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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IX° Non desiderare la donna d’altri

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 39 SERENA SOUMISE

 

Note:

“Non avrai padrone peggiore, e tu non sarai schiava migliore…”

Seneca.

 

 

Dopo quella rasatura a schiuma era passata più di una settimana e Serena ora viveva con madame Ingrid, la mistress, a casa sua e ogni mattina da sola o aiutata da qualche collega fetish si rasava completamente a schiuma e lametta il capo, per poi cospargersi il cuoio capelluto liscio e levigato con creme o olii che le rendevano il cranio lucido.

I suoi belli, biondi e lunghissimi capelli oramai erano solo un ricordo, purtroppo si stava abituando a sentirsi e vedersi in quell’aspetto ... calva!

Si era staccata da sua madre e dai suoi fratelli. Beatrice non l'aveva presa bene, non voleva che andasse a vivere con quella donna che non conosceva e non aveva mai visto, ma solo sentita nominare.

Aver visto Serena tutta rasata, truccata con il look fetish fu un duro colpo per lei, si mise a piangere continuando a chiederle perché avesse tagliato i capelli e in quel modo.

“Che hai fatto Serena? … Perché ti sei rasata tutta?... Sei calva ora… Ti hanno costretta?... Obbligata? … Ricattata?” Le chiedeva.

“Ma no mamma!... È stata una mia scelta, non, mi ha obbligata nessuno, sono cambiate tante cose in questi ultimi tempi che ho voluto cambiare anch'io!... Voglio essere un’altra!” ...Rispose mentendo a sua madre e a sé stessa. Continuando: “Sono cambiata dentro e fuori e ora mi piaccio così, devo piacere solo a me stessa e non agli altri.”

Beatrice con le lacrime agli occhi la guardava e l’accarezzava sul braccio incredula:

“I tuoi biondi capelli, belli come il sole, come il grano... dove sono ora?” ... Disse parlando quasi con sé stessa.

Poi si rivolse a Serena: “Davvero è stata una tua scelta?... Clelia e quella donna strana che si veste come te non c'entrano?” Domandò.

“Ma no mamma te lo ripeto, mi piaccio così, mi sono accettata, come tu ti sei accettata...”

Non finì la frase, era andata oltre alludendo alla nuova condizione di sua madre.

Beatrice la baciò, avrebbe voluto dirle tante cose, ma aveva altri problemi, doveva sopravvivere a sé stessa, a quello che le accadeva e aveva accettato seppur a malincuore e dispiaciuta la scelta di Serena. Era una sua scelta, nessuna la obbligava, capì che era cambiata anche lei.

Istruita e assoggettata da madame Ingrid come comportarsi con sua madre, le aveva confidato che lo aveva scelto lei quel taglio così estremo, da calva.

“Intanto quando vorrò ricresceranno!... Però per ora li terrò così!” ... Esclamò a sua madre mentre contraccambiava il suo bacio affettivo.

“Sai mamma!... Li perdevo a causa dello stress, ne perdevo molti dopo tutto quello che mi era successo, lasciata da Paolo, quello successo a te, a voi ...” Disse mentendo.

Beatrice era molto dispiaciuta che lo avesse fatto: “Erano bellissimi i tuoi capelli, erano come l'oro!” ... Ripeté triste con gli occhi pieni di lacrime.

“Va bè mamma!... Ora non pensiamoci, non ci sono più i capelli!” ... Ripeté Serena con gli occhi umidi anche lei a quei ricordi.

Purtroppo per lei, era stato facile per madame Ingrid e gli altri sottometterla, per via del suo carattere remissivo e timido, incapace di reagire, arrendevole e semplice da soggiogare.

Rasata a zero, resa calva da Giovanni, aveva trovato rifugio alle sue paure in madame Ingrid, nel suo stile e modo d'essere e di vestire, ne era diventata succube, fino ad ammirarla e, ammirandola, la imitava.

I suoi meravigliosi e lunghi capelli biondi ora pendevano legati da un nastrino rosso, come feticci nell'armadio dell'ufficio di Giovanni, tra decine di altre code femminili, perché madame aveva deciso che nel suo ruolo fetish i capelli non le servivano.

Non doveva essere una hairlover con i capelli lunghissimi e vaporosi, ma una hairfetish con la testa rasata … calva.

Nelle intenzioni di madame Ingrid, il suo cranio calvo e lucido doveva provocare attrazione, eccitazione, erezione, desiderio e libidine allo sguardo, insieme al suo corpo che iniziava ad essere tatuato e inanellato e al suo look fatto di pelle nera e plastiche colorate con stivali o scarpe a punta dai tacchi altissimi.

Perversamente come avevano già fatto con altre nuove arrivate, madame Ingrid e le sue ragazze provvedevano giornalmente dopo ogni rasatura a cospargerle il capo con una crema a base di acido tioglicolico, sostanza chimica fortemente depilatoria e a frizionare il cuoio capelluto in modo che penetrasse bene nei follicoli dei capelli e ne distruggesse perennemente il bulbo reciso.

Calva per sempre sarebbe restata, non le sarebbero  mai più cresciuti i  capelli  senza bulbo,  era il suo destino e se avesse voluto provare nuovamente ad avere una chioma in testa, poteva farlo scegliendo tra mille parrucche di tutti i tipi, lunghezza e colori che avevano loro.

Serena era stata sessualmente di tutti, di Giovanni, Salvatore, Vlade e anche di Clelia che aveva avuto amplessi lesbici con lei, come quelli che aveva avuto con sua madre e Martina, prima di affidarla definitivamente a quella che sarebbe stata la sua mistress, la dark che la istruiva, educandola a diventare un'attrice hard di spettacoli e di video porno del genere fetish... una slave.

Madame Ingrid aveva iniziato a farla tatuare in varie parti del corpo e ad inanellarle i capezzoli, la sua trasformazione fisica proseguiva, ed era irreversibile.

A differenza di sua madre che era diventata una prostituta d'appartamento come sua sorella e suo fratello Carlo/Samantha che batteva in strada per Vasilice, il suo futuro era pubblico, il mondo dei video hard e del palcoscenico, con spettacoli di feticismo.

Quella sera, dopo tante prove, si esibiva al Macumba in un amplesso.

C'erano tutti seduti nel tavolino in prima fila, Salvatore, Clelia, Vlade, Giovanni e anche Buck che era accucciato bravo ai suoi piedi, con davanti una ciotola d'acqua.

Tra loro c'era anche madame Ingrid, vestita in pelle nera aderente, con la sua coda nera, alta e liscia e stivali fino a mezza coscia a tacchi altissimi con un bustino rosso che le stringeva la vita e le evidenziava il seno sexy e procace e il sedere provocante e sensuale.

In mano teneva un frustino da cavallerizza, che ogni tanto faceva sibilare nell'aria o sentire sulla pelle delle natiche di Serena e di altre ragazze se non ubbidivano subito ai suoi comandi.

Anche il look di Serena era cambiato, non più quello acqua e sapone della ragazzina bionda, educata e timida, ma quello lussurioso e volgare, erotico ed aggressivo di una ragazza perversa.

Le sue sopracciglia dopo essere state rasate da Giovanni, erano state rifatte tatuate, come quelle di madame Ingrid, lunghe sottili e nere e le cambiavano l'espressione del viso, non più solare e fanciullesca come prima, ma aggressiva e perversa com’era diventata ora.

Vestiva come la sua mistress, in pelle nera, lucida con pantaloni o minigonne aderentissime, con scarpe a punta con decolté e tacchi altissimi che le mettevano in evidenza slanciandole di più, le lunghe gambe e le cosce affusolate, fasciate da calze a velo, lavorate e nere che evidenziavano tutte le sue forme perfette e le parti nascoste.

Il suo viso pallido, truccato con le labbra color prugna e gli occhi cerchiati di viola scuro era teso, le sopracciglia nere, tatuate ad ala di gabbiano le rendevano lo sguardo vizioso, evidenziando il suo cranio lucido dall'olio che brillava come una pietra preziosa, risaltando maggiormente la calvizie e riverberando le luci della sala.

Le unghie lunghe ricostruite, erano laccate nere, non più chiare o rosse come le portava prima, sembravano artigli pronti a graffiare. Il collo lo ornava come un collier, un collare in cuoio nero con piccole borchie metalliche e un occhiello d'acciaio che luccicava ai movimenti.

La minigonna di pelle, nei movimenti mostrava le autoreggenti nere che risaltavano sulla carnagione chiara e le sue intimità seminascoste dall'indumento, nude si intravvedevano alle movenze.

Gli occhi di Serena sul palco per un attimo si chiusero non dalla vergogna ma dall'appagamento, compiaciuta del suo stato, di quello che era diventata. Ora si piaceva così, si accettava e scopriva che la deliziava esibirsi ed essere ammirata dal pubblico.

Oltre che ad accettarsi in quel ruolo, con quel look, iniziava anche a piacersi esteriormente ed interiormente a sapersi ed esibirsi dark, fetish.

Quella sera, era il suo primo spettacolo da protagonista, madame l'aveva istruita bene su come esibirsi, quello spettacolo sarebbe stato registrato e confezionato su dei cd, per essere messo in vendita, era la sua prima parte d'attrice protagonista... il suo debutto artistico hard-fetish.

Lo spettacolo iniziò con una serie di spogliarelli, dove stupende e giovani ragazze dell'est si esibivano nella sala, andando poi al termine a strusciarsi e appartarsi con uomini anziani seduti e soli, che circondavano il piccolo spazio d'esibizione. 

C'erano circa una cinquantina di clienti, quasi tutti uomini, qualche donna matura, prostitute e qualche giovane balorda, sguardi che scrutavano avidamente Serena, il suo corpo, il suo look, la sua testa. Era l'unica ragazza fuori dalla cerchia di quello squallido locale, ed essendo lei fetish e calva esercitava una attrazione particolare.

Non era di quell'ambiente e non lo sarebbe stata come quelle ragazze del locale che se richieste si concedevano in rapporti sessuali nei privè per 50 euro, lei era diversa, sia per il look, che per quello che rappresentava e questo eccitava di più i presenti. Lei si esibiva solo in spettacoli e video e si sarebbe data solo a chi avesse deciso madame Ingrid, anche senza compenso.

Quelli fatti fino ad allora dalle ragazze del locale, non erano spettacoli di classe, ma anzi di terz'ordine, dove l'unica attrazione degna di nota erano la dozzina di ragazzine extracomunitarie nude e seminude che disponibili si esibivano e giravano sul palco e per il locale.

Il suo spettacolo hard cominciò con un rullo di tamburi.

Una ragazza iniziò l'introduzione facendo un balletto e poi una spaccata che le mise in risalto le lunghe gambe abbronzate, poi con gesti e movimenti studiati, gettando per aria il reggiseno e lo slip, cominciò a rotolarsi per terra, toccandosi e accarezzandosi la figa e il seno con passione a ritmo di musica, in modo sensuale ed eccitante.

Ad un tratto entrò Serena, perversamente bella nel suo aspetto fetish, le si avvicinò, si fermò davanti, aprì le gambe e si vide la sua figa nuda, rasata, liscia come la sua testa e piano piano si sfilò dall'interno della fessura, una lunga fila di palline cinesi, come quelle che le avevano messo qualche settimana prima quando era nella gabbia, solo che ora era lei a fare tutto, di sua iniziativa, aveva imparato. Una volta fuori, le mostrò al pubblico e le leccò avidamente a una a una, per poi gettarle ai clienti.

La ragazza a terra si alzò, rimanendo completamente nuda e uscì di corsa come una danzatrice tra gli applausi degli spettatori.

Per Serena era la prima volta e aveva osservato nervosamente eccitata quel piccolo sketch precedente, ed era strano come in poco tempo potesse cambiare un individuo, ora piaceva anche a lei mostrarsi ed esibirsi, si stava accettando nella sua nuova condizione, come si era accettato suo fratello.

Non aveva più vincoli morali e sentimentali, il suo ragazzo l'aveva lasciata e i suoi sapevano cosa faceva, come lei sapeva cosa facevano loro, la sua ambizione ora era di esibirsi e piacere a madame Ingrid.

Era iniziata la sua nuova vita.

Cominciava a sudare.

La sua esibizione iniziava.

Stava diventando un'attrattiva davanti alla cinquantina di guardoni ossessionati e alle due telecamere che la riprendevano.

Era agitata, sapeva cosa doveva fare, l'aveva riprovato più volte ma era inquieta, madame l'aveva istruita bene ed ora era arrivato il momento di dimostrarle che aveva imparato. L'aveva incitata dicendole che al termine dello spettacolo ci sarebbe stata una sorpresa per lei.

Per un attimo rimase ferma, impietrita davanti agli sguardi degli spettatori, era la prima volta ed ebbe un attimo di terrore, il panico dei principianti...

Durò pochissimo, una ragazza l'aiutò a sdraiarsi con la schiena sul pavimento, poi prese due clienti dal pubblico e li fece inginocchiare attorno a lei.

Poi ne invitò altri due con un cenno della mano e molti uomini si alzarono rendendosi disponibili, ma furono costretti solo ad osservare la scena e i due prescelti salirono sul palco.

Quei quattro tenendola per le braccia e per le gambe, iniziarono a palpare e tastare il suo corpo, il seno, le cosce e anche la figa con lei consenziente.

Ne arrivarono invitati altri due, ora erano sei in totale che la manipolavano carnalmente, con lei che consenziente lasciava fare.

La gonna in pelle e il bustino nero furono tolti e gettati in un angolo, così pure il reggiseno anch'esso in pelle e i mezzi guanti di seta.

Rimase nuda, con le sole autoreggenti e le scarpe dal tacco altissimo.

Alta, calva, meravigliosa, con il corpo che iniziava ad essere disegnato da tatuaggi, alcuni finiti, altri appena iniziati e ancora da terminare, anche l'altro gluteo era stato tatuato, senza risparmiare, la schiena, il seno, le braccia e le gambe.

Lo sguardo di Serena era perso nel piacere di quella violenza desiderata.

Quei quattro la presero, abbassando i pantaloni si gettarono su di lei eccitati ed iniziarono a penetrarla, una alla volta, chiavandola a turno sul palco, sotto le luci e davanti a decine di uomini e donne eccitate, mentre tutto veniva ripreso dalle due telecamere.

Godeva Serena, quell'amplesso con più uomini la eccitava, le piaceva, era cambiata; la chiavavano con foga e passione e lei godente li accettava dentro di sé.

Quando venivano, lo tiravano fuori e le sborravano sul ventre piatto, sul volto e sul cranio rasato e lucido e a lei piaceva quella sorta di bukkake che aveva già provato una volta. La eccitava e la faceva godere di più, leccarsi lo sperma mentre le colava dal viso.

Uno di quegli uomini le venne sul viso, schizzi brevi e caldi, mentre si stava facendo sbattere da un altro dei quattro di quegli uomini sconosciuti, partecipando attivamente con passione a quella chiavata.

Alla vista di quella scena, molti clienti eccitati si alzarono e avvicinarono al palco con l'enfasi di partecipare, facendo intervenire una sorta di servizio d'ordine composto da malavitosi presenti che bloccarono l'afflusso verso il palco, altrimenti si sarebbero precipitati sulla pedana con il cazzo in mano per averla.

La visione dello spettacolo era eccitante, molti degli spettatori si erano appartati con le puttanelle extracomunitarie, compresa Anxhela, che era tornata e lei non conosceva, ma era la ragazzina che aveva rovinato suo padre.

Di peso i sei l'alzarono e la fecero girare e mettendola carponi, si avvicinò madame, che le mise una museruola con la barra di ferro in bocca, mentre uno di quegli uomini la penetrava analmente, iniziando a incularla con passione.

Gli altri quattro osservavano, avevano ripreso a masturbarsi, guardandola godere come una cagna.

L'uomo gli venne brutalmente in culo, tenendola stretta per i fianchi e anche gli altri quattro, come una sorta di nuovo bukkake le sborrarono addosso, sul viso e sul cranio raso, godendo e facendo godere anche lei.

Le scarpe, le calze e il reggicalze con il cranio lucido e il viso si erano impiastricciati di sborra pulendosi, mentre altra le usciva dall'ano colandole giù per le cosce verso il pavimento.

Serena provava piacere e dall'estasi perversa cedette sui gomiti e cadde esausta con il viso sul pavimento, lasciando in mostra in quella posizione il suo magnifico culetto sodo.

Era distrutta, al limite delle forze.

Aveva fatto godere per due volte sei uomini!

Si coprì il viso con le mani in un momento di vergogna ad avere quella museruola, le dava fastidio e le mancava l'aria e ora non la voleva più.

“Me la tolga per favore!” ...Supplico a madame che la osservò dall'alto impassibile.

Le luci si abbassarono, madame porgendole la mano e tirandole su il busto l'aiutò a rimettersi nuovamente carponi.

Madame Ingrid era davanti a lei carponi ai suoi piedi e Salvatore con Vlade e gli amici al tavolo si accorsero dal suo atteggiamento sottomesso, dove madame le aveva spezzato qualsiasi volontà, l'aveva sopraffatta vinta, sessualmente, moralmente e spiritualmente, oramai era una sua schiava e volle approfittare fino in fondo per umiliarla come non mai, dimostrando a tutti che era sua.

Fece portare da una entraîneuse la ciotola di Buck, che in silenzio era sdraiato sotto il tavolino ai piedi del suo padrone.

“Rimani a quattro zampe sul pavimento e bevi con la lingua come la cagna che sei!” ...Le ordinò madame accarezzandole la testa calva come se fosse veramente una cagna, togliendole la museruola e liberandola dal morso di quel freddo e duro metallo tra i denti.

Tremante come in trance, ubbidiente si spostò a quattro zampe verso la tazza.

Si sentì sfinita, stentò a trovare l’equilibrio per muoversi e si fermò davanti alla scodella di Buck osservandone il contenuto.

La sua mente in quel momento era pervasa da pensieri colmi di repulsione, di odio e di impotenza nei confronti di quella donna, la sentì davvero come padrona e per un istante di nuovo gli occhi le si colmarono di lacrime.

Era ferma, china il volto verso il basso, appoggiandosi sulle mani ubbidì.

Per poter avvicinare la bocca all'acqua, dovette piegare i gomiti, offrendo oscenamente agli spettatori, il culo nudo rialzato in aria.

Iniziò con disgusto a leccare il liquido all'interno.

L’operazione non fu facile perché la tazza si muoveva sotto i colpi della piccola lingua spostandosi a destra e a sinistra, obbligandola a muoversi a sua volta sculettando verso lei, dando uno spettacolo eccitante e perverso, accompagnato dalle risate e dei commenti ironici dei suoi torturatori che si stavano rivestendo.

Sentì una voce che riconobbe in quella di Giovanni:

“Però per essere una cagna vera dovrebbe avere la coda! …” Esclamò.

“Hai ragione ...ora ci penso io!” ...Rispose l'albanese.

Intanto che lappava, Serena sentì dei rumori, del trambusto e poi una voce avvicinarsi da dietro lei, con la coda dell'occhio vide che aveva qualcosa in mano.

“Ecco!! …Penso che questo faccia al caso nostro!” ... Sentì dire.

Delle mani forti le allargano le natiche del suo culetto sodo ancora lubrificato di sperma, lei intuendo cosa volessero fare, cercò contorcendosi di svincolarsi disperatamente per sfuggire, ma venne afferrata con più forza per i glutei costringendola a star ferma.

“Non voglio!!” ...Esclamò piangendo.

“Continua a lappare e stai zitta!” ... Disse la voce padronale di madame da dietro.

Con le lacrime agli occhi riabbassò la testa e si rimise a leccare la tazza, ricoperta da umiliazione e vergogna. 

Sentì che le spingevano qualcosa di rigido nell'ano. Lanciò un urlo di dolore arcuandosi in alto con il busto, offrendosi involontariamente ancora di più alla penetrazione dando così la possibilità di spingere l’oggetto in profondità.

Serena era accucciata sulla ciotola, con il viso pieno di sudore.

“Ora direi che assomigli proprio ad una cagna…!” Esclamò forte Madame ridendo.

Risa di scherno e ironia salirono anche dalla sala, mentre i due le toccavano l’oggetto.

Lentamente Serena girò la testa e vide che dalle sue natiche uscivano le frange di una frusta, un gatto a nove code, ben impiantata con il manico nel suo ano. Sembrava una coda vera.

Madame orgogliosa le agganciò il guinzaglio al collare e la tirò a sé, costringendola a camminare a quattro zampe, come un animale... una cagna!

Lei la seguì passiva e annullata, in quel momento si sentiva davvero una cagna con la sua padrona e dentro lei sentì un sottile piacere perverso.

Madame si divertì a farle fare due volte il giro della pedana accompagnata dalle risa beffarde dei clienti e con il capo del guinzaglio lasco la percuoteva forte sulla natica per farla muovere, mentre lei, ormai completamente succube, aveva rinunciato a tutto. Orgoglio, pudore, dignità.

Nuda come un verme, si muoveva carponi con a fianco madame Ingrid, la sua padrona, che divertita tenendola a guinzaglio e muovendola a comando, la dirigeva semplicemente con lo strattone del guinzaglio.

All'improvviso saltò sul palco il grosso rottweiler di Giovanni che iniziò ad annusarla, la paura in un attimo si trasformò in terrore, si bloccò, non riusciva a reagire, lui iniziò a leccarla sui fianchi e sul sedere e lei ferma di paura per una possibile sua reazione se si muoveva, lo lasciò fare...

“Forse rivuole la sua ciotola.” ... Esclamò Giovanni ridendo: “O forse ha sentito il suo odore e vuole qualcos'altro.” ... Aggiunse.

La gente rise e applaudì ... curiosa e perversamente interessata a cosa sarebbe successo.

All'improvviso l'animale si tirò su appoggiando le zampe anteriori sul suo sedere, pronto per la monta, con il suo cazzo dritto rosso e scappucciato dal fodero peloso.

Ma venne allontanato subito da Madame e da un cameriere, che lo riportarono subito da Giovanni, che ridendo facendolo guaire lo fece mettere a cuccia.

“Ti è andata bene!!” … Esclamò Madame ghignando: “Hai fatto colpo su di lui... ti ha preso per una cagna vera.” ... E rise.

Serena terrorizzata sentiva che il cuore le batteva a mille, tirò un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, ora a quattro zampe come una cagna e nuda con il sedere in aria, aveva paura che quel cagnaccio ritornasse.

Notò che il pubblico l'aveva scrutava sbalordito ed eccitato, con gli occhi fissi sulla scena appena passata, mentre lacrime di vergogna, di disgusto e di umiliazione le scesero sulle gote inscurite dal fard, rovinandole il trucco.

Sentì un colpo di frustino forte sulla natica che la fece sobbalzare.

“Non devi piangere!!... Devi goderne!... Devi accettare la realtà di quello che sei, di quello che vivi!” ... Le disse Madame facendola alzare e accompagnandola alla tavola di quegli uomini, vicino a Salvatore, allungandole il guinzaglio dicendo: “Ti ho riportato la tua cagnetta!” ...E con un sorriso beffardo si sedette assieme a loro, mentre Serena restò accucciata inginocchio tra Salvatore e Giovanni, che seduto vicino a Serena, con una mano iniziò ad accarezzarle il cranio calvo, godendo a sentirne la perfezione e la levigatezza della cute.

Era la sua scultura vivente, la loro schiavetta, oramai ogni giorno i tatuaggi colorati crescevano e aumentavano sul suo corpo assieme ai piercing, era diventata una fetish... anche se ancora all'inizio e piena di paure.

Seduto sotto il tavolinetto, Buck vicino al suo padrone la osservava sbavando, cercando di alzarsi e annusarla.

Con un sorriso mefistofelico Clelia le indicò con gli occhi il cane, che si era accucciato vicino a Salvatore.

Stava con la grossa testa tra le zampe, e agitava nervosamente il moncone della coda.

“Lo vedi come lo hai ridotto?... Non ti sei accorta che Buck è in calore?...  Che soffre? …Ti sembra giusto lasciarlo in queste condizioni!” Esclamò.

Serena restò di sasso non sapeva cosa rispondere, né capiva dove volesse andare a parare.

Clelia si avvicinò e prese il cane per il collare da sotto il tavolino cercando di portarlo lontano da loro, ma Buck guaendo non ne voleva sapere di andarsene e dando degli strattoni cercò di resistere.

“Lo vedi?... Non vuole andare via... è colpa tua. Sei tu che lo devi convincere ad ubbidirmi ora.

Finché è in calore per te, non mi seguirà!” ... Pronunciò ghignando Giovanni, mentre parlando spostata la mano dalla testa liscia e calva di Serena, accarezzava affettuosamente quella del suo animale. 

Quella situazione impaurì Serena, ma la fece riprendere dal torpore immondo in cui era caduta, quegli esseri disgustosi usavano il loro grosso cane come deterrente, per terrorizzarla e si allontanò da lui.

“Ti sei fatta un amico” ...Le disse ridendo Giovanni.

La bestia, leccò la mano al padrone e poi si accucciò brava, brava ai suoi piedi, emettendo, ogni tanto, dei leggeri guaiti affettuosi.

Serena era sconvolta e terrorizzata dal loro  comportamento e dallo sguardo del cane e avvertì la risata dei presenti nei suoi confronti, alla sua paura del cane, come un’altra frustata che la colpiva  sotto lo sguardo degli spettatori e delle spettatrici, entraîneuse e puttanelle che avevano osservato lo spettacolo, ridendo e parlando tra loro.

Serena debole e timida di carattere abbassò la testa senza reagire.

La sottomissione ormai era entrata a fare parte della sua natura, si allungò cercando di  allontanarsi, ma venne fermata da madame Ingrid che le afferrò il polso, girandolo con forza verso di lei le portò la mano vicino al viso facendola colpire da sola:

“Non vorrai mica andartene dal locale di Vlade? ...” Disse.

Serena cercò con timore di allontanare il viso dalla sua stessa mano che madame le faceva colpire il  volto, ma lei, agganciò il dito al collare e la tirò con forza.

“Avanti, non fare storie… vieni qui!... Altrimenti la prossima volta senti ancora la frusta.

Completamente sottomessa la sollevò dal pavimento, usando il collare come un cappio.

Serena fu costretta ad alzarsi, se non voleva soffocare.”

“Ora bacia!!... Ubbidisci! ...Bacia la mia mano!” ...Le ordinò autoritaria.

Serena ubbidì, gliela baciò e leccò più volte, sentendone l'odore, assaporandone il gusto e sentendone la padronanza.

“Brava! Sei diventata ubbidiente, con te è stato più facile sottometterti che tua madre e tua sorella.” … Esclamò perfida Clelia.

“Adesso vai nel retro a pulirti e a truccarti” ...La esortò Madame:” Hai avuto il battesimo della tua nuova professione, ora non sei più una neofita, ho grandi progetti per te oltre gli spettacoli, dei movie e dei video. Ora sbrigati che voglio andare a casa.

Serena ubbidì come una cagna alla sua padrona.

 

 

 

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