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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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L'AMICIZIA VELENOSA
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
Note:
“L'erezione si accende in ben precise aree del cervello: la stimolano i ricordi, le immagini, le parole, i suoni, gli odori, ma, più di tutto, l'atteggiamento mentale. Le erezioni non seguono la nostra volontà. E questo può essere causa di ferire la donna amata, proiettando su di lei la propria ansia e impotenza.”
(Anonimo.)
Cap. 21 FLAVIA
Preso dall’avvicinarsi di quel momento carnale e dall’inquietudine di riuscire finalmente a possedere mia sorella e ad avere un amplesso sessuale con lei, la mia mano scese lungo l’addome di Giulia fino ad arrivare sul suo sesso e accarezzarlo ancora. Senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi iniziai a percorrere con le dita l’apertura della sua vulva completamente madida di umori. Era umida in mezzo alle cosce, bagnata dalle secrezioni del piacere della sua vagina, e mentre mi accingevo a chiavarla, dentro di me mi sentivo sporco e accalorato.
Ero veramente eccitato, sentivo un fuoco bruciare in me che non stavo più nella pelle, non avevo mai provato una sensazione così conturbante, a tal punto che la testa mi girava ed ero costretto ad appoggiarmi contro il suo capo per sorreggerla. Lei era come guidata da una volontà esterna, mostrandomi il seno si trovava davanti ai miei occhi che lo fissavano estasiati. Ai suoi baci e carezze, il sangue nelle vene cominciò a ribollire, mi baciò sulla bocca e ci abbracciammo stretti. Le mie mani sembravano dei tentacoli, la toccavo da per tutto, sul seno, i fianchi e le cosce. Cominciai a leccarle il collo e lei si dimenava in calore.
Continuavo a baciarla, leccarla e a farle un ditalino, stavo scoppiando dalla voglia di averla, penetrarla e chiavarla, non resistevo più. Ero molto eccitato non sapevo neanche io quando incominciare.
Giulia era in estasi, con gli occhi socchiusi per il benessere, ce l’avevo duro presi il cazzo tra le dita e lo appoggiai puntando la cappella contro la sua vulva depilata, liscia, premetti bene la cappella e iniziai a spingere lentamente e dolcemente come avevo fatto tante volte con Flavia. Ma invece di entrare improvvisamente in glande, appena divaricò le grandi labbra e avvertì il calore e l’umido della vagina, si ammosciò perdendo la sua rigidità, e spingendo di più, il fallo si piegò senza penetrare. Provai e riprovai, ma non ne voleva sapere di entrare, non era più rigido.
Glielo appoggiai più volte sulla vulva, tra le grandi labbra palpitanti dal desiderio di riceverlo e spingendo anche quella poca erezione che c’era svanì a sentire l’umido del suo piacere e ad avvertire il calore della sua figa bruciante e liscia. Si ammosciò senza riuscire ad entrare in vagina. Spingevo con forza ma si piegava, la mia cappella non riusciva a divaricare le sue grandi labbra e penetrarla, non era più rigido da permettere l’introduzione.
Giulia era accaldata, ma intuì il mio problema nel sentirmi e vedermi riprovare più volte a penetrarla, presi il cazzo tra le dita e lo appoggiai ancora contro la fessura della vulva depilata, dicendomi lei:” Spingi lentamente Adriano…”
Puntai nuovamente bene la cappella e iniziai a spingere lentamente e dolcemente. Ma invece di entrare in lei improvvisamente si ammosciò del tutto perdendo la sua erezione, e nei miei tentativi spingendo si fletteva. Iniziai ad agitarmi anche se non lo davo a vedere, il non riuscirci mi spaventava, non mi era mai successo. Avvertivo il piacere di sfregare la cappella lungo la fessura umida della sua vulva, ma a quel piacere non corrispondeva l’erezione, era come svanita. Provai e riprovai, con lei in attesa a gambe larghe che la penetrassi, ma non ne voleva sapere di entrare. Mi sentivo avvampare in volto, sudavo maggiormente, la desideravo tanto ed ero ansioso di averla, che probabilmente all’improvviso la durezza si affievolì, il mio fallo non era più duro come il marmo, non si alzava completamente e non riuscivo a introdurlo. Era come se l’eccitazione di averla mi bloccava.
Mi vergognavo di me stesso e di quello che stava accadendo e mi prese il panico, subito mi sentii ferito nell'orgoglio di maschio, stavo facendo una figura di merda davanti a lei, mia sorella, che desideravo tantissimo.
Giulia accorgendosi del mio stato di disagio mi accarezzò, vedeva e sentiva che provavo e riprovavo per penetrarla e fare entrare la cappella nella sua vagina, ma a forza di provare mi era tornato mollo.
” Che c’è Adriano? Che ti succede?” Mormorò.
“Non lo so!... Non lo so Giulia…” Ripetei agitato:” Non mi è mai successo, è la prima volta, con Flavia non è mai accaduto…”
Non so se è mai capitato a qualcuno di voi di non riuscire a chiavare una ragazza desiderata, a me si con Giulia, e credetemi è terribile desiderare sessualmente una donna, averla a disposizione, pronta per essere posseduta e all’improvviso non riuscirci perdendo l’erezione. È tremendo non essere in grado a penetrarla o quel poco che entra al calore stesso della figa farlo ritornare mollo.
Mi sentivo a disagio, a quella condizione tenevo lo sguardo basso al suo, pur essendo più giovane di me di un anno non riuscivo a guardarla negli occhi, mi vergognavo della mia incapacità.
Nella mia mente per mesi, giorni, ore, fino a pochi minuti prima non avevo fatto altro che fantasticare su ciò che avrei praticato sessualmente con Giulia se e quando l’avessi mai posseduta e in quel momento che potevo realizzare il mio sogno e desiderio, non ci riuscivo. Il cuore mi batteva a mille, e inaspettatamente il panico aumentò, avevo il terrore di fare la figura da impotente, sia se mi avesse paragonato a Lucio, e sia io verso me stesso. Eppure anche se confuso e spaventato ero eccitatissimo come un ragazzino alla prima esperienza, la volevo.
Cercando di non pensarci ci abbracciammo e continuai con dei bacetti e leccate al seno e al collo, sperando che l’erezione tornasse …. Le mie mani correvano lungo il suo corpo meraviglioso, dappertutto, Giulia era lì per me, pronta e dovevo riuscire a chiavarla se no non mi sarei sentito un uomo, ma purtroppo non riuscivo.
Lo presi in mano e fra le sue gambe larghe, iniziai a toccarmelo, a manipolarmelo, a masturbarmi per avere l’erezione, ma anche in quel modo non mi veniva duro. L’odore dentro l’abitacolo con il caldo era forte e gonfio di aroma di figa in calore mescolato al nostro sudore e al suo profumo.
Andai in crisi, dentro di me, nella mia mente c’era agitazione, volevo chiavarla ma non riuscivo e mi dicevo:” No.…no…no… Dio mio non è possibile. Non è possibile che mi accade questo? Che mi sta succedendo...?” Mi domandavo:” E proprio con Giulia…” E mentre inquieto facevo quel pensiero, iniziai a sudare e mi ritornò mollo.
Ero tanto agitato e desideroso di averla, che cercavo di infilarglielo anche da mollo, appoggiavo la cappella e spingevo, ma avvertivo solo il calore e l’umido dei suoi umori che schiumoso usciva fuori.
Avrei tanto voluto dolcemente infilarlo nella sua vagina come facevo con Flavia. Ma a quelle manovre improprie e improvvisate con il crollo del mio lato psicologico, si afflosciò definitivamente, rimpicciolendosi di dimensione anche. Avevo il cuore che mi batteva forte, la voglia di fare sesso con Giulia era tantissima e non sapevo giustificarmi della figura di merda che facevo, e dalla disperazione mi sarei messo a piangere, e quello stato fisico e mentale non facevano che accentuare di più la mia impotenza provvisoria.
Lei mi accarezzò:” Calmati Adriano…” Sussurrò.
“Non mi è mai successo con Flavia…” Borbottai.
Mi sentivo impotente, volevo essere maschio e virile con Giulia e invece non riuscivo a ottenere e mantenere una erezione soddisfacente da penetrarla. Certamente la causa era psicologica. Era come se gli impulsi del desiderio che mi partivano dal cervello non mi arrivavano più al cazzo, non mi davano lo stimolo per la rigidità, ma in quella situazione non lo sapevo.
Era tremendo credetemi, avevo lì disponibile mia sorella Giulia, la desideravo da impazzire, ma senza erezione non riuscivo a penetrarla e chiavarla. In quel momento pensai di essere diventato impotente. E più mi agitavo e meno riuscivo e più mi diventava mollo e piccolo. Provai infinite volte, come un automa d’istinto lo appoggiavo sulla vulva tra le grandi labbra moscio e spingevo per farlo penetrare lo stesso, ma niente… non entrava, si piegava su sé stesso. L’introduzione non mi era possibile, era assurdo… quando appoggiavo il glande tra le grandi labbra e spingevo, mollo, era come se rientrasse dentro in me…
“Forse perché ho bevuto il whisky…?” Pensai:” Non essendo abituato mi fa questo effetto. O forse perché mi è successo qualcosa di fisico…?” Ma quell’ansia nasceva dall’inesperienza e dall’insicurezza legata al rapporto sessuale con Giulia: “Forse non mi viene duro perché so che è mia sorella …e mi blocco? Oppure forse perché non ho più fiducia e rispetto per lei, sapendo che fa la prostituta…e questo mi crea questa condizione inconsciamente?” Consideravo o ancora:” Forse è la mancanza di fiducia verso me stesso di non avere le capacità e non essere all’altezza di soddisfarla come Lucio o quel Nando di suo cognato o come qualche cliente.”
In quei pochi secondi Il cervello giocava un ruolo chiave nel scatenare quegli eventi fisici e psicologici che conducevano all’erezione, a partire dalle sensazioni e dall’eccitazione sessuale che ne avevo troppa, esagerato desiderio di Giulia e quindi quei fattori interferivano con l’eccitazione causando e peggiorando la mia condizione d’impotenza.
“Non mi è mai successo Giulia… è la prima volta…” Balbettai ancora per giustificarmi:” A Flavia la chiavo, ci riesco…!”
Lei mi confortò dicendomi:” Sei agitato Adriano… calmati…” E mi passò ancora la mano sulla fronte sudata dicendo:” Vedrai che ci riesci, tranquillizzati. Sei stato bravo con i preliminari, mi hai fatto godere molto…”
Non sapevo se lo dicesse per calmarmi e incoraggiare, mi rassicurò di stare calmo, ma quei momenti furono un inferno per me, non potevo farmene una ragione del perché di quella défaillance.
Lei non mi faceva pesare la cosa, continuava ad accarezzarmi sulla fronte e in viso, cercava di mettermi il più possibile a mio agio.
“Te lo giuro Giulia, non mi è mai successo. Non mi è mai successo prima, non mi è mai accaduto con Flavia, ci sono sempre riuscito…” Continuavo a ripete per giustificare più me stesso che lei.
“Lo so Adriano, è un fattore momentanea, calmati. Non ti preoccupare è ansia da prestazione dato che mi desideri molto e vuoi fare una buona impressione con me ti viene l’ansia e automaticamente non riesce ad avere l’erezione. Non agitarti, guarda come sei sudato…” Mormorò tirandomi indietro i capelli e passandomi ancora la mano sulla fronte. Mi vedeva inquieto e spaventato per quello che mi stava accadendo.
“Non fartene una colpa, ora rilassati e ascoltiamo la musica, più tardi ritentiamo. Stai quieto…non trarre conclusioni affrettate, calmati, riproviamo tra poco, lo facciamo senza fretta, prenditi tutto il tempo che ci vuole, non agitarti”.
Avevo paura di non essere più all’altezza, il cuore mi batteva all’impazzata, non volevo non riuscirci con lei e mi ritrovavo in quella situazione. E assurdamente pensavo a Lucio, al suo cazzo virile e a Giulia che senz’altro senza dirmelo faceva paragoni con il mio.
Seppi in seguito che la mia era una disfunzione erettile occasionale che capita a tutti almeno una volta nella vita. Dover fare sesso con lei era inconsciamente un grande stress emotivo per me, probabilmente più che per lei nei miei confronti e agiva sul sistema nervoso ostacolando l’erezione, era una situazione che generava stress, paura dell’insuccesso e inibiva l’eccitazione sessuale e l’elevazione del fallo ma non la frenesia e il desiderio di averla, con il rischio che accelerava l’orgasmo in una sorta di eiaculazione precoce.
Era una impotenza momentanea dovuta all’ansia da prestazione legata alla situazione, alla tensione fisica e mentale e all’enorme desiderio che avevo di Giulia. La vedevo lì a mia disposizione e non potevo chiavarla, non riuscivo, c’era da impazzire.
Avvertivo una perdita di autostima in me stesso, provavo una sensazione di manchevolezza, di frustrazione e rabbia.
“Stai tranquillo. Si tratta di un problema diffuso, è capitato anche a qualche cliente soprattutto quando sono ipereccitati e si pongono prestazioni elevate. Una volta è capitato anche a Lucio… non c’è riuscito, ha fatto cilecca” Disse ridendo:” Lui che è tanto narcisista sessualmente non c’è riuscito, ma poi gli è passato… e ha ripreso…” Ma sapevo che mentiva, glielo leggevo nello sguardo, lo diceva per consolarmi, calmarmi.
Io preso da quell’ansia da prestazione nella mente prefiguravo esiti catastrofici in me, impotenza e forse che oltre a mia sorella non sarei più riuscito a chiavare nemmeno Flavia… e nessun’altra…. E vivevo quel momento sessuale con timore e non come un piacere relazionale fisico ed emotivo.
Era l’ansia da prestazione che mi portava quella disfunzione erettile, quella forma d’impotenza.
In quel momento c’era uno squilibrio in me, tra il desiderio mentale e quello fisico di lei e nell’inquietudine non riuscivo a farli conciliare, non ero più capace di gestire i miei impulsi e reazioni.
Lei mi vide in quello stato, tanto agitato che straparlavo, quasi piangevo se avessi potuto della figuraccia che stavo facendo, le apparivo come un ragazzo impotente, senza virilità.
Giulia vedendo le mie difficoltà tirandosi leggermente su con il tronco disse:” Aspetta Adriano, sdraiati di nuovo sul tuo sedile che te lo prendo un po' in bocca…”
Non volevo che si comportasse con me come se fossi un cliente qualsiasi a pagamento, io volevo fare sesso pulito con lei, quasi come un innamorato e mormorai:
“No…non voglio Giulia che mi fai queste cose, voglio averti con amore…”
Lei si fermò e mi guardò in silenzio, mi passo ancora la mano sulla fronte avvicinandosi e dandomi un bacio sulle labbra sussurrò:” Vieni sdraiati su di me, tranquillizzati, calmati. Libera la mente da tutto… pensa che facciamo l’amore e non sesso…” Pronunciò, proseguendo:” … Concentrati solo sul piacere, distraiti dai tuoi pensieri d’ansia. Alleggerisci la tensione dovuta al riuscire per forza e sarai in grado di completare il rapporto sessuale. Non prendere questa nostra unione fisica e sessuale con troppa passione, cerca di essere allegro, frivolo io sono qui con te e anch’io ti voglio e vedrai che ti sentirai a tuo agio…” E facendomi sdraiare ancora su di lei, appoggiai il volto sulla sua spalla e iniziò ad abbracciarmi, a farmi sentire nuovamente le sue labbra calde sulla pelle baciandomi la fronte, il naso e le labbra, mentre tenendo il mio cazzo mollo tra le dita, dolcemente e lentamente passava e strofinava la cappella su e giù per la lunghezza della fessura vulvare, che avvertivo liscia e umida di umori vaginali schiumosi….
In quella situazione, mentre mi accarezzava il capo con tenerezza e mi infilava le dite tra i capelli con amore fraterno mi rilassai, e subito dopo avvertii gli impulsi sul pene che iniziava a risvegliarsi, ad irrigidirsi. Anche lei avendolo in mano li avvertì, sussurrandomi baciandomi l’orecchio e infilandoci la lingua:” Così, rilassati Adriano… anch’io ti voglio, vedrai che mi avrai… ci avremo…” E continuammo a coccolarci.
Accarezzando con la mano le sue belle mammelle rotonde con capezzoli turgidi e rosa e mi avvicinai di più e ricominciai alternandoli a succhiare e leccare quei gioielli sull’areole, per poi soffermarmi sul sinistro e come un bambino che si allatta succhiarle il capezzolo con gusto e suo piacere. Quando mi staccai da esso, le nostre bocche si avvicinarono ancora e le lingue si cercarono, si toccarono nuovamente e si chiusero in un bacio da toglie il respiro, di passione e amore. Con le bocche unite, le mie mani frugavano in basso, sull’addome verso il suo sesso caldo e voglioso, mentre lei continuava a tenere il cazzo in mano. D’istinto le posi la mano sul pube che accarezzai con il palmo, ed era in un lago di piacere, e continuai a toccarle la fica che sotto le mie dita pareva che si sciogliesse come un gelato al sole. L'indice della mia mano toccò e accarezzò il foro palpitante e caldo della vulva. E mentre la mia lingua continuava a duellare con la sua, lo passai ancora in quel buco delizioso, fu una goduria infinita, immensa, lei gemette e sussultò e a quel punto lo spinsi introducendolo nella vagina, leccandole le labbra mentre lei succhiava la mia lingua e la nostra saliva si univa, mescolandosi.
Entrai nuovamente con le dita nella sua fica bagnata, dai sospiri e gridolini di piacere le piaceva che la masturbassi, fece un grande gemito stava godendo e quello mi porto ad avere nuovamente l’erezione.
Cosi ritornai sopra lei, scavalcai ancora la sua gamba e dopo averle fatto allargare le cosce quel poco che era possibile in auto, mi misi tra esse sopra di lei ed afferrandola l’abbracciai. Fu un procedere silenzioso e prestabilito, non da noi, ma da qualcos’altro di più grande.
Lei senza dire nulla nel sottofondo musicale, tra i nostri aliti caldi, con il cazzo nella mano lo guido sopra la figa e riprese a strusciarlo su e giù con la capella su quella fessura glabra e liscia, umida di umori, passandosi il glande e arrivando fino sopra il clitoride.
Io non facevo nulla, l’assecondavo, la lasciai fare senza pensare a niente, con il capo contro il suo viso e mi accorsi con un tuffo al cuore che si irrigidiva sempre più nella sua mano e a ogni passaggio del glande tra le grandi labbra vaginali, lo spingeva sempre un po’, facendo entrare la cappella.
Non era propriamente rigido ed eretto come prima, ma sussurrò:” Prova Adriano, prova ora a infilarmelo dentro...”
A quelle parole contrassi i glutei e premetti spingendo la pelvi in avanti, come quando chiavavo Flavia. Giulia lasciò la presa con le dita e lentamente smise di guidarlo, portò la mano appoggiandola sui lombi spingendomi verso sé, e con sorpresa e stupore e felicità, si infilò nella figa di Giulia.
Quando fu dentro, tra le sue carezze e il caldo umido vivo e palpitante della sua cavità vaginale, cercai di non pensare a niente e iniziai a muovermi come facevo con Flavia e a ogni movimento che compivo entrava sempre più. Penetrandola avvertii l’antro della sua vagina caldo e umido, ed era bello, bellissimo sentire quel calore sul cazzo, ero felice, ero riuscito… c’ero riuscito a metterglielo nella figa. Anche se avevo in timore di non essere in grado a chiavarla e che mi ritornasse mollo, cercavo di distrarmi, di pensare ad altro. Ma Giulia accarezzandomi la fronte e baciandomi il volto ripeteva:” Non pensare a niente Adriano, prendimi, fammi tua e basta…” Mi voleva anche lei.
A quelle parole l’abbracciai forte e continuai a baciarla e iniziammo uno splendido amplesso. Ce lo avevo di nuovo duro e iniziai a chiavarla. Si, presi a chiavare mia sorella Giulia.
Lei ansimava in continuazione senza ritegno, apparendo sotto i miei occhi non più con l’immagine di sorella, educata e per bene, ma come quella di una altra ragazza qualsiasi che aveva solo voglia di chiavare con un ragazzo che le piaceva. Era desiderosa di godere e anche lei non sembrava più fare caso al fatto che fossimo fratello e sorella, ma al contrario n quel momento mi considerava un suo amante, forse come Lucio e questo ci eccitava di più.
E cosi io e Giulia nell’auto arrivammo al punto di realizzare due peccati in una volta sola, il primo era l’adulterio, lei tradiva volontariamente Lucio il suo fidanzato magnaccia, e lo faceva con sentimento e amore per un altro, me. E io tradivo a Flavia. E il secondo peccato forse più grave era che stavamo praticando l’incesto, ci amavamo sessualmente e cerebralmente anche come fratello e sorella. Quel rapporto carnale stava cambiando la nostra esistenza, aprendo nuovi scenari al comportamento sessuale futuro, mio e di mia sorella.
Ero contento e felice in quei momenti, e possedendola pensavo:
” La sto chiavando… la sto chiavando davvero, … a Giulia, mia sorella…”
Mi pareva impossibile, ma era vero ed ero felice anche se non era completamente rigido e delle dimensioni degli altri che aveva preso, ma cerebralmente ci sentivamo appagati, soddisfatti l’uno dell’altra e questo ci bastava.
Sentivo il cazzo muoversi dentro la sua apertura vaginale calda e umida, facendo scorrere ripetutamente il glande avanti e indietro fra le labbra vaginali gonfie e sussultanti di piacere. La vagina dilatata le pulsava e l’avvertivo sul mio cazzo. Continuai con quell’avanti e indietro corrobato di baci e carezze, anche se non riuscivo visto le dimensioni e la lunghezza del mio pene ad arrivarle all’utero. La possedevo come in estasi, mentre con la lingua le titillavo nuovamente i capezzoli. Aveva un odore eccitante.
Giulia godeva, con gli occhi chiusi e la testa riversa all'indietro, alzava ritmicamente il bacino sotto i colpi che le davo per essere attiva e farlo arrivare più in fondo per sentirlo di più.
Sentivo il cazzo che entrava e usciva dalla sua figa umida mandandomi in estasi, ad ogni affondo rilassavo i muscoli e mi sentivo potente, mentre da sotto lei, allungava la mano ad accarezzarmi i testicoli per farmelo indurire maggiormente.
Mi piaceva che me li toccasse come faceva con suoi clienti, anche se quello mi portò ad eiaculare in breve tempo.
La chiavavo con passione e vigore sempre crescenti, baciandoci e stringendoci ad ogni affondo che le assestavo, avvertendo i miei inguini sbattere contro i suoi. Non era lungo come quello di Lucio il mio cazzo e non le arrivava all’utero, ma non mi interessava. Quello che provammo fu un piacere intenso e prolungato, avvertendo le sue contrazioni e umori vaginali attorno alla mia asta. Il cazzo muovendosi spariva completamente dentro di lei…per poi tornando indietro riapparire.
Con le mani e le dita la stimolai stimolo in ogni angolo del corpo, volevo fare bella figura, che godesse tanto, essere grande dopo lo spavento di non riuscirci. Le contrazioni della vulva portavano anche lei al limite del piacere. E pensare che tutto era nato un anno prima, sotto le panche di una gradinata al campo sportivo, quando conobbi Lucio e mi fece scoprire mia sorella sotto un aspetto che non avevo mai considerato, quello sessuale. Non l’avrei mai pensato che io e lei saremmo giunti a fare l’amore.
Cosi in quell’abitacolo afoso e gonfio dei nostri odori continuammo a praticare sesso presi dalla passione e dal desiderio sacrilego, godevamo incuranti che i nostri corpi fossero composti dalla identica carne, che c’eravamo nutriti dello stesso latte succhiato allo stesso seno e concepiti nel medesimo utero, e che eravamo cresciuti insieme mano nella mano. Io sopra e dentro di lei in quel suo corpo diafano e perfetto, desiderato e ammirato da tutti che bramavo anch’io e che in quel momento sembrava che il mio si fondesse con il suo.
A un certo punto sentii che stavo per venire e glielo sussurrai. Non resistetti più, quasi in trance istintivamente lo tirai fuori da dentro la vagina, ed esplosi in un orgasmo incontenibile, non trattenendo un urlo di piacere con le gambe che mi tremano. Mi uscì dalle labbra un interminabile urlo gutturale, tutto il corpo fu scosso da fremiti in preda agli spasmi... mentre lei ad occhi chiusi si godeva ancora il mio corpo. Fino a che cogliendola di sorpresa la mia sborra calda cominciò ad uscire dalla mia cappella a getti densi e caldi. Non ero molto potente sia per vigore che per quantità, il primo spruzzo le arrivò all’ombelico, gli altri invece colpirono la cute sopra il pube.
Gli schizzi le finivano sull’addome e continuai a eiaculare per secondi lunghissimi sentendomi i testicoli indurirsi sempre più. Ero contento di aver raggiunto l'orgasmo anch’io, di averla chiavata, di esserci riuscito, non mi sembrava vero.
Le contrazioni della vulva portano anche lei al limite. Era stato incredibile, avevo chiavato Giulia, mia sorella, con lei consenziente, avevamo commesso volutamente un incesto… e non avevo mai provato un orgasmo così intenso con Flavia. Mi tolsi da sopra il suo corpo scavalcando a ritroso la sua gamba e sedendomi nel mio posto del guidatore e la guardai mentre era ancora distesa in estasi, con le gambe divaricate e il foro della vagina dilatato.
Aveva avuto un tremendo anche se breve orgasmo, che porto il mio cazzo ad eiaculare su di lei, sul suo ventre al sottofondo della musica dello stereo. E guardandola in volto, mi chinai e avvicinai e le diedi un bacio sulla bocca.
Ero felice ma insoddisfatto della prestazione del mio cazzo che sapevo ne aveva avuti di più virili e vigorosi, lei con lo sguardo mi confortava, ci abbracciammo come innamorati, ci osservammo negli occhi e ci sorridemmo.
Ricambiò il mio bacio dicendomi:” È stato bellissimo Adriano…”
“Grazie …” Mormorai, aggiungendo non so nemmeno io perché:” Forse con Lucio godi di più, ma io l’ho fatto con amore e passione.”
“Lo so!” Pronunciò accarezzandomi sul volto sudato, rosso e congestionato.
Il mio fallo una volta fuori dalla vagina ed eiaculato, bagnato dai suoi umori, prese velocemente ad afflosciarsi, ma non mi interessava più, oramai l’avevo posseduta, eravamo stati amanti.
Finito il nostro amplesso, ci rimettemmo in ordine, lei si pulì l’addome con dei fazzolettini, scese e da dietro l’auto si rimise le mutandine e si mise a posto l’abito. Io dal guidatore feci lo stesso, dopo essere sceso urinai e mi riordinai. Salimmo e partimmo verso casa…
Nel silenzio, solo con il sottofondo musicale mentre l’asfalto scorreva sotto noi e i pali della luce sfrecciavano e scomparivano velocemente e lateralmente dietro di noi, mi assalì il senso di colpa e mi resi conto di quello che avevamo appena fatto. Avevo chiavato Giulia, mia sorella, e lei me…. e avevo tradito Flavia.
In quel momento mi sentivo a disagio e mormorai:” Cosa pensi di noi Giulia?”
Dopo una breve pausa di silenzio mormorò:” Penso che dopo che sono cambiata prima o poi doveva succedere, ci volevamo troppo bene io e te perché tutto restasse confinato in un rapporto platonico, fraterno.”
Sorrisi:” Si, è vero, ma io non sono stato bravo come Lucio…” Aggiunsi:”… lui è più dotato di me, più capace, ha esperienza e ti farà senz’altro godere di più...”
“Si, sessualmente è più bravo di te, ma tu sei stato unico…” Mormorò.
“In che senso?” Chiesi.
“Nel senso che le emozioni cerebrali che ho provato con te, lui non me l’ha mai fatte provare.”
Sorrisi, ero soddisfatto da quella sua valutazione.
“Si però non dirglielo che ti ho chiavata…” Aggiunsi:” Sai lui non vorrebbe che lo facessimo io e te senza il suo permesso…”
Sorrise:” Perché tu vorresti rifarlo ancora?” Domandò.
Risposi subito:” Si!”
Restò in silenzio:” Vedremo. “
Giunti a casa verso mezzanotte, prima posammo le borse con gli indumenti del sexy shop nel garage, e li nascosi in alto su un vecchio armadio:” Domani poi le tirò giù e li porti a vedere a Lucio…” Mormorai. Salimmo in casa, mamma non c’era, era ancora con il suo Sergio, arrivò dopo mezzoretta, mentre noi seduti in salotto guardavamo la Tv.
Dopo i saluti e i convenevoli guardandoci mormorò:
” Che faccia che avete! Sembra che abbiate fatto le corse…”
Sorridemmo, chiacchierammo tuti e tre e poi andammo a letto ognuno in camera sua, con un ultimo sguardo negli occhi tra me e Giulia.
Non so con che coraggio la osservavo e discutevo con lei, facevamo finta di niente.
Io a letto pensavo a Giulia e a quello che era accaduto, alla mia impotenza sessuale passeggera, avrei voluto confessarle che non mi interessava più se faceva la prostituta… la puttanella, ero cambiato anch’io e nei miei pensieri non escludevo la possibilità che praticasse la prostituzione, ma c’era anche quella di rifare sesso con lei... Già il pensiero di farlo di nuovo mi eccitava solo pensarlo, ma avrei voluto rifarlo con calma, senza ansia e agitazione, piuttosto avrei preso qualcosa, una pasticca, del viagra come tanti ragazzi per aiutare l’erezione.
Fino al giorno prima non lo avrei proprio creduto possibile, ma ora era diventato un mio desiderio. Non vedo l’ora di proporglielo nuovamente e di godermi il suo corpo.
“Però devo essere calmo…” Pensai:” Non fare la figura di stasera. Meno male che lei mi ha capito, se fosse stata un'altra ragazza, non so come sarei finito. non ci sarei riuscito … con tutto il dramma psicologico che questo comporta.”
Rimasi qualche minuto in silenzio a pensare, ero appagato, sazio di sesso e di libidine, eravamo appagati nei nostri desideri fraterni.
La vita riprese, ed io ripresi ad avere rapporti sessuali completi con Flavia, meno male, me l’ero vista brutta, il desiderio e la tensione mi avevano giocato un brutto scherzo, ma ora sapevo la causa e come fare per risolvere il problema se accadeva nuovamente. Scoprii che Flavia non mi interessava più come prima, era come se mia sorella si fosse sovrapposta a lei e l’avesse cancellata dai miei desideri, ed era Giulia che volevo. Oramai come uno scellerato, un perverso non facevo altro che pensare a lei, farle battute e attendere che mi dicesse qualcosa a proposito di un nostro nuovo incontro amoroso.
Un giorno che mi incontrai con Lucio, e mentre al bar bevevamo due birrette, come due vecchi amici, pronunciò:
“Ti ho visto ieri con la tua bella fighetta…”
Restai sorpreso:” Con chi?” Domandai.
“Con Fulvia...” Rispose, cambiando volutamente ancora nome sorridendo.
“Si chiama Flavia…” Lo corressi ancora:” … Quando mi hai visto?”
“Ieri al Gianicolo, mano nella mano come due innamoratini…” E subito aggiunse:” …perché mi hai detto che non ci uscivi più? Hai paura che te la chiavo?” Esclamò arrogante sempre sorridendo.
“Non voglio che abbia niente a che fare con te!” Risposi sinceramente.
“Oh… e perché? Cosa ti ho fatto?”
“Cosa mi hai fatto? Per quello che hai fatto a mia sorella?” Ribattei.
“Di nuovo?!” Dichiarò con un sorriso da canaglia:” A Giulia piace e sono sicuro che piacerebbe anche a te se mi chiavassi anche la tua dolce Flavia… Oh certo… non è bella come Giulia, ma una chiavatina ce la farei volentieri, le allargherei le vedute sul sesso…” Affermò con quel sorriso malizioso da mascalzone qual era.
“Lascia perdere queste idee e questi pensieri su di lei Lucio…togliteli dalla testa.” Mormorai.
“Ma di cosa hai paura? Di una chiavata? Non te la porterei mica via, io la mia puttanella ce l’ho già e anche la tua Flavia non starti a credere è una troietta come tutte le altre…”
“Sarà una troietta come le altre, ma non voglio che la conosci…punto e basta.” Replicai.
Il discorso finì lì, passarono alcuni giorni, meno di una settimana e un pomeriggio che io e Flavia eravamo seduti nel dehors del Gianicolo a bere tranquilli ridendo e scherzando tra noi, all’improvviso comparve davanti lui…
“Ciao Adriano!” Esclamò. A vederlo mi venne un colpo.
Flavia lo guardò stupita.
“Non mi presenti alla tua ragazza?” E visto che esitavo per la sorpresa si fece avanti lui dicendo:
“Ciao Flavia, io sono Lucio, il fidanzato di Giulia, sua sorella, nonché suo futuro cognato e forse anche tuo…” E allungò il braccio per darle la mano. Lei sorridendo e sorpresa per educazione allungò il suo esclamando stupita di quell’improvvisazione: “Ah…!” E ricambiando gliela strinse.
Lui senza dire nulla e chiederci il permesso si sedette con noi dicendo:” Sai Adriano mi ha parlato di te…Ma sei ancora più bella di presenza di come ti aveva descritta lui…”
Mi dava fastidio che la corteggiasse in quel modo aperto e irriverente, al che dissi:” Si va bene Lucio… ma lascia perdere questi discorsi. Come mai sei qui?”
“Stavo passando in moto e vi ho visto… A dire la verità ho visto lei e mi sono detto…:< Woww… E chi è sta fata!?>” Facendola sorridere compiaciuta della frase e del termine usato per lei:” Poi ho visto che era assieme a te e ho pensato:< …ecco perché non vuole presentarmela, è geloso…>”
“Dai Lascia perdere questi discorsi che non attaccano con lei.” Risposi.
Lui sorrise ancora dicendo:” Sai ho accompagnato Giulia da mia sorella…” E in quel momento notò che Flavia curiosa gli guardava le braccia con i tatuaggi, e interrompendosi da solo le disse:” Ti piacciono? Se vuoi te ne posso fare qualcuno anche a te, a Giulia li ho fatti…”
Lei sorrise: “Mi piacerebbe averne uno, ma ho paura degli aghi…”
“No, non devi…non lo senti nemmeno l’ago, e poi ogni tatuaggio ha un significato… “
“Ah si!? E Cosa significa il tatuaggio?” Domandò lasciandosi trascinare nel discorso.
“Quello che decidi tu, il soggetto che scegli fa parte di te, un ricordo, un desiderio… I tatuaggi parlano, dicono di te, chi sei, cosa vuoi…”
“E visto che conversavano tra di loro, seccato mi intromisi a troncare quella discussione dicendo:” A me i tatuaggi non piacciono…Ora io e Flavia dobbiamo andare…”
E feci il gesto di alzarmi. Si alzò anche lui dicendo: “Perché qualche volta non usciamo tutti e quattro insieme, voi due e io e Giulia, potremo andare a ballare oppure a cena… Tu saresti d’accordo Flavia?” Domandò rivolto ad essa.
Lei mi guardò e imbarazzata credendolo un mio amico e fidanzato di Giulia rispose:” Si certo… perché no!”
“Allora una di queste sere ci vediamo tutti e quattro.” Affermò lui.
Ci alzammo e allontanammo. E camminando Flavia mi disse:” Che tipo quel Lucio! Rasato in testa, il naso aquilino. Pensavo che tua sorella uscisse con qualcuno più bello. Avrà altre qualità...” Pronunciò, aggiungendo” …E quanti tatuaggi… “Per chiedermi subito:” Ma davvero fa i tatuaggi?”
“Si” Risposi: “Perché?”
“Così… ho sempre avuto tante volte l’intenzione e la tentazione di farmene uno, ma non o mai trovato il coraggio…”
“Perché te lo faresti fare da lui?”
“Non so! Se è Bravo…! Se li ha fatti anche a tua sorella, può farlo anche a me…no?!” Rispose con un sorriso ingenuo, non conoscendo Lucio.
E per un attimo assurdamente la immaginai seduta sul lettino da estetista di sua sorella a dorso nudo e il seno fuori con Lucio che la tatuava... E mi eccitai tanto... al che a quel pensiero, accalorato le dissi:
“Vieni andiamo a casa mia che siam soli, mia madre non c’è…”
Lei sorrise, sapeva cosa significava essere soli in casa mia, andammo a casa e la chiavai con foga a quel pensiero intrusivo che mi faceva immaginare Lucio anche con lei…
Era assurdo, incominciai a fantasticare di Lucio con Flavia mentre chiavavano, come era successo all’inizio con mia sorella Giulia. Non riuscivo a togliermi quel pensiero di mente e scelleratamente mi piaceva averlo e farlo, mi faceva godere di più pensare che fosse lui a chiavare anche a lei al mio posto come aveva fatto con mia sorella e che nel farlo la facesse godere più di me.
Di quel pensiero non dissi mai niente a nessuno, nemmeno a Flavia che godeva indirettamente di quella virilità aumentata in me e di quel Lucio nei miei pensieri, che come diceva lei solo a guardarlo la faceva ridere.
Una sera che mia sorella non lavorava (praticava sex work) e non aveva appuntamenti, su sollecitazione di Lucio uscimmo tutti e quattro. Lucio era cambiato, era sempre lo stesso esteticamente, alto, magro, rasato quasi a zero e con il naso a picchio, ma nel look pur mantenendo sempre lo stesso stile scuro da tamarro, con scarponcini e indumenti sul nero, vestiva capi di marca, di buona fattura e faceva un’altra impressione a non essere sempre con abiti sgualciti. D’altronde i soldi non gli mancavano, mia sorella Giulia guadagnava bene, ed era diventata davvero il suo bancomat.
Lucio a Flavia faceva le battute e io prendevo quelle attenzioni che aveva su di lei, che poi diventarono una sorta di corteggiamento, come se fossero per lui un passatempo.
Mi dicevo:” Ho accettato che mia sorella faccia la prostituta per Lucio…e perché allora non dovrei accettare di pensare e fantasticare quando la chiavo io, che sia Lucio a farlo al mio posto e si lasci tatuare da lui…”
Accettavo quella condizione mentale che avevo giù avuto con Giulia e mi giustificavo:” In fin dei conti avevo gli stessi pensieri morbosi con mia sorella, perché ora non posso averli su di Flavia?” Non lo sapevo, ma quello era un sintomo inconscio di vedere anche Flavia come Giulia.
Quella serata fu allegra, parlammo di tutto, di me, Flavia e di loro, informandola che mia sorella Giulia oltre a studiare all’università, a volte aiutava la sorella di Lucio a fare l’estetista, che aveva una specie di piccolo laboratorio in una stanza a casa sua, dove lui tatuava i suoi amici e le amiche… E Giulia sentendo quelle parole, tirandosi su la manica del golfino dal braccio le fece vedere i tatuaggi che le aveva fatto lui…
“Guarda!” Pronunciò mostrandoglieli.
“Woww che belli… e sono anche colorati...” Esclamò Flavia meravigliata.
“Si!... Lucio è bravo e adesso ho intenzione di farne altri oltre il braccio…Tu ne hai?” Le domandò.
“No!” Rispose Flavia aggiungendo come aveva detto a noi:” Uno mi piacerebbe averlo, ma ho paura… e poi temo la reazione di mia madre che è contraria.”
“Ma che paura! Anch’io avevo il terrore degli aghi, ma Lucio è bravo, non senti dolore, solo la pelle vibrare e pungere lievemente… Perché non te ne fai fare uno, provi!” Affermò.
Giulia, ignara e innocentemente senza volerlo stava facendo il gioco di Lucio che in silenzio la osservava.
E assurdamente e inspiegabilmente quella discussione tra loro mi eccitava, alche presi la mano di Flavia tra la mia e le suggerii:” Se vuoi fattene fare uno amore…” Lucio sorrise e anche lei insieme a Giulia.
” Si!” Esclamò mia sorella:” Per tua madre non ti preoccupare, fai come me la prima volta, te lo fai fare in qualche parte nascosta del corpo che i tuoi non lo vedono… E quando se ne accorgeranno ormai l’avrai addosso!”
Tentennante e esortata da noi accettò.
Quando l’accompagnai a casa di Lucio quel pomeriggio era molto emozionata, perché stava per farsi il suo primo tatuaggio. Ed io assurdamente ero eccitato che glielo facesse. Anche lei come Giulia essendo di buona famiglia e figlia di un professionista molto noto di Roma, aveva timore dei genitori perché disapprovavano i tatuaggi.
A quell’età Flavia, come Giulia prima di lei, aveva raggiunto un momento della sua vita in cui aveva deciso che non sarebbe stata condizionata da nessuno, ed il tatuaggio se lo sarebbe fatto fare, sarebbe stato il simbolo della sua libertà ed emancipazione. Una sfida a coloro che le davano consigli di ogni genere, non lasciando sfogo ai suoi desideri da ragazza ed allo sviluppo del suo carattere che a quell’età si formava. Inoltre almeno un tatuaggio era qualcosa che aveva sempre desiderato e che tutte le sue amiche avevano.
Quel pomeriggio quando andammo a casa di Lucio per il tatuaggio, in un appartamento del Serpentone, Flavia era preoccupata di quell’ambiente malfamato e di pessima reputazione, conoscendo anche a lei cosa si diceva a Roma del quartiere di Corviale:” Ma abita qui!” Domandò incredula.
“Si, ma stai tranquilla, Lucio è molto conosciuto e se qualcuno ti importuna basta che dici che è un tuo amico, che non ti tocca nessuno.” E la rassicurai che nessuno che conosceva l’avrebbe vista.
Entrando, incrociammo mia sorella Giulia che stava uscendo con Claudia, si era tinta i capelli tinti di un biondo platino, probabilmente gliel’aveva colorati la sorella di Lucio in quel modo, la guardai stupito:” Se ti vede mamma conciata così… sembri una Barbi…” Mormorai sottovoce. Lei scrollò le spalle.
” Stai bene …” Le disse invece Flavia osservandola con ammirazione.
“Grazie!” Rispose lei aggiungendo:” Quando non mi vanno più cambio tinta, me la faccio fare di nuovo bionda o addirittura nera …” E sorrise.” Intanto ho la mia parrucchiera ed estetista personale…” Facendo cenno alla sorella di Lucio.
Effettivamente stava bene, ma quel colore platinato la involgariva, sembrava una bambolina. Portava occhiali scuri con la montatura a forma di occhi da gatta. Parlando con noi li abbassò sul naso, tanto affinché potessi vedere i suoi occhi chiari profondi e penetranti accompagnati da un sorriso, con le sue labbra dipinte di rosso. Era più alta sui tacchi, indossava una canotta rosa con brillantini che a malapena tratteneva il suo giovane seno, e una minigonna nera a pieghe così corta da coprire a stento la parte superiore delle cosce. Era evidente che quello fosse il suo colore preferito.
Ci salutammo:” Ciao…” Disse.
“Ciao!” Rispondemmo.
“Vai a fare il tatuaggio?” Chiese.
“Si!” Rispose Flavia sorridendo.
“Vedrai che ti starà bene…ora vado…”
Giulia era molto bella anche con i capelli biondo platino, come diceva il titolare al sexy shop, qualsiasi cosa che avrebbe indossato, compreso il look le sarebbe stato bene… e così era.
Si vedeva da come la guardava e ne parlava che Flavia l’ammirava.
Non appena entrati, vidi Lucio venirci incontro.
“Allora sei pronta? Dove vuoi che te lo faccia?” Le disse con un sorriso malizioso sul viso.
Lei rispose: “Sì, vorrei fare il mio primo tatuaggio. “E rise.
Flavia guardando l’ora sul display dello smartphone vide che erano le quindici meno un quarto, e voltandosi verso di me chiese: “Ci vorrà molto?”
“No, per il disegno un’oretta, la colorazione ci vuole di più, ma possiamo farla un altro giorno, anche domani se vuoi…”
Ci fece entrare nella stanza laboratorio di sua sorella Claudia e mi fece sedere su una poltroncina chiedendo a Flavia se avesse un’idea di quale disegno tatuarsi o se volesse farlo con qualcuno dei disegni che aveva a catalogo.
Lei non sapeva cosa rispondere, non conosceva i tatuaggi e ci furono vari ripensamenti e tantissimi disegni visionati con immagini su parti di carta che lui le poggiava sulla pelle facendola guardare allo specchio. A un certo punto Lucio le mostrò un disegno che riteneva adatto a lei.
Io guardai l’immagine era bella, una specie di aquila stilizzata con le ali aperta su un sistema progressivo, cioè, che quel tatuaggio poteva essere ingrandito, costruendoci intorno altre parti e altre disegni facendolo diventare enorme, un po' come quello che aveva Giulia nella schiena.
“Bello!” Esclamai quando lo vidi, osservando attentamente l’immagine. “Ti pace?”
“Si!” Rispose Flavia osservandolo.
“Quindi su quale parte del corpo vorresti tatuarla?” Le domandai.
Lei rispose che voleva metterlo in una zona che potesse rimanere coperta e non visibile agli sguardi.
Lucio subito rispose allegro e con un tono un po’ malizioso che sul momento non mi fece riconoscere la sua eccitazione:
“Conosco un posto perfetto dove tatuare la figura! Posso metterla sopra al tuo pube proprio sul monte di venere, che resterebbe nascosto dalle mutandine, così le uniche persone che saprebbero che hai un tatuaggio lì saremo io, te, Adriano e Giulia e chiunque altro ti leverà le mutandine!” Esclamò ridendo, aggiungendo:” Anche Giulia ne ha uno lì!”
Risi della sua battuta che feci passare per una banale spiritosaggine, ma turbato risposi:
“E’ un ottimo posto perché nessuno sarebbe in grado di vedere il tatuaggio se non te e io amore!”
“Ce l’hai pelosa?” Chiese Lucio sfacciatamente e serio.
“Che cosa?” Rispose Flavia stupita dalla domanda e imbarazzata.
“La figa?” Ribatté.” Come ce l’hai?” Arrossì in viso e mi guardò e risposi io per lei:
“Si ce l’ha pelosa perché?”
“Perché Bisognerà rasarle un po' i peli, ma solo la parte alta… per arrivare quasi sopra il sesso.
Flavia a quella richiesta era tentennata… ma lui vedendola dubbiosa e contrariata a farsi rasare il sesso precisò subito.
“Ma le mutandine le puoi tenere stai tranquilla, le abbassi solo un po' sopra… non le togli mica. E poi Adriano resta qui con noi, ti terrà compagnia…”
Ci sapeva fare quel bastardo, sapeva come portare le persone ad accettare quello che diceva lui. Alla fine Flavia seppur esitante, con il mio consenso accettò.
Una volta acconsentito, Lucio preparò la sua postazione di lavoro e i suoi strumenti. Prina in pochi minuti finì di sistemare la sua penna serigrafica per tatuaggi, mise degli inchiostri di colore diverso in contenitori di piccole dimensioni in modo che fosse pronta per iniziare a lavorare su di lei dicendo:
“Ora tesoro mio ho bisogno che tu ti tolga i pantaloni e poi ti sdrai.” Mentre indicava il lettino imbottito da estetista di sua sorella Claudia, posizionato aderente a una parete della camera per spazio, ma che lui spostò al centro della stanza per poterci girare attorno.
Flavia essendo un po’ agitata esitò e lui percependo la sua inquietudine mi sorrise e la rassicurò ancora: “Stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene, fare il tatuaggio non fa male come comunemente le persone lasciano intendere.”
Lei rispose vergognandosi: “Non è solo il dolore a preoccuparmi ma anche il fatto di non aver avuto mai prima un ragazzo così vicino a me nelle parti intime. Non posso solo abbassarli i jeans senza toglierli?”
“Oh ma c’è il tu ragazzo qui… il tuo fidanzato e poi io sono professionale stai tranquilla… se le tieni su lavora male…” Pronunciò facendole un ampio sorriso e aggiungendo: “Tesoro, sai su quante ragazze ho tatuato sulle parti intime? Seno, figa e culo…?” Precisò.” Non sono un maniaco, ho la mia ragazza, rilassati e vedrai che tutto andrà bene.”
E io rompendo quella tensione che si stava creando tra di loro intromettendomi gli chiesi: “Ne hai fatti molti?”
“Una decina, anche a tua sorella …” Rispose.
Lei sentendosi molto più tranquilla a quello scambio di considerazioni e di parole, a malincuore si levò i pantaloni restando in mutandine, e si sdraiò subito con vergogna ed esitazione sul lettino, coprendosi con le mani il pube sotto le mutandine, guardando me che l’aiutavo a posizionarsi. Lucio fu molto professionale, per privacy prese un asciugamano e le coprì’ le gambe fino alle mutandine. Sapeva ingannare bene, apparire quello che non era, dolce e rispettoso.
Intanto Flavia sdraiata, aspettava con ansia che iniziasse a rasarle i peli.
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