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STORIE E RACCONTI EROTICI
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IL LUNEDI' DELL'ANGELO ( Gita a Pasquetta)
Pagina vietata ai minori di 18 anni.
IL LUNEDI' DELL'ANGELO
(Gita a Pasquetta)
IL LUNEDÍ DELL’ANGELO
Gita a pasquetta
Buongiorno, sono un suo lettore e voglio parlarle di me e di mia moglie, scrivendole di un episodio accadutoci realmente qualche anno fa e che ora ci sta cambiando la vita.
Glielo confido sperando che lei, con la sua capacità, lo trascriva e lo renda pubblico e presentabile narrandolo.
Lorenzo.
Questa è una storia vera capitata a mia moglie, a cui io involontariamente ho assistito nascosto e impotente alla sua violenza sessuale, incapace di intervenire, ma restando allibito ad osservare eccitato che si consumasse.
Osservare lo stupro della propria moglie, della donna che si ama, della compagna di una vita e madre dei propri figli, è qualcosa di molto perverso, ma anche ricco di emozioni eccitanti che non pensavo di provare mai nel vederla presa con brutalità da un 'altro uomo.
Io e Anna (mia moglie), siamo sempre stati e siamo ancora, una coppia molto affiatata e seria che si vuole ancora molto bene e si rispetta a vicenda.
Lei ha 46 anni e io 51, abbiamo due figli, maschio e femmina studenti universitari.
L'episodio che confesserò, è accaduto inaspettatamente nella nostra vita e mi ha portato con il tempo a considerare la mia signora in modo diverso da come la consideravo.
Mia moglie fu presa all'improvviso o meglio aggredita da uno sconosciuto alle spalle, senza che se l'aspettasse e potesse reagire, con brutalità, un vero e proprio sopruso, che forse sarebbe meglio chiamare con il suo vero nome... violenza sessuale.
Tutto iniziò un paio di anni fa, il giorno di Pasquetta o meglio il Lunedì dell'Angelo come lo chiamiamo noi; come si usa in molte parti d’Italia, i nostri amici organizzarono una scampagnata con merendino, sulle alture Savonesi.
Chi aveva organizzato, pratico dei posti, ci portò in un luogo meraviglioso, una grande radura in mezzo agli alberi e alla selva mediterranea, dove poter fare un picnic sull'erba sotto i primi soli primaverili, in uno di quei luoghi affascinanti e ancora in grado di sorprendere. Un posto dove si stava d'incanto, tutto era bello, la pace e la tranquillità regnavano sovrane e una varietà di colori della natura avvertivano la presenza della primavera, tutto era fiorito e si era contornati dal verde della vegetazione e dal profumo della campagna.
Ci eravamo organizzati e tra tutti avevamo portato l'occorrente per il picnic, piatti, posate, coltelli e bicchieri di plastica, una coperta vecchia da stendere a terra per sedarcisi sopra, bibite e del buon vino e anche un thermos per mantenere il caffè caldo.
Per pranzo, bistecche e salsicce da fare alla brace, panini, frittate, torte e un primo piatto freddo di insalata di riso e infine, per divagare, la radio, un pallone e le carte da gioco.
Naturalmente, vista la bellezza del posto, non eravamo soli, c'erano altri gruppi di persone che conoscevano il luogo e facevano il loro merendino come noi, famiglie con ragazzi, coppie, gitanti e altri gruppi che festeggiavano all'aria aperta e noi non eravamo da meno e ci divertivamo con la nostra compagnia.
Era un’occasione per muoverci un po' e toglierci dalla vita sedentaria e frenetica di tutti i giorni della città e dell'ufficio.
Mia moglie è impiegata di banca, ha un corpo maturo e leggermente formato, ma è una bella signora piacente, ammirata e corteggiata, con lunghi capelli neri e l'aspetto molto curato.
Per l'occasione era vestita in modo sportivo, senza i suoi classici tailleur e le camicette in chiffon ricamato, ma con jeans aderenti, che evidenziavano molto il suo bel sedere e fasciavano le gambe lunghe e affusolate.
Una maglia nera molto attillata metteva in risalto il seno ben modellato per una donna di 46 anni, nascondendo con il colore scuro l’accentuazione del ventre e dei fianchi.
Era una gran bella donna e anche se abbigliata in modo casual- sportivo, sapeva vestire esaltando e valorizzando le parti del suo corpo rendendosi seducente e desiderabile agli uomini.
Mentre eravamo seduti con i nostri amici a chiacchierare del più e del meno e a scherzare, notai, che un uomo bruno di capelli e di pelle, probabilmente meridionale, alto e robusto, sulla cinquantina d’anni, più o meno della mia età, la osservava insistentemente, fissandola non visto nel corpo e sul viso; sia avvicinandosi a noi passeggiando vicino senza che lei se ne accorgesse, che restando seduto con il suo gruppo a guardare da distante.
La cosa subito mi diede fastidio e mi preoccupò, poi pensandoci e osservandolo senza farmi notare, capii che la guardava con desiderio e libidine perché probabilmente le piaceva.
Continuai ad osservarlo un po' mentre lui scrutava mia moglie chiacchierare con le amiche e ne fui stranamente colpito, compiaciuto, non ero infastidito e nemmeno geloso come spesso mi capitava di essere, ma al contrario, turbato dal suo sguardo e dal suo desiderio verso di lei.
Osservavo Anna che ignara d'essere scrutata con insistenza e desiderio, rideva e scherzava con le amiche seduta nella coperta sull'erba e guardavo lui che la fissava incessantemente e intensamente e per la prima volta mi piacque quella sensazione che provavo, di vedere mia moglie desiderata da un altro uomo davanti a me.
Continuando ad osservarlo e seguirlo con lo sguardo, capii che quell'uomo era con il suo gruppo di conoscenti e con sua moglie, sentendo gridare a un suo amico: “Paolo!... Vieni, tua moglie ti cerca!”
Anche con sua moglie vicino, non smetteva non visto di fissare la mia e questo mi deliziava, mi faceva sentire invidiato.
Non era un bell'uomo e questo mi rassicurò, sapevo di sicuro che era il tipo d'uomo che non piaceva ad Anna e che quindi anche se l'ammirava e l'avesse corteggiata, non correvo nessun pericolo d'adulterio. Conoscevo mia moglie era una donna fedele, dedita alla famiglia e al lavoro non interessata ad altre cose che non fossero queste.
Lasciai perdere e non ci feci caso, erano e sono ancora molti gli uomini che osservano vogliosi mia moglie.
Nel primo pomeriggio, dopo aver pranzato con cibo cotto alla brace, bistecche e salsicce e bevuto qualche bicchiere di vino, mi alzai lasciandola a chiacchierare con le amiche e mi avviai in un sentiero in fondo alla radura, tra i cespugli e gli alberi, per urinare.
Camminai una ventina di metri tra la vegetazione, andai in fondo al sentiero, in un piccolo spiazzo e feci il mio bisogno contro un cespuglio, innaffiandolo con lo zampillo della mia urina e guardandomi attorno mentre la facevo, non visto notai stranamente e con sorpresa quell'uomo che nella radura fissava mia moglie, girare da solo per le fasce sottostanti, osservando le piante e l’erba, come se cercasse qualcosa; funghi forse.
Pensai: “Povero stupido! È troppo presto per i funghi, deve venire caldo umido, ora non ne troverà di certo.”
E me ne andai sempre non visto, ritornando lentamente nel mio gruppo di amici.
Quando arrivai mi sedetti tra loro, un paio giocavano a carte, altri con le consorti visto la bella giornata e complice l'abbondante pasto si erano assopiti al suono della musica della radio e al caldo dei raggi del sole.
“Dove sei stato?” Mi chiese mia moglie.
“A pisciare!” Le risposi sorridendo.
“Devo farla anch'io! “Mi disse sottovoce.
Non so cosa mi prese in quel momento, ma sentii il cuore battermi forte e una strana sensazione di agitazione dentro impossessarsi di me e senza pensarci due volte, quasi inconsciamente le dissi mentendo:
“Vai in fondo a quel sentiero.” Indicandoglielo.” Da dove sono venuto io, è un posto tranquillo, non c'è nessuno, potrai fare i tuoi bisogni con calma, urinare riservatamente.”
“Mi accompagni!” Chiese.
“No! ...Sono appena tornato, vai tranquilla, non c'è nessuno e un posto riservato.” Ripetei.
Lei si alzò in piedi e prendendo un pacchetto di fazzolettini di carta dalla borsa li mise nella tasca dei jeans e fiduciosa seguì il mio consiglio, si incamminò verso il bosco, allontanandosi da noi, poche decine di secondi e la vidi sparire tra i cespugli per raggiungere il luogo indicatole.
Praticamente e irrazionalmente l'avevo mandata dritta dove c'era quell'uomo che prima la osservava con libidine e desiderio e forse inconsciamente desideravo che la vedesse o incontrasse.
Vedendola sparire tra la vegetazione dei cespugli e gli alberi, mi resi conto di aver fatto qualcosa di spiacevole verso mia moglie e pieno di emozione, ma preso dal panico per cosa potesse succederle lì dietro, mi alzai ritornando anch'io su quel sentiero e la segui a distanza non visto, sparendo come lei alla vista di tutti dietro la vegetazione.
Una volta che fui nascosto ai possibili sguardi della gente, mi prese una strana sensazione, un desiderio morboso di spiare e vedere cosa sarebbe accaduto, sapendo che c'era quell'uomo.
Pensavo che l'avrebbe osservata urinare e questo mi eccitava.
Feci un largo giro, passando dall'alto del sentiero, facendo piano senza provocare fruscii e rumori di passi sull'erba o del corpo su qualche arbusto.
La raggiunsi e da lontano la vidi nello spiazzo d'erba cercare il posto dove accucciarsi.
Vidi anche quell'uomo che avendola vista, poco distante da lei ma più in alto, sopra una fascia nascosto dai cespugli e dalle foglie di alcuni alberi, la spiava.
Fui preso da una sensazione di turbamento e curiosità e mi nascosi anch'io poco distante da loro a spiarli.
Praticamente mi trovavo coperto dalla vegetazione a quattro-cinque metri da mia moglie e a due o tre da lui, essendo quell'uomo in linea d'aria tra me e Anna.
Tutto intorno a noi sterpaglie, cespugli, piante rampicanti sui tronchi d'albero e alberelli pieni di foglie che ci celavano gli uni alla vista degli altri.
Lei dopo essersi guardata in giro che non ci fosse nessuno, slacciò la cintura e si abbassò con fatica, perché stretti, i jeans portandoli fino alle ginocchia, lo stesso fece con lo slip, restando nuda dalle ginocchia alla vita sotto lo sguardo nascosto di quell'uomo, che le osservava a sua insaputa la figa scura e pelosa; girandosi poi inconsapevolmente con il sedere rivolto verso lui, mostrandole ignara il suo meraviglioso culo, maturo e pallido e si accucciò per urinare.
Vedere mia moglie in uno dei suoi momenti intimi, spiata da quell'uomo desideroso di lei, che le guadava il sesso e il sedere, toccandosi il pene, mi eccitava, inducendomi a spiare ancora, turbato e divertito.
All'improvviso lui aprì la chiusura dei pantaloni ed estrasse il suo pene prendendolo in mano, aveva sfoderato un cazzo riguardevole e duro, era almeno 20 cm di lunghezza, più grosso e brutto del mio, tutto nodoso come un ramo di ulivo e iniziò a masturbarsi lentamente mentre la guardava da dietro urinare.
Vederlo masturbarsi per Anna provocò l'erezione anche a me, in quel momento mi scoprii un altro uomo, che provava piacere nel vedere sua moglie mezza nuda urinare osservata da un altro.
Sentii caldo improvvisamente sul viso e nel pube e il batticuore aumentare veloce, provando un senso di piacere e soddisfazione, oltre che di benessere al fatto che ammirasse e le piacesse guardare mia moglie al punto di masturbarsi.
La osservava mentre lei accovacciata urinava.
Tutto avvenne in una manciata di secondi.
Lo vidi avvicinarsi ancor di più lentamente a lei, sempre nascosto dalla vegetazione con il cazzo in mano arrivando a meno di due metri di distanza e anch'io lentamente mi spostai verso loro.
“Vorrà vedere meglio che piscia, oppure il suo culo da vicino!” Pensai eccitato:” Deve essere un gran porco, un guardone depravato.”
E invece prima che io e Anna c'è ne rendessimo conto, silenzioso si avvicinò ancor di più a lei e con un balzo veloce saltò fuori da dietro i cespugli dov'era nascosto, con il suo cazzo fuori dai pantaloni, duro e oscillante nell'aria e la spinse da dietro, facendola cadere inginocchiata in avanti, con i palmi della mano sull'erba, per proteggersi nel cadere da quella spinta improvvisa.
Anna non fece in tempo a rendersi conto di quello che succedeva e abbozzò:
“Ma chi è? Che succede?” Mentre lui la teneva con la mano sulla schiena verso terra.
Tentò con la forza della reazione e della disperazione di liberarsi da quella morsa d'acciaio, ma fu vano.
Intanto lui inginocchiatosi dietro di lei le teneva giù i pantaloni con una mano, facendole divaricare le gambe al limite del possibile che consentivano i jeans alle ginocchia, dicendole:
“Allarga le gambe! ...Allargaleee! Ubbidiscimi e stai ferma! Stai fermaaa... se non vuoi prenderle, che è meglio per te!” E mentre diceva quelle parole diede due schiaffi forte sulla natica morbida di mia moglie, come se fossero due scudisciate che le fecero anche male.
Prima che Anna si rendesse conto di quello che stava succedendo cercando di voltare il capo a guardare dietro lei chi fosse che la teneva giù spingendola sulla schiena, il cazzo duro e lungo di quell'uomo dopo averci sputato sopra e aver insalivato il glande, senza tante attenzioni si appoggiò con la cappella contro la sua figa, tra i suoi peli neri ancora bagnati di urina e allungando il braccio verso la sua nuca le prese i capelli nella mano, tirandoli forte a sé, tenendole la testa ferma e il viso girato in alto in modo che non si voltasse.
Spinse forte e la penetrò facendola sussultare e gridare terrorizzata, implorando:
“Ma Chi è? ...Cosa fa? ...Mi lasci! Non voglio!... Non mi faccia questo.”
Ma lui continuò imperterrito dicendo:
“Stai ferma se no ti picchio!... Ti conviene non muoverti e ubbidirmi.”
E fu zittita con un altro schiaffone forte sul culo.
Il suo cazzo duro entrò senza fatica dentro lei, probabilmente lubrificato dalla saliva e la vulva dall'urina appena fatta e affondò tra i suoi peli neri ancora gocciolanti di pipì.
Quando fu tutto dentro, lasciò i capelli con la mano facendola scivolare sulla schiena e con forza premette abbassandole il busto verso terra in modo che il suo culo fosse più alto, poi assieme all'altra la posò sui suoi fianchi giunonici e tenendola bene ferma in modo che non si divincolasse, iniziò a chiavarla alla pecorina costringendola ad accompagnarlo in un movimento avanti-indietro molto lento e profondo.
Lei era spaventata.
D'istinto mi avvicinai ancora e mi spostai quasi lateralmente a loro, sempre nascosto dagli arbusti.
La vedevo a carponi sull'erba con il sedere davanti a quell'uomo che la stava chiavando come se fosse una cagna. Mi sembrava impossibile, era così tutto assurdo, perverso, eccitante.
Avrei dovuto intervenire, gridare, scagliarmici contro di lui dicendo:
“Lascia stare mia moglie!” Ma ebbi reazioni controverse dentro di me, di paura ed eccitazione e fui preso da un'ondata di calore, sentii invadermi il corpo da un brivido piacevole e perverso e da un batticuore fortissimo e vigliaccamente non intervenni, restai fermo e incredulo a guardare eccitato quello che veniva fatto a mia moglie da quell'uomo, che la stava chiavando come se fosse un animale.
Ero anche intimorito ed eccitato dal fatto che qualcuno potesse arrivare inatteso e li vedesse chiavare.
Vedesse mia moglie con lui, con un altro che non ero io e questo mi dava scariche di adrenalina in un misto di paura e piacere.
Continuò a chiavarla brutalmente, lei sembrava una bambola di pezza sballottata avanti e indietro sotto i suoi colpi vigorosi e mentre la violentava, la picchiava dandole forti schiaffi sul gluteo fino a farglielo arrossare completamente; mentre lei sentiva il suo cazzo correre tra le calde pareti della vagina che si dilatavano al suo passaggio.
A un certo punto vidi mia moglie tirare su il busto appoggiandosi sulle braccia erette, smettere di dimenarsi e alzare la testa, restare ferma alla pecorina ricevendolo silenziosa e subito dopo iniziare godere.
Era tremendo, vedevo il suo viso contrarsi dalle espressioni del piacere e lasciarsi andare concedendosi a quella monta bestiale senza più reagire, chinarsi di nuovo appoggiandosi a terra con i gomiti per comodità, mentre lui vedendola passiva e arrendevole, con le mani le accarezzava le natiche arrossate dagli schiaffi, sbattendoci contro i suoi inguini nel movimento di penetrazione.
Lo infilava tutto facendo battere i suoi coglioni contro la sua figa.
Con un braccio le cinse la vita e infilando la mano sotto la maglia iniziò ad accarezzarle il ventre caldo e pronunciato, salendo piano su, fino ad arrivare al reggiseno, fare uscire le grosse mammelle da esso, prenderle una alla volta con la mano e stringerle forte, facendola gemere di piacere.
Non potevo crederci, godeva.
Godeva a essere violentata da quell'uomo.
Lui continuò a muoversi fino a farle fuggire un gemito forte di godimento prolungato.
Lei, così seria e irreprensibile che con me lo faceva in silenzio e quasi al buio, senza partecipare, ora provava piacere ad essere posseduta da uno sconosciuto.
Lui la guardava da dietro, con un'aria trionfante, come di chi avesse catturato la sua preda, soddisfatto di godere di quella donna che prima osservava biliosamente ridere accanto al marito e alle sue amiche, desiderandola e pensandola irraggiungibile per lui e invece ora la possedeva facendola godere; mentre lei socchiudendo gli occhi lanciava un altro gemito di piacere.
Era terribile. Capii che stava godendo davvero.
E questo mi eccitava.
Pensavo incredulo a quello che stava avvenendo, ai suoi coglioni sbattere sulla fica pelosa e nera di Anna e lei goderne.
Era tutto così assurdo…ed io, nascosto dietro alla vegetazione ero costretto a spiarli, eccitandomi, fino a che quasi inconsapevolmente lo tirai fuori dai pantaloni iniziando ad accarezzarlo e d'istinto iniziai a masturbarmi a quella scena, quella visione perversa di mia moglie violata da quello sconosciuto.
Dal modo che lui la penetrava e da quello di Anna di gemere, capii che entrambi stavano godendo e per venire.
Anch'io ero sul limite dell'orgasmo.
Non resistendo più mi, lasciai andare e venni godendo come un ragazzino e come mai in vita mia, sborrando sulle foglie e sull'erba vedendo mia moglie chiavata da un altro.
Anna era passiva, senza reagire e fare nulla accompagnava i movimenti di penetrazione di quell’uomo, muovendo il suo sedere assieme a lui, al suo ritmo.
Fu un rapporto animalesco, con quello sconosciuto inginocchiato dietro lei che la montava come un forsennato.
Ansimando lui dava dei colpi sempre più vigorosi e veloci che toccandole l'utero la fecero gridare dal piacere, muovere il capo e sbattere i capelli lateralmente in aria, facendole avere gridando dal godere un orgasmo intenso.
Con i gomiti appoggiati a terra, stringeva tra le mani l'erba che era sotto di esse, tirandola, come a volerla strappare dal piacere.
Il suo viso, arrossato, aveva gli occhi chiusi e il volto estasiato, mentre il labbro inferiore veniva stretto tra i denti in una smorfia di gioia.
Il tutto durò pochi minuti, lui eccitato lo tirò fuori all'improvviso duro e lungo, venendogli sui glutei morbidi e pallidi, uno arrossato dagli schiaffi e l'altro ancora latteo.
Riversò su di loro alzandosi tutto il suo sperma, incurante che lei si lasciasse andare sfinita sull'erba.
“Non ti girare! Non ti girare!” Ripeté accalorato.
“Non guardarmi in viso, è meglio per te! ...Resta così!” Continuò con voce ferma mentre si metteva a posto i pantaloni.
Senza parlare si guardò attorno, osservò anche verso la mia parte e io mi guardai bene dal farmi notare e all'improvviso veloce come quando le saltò addosso, se ne andò lasciando mia moglie sdraiata sull’erba.
Non sapevo cosa fare se intervenire o no, cosa avrei detto a mia moglie? Che ero lì nascosto a spiarla e che avevo visto tutto senza intervenire? Forse mi avrebbe odiato per sempre.
E io cosa le avrei detto, che l'avevo vista godere con un altro, che le piaceva?
Restai fermo e in silenzio, ero agitato e sudato, avevo il batticuore. Passata la fase dell’esaltazione, ora avevo paura.
La vidi alzarsi, osservare il punto dove era avvenuta la sua violenza, estendere voltandosi il capo indietro, roteando il sedere in avanti per guardarlo e allungando la mano, sentì toccandosi con le dita il suo sperma sui glutei.
Sentì le natiche bagnate dal suo seme. Tirò un po' sui jeans fino a metà coscia e infilando la mano in tasca prese il pacchetto dei fazzolettini di carta, l'aprì e si asciugò iniziando dalla figa anch'essa bagnata dall'orgasmo, per poi passare al sedere pulendolo dallo sperma, lasciando cadere i fazzolettini sporchi per terra, sopra l'erba dove era stata presa, segnando quel luogo con quella carta peccaminosa.
Si rimise a posto lo slip e i pantaloni, con le mani mise a posto i capelli e si asciugò la fronte dal sudore avviandosi verso il sentiero, dietro a quell'uomo che soddisfatto tornò vicino alla moglie.
Sconvolto vedendola avviarsi, tornai indietro anch’io, mi misi a correre per arrivare prima di lei, rifacendo il giro largo fatto precedentemente, sempre per non essere visto.
Correndo pensavo a cosa sarebbe successo ...Mi avrebbe detto di essere stata violentata da uno sconosciuto? L'avrebbe detto anche ai nostri amici? E se l'avesse riconosciuto, mi avrebbe detto anche da chi! E poi?... Cosa avremmo fatto? ...Cosa avrei fatto io.
Mille pensieri mi correvano nella mente.
Se l'avesse detto davanti agli amici, avremmo dovuto chiamare la polizia. Ero preoccupato e intimorito da quello che sarebbe successo dopo.
Tornai al nostro posto come se nulla fosse e mi sedetti sulla coperta, ero accaldato e sudato e bevvi dell'acqua.
“Dove sei stato? “Mi chiese un amico.
“Ho fatto un giretto qui attorno, sono dei bei posti.” Gli risposi.
“E Anna dov'è?” Chiese sua moglie.
“Arriva, è andata laggiù a fare una passeggiata.” Dissi indicando il posto con il dito e mi sdraiai guardando il cielo, cercando di mascherare la mia apprensione, di quello che avevo visto e quello che provavo.
Poco dopo vidi uscire Anna dalla vegetazione e arrivare verso me rossa in viso, accaldata, si guardava in giro come se cercasse quell’uomo.
Lui era tornato a sedersi vicino alla moglie e la osservava facendo finta di niente, ridendo con i suoi conoscenti, mentre Anna veniva verso di me.
“C'è qualcosa? “Le chiesi guardandola appena arrivata.
Esitò un attimo e poi disse:” No! ...No! ...Niente.”
“L'hai fatta?” Chiesi.
“Si! ...Si! ...L’ho fatta.” Rispose guardandosi sempre in giro in piedi vicino a me.
Non una parola su quello che era accaduto. Era stata violentata da uno sconosciuto e non me lo diceva.
“Perché?” Mi chiesi.
“Probabilmente si vergogna e si sente umiliata.” Pensai. “O forse le è piaciuto e non me lo dice per questo.” Pensai maliziosamente.
Quel non dire niente mi dispiacque molto, ma non so perché, nello stesso tempo mi rincuorò dalle mie paure e mi riempì di soddisfazione.
Si sedette vicino a me facendomi un sorriso di circostanza, sempre osservandosi attorno, come a voler scoprire chi fosse il suo misterioso violentatore.
“Stai bene?” Domandai.
“Si!” Rispose mettendosi a posto i capelli: “Ho solo un po' caldo.” Era sudata.
Mi domandai ancora perché non dicesse nulla di quello che le era successo.
E cinicamente mi risposi che forse era meglio così, nessuno avrebbe saputo niente, solo io e lei anche se in modi diversi. Se lo avesse detto, sarebbe scoppiato uno scandalo con denunce e se lo avesse identificato in quel momento, ci sarebbe stata una lite con lui e avremmo dovuto alzare le mani e chiamare la polizia.
Credo che anche quell'uomo tirò un respiro di sollievo quando la vide sedersi vicino a me senza dire niente.
“Chissà cosa penserà lui del suo silenzio” Mi chiedevo guardandolo.
“Si dirà che è stato bravo, che l’ha fatta godere al punto da non denunciarlo.”
Quel pomeriggio in me avevo scoperto una persona nuova, diversa, che mai avrei pensato di essere, mi era scoppiata dentro una esplosione di libidine e lussuria che non credevo d'avere e che avrebbe cambiato molte cose della mia vita.
A vederla presa come un animale da un altro, ne fui perversamente sconvolto ed eccitato.
Anche se mi vergognavo di me stesso, del mio comportamento, della mia incapacità a intervenire per averla lasciata stuprare da lui, lasciandomi trascinare dall'eccitazione nel vederla posseduta, mi tormentavo perché mi era piaciuto e questo... mi spaventava.
A sera tornammo a casa senza che lei facesse cenno all'accaduto e io non le chiesi niente.
Giunti a casa, andò in bagno a lavarsi ed entrando a urinare, la vidi nuda, chiusa nel box doccia che si insaponava la figa e i glutei dove lui le aveva sborrato sopra.
Terminato, la vidi pensosa e in alcuni momenti assente, probabilmente pensava a quello che le era accaduto. All'improvviso mi venne vicino, con gli occhi lucidi, mi baciò dicendomi:
“Stringimi!”
La strinsi forte. “Cos’hai?” Le domandai.
“Ti voglio bene! Ti voglio tanto bene!” Rispose.
“Anch’io!” Le replicai sorridendo.
Restammo un po' abbracciati, probabilmente era presa dal rimorso di quello che era accaduto, forse perché si era lasciata andare e ne aveva goduto, si tormentava se dirmelo o no, credo che pensasse di ferirmi rivelandomelo e preferiva tenersi tutto dentro.
Anche per lei non era facile mantenere tutto dentro.
Poco dopo si mise a preparare la cena, aspettammo finché arrivarono i nostri figli e cenammo tutti e quattro assieme.
Sembrava tutto finito lì, tacitamente dimenticato, come se non fosse successo niente, ma il bello doveva ancora venire.
Da quell'episodio iniziò tutto il mio scombussolamento sessuale e penso anche il suo.
Quella sera dopo cena quando andammo a letto, ancora eccitato al pensiero di quello che era accaduto, la cercai intimamente e lei non si tirò indietro come a volte faceva, ma si concesse e facemmo l’amore.
Contrariamente al solito non trovò scuse per non farlo, si lasciò chiavare silenziosamente ad occhi chiusi, ed io ero sicuro che stesse pensando a quello sconosciuto, godendo silenziosamente come non aveva mai goduto con me, con la figa tutta bagnata.
Volontariamente le accarezzavo il gluteo arrossato, sentivo che le piaceva farselo toccare, le ricordava gli schiaffi che le aveva dato sopra quell’uomo.
Si lasciava chiavare e godeva silenziosamente pensando a lui e anch'io avevo lo stesso pensiero, che nel farlo mi aumentava l'erezione.
Da quella sera, tacitamente lo facemmo sempre immaginando quell'uomo che la possedeva, con lei che credeva che io fossi all'oscuro di tutto e questo mi eccitava di più.
Ora è passato più di un anno oramai e il nostro modo di fare sesso è cambiato, a volte scherzando le chiedo se lo farebbe con un altro uomo che non fossi io.
Sorride.
“Chissà!” Risponde.
Ma non dice di no, mentre prima a una domanda del genere mi avrebbe mandato al diavolo.
Non ne abbiamo mai più parlato di quell’episodio, ma ricordato segretamente spesso e sempre ogni volta che facciamo sesso, anche se lei ancora non sa che io so.
Non disse mai niente di cosa le era accaduto, è un suo segreto che io condivido silenziosamente.
Ora ogni volta che devo eccitarmi prima di chiavarla, penso sempre a quell’avvenimento, a quella violenza o a qualcun altro che la chiavi, come fa lei del resto.
La mia gelosia è evaporata, non esiste più ed è nato in me il desiderio forte di vederla fare sesso davvero con un altro uomo.
Ho incominciato a cambiare atteggiamento nella nostra intimità sessuale, inserendo quando lo facciamo, sempre un terzo uomo, uno sconosciuto virtuale che la chiavi al mio posto, iniziando a giocare, fantasticando con lei che partecipa favorevole a questo gioco.
Ho paura che prima o poi succederà davvero...
Forse fantasticare così, è l'inizio di un qualcosa che ci porterà a incontrare tramite internet un altro uomo davvero, per farla possedere con lei consenziente davanti a me.
Lorenzo.
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