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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 27 LO SPETTACOLO di BEATRICE
Al Macumba.
A tavola quella sera al Macumba, Beatrice era inviperita che quella ragazzina albanese facesse la stupida con suo marito Roberto.
Ancora alle allusioni dei commensali se le piacesse giovane Anxela, Roberto rispose:
"Ma no! ...Non è così!!...Vi assicuro!” ... Ma Vlade insistette:
" Si! ...Si!... Se ne sono accorti tutti, anche sua moglie che Anxela le piace. Guardi come la
osserva gelosa!"
Difatti Beatrice lo scrutava con ostilità e odio.
"La ragazzina preparata ad adescare clienti maturi e istruita precedentemente, all'improvviso spinse il tavolo in avanti verso Beatrice e si sedette sulle gambe di Roberto abbracciandolo al collo e baciandolo sulla guancia, mentre lui sorrideva sorpreso e impacciato di quel gesto inaspettato e affettuoso, ma lasciandola lì, seduta sopra le sue ginocchia sconcertato e imbarazzato.
Beatrice seria e altera come solo lei sapeva essere in certi momenti, gli disse fredda con voce tagliente:
" Fai scendere subito quella ragazzina dalle tue gambe!... E vergognati!"
Ma mentre i commensali osservavano attenti e divertiti, Anxela lo strinse a sé e lo baciò ancora sul viso.
Beatrice sospirando e sopportando irata ribadì di nuovo, scandendo bene le parole:" Ti -ho- detto-…fai scendere – quella troietta dalle gambe … hai capitoooo !!" Si mise a urlare nel finale della frase ingelosita.
"Troiette ci saranno le sue figlie!"... Ribatté subito Anxela fingendosi offesa.
A quelle parole Beatrice non ci vide più, batte la mano con il tovagliolo sul tavolo e alzandosi dalla sedia con le tette che le ballavano gridò:" Bastaaa!!"
Era irata, gelosa, inviperita, si sentiva offesa e umiliata dal comportamento di suo marito e gli inveì contro, colpevole di sorridere e tenere Anxela sulle ginocchia e in quel modo mancargli di rispetto.... ma era solo gelosia quella che provava.
"Ma non vedi che può essere tua figlia! … Non ti vergogni??.... È solo una bagascetta, una puttanella da locale che si struscia i vecchi per quattro soldi."... Esclamò fredda e rabbiosa.
Roberto non sapeva come reagire, avrebbe voluto far scendere Anxela, ma lei si era avvinghiata al collo e mentre Beatrice inveiva, quella ragazzina lo baciava sulle labbra e lui passivamente e ridendo stupidamente lasciava fare:” Che centro io… E’ lei che mi bacia…!” Ripeteva.
Presa dalla collera, furiosa, in piedi davanti alla tavola ripeté forte a suo marito:
" Togliti di dosso quella troiettaa! ... non te lo dico più. È una piccola depravata non vedi? "
A quella reazione seria di sua moglie che lo guardava con occhi di fuoco, Roberto provò a staccarla da lui, ma non ci riuscì. Mentre gli altri commensali si gustavano divertiti la scena.
"Toglilaaa di lìììì !!”
Le gridò ancora più forte e con più rabbia Beatrice, con il viso paonazzo e gli occhi fuori dalle orbite. Non accettava che suo marito la umiliasse così davanti a tutti, preferendola ad una sgualdrinella di un locale da spogliarello.
E accecata dal risentimento gridò ad Anxhela:
"E tu brutta bagascetta!!!... Lascialoo!!...Togliti di lììì!!"
Mentre lei provocandola, continuava a stringerlo e a baciarlo sul viso.
Beatrice non si rendeva conto in preda alla gelosia che figura faceva rivaleggiando con quella
ragazzina puttanella, lei una signora borghese e sempre controllata, ma come dice il proverbio, la gelosia fa perdere la testa anche hai più calmi.
Senza capirlo, stava facendo il loro gioco e invece di comportarsi da signora quale era, alzarsi e andarsene ferita nell'orgoglio di moglie e di madre, si mise ad insultare Anxela, ritenendola sua rivale ed a un nuovo bacio della ragazza a suo marito, non ci vide più e come una puttana vera che litiga per strada con un cliente, inveì volgarmente su di lui.
" Porcoo!!...Maiale!!... Sei anche tu un porco perverso e depravato come queste persone. Sei come loroo!!! “
Urlò tirandogli con forza il tovagliolo in faccia e le posate addosso, cercando d'istinto di allungarsi sul tavolo per raggiungerlo dall’altra parte con le mani per picchiarlo e graffiarlo in volto, mettendo con quell’atto in mostra il seno che uscì fuori dal vestitino ballando penzolante; e nello stendersi sulla tavola, salì anche posteriormente il gonnellino, mostrando la fascia delle calze e le giarrettiere ricamate assieme al sedere scoperto, pieno e bianco, alla vista dei presenti dietro lei, con quel tatuaggio, uguale a quello che aveva anche Anxhela sul gluteo.
Clelia la prese per un polso e glielo strinse forte, piegandola e facendola risedere mentre lei scoppiò a piangere dalla tensione.
"Vieni con me!"... Le ordinò.
E sempre tenendola forte per il polso la fece alzare e la tirò, portandola piangente, nel retro della pedana, dietro a quei grossi e pesanti tendoni rossi e all'improvviso la schiaffeggiò violentemente e forte sul viso, dicendole:”
“Non permetterti mai più di fare queste scenate! Ricorda che ne tu e ne tuo marito vi appartenete più che ne lei ne suo marito si appartenevano più, ma ricorda che siete tutte e due di proprietà di Salvatore. Ed è lui che decide per voi.”
Beatrice, istintivamente come una bambina picchiata portò le mani al volto cercando di proteggersi dagli schiaffi. Incredula, si massaggia le guance che le bruciavano, aveva gli occhi seminascosti dalla massa scomposta dei capelli biondi.
Clelia aveva preso a picchiarla se non le ubbidiva e non era la prima volta, fino a quel momento non l'aveva mai picchiata nessuno, nemmeno i suoi genitori.
Scoppiò in un pianto singhiozzante, appoggiando il braccio al muro e adagiandovi la fronte sopra.
Singhiozzava forte, scuotendo tutto il corpo, mentre Clelia inveiva su di lei.
" Non hai capito ancora che gli uomini sono tutti uguali, tutti dei porci?... Che gli interessa una cosa sola … La figa o il culo!!! …Credi che tuo marito sia diverso dagli altri? ...No!!!... Non lo è!... Vedrai che stasera se la chiaverà quella ragazzina... e lei lo farà godere più di te, perché è più giovane e più brava di te a fare sesso e a far godere gli uomini e non sarà l'unica volta. Abituati!” E facendo una pausa continuò:
“E ricorda!!...Non disubbidirmi mai più, se no te le dò davvero anche davanti a tuo marito e i tuoi figli. Ricordalo !!... Io non scherzo!!... Tu ora non sei più la signora Beatrice Gometti, ma la nostra puttana. Ricordalo sempre!... E ora vieni!... Cammina!... Seguimi!"
Beatrice singhiozzando la seguì.
Entrarono nel retro, in una stanza molto grande dove c'erano altre ragazze mezze nude che stavano provando abbigliamento intimo hard...
La responsabile era una donna matura, albanese anch’ella, altera, che andando loro incontro, … salutò Clelia amichevolmente, chiedendo in cosa poteva servirla.
“Vorrei un collare.” ... Esclamò con un sorriso perverso.
"Anzi!!.... Un collare per cagna!"... Precisò.
Il cuore di Beatrice fece un balzo da cardiopalmo.
Una ragazza ne portò e gliene mostrò tre, Clelia scelse quello in cuoio nero chiodato, risaltava di più sulla sua pelle chiara, e sotto lo sguardo divertito dell'entraîneuse, chiamò Beatrice dicendole:
" Abbassa la testa!" ... Lei ubbidì e glielo mise al collo allacciandolo.
Era incredula!... Non poteva credere quello che le stava accadendo. Aveva di nuovo al collo un
collare come una cagna. L'entraîneuse slave la fissavano con sorrisini gelidi e una espressione di disprezzo per quella che pensavano una puttana Italiana.
Tornarono al tavolo, ci fu un attimo di silenzio, poi comparve sorridente con uno sguardo di superiorità Anxhela con un guinzaglio a catena in mano, che avvicinandosi a Beatrice sotto lo sguardo attento di Clelia, lo agganciò all'occhiello del collare.
Lei si sentì umiliata e piena di infamia, con il viso in fiamme per la vergogna e gli schiaffi di Clelia, mentre quella puttanella albanese sorrideva tenendola per il guinzaglio. Ebbe il desiderio di strangolarla e la tentazione di scappare, ma non lo fece per paura.
Clelia invitò la ragazza incaricata alle loro necessità, di ritruccarla bene, che aveva il viso sfatto dal pianto.
Anxhela all'improvviso diede uno strattone con il guinzaglio, facendola sedere su una poltroncina vicino alla tavola.
Fu truccata da una sedicente estetista loro amica, ancora più volgarmente di prima, con labbra rosso ciliegia, come l'ombretto intorno agli occhi.
Sembrava una vera puttana da strada.
" Togli... slippi !" … Le disse Anxela con la sua vocina stridula e giovane e il suo Italiano stentato.
Ma Beatrice non le diede retta. " Togliti il perizoma!" … Le esclamò forte e autoritaria la voce di Clelia dietro lei:” E ubbidiscile quando Anxela ti dice qualcosa!”
Beatrice piena di rabbia e livore perché doveva sottostare a quella puttanella albanese ubbidì, alzò l’aderente tubino fino quasi alla vita, mostrando le gambe affusolate e le cosce piene come il sedere, appena velate dalle calze di seta, tenute su oltre la metà coscia da giarrettiere elastiche ricamate.
Prese con il dito la striscia di tessuto laterale del perizoma e lo tirò giù chinandosi, sfilandolo piano senza togliere le scarpe, attenta a non perdere l’equilibrio e cadere, e prima da un piede e poi da l'altro lo tolse.
Tirandosi su lo gettò su una sedia in un angolo guardando con disprezzo negli occhi Anxela, per poi assestarsi le calze, tirarle più su, sistemarmi le giarrettiere e ritirarsi giù la gonna del tubino.
Anxhela sorrideva soddisfatta con il suo piccolo ghigno perfido giovanile.
Tirandola per il guinzaglio la fece alzare, oltrepassarono una porta nascosta da una grossa tenda e si trovarono a sorpresa di Beatrice, sul palco scenico del locale, sulla pedana per spettacoli.
Si aprirono d'improvviso lateralmente i grossi tendoni rossi e si senti il brusio e il vociare della sala semioscura.
Un faro di luce bianca le illuminava. Beatrice guardò con disprezzo quella puttanella Albanese che la trattava come se fosse una cagna, la odiava con tutte le forze e tutta sé stessa.
Nella semioscurità della sala, cerco con gli occhi suo marito tra il pubblico.
Lo intravide vicino a Salvatore e Giovanni, in mezzo a quei depravati, ad assistere a chissà quale spettacolo le avevano preparato, incurante se a farlo davanti a suo marito Roberto, ci fosse sua moglie.
A Beatrice in uno stato alterato dallo stress e dall'agitazione, non importava più che quel pubblico depravato la vedesse nuda, perché, lei pensava ... di dover solo mostrarsi, esibirsi con il collare e il guinzaglio nelle sue nudità mature e nient'altro e voleva che tutto finisse subito e in fretta.
Anxhela la fece sedere al centro del palco sul bordo di una sedia, dicendo di allargare le ginocchia, in maniera che dal pubblico potessero vedere bene la sua grossa figa depilata e la lunga fessura dischiusa.
Beatrice, con un’espressione di vergogna ma senza dire una sola parola di protesta, rassegnata e timorosa di Clelia prese la posizione indicatale da quella puttanella, allargò le gambe scoprendo le grosse labbra vaginali della figa depilata.
Come aveva desiderato Salvatore, ora la stava esibendo a gambe larghe con la figa in mostra a decine e decine di persone che sbavando, commentavano volgarmente ad alta voce della sua nudità.
Dalla vergogna chiuse gli occhi, con un sospiro di umiliazione.
Quando li riaprì subito dopo, vide quella giovane e arrogante troietta albanese, con una smorfia viziosa e un sorrisetto ambiguo mostrarla al pubblico segnandola con il braccio teso.
Beatrice era paralizzata dalla sorpresa e dalla situazione.
Anxela come da programma dello spettacolo, chiamò un signore giovane tra il pubblico facendolo salire sul palco.
Poi con quella sua vocetta perversa e quel sorrisino vizioso le pronunciò sganciandole in
guinzaglio:
“Su!... Tu non fare pregare te … Aprire le gambe e fare vedere bene tua vecchia figa Italiana..." Aggiungendo:"… hanno detto che tu piacere mostrarti per strada e muovere culo e fare guardare uomini essere tua specialità. Non negare dai!”
Piena di rabbia e con i denti serrati, dal margine della bocca fece uscire parole soffocate:
" Brutta puttanella bastarda!" ...Facendola gioire ancora di più per la rabbia che provava nei suoi confronti. Sentendosi rispondere da quella vocina in falsetto: “Si!... Io sono una puttanella che però chiavare tuo marito!"
Dalla tensione Beatrice si abbandonò scossa da un tremito nervoso, gli occhi chiusi, umidi di
vergogna e di rabbia, lasciarono uscire due lacrime che le rigarono il viso, sciogliendole di nuovo il rimmel.
Come un automa ubbidì divaricando le cosce e rivelandosi completamente al giovane che davanti a lei, con gli occhi fuori dalle orbite la fissava.
Era smarrita e confusa, mentre il giovane libidinoso continuava a puntare lo sguardo tra le gambe e su il suo sesso depilato, illuminato dal faretto.
" Diooo che vergogna!"... Pensò. E suo marito era tra il pubblico.
Anxhela chiamò con un sorrisetto beffardo e aria strafottente altre due persone dal pubblico che salirono sul palco.
Ora erano in tre, un vecchio sulla sessantina, alto e magro, un quarantenne grasso e laido con una pancia enorme e calvo e quel giovane che era un albanese.
Alle sue occhiate, si erano aggiunti anche gli sguardi avidi e libidinosi, quanto increduli dei due nuovi arrivati.
Beatrice timorosa, si chiedeva che intenzioni avessero quei tre e in cosa consistesse lo spettacolo?
Preoccupata riuscì a balbettare solo alcune parole, tentando di fare compassione a quella ragazza che poteva essere sua figlia.
“La prego Anxhela …Per favore mi faccia andare via."... Ma lei la guardò sorridendo perfidamente: "Dopo!!"...Esclamò.
Beatrice era piena di rimorso e di vergogna per gli sguardi e le occhiate che si lasciava dare e tutto davanti a decine e decine di persone che la osservavano libidinose, compreso suo marito.
Ora più che colpevolizzare gli altri e quella puttanella di Anxela, provava un sentimento di disgusto e disprezzo verso sé stessa, per la sua debolezza nell'accettare di sottomettersi servilmente a tutti e ultima a quella ragazzina schifosa.
Anexhla la esibiva al guinzaglio come una scimmia al circo, la fece alzare e spogliare di tutto,
tolse l'abito a tubino scollato e il reggiseno e poi giarrettiere e calze, finché non restò
completamente nuda sulle scarpe con il tacco a spillo, con il suo sedere pieno e bianco, slanciato in alto ancora di più.
Le mammelle gonfie e palpitanti ai respiri, scendevano declivi verso il ventre da signora e madre, accentuato a formare un piccolo globo intorno all'ombelico, con minuscoli rotolini di adipe, dove la pelle sollevata, formava un inizio di cellulite, rendendola maturamente sexy, piacente e attraente.
I tre uomini, l'anziano, il giovane basso e il grassoccio si misero a cerchio intorno a Beatrice e
su invito di Anxela iniziarono a palparle le cosce ed accarezzare il seno, dandole delle grandi pacche con le mani aperte sulle natiche e sulle cosce, senza riguardo.
Beatrice si sentiva sprofondare dalla vergogna, le mani di quegli uomini si allungavano senza
rispetto sul suo corpo di moglie e madre assieme agli sguardi lascivi e libidinosi, loro e di quel
pubblico malsano, depravato.
Dita avide le accarezzano il sedere le cosce e il seno. Di colpo si irrigidì, sentì una mano sul sesso e un dito che cercava di farsi strada tra le grandi labbra per affondare nella sua vagina.
Una nuova ondata di vergogna la sommerse.
“Lasciatemi andare... vi prego!” ... Riuscì a mormorare inascoltata.
Il vecchio la guardava con i suoi piccoli occhi che brillavano di una luce viziosa, non riusciva a
credere ai suoi occhi, di avere quella bella signora matura tutta per lui. Non aveva mai avuto una signora così bella e profumata in vita sua.
Il giovane premendole le mani sulle spalle con forza la costrinse ad inginocchiarsi davanti al
vecchio, che in piedi, impaziente, l’afferrò per i capelli e le tirò il viso verso il cazzo.
“Noo!... Non voglioo! …Non potete farmi questo!” Gridò di nuovo disperata cercando di
difendersi e divincolarsi dalla presa.
Tremava di paura, era sorpresa, non era come pensava lei solo una esibizione nuda, capì che
volevano di più, fare sesso con lei sul palcoscenico davanti a quel pubblico depravato.
Sapeva di trovarsi davanti a decine di persone che la guardavano viscide e lascive confuse nella penombra della sala.
Cercò di difendersi, divincolandosi da quel giovane.
Si sforzò di lottare e alzarsi, nonostante la posizione inginocchiata.
Ma per risposta venne presa di peso da tutte e tre e sdraiata a forza sulla moquette del palco, con le gambe oscenamente allargate e rialzate in alto, da quel ciccione che le teneva per le caviglie.
Ora era bloccata, tenuta per le gambe dal ciccione e per le braccia dal giovane.
Beatrice cercò di divincolarsi gridando:
"Nooo!!...Lasciatemiii!!"... Lasciatemiii !!.... Robertooo!!... Robertooo!!! "...Urlo!... Ma senza
successo.
Qualcuno tra il pubblico si chiedeva chi fosse questo Roberto, qualcun'altro stupidamente esclamò:
" Siii!!... Sono qui… Sono iooo... Roberto ...mi vuoiii? " Altri mormoravano:" Sarà il marito cornuto o il suo magnaccia!"
Ma Roberto tra il pubblico, vicino a quegli uomini e ad Anxela che era ritornata a sedersi su di lui, si guardò bene da mostrarsi e intervenire, per paura, per vergogna .... e per vigliaccheria, assistendo eccitato allo spettacolo di sua moglie abusata da tre uomini pubblicamente, mentre quella ragazzina perversa lo baciava e gli leccava il collo, infervorandolo di più.
Non sapeva che con quel comportamento a sua moglie e i suoi figli li aveva ceduti definitivamente a Salvatore e suoi amici.
Sulla pedana, si vedeva solo l'ansimare affannoso del seno di Beatrice, muoversi sotto le sue escursioni respiratorie, mentre con il corpo teso a gambe larghe e alzate era ancora scossa da sussulti di ribellione.
“Allargatele bene le gambe."... Disse il vecchio al Grassoccio.
"Bloccatela! ...Che ci faccia vedere tutto! " ...Sollevando e allargando le gambe di più fino alla
massima divaricazione possibile, sotto gli sguardi gaudenti di quel pubblico depravato.
Apparve un monte di Venere prominente che attirava le occhiate della sala. La figa depilata
sporgeva grande e indifesa. Le grandi labbra gonfie e bombate erano in piena vista, leggermente dischiuse lasciavano intravedere l'interno carnoso, rosso corallino. Più in basso il perineo e quei due grossi globi formosi, divaricati allo spasimo anche loro, esposti alla luce che evidenziavano il solco delle natiche fino all’ano palpitante dalla paura.
Quegli uomini sentivano il senso di potere che avevano su di lei ad averla a disposizione per
qualsiasi cosa volessero fare, e li eccita bestialmente.
Uno di loro cercò di infilare il dito dentro quell'ano palpitante.
Ma Beatrice sussultò e si dimenò disperata. Cercando di stringere lo sfintere spasmodicamente per opporre resistenza alla penetrazione.
Gli occhi libidinosi del vecchio la scrutavano freddi e vogliosi: “Tu sei qui per ubbidire a tutto!... Non lo hai ancora capito?” Le mormorò implacabile, in un italiano stentato, fissandola con i suoi occhi cattivi.
“Per favore, smetteteee!... Anxhelaa! …Anxhelaaa!” ... Gridò forte e disperata.
"Anxhela non è più sul palco !!” ...Rispose perversa la voce di Clelia da dietro il tendone rosso:
" È scesa in sala ed è andata a chiavare con tuo marito."
Era tutto vero, Anxhela dopo essere stata un pò seduta su di lui in sala, aveva preso per mano Roberto, che eccitato, lasciandosi trascinare da lei l’aveva seguita salendo al piano superiore, nel privè, nella stanza delle coppie a chiavare.
Lei disperata, fra le lacrime urlò:" Noo!!...Non è veroo! ...Non è veroo!! “
Come poteva suo marito lasciarla in balia di quella gente, lei, sua moglie, la madre dei suoi figli, sapendo cosa le volessero fare e allontanarsi con quella ragazzina, quella puttanella albanese da quattro soldi!?
“Non è possibile!” Pensava.
Dal dolore risalì!
Il vecchio le prese un capezzolo e lo strinse forte tra le dita.
" Mi fa male! ...La smetta la prego!" ...Lo supplicò.
" Lo farò solo quando tu farai quello che ti chiediamo." Rispose… E intanto stringeva.
"Si, lo farò!... Lo farò!” ... Replicò lei sospirando sofferente: “Farò quello che volete! ...Ma vi supplico, smettetela!”
“Brava!... Brava!” ... Mormorò il vecchio porco accarezzandole il seno. “Però voglio essere sicuro della tua ubbidienza."... Esclamò iniziando a sbottonarsi i pantaloni: “Mettiti bene in ginocchio! “ripeté.
Il ciccione le lasciò le caviglie e lei distese le gambe e ubbidì, si mise a carponi. Ma solo il pensiero di farsi toccare da quella specie di mostro senile le faceva venire da vomitare, figuriamoci fargli un pompino; ma ne era costretta, lo sapeva e davanti a tutta quella gente.
Girò il capo e guardò tra il pubblico, si soffermo dov'era seduto Salvatore e Vlade, guardò con
attenzione, cercò suo marito, ma non c'era più, la sua sedia era vuota, non era più nella sala.
Era andato davvero via con Anxhela.
Tremava di umiliazione e di disgusto mentre le lacrime le rigavano il viso.
Era mai possibile? … Lei Beatrice Angeli coniugata Gometti donna onesta, sposa e madre
esemplare! … Ora completamente nuda a carponi, con il collare come una cagna davanti a quella comunità di gente perversa.
E suo marito dov'era? … Con quella maledetta troia?... Con quella puttanella a chiavare? ...La odiava con tutta se stessa.
Vide mostrarsi tra le cosce pelose dell'anziano uno spettacolo ripugnante, un cazzo grosso e vecchio usciva tra peli grigi arruffati, sembra un bastone bitorzoluto, sotto il quale pendevano lunghi nello scroto due grossi testicoli, come uova in una calza di nailon.
Beatrice abbassò gli occhi, mentre l’enorme asta pendente le oscillava davanti al viso.
“Faglielo alzare con la lingua ... come una cagnetta!” …Gridò qualcuno tra il pubblico.
La richiesta scatenò un applauso nella sala.
Il vecchio impaziente l’afferrò brutalmente per i capelli premendole la testa verso il basso ventre in maniera che le sue labbra entrassero in contatto con il suo glande scoperto e sul cui meato brillava una goccia d'urina.
“Leccalo con la lingua!” … Le sussurrò.
Beatrice ubbidì oramai passiva e accondiscendente, consapevole di essere sola, abbandonata anche da suo marito. Prese goffamente, quel cazzo che continuava a gonfiarsi ancora nella mano.
“Succhialo!! “... Le disse il vecchio...” Ruota la lingua intorno alla cappella. "
Beatrice esitante e sopportando il suo odore nauseante lo fece.
" Sì! ... Così va bene!... Brava! ...Vedo che sei capace, ma è meglio se titilli la
Cappella con la lingua." La sollecitò.
Nonostante l'età l’asta del vecchio satiro si indurì, ingrossandosi ed erigendosi dritto e nodoso.
Il vecchio si lasciò spompinare estasiato, con le mani appoggiate sulle spalle di Beatrice e gli occhi chiusi. Ad un tratto li riaprì, si allontanò dalla sua bocca e si spogliò veloce togliendosi i calzoni, le luride mutande sporche e la camicia.
Si riavvicinò eccitato sussurrandole:
“I coglioni! ...Adesso succhiami i coglioni!” ... Beatrice seppur controvoglia ubbidì, mise la bocca fra le sue gambe e iniziò a succhiare e leccare quei rugosi sacchetti di pelle coperti di rari peli grigi.
Tremava tutta per il disgusto e l’umiliazione. Sapeva di essere osservata, sentiva gli sguardi su di lei, i commenti, le battute, gli incitamenti e il vociare di quella gente, ma non c'era nulla da fare. Doveva succhiare, succhiare e succhiare.
Completamente nudo, il pene tra le cosce pelose, il vecchio girò sul palco con quell'asta di carne eretta e malfatta, larga e lunga, sulla quale spiccava un glande violaceo, mostrandolo al pubblico che lo incitava battendo le mani.
Beatrice inginocchiata, guardando la sala intravvedeva gli avventori e le coppie di coniugi che la osservavano, e le giovani entraîneuse accompagnarsi con uomini di tutte le età, anche vecchi che si scaldavano sessualmente vedendo il suo spettacolo.
Il vecchio laido si sdraiò con la schiena sul pavimento e il cazzo eretto che saliva dritto tra i suoi inguini.
Si ergeva verticale come l’asta di una bandiera.
Beatrice guardava timorosa quella colonna di carne, mentre il vecchio con un ghigno perverso si godeva quel momento con soddisfazione.
Dopo lo stupore sbalordito a Beatrice prese la paura.
Ma non fece in tempo a pensare che all'improvviso gli altri due, su suggerimento di Clelia, ciascuno su un fianco di Beatrice, la sollevarono come un fuscello mettendole una mano sotto la coscia e l'atra sotto l'ascella, alzandola di peso.
Sorpresa da quell’atto esclamò:" No!! ...No!!...Che fate?"
Capì la loro intenzione, cercò di opporsi, divincolandosi per sfuggire a quello che stava
avvenendo.
Ridendo i due la sollevarono di più portandola con il sedere a gambe divaricate sopra il pene del vecchio, restando sempre sui lati di Beatrice, in modo da puntare le labbra della sua fica in
direzione di quel cazzo enorme, abbassandola lentamente fino ad appoggiarla sopra e farle sentire il glande toccargli le grandi labbra.
Da sdraiato il suo cazzo lungo e duro iniziò a premere le labbra della figa con la cappella e
spingendo lentamente in mezzo alla fessura per alcuni minuti, allargò l'orifizio di un millimetro ad ogni pressione.
Beatrice provava ribrezzo per quegli uomini e per sé stessa, ma iniziava anche a sentire qualcosa di diverso della sofferenza e della paura. Iniziava a provare piacere.
Con gli occhi e la bocca spalancati, ansimante e sudata, cercò di stare più ferma possibile evitando bruschi movimenti, aspettando il momento fatidico che stava arrivando.
Piano, piano le mani che la sorreggevano si abbassarono e lei sentì il glande gonfio e duro urtare le sue labbra vaginali, costringendole ad aprirsi di più e seppur con difficoltà superare la vulva, penetrando, entrando lentamente ma inesorabilmente nella vagina e nel suo ventre tremante.
Con i denti stretti dalla tensione cercò di sorreggersi con le braccia sudate attorno al collo dei due uomini che la sostenevano, come ultimo tentativo di allontanare o almeno rallentare la lenta penetrazione.
Ormai la perversa eccitazione aveva preso il sopravvento su tutti, da sotto il vecchio sorrideva gioioso mentre sentiva il glande penetrare la vagina calda e per lui stretta di Beatrice.
Lei da sopra, con le cosce tenute a forza spalancate e con lentezza esasperante vide sparire dentro di sé la cappella che dilatava la fessura vulvare.
Provava sofferenza, ma sentiva anche che la tensione che le pervadeva tutto il corpo si stava
tramutando, dapprima in eccitazione, poi in fremito e infine in piacere.
Nella sala era sceso il silenzio, mentre loro erano sempre illuminati dalle luci dei faretti.
Si sentì Beatrice sudata assieme al dolce sottofondo musicale esclamare ai suoi sostenitori:
“Noo!... Vi prego è grosso!... Mi fa male! … Tenetemi!... Tenetemi! ... Non lasciatemii !!” ...
Affidandosi anima e corpo a quegli uomini che la sorreggevano, sentendolo entrare piano, allargare la vagina e salire verso il ventre.
Da sotto il vecchio cominciò ad alzare il bacino andandogli incontro con l’asta, per arrivare fino in fondo a toccarle l’utero.
“Su signora Gometti !!"... Esclamò la voce del giovane Albanese che tenendola di fianco li
osservava.
"Si sieda! … Si sieda sopra e lo cavalchi!... Cavalchi questo cazzo … lo cavalchi per noi!... Per il
pubblico! … La stanno osservando tutti."... Facendo segno con il capo al buio della sala e ai clienti che vi erano.
Beatrice a quelle parole ebbe un fremito sulla pelle che si raggrinzì, diventando pelle d'oca....
" Lo so che la eccita sapere che decine e decine di coppie anche sposate la guarderanno chiavare, gli uomini desiderandola e le loro mogli o compagne osserveranno desiderose di essere al suo posto." Esclamò sorridendo..
Intanto la cappella del vecchio penetrando arrivò in fondo alla vagina toccando l'utero, facendo provare a Beatrice un brivido di piacere e un sussulto accompagnato da un gemito.
Quando i due al suo fianco la sedettero su di lui e le lasciarono le gambe e le ascelle, sentì quel
cazzo duro e lungo spingerle dolcemente l'utero in alto e spostarlo ancora più dentro il ventre.
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