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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.
PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI
CAP: 13 LA SORPRESA
Beatrice dopo quel bacio orrendamente fatale, aveva intorno alle labbra il rossetto sfatto, sia il
suo che quello lasciatole da Clelia di un’altra tonalità più evidente e volgare.
Sdraiata sul lettino intravvide dietro di lei una grande ombra che si avvicinava, si accorse che era Clelia messasi dietro.
Chiuse gli occhi per il benessere che provava alle manipolazioni di Gilda, all’improvviso sentì un forte odore disgustoso di sesso e urina salirle per le narici.
Aprendo gli occhi si trovò quasi sopra il viso, il sesso di Clelia, folto di peli grigi, ricci e umidi dall’eccitazione, lunghi e attaccaticci, una vulva enorme, grande, di colore cenere, con una fessura lunga e aperta da dove fuoriuscivano in modo abnorme le piccole labbra oscenamente umide e si poteva vederne l'interno.
Con un piede su una sedia messa di fianco al lettino da estetista e l'altro sul margine del lettino stesso oltrepassò Beatrice, mettendosi a cavalcioni sopra di lei, in una specie di posizione 69.
" Leccala !!...Leccala!!"… Gridò forte, volgarmente Clelia avvicinando il suo sesso alle labbra di
Beatrice abbassando contemporaneamente il bacino.
Ci fu un istante di pausa e di smarrimento, dove il senso olfattivo di Beatrice si concentrò nell’odore forte e acre che emana la figa di Clelia. Le dava il voltastomaco.
"Lecca!!... Lecca!!" Continuò decisa Clelia.
Lei tremava e mormora parole incomprensibili, con i capelli fradici di sudore incollati al cranio e alla federa del cuscinetto su cui appoggiava la nuca.
Si sentì sommergere dal panico. Il pensiero di dover leccare la vulva di Clelia, la riempiva di
vergogna e di disgusto e poi emanava un fetore penetrante che non sapeva definire, un misto
d’urina, di pesce e di selvatico.
Oltretutto Beatrice non aveva mai toccato sessualmente un’altra donna. Non aveva neppure mai sognato di desiderarlo. Richiuse gli occhi come per estraniarsi da quella situazione, fuggirne.
Su monito di Clelia li riaprì guardando sopra di lei, vedendo a pochi centimetri dal suo viso la il suo fetido sesso.
"Lecca!!...Lecca!!...Avanti, leccala!" Le ordinò con tono aspro ed eccitato Clelia.
“Leccala e fammi godere, presto!... Ho voglia!”
Mentre, sempre con un piede sulla sedia e il ginocchio dell’altra gamba piegato sul bordo esterno del lettino, guardando Gilda che le massaggiava la figa, Clelia le abbassava il suo grasso e flaccido culo sul suo viso.
Una sensazione di disgusto insieme a una vampata di odore forte e pungente entrò nelle narici di Beatrice.
Eccitata da Gilda che la masturbava, ma spaventata dalla richiesta di Clelia esclamò:
" Nooo!... Questo noo! ...La prego! ...Non mi faccia questo!!" Farfugliando scuotendo la testa dal ribrezzo.
" Leccala !!" Gridò forte Clelia avvicinando di più la sua vulva grigia e pelosa alle labbra.
"Ubbidisci!!... Se no ti piscio in faccia!”" Le urlò con un ghigno minaccioso, mettendosi comodamente accovacciata sopra di lei come se dovesse urinare davvero in un angolo di strada, sfiorando con il pelo umido e maleodorante le labbra di Beatrice.
Beatrice era terrorizzata da quello che aveva detto di fare.
Il sesso di Clelia era vecchio, molto grosso, oltre al denso pelo, lungo e riccio, aveva grandi labbra corpose e spesse e di una lunghezza abnorme che rendevano la sua fessura terribilmente oscena, molto larga che si poteva intravvedere l'interno rossastro della vagina umida di umori.
Clelia portando una mano dietro al sedere le bloccò la testa prendendola per i capelli obbligandola a restare ferma: “Su dai!!...Leccala! ...Non farmi arrabbiare...che è meglio per te! Guarda che ti piscio in faccia davvero!" Esclamò.
Oramai sopraffatta, in uno stato quasi di trance, tirando appena su il capo, appoggiò le sue belle e carnose labbra su quella folta foresta, sul groviglio di peli grigi, bagnati al centro da umori e urina.
Clelia si abbassò su di lei, fino a farle sentire sulla lingua la sua l’ampia fessura aperta, ripetendo eccitata: “Lecca!!...Lecca!!"
Beatrice sopraffatta ubbidendo leccò, passò la lingua una volta, sentendo in bocca un gusto acido e pizzicante, acre, rivoltante, sentendosi dire:" Ancora! ...Ancora! .... Brava!"...
E continuò a passarla, due, tre, quattro volte, sentendo il sapore selvatico di urina e umori mischiarsi e sciogliersi nella freschezza della sua bocca.
" Lecca! Lecca!" Ripeteva eccitata Clelia.
Timidamente, con piccole leccatine, passava la lingua sui peli e sulla larga fessura della sua vulva umida di umori, mentre Gilda, continuava a massaggiarle e manipolarle il sesso masturbandola.
Si rese conto godendo, che non c'era niente di più umiliante e depravante di quello che stava facendo, stava leccando la figa di una prostituta, una ex puttana da strada. Metteva la lingua in quella figa e dove ora lei leccava, erano entrati migliaia di cazzi di tutte le dimensioni e di tutti le razze, un misto di ribrezzo ed eccitazione la invase.
"Brava!!"... Le comunicò trionfante Clelia: “Inizi a leccare bene!”
E cedendo al piacere di quella lingua vergine, ripeté: “Oh sì! ...Ancora!... Lecca!...Lecca!!... Leccala così!" Ansimò eccitata.
" Più forte! ... Lecca più forte!!" Le ordinava ritmicamente. “Ti sento appena…"
A Beatrice eccitata e coinvolta suo malgrado, non dava più fastidio il gusto e l'odore maleodorante di quella vecchia figa da bagascia da strada, si era assuefatta, non sentiva più il sapore e la puzza e la stava leccando meglio che poteva.
Essendo la prima volta, non ne era capace e tra il disgusto assimilato e il piacere che le procurava Gilda, continuò a leccare la figa, con gli occhi annebbiati, tra piacere, depravazione e umiliazione.
Anche Clelia eccitata godeva della sua insicura leccata. Sentire la lingua della bella signora Gometti sui peli grigi e sulla fessura della sua figa vecchia e consumata, era qualcosa di sublime.
Beatrice sentì arrivare sulla lingua, il suo piacere dal gusto selvatico e pungente, tanto abbondante, che le sembrava che stesse urinando a spruzzi.
"Brava signora Gometti!! Continui così dall'alto in basso che mi sta facendo godere. Metta più
Partecipazione... su!!" La esortò Clelia.
Mentre leccava, Clelia all'improvviso si spostò perfidamente in avanti con il sedere, facendosi passare la lingua, sul perineo e su il solco fra le natiche, fino all'ano.
“No! Questo no!” Esclamò Beatrice.
“Faccia silenzio e continui a leccare che è meglio per lei!” Ribatté.
Era disgustoso, perverso, depravante e degradante quello che stava facendo fare a Beatrice.
“Più forte!” Le gridò. " Bene al centro. Voglio sentire la sua lingua sul buco del culo!"
E così dicendo portando un braccio dietro, con una mano si allargò la flaccida e grossa natica bianca piena di smagliature e cellulite, investendo Beatrice con un forte odore di sesso, sporco e urina.
Lei cercò di reagire, quello assolutamente non l'avrebbe voluto fare, ma Clelia oramai le era praticamente seduta in faccia con il suo grosso culo: Beatrice le tenne la bocca chiusa per non leccare, ma Clelia con la mano lasciò la natica e le prese i capelli e iniziò a tirarli forte, quasi a
strapparli, dicendole:" Ti ho detto di leccarmi il culo!!"
Beatrice quasi senza fiato, sotto l’odore forte e pungente del suo sesso, con un senso di nausea, obbligata lo leccò, diete una leccata al suo ano.”
“Così brava… mi faccia sentire bene la lingua…Continui.” La esortò Clelia.
Lei continuò a leccare il solco e il suo ano, grosso e largo dalle sodomizzazioni che aveva praticato fin fa giovane, sentiva la lingua quasi risucchiata dentro a quel foro ampio e sfondato, con un gusto e un odore acre e rivoltante:” ... Chissà quanti cazzi avrà preso anche lì dentro…” Pensò schifata.
Clelia godeva due volte, fisicamente e psicologicamente nell'umiliarla, sottometterla,
comandarla, era riuscita a farsi leccare il culo, il buco del culo dalla bellissima e perfettina signora Gometti. Era lei ora la padrona della signora Gometti, non più Beatrice di stessa.
Nell'esaltazione ed eccitazione sparlava e la incitava, dandole un pò del tu e un pò del lei. Non
sapendo nemmeno lei esagitata come rapportarsi.
"Le piace!... Ehh ...troia!!.. Passare la lingua sulla mia fica godente ed il mio buco del culo! ...Lo dica su!! ... Mi lecchi bene... e pensi che in oltre 45 anni di mestiere, dove adesso lei lecca, sono entrati migliaia di cazzi ti tutti i tipi, dimensioni e colori, anche negri! ...Continui a leccare!... Così!... Proprio così!... Voglio sentire la lingua nel buco del culo. Puttana!!!" Gridò offendendola, con lei prigioniera del peso del suo corpo e il viso stretto fra quei due enormi glutei.
Poi come invasata, da sola si mise a gridare all’aria e guardandosi attorno:
" Ecco la raffinata, altera e pudica signora Gometti, madre e moglie integerrima ... ammirata e invidiata da tutti, desiderata e invocata... che mi sta leccando la figa e il buco del culo!!... Dov'è finita la sua superbia, la sua arroganza bella signora?... Lei da ora è solo una troia!!...Una schiava!!! E io la sua padrona, se lo ricordi sempre!!"
Intanto Gilda sorridendo divertita da quello che vedeva, ascoltando le esaltazioni di Clelia continuava a infondere piacere masturbando con le dita sapientemente la figa di Beatrice, che di riflesso, per induzione godeva nel leccare Clelia.
A gambe larghe, piena di vergogna e degradazione, aveva il volto quasi schiacciato dalle
natiche grosse, cellulitiche e maleodoranti di Clelia. Oramai le ubbidiva, rispondeva passivamente di sì a tutto quello che le chiedeva, non potendo fare altro, scivolando sempre più in basso in quel piacere umiliante che era la perversione.
Clelia su di lei, nella sua bocca, si contorceva come un serpente con la figa sulla sua lingua e i peli grigi pulsante e colante di umori.
Beatrice contro la sua volontà ebbe un orgasmo indotto dalle dita di Gilda talmente forte, che oltre a scuoterla tutta, dal piacere non riusciva più a coordinare i movimenti della sua lingua. Mentre Clelia con sussulti violenti masturbandosi il clitoride, iniziò un orgasmo furioso godendo nella bocca di Beatrice sotto di lei, emettendo dal suo grosso sesso uno spruzzo di liquido denso, trasparente e acre.
Poi, come una cane che piscia alzando la gamba, si spostò, togliendosi da sopra lei ed esclamò: " Sei stata brava signora Gometti!... Vedrai quante cose faremo assieme e imparerai."
A quelle parole, Beatrice con il mento e il naso oltre che le labbra, bagnate dai suoi umori disgustosi e pregna dei suoi odori intimi si lasciò sfuggire un gemito di piacere, non capendo se era per quello che aveva appena fatto o per Gilda che aveva iniziato anche lei a leccargli abilmente la figa.
Sentiva la lingua di Gilda ruvida, passare sulla sua fessura appena depilata, sensibilissima, leccarle e succhiarle le labbra vaginali e il clitoride in un piacere immenso mai provato, annullandosi a lei.
" È eccitatissima!!.... Partita anche lei!"
Affermo Gilda tirandosi su con la testa dalla sua figa. Clelia guardò verso lei con un ghigno perfido, dicendole:" Dai!!... Falle vedere la sorpresa che hai in riserbo per lei…"
Gilda senza farselo ripetere, come una ragazzina con un risolino stupido si sbottonò il camice rosa e lo fece scendere lentamente, scoprendo spalle larghe e un seno magnifico e perfetto, certamente rifatto al silicone, duro come il marmo.
Quando il camice lentamente arrivo sotto il pube, Beatrice seppur in preda a quello stato
Particolare agitazione e inquietudine, tra piacere e realtà, ebbe un sussulto, restò sbalordita da quello che vedeva.
Lanciò un grido misto di stupore e spavento.
“Oooooooohhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!”
Un cazzo enorme bianco pendeva fra le cosce accuratamente depilate di quel corpo femminile.
Lo guardò con gli occhi sbarrarti!
" Non è possibile!” Pensò.
Gilda era! ...Era! ...Un trans!!... Non poteva crederci, non se ne era accorta tanto era femminile, era la prima volta che ne vedeva uno dal vero, ne aveva solo sentito parlare, ridendo di loro.
Clelia esclamò: "Guardi un po’ cosa le stiamo offrendo!... Lo assaggi!!"
Anche se eccitata, attratta e avversa da quel corpo così femminile, con il cazzo tra le cosce al posto della figa, supplicò:
"Vi prego! ...Questo no! …No per favore! ...Per pietà!"
"Silenzio!!" Vociò forte Clelia …
" Cosa? ...No vi prego!" Rispose lei farfugliando.
"Prendiglielo in bocca e succhiaglielo ti ho detto!!... Ubbidisci!!" Gridò con voce autoritaria.
Clelia, era felice di aver completamente sottomesso alla propria volontà la sua vittima e rivolgendosi al trans gli disse:
"Vieni Gilda è tutta tua … cotta a puntino! ...È pronta! "
Gilda le si avvicinò e la costrinse a prendere in bocca il suo sesso, che sentendo il calore della lingua di Beatrice, iniziò a gonfiarsi fra i suoi denti bianchi e regolari, accarezzandole dolcemente il viso.
"Su! Lo succhi!! ...Lo lecchi!!...Le faccia un pompino. Non lo tenga in bocca fermo! " Esclamò
Clelia arrabbiata.
" Sarà ben capace a fare un pompino?... Lo avrà già fatto a suo marito spero? E poi lo ha già fatto anche a mio marito, ricorda…?" Disse sorridendo perfidamente.
Non ebbe risposta, ma Beatrice confusa, iniziò a leccarlo sulla cappella, con linguate come se fosse un gelato, come prima dava alla figa di Clelia e al suo ano.
È calda la signora Gometti e non lecca male, deve solo perfezionarsi! “... Affermò Gilda con un sorriso accattivante rivolta a Clelia.
“Imparerà… diventerà brava a fare i pompini, vedrai.”
E tenendola per i capelli Gilda le impedì di allontanarsi, di fuggire e glielo spinse in fondo.
Il suo pene eccitato si era gonfiato ed era al massimo della sua lunghezza, ben sviluppato, ma non come quello di Salvatore, il suo era più piccolo, liscio e non nodoso, in alcuni momenti quando spingeva gli arriva infondo alla gola e una parte restava fuori dalla bocca.
“Prendi! Prendilo tutto!"… La incitava ormai eccitato il trans.
Clelia si divertiva a guardare, mentre senza pulirsi, si rivestiva rimettendo le sue grosse e sudice mutande.
Quando Gilda lo ebbe bello duro, dritto e insalivato, lo tolse dalla bocca di Beatrice, si portò tra le sue gambe larghe e la prese per i fianchi e lentamente la tirò a sé, facendo strisciare il suo sedere sul lettino, lasciando debordare metà glutei dal margine inferiore; mentre le cosce divaricate erano sul poggia gambe, in quel modo mettevano oscenamente in mostra l'ano.
Il suo corpo lucente di sudore e di olio brillava ai riflessi della luce, Gilda si avvicinò di più a lei, appoggiata con le grosse mani sui suoi fianchi.
Beatrice oramai eccitata, passivamente attendeva, pensava che volesse prenderla davanti, chiavarla, ed era preparata, pronta e anche eccitata.
Gilda con le sue lunghe dita maschili le accarezzo la figa nuda, liscia, senza un pelo, procurandole dei fremiti di piacere fortissimi.
"Diooo" Pensava Beatrice eccitata, confusa ed esagitata, aveva una donna davanti a lei che voleva chiavarla come un uomo e nonostante tutto, questo la eccitava tremendamente, anche se non avrebbe voluto, si rendeva conto che il suo corpo fremente non rispondeva alla sua mente.
L'aria era greve e satura di profumi e di musica. Gilda appoggiò la sua cappella piena d'olio sull'ano e iniziò a spingere.
Quando Beatrice capì cosa voleva fare, si mise a urlare:
"Nooo!!" Urlò ... " Lì nooo!! … Vi prego!! Non l’ho mai fatto!!"
"Lo sappiamo che con il culo non lo hai mai fatto!" Rispose Clelia:" E' per questo che ti farò sverginare da Gilda, lei è molto brava a sodomizzare sai!... Sa molto bene come si prende in culo, ma sa anche altrettanto bene come farlo." E scoppio in una risata grassa, fragorosa, mentre Gilda spingendo con la cappella le dilatava l'ano.
“Ti chiaveremo e inculeremo fino allo sfinimento!" Le sussurrò Clelia all'orecchio:" Ti chiaveremo e ti inculeremo fino a romperti il sedere e la fica. Hai capito? ...Dentro fuori, dentro fuori. Davanti e dietro, dietro e davanti!" E rise ancora con il suo ghigno perfido.
Beatrice confusa era preoccupata da quella penetrazione che aveva sempre considerato contro natura. Sentì quella compressione spingere forte sull'ano e farle male, aggrappandosi per reazione alle braccia di Gilda che la tenevano per i fianchi, cercando di fermarla.
“La prego Gilda non lo faccia…non mi sodomizzi... non l’ho mai fatto! Glielo succhio ancora se vuole! Le darò dei soldi, ma non mi sodomizzi al prego…” Disse per corromperla.
Ma lei rise e con quel sorriso sulle labbra di Gilda, Beatrice come uscendo dalla trance in cui si trovava, realizzò che la stava penetrando, proprio nel momento in cui Gilda spinse per sverginarla e incularla.
Tesa e tremante iniziò a gridare dal dolore, sentendo la cappella di quel trans entrare dentro lei, inghiottita dall'ano. Ebbe l’impressione che un bastone la sventrasse, la rompesse internamente.
Sentì male e urlò dal dolore, lo pregò di fermarsi... pregò anche Clelia che la guardava sorridente.
Ma lui sapientemente, con maestria ed esperienza continuò a muoversi tra le sue urla, fino a fermarsi ed abituare il retto all’intrusione della sua asta di carne, per poi riprendere a muoversi lentamente fino a quando il dolore iniziò a scemare e a trasformarsi in piacere e gemiti; solo allora Gilda si mise a incularla realmente in quella posizione ginecologica.
Beatrice smise di gridare restando in silenzio.
Hai colpi secchi, profondi e brutali di quel trans, iniziò a provare piacere abbandonandosi completamente, accettando quella sodomizzazione perversa.
“Ti piace, porca, non è vero?... Vedrai come ti allargherò il culo…. te lo sfonderò! ...Ti inculerò
molto forte... e per molto tempo. Godrai nel sedere, mia bella signora, come non hai goduto mai e come piace che facciano godere me, quando mi inculano." Pronunciò Gilda perdendo tutta la sua femminilità e dolcezza, muovendosi avanti indietro diventando volgare come Clelia.
Beatrice sapeva di aver toccato il fondo, il massimo dell'umiliazione, era il colmo... inculata da una donna, un trans, niente di più disonorevole e umiliante per una donna della media borghesia italiana.
Per un attimo con gli occhi chiusi dalla vergogna si immaginò, vedendo sé stessa, l’altera e seria signora Gometti inculata da un travestito e quella immaginazione, la eccitò di più.
Amalgamava agli spasmi della contrazione anale, con quelli del piacere e dell’orgasmo che ancora la scuotevano nel basso ventre. Sì abbandonò come annientata.
Gilda lo infilò tutto nel retto fino ai testicoli elei lo sentì arrivare quasi nel ventre.
Portandosi in avanti si sdraiò sopra incollato a lei, schiacciando i suoi seni rigidi al silicone contro le sue grosse mammelle morbide e vere.
La reazione fu esplosiva, infiammata e infervorata, Beatrice tremò e si contorse dal
piacere, mentre Gilda la inculava.
Per un istante realizzò quello che avveniva:" Dioo che vergona!!... Essere presa e godere con un travestito…” Diventando rossa in viso dalla vergogna e dal piacere.
Anche il trans non era meno di Clelia nell'insultarla con la sua voce stridula dovuta agli ormoni assunti.
“Prendi! Prendilo tutto! ...Troiaaa!!"
Ogni colpo di cazzo la spingeva indietro sul lettino, trattenuta oltre che dalle mani di Gilda sui
fianchi, dalla poggia gambe che teneva incastrate le cosce, facendola vibrare, gemere e supplicare.
Sentiva i suoi piccoli testicoli sbattere contro le natiche.
Gilda la inculava con invidia e rabbia, perché lei, Beatrice era una donna vera, quello che avrebbe voluto essere lei e non era.
Era brava e capace, aveva esperienza sia nel darlo che nel riceverlo nel sedere, sapeva come
godeva una persona che lo prendeva in culo, sia uomo o donna che fosse e la penetrava sapendo come farla godere; fino in fondo al retto a volte fermandosi, lasciandoglielo sentire pulsare dentro, per poi ripartire veloce e brutale.
Il corpo di Beatrice si scuoteva sotto quel cazzo che la perforava, fino in fondo.
Quell'amplesso contro natura, durò parecchio, facendo ondeggiare e godere Beatrice sotto i colpi del trans, agitarsi e contorcersi, con Clelia che la guardava in silenzio, soddisfatta e
sorridente.
Il terribile dolore iniziale si era tramutato in un godimento assoluto, continuo.
Gilda le appoggiò la mano sul pube e facendola scivolare giù, iniziò a massaggiarle il clitoride,
con il pollice continuando dolcemente a sodomizzarla.
Beatrice sentì il grosso fallo nel retto irrigidirsi di più. Gilda si inarcò spingendo avanti il bacino e indietro la schiena conficcandolo tutto fino alla radice, nel suo retto femminile e abbassandosi di nuovo si portò sulle sue labbra iniziando a baciarla in bocca, non per niente disgustata che aveva appena leccato la figa e l’ano di Clelia, e lingua a lingua la baciò limonandola.
Beatrice godente, non capiva più niente, ricambia, rispondendo al bacio, mentre il trans eiaculando la inondava di sborra.
Ad ogni getto del bollente sperma del trans nel suo ventre, lei provava un violento spasmo seguito dall’orgasmo anale e un brivido di piacere, stringendolo a sé, passandogli le braccia intorno al collo, sentendo i suoi lunghi capelli color platino, cadere e dondolare sul suo viso accarezzandolo.
Anche Beatrice venne scossa da un orgasmo incontrollabile, che le dette la misura di quanto fosse caduta in basso. Gridò in preda ad un’esaltazione irrefrenabile:
“Sì! …Si! ...Ancora!!!”
Ansimando e spingendo il sedere verso di lui, per riceverlo meglio e tutto, come una cagna in
calore, ubriaca di mille sensazioni che quel cazzo ibrido e scatenato procurava al suo ano dilatato; si torceva come una folle urlando di piacere.
Le grida aumentarono sempre di più fino a trasformarsi in un suono stridulo e continuo.
“Sì. Sì. Sììììììììì...!”
“Gode!!...Sta godendo! … Ha l'orgasmo anale, che è molto più forte e intenso di quello vaginale." Farfugliò Clelia fotografandola con lo smartphone in quella posizione e quel momento dell’orgasmo.
Ormai Beatrice completamente spossata, esaltata e invasata dal piacere era sull’orlo di una crisi di nervi.
Sentì la voce di Clelia esclamare soddisfatta:” Brava!!... Godi anche in culo, è un buon auspicio ... hai la vocazione!... Diventerai una vera puttana!!”
Il trans rimase dentro di lei, impalato tra i suoi glutei morbidi nel più profondo, fin quando svuotatosi l’asta dura e averle riempito l'intestino di sperma, lo sfilò dall'ano ancora semi rigido, con un flop… sorridendogli.
L' uscita dall’ano fu accompagnata da una lunga emissione rumorosa e involontaria di gas intestinale di Beatrice, che suscitò la risata di scherno delle due donne. Gilda aveva la cappella macchiata di feci tanto aveva spinto ed era arrivata in alto, la vide anche Beatrice, che sprofondò nella vergogna più profonda.
Anche Clelia se ne accorse, ma non disse nulla, soltanto:" Questo capita quando non si è pulite dentro, la prossima volta che ti farai inculare, ti praticherai prima le perette. Imparerai cosa devi fare prima di farti sodomizzare." Esclamò ridendo.
Rossa in viso Beatrice non rispose.
Prima che scendesse dal lettino, la invitarono a girarsi a pancia sotto.
Ubbidì, seppur diffidente pensando avessero intenzione di fare qualcos'altro.
Invece, assieme a un ronzio elettrico, sentì pizzicare e pungere in alto la natica destra, si voltò di scatto curiosa ad osservare. Gilda con una penna tattoo machine le stava facendo un disegno sulla pelle, non era doloroso, ma solo fastidioso.
“Stai ferma!!” ... Esclamò Clelia. “Solo pochi minuti e finisce.”
Gilda le stava tatuando una “S” cerchiata, prima la disegnò con la penna elettrica con inchiostro nero e poi la colorò all’interno con inchiostro rosso.
“Perché? ...Perché mi tatuate?” ... Chiese Beatrice ingenuamente sorpresa.
“Per marchiarti !!” Fu la risposta di Clelia.
“Come un’animale! ...Una vitella… una vacca!... Per ricordarti che hai un padrone… e questo padrone si chiama Salvatore. Ma quella esse oltre che l’iniziale del nome di mio marito, significa anche ... Slave! ...Slut! ... Soumise!... Salope!... O se preferisci in Italiano … Schiava!... Troia!... Sottomessa!... Puttana! … Quella che sei tu ora!”
Restò in silenzio, mentre in pochi minuti Gilda finì di colorare l’interno della esse, asciugò il tatuaggio e le mise sopra una garza, un cerotto e le raccomandò di non bagnarlo per 24 ore almeno.
Clelia sorrideva soddisfatta, quella bella e altezzosa signora, madre modello e irreprensibile, moglie fedele e desiderata da gli uomini, era marchiata come una vitella, una cavalla o come si marchiavano le vacche nel West, quale ora era diventata lei...una vacca di Salvatore!
Beatrice si sentì oltraggiata.
Realizzò quello che le avevano praticato e solo al termine e vedendo Clelia con lo smartphone che la fotografava, venne presa dallo sconcerto e dalla rabbia e scoppiò in un pianto dirotto.
“Lasciala sfogare!! “Mormorò Clelia rivolta a Gilda che le stava passando dei fazzolettini di carta.
"Si abituerà! ...È nella fase iniziale della trasformazione, è la prima volta che viene inculata e tatuata. Vedrai tra qualche mese come si lascerà sodomizzare, sarà lei stessa a volerlo a cercarlo a chiederlo! … E lo stesso a farsi praticare altri tatuaggi!"
Beatrice realizzando tutto, ancora una volta si sentì violata nel corpo e nello spirito, si sentì
ingannata.
“E ti conviene fare la brava e ubbidire se non vuoi che queste foto le spediamo alle tue figlie e a tutti i tuoi conoscenti…” Dichiarò Clelia.
Dopo alcuni minuti, asciugatasi le lacrime, la vulva rasata e bagnata dal piacere e con l'ano indolenzito, si alzò, mettendosi la mano sulla pancia, aveva lo stimolo a defecare: " Scusate! ...Devo andare in bagno.” Esclamò con gli occhi rossi e tenendosi il basso ventre con la mano.
"Devi cagare? " Le chiese volgarmente Clelia.
" Si!" Rispose esitante:” Dov’è il bagno per favore?”
" Vai! …. Il bagno è laggiù!” E glielo indicò con il dito, mormorando:” E non fare rumori forte e lasciare puzza…L'inculata ti ha mosso l'intestino, ti ha fatto da purga dandoti lo stimolo, capita a volte"... E rise forte, mentre Gilda prendendola per mano le sussurrò:” Vieni!"… Accompagnandola rossa di vergogna in bagno. Quando esci apri la finestra…” Le raccomandò.
Quando uscì dopo alcuni minuti aveva evacuato abbondantemente.
E sotto il comando di Clelia, passiva ascoltava: “Bene, per oggi qui basta! Abbiamo altro da fare.” L'informò con la sua voce autoritaria.
“Vestiti!!" ...
E Beatrice iniziò a rivestirsi.
Si infilò il vestito senza lingerie... aiutata da Gilda, Clelia non aveva voluto che la indossasse, doveva abituarsi a girare senza intimo, mutandine e reggiseno.
Aveva l'ano dolorante e la figa depilata era sensibilissima.
Quando fu pronta, si avviarono per uscire. Gilda le andò incontro, l'abbracciò e la baciò sulla
guancia, manifestandole la sua contentezza:” Sei stata Brava! ...Bravissima!!...Sono felice di averti sverginata io. Spero di rincontrarti ancora. Spero che tu diventi presto una di noi!!... Vieni pure qui a farti bella quando vuoi! Sarò la tua estetista…" E dicendo quelle parole le accompagnò alla porta e salutò e uscirono in strada.
Iniziarono a camminare con Beatrice indolenzita, l'ano le bruciava e la vulva depilata le dava
prurito, le veniva da toccarsi per lenire il fastidio, ma non poteva farlo in mezzo alla strada.
L’aria fresca primaverile che saliva da sotto la gonna le accarezzava le cosce, la figa e il ventre,
ricordandole che dopo la depilazione era ancora più nuda. Non aveva più la protezione delle mutandine né del suo ricco cespuglio.
Ma la sua definitiva sottomissione e perversione, non era ancora completata…
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dressage1@hotmail.it
Grazie.
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