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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
Cap. 2 IL COMPLETINO INTIMO
Dopo cena facemmo una passeggiata verso il centro, camminammo un po’ nella cittadina. Al rientro prima di andare su in camera Stefy volle andare a curiosare nei negozietti della hall dell’albergo, entrò in uno di loro che vendeva abbigliamento, lingerie, costumi, e piccoli oggetti di bigiotteria e io la seguii. Si diresse verso una rastrelliera a muro con catenine e braccialetti. Il negoziante, un uomo alto oltre la cinquantina, sul bancone metteva in ordine alcuni di quei mini completini intimi sexy, che alcune clienti avevano voluto esaminare prima di acquistare. Mi avvicinai e curiosai. Mi sorrise e io feci altrettanto, poi notando che osservavo il perizoma che ripiegava su sé stesso, girando lo sguardo su Stefy mia moglie che curiosava attorno mormorò:
“Starebbe molto bene alla sua signora!” Affermò guardandola.
Annuii sorridendo, mentre Stefy con un braccialettino preso sulla rastrelliera si portò vicino a noi e approfittando della esclamazione del negoziante le dissi scherzando:
“Ti vorrei acquistare questo completino intimo.”
Sentendomi il negoziante lo riaprì e glielo mostrò. Praticamente era un triangolo di pizzo traforato molto sexy e un reggiseno anch’esso di pizzo con coppe a mezzaluna.
“Scherzi?” Rispose seria: “Non metterò mai dell’intimo simile, così volgare. Non vedi?” Mi disse bisbigliando cercando di fare in modo che lui non sentisse: “È da puttana!” E come a marcare la sua diversità esclamò: “Io sono una signora per bene, spero che tu non dica sul serio di acquistarlo.”
Il negoziante sorrise facendo finta di nulla, ma aveva ascoltato tutto divertito, e anche se parlavamo in italiano capiva tutto. Le dissi che le sarebbe stato molto bene, informandola che intendevo acquistarlo lo stesso e che lo avrebbe indossato per me in privato, in camera e che il suo corpo non aveva niente da invidiare a nessuna, specie a quelle signore di cui parlava.
“Ci mancherebbe altro Luca” Rispose con sdegno. “Non paragonarmi a una di loro che mi offendi.” Affermò guardandomi in viso: “E poi figuriamoci se a questa età metto quelle cose lì!” Ripeté quasi con disprezzo nel dire …cose lì... “Ho superato i quarant’anni, se non ricordi”.
“Sì!” Risposi: “Ma sei sempre bella, hai un bel corpo eccitante e attraente”
“Piantala!” mi sussurrò imbarazzata che facessi quegli apprezzamenti su di lei davanti al bancone e al negoziante. Mi eccitava discutere con lei in quel modo di lingerie e di quel tipo di donne a cui non voleva essere paragonata nemmeno per scherzo.
“Comunque sappi che se lo compri non lo metterò mai!” Replicò guardandomi.
“Ma solo in privato per me amore!” Ribattei.
“Nemmeno!” Rispose categorica:” Non indosserò mai quel tipo di indumenti li dà…da…” Ma non terminò la frase.
“È molto sexy” ribadii osservandolo aperto sul bancone.
“Altro che sexy è solo osceno e volgare!” Ribatté lei.
“E se te lo chiedessi come prova d’amore?” Reclamai sorridendo: “Lo metteresti per me in camera?”.
Il negoziante, interrompendo la discussione che anche se parlavamo sottovoce e in italiano capiva tutto perfettamente, prese dalla mano di Stefy il braccialetto che aveva scelto.
“Molto bello!” affermò: “Certamente non come lei madame!” E guardandola negli occhi continuò: “Non è degno della sua bellezza, né di accarezzare la sua pelle e di essere a vista sul suo braccio. Per lei ci vuole qualcosa di speciale, che si intoni oltre che con il suo fascino anche con il suo animo.”
Stefy imbarazzata lo ascoltava e lui, aprì un cassetto dalla sua parte del bancone estraendo un bracciale, molto più bello e raffinato di quello scelto. Un bracciale di metallo dorato a due cerchi spirale a forma di serpente, con la testa rivolta in alto a formare una esse come Stefy e con una medaglia agganciata anch’essa dorata. Anche la coda del bracciale uscendo inferiormente dai cerchi formava una piccola esse. Il negoziante le spiegò che poteva essere portato sia come braccialetto largo al polso o indossato come bracciale aderente all’avambraccio o allargandolo un poco anche sul muscolo bicipite del braccio.
Stefy lo guardò con attenzione, era bellissimo e luccicante e quella parte con la testa di serpente rivolta in alto a formare una esse le piacque molto ed esclamò rivolta a me con un sorriso:
“Guarda Luca!... Forma la mia iniziale, la esse di Stefania!”
Sorrisi e il negoziante rispose che quella esse era di buon auspicio. L’iniziale del suo nome, ma che aveva anche altri significati.
“Quali?” chiese Stefy interessata e curiosa.
“Li scoprirà da sola, portandolo al braccio.” Replicò lui.
Stefy guardò poi la medaglia che vi era agganciata alla prima curva della esse del serpente e i suoi segni, passando l’indice sopra per sentirne il rilievo, le piaceva, aveva sul margine un bordo circolare nero e all’interno della doratura tre triangoli curvi neri ruotanti in senso orario e al loro centro un foro. Era originale con un’immagine inconsueta, aveva qualcosa di misterioso e di ambiguo. Poi lo guardò nell’insieme e ribadì:
“È molto bello!... Mi piace!”
Il negoziante senza chiederle nulla glielo infilò nella mano e spingendolo su, lo portò a metà braccio, aderente alla pelle, le stava d’incanto, davvero molto bene, soltanto quell’oggetto le dava un’aria più sensuale.
Il venditore dichiarò che era un ottimo ornamento per una donna seducente come lei e le spiegò che nell’antica Roma era portato al braccio come segno distintivo dalle Ancelle.
“Ancelle?” chiese Stefy curiosa.
“Sì!” rispose il negoziante, lo portavano le ancelle nelle domus patrizie”.
“Oddio!” esclamò Stefy ironica: “Se lo acquisterò diverrò anch’io un’ancella?
“Chissà!” Rispose il negoziante scherzoso con un sorriso ambiguo.”
(Né io né Stefy conoscevamo appieno il vero significato letterario della parola ancella).
Poi le spiegò:
“La medaglia raffigurava il Triskele un simbolo magico, che rappresenta i tre cerchi dell’esistenza, passato, presente e futuro riuniti al centro in un unico grande ciclo continuo e infinito, dove tutto può coesistere. Figura l’appartenenza con cui immedesimarsi, l’espressione di profonda passione, che evidenzia il bisogno di avvicinarsi ad altri, sacrificare sé stessi e la propria volontà e felicità per loro. Un simbolo di devozione e vincolo.”
“Che vincolo?” chiese Stefy curiosa, non avendo capito il senso completo di quello che aveva detto. Ma il negoziante rispose:
“Il significato madame lo scoprirà conoscendo sé stessa.” Stefy mi guardò come a chiedermi:” Ma che dice?” E mi domandò: “Che significa?”
Non sapendo cosa dire risposi scherzando: “It’s magic!” (È magico!).
Sorrise anche lei dicendo gioiosa:
“Beh allora se è magico non lo toglierò più!”
A quelle parole sorrise anche il negoziante annuendo con la testa. Chiese quanto costava, manifestando il desiderio di averlo, esclamando contemporaneamente:
“È bellissimo! Sarà caro!”
Ma il negoziante le propose che glielo avrebbe regalato se avessimo acquistato anche il completino sexy. Io sorrisi compiaciuto dell’associazione e dell’aiuto insperato e non calcolato del venditore, ma Stefy rispose come a giustificare il non volerlo acquistare che era troppo trasgressivo.
“Io non porto questo genere di intimo.” Affermò orgogliosa di dirlo.
Il negoziante sorrise e rispose:
“Trasgressivo? La Francia è trasgressiva madame, per la sua storia, per la sua arte, per il suo vivere, per la sua gente. Se non eccedete oltre i limiti ordinari e convenevoli qui... non lo farete mai più.”
Stefy restò sorpresa da quella opinione non richiesta e io precedendo una sua risposta negativa affermai:
“Va bene, lo prendiamo, tu prendi il bracciale e io il completino intimo”.
Lei replicò facendo spallucce e mormorando a bassa voce: “Tanto non lo metterò mai”.
Tenne su il bracciale. Il negoziante mise in una busta di plastica la lingerie acquistata, guardandola insistentemente in viso fino ad imbarazzarla. Probabilmente Stefy gli piaceva molto. E tutto questo a me dava un sottile piacere erotico. Pagai volentieri, aver fatto quell’acquisto era già una trasgressione per noi.
Uscimmo mentre Stefy si guardava il bracciale e la medaglia dorata luccicare al braccio, era davvero molto bello ed elegante e le dava un tono di sensualità. Camminando mi prese sottobraccio e mi chiese:
“Chissà cosa avrà voluto dire il negoziante con quelle parole di appartenenza, vincolo e magia”.
“Mah! non so!... Sono espedienti per vendere, tu l’unica persona a cui appartieni sono io, avrà voluto dire di appartenenza a me.” Risposi sorridendo. Anche lei sorrise, era felice!
Mi diressi alla reception a prendere le chiavi della camera, notando poco distante due uomini seduti in poltrona ammirare insistentemente Stefy mentre mi attendeva. Anche lei li notò, fingendo indifferenza ai loro sguardi, ma con discrezione si lasciava ammirare.
Saliti in camera, preparandoci per la notte, tolse il vestito restando in mutandine e reggiseno, ci abbracciammo e la baciai, le chiesi di indossare la lingerie acquistata, ma rispose subito di no. Le chiesi di farlo per me, una piccola trasgressione tra noi. Ma non ne volle sapere.
“Te l’avevo detto di non acquistarla che non l’avrei mai messa!” Rispose ironica e infastidita. Insistetti:
“Siamo soli io e te, dai!”.
“No-o-o!” Affermò, cadenzando bene la o in modo assolutistico.
Ribadii non dandomi per vinto:
“Sarai ancora più bella, e sexy sono già eccitato, guarda!” E feci segno al mio basso ventre.
Lei abbassò lo sguardo e vide il gonfiore del mio sesso duro spingere con forza dentro lo slip. E poi per invogliarla, provocatoriamente aggiunsi:
“Non hai visto come ti guardavano quei due tipi giù?”
“Quali?” rispose, fingendo di non essersene accorta.
“Quei due seduti nella poltrona, quello abbronzato e l’altro, ti scrutavano dalla testa ai piedi”.
“Ah sì!!” rispose, facendo finta di ricordare.
“Ti guardavano con insistenza e desiderio, ti spogliavano con gli occhi” Precisai.
Speravo di eccitarla come lo ero io e che acconsentisse a indossare la lingerie e ripetei ancora:
“Mi piacerebbe vedertelo indossato, dai!” Ma lei continuò a ripetere di no, si era intestardita, conoscendola sapevo che c’erano poche possibilità che cambiasse idea. Mi avvicinai eccitato, la baciai e all’improvviso le infilai la mano dentro lo slip e sceso tra i suoi peli sentii con le dita i suoi umori e con l’altra mano i suoi capezzoli turgidi sotto il reggiseno.
“Sei eccitata anche tu!” Esclamai scherzando: “Di chi è il merito? Del negoziante, del completino o di quei tipi sotto che ti ammiravano?”
Con quella battuta invece di stimolarla provocai l’effetto contrario, si irritò di più:
“Ma smettila!” rispose seccata. “Non mi va di parlare di queste cose lo sai”.
“Indossalo amore, fallo per me!” Ripetei un’ultima volta.
“No-o-o-o! Non mi piace mettere queste cose, lo sai, non dovevi acquistarlo e basta.”
Era una testona, quando si impuntava non c’era niente da fare. Si alterò, ci fu una piccola discussione che finì con tutti e due a letto, lei con il muso, girata da una parte e io arrabbiato dall’altra. Anche quella sera lì a causa del suo rigore morale l’avevo passata in bianco.
Ci addormentammo!
Indosserà Stefy in completino sexy? Se lo farà, inizierà il suo cammino verso la perversione.
Ogni commento e suggerimento è gradito.
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