie non saprà mai chi l’ha ingravidata, penserà a voi…  e mentalmente per lei sarete voi a farlo, il suo uomo, perché sarete voi il padre.”

Il barone restò in silenzio a riflettere, poi mormorò…:” Voi avete giù in mente qualcuno?”

“Non di preciso, ci sono due o tre soggetti con i requisiti che vi ho detto prima che potrebbero andare bene…ma spetterà a voi e soltanto a voi la scelta da chi dovrà farsi ingravidare la vostra signora barone.

“I vostri soggetti chi sono?” Chiese ancora il barone.

“I miei candidati sono persone che lavorano la terra, braccianti e io sono il loro medico di famiglia e li conosco bene dal punto di vista famigliare e sanitario e come sapete barone io visito soltanto gente povera, contadini, pastori, muratori…lavoratori in fabbrica. Non ho da proporvi altro. Ma è questo che ci vuole per vostra moglie la baronessa se vuole restare in sicurezza.”

“E questi tre che ha individuato chi sono...” Domandò ancora curioso.

“Due sono contadini, braccianti della terra e un altro un operaio…”

“E io dovrei fare ingravidare mia moglie, una baronessa…. da un contadino o un operaio…”

 Esclamò infastidito osservando il dottore.

“Si! Se vuole essere sicuro e tranquillo. Si signor barone.” Rispose il medico.

Lui restò pensoso come se riflettesse, poi pronunciò: “Va be... mi dica come avverrebbe tutto, poi vedremo i dettagli.”

“Certo… certo…!” Rispose il medico felice dentro di sé che avrebbe fatto possedere l’altezzosa baronessa da un rozzo bracciante della terra.

“Ecco come avverrebbe il seguito!” Rispose il dottore. “Una volta che la baronessa avrà accettato e voi avrete dato il vostro nulla osta sul donatore, sempre tenendovi informato, io mi occuperei di tutta la parte organizzativa, programmerei in modo che voi non comparirete mai in prima persona, sarò io il vostro referente, il vostro filtro signor barone …”

“Va bene, ma mi dica come avverrebbe?”

“Dunque… Una volta trovato il soggetto, per prima cosa mi dedicherei a lui, lo sottoporrei a esami clinici ed ematici. Gli farei un’ulteriore anamnesi pregressa anche sui genitori e ascendenti fino a dove può arrivare il ricordo e la conoscenza, di lui e sua moglie. Una volta fatto tutto questo in disparte e in modo riservato lo istruirò bene, gli dirò che dovrà svolgere un compito particolare per me e che lo ricompenserò. Naturalmente fino all’ultimo non gli diro quale sarà il suo compito, comunque lo istruirò a possedere una donna senza conoscerla né averla mai vista e soprattutto a non vederla in faccia, pena grossi guai per lui. Gli dirò che dovrà avere un rapporto sessuale con questa donna nella penombra e al termine del rapporto eiacularle in vagina in fondo, bene contro l’utero in modo da fecondarla e renderla gravida. Naturalmente barone verrà tutto consumato nei giorni in cui sua, moglie sarà più feconda in modo di avere la certezza di ingravidarla. “Fece una pausa il dottore e sempre seduti continuò.

“Sceglierete voi dove consumare il rapporto sessuale, se a casa vostra o in un albergo o in qualche vostra tenuta…

“In albergo no… abbiamo la tenuta ad Acireale.”  Disse il barone.

“Benissimo.” Rispose il medico:” Voi quel giorno andrete la e si consumerà tutto alla sera nella vostra camera.  Comunque sarà meglio fare un sopraluogo con me qualche giorno prima, sceglieremo l’ubicazione, la disposizione della stanza dove mettere le lampade e quanta luce entrerà dalla finestra se ci sarà la luna piena… e mi farete vedere come accedervi e andare via in fretta

Voi signor barone con la signora baronessa arriverete in giornata, vi preparerete e allontanerete la servitù da un altro lato della tenuta o le darete la giornata e serata libera, in modo che alla sera non mi vedano arrivare con il suo ingravidatore.

Dopo cena alla solita ora andrete a letto assieme, farete come al solito, parlerete o leggerete e l’accarezzerete e scalderete un poco.

Naturalmente la baronessa dovrà già essere pronta e predisposta e soprattutto essere nei giorni fecondi...”

“Che intendete dire con: <dovrà essere pronta?>…” Chiese il barone.

“Be scusate se ve lo dico signor barone, essere pronta significa che dovrà giù essere senza mutandine, nuda sarebbe meglio…”

“Ma neanche la camicia da notte?”

“La camicia da notte sì, ma corta, se è nuda ripeto sarebbe meglio, senza nulla né reggiseno ne mutandine, solo con un lenzuolo di modo che lei sia subito pronta e l’accesso per la penetrazione sia facile… veloce e finisca prima, senza dover cercare di toglierle le mutandine che è sempre una perdita di tempo.”

“Vedremo…!” Esclamò attento il barone. Proseguite.

“Io arriverò a un’ora prestabilita con il donatore, lo porterò bendato dal mio ambulatorio alla vostra tenuta, mi farò imprestare o affitterò un’auto a Catania e la benda gliela toglierò solo quando sarà dentro l’anticamera alla penombra davanti all’entrata nella camera della baronessa con la mascherina e lo farò spogliare nudo. Voi nell’anticamera mi farete trovare un vassoio con il vostro profumo che lui metterà in modo da dare l’impressione alla baronessa che al buio siate voi… Sarà già sbarbato e ben pulito, con doccia e insaponamento senza nessuno odore, anche i denti gli farò lavare con risciacqui alla bocca per quando la bacerà…”

“La deve baciare…?”  Lo interruppe il barone.

“Io gli dirò di no, ma se succede che avvicina la sua bocca a quella della baronessa, che sia almeno piacevole l’alito.  Lasciate un sigaro dei vostri acceso che gli farò fare alcuni tirate in modo da dare alla bocca il vostro gusto.

Quando sarà tutto pronto all’ora che converremo e sceglierete voi barone, vi alzerete dal letto della vostra consorte e uscirete dalla camera venendo vicino a me ed entrerà lui, nudo al vostro posto a cui toglierò la benda. Sarà già istruito su cosa fare e nel buio della stanza e a tentoni si porterà nel letto con la baronessa, salirà sopra e riprenderà a toccarla e accarezzarle dove l’avevate lasciata voi a praticarle i preliminari.”

“Ma sono proprio necessari?” … Lo interruppe il barone. 

“Si signor barone…” Disse falsamente il dottore:” … è risaputo e ci sono teorie che lo confermano che se la donna prova piacere e gode durante il rapporto sessuale, si rilascia e dilata la cervice uterina favorendo la risalita degli spermatozoi. E comunque come vi ho già detto per la baronessa sarete voi a farlo, a possederla, a farla, godere e baciarla…”

“Si ma non lo sarei però nella realtà…” Preciso il barone stizzito.

Comunque voi come me, potrete restare sull’uscio a osservare e quando avremo gli occhi abituati al buio ci muoveremo meglio…”

“Anche voi osserverete?” Domandò.

“Soprattutto io… “Disse il dottore, non succederà, ma se servisse interverrei subito, voi non dovrete mai comparire davanti a lui. E una volta che avrà finito e consumato, con la baronessa ormai fecondata, in silenzio si alzerà e verrà verso me… che benderò subito i suoi occhi e lo riporterò indietro, facendo la strada inversa.

Fatto questo e consumato il rapporto come l’ho portato lo riporterò via.

Voi tornerete in camera e vi infilerete nel letto e bacerete e abbraccerete vostra moglie la signora baronessa che oramai sarà fecondata, la coccolerete dicendo che l’amate e resterete così abbracciati fino al mattino dopo.

E nel frattempo io riporto il donatore nel mio ambulatorio, lo pagherò e poi lo lascio ritornare a casa. Ecco questo è quello che avevo pensato di organizzare per voi barone e per la vostra signora baronessa. Tutto programmato e se posso permettermi signor barone se io fossi al vostro posto lo farei, farei ingravidare mia moglie.”

“Ma non lo siete al mio posto… voi non avete moglie siete un pederasta…”

Il dottore restò in silenzio e il barone continuò a informarsi.

“E siete certo che quella persona farà tutte queste cose e resterà in silenzio?” Domandò il barone.

“Si, con un bel regalo di duecento lire non dirà nulla. E poi sapendo chi è potremmo tenerlo sotto controllo. Ecco questo è tutto ed è quanto dovreste dire alla baronessa nella seconda fase, senza entrare nei dettagli e farle sapere come si svolgerà il tutto.

Quando lei vi chiederà di parlarne voi l’asseconderete ma le farete vedere e capire che lo fate soprattutto per lei, e non disperate se dice di no la prima volta o la seconda, insistete, prospettatele questa possibilità di essere madre e nel contempo le direte che la vita tra voi non sarà sempre come ora, ma con il tempo muterà, si modificherà, sarà diversa. Esponetele come sarà fra cinque dieci anni, con voi da soli, senza eredi e gioie famigliari… E mi permetto di dire signor barone, avendo studiato anche la psicologia femminile e del comportamento in questi casi particolari, che alla fine se glielo proporrete la baronessa accetterà, non subito ma accetterà … voi dovrete insistere sempre, discutetene con lei.

Ma ammettiamo che accetterete signor barone…”  Disse il dottore: “Le spiegherete quanto vi ho appena detto, che troverete un donatore sano e sconosciuto, che tutto avverrebbe in una vostra tenuta. Che l’ingravidatore avrà la vostra corporatura e il vostro profumo che tutto non durerà più di un quarto d’ora e che poi se ne andrebbe via e resterete di nuovo voi due, con lei fecondata in attesa del vostro erede.

Ditele che farete un regalo in denaro a quell’uomo e che sarà tutto tranquillo perché lui ha già dei figli… Sono certo che saprete parlarle e spiegare a vostra moglie meglio di come io faccia con voi e soprattutto convincerla. Ora io vi ho informato, il seguito dipenderà da voi… che ne pensate barone?” Domandò il dottore.

Il barone si guardò in giro, poi rispose: “Con la parlantina siete bravo dottore e avete anche modo di convincere la gente...  ma anche se accettassi ci sarebbero alcune cose che non mi vanno. Per esempio che sia un contadino a ingravidarla, un uomo della plebe, mia moglie è una nobile, una baronessa. E l’altra cosa che non mi aggrada è di farla trovare nuda nel letto e lasciare che l’accarezzi e la baci in poche parole che la faccia godere…  che le faccia provare piacere. Queste cose non mi piacciono… se accettassi quanto avete detto dovremo ridiscuterne.” Disse il barone.

Il Dottore allargò le braccia, come volete barone… per la scelta vi ho già spiegato che deve avere determinati requisiti… comunque per i dettagli si può ancora scegliere, se volete possiamo cambiarli.” Dichiarò il dottore con la speranza e la perfidia di convincere il barone e la sua consorte ad accettare come se fosse una sorta di punizione per loro, ma soprattutto per lei essere ingravidata da un bracciante.

“E i candidati che dite avete voi dottore ce l’hanno i requisiti?” Domandò dubbioso.

“Si! “Rispose il medico:” Anzi uno, il bracciante ha più o meno la vostra età e vi assomiglia fisicamente e di corporatura. Ma naturalmente sarete voi a scegliere. Per quanto riguarda le nudità e il piacere che potrebbe provare la signora baronessa, vi ho spiegato i motivi… comunque sarete sempre voi a scegliere e decidere. Sicuramente come per una prescrizione medica se le modalità non avvengono come dal prospetto delle indicazioni per riuscire nel migliore dei modi, io non mi assumo responsabilità. “Disse il dottore. “Io quando do una medicina a un paziente dopo averlo visitato, dico anche come e quanta deve prenderne per guarire, ma se i pazienti fanno di testa loro si assumono essi la responsabilità.

“Va bene! Vedremo, ne riparleremo.” Ribatté il barone.

 

Passarono alcune settimane in cui il barone non si vide, Il dottore li vedeva a volte passare in auto da lontano lui, la baronessa insieme ad amici e amiche, sorridere e ridere e parlare allegri tra di loro.

Dopo quelle settimane il medico pensava che il barone avesse rinunciato e non si sarebbe più fatto vivo con lui, che si fosse offeso:” Meglio così!” Pensava il dottore:” Non vedrò più quegli stronzi e quella perfida fascista della baronessa che se potessi gliela farei pagare cara…. Anche se mi sarebbe piaciuto fare ingravidare l’affascinante signora baronessa da un contadino analfabeta… che parla quasi solo in dialetto…” Aveva studiato e preparato tutto nei minimi particolari, li avrebbe umiliati facendo accoppiare e fecondare la baronessa da un bracciante lei, così altezzosa e in seguito avrebbe sempre potuto ricattarli… “Ma non è andata così!” Pensò il dottore, ma si sbagliava.

Dopo alcune settimane il barone ritornò in ambulatorio e parlarono e gli disse:

“C’ho messo un po', ma ho trovato il momento buono, ho parlato con mia moglie la signora baronessa e sono riuscito a convincerla. Al di là della contrarietà morale iniziale, poi ha acconsentito.”

Cosa le ha detto…?” Barone:” Come ha fatto a convincerla?” Chiese il dottore.

E il barone raccontò: “Un giorno l’ho chiamata e le ho detto: <Vieni Maria Azzurra, andiamo sulla veranda, ti devo parlare di qualcosa di importante. >

Lei mi seguì curiosa, ci accomodammo e iniziai: <Vedi amore… io ti amo più della mia vita, come pure penso tu a me. Purtroppo questa disgrazia che mi ha colpito non ha reso la completezza del nostro amore, sia sul piano sessuale per non poterti soddisfare pienamente come vorrei e non solo con carezze e baci, e sia su quello materno non potendoti rendere madre…>

La mia consorte baronessa allungò la mano sulla mia, esclamando con voce aggraziata. < Non ti preoccupare amore, per me va bene così, la sessualità non mi interessa e la maternità ormai ho imparato a non pensarci più… a programmarmi la vita senza figli.>

<E proprio di questo che voglio parlarti amore… della maternità…> E ho seguito i consigli che mi avete dato voi dottore e ho proseguito:” Come sai noi non possiamo adottare bambini, sarebbe come dire a tutti che non possiamo avere figli, che uno di noi due non è buono a procreare o tutti e due. Sarebbe un disonore, ma una soluzione ci sarebbe…>

< Quale Rodolfo?> Mi domandò sorpresa, ma interessata e curiosa.

E ripetendo le vostre parole dottore continuai:< Quello che sto per dirvi Maria Azzurra forse non l’accetterete, ma sappiate che lo faccio con il cuore pieno d’amore per voi…” Lei ascoltava sorpresa da quelle strane parole che le dicevo:< Quello che sto per chiedervi amore è un grande sacrificio, perché ci sarebbe un modo per avere un figlio…> Ribadii.

<E quale?> Chiese ancora lei, la signora baronessa con un sorriso sorpreso.

< Che ti ingravidasse un altro uomo…>Pronunciò il barone.

Lei restò sorpresa: < Ma che dici Rodolfo?... Ti rendi conto di quello che mi chiedi?> Dichiarò sconvolta.

< Si me ne rendo conto e lo faccio soprattutto per te. Ora tra noi la vita è bella ci distraiamo, svaghiamo, anche tu, ma tra cinque, dieci anni la vita non sarà come ora, saremo tristi, soli, senza eredi e gioie… e tu sarai triste, ti sentirai diversa dalle altre donne, vivrai e vivremo con malinconia, mentre ora potremmo cambiare il percorso che ci è stato assegnato dal fato.>

< No… no… io non faccio queste cose Rodolfo… come ti permetti di propormele, di mancarmi di rispetto e chiedermi di farmi ingravidare da un altro uomo…>

<Non ti manco di rispetto amore, se te l’ho chiesto è proprio perché ti amo, perché il mio amore per te vale più del mio onore personale… Sarebbe una cosa semplice e veloce, troverò un donatore sano e sconosciuto. Tutto avverrebbe una sera nella nostra masseria, non lo vedresti nemmeno in faccia, al buio, penseresti che sono io, lui avrà la mia corporatura, il mio profumo e sarà come se tu lo facessi con me. Ti ingraviderà e andrà via subito, non una parola tra di voi, non saprete nemmeno chi siete. E tutto non durerà più di un quarto d’ora e poi andrebbe via e resterei io con voi fecondata e in attesa del nostro erede… nostro figlio…> Affermai. La baronessa mi i guardò stranamente dubbiosa, poi esclamò: < No… non voglio. Preferisco restare senza figli…> Alzandosi e ripetendo di no, allontanandosi.

<Pensaci Azzurra, il mio è un atto d’amore…> Mormorai mentre si avviava.

Come mi avevate suggerito voi di quella proposta non ne parlammo più, ma lei, sia a pranzo che a cena mi guardava negli occhi in modo diverso, non si osava a parlarne e chiedere, fu io che una sera a cena le domandai: < Ci hai pensato amore mio?>

< Si, ma non voglio Rodolfo è un atto sporco immorale, disonorevole…avere un figlio da chissà chi. Noi siamo nobili…!>Disse.

< Ma no Maria Azzurra…> Le risposi:< …  lascia perdere la morale e il disonore che non lo saprebbe nessuno se non io e te. Io rinuncio segretamente al mio onore di marito per te, per vederti e renderti felice. La morale non centra, anche il figlio che avrai, che avremo sarà nobile, almeno per il cinquanta per cento sarà tuo e diventerà a tutti gli effetti il nostro erede, un baronetto…Per noi è dettato dalla necessita e Dio ci perdonerebbe, ci amerebbe maggiormente, sa che siamo devoti e buoni cattolici praticanti…” 

Lei pasteggiava in silenzio. E io proseguì: <Nel nord Italia ed Europa lo praticano le coppie come noi che il marito per qualsiasi motivo non può procreare e quindi avere figli, anche all’estero lo fanno, soprattutto i nobili come noi, per dare una continuazione alla casata e alla discendenza. Anche voi Maria Azzurra sapete che nel nostro ambiente si dice ancora adesso che re Vittorio Emanuele secondo sia figlio di un altro e non del re Umberto primo…che la regina Margherita di Savoia si sia fatta ingravidare dallo stalliere perché il re non poteva avere figli…> Continuai dottore, ma lei diceva sempre di no pareva che non ne fosse convinta e io dietro vostro consiglio perseveravo.

< Durerà pochissimo amore e nessuno saprà niente, solo io e te!>Insistevo.”

“Avete fatto bene signor barone…” Disse il medico.

A un certo punto la baronessa ruppe il silenzio dicendo:< E chi dovrebbe essere a ingravidarmi?>

“Questo voi non lo dovete sapere Maria Azzurra, come lui non saprà a chi ingraviderà, avverrà tutto al buio, solo io saprò chi è. > Rispose il barone continuando:” A quest’uomo che vi feconderà farò un regalo e non parlerà.  In quanto a chi è, …troverò qualcuno che ha già dei figli per avere la certezza che vi ingravidi…>

Lei dopo lunghe pause scosse la testa dicendo ancora:< No…>

Passarono alcune settimane e ogni giorno le parlavo di quella possibilità per avere un figlio, oramai sapeva anche come avremmo fatto. Certo diventare madre era il sogno della sua vita, la baronessa avrebbe voluto diventare madre, ma non in quel modo volgare e plebeo. Ma anche lei ci pensava quando era sola:< Certo che però se è come dice Rodolfo, tutto avverrebbe in fretta.>

Negli incontri di pranzo o cena o per altre motivazioni ne parlavano sempre e la baronessa mi faceva domande e io rispondevo e praticamente gli disse quanto mi avevate suggerito voi, non dicendole mai che voi dottore sapevate tutto, che anzi eravate l’artefice del suo ingravidamento.

Ci fu un periodo di riflessione da parte della baronessa e a forza di sentirselo ripetere tutti i giorni ragionava in quell’ottica, fino ad arrivare al punto che anche lei desiderava un figlio e un giorno passeggiando nel giardino alle mie richieste rispose.

<Io vorrei Rodolfo, ma ho paura…>

< Paura di cosa Maria Azzurra?> Domandai.

< Non lo so. Ho paura…che si sappia, sarebbe la vergogna, lo scandalo e il disonore per noi e le nostre casate.> A quelle parole l’abbracciai e baciai dicendole:< Non devi avere nessuna paura amore, ci sarò sempre io con te. Organizzerò tutto io e tu in un quarto d’ora diventerai madre e io padre.

<Accetti? Rispondi amore accetti?> Le ripetei. Lei annuì con il capo stringendomi e mormorando:< Ma stammi vicino Rodolfo, ho paura.>

La strinse e la baciai in bocca. Era fatta dottore, la mia consorte, la Baronessa Maria Azzurra Clementina di Monte dei Fuschi, aveva accettato di farsi ingravidare da chi volevo io.

< Dammi solo un paio di mesi per organizzare tutto e vedrai che all’inizio dell’estate verrai ingravidata.> Quando il barone disse quella frase, correva l’anno di grazia 1938, il XVI° dell’era fascista.

Il giorno dopo quel consenso, il Barone Rodolfo Vincenzo Nunzio di Rocca Annunziata si presentò dal dottore che oramai non l’aspettava più dicendo: “L’ho convinta… ha accettato, ora organizzate tutto dottore… vi lascio mille lire, date duecento lire al mezzadro e il resto tenetevelo voi.”

La vendetta del dottore con l’inganno stava per compiersi.

Il medico predispose e mise in atto il suo programma, ne parlò ancora con il barone che chiese altre garanzie e che lui gli diede.

“Voscenza fino all’ultimo si può tirare indietro. Non è detto che perché ha accettato e prepariamo sia obbligato. Se non le va può tirarsi indietro…” Le ripeté il dottore e tranquillizzato iniziarono.

Per prima cosa il dottore compiendo un giro per i suoi terreni lo portò a fargli vedere vari candidati per la signora baronessa. Lui li guardava, ma non era soddisfatto:” Tutta plebe… villani e volgari…” Mormorava.

“Sapete quale è lo scopo signor barone.” Gli ripeteva il dottore.

“Si…sì... lo so qual è, ma ciò non toglie che sia disgustato che la mia consorte la signora baronessa si debba accoppiare e fare fecondare da gente simile…” Disse schifato… quasi dubbioso.

Ma il dottore fu risoluto e gli disse:” Venite barone, vi mostro a chi avevo pensato io…”

E dopo essersi portati con l’auto in una zona dove c’erano contadine grasse e contadini bassi dal corpo tozzo che lavoravano, loro vedendo il barone lo salutavano riveritamene: “Buon pomeriggio signor barone...” E chi chiamandolo:” Eccellenza… o voscenza ...”  Arrivati a un certo punto il dottore gli disse:

” Ecco è quello, quello con il berrettino bianco e il torso nudo… ha la vostra stessa corporatura, altezza, colore di capelli e degli occhi, forse è appena più muscoloso di voi barone per del lavoro manuale che svolge. Si chiama Salvatore, ma tutti abbreviato lo chiamano Turi.”

Il barone in silenzio lo guardò a lungo, mentre lui, Turi, il prescelto, ignaro, piegato e alzandosi con la zappa lavorava. Gli guardò il torace sudato e poi mormorò Al dottore:” Siamo sicuri che è buono e valido per capirci il vostro Turi?”

“Certo signor barone, ha già quattro figli, e ha ingravidato per ben quattro volte sua moglie e sono passato a trovarli e a visitarli e sono tutti in buona salute senza malattie e sua moglie è quella contadina laggiù…” E fece cenno con la mano:” … un po' grassa, con il sedere grosso, l’abito grigio e il foulard in testa…”

Lui la guardò con disgusto vedendola giunonica e fece il confronto mentale con la sua consorte la baronessa che era bellissima e snella…

Poi guardò ancora a lungo quel Turi mentre ignaro lavorava, successivamente si voltò verso il dottore dicendo risoluto:” Va bene, procedete.”

“Bene!” Disse il dottore:” Allora sarà questo Turi a ingravidare la vostra consorte la signora baronessa. Inizierò domani stesso. Voi provvedete che la signora baronessa… sia nei giorni fecondi e non abbia mestruazioni.” Dichiarò il dottore, e il barone storse il naso che si parlasse della baronessa sua consorte in quel modo volgare e comune. E aggiunse: “Oltre quello stabilito darò mille lire a questo Turi e altre mille lire darò a lei dottore, ma se scappa una parola sentirete cantare le lupare…”  E per ultimo e si salutarono.

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

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