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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.
PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 12 L'ESTETISTA
Passarono ancora altri giorni, Nabil si stava inserendo nel lavoro quotidiano del negozio e intanto approfondiva la conoscenza con i figli di Beatrice, con Carlo dopo quell'incontro sessuale, era nata una relazione clandestina ed era in rapporti intimi e amichevoli, ma le sorelle non le concedevano la minima confidenza, lo snobbavano, compresa Martina a cui era antipatico.
Al mattino Beatrice, visto che c'era la presenza di Nabil in negozio già di buona ora, tardava un po’ nell'alzarsi, le piaceva poltrire, non pensare a niente, riposare con la mente vuota.
Ogni tanto ricordava Salvatore e quello che le aveva fatto, provando emozioni diverse e
contrastanti, di attrazione e repulsione e si chiedeva come avesse potuto provare piacere
nell'essere sottomessa e posseduta da quel mostro, se non per le sue capacità sessuali, maggiori di quelle di suo marito.
Cercava di allontanare la preoccupazione per quello che era accaduto, perché quell'essere
schifoso, oltre che possederla, gli era venuto dentro, con il suo seme vecchio e rancido, aveva
eiaculato nella sua vagina, contro il suo utero, come sfregio, come un insulto, per umiliarla di più.
Nonostante le assicurazioni di Clelia:
” Non resterai incinta!... Salvatore è sterile! E poi tu sei in menopausa.” Non era tranquilla, forse era vero, aveva ragione, ma lei voleva non pensarci.
Salvatore purtroppo era stato il secondo uomo della sua vita con cui aveva avuto rapporti sessuali, anche se obbligati.
Quella mattina nel dormiveglia senti un fischio al suo smartphone, tirò su la testa dal cuscino e guardò il display, era un messaggio WhatsApp di Clelia, che le comunicava che da lì a poco sarebbe arrivata a casa sua e di farsi trovare pronta.
"Diooo!!" Pensò: "Quella vecchia megera, cosa vorrà ora?"
Si alzò subito agitata e andò in bagno veloce a lavarsi e sistemarsi, non aveva intenzione di farla entrare in casa, come arrivava voleva uscire subito, per questo doveva farsi trovare pronta.
Pur di fare in fretta ed uscire, non avrebbe nemmeno fatto colazione.
Ma mentre era in bagno espletare i suoi bisogni sentì suonare alla porta, non l'aspettava così presto, guardò dallo spioncino era lei.
“Maledizione è già qui!” Esclamò a bassa voce:” Probabilmente quando mi ha chiamata era già sotto il portone.” Pensò.
Non avrebbe voluto farla entrare, ma dovette farlo.
Aprì e subito si sentì dire:" Buongiorno signora Gometti !" La salutò Clelia con un sorriso ambiguo.
Lei abbozzo un sorriso forzato, di circostanza:
" Buongiorno!" Rispose educatamente.
" Ho trovato il suo vicino che uscendo mi ha lasciato gentilmente il portone aperto, mi ha guardata e chiesto dove andavo ... dalla signora Gometti …. ho risposto, siamo amiche. Così ho evitato di suonare il citofono ed eccomi qui!!"
"Oddio!!" Pensò Beatrice." Che figura !!... Chissà cosa avrà pensato quel coinquilino sapendo che questa donna veniva da me?" Ma Clelia la distolse dal pensiero chiedendole:
"Non mi fa entrare?"
" Veramente ero quasi pronta, mi devo solo vestire, stavo per uscire anch’io." Replicò Beatrice.
"Bene!" Rispose entrando forzatamente Clelia, spingendo la porta: "L'aspetto!! ...Dobbiamo fare delle cose assieme questa mattina."
"Ma veramente devo andare in negozio. " Abbozzò Beatrice.
" Ohh!! Non si preoccupi!... Suo marito l’ho già avvertito io che lei non andrà questa mattina e che verrà tutto il giorno con me. Non ha detto nulla, ha acconsentito. C'è Nabil che l'aiuta in negozio ora." Esclamò.
"Si!!...Ma io! ...." Abbozzo Beatrice.
"Su! ...Su!... Non perda tempo, vada a vestirsi." La esortò con aria autorevole Clelia: “Che dobbiamo fare molte cose."
" Ma!!" Esclamò ancora Beatrice.
"Vada!!" Ripeté in modo autoritario Clelia, ruotandola per il braccio e dandole una pacca umiliante nel sedere che la fece sussultare. “Vada!... su!!”
Beatrice si risentì e indignò, non sopportava il modo di fare di quelle persone che la trattavano come una donnaccia.
Andò in camera a vestirsi velocemente, Clelia girò ancora per casa.
Al ritorno in soggiorno, la trovò con in mano un vaso di Swarovski che lo osservava curiosa e
inesperta, senza rendersi conto di cosa aveva tra le mani.
La odiava, come si permetteva di toccare le sue cose!... Ne era gelosa dei suoi oggetti!
"Le riconfermo che ha una casa bellissima … spaziosa, luminosa e ben arredata, con locali ampi, molto funzionale e confortevole.” Affermò Clelia, esclamando con un sospiro: “Come mi piacerebbe abitarci !!... Lei ha molto gusto signora Gometti! Quanti metri è?" Chiese curiosa.
Con fastidio Beatrice rispose: “Quasi 140 metri quadrati! "
"Quanti locali ha? " Continuò Clelia, fingendo di non ricordare che glielo aveva già chiesto e ricevuto risposta la volta prima.
" Tre camere, una per noi, una per mio figlio e una per le ragazze, uno studio, un ampio
soggiorno, una cucina abitabile, una saletta e due bagni, uno grande e uno piccolo, più un ripostiglio e la grande terrazza." Rispose con un pizzico di orgoglio e civetteria. Aggiungendo: “Lo arredata a mio gradimento, ho scelto personalmente i mobili e i suppellettili."
"La invidio sa!!!"... Aggiunse Clelia con una smorfia di invidia:” È molto bella! Ma che stile è?” Chiese.
"Classico decorativo." Rispose sorridendo Beatrice, togliendole il vaso dalle mani e posandolo sul mobile lucido di noce massiccia, dicendole:" Io sono pronta, andiamo?"
"Si! Si!" Farfugliò lei e uscirono.
Sul pianerottolo, presero l’ascensore arrivando al piano terra e nel mentre uscivano dal
portone, incrociarono alcuni condomini dello stabile. Beatrice cercò di nascondersi con i grandi occhiali da sole e portando una mano sui capelli, per celare il viso con il braccio.
Camminarono un tratto di marciapiede prima di giungere all'auto di Clelia.
Durante il percorso, fu presa dal panico, accorgendosi che alcune sue conoscenti la guardavano con attenzione, osservando poi Clelia con un senso di ribrezzo.
Si affrettò, cercando di nascondersi alla vista delle persone, si vergognava a farsi vedere assieme a quella donna. Chissà cosa avrebbero pensato e detto!
Saliti in macchina si avviarono verso la città vicina, il capoluogo.
Clelia le chiese inaspettatamente:
" Si vergogna di me signora Gometti? "... Sorprendendola e imbarazzandola.
"Ma no! ...Che dice signora Clelia?" Rispose sconcertata ripetendo:" No!! No!!...Mi scuso se ho
dato questa impressione."
"Ah! ...Bene!!" Ribatté lei con uno sguardo di avvertimento, proseguendo:" Perché non mi
piacciono le persone che si sentono a disagio a stare vicino a me. Mi era sembrato! ..."
"No! ...No! ...Glielo assicuro." Ripeté intimorita Beatrice.
"Bene! Le voglio credere!... D’altronde avrà modo molto presto di dimostrarmelo. Qui tra noi due se c’è qualcuna che deve vergognarsi non sono certo io.” Disse con un sorriso perfido.
Beatrice resto in silenzio rabbrividendo, pensava a cosa significavano quelle parole.
L'ultima frase detta da Clelia non le piaceva affatto, cosa intendeva dire?
Dopo una mezz'oretta di guida tra il traffico mattutino, dove Beatrice restò immobile e silenziosa, lasciando parlare Clelia e rispondendo a monosillabi, si...no... nascondendo il disagio che provava ad essere in giro con lei. Posteggiarono la bmw e scesero.
Clelia la prese a braccetto come una vecchia amica e passeggiando la condusse in una via del centro storico.
Beatrice l'accompagnava imbarazzata, prigioniera di quel braccetto e timorosa degli sguardi curiosi dei passanti, che attratti dalla sua figura elegante e appariscente la guardavano, stupendosi subito dopo nel vedere chi aveva di fianco.
Clelia godeva di quegli sguardi su Beatrice, del suo incidere elegante che piaceva agli uomini e del disagio che nascondeva ad essere con lei.
Giunti in un vicolo, entrarono in un piccolo negozio dove un’insegna esterna illustrava.
"Estetista -Abbronzatura a lampade u v - Depilazioni – Manicure."
All'interno il negozio era lussuoso. Le venne incontro una bella donna alta sui trent'anni che la
salutò cordialmente con un buongiorno professionale.
Beatrice la guardò con attenzione, era altissima, molto più di lei che era già una donna alta.
Aveva i capelli lunghi, biondi platinati, lisci e ben pettinati. Indossava un camice rosa, legato alla vita, molto aderente, che metteva in rilievo le forme perfette del seno procace e sodo e il sedere prominente. Calzava scarpe color oro con tacchi a spillo, che la facevano sembrare ancora più alta.
“E' molto alta pensò. “
Clelia si avvicinò a lei in modo caloroso e la salutò abbracciandola, indicandole Beatrice:
“Ciao Gilda, ti ho portata la signora Beatrice Gometti, è lei la signora di cui ti ho parlato che si
deve depilare.”
" Come depilare? " Esclamò Beatrice sorpresa e preoccupata da quella parola.
" Si!!... Gilda le metterà a posto il suo bosco peloso…” Disse ridendo:” … è un desiderio del signor Salvatore.
Su !!...Vada che Gilda l'aspetta!"
Gilda con un cenno della mano e un sorriso, la invitò a seguirla entrando in una stanza adiacente, dove una musica stereo, molto dolce vagava per l'aria e la sollecitò a sdraiarsi su un lettino con appoggia testa e poggia gambe.
Beatrice lo guardò sorpresa, sembrava un lettino ginecologico ed esitò.
Vicino c'era un carrello sul cui ripiano erano disposti vari strumenti per l'estetica, cere, spatole, rasoi, pinzette e vari flaconi.
In fondo alla stanza, un piccolo divanetto e alcune sedie. Una poltroncina girevole e una lampada completavano l’arredamento affianco al lettino. L’illuminazione era ampia con la musica dolce che si propagava nell'ambiente.
In piedi, vicino alla porta, Clelia la fissava con sguardo enigmatico.
" Si spogli!" Le sussurrò Gilda ... " Ma... come spogliarmi?" Esclamò lei.
"Ubbidisca !!… Su!!... Non faccia tante storie per una depilazione. Non è mai stata da un estetista?" La rimproverò Clelia seccata dalla sua esitazione.
Lei restò in silenzio, rispondendo subito dopo stizzita: “No!... Non sono mai stata da una estetista, è la prima volta. Mi sono sempre praticata da sola i trattamenti di bellezza, soprattutto nelle parti intime.”
"Su!! “… Le bisbigliò Gilda dolcemente." Siamo tra donne!... Si spogli nuda, la temperatura ambiente è 25 gradi, non sentirà freddo."
A malincuore ubbidì, sapeva che non poteva fare diversamente, dietro al paravento si tolse lentamente il vestito e la lingerie, fino a rimanere completamente nuda, dritta in piedi, con le forme del suo corpo mature, uscendo, cercando di coprirsi le parti intime con le mani. Anche se erano donne, si sentiva a disagio a mostrarsi, loro la guardavano, la scrutavano.
“Non faccia la bambina e tolga le mani da lì!!” Le gridò sgridandola Clelia.” Cos’ha paura che le vediamo la figa? ...Si vergogna?... Non ricorda più che l'ho già vista anche chiavata da mio marito?” Esclamò ridendo.
Beatrice avvampò in viso, avrebbe voluto sprofondare.
Gilda sorridendole la fece sdraiare sul lettino, tirando un pò su il poggiatesta e mettendole sotto la nuca un cuscinetto morbido. Mentre Clelia la osservava compiaciuta.
Beatrice si sedette sul lettino e poi si sdraiò delicatamente, aiutata da Gilda, sollevò una gamba e poi l’altra facendole incastrare sulla poggia cosce ginecologici, con le cosce ben divaricate, lasciando ciondolare nel vuoto la parte sottostante al ginocchio. Le mise una mano sul basso ventre e lo esaminò attenta con le sue dita lunghe e sottili, le fece scendere sul suo bosco di peli soffici e profumati e le sfiorò il clitoride, accarezzando gli inguini e scese fra le cosce aperte.
A Beatrice quelle carezze e sfioramenti diedero un fremito lungo la schiena, era la prima volta che l'accarezzava una donna e sentì vergogna e piacere, il seno si gonfiò e i capezzoli diventarono dritti e duri.
Si sentiva a disagio e turbata a provare benessere e piacevolezza in quel luogo, in quella posizione e al tocco di quella donna....
Con un sorriso divertito Gilda bisbigliò a Clelia:
" Ha i peli bagnati sulla fessura!”
Beatrice sentì e umiliata sapendo che era inutile protestare, girò la testa di lato chiudendo gli occhi turbata.
Le sembrava, di vivere in un sogno, di essere spettatrice di ciò che accadeva a lei stessa...come se fosse un’altra.
Gilda si rivolse ancora a Clelia dicendole:
"Ha le labbra della fica grosse e gonfie, questo faciliterà la depilazione."
Con le dita le tirò la pelle sul ventre, mentre il corpo inquieto di Beatrice, iniziava a sudare molto.
Gilda con una forbicina, iniziò a tagliare accorciando i peli del sesso, accorciarli per poi raderlo meglio, evidenziando le grandi labbra, gonfie e lunghe, sfiorando volontariamente con il dito il clitoride, mentre le forbicine ribattevano il suono metallico e freddo della chiusura al taglio, che a contatto della pelle particolarmente sensibile la fecero sussultare, incavando il basso ventre per paura di essere ferita.
Con gli occhi umidi, pensava che subiva quel vergognoso trattamento solo perché lo voleva
Salvatore e le faceva rabbia doverlo considerare davvero come il suo padrone.
Ma passiva accettava, non poteva fare diversamente.
Terminato di accorciare i peli, Gilda prese dal ripiano un flacone di schiuma da barba spray e la spruzzo sul pelo tagliato della vulva, dopo averlo inumidito con acqua tiepida.
Era la prima volta che Beatrice subiva quella pratica estetica e in certo senso la eccitava ed era curiosa.
La grossa mano di Gilda spalmò bene la schiuma in tutte le pieghe e gli affranti della figa, dove lei eccitata, passivamente subiva quella carezza schiumosa, senza riuscire a stringere le gambe per impedire di farle toccare il sesso, essendo incavate nella poggia cosce.
Quando ebbe un triangolo non più di peli scuri, ma di schiuma bianca, Gilda prese un rasoio da
barba e iniziò a radere dal monte di Venere in giù, con movimenti corti e precisi.
Passò più volte, anche contropelo, pulì bene la parte superiore, poi scese sulla fessura e stirando le grandi labbra con le dita, incominciò a rasarle, iniziando a far provare piacere a Beatrice, che a disagio e confusa, accettava quel tocco gradevole.
Lei, con timore e piacere, sentendo passare la fredda lametta sulla sua calda figa, si stava eccitando e temeva che le due donne potessero accorgersene, già i capezzoli lo mostravano.
Tremava di vergogna perché sentiva che il passaggio di quella lama, le dava dei fremiti di piacere, che le correvano dalla testa ai piedi.
Chiuse le labbra per non lasciarsi vergognosamente sfuggire un gemito di piacere, mentre la vulva si contraeva pulsante alla rasatura.
Al termine di quel piacevole trattamento, era completamente depilata, con la sua grossa figa nuda e liscia.
Mettendosi davanti a lei, Gilda, da quella posizione le sollevò e allargò le natiche, rasando anche il perineo e il solco, fino all'ano e intorno ad esso.
Esclamando verso Clelia:
" Però! … Non sembra perché è bionda, ma la signora è molto pelosa."
Beatrice arrossi in viso.
Le risciacquò il pube con una spugna umida, le pulì bene l'ano e la fessura della figa dai residui di schiuma, sentendola ribollire sotto la spugna.
Al termine, Beatrice, sentiva la vulva diversa, avvertiva un fresco mai provato sulla sua figa, non c'erano più i peli a proteggerla e scaldarla. Era glabra.
Il sesso era ora completamente esposto in tutta la sua forma e bellezza, le labbra grandi e piccole e il suo clitoride erano a vista. La fessura formava due metà simmetriche, rosa, graziose, leggermente bombate ed eccitanti.
Gilda con i polpastrelli, sfiorava la pelle bianca e sensibile della figa di Beatrice, che per la prima volta dopo quasi quarant'anni senza peli vedeva la luce.
Era perfetta, liscia come il vetro, sembrava levigata, da quanto era lucida.
Prese uno specchietto dal ripiano e lo mise tra le sue cosce divaricate.
" Ecco!! ...Si guardi signora! ...Guardi che bella… che bella figa gli è venuta senza un pelo."
Lei curiosa tirò appena su la testa dal cuscinetto e si guardò nello specchietto.
La sua figa era perfettamente rasata, liscia, impressionante, senza il suo cespuglio che la
proteggeva, sembrava molto più grande di come era abituata a vedersela con i peli.
Le grandi labbra dall'eccitazione erano dischiuse, lasciando scorgere l’interno corallino della vagina brillare umido di umore e il clitoride presentarsi gonfio e turgido.
Le piccole labbra erano evidenti, sporgevano in fuori come piccole ali di farfalla. La fessura le
sembrava più lunga senza i peli che la coprivano, dandole l’impressione con le gambe divaricate, di essere aperta.
Beatrice aveva lo sguardo smarrito, era stupefatta da quello che vedeva, non immaginava di
diventare ed essere così, era incredula che fosse la sua figa.
Pensava alle sue figlie, se in bagno l'avessero vista depilata, cosa avrebbero pensato, chiesto e detto della loro mamma?
Lei non avrebbe voluto rasarlo il sesso, depilato non gli era mai piaciuto, le dava una sensazione di viziosa averlo così, senza peluria, lo aveva fatto solo perché obbligata, perché imposto da Salvatore, quell'essere ignobile a cui doveva ubbidire.
Interruppero i suoi pensieri, la voce di Gilda che la informava guardando Clelia:
"Ora facciamo un pò di massaggi e di beauty al corpo."
“Guarda com'è eccitata la signora Gometti! ...” Esclamò Clelia.” …Ha i capezzoli dritti e duri, segno che le piacciono le tue carezze.” E rise.
Gilda sorridendo prese un flacone d'olio profumato e le cosparse il seno, iniziando a massaggiarle una mammella in modo delicato e circolare, sussurrando:
“La cosa più importante è il piacere della cliente. Bisogna farlo con una certa dolcezza ma anche con fermezza. Avanti, prova anche tu Clelia, occupati della mammella sinistra.” La esortò.
Beatrice restò sgomenta, abbozzo un: “No!... Non importa! ...Non fa niente!!"
Ma la voce di Clelia la zittì:" Su!... Non sia capricciosa! ...Non faccia così ogni volta che deve fare qualcosa, si lasci massaggiare, vedrà che le piacerà, proverà benessere e le farà bene anche al seno, fa parte del trattamento. Sono sicura che suo marito non gliela mai massaggiate come faremo noi ora!" Esclamò sorridendo.
"Dioo che vergogna!! "... Pensava Beatrice. Era la prima volta che una donna le toccava il seno,
non voleva, ma non sapeva reagire.
Clelia, lasciando a Gilda la mammella destra, si impossessò di quella sinistra e prese a
massaggiarla e a stringerle i capezzoli duri e dritti fra la punta delle dita, con maestria ed
esperienza.
Ci sapeva fare quella vecchia puttana, più di Gilda e a Beatrice piaceva:" Tutto bene, signora
Gometti?” ... Chiese Gilda vedendole il viso con un’espressione godente. Spero che non le dispiaccia, vero?”
Beatrice non rispose, restò in silenzio, le piaceva farsi massaggiare il seno, ma non voleva dirlo. Sentì la risata volgare di Clelia.
" Lo so che le piace signora Gometti... le si legge in faccia! …Guardi che bei capezzoli duri e dritti ha!!” Esclamò sfiorandoli con le dita piene d'olio e procurandole dei fremiti.
"Ha allattato lei signora?" Chiese Gilda.
"Si! ...Si! ...Tutte e tre i ragazzi!" Rispose d'istinto confusa Beatrice, sperando di commuoverle e farle smettere.
"Ohhh !!...Ma sai che queste belle mammelle hanno allattato due ragazze meravigliose?! "... Esclamò perfida Clelia, continuando a stringerle ripetendo:" Belle!... Belle!... Sono belle e morbide come le sue figlie, due splendori."
"Come si chiamano?" Chiese Gilda sorridendo.
Beatrice non voleva nominare le sue figlie in quei discorsi, in quel momento che considerava sporco, con quelle due depravate che l’accarezzavano, le sembrava di sporcarle, insultarle, ma
fremendo per i massaggi esclamò:" Francesca e Serena."
"Ohhh che bei nomi !!” Esclamò Gilda.
Intervenendo Clelia aggiunse ridendo:" Sono belle come la mamma, anche di più!... Chissà che un giorno non c'è li presenti?"
Beatrice sperava che smettessero presto di massaggiarle il seno, invece continuarono con
commenti sempre più imbarazzanti.
Finché Gilda si staccò, andò sul carrello e ritornò sorridendo con un tubetto di crema, dicendo:
“Un pò di crema le calmerà l’irritazione che le provoca la prima rasatura e le raffredderà quella fornace che si trova tra le gambe."
Premendo il tubetto, versò un pò di crema sul monte di Venere e con un sorriso ambiguo prese a cospargerla e a massaggiare il sesso in maniera circolare.
Quel contatto le procurò un fremito e un batticuore. L’assenza di peli sul pube amplificava la
sensibilità e quindi le sensazioni piacevoli!... Era un effetto nuovo quello che provava, gradevole ed eccitante.
Gilda continuò imperterrita a massaggiarle il sesso con la crema lenitiva, anche sulle labbra e la fessura.
Il piacere che prova Beatrice era fortissimo, sentì una vampata di calore esplodergli dentro la vagina e di nuovo sentì che il suo corpo si distaccava dalla sua volontà... sì morse le labbra per non gridare dal piacere.
Ma Gilda se ne accorse, era bagnata sulla vulva ed esclamò con una voce rauca e profonda:
"Ha il fuoco addosso, la signora Gometti!"
" Si!!... Basta un nulla per farla partire!... Dopo ci sarà da divertirsi." Rispose Clelia mentre
continuava a massaggiarle le mammelle.
“Guarda come è bella!" Esclamò Gilda rivolta a Clelia."
Si, è molto bella la signora per avere 47 anni."
"Ricordati!!" … Le disse Clelia:" Dovrai rasartela tutte le mattine. Te la voglio vedere sempre bella, liscia e pulita. E guarda che controllo!... Se lo farai tutti i giorni, non sentirai il fastidioso prurito della ricrescita dei peli."
"Sai come devi fare?" Chiese Gilda dandole già la risposta:" Ti siedi sul bidet e con il rasoio mentre la lavi con schiuma e sapone e ti depili sotto lo scorrere dell'acqua, puoi farlo anche senza schiuma se vuoi, solo con acqua corrente; oppure puoi farlo sotto la doccia o nella vasca da bagno, ma sempre con l'acqua calda, si rasa meglio, non te ne accorgerai nemmeno. Vedrai è facilissimo, imparerai subito, ti abituerai e ti piacerà averla così, sempre rasata."
La figa di Beatrice, si contraeva e si dilatava ritmicamente al massaggio. In preda ad una eccitazione senza precedenti, iniziò a contorcersi sul lettino, godendo.
"Lasciala godere!" Affermò Clelia a Gilda.” Non le farà che bene... è una repressa sessualmente.”
Ad un tratto, con il piacere che gli annebbiava gli occhi, Beatrice vide sul lato destro Clelia, che
smesso di massaggiarle le mammelle, in piedi, si apriva sul fianco la lampo della gonna e
facendola scivolare a terra, esclamare:
“Mia cara signora Gometti! Ora ci occuperemo di lei in modo completo. Le piacerà, vedrà!"
Capì di essere finita in una trappola, Gilda e Clelia, erano d'accordo, non per farle pratiche
estetiche ma per altro, atti di libidine su di lei. Avrebbe voluto scappare, ma non ci riusciva, non ne era capace, aveva timore e le piaceva quello che le facevano.
Clelia si tolse anche la camicetta e la sottoveste di pizzo nero e sorridente e piena di lussuria,
continuò togliendo anche i collant, restando sola con le mutandine e il grande reggiseno, il tutto in pizzo nero, di gusto e fattura volgare, che risaltava in modo indecente sulla sua pelle bianchissima, cadente e unta.
Lo sganciò lasciando uscire due mammelle grosse e flaccide, pendule dall'età e dal peso che le arrivarono quasi all’ombelico, con due areole enormi e i capezzoli dritti ed eccitati, che prese in mano tirò su e massaggiò per qualche secondo con fare libidinoso.
Poi le lasciò e si abbassò le mutandine e piegandosi le fece uscire dai piedi, gettandole sulla sedia assieme agli abiti, mostrando un ventre mollo e lardoso molto pronunciato, da donna incinta, bombato, con un sesso foltissimo di peli grigi, lunghi e ricci; che irregolarmente si portavano sulle cosce e sopra salivano in alto in una linea grigio-nera pelosa, per giungere all'ombelico.
Sotto quella peluria fitta e grigia, si intravedevano le grandi labbra, enormi e flaccide che formavano una fessura perennemente e notevolmente aperta, con le piccole labbra protruse esternamente in modo abnorme e indecente.
Clelia, da sessantenne nuda mostrò un corpo osceno, obeso, con un ventre fortemente pronunciato dalla cucina, con due rotoli adiposi che le coprivano i fianchi e l'addome, ricchi di smagliature, anche sulle mammelle grosse, molli e cascanti.
Girandosi mostrò il suo voluminoso sedere floscio e cadente con il retro delle grosse cosce schifosamente pieno di cellulite e peli scuri, che assieme ad alcune vene varicose in evidenza facevano ribrezzo.
A Clelia, se già vestita con gli abiti addosso che la mascheravano e la nascondevano era brutta e indecente, a guardarla nuda... era disgustosa, ripugnante... nauseante.
Intanto Gilda continuava a massaggiarle la figa, premendole le grandi labbra una contro l’altra,
partendo dall’alto scorrendo le dita verso il basso, osservandole congiungersi e subito dopo aprirsi, riassumendo la loro forma originale.
Le scappucciò il clitoride titillandolo con il dito e con capacità, facendola fremere e sospirare di desiderio in tutto il corpo.
La vergogna e l'umiliazione di Beatrice aumentò sentendosi trattare il sesso come un oggetto di piacere, si senti sciogliere sotto quei palpeggiamenti osceni, e le sue mani con le dita, prendere, stringere e tirare il lenzuolino sotto di lei.
Clelia improvvisamente si portò davanti a Beatrice.
" Spostati!! " Esclamò rivolgendosi a Gilda: “Fatti da parte che ora ci penso io … “
Beatrice intuì l'intenzione di cosa volesse fare e tra il piacere e la razionalità bisbigliò:
"No la prego signora Clelia!"
" Stia zitta!! Vedrà che le piacerà!!" Le rispose infastidita.
"La prego!... Non ho mai fatto queste cose!” ... Continuò Beatrice.
"Non sei mai stata con una donna?" Chiese Clelia eccitata.
“No!... No!... Mai!" Rispose Beatrice sperando in quel modo di avere la sua comprensione e invece lei eccitandosi di più replicò: “Bene!... Oggi sarà la sua prima volta! "E rise da sola, facendo scuotere il seno enorme e il suo lardoso addome.
Nel mentre Gilda si spostava sul lato per tornare a dedicarsi meglio al seno, Clelia mise una mano sul sesso depilato di Beatrice già tutta bagnata dal piacere di quei massaggi di Gilda ed iniziò ad accarezzarle le grandi labbra con le sue dita grassocce ma abili, facendole scorrere sulla sua fessura e dentro, procurandole un nuovo fremito di piacere.
Beatrice non si riconosceva più. Alla minima sollecitazione il suo corpo vibrava godendo.
Lentamente Clelia la conduceva sull’orlo dell’orgasmo.
“Apri la figa!... Aprila tutta e bene per la tua padrona!!" Le gridò volgarmente e improvvisamente Clelia eccitata, dandole del tu e comportandosi come proprietaria del suo corpo.
Unendo le tre dita, le penetrò la vagina, masturbandola con lussuria, facendola gemere e tremare il ventre e le cosce dal godere.
" La prego signora Clelia!" Esclamò ancora Beatrice aggrappandosi con le dita sui margini del lettino, con il volto alterato da una espressione di un insieme di vergogna, timore e piacere. Stringendo le labbra e ansimando balbettò una supplica:
"Ooohhh... non così forte signora Clelia ... non così in fondo. La prego!... Non ne posso più!!"
“Ma certo che puoi!” Replicò Clelia continuando a masturbarla più velocemente.” Godi! ...Godi pure tranquillamente che ti piace.”
Non le sembrava vero di avere una donna come Beatrice, supplicante da poter sottomettere.
Ed infiammata ed eccitata esclamò:
" Che meraviglia! .... Che meraviglia che io possa, trasformare questa seria madre di famiglia e
moglie fedele in una troia!" E rise, mentre con un suono osceno ma eccitante le dita di Clelia si immergevano nella sua vagina bagnata e dilatata.
Il piacere e la supplica di Beatrice eccitarono ancora di più la sua masturbatrice, che esaltata
continuò insultandola:
" Godi puttana!!! ... Godi!!... Vedrai!!... Salvatore ti farà diventare la sua donna... la sua puttanaaa!!... La sua schiava!!! … Ti farà chiavare da molti uomini e a te piacerà vedrai!!...Ti farà prostituire!!" Esclamò esagitata mentre Beatrice mugolava di piacere alle sue dita che la masturbavano e a quelle di Gilda, e anche delle parole appena dette, che stranamente in quel momento e condizione la eccitavano. E non capendo più niente, con gli occhi socchiusi e il capo rivolto indietro, ripeté più volte gemente e godente, stringendo con la mano l'avambraccio di Clelia che la penetrava:" Ancora!... Ancora! ...Ancora! ... Ancora!" … Godeva... stava godendo la signora Gometti.
Clelia improvvisamente si avvicinò a lei, le alzò il capo con la mano dietro la nuca, appoggiando le sue labbra su quelle di Beatrice, iniziando a baciarla in un bacio vizioso e orrendo, facendole sentire la sua lingua contro quella di lei nella sua bocca.
Schifata Beatrice per reazione cercò di allontanarla con il braccio, ma non ci riuscì. Fu capace solo di staccarsi un attimo per prendere fiato pronunciando:" No!!...No!!...Non voglio! … Non mi baci!"
Ma Clelia con una mano la prese per i capelli e con l'altra con le dita in vagina, la masturbò più forte, finché Beatrice, sopraffatta dal piacere si lasciò andare a quel godimento e a quel bacio perverso, ricambiandolo istintivamente e non volontariamente eccitata dal piacere.
Separatasi per riprendere fiato, Clelia pronunciò:
" Visto!? Bella signora Gometti?... Mi hai baciata anche tu!...Brava!...Vedrai che imparerai. Ora continueremo."
E così dicendo avvicinò Beatrice alle sue labbra e iniziò nuovamente a baciarla sulla bocca e a masturbarla.
Godente e sottomessa a quella donna perversa, Beatrice con gli occhi chiusi rispose ancora al suo caldo bacio, vizioso e degenere, sotto lo sguardo divertito di Gilda.
Clelia continuò a masturbarla e baciarla, riversando al di là dei suoi denti bianchi e perfetti, dentro la sua bocca, oltre la lingua, il sapore amarognolo della sua saliva e l'esalazione del suo fiato maleodorante.
Poi si staccandosi dalle sue labbra e tirandola per i capelli le ordinò:" Ora leccamela!!"
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