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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
LA DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE.
Note:
“Non può comprendere la passione chi non l'ha provata.”
Dante Alighieri.
CAP. 1 UNA FAMIGLIA NORMALE.
Vivevamo in una cittadina della cintura milanese, un tempo tranquilla e laboriosa e ora come tutte le città del nord Italia in preda alla delinquenza, alla carenza di lavoro e dei flussi migratori. Vivevamo serenamente, eravamo una famiglia coscienziosa e responsabile, formata da me Carlo, mia moglie Roberta e un figlio Federico in età post adolescenziale, eravamo la tipica famiglia piccolo borghese italiana. Vivevano abitualmente tra alti e bassi ma con felicità la nostra routine quotidiana anche se ripetitiva, ignari che su di noi stava per abbattersi, oltre ai problemi sociali e familiari che già avevamo, anche qualcosa che non avremmo mai pensato potesse sfiorarci, la corruzione e la depravazione sessuale.
Eravamo una coppia regolarmente sposata da vent’anni, che svolgeva la propria vita normalmente, come migliaia di altri coniugi nell'anonimato della nostra collettività, essendone protagonisti a nostro modo del vivere, del crescere e del cambiamento della società stessa della nostra bella Italia.
Io Carlo, ero un bell’uomo, buono e amante della famiglia, un cinquantenne, impiegato assicurativo in una grande compagnia nazionale con uffici a Milano, e ne gestivo una piccola agenzia in città. Ero nato e cresciuto nella città, ma figlio di genitori meridionali, emigrati al nord negli anni 60.
Nella città meneghina, crescendoci come molti figli di emigrati dal sud, facevo parte della cosiddetta seconda generazione di meridionali, ne avevo preso la cultura, la civilizzazione, il modo di pensare e fare, oltre che l’atteggiamento.
Parlavo anche il dialetto milanese e ne avevo la cadenza e spesso mi piaceva farlo, farmi passare per milanese puro pur non essendolo, specie quando ero insieme a mia moglie che mi dava la sensazione di essere del nord come lei. I miei genitori, religiosi e onesti lavoratori, per festeggiare la nostra nuova cittadinanza nella città del nord, mi chiamarono Carlo, in onore del cardinale Carlo Borromeo, uno dei patroni di Milano.
Mia moglie Roberta la conobbi da giovane, lei era poco più che ventenne allora e io già ventisettenne, e in quel periodo era precaria, lavorando provvisoriamente part time in uno studio commerciale rinomato della città.
Roberta era più giovane di me di sette anni, era una 43enne attraente e affascinante, di una
bellezza semplice, non sofisticata, di mamma, impiegata e moglie fedele; ed era nell'età più
bella per una donna, quella della sua maturità fisica e intellettuale.
Lei apparteneva a una vecchia famiglia milanese da generazioni, lavoratrice, seria, onesta e
rispettata, con una sorella e un fratello più grandi che dopo essersi sposati vivevano in altre città della regione. Era di buona cultura ed educazione, cresciuta anche lei come me nei valori
famigliari, religiosi e morali. Aveva l'inflessione milanese nel parlare e le esclamazioni di stupore o timore, spesso le esternava in dialetto.
La nostra relazione era iniziata con un incontro casuale per strada come avviene a molti ragazzi e ragazze, tutto era nato con uno sguardo, un sorriso, poi qualche mio complimento nei suoi confronti e una chiacchierata conoscitiva, seguita da una passeggiata e la richiesta di un nuovo incontro da parte mia. Ci innamorammo e cominciammo a frequentarci, e un pò alla volta, dopo i primi baci ci rendemmo conto che stavano bene insieme, che ci piacevamo, che avevamo interesse comuni l'un l’altro, cinema, musica, passeggiate e altro ancora; e ci amavamo al punto da rivelarci ogni cosa di noi, ogni segreto, conoscendoci di più, bene e approfonditamente.
Insieme all’amore, scoprimmo di stare bene assieme e come tutti gli innamorati iniziammo a
programmare il futuro e pensare al matrimonio.
Si manifestava in noi sempre più intensamente la trepidazione nell'attesa di rivederci, la gioia dell’incontro, la tenerezza di abbracciarci, la bellezza di baciarci e amarci.
Avevamo scoperto qualcosa di nuovo e diverso nella nostra vita, che ci faceva battere forte il cuore e trepidare, una realtà nuova.
Scoprimmo il romanticismo, la passione e l'attenzione reciproca, con il desiderio e la ricerca del contatto fisico, fatto di coccole, carezze, baci e oltre ….
Passavamo tutto il tempo libero insieme, spesso trascurando amici e familiari e il resto del
mondo.
Come molte coppie, in quegli anni in noi, nascevano ricordi comuni, fatti di film, canzoni,
romanzi, passeggiate e baci, per descrivere, ricordare e celebrare quei momenti in futuro.
Desideravamo restare soli, parlarci, accarezzarci, baciarci e toccarci anche intimamente, per poi giungere a masturbarci reciprocamente .... e comunicare il nostro amore, la nostra passione, il nostro fuoco interiore e spirituale anche in forma … carnale e lussuriosa.
Insieme al sentimento di attrazione mentale, presto si manifestò anche quello fisico e di
conseguenza quello sessuale, scoprendo io, nel candore di Roberta, di essere il primo uomo della sua vita a cui lei, oltre donarmi i sentimenti e l’amore, mi donava la sua bellezza, la purezza del suo corpo e la sua verginità morale e fisica.
In quegli anni eravamo giovani, io pur essendo più grande di età, non avevo molte esperienze sessuali, anche se con lei ostentavo una competenza, sicurezza e conoscenza carnale
che non avevo.
Non ero mai stato un donnaiolo come altri miei coetanei di allora, avevo avuto qualche rapporto d'avventura estivo con qualche ragazza, oppure qualche incontro occasionale a pagamento con qualche prostituta e quindi all'insaputa di lei il sesso fu una rivelazione anche per me. Si può dire che lo scoprimmo insieme e come tutte le coppie, ci costruirono un nostro modo di praticarlo, di amarci e unirci carnalmente, differente da quello degli altri. Composto di tenerezza, gioia e piacere, che insieme all'amore e ai sentimenti ci resero felici e ci fecero sentire "diversi" dagli altri amici, conoscenti e coppie.
Il nostro amore era bello, pulito, sincero e profondo, ci donavamo l'uno all'altra anima e corpo,
scoprendoci e costruendoci congiuntamente giorno per giorno, non conoscendo ancora appieno la nostra sessualità.
Le parole tra noi erano sempre sussurrate, dolci, spontanee ed esprimevano solo uno stato di felicità e benessere comune, di voler stare assieme, di amore. La nostra individualità si era annullata diventando una e unica, comune sulle decisioni, i progetti, il pensare e l’avvertire il futuro, tenendo conto delle aspirazioni, interessi e bisogni l’uno dell’altro.
Dopo un periodo di fidanzamento triennale, ci sposammo felici, ci fu una grande festa, Roberta in abito bianco, fu un matrimonio d'amore, una scelta gioiosa, entusiasmante, ma anche difficile e difficoltosa i primi anni nonostante l'aiuto dei genitori. Ma avevamo tanta voglia di costruire, fare e soprattutto creare in comune qualcosa di nostro, con sentimento, amore e desidero …Il nostro era l'incontro di due storie, due vite diverse, della responsabilizzazione, della fine dei sogni come li avevamo vissuti fino ad allora noi.
Roberta, lasciata a casa dal lavoro precedente nell'ufficio di commercialista, fece varie domande e concorsi pubblici, anche in settori diversi della sua professione e fu assunta tramite raccomandazione di un suo zio politico locale, nell’ azienda pubblica delle Poste e Telecomunicazione, dove iniziò il suo percorso professionale, dallo sportello alla dirigenza settoriale in vent'anni.
Una volta assunta stabilmente anche lei, volemmo, cercammo e arrivò Federico, nostro unico figlio, bellissimo come la mamma, che era il motivo e la ragione del nostro vivere, ora è diciottenne, modificando e dedicando la prospettiva del nostro futuro a lui, come fanno tutti i genitori.
La maternità a Roberta, oltre a portarle qualche chiletto in più l'aveva resa maggiormente bella e affascinante, facendole crescere il seno e il sedere e modellandole i fianchi.
In quei primi anni anche con il piccolo vivevamo una fase della vita molto bella, spensierata e
creativa sotto molti aspetti, compreso quello sessuale, dove io, alla inesperienza e ingenuità di mia moglie, mi dilettavo e mi proponevo come insegnante, conoscitore ed esperto sessuale, anche se non lo ero. Ma lei non lo sapeva, non conosceva il sesso, essendosi sposata vergine; però a me quegli atteggiamenti eccitavano e piacevano, come insegnarle le posizioni da assumere per penetrarla nell’amplesso, e lo stesso eccitavano lei lasciarsi possedere in quei modi nuovi, diversi e in un certo senso trasgressivi. Per noi era una scoperta eccitante, che ci faceva gioire e godere di più a costruirsi la nostra sessualità insieme. Io conosceva qualcosina sessualmente, non perché l'avevo praticata realmente con altre donne, ma solo perché l'avevo vista in qualche video o sentita raccontare dagli amici. E anche se non lo ero, mia moglie mi pensava davvero bravo e capace sessualmente e ci credeva che io, suo marito, il suo uomo, fossi un amante eccezionale, contribuendo a farmi sentire autorevole in quel campo. La nostra sessualità pur essendo limitata, proseguiva benissimo e soddisfaceva entrambi, lei perché credeva che fosse il massimo di piacere che si potesse raggiungere quello che provava e quella sessualità che le davo era creata e costruita da noi.
Roberta aveva provato, ma non le piacevano i rapporti orali, lo aveva fatto inizialmente più per accontentare me che per suo desiderio, e schifata di prendere il pene in bocca aveva smesso quasi subito, come pure i rapporti anali che io pur non avendone mai praticati e non esserne capace, con sbruffonaggine le proposi dopo qualche anno di matrimonio. Di quelli non ne volle nemmeno sentire parlare ...erano contro natura per lei, e io, per rispetto e amore lasciai perdere, dedicandomi come tantissime coppie, solo ai rapporti vaginali in varie posizioni, iniziando però a fantasticare ….
In quegli anni Roberta essendo timida, era sempre esortata da me a vedere qualche dvd hard, le prime volte acconsentiva a visionarli, per curiosità e per farmi contento, anche se non le piaceva vedere quelle scene pornografiche e immagini di nudo e di amplessi. In seguito considerando quelle visioni immorali, anche se le guardava sempre malvolentieri, si sentì turbata ed eccitata contro la sua stessa volontà, non volendo esserlo per quelle visioni oscene. Si lamentò con me, fino poi a rifiutarsi completamente di osservarle, con relativa discussione che ne seguì da parte mia che iniziai a sentirmi non considerato e non capito, pur comprendendo le sue motivazioni materne.
Lei come alternativa si dedicava sempre più a nostro figlio, a Federico che era diventato l'alibi per tutto.
Ma non c'era niente da fare, il sesso Roberta preferiva farlo nella penombra e nel silenzio della
camera, sotto le lenzuola del nostro letto, piuttosto che sul divano a vedere con me sul televisore e dvd quelle sconcezze, quelle porcate come le definiva lei.
E così anche quelli finirono in un cassetto, e poi a mia insaputa, Roberta una mattina li prese e li gettò nella spazzatura.
I primi anni da sposini, furono momenti ricchi di sogni e di fantasie, anche se non privi di
difficoltà e ostacoli, gioie e dolori, che superammo insieme con l’amore. Sognavamo un futuro
radioso oltrepassammo gli inconvenienti e le complicazioni che la vita ci metteva davanti e così fu per molti anni, poi lentamente come avviene in tutte le coppie, il rapporto si affievolì. L’attenzione di Roberta nei miei confronti calò ed era giustamente tutta rivolta e dedicata a nostro figlio Federico; e io nella famiglia e nella coppia, diventai una figura di secondo piano.
Come tutti i mariti, ero anche un pochino geloso di non avere più tutti i suoi interessi e le
attenzioni solo per me. Ma capii che erano per la famiglia e il figlio.
Anche sessualmente, iniziarono le riduzioni dei rapporti, sia di intensità che di passione.
Cominciarono le sue stanchezze, i suoi:
“...stasera no! ...Non ne ho voglia Carlo sono stanca!” Oppure:” ...non mi sento bene, ho mal di testa…” o anche:” ...il bambino non sta bene, ha la febbre e ora non mi va…” o viceversa: “…domattina devo alzarmi presto, c’è un controllo degli ispettori in ufficio postale … Lo facciamo domani … o sabato ... dai!”
Così lentamente iniziarono i suoi raffreddamenti sessuali e quelli della sua libido, aumentando le mie insistenze ai suoi continui:” ...no...ti ho detto che non mi va stasera! ...Non insistere dai...per favore!”
Erano pretesti, che veri o falsi che fossero, ci portarono lentamente ad appiattirci inconsapevolmente entrambi in un altro modo di vivere la nostra sessualità. Alla passione era subentrata l’abitudine, l’innamoramento non c'era più, era evaporato nelle giornate, settimane, mesi e anni di routine coniugale, insieme alle preoccupazioni, il lavoro, il bambino… ma l'amore sotto forma di volersi bene si, quello era restato.
Ci amavamo e rispettavamo ancora e sempre, come una comune piccola coppia borghese, anche se gli anni erano passati e la vita quotidiana ci avevano cambiati dentro e fuori, accettando involontariamente quel modo di vivere abituale e insignificante sessualmente della chiavatina settimanale al sabato sera, dopo le 23.00 quando il ragazzo dormiva. Si perché se Federico non era rientrato e non era a letto in camera sua a dormire, lei agitata e preoccupata non mi divaricava le cosce e concedeva nulla.
Ma la nostra unione e vita coniugale era forte, granitica, l'avevamo costruita pazientemente giorno per giorno entrambi, con sentimenti, lavoro, affettuosità e amore, come migliaia di altre coppie. Affrontando, sperimentando e superando le difficoltà quotidiane e i problemi che si presentavano e comportava la vita matrimoniale. Il figlio, il lavoro, il rapporto coniugale, quello sessuale... rifugiandoci durante le avversità, nei sentimenti, che erano la prova che ci amavamo... E io anche nella fantasia, specie quella sessuale iniziando a giocare con essa.
Il nostro camminare insieme negli anni era rallentato, alcuni obbiettivi erano stato raggiunti, altri lo stavano per essere e altri ancora li avevano accantonati. Con gli anni i nostri gusti si erano modificati e non ci interessavano più certe vecchie idee progettate da giovani sposini, lasciando il posto ad ambizioni nuove, ordinarie e materiali; l’auto, i vestiti griffati, la vacanza, la casa…
La realtà ci aveva trasformati nel pensare il futuro.
Anche l'amore non era più romantico e ardente come prima, lasciando il posto al disinteresse e al poco desiderio sessuale da parte di Roberta, diventando noi, una nuova tranquilla coppia coniugata, fedele, rispettata e stimata della piccola borghesia milanese; che viveva la quotidianità, con routine, abitudine e il ripetersi di azioni simili.
L’amore, la passione, l’esaltazione, l’emozione e il trasporto sessuale, avevano lasciato il posto
all'amorevolezza.... delicatezza, dolcezza, affetto e in me al rimpianto, soprattutto per i nostri rapporti sessuali giovanili, e faticavo ad accettare una realtà diversa, pur con tutte le comprensioni e giustificazioni di mamma, di moglie e di signora per bene che motivavano Roberta.
Con il tempo, la dedizione, l’esperienza e le capacità innate e individuali in ciascuno di noi, nel proprio lavoro facemmo carriera, migliorando tutte e due la nostra posizione professionale e di conseguenza quella sociale ed economica.
Roberta, splendida quarantatreenne era diventata davvero una bella donna, che io avevo avuto la fortuna di conoscere e sposare e di esserne amato oltre che amarla, ma come capita a tutti i mariti in questi casi, non si apprezza mai pienamente quello che si ha, finché non lo si perde.
Ci amavano e rispettavano come in molte famiglie, al di là di quello che si racconta in giro sulle coppie dopo molti anni di matrimonio i cambiamenti e il nuovo modo di vivere abitudinario.
Certamente i nostri rapporti sessuali erano mutati, l'emozione e il trasporto avevano lasciato posto alla routine e come tutte le coppie avevamo i nostri piccoli segreti intimi di cui ne eravamo gelosi. Il nostro era quello che a Roberta piaceva farsi sculacciare il sedere ogni tanto, anche se, se ne vergognava enormemente.
Nostro figlio era ormai diciottenne, e iniziava a vivere la sua indipendenza.
Federico era un bel ragazzo, anche lui di capelli castani e con gli occhi scuri come Roberta.
Era di una bellezza efeba , quasi femminile nelle espressioni e nei lineamenti del viso , forse
perché assomigliava moltissimo alla mamma. Non alto, discreto e riservato piaceva molto alle
ragazze della sua età che gli morivano dietro. Il suo corpo non aveva ancora raggiunto la
maturità maschile, e come i suoi coetanei andava in palestra per irrobustirsi fisicamente avendo ancora forme adolescenziali. Era fidanzato con una splendida ragazzina, Valentina, di una bellezza dolce e raffinata quasi di un anno in meno di lui e frequentavano l'ultimo anno delle superiori.
Noi eravamo sposati da 20 anni e la nostra era ormai una vita normale, seria, convenzionale ed esemplare e per certi aspetti anonima e insignificante.
Una bella coppia, interiormente ed esteriormente e anche nei lineamenti del viso, Roberta era una falsa magra, abbastanza alta per essere una donna, ed era quasi come me di statura, essendomi restata per eredità genetica, parte della caratteristica principale delle mie origini meridionali, quella della poca altezza.
Avevamo una bella casa, grande, ben arredata con gusto da Roberta e avevamo finito di pagare il mutuo da poco, una bella auto per me e una utilitaria per lei. Vestivamo bene, in modo casual, ma ricercato, con capi anche firmati, specialmente lei che era sempre elegante e attraente anche sul lavoro nell’ufficio postale.
Federico l'anno seguente avrebbe frequentato l'università e dovevamo compiere ancora sacrifici economici per andare avanti, sostenendolo negli studi e per mantenere il livello di vita decente a cui eravamo abituati. Ma lavoravano tutti e due stabilmente ed eravamo tranquilli, anche se i soldi non erano mai abbastanza.
Roberta non aveva bisogno di adulazioni, era davvero una bella donna, una vera signora.
Gli anni l'avevano migliorata, sia fisicamente che intellettualmente, era diventata un'attraente e affascinante quarantenne, poco appariscente, timida, ma elegante e seducente, che se non amava farsi notare, benché fosse una donna ancora avvenente e desiderabile.
Gli occhi erano dolci, che rapivano quando si incrociavano, profondi ed espressivi e soprattutto scuri, come i suoi capelli, castano scuro sul mogano, ravvivati da varie sfumature e molteplici riflessi di tonalità differenti. Un colore moderno elegante e moderato, da signora per bene, che aveva preferito dopo aver provato varie tonalità di tinte e che secondo lei si addiceva di più al suo viso e alla sua personalità, e le stava meglio.
Non erano più lunghi sulla schiena come da giovane, ora le arrivavano alle spalle come una signora quarantenne, sempre in ordine e ben curati, a volte tenuti raccolti sulla nuca da nastri o fermagli eleganti di strass o colorati, altre liberi sulle spalle, ma in ogni modo sempre accattivante e bella.
Pur essendo una donna comune come migliaia di altre, era deliziosa e ammaliante nel rapportarsi e molto attraente per simpatia oltre che per bellezza, quasi sempre serena e positiva nel pensare, anche se spesso apprensiva, soprattutto per nostro figlio quando ritardava...
Nelle sue discussioni era sempre diretta e sincera e spesso questa qualità, veniva interpretata male e lei presa in antipatia.
Oramai il suo aspetto era tipico da signora per bene, da impiegata statale, con i suoi tailleur e il vestire casual -elegante, sempre personalizzato con accessori creati da lei, dai nastri ai fazzoletti ai monili di bigiotteria, che spesso indossava insieme a quelli veri. A volte in ufficio metteva gli occhiali da vista, ma solo per leggere, che le rendevano una personalità da impiegata matura e sexy. Di una grazia innata, come tutte le donne rifletteva nel suo aspetto sia le gioie che le preoccupazioni interiori.
Fisicamente nella maturità femminile, mostrava un corpo molto desiderabile e accattivante, dalle forme armoniose e proporzionate, anche se adulte, di moglie e di mamma, che si curava in casa con diete, cyclette e ginnastica da camera.
Ed era snella ma accentuata nelle forme, ben proporzionata e accurata, con un seno sensuale,
che come il fondoschiena negli anni gli era cresciuto e si era riempito, e che io nei nostri
momenti erotici, quando l’accarezzavo definivo sempre magnifico... Perché era veramente bello, attraente, pieno, arrotondato e tenero, con pochissimo adipe e allettava la vista a molti uomini dopo il suo passaggio, attirandone gli sguardi e i desideri osceni. Il suo bel sedere era sostenuto da colonne di carne pallida, con qualche venuzza sottopelle azzurra, come le strie di un marmo pregiato, che ne aumentavano la bellezza estetica, l’erotismo e il desiderio. Gambe adulte, meravigliose, splendide, toniche, snelle senza cellulite, lisce e quasi perfette, che discretamente teneva gelosamente riparate dagli sguardi ostinandosi a nasconderle in gonne e pantaloni non stretti, classici, che la facevano apparire austera e virtuosa, celando in parte le sue forme e la sua bellezza corporea accentuando l'interesse su quella del viso bello simpatico. Aumentandone la curiosità e la fantasia oltre che la desiderabilità di chi la osservava, nel conoscere com'era sotto gli indumenti.
Il suo look era conforme al ruolo professionale che svolgeva e all'educazione ricevuta, essendo
addetta ai rapporti con il pubblico. Sotto le camice, i top o le magliette ricamate colorate e decorate, risaltava prepotente il seno florido, rigoglioso e materno, delicato e sinuosamente morbido nella sua pienezza e armoniosità con il corpo. E che a volte involontariamente lasciava intravvedere nella scollatura, tra l'insenatura che portava giù dove si posava il desiderio degli sguardi.
Se ne compiaceva con le amiche e le colleghe, non per la bellezza e l'avvenza che mostrava anche sotto i tessuti o per il desiderio erotico che suscitava negli uomini ad osservarlo, ma per il lato materno che ostentava orgogliosa. Nel dire che aveva allattato nostro figlio Federico direttamente al suo seno, alle sue bellissime mammelle per oltre sei mesi; accentuando negli uomini che ascoltavano, il desiderio di assaporare quei capezzoli in forma erotica ...
Il decolleté spesso e in parte era coperto dalle sue collane, grosse, lunghe, colorate e vistose, che portava insieme ai monili e agli anelli perché le piacevano, ma con discrezione e non per esibirsi e ostentarli. Li indossava sempre, quasi tutti i giorni a completare i suoi look, ne aveva di tutti i colori e tipi, di pietre dure lavorate o stile etnico, sul viola, bordeaux, nero o dorate o con eleganti ciondolini trasparenti decorati di Swarovski. Lunghe, corte o a girocollo o catenine. Sia estive che invernali e ognuna abbinata come ornamento a un tipo di abbigliamento o colore di indumento, sia maglie, camice, top o vestito da sera.
Le unghie erano naturali, non amava quelle colorate, le trovava volgari, a volte applicava la lucida unghia per renderle brillanti, ed erano ugualmente attraenti. Erano corte e ben curate con la caratteristica forma ovale all’apice, con le dita affusolate e lunghe che rendevano la mano morbida ed elegante. Lo stesso il trucco sobrio e vitale come il suo vestire.
Anche tra noi a volte c'erano, discussioni, musi lunghi e anche litigi, come in ogni famiglia, il più delle volte per delle stupidate, il figlio, la casa, i suoceri o altro. I primi anni di matrimonio avvenivano anche per gelosia, soprattutto da parte mia, era più forte di me, se qualcuno la guardava troppo e con desiderio o se lei senza volerlo guardava qualcun’altro, le trovavo sempre da dire, era la mia anima meridionale che si manifestava prepotente.
Ma alla fine prevaleva sempre l'armonia e l'amore e poi si ritornava alla concordia e quello era un momento bellissimo per entrambi, perché si suggellava solo se avevamo il rapporto sessuale della pace.
“Fa no... il terun!” Mi diceva in dialetto Roberta scherzando quando eravamo a letto stringendomi a lei.
Spesso come tutte le donne in vista dell’estate, in primavera iniziava la dieta alimentare, e anche io mi lasciavo trascinare da lei che era molto più ligia e perseverante di me nel seguirle. Io non resistevo ai piaceri della tavola e avevo la mia bella pancia da impiegato cinquantenne.
Come in ogni coppia, anche per noi era stato difficile mantenere una relazione stabile e
soddisfacente che poggiasse su una forte intesa emotiva e in grado di reggere le inevitabili prove (crisi) che le vicende della vita coniugale pongono.
Ci si incontra, ci si piace e si vedono solo gli aspetti positivi, e se ne immaginano tanti altri, a volte a ragione a volte no, ma tutti in modo favorevole, anche se poi la realtà non è tale.
Qualche discussione era inevitabile, come qualche litigio.
Le discussioni per noi erano un momento importante di conoscenza, ci si scontrava per opinioni diverse su come affrontare un progetto, sui comportamenti consentiti e non consentiti, sull’educazione del figlio, per il modo di vivere e anche di praticare sesso.
Roberta aveva un atteggiamento nelle discussioni animate, in cui tendeva a chiudersi in sé stessa e a non comunicare piuttosto che litigare, io invece tendevo ad arrabbiarmi e ad accusare gli altri.
Comunque ora eravamo sposati da 20 anni, il tirocinio o il rodaggio come si suol dire lo avevamo fatto, Roberta aveva impostato le sue giornate e il suo lavoro, in modo da non trascurare la famiglia.
Il nostro rapporto coniugale era diventato molto affettivo e sessualmente si era stemperato negli anni, nella famiglia, nel lavoro e nelle preoccupazioni quotidiane.
Mia moglie era timida e chiusa di carattere con poche amicizie tra le colleghe, e quasi nessuna
frequentazione sociale al di fuori della sua cerchia lavorativa e famigliare.
Non amava farsi notare, benché fosse una donna ancora piacente e desiderabile.
Pur essendo bella e attraente, aveva molto pudore e preferiva non mostrarsi, per una forma di
decenza ed educazione diceva lei, pur lasciandosi andare qualche volta nelle fantasie coniugali
giocando con me a letto.
Quel suo atteggiamento e modo d’essere, si era riflesso nel suo modo di vestire, molto sobrio,
con gonne appena sopra il ginocchio, scarpe con tacchi bassi per comodità e rappresentatività, collant, neri, carne o decorati, con sotto le mutandine, proprio come una buona mamma e moglie per bene.
Raramente e solo all’inizio del matrimonio l'avevo vista concedersi e indossare qualche
abbigliamento un po’ sexy come lo chiamavo io o spinto come diceva lei, e andare a cena da
qualche parte lasciandosi ammirare, ma lo faceva più che altro dietro le mie insistenze. Ma ora anche se ci riprovavo spesso, nelle nostre discussioni non ci riuscivo più:
“Ho un figlio maschio diciottenne ...” Diceva:” ... cosa penserebbe di sua mamma se mi vedesse
vestita come dici tu!?” Ripeteva spesso...con me che le ribadivo:
” Si tratta solo di qualche piccola trasgressione amore, si va in qualche luogo che abbiamo la certezza che non è frequentato da conoscenti …
“Eh sì! “Mi interrompeva esasperata.” Tu fai presto…!!”
"Ma Milano è grande e poi andiamo fuori! ...” Ribattevo io.” ... Milano e cintura hanno più di tre
milioni di abitanti e vuoi che siamo così sfigati da incontrare una di quelle cinquanta
persone che conosciamo noi? ... E poi andiamo da qualche parte nella periferia nord…dai!!! “
Insistevo, ma niente.
Al contrario di lei, io negli anni avevo modificato la libido e la sessualità e anche in ufficio, non visto andavo su siti porno a visionare video e immagini, avevo scoperto che mi piaceva pensare di esibire mia moglie, fantasticare su di lei e vederla ammirata da altri uomini e questo mi rendeva maggiormente orgoglioso di lei e mi eccitava moltissimo e compensavo quel rallentamento e calo sessuale che si era instaurato tra noi con quelle fantasie.
Non era stato facile accettare quella trasformazione in me, anzi da giovane ero geloso e possessivo, ero io a esortarla a vestirsi in modo decente, da moglie e da mamma. Ma con gli anni senza quasi rendermene conto, nel ménage quotidiano e nella vita routinaria ero cambiato, fantasticavo da solo su di lei e ora al contrario mi piaceva che la osservassero, che dicessero che avevo una bella moglie, che la desiderassero. Era un gioco mentale innocuo, ma che volevo realizzare per appagare quello che desideravo realmente.
Io non volevo assolutamente come molti mariti della mia età, praticare lo scambio di coppia o
tanto meno che altri facessero atti di libidine su di mia moglie o peggio, me la chiavassero mentre io assistevo mentre lo facevano. Ci avevo pensato qualche volta, ma erano pensieri lontani anni luce dalla mia mente, educazione e cultura certi propositi e poi a Roberta anche se glielo avrei proposto per scherzo di trasgredire in quel modo, non avrebbe accettato mai una cosa del genere. Già solo portarla a cena in abiti succinti era un’impresa quasi impossibile, figuriamoci proporle trasgressioni del genere ...
A me piaceva solo mostrarla, che me la guardassero, che la desiderassero, che si vestisse
provocante, in modo spinto.
Una forma di candaulesismo, una pratica, una deviazione sessuale comune a moltissimi uomini, che nasce e si sviluppa negli anni all'interno della psiche. Allora non lo sapevo, ma era ed è considerato il primo passo del cuckoldismo. Il candaulesismo è il desiderio che anticipa l'offrire la propria moglie sessualmente a un altro uomo, ed indica la pratica o fantasia umana di tipo sessuale con la quale il soggetto (il marito e quindi io) prova soddisfacimento e piacere nell'esporre le nudità della partner (mia moglie, Roberta) a persone estranee alla nostra vita comune.
Una forma di voyeurismo inverso, dove invece di provare piacere nel guardare una donna nuda, si prova nel sapere che sono mostrate e osservate le nudità della propria moglie.
Il nome deriva da una vicenda narrata nell’antichità, dove Candaule, re di Lidia (una città
dell'Asia minore), amava mostrare di nascosto la moglie nuda alla sua guardia del corpo e ai
cortigiani, provandone diletto nel farlo.
Così anch’io, avevo scoperto di provare piacere a esibire mia moglie in modo erotico e che la guardassero, e non provavo gelosia nel pensarlo e probabilmente sarebbe stato così anche nel farlo realmente, ma solo eccitazione e godimento, arrivando fino al punto di masturbarmi a quella forma di pensieri e desideri morbosi.
Per questo motivo avevo sempre cercato di spingerla ad osare un po’ di più, almeno
nell’abbigliamento, anche se, sempre con scarsi risultati.
Con gli anni, l'affievolimento graduale della nostra vita sessuale, il mio desiderio nel disinibire mia moglie Roberta era andato aumentando, non fosse altro per la speranza di riaccendere in lei quel desiderio sessuale che, come detto, era andato da parte di lei via via diminuendo.
Da tanto tempo avrei voluto vederla almeno una volta, vestita in modo provocante, ma il suo
guardaroba, era estremamente sobrio, fatto di tailleur, gonne al ginocchio o pantaloni con le
pence, camicette o top a giro collo. Il suo look sembrava non subire nessuna modifica o moda negli anni, pur ammodernandosi e raffinandosi, tanto meno la lingerie, classica, con slip e pizzo a vita alta e reggiseno a coppa piena.
“Ma perché non ti compri qualcosa di più ridotto ed erotico? “Le dicevo spesso osservandola vestirsi. Aggiungendo scherzando:” ...Con quella biancheria intima lì, sembri mia nonna certe volte!”
“Eh esageratooo!! “Rispondeva lei.
“A me non interessa la lingerie erotica, nessuno mi deve vedere sotto a parte tu, e con questa
sono più comoda!” Mi rispondeva al mio esortare a cambiare la foggia dei suoi indumenti intimi.
Quando le chiedevo di comprarsi qualche abitino un po’ sexy, lei sorrideva e rispondeva ironica: “Ma dico!! ...A cinquant'anni ti vengono in mente queste idee? … Lo sai come la penso io su queste cose!” Rispondeva. “Figurarsi ad indossare quella roba lì che dici tu!... Indumenti da puttane!” Apostrofava.
Nemmeno per noi, per gioco avrebbe indossato qualche completino o lingerie sexy.
Un giorno all'arrivo del nostro ventesimo anniversario di matrimonio, pensai di fare qualcosa di diverso con lei, di trasgredire davvero dalla routine quotidiana e parlandone con lei gli proposi: “Senti Roberta! Ho deciso per il nostro ventennale di matrimonio di fare qualcosa di
diverso ...” E prima che io finissi la frase, lei mi interruppe:
“Bene! E sentiamo cosa ti è venuto in mente ...! “Esclamò sarcastica.
“Avrei deciso...” Proseguì io” …. visto che sono vent'anni che siamo sposati, di fare qualcosa
di differente dal solito, di trasgressivo, almeno per una volta nella vita...”
“Sarebbe!?...” Chiese lei interrompendomi di nuovo.
“Sarebbe che se non mi interrompi continuamente e mi lasci finire di parlare te lo dico…” Le risposi seccato ma sorridendo.
Lei restò in silenzio, e io proseguì:
“Ho deciso di regalarti qualcosa di originale, dell’intimo, insieme a un vestitino sexy e a degli
accessori e poi dopo che l'avrai indossati, andremo a cena.”
Glielo avevo prospettato parecchie volte negli anni, ma lei aveva sempre rifiutato, però quella sera ero deciso a che accettasse.
Roberta mi lanciò uno sguardo increscioso e sgradevole per quella mia trovata, rispondendo in dialetto:
“Ti se mat!!!… Io non metterò mai quella roba lì che dici tu!” Affermò nel modo come chiamava lei volgarmente certi tipi di indumenti. Proseguendo: “Perché butti via i soldi così?... Sai che non mi piacciono e non li metterò mai e tu vuoi comprare queste volgarità!”
Restai sorpreso e silenzioso della sua reazione, non un sorriso o un gesto di partecipazione
e condivisione alla mia idea, ma solo un’offesa, e continuò: “Con tutte le spese che abbiamo, palestra di Federico, la tua moto, il tennis, la piscina e tra qualche mese bisognerà acquistare una utilitaria anche per lui e.… facciamo fatica ad arrivare alla fine mese, e tu pensi a comprare queste cose??”
“Non siamo ricchi è vero!” Replicai io con la faccia tirata dalla sua risposta, sospirando e
giustificando quelle ipotetiche spese.” Però un paio di calze a rete, un paio di autoreggenti e un vestitino sexy, credo che posso ancora permettermi di regalartelo!” Dichiarai serio.
Ma lei quando si trovava in difficoltà o non voleva fare o parlare di qualcosa, lasciava cadere sempre il discorso per non discuterne e a quel punto mi guardò con sufficienza e troncò l'argomento allontanandosi, lasciandomi lì solo con la mia idea. Non le andava nemmeno di parlarne di quelle cose.
Ma non mi persi d’animo, ero deciso in vista del giorno del nostro ventesimo anniversario di
matrimonio, mi ero impuntato, confermandole che saremmo andati fuori a cena soltanto noi
due.
Per tutta la settimana precedente fui taciturno e scontroso con lei, per problemi di lavoro e per il suo atteggiamento di chiusura alle mie idee e proposte.
Il mio comportamento si ripercosse anche con chi mi viveva vicino e non passò inosservato a
Mia moglie, che un giorno un po’ preoccupata di vedermi così inquieto e impensierito, sedendosi vicino a me sul divano, mi chiese:
“Va tutto bene Carlo? Hai qualche preoccupazione, ti vedo assorto, agitato, superficiale!”
“Si...sì…!!” Le rispose.” Le mie preoccupazioni sono i grattacapi sul lavoro, alcuni clienti non
pagano, altri hanno cambiato agenzia... e mi demoralizzo e poi arrivo qui a casa e ho altri
problemi e mi sconforto...”
“Che problemi hai a casa ??” Mi domandò stupita.
“I nostri problemi quotidiani, mi sento un incompreso...frustrato...” E troncai il discorso
guardandola negli occhi.
Lei sorrise, si alzò accarezzandomi sul viso: “Vieni la cena e pronta!” Pronunciò.
E capì che quello che mi agitava non era il lavoro, ma altro…. Il suo atteggiamento coniugale nei miei confronti.
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