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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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IL DONATORE DI SPERMA
PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 12 IL GIORNO DOPO.
Note:
Nell’oggi cammina già il domani.
(Samuel Taylor Coleridge)
**********
Il mattino dopo mi sveglia presto, il primo pensiero che ebbi quando aprii gli occhi fu a quello che era successo la sera prima, alla donazione di sperma e alle sue conseguenze su di me e mia moglie, e al di là del pensiero di avere un figlio mi sentivo amareggiato, dispiaciuto, deluso che fosse avvenuta davvero… quasi pentito.
Laura si era alzata prima di me, la vidi sorridente già in piedi lavata che metteva a posto la biancheria pulita presa dallo stendino sul terrazzo nei cassetti del comò, quel comò dove poche ore prima appoggiata con la gonna su e le mutandine giù era la ricevente del donatore che la possedeva.
Osservai la console sopra, gli oggetti che aveva fatto cadere in quei momenti di esaltazione e piacere erano tutti a posto, in ordine come prima.
A guardare lei pareva non fosse successo nulla la sera prima, sembrava una mattina come tutte le altre, la osservavo in silenzio, e mi pareva felice e sembrava perfino più bella con il suo sorriso allegro, ma non riuscivo a togliermela dalla mente in quella posizione a 90 45 gradi piegata sul comò mentre riceveva la donazione con lui dietro che la possedeva.
“Buongiorno amore mio! ...Andiamo al mare!?” Esclamò sorridendo.
“Buongiorno a te amore!... Va bene mi preparo!” Risposi.
Si preparò anche lei, andò in camera spogliandosi di quel poco che aveva addosso in casa, canotta larga e mutandine e la vidi nuda, bellissima, sensuale con il suo corpo splendido che infilava la parte inferiore e a seguire quella superiore del bikini arancione, assestandovi bene dentro le mammelle per averle comode, e guardandola non potei fare a meno di pensare ancora che la sera prima il suo corpo aveva goduto con quell’uomo, Andrea, fino all’ eiaculazione dentro lei, la cosiddetta donazione di sperma.
Poi mise il Caftano sopra che le faceva da copricostume e le arrivava quasi ai piedi, rendendola ancora più alta e magra, andò in bagno e si trucco appena pettinandosi, raccolse tutti i capelli nella mano in una lunga coda e ruotandola su sé stessa come faceva sempre quando andavamo al mare formò uno chignon che fermò con un mollettone e appuntò sulla nuca.
“Il borsone è già pronto!” Disse.
Prese ancora le sue cose da mare e uscimmo per andare alla spiaggia.
Lei non parlava dell’accaduto, come se non fosse avvenuto, mi sorrideva e prendeva a braccetto mentre camminavamo, facendomi capire che mi voleva bene. Ma da quella donazione in me si era creato un turbamento morboso a cui non riuscivo non pensare.
Sopra i capelli raccolti portava il grosso cappello a falde da spiaggia in paglia con nastro, che le ombreggiava il viso e con i suoi occhiali scuri da sole sembrava voler celarlo, come a nasconderlo ai miei sguardi, dandole un’aria misteriosa e affascinante. Ma ero convinto che anche lei dietro a quella apparente tranquillità di facciata era agitata, nervosa e pensosa come me.
Il Caftano da mare leggero, lasciava intravvedere sotto esso la forma del corpo longilineo e il bikini, con la parte superiore non più a fascia ma a reggiseno, con spalline strette e coppe per le mammelle. Gli infradito ai piedi e il borsone sulla spalla e camminavamo a braccetto senza parlare.
Strada facendo nel dehors di un bar sul lungomare ci fermammo, ci sedemmo in un tavolino a fare colazione, tra sorrisi e sguardi, parlando del tempo e della gente e non della donazione. Non visto da lei mentre facevo colazione la scrutavo e pensavo che la sera prima era stata posseduta dal donatore e ricevuto il suo sperma e probabilmente l’aveva già fecondata. Ne ero felice che saremmo diventati genitori, ma anche turbato, c’era qualcosa in me che mi agitava interiormente e mi sentivo inquieto e imbarazzato dalla sua apparente tranquillità e indifferenza.
Credevo che fosse ancora incredula dell’accaduto e che a differenza di me cercasse di rimuovere tutto.
Nonostante cercassi di affrontare il discorso con lei, non ci riuscivo. Non riuscivo a trovare una introduzione nel nostro chiacchierare.
Del modo come era avvenuta quella donazione pensavo che si vergognasse a parlarne e ci sentivamo come se avessimo improvvisamente smarrito qualcosa di noi, come se ci nascondessimo qualcosa l’uno all’altra anche la felicità di avere un figlio.
Quando il cameriere ritirò le nostre tazze della colazione e fummo soli, Laura si girò verso me e mi sorrise, io guardandola negli occhiali da sole non riuscivo a vederle gli occhi e quindi a decifrare il suo stato d’animo, e mi decisi e a bruciapelo le chiesi:
“Ti è piaciuto ieri sera?”
Lei mi guardò stupita, arrossendo imbarazzata, dondolando la testa sotto quell’enorme cappello a falde, probabilmente osservandomi stupita dietro le lenti scure come a dire:
” Ma che chiedi? “... Oppure il suo atteggiamento con l’espressione delle labbra, le uniche cose che riuscivo a vedere poteva apparire:” Ma che domande fai?... Che centra?”
Abbozzò solo un sorriso breve a labbra unite, ma non rispose. Non sapevo come interpretare quel suo comportamento, ma non dissi nulla.
Ci alzammo e io andai a pagare e poi proseguimmo sul lungomare assieme.
Mentre camminavamo si fermò nell’edicola ad acquistare le sue riviste predilette, quelle di gossip, mentre io non riuscivo a non pensare a quel chiodo fisso che mi era venuto.
Lui l’aveva posseduta e lei aveva goduto con lui e non riuscivo a togliermi dalla mente la loro immagine davanti a quello specchio, i suoi gemiti di piacere soffocati e poi liberi del suo godere.
Quella donazione di sperma diretta e naturale, mi aveva fatto scoprire aspetti nuovi di me che non conoscevo e mentre avanzavamo verso i bagni, all’improvviso fu come se tutto fosse cambiato, l’avevo al mio fianco a camminare ma avvertivo un gran vuoto, non la sentivo più mia, mi sentivo come sospeso. Tutto oramai era stato fatto, era avvenuto, probabilmente, anzi certamente Laura ora era incinta, dovevo essere felice ma non riuscivo ad esserlo pienamente. Quello che era accaduto mi aveva sconvolto e turbato profondamente, avevo provato piacere nel vedere mia moglie fare sesso con lui. Era incredibile io che ero sempre stato geloso di Laura, ora mi piaceva pensarla e ricordarla posseduta da quell’uomo, strano, eppure era così e vero, non potevo mentire a me stesso.
Non riuscivo a definirmi, se la mia fosse debolezza momentanea o fossi uno scellerato o semplicemente un pazzo a provare certe emozioni morbose.
“E Lei? …” Mentre la guardavo al mio fianco pensavo:” E lei cosa avrà provato emotivamente oltre il piacere? Senz’altro sarà felice di essere incinta di lui che la fatta anche godere o indifferente? Ma avrà sentito qualcosa per lui?... Desiderio… attrazione?”
Avevo visto assistendo che le era piaciuto, aveva partecipato attivamente pur involontariamente e mi chiedevo se anche lei si sentisse come me, eccitata del pensiero di quello che aveva fatto o dispiaciuta? Ma all’apparenza non sembrava dispiaciuta, pareva che fosse tranquilla, distaccata e non ne parlava e non riuscivo a tollerarlo.
“Possibile che non voglia, che senta il dovere di dire qualcosa in proposito?” Pensai.
Si che era timida e vergognosa… ma non dire nulla completamente? E poi quell’aria di felicità che aveva mi dava fastidio, la interpretavo non come dovuta alla fecondazione, ma a lui.
Quel suo guardarsi in giro e sorridere, mentre io ero pensoso, angosciato e malinconico non lo sopportavo.
Arrivammo in spiaggia che era ancora primo mattino, il sole non bruciava come a mezzogiorno ed era il momento preferito in cui Laura poteva abbronzarsi tranquillamente la sua pelle pallida senza essere soggetta a scottare.
Era bello godere della quiete pigra che si respirava sia passeggiando lungo la battigia tra il giocare dei bimbi, sia sotto l’ombrellone, quando i lettini erano ancora chiusi e in perfetto allineamento l’uno di fianco all’altro in un rigido ordine geometrico e la spiaggia liscia che si lasciavano le impronte ad attraversarla. E la brezza marina era perfetta, come il silenzio e l’immagine del sole all’orizzonte che saliva dall’acqua.
Fatta la stretta passerella arrivammo al nostro ombrellone con prendisole e sdraio. Lo aprii assieme alle sdraio e appena lo furono, lei posò il borsone e lo smartphone sopra, tirò fuori gli asciugamani e si tolse il grosso cappello di paglia, liberando il viso dall’ombra delle sue falde e tolse gli occhiali scuri, rivelando il suo viso dolce e simpatico, riuscendo a guardarla da vicino nei suoi occhi scuri.
Era splendida Laura con i capelli castano colpiti dal sole che riflettevamo mille colori chiari e luminosi, raccolti e tenuti sulla nuca con il mollettone in uno chignon disordinato che la rendeva più erotica e lasciava agli sguardi il collo sensuale, dandole in quel momento un portamento eretto e altero, non manifestando apparentemente apprensione, ansia o timore ma solo indifferenza per tutto.
Ci sedemmo sulle sdraio e mentre lei toglieva il copricostume mostrando involontariamente la visione del suo corpo in bikini ai vicini di ombrellone e si rimetteva a posto sul naso gli occhiali da sole. Io guardando il suo corpo quasi nudo mi sedetti affianco, mentre lei facendo lo stesso si rimetteva il cappello di paglia a falde sul capo, preparandosi la crema per cospargersi il corpo quando il sole sarebbe stato più caldo; per poi tirare fuori dal borsone le riviste acquistate, e sistemandosi i suoi occhiali da lettura sul naso mettersi a leggerne una.
Mentre leggeva, ci furono attimi di meraviglioso silenzio. Il tempo era splendido, il mare una tavola ed era iniziato l’andirivieni di bagnanti. Seduto per non pensare, osservavo con attenzione un paio di ragazzini che stavano facendo il bagno allontanandosi troppo dalle acque basse per dirigersi un po’ più al largo, dove spesso c’è la corrente traditrice. Ma vidi poco dopo dalla riva che sbracciandosi, le mamme li richiamarono a rientrare e loro ubbidirono.
Nel frattempo arrivò gente, vociante e allegra che sentimmo subito dopo scendere dalla passatoia di tela sulla sabbia che portava al mare. Si sentì mormorio di voci, con qualche risata e parole in dialetto milanese e poi frasi più comprensibili in italiano, infine molteplici voci che si accavallano. Era arrivata una compagnia di ragazzi e ragazze di poco più giovani di noi.
Laura girò il capo e li osservò, poi si voltò verso me guardandomi sconsolata con un sorriso scocciato, come a dire:” Sono arrivati i casinisti.”
Difatti appena arrivati alle loro sdraie, spogliati degli abiti in spiaggia, in costume corsero subito verso la riva gridando e ridendo con le ragazze nei loro mini bikini dietro loro, buttandosi in acqua a giocare, bagnandosi, scherzando e nuotando.
Presi una rivista anch’io tra le sue per leggere in una apparente tranquillità, ma il mio pensiero fisso era su altro, sulla sera prima.
Fu in quel momento di quiete che non sapendo se lei pensasse che tutto fosse finito, che domandai:
“Allora non mi dici niente di ieri sera? “
Restò in silenzio alcuni secondi, poi senza voltarsi con aria imbarazzata ed evasiva in una forma di timidezza rispose:
“Riguardo a che cosa?” Fingendo di non capire.
“Di ieri sera, della donazione… cosa ne pensi, un tuo parere. Sei felice che ora avremo un figlio?” Pronunciai alterato dentro di me dal suo comportamento.
“Eh…cosa ne penso? …. il mio parere? ... Si certo, sono felice e spero di essere incinta e aspettare nostro figlio…” Poi fece una pausa aggiungendo:” Non so! Cosa ti devo dire? ...Abbiamo praticato la donazione, ho ricevuto il suo seme, hai visto anche tu ... “Rispose discretamente con un sorriso appena accentuato, mentre con gli occhi socchiusi e le palpebre basse che lasciavano solo una fessura continuava a leggere il giornale.
” E visto che non mi soddisfaceva e non rispondeva a quello che le chiedevo, fui più diretto e chiaro:
“Si ho visto anch’io!” Ribadii, provando dentro di me una stretta di gelosia. Volevo farla uscire dalla sua superficialità e distacco e che si mettesse a parlare di quello che richiedevo io e la provocai:
” E ho visto che godevi anche tu… ti piaceva…”
Non disse nulla, arrossì violentemente in viso, si portò in avanti con il tronco, allungò il braccio e prese gli occhiali da sole dal prendisole e togliendo quelli da lettura se le mise come se fossero una maschera per coprirsi il viso e si voltò a guardarmi.
“Lo abbiamo fatto… lui ha donato lo sperma e io l’ho ricevuto.” Disse ancora più evasiva di prima.” Era questo che c’eravamo preposti e nei nostri progetti.”
E io cercando di controllarmi ribadii:
“Si, ma cosa ne pensi? … Ti è piaciuta ricevere la donazione in quel modo?” Usando per pudore e rispetto come lei, sempre quel linguaggio tecnico, settoriale e non sessuale.
“Piaciuto cosa?” Rispose fingendo ancora di non capire e iniziando a farmi adirare. Ma probabilmente ero io che non capivo che lei non era disposta a parlarne di quello, che era chiusa.
“La donazione! Te l’ho detto!” Ribadii a voce alta.
Lei si guardò attorno per rassicurarsi che nessuno ci ascoltasse e fu ancora evasiva, dopo una pausa rispose giustificandosi:” Piaciuta? …Ho dovuto praticarla per avere un figlio…”
“Si! Hai dovuto praticarla, ma ho visto e sentito che provavi piacere a ricevere la sua donazione …” Replicai irato.
Arrossì ancora imbarazzata e disagiata si toccò gli occhiali tra l’indice e il pollice mettendoli a posto e dicendo in modo seccato ed evasivo:
“Roby! ...Quello che è successo è stato involontario… e lo sai anche tu, lo aveva detto anche lui che poteva succedere e comunque non cambia i miei sentimenti per te, io ti amo sempre, anzi più di prima Roberto.” Precisò.
Stava cercando di fare in modo di ridimensionare e non parlarne, e questo mi innervosiva e mi spingeva a cercare di capire perché fosse così assente, distaccata e lontana, non capendo in quei momenti che quella chiusura era un suo meccanismo di difesa psicologico e la faceva per amore nei miei confronti, di noi, ma creandomi io con il suo modo di fare e la sua evasività delle risposte sbagliate su cosa avesse provato durante la donazione e su lei, e prosegui.
“Sarà stato certamente involontario il tuo piacere, ma ho visto e sentito bene che godevi!” Dissi chiaramente.
Restò in silenzio qualche secondo, prese il giornale lo chiuse con rabbia e si voltò a guardarmi:
“Senti Roberto... non mi piacciono questi discorsi!... E nemmeno il tono e il linguaggio con cui li fai!” Esclamò guardandomi seccata con gli occhiali scuri:” Non rovinare questi momenti di gioia che sono stata fecondata e che sono anche tuoi solo per una mia reazione fisica incontrollata e non voluta tra l’altro … Te lo ripeto, io amo te e solo te!”
E per la prima volta la vidi diversa, alterata, non la percepii più come solo mia la mia solita Laura.”
“Non ti arrabbiare... ti sto solo chiedendo amore.” Ribattei con voce bassa sorridendo colpito negativamente dalla sua reazione insolita.
“Sai benissimo cosa è successo Roby … quindi evita di imbarazzarmi con le tue domande, di farmi sentire a disagio e sporca più di quel che mi sento ad aver avuto quella reazione davanti a te. Non mi va di parlarne, l’abbiamo fatto, abbiamo praticato la donazione ora basta è tutto finito e lui non lo vedremo più. Pensiamo a noi! “Affermò decisa e risoluta.
Aggiungendo dispiaciuta della sua reazione eccessiva nei miei confronti per avermi risposto con quel tono:” Ma cosa vuoi che ti risponda Roberto con una domanda del genere… se hai visto e sentito tutto?”
“La verità!” Risposi pronto.
Lei fece ancora una pausa abbastanza lunga, rotta solo dal vociare dei turisti, poi stizzita agitando le mani veramente infastidita e adirata esclamò:
“La verità? … La verità vuoi sapere? ...Cosa vuoi che risponda!? Si mi è piaciuto anche se non lo volevo e desideravo?... E allora cambia qualcosa…?” E si girò verso me irata, le tremavano le mani e la rivista che teneva tra di esse. Capii che dovevo abbassare il tono della conversazione altrimenti avremmo finito per litigare.
“Ti ho detto di non arrabbiarti amore, la mia domanda era solo per curiosità, non cambia nulla, lo so che il nostro amore è più forte di tutto e il nostro scopo era avere un figlio e l’abbiamo raggiunto, ma era solo per sapere le emozioni che abbiamo vissuto, provato, forse sono geloso!” Esclamai, aggiungendo: “Sono felice che sei gravida. Che sei finalmente incinta. L’ho desiderato tanto anch’io assieme a te e ora l’avremo un figlio nostro. Io ti amerò sempre come prima, più di prima anche a nostro figlio e spero anche tu?” Le chiesi.
“Certo, su questo non puoi avere dubbi.” Ribatté seria e sincera:” E non essere geloso, non ne hai nessun motivo credimi, io amo solo te, te lo ripeto.”
Riaprì la rivista e si gettò indietro con il tronco appoggiando nuovamente la schiena sulla sdraio adesa alla tela e con il broncio lasciandosi gli occhiali da sole si rimise a leggere.
Dietro quei grossi occhiali scuri non riuscivo a decifrare la sua espressione e i suoi occhi che parlavano da soli non potevano dirmi nulla, a parte un lieve rossore al viso e disagio non traspariva nulla.
Si era alterata a quelle domande, diventando suscettibile e polemica nei miei confronti, perché? Mi domandavo. Sembrava che gliene venisse ancora a lei …. Mi dava fastidio il suo comportamento, la sua superficialità, il non volerne parlarne; anche se era a disagio avrei capito. E invece con il suo modo di fare e di essere, alimentava di più le mie incertezze e i miei dubbi e pensavo:
“Possibile che sia restata indifferente a quanto accaduto ieri sera e non come me sconvolta del suo godere seppur involontario da dirmi qualcosa? Da scusarsi?... Ha ammesso che le è piaciuto anche se non voleva, ma dell’atto della donazione o di lui?” Riflettevo. “Forse ha qualcosa da nascondermi se si comporta così?”
Scioccamente cercavo un modo di metterla alla prova per vedere se era restata veramente insensibile o se provava attrazione per quello che aveva provato e per lui. Mi alzai dicendo:
“Vado a bagnarmi i piedi vieni?”
“No… preferisco restare qui, vai tu!” Rispose ancora immusita delle mie domande.
E mi avviai da solo sulla riva del mare pensando.
Passeggiando con i piedi nell’acqua pensavo e la giustificavo.
Probabilmente quella di provare piacere era stata una reazione naturale, qualunque donna l’avrebbe provata e avuta in quella condizione. E sarà capitata senz’altro ad altre riceventi durante la donazione, con dispiacere e gelosia dei mariti come è successo a me.”
Ma che fosse stata mia moglie a godere con lui e per di più nella donazione di sperma, nel momento in cui veniva fecondata mi aveva turbato; anche la mia reazione eccitata mentre lui la possedeva non era prevista ma involontaria e mi faceva rabbia, eppure c’era stata, come ero certo fosse accaduto anche a lei in quel momento, di starci con lui….
Volevo sapere che effetto fisico ma soprattutto mentale avesse prodotto su di lei quella donazione.
L’ammissione che in quel rapporto sessuale, quella donazione… come la chiamavamo correttamente tra noi, avesse provato piacere mi ingelosiva, non era più stata una donazione semplice, ma un amplesso sessuale, una chiavata in piena regola; e anche il fatto che avesse goduto con lui probabilmente più che con me, mi turbava e angosciava. Avrei voluto chiederle di più, dei perché… ma non potevo farlo, non voleva rispondermi, mi avrebbe mandato al diavolo, la conoscevo bene, avremmo finito per litigare con le mie domande.
In quel momento provavo il desiderio insano di metterla alla prova e perversamente mi eccitava quel pensare che facevo e mi sarebbe piaciuto rivederla con lui a fare sesso in un’altra donazione e volevo provocarla, per vedere come reagiva.
Lui era un bel tipo, di cultura e Laura anche se non lo aveva mostrato, certamente silenziosamente ne aveva subito il fascino maturo della seduzione e dell’esperienza sessuale e sapeva anche di piacergli e sentirsi desiderata da lui.
Probabilmente lui aveva esperienza oltre che come donatore di sperma anche come seduttore di donne e amatore, mi ero reso conto delle sue capacità sessuali personalmente e avevo visto che l’aveva corteggiata silenziosamente con sguardi, gesti e sorrisi, e che a lei stupidamente non erano dispiaciuti, anzi … il tutto per culminare nella donazione di sperma in casa nostra dove seppur involontariamente mia moglie aveva goduto di lui e con lui e mi aveva fatto cornuto… e come tale mi sentivo, un cornuto contento, consenziente.
Nonostante fosse un napoletano era raffinato e ben istruito, con facilità di linguaggio e sapeva intrattenere senza mai entrare nel volgare, parlare di una pluralità di temi con conversazione brillante, ironica, semplice. Sapeva parlare bene e corteggiarla con i gesti oltre che con le mezze parole e gli sguardi.
Erano caratteristiche e fascino che io non avevo e Laura seppur non dicendo nulla trovava interessanti e affascinanti probabilmente.
Il fatto che lui fosse più grande d’età, ‘un uomo’ come diceva mia moglie, certamente l’attraeva, assieme all’aspetto e alla sua personalità, ma lo nascondeva, non diceva nulla e cercava di non farlo capire. Ma io conoscendola bene l’avevo intuito dai mezzi sorrisi e dagli sguardi che aveva rivolto alle sue domande al nostro primo incontro in pizzeria.
Mi tornò in mente il momento in cui lui insisteva per praticare la donazione con mia moglie nuda nel letto e lei, dopo che mi aveva rassicurato e detto tanti no a me e a sé stessa, che non voleva avere contatti fisici con lui e si era preposta come regola di non farlo vedendolo in viso, alle sue parole si era lasciata quasi persuadere, e se non fossi intervenuto io l’avrebbe fatto quasi sicuramente nel letto nuda…. Per non parlare poi delle carezze:
” Guai se mi tocca!... Non voglio assolutamente!” E poi invece si era lasciata accarezzare sul corpo, i fianchi, il sedere e anche sulla figa…”
Passeggiando sulla battigia con quei pensieri, mi convinsi a lasciare le cose com’erano per non rovinare tutto tra noi, intanto saremmo restati ancora qualche giorno e poi saremmo partiti, e a casa avremmo dimenticato tutto, avremmo pensato solo a nostro figlio.
Feci un giro guardando il mare, la gente sulla spiaggia e lei seduta pigra a leggere, ormai gravida di quell’Andrea.
Poco dopo mi raggiunse, chiacchierammo e abbracciandola passandole il braccio sulle spalle passeggiammo assieme con i piedi nell’acqua godendoci la mattinata e a seguire tornammo sulla spiaggia a prendere il sole, lei ricoperta della sua crema protettiva e io a leggere.
La tensione tra noi era sparita, era ritornato tutto come prima e probabilmente non sarebbe più accaduto nulla, mi ero auto convinto che ero solo uno stupido ad avere quei pensieri, che dovevo allontanare tutto da me e ci sarei riuscito.
Volevo che restasse tutto distaccato lontano, ma invece quella tarda mattinata mentre eravamo di nuovo noi e felici, il destino ci venne contro e accadde qualcosa di inaspettato.
Eravamo sdraiati come bravi turisti sui nostri prendisole a leggere e chiacchierare tra noi, quando sentimmo d’un tratto una voce ferma, profonda, al nostro fianco dire:
” Buongiorno!!”
Ci voltammo curiosi verso la voce alzando la testa, Laura abbasso gli occhiali da sole sul naso per guardare meglio verso l’alto chi fosse con quella voce conosciuta, mentre io smettendo di leggere mi voltai e li tirai sulla fronte, riuscendo a vederlo meglio in volto senza il riflesso del sole sugli occhi.
Lo osservammo e con sorpresa vedemmo che era lui, Andrea il donatore di sperma che la sera prima aveva eiaculato in vagina a mia moglie donandole lo sperma, ed era lì fermo in piedi davanti a noi, abbronzato con pantaloncini corti che ci guardava e sorrideva.
Io e mia moglie ci osservammo. Si era presentato all’improvviso in spiaggia senza che lo invitassimo o lo vedessimo arrivare.
Sorrideva rivolgendo il capo verso Laura …. Pareva vagamente disorientato. Aveva un borsalino di paglia in testa e gli occhiali da sole a specchio, la camicia aperta sul torace abbronzato dal cui fuoriusciva una peluria e una catenella dorata con un crocifisso d’oro. Dai pantaloncini corti e verdi fuoriusciva un po’ di pancetta da quarantenne.
“Buongiorno!” Risposi io seguito dal salutare educato di mia moglie Laura, che imbarazzata e intimidita dalla sua presenza, oltre gli occhiali da sole che la proteggevano, si mise il cappello a falde nascondendo oltre agli occhi, il viso come a celare il disagio che aveva nel guardarlo e osservò in avanti e non lui.
Ero infastidito che fosse venuto li, fuori dal contesto della donazione, nella nostra vita privata, nella nostra intimità coniugale.
” Come mai qui!?” Chiesi sorpreso.
“Oh passavo da queste parti quando vi ho visti sdraiati e vi ho riconosciuti. Non sapevo che eravate qui in questi bagni.” Disse sorridendo:” Io a volte li frequento, ci vie spesso un mio amico, lo cercavo ma questa mattina non c’è!” Si affrettò a dire.
Invece secondo me o ci aveva seguito o qualcuno lo aveva informato e gli aveva detto che eravamo in quei bagni balneari.
Comunque vedendo che lo osservavamo, come segno di educazione si toglie il cappello, rivelando la sua chioma leggermente lunga in confronto alla mia, e leggermente brizzolata sulle tempie. Si passò la mano fra i capelli tirandoli indietro e tolse gli occhiali, mostrando il suo sguardo acceso assieme al suo sorriso prevalentemente verso il corpo e il viso di Laura, osservandola con interesse e probabilmente desiderio alla luce del sole; nelle sue forme fisiche e nel suo sedere che essendo sdraiata a pancia in giù si notava bene.
A quegli sguardi sul suo posteriore Laura si sentì a disagio e per evitarli si voltò, allungò il braccio e prese la borsa sotto l’ombrellone cercando di sfuggire il suo sguardo.
Lui vedendo il nostro stupore e disagio e le lunghe pause di silenzio nel parlare dovute alla sua presenza improvvisa, esclamò:
“Vado via subito, avendovi visto volevo solo salutarvi…” E fece cenno con la mano verso Laura che salutò con un sorriso e un ciao a bassa voce.
Comunque per educazione e non essere scortese lo invitai: “Siediti!” facendolo accomodare.
Lui si accucciò e poi sedette sulla sabbia tra me e Laura che in un gesto di protezione, vedendo il suo sguardo sulla schiena e sul retro delle cosce, vergognandosi prese ancora la borsa e fingendo si mise a cercare qualcosa che non trovava in modo da proteggersi, non parlargli e allontanarsi stupidamente dai suoi sguardi. Forse si vergognava. E restammo a chiacchierare.
Lui intanto che parlava con me, voltava il capo verso Laura, la guardava e sorrideva.
Discutemmo del più e del meno, ci chiese se ci piaceva il posto…la spiaggia, il mare, Pietrasanta e cose simili.
Ma la sua presenza mi dava fastidio, e notavo le lenti scure degli occhiali di mia moglie e le sue a specchio sopra i loro sguardi, incrociarsi e incontrarsi, era chiaro che si guardavano di nascosto. Lui la osservava e lei sfuggiva al suo sguardo anche con gli occhi sotto le lente offuscate, voltandosi lateralmente su qualcosa. Andrea in quella situazione, con quegli occhiali di Laura non poteva vedere né avvertire lo sguardo lucente di mia moglie su di sé, che secondo me c’era.
Nel chiasso della spiaggia la sua voce si perdeva senza attrarre attenzione alcuna da parte di Laura, se non la mia. Lei non si voltava a guardarlo per non dover conversare con lui e sembrava che lui non gli interessasse.
Sembrava… dico….
“”Allora vi piace qui?” Chiese lui.
“Sembra un posto felice all’apparenza. “Risposi.
“Per molti sì, ma non per tutti. Dipende, durante la bassa stagione è vuoto e desolante.” Precisò.
Laura indifferente, sdraiata a pancia in giù sul lettino non rispose, continuò a trafficare e a leggere con il volto sulla rivista a nasconderglielo mentre lui parlava con noi. E lui seduto sotto l’ombra dell’ombrellone, sorrideva e parlava, forse cercando di suscitare qualche reazione su di lei che sembrava impassibile. Con gesti semplici e un atteggiamento normale sembrava avesse piacere a restare con noi.
Sempre gentilmente facendoci un complimento affermò:
“Siete belli da guardare, siete davvero una bella coppia e le cose belle della vita sono fatte per essere ammirate. Meritate davvero un figlio.”
Laura a quelle parole arrossi, tirò su la testa e spostò nervosamente gli occhiali in alto e abbozzò un sorriso imbarazzato.
All’improvviso provai una strana sensazione a quel corteggiamento educato e riservato di lui, ero divertito che quell’uomo che l'aveva posseduta la sera prima ora la guardava in faccia, mentre lei imbarazzata cercava di sottrarsi alla vista e lo stava ad ascoltare malvolentieri, girandosi nervosamente con il capo da altre parti o sulla rivista. Mi piaceva quella situazione di disagio di mia moglie, li guardavo, mi dava un godimento strano vedere quella loro vicinanza illogica tra donatore e ricevente, sembrava il sacro (Laura) con il profano (Lui).
All’improvviso e inaspettatamente sentii una strana ebbrezza in me, una forma di calore alla pelvi e alla zona genitale, una ebollizione sessuale che dalla mia mente si rifletteva al mio basso ventre.
“Bè!” Affermai intervenendo per rompere la tensione:” Se paragoni mia moglie alle cose belle della vita, non posso che darti che ragione. Sono d'accordo!... Lei è molto bella.”
Lui sorrise di quel mio soccorso inaspettato, mentre Laura mi guardò da sotto gli occhiali certamente stupita per la confidenza che gli concedevo.
Come me era infastidita della sua presenza, lui l’aveva posseduta sessualmente, aveva goduto con lui e l’aveva fecondata e ora se ne vergognava, mentre a me inspiegabilmente eccitava rivederli vicini. E ora era lì davanti a lei e mia moglie imbarazzata sembrava dire con i gesti, le espressioni del viso e l’indifferenza:
” Ma che vuole?... Perché non va via?”
A me invece la situazione continuava a turbare e divertire sempre più.
Laura spostando gli occhiali pensando di non essere vista lo guardò in viso, con i suoi begli occhi scuri. Le piaceva, provava attrazione per lui, ma era uno sconosciuto e non voleva avere niente a che fare privatamente con lui.
Fu in quel momento che scelleratamente mi venne in mente di sfruttare la situazione improvvisa e inaspettata a mio favore, per verificare i miei dubbi su di lei, se mia moglie provasse qualcosa verso lui. Come se fosse un gioco.
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