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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IL SUOCERO

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Pagina vietata ai minori di 18 anni.

IL SUOCERO

 

Questa storia è la confessione di una vicenda accaduta realmente qualche anno fa in una piccola città della Sicilia orientale ai piedi dell’Etna, una cittadina calda e piena di sole, sul mare della riviera Jonica.

Un episodio famigliare mi cambiò drasticamente la vita e il modo di rapportarmi con mio marito. Vivevo sola con i miei bambini e mio suocero e un susseguirsi di emozioni, sensazioni ed eventi mi portarono a cedere nel peccato.

La solitudine e il desiderio prevalsero sulla fedeltà e il rispetto per mio marito, facendo nascere tra le mura di casa una storia incestuosa che dura ancora adesso.

Mi chiamo Rosa, sono una signora siciliana di 35 anni ... “di razza sicula “.... come dice a volte scherzando mio marito, con il viso pallido e gentile e gli occhi intensi e ammalianti di colore scuro, che lasciano trasparire un filo di timidezza sul volto incorniciato tra i lunghi capelli neri e mossi che sciolti sulle spalle mi rendono piacente e desiderata.

Sono sposata da undici anni con un marittimo, Lillo (diminutivo di Calogero), di 37 anni e

abbiamo tre figli, un maschio di dieci anni, una femminuccia di otto e un altro maschietto di

quattro anni.

Da noi la maggior parte della popolazione maschile o lavora all'estero o naviga o fanno i pescatori.

Mio marito, come i nostri nonni, suo padre, mio padre e mio fratello che sono tutti marittimi, lo è anche lui e quindi noi mogli, sappiamo vivere questa vita solitaria, lontano dalla persona che si ama.

Iniziano a navigare ancora ragazzini a 14-15 anni e smettono quando vanno in pensione, a 55-60 anni e quello è il loro mestiere per tutta la vita, navigare.

Essendo di famiglie marittime, io e mio marito fin da giovani eravamo stati promessi l’uno all’altro e nonostante questo, il nostro era stato un matrimonio d’amore, ci amavamo davvero, io lo amavo con tutta me stessa, era stato il primo e unico uomo della mia vita e con lui ho avuto due figli.

Abitavamo in una casa in affitto e i soldi che guadagnava ci bastavano appena per fare una vita decorosa. Lui faceva e fa ancora imbarchi di sei mesi e poi sbarca e torna a casa per 30 – 40 giorni per poi ripartire di nuovo.

Io come le mie nonne, mia madre, mia suocera e le mie sorelle e molte altre mogli qui in paese ero una vedova bianca, sola, con il marito imbarcato per lavoro per lunghi periodi. Una di quelle mogli che vivono la loro vita più tempo senza marito che con lui, che restano a casa a fare le casalinghe e a accudire i figli e a volte anche parenti anziani, mentre i loro consorti o

navigano o emigrano all’estero a lavorare; per riabbracciarli una o due volte l’anno, per le ferie estive o natalizie oppure dopo sei mesi di navigazione quando sbarcano.

Ma a me quella vita bastava, ci ero cresciuta, avevo visto mia madre e mia nonna come me e anche mia sorella e l’accettavo consapevole ed ero felice e fedele, come lo erano state le mie famigliari e seppur corteggiata da qualche giovane del paese, non concedevo non solo la mia attenzione, ma neanche la mia confidenza a nessuno, snobbando i corteggiatori, rimanendo una moglie seria, onesta e desiderabile senza elargire nulla a nessuno, neppure uno sguardo o un sorriso.

Attendevo con ansia il ritorno di mio marito, il mio uomo, per avere un contatto fisico, un po' d'amore e calore intimo.

La nostra abitazione era poco distante da quella dei miei suoceri, tutte le mattine passavo da casa loro e come si usa da noi, con mia suocera andavamo a fare la spesa o a passeggio e frequentavo spesso casa sua, una bella casa grande, ben arredata di loro proprietà.

“Vedrai che tra qualche anno anche tu e Lillo vi comprerete la casa, devi solo aspettare e te la farai come vuoi tu.” Mi confortava.

“Eh … magari! “Rispondevo:” È il mio sogno avere una bella casa tutta mia, ma io ho due figli

piccoli e devo pensare prima a loro che alla casa. “

“Giusto!” Mi rispondeva:” Devi essere una brava moglie fedele e una brava madre e devi saperti regolare soprattutto con il tuo corpo.”

Già parlava bene lei che aveva quasi 60 anni di controllare il corpo e le pulsioni sessuali, ma io ne avevo 25 di anni e certe sere ero piena di desiderio da arrivare a masturbarmi con le dita pensando al mio Lillo. Comunque vivevo felice, soddisfacendomi anche da sola qualche volta la notte quando non resistevo più, pensando a mio marito, come facevano tutte le mie

paesane con i mariti lontani ci masturbavamo.

Vivevo una vita tranquilla appagata, sempre nell'attesa del ritorno del mio uomo, in casa non ci mancava niente grazie a mio marito, io non lavoravo e pensavo ai figli, avevamo tutto quello che ci serviva, anche nel vestire pur non potendo fare grandi spese, non ci mancava nulla.

Con lui quand'era imbarcato ci sentivamo settimanalmente al telefono e a volte come si usava anni addietro, ci scrivevamo anche delle lettere, dove intimamente potevamo scambiarci i nostri sentimenti, insieme ad effusioni e tenerezze scritte, in una forma intima e privata.

I mesi, gli anni passavano e i bambini crescevano e io li accudivo da buona mamma. Non ero più una ragazza, ma una moglie che stava diventando adulta.

Vivevamo sereni, finché mia suocera non stette bene per problemi cardiaci e mancò

all'improvviso, aveva allora 57 anni.

Fu una tragedia, mio suocero entrò in depressione, si disperava, piangeva, non volle più andare a navigare e avendo 58 anni di età e 40 di navigazione, riuscì ad andare in pensione e si ritirò a vita privata.

Io allora ne avevo 30 di anni, mio marito 32.

I primi tempi gli stavamo vicino, cercavamo di non fargli sentire la mancanza di sua moglie, gli

preparavo io da mangiare, veniva a pranzare e cenare a casa nostra, gli lavavo gli indumenti e

glieli ridavo puliti e stirati.

A volte anche alla sera si fermava con noi.

Questo durò per parecchi mesi, mi occupavo io di lui, dei suoi bisogni, anche quando mio marito era imbarcato e spesso compravo i fiori e lo accompagnavo al cimitero da mia suocera e lo vedevo piangere sinceramente, facendomi tanta tenerezza.

Un giorno dopo che era sbarcato mio marito, durante un pranzo in cui eravamo tutti assieme con i bambini vicini mio suocero ci fece una proposta:

“Perché non venite a vivere tutti a casa mia.  La casa è grande, a me basta una stanza, tutto il resto sarebbe vostro, per voi e per i ragazzi e poi un giorno resterà a voi, è vostra. Se vuole Rosa che non le piace così, può fare anche dei lavori, risistemarla come piace a lei, a me oramai non interessa più.”

Restammo sorpresi, ma felici.

“Ma è sicuro papà? Non la disturbiamo? “Chiesi io gioiosa di quella proposta:” I bambini

giocano, fanno rumore, magari le danno fastidio!”

“Ma che disturbo e fastidio, semmai ravvivano la casa che ora sembra un mortorio, a me

piacciono i bambini e poi sono sangue del mio sangue, figli di mio figlio e questa è casa loro.”

Ci pensammo un attimo, eravamo felici di quell'invito, mi piaceva l'idea di avere una casa nostra, tutta per noi, anche con la cameretta per i figli. E poi quella casa era davvero bella, l’avevo sempre invidiata a mia suocera.

Aggiunse ancora:” Rosa se vuoi puoi rifare anche le piastrelle in bagno e in cucina non mi offendo stai tranquilla, pago io, la casa fattela come piace a te, vivremo tutti assieme, io oramai sono vecchio e quando mancherò la casa resterà a voi e ai vostri figli.”

“Che dite papà!” Risposi io:” Non fate di questi pensieri, per morire c'è sempre tempo, ora godetevi la vecchiaia con serenità.”

Felici io e mio marito accettammo e rispondemmo subito di sì e dopo aver fatto alcuni lavori di abbellimento nel bagno, nella cucina e tinteggiato tutti i muri, andammo ad abitare lì, a vivere con lui.

La casa era veramente grande e bella, una casa di quelle vecchie del centro storico rimessa a nuovo, su due piani, con camere larghe e spaziose ed i soffitti alti e a volta e tutte le comodità.

Iniziammo a vivere una vita tranquilla, non dovevamo più pagare l'affitto e avevamo la possibilità di mettere dei soldi da parte lui non voleva niente e i soldi risparmiati, potevo spenderli per me e per i figli.

Lui mi esortava ad essere bella, a vestire bene a fare onore a mio marito con la mia bellezza e

serietà.

Mi sentivo davvero felice in quei momenti, in quel periodo.

Un pomeriggio mi invitò in camera sua, aprì l'armadio e disse:

” Questi sono i vestiti e le cose di Angela mia moglie, prendili tu e indossali! ...Ci sono dei capi

molto belli, cappotti, giacche, vestiti e la taglia è più o meno e la stessa, ti andranno bene se no falli restringere, provali!”

Mi provai alcune giacche e i cappotti, anche se un po' larghe mi stavano veramente bene e una aveva anche il collo di pelliccia vera.

“Ti stanno benissimo!” Esclamò:” Sembrano fatti a posta per te, prendi tutto quello che vuoi e

portali in camera tua. Ma li devi indossare però!” Precisò.

“Si! Sono belli!” Esclamai:” L'indosserò certamente!” Risposi felice e lo baciai sulla guancia per quel regalo. Aprì i cassetti del comò pieni di biancheria intima di mia suocera, canotte, magliette, mutandine e reggiseni, calze e altro dicendomi senza tirarle fuori:

“Anche qui c’è della biancheria intima di Angela, quando sei sola guardatela, prenditi quella che vuoi… quella che ti piace e ti va bene, è tutta pulita, ce n’è anche nuova ancora nel cellofan, Angela era una donna molto pulita e anche elegante sopra e di sotto i vestiti.”

“Li guarderò con calma papà… “Dissi felice.

Presi gli abiti, le scarpe e tutto quello che aveva nell’armadio e potevo contenere nelle braccia e in più volte li portai in camera mia, dividendo quelli estivi da quelli invernali, qualcuno lo adattai alla mia misura, essendo appena un po' più magra di lei, misi anche le sue gonne e le sue camicie.

Lo scrissi anche a mio marito che fu felice:” Sono contento che ti ha regalato tutti i vestiti di mamma…”.

BIANCHERIA DELLA SUOCERA

Alcuni pomeriggi dopo, mentre mio suocero era al circolo con gli amici e compaesani a giocare a carte, entrai nella loro camera da letto, avevo il suo permesso per farlo, aprii i cassetti del comò di mia suocera e controllai sua biancheria intima che lui mi aveva regalato. Tirai fuori quasi tutto e misi nel letto, e guardai interessata le mutandine, alcune confezioni nuove e mai messe ancora nel cellofan, altre usate ma lavate e ben piegate e c’erano di tutti i tipi, classiche con pizzo, bianche o nere, non ce n’erano colorate… poi culotte, ampie e aderenti, slip in pizzo o bordati di merletto e traforati. Lo stesso per il reggiseno, classici a tessuto unito, traforati o trasparenti; a coppe piene o a triangolo. Tutta lingerie di buona fattura. C’erano anche completini intimi che non avevo   neanch’io che ero più giovane. Collant neri e colore carne, molti ancora nuovi e nelle confezioni, calze con la balza e autoreggenti di nylon seta o cotone; osservai la misura, erano leggermente più grandi di quelle che portavo io.

Trovai anche un reggicalze nero e sorrisi, non avrei mai immaginato che mia suocera lo indossasse, era osé, ma forse l’acquistava solo così, per averlo o forse gliel’aveva regalato mio suocero per indossarlo in casa oppure portarlo sotto l’abbigliamento, intanto non l’avrebbe mai vista nessuno se non suo marito.  Poi body traforati con pizzo o interi a tessuto unico, neri bianchi o beige. Pigiami a camicia da notte di pizzo, estivi con scollo a V e senza maniche, oppure invernali in flanella a manica lunga e giro collo.

Era tanta roba, buona, bella e decisi di prenderla e indossarla anche se era stata di mia suocera. Le mutandine le avrei ristrette sui lati, facendo restare l’esuberanza di tessuto internamente sul fianco, senza tagliarlo, lo stesso i reggiseni e i body, li avrei stretti dietro in modo da poterli indossare lo stesso visto che erano di buona fattura. Anche i collant e le calze, anche se mi stavano larghe sulla gamba li avrei messe. Insomma avrei preso e adattato tutto, anche la biancheria intima usata e lavata.

Frugando nell’altro cassetto sotto delle canottiere di cotone, in un angolo saltò fuori   una scatola, la aprii e vidi all’interno qualcosa che non mi sarei mai aspettata di trovare tra le cose intime di mia suocera, ma che purtroppo avevo visto anche nell’armadio di mia madre, un pene di legno, lungo, liscio e levigato con forma anatomica umana per masturbarsi…Lo osservai e rimisi a posto anche se mi turbativa. Quello era il loro maschio in assenza del marito, ma io pur sapendo di questa usanza tra le mogli come me, decisi di non usarlo mai, per questo non lo avevo in casa, adoperavo le dita come da ragazza. E per un momento pensai:” Chissà se mio suocero sa che c’è?”

Lo rimisi a posto sotto le magliette e canottiere, lo stesso con la biancheria intima sul letto, presi solo le mutandine da adattare. Quando rientrò a casa verso sera lo informai e lui mi disse:” Hai fatto bene…qui dentro questa casa tutto e tuo.”

Alcuni giorni dopo lo vidi arrivare in cucina con quella scatola in mano. “Arrossii quando la vidi, se ne accorse anche lui che disse:” Tieni… prendi anche questo, era di Angela, lo usava lei quando io non c’ero, ti aiuterà ad essere fedele a Lillo.” Ero imbarazzata ma quando me lo porse senza aprirlo, non ebbi il coraggio di rifiutarlo per fargli uno sgarbo e lo presi.

“Vedrai che Lillo non ti dirà niente …” Affermò serio:” Era di sua madre…” 

Quando se ne andò presi la scatola e la misi nel mio armadio…per evitare che i ragazzi curiosi l’aprissero e vedessero.

 

Mio suocero era felice di me e che indossassi i vestiti di sua moglie ed era una felicità sincera, senza altri scopi, proprio come un rapporto padre e figlia e anche io lo ero e con poche modifiche gli abiti e indumenti intimi di mia suocera mi stavano bene. Avevo finalmente capi pregiati, ero elegante e invidiata dalle paesane e una sera mentre i bambini erano in sala a guardare la tv e a riordinare in cucina, si presentò con un cofanetto di gioie che conteneva tutti i preziosi e gli ori di mia suocera Angela, dicendo:

“Voglio che li tieni tu! ...Che li indossi tu! ...Che siano tuoi! Prendili… te li regalo!”

E dicendo così, li rovesciò sulla tavola, cerano molte belle cose.  Erano oggetti di valore, d’oro, d'argento con brillanti e anche di corallo, tutti oggetti che le aveva comprato lui navigando, catenine, collane, anelli, braccialetti…e spille. C’era una catenina da collo lunga e grossa che arrivava al seno, molto bella che portava sempre mia suocera e aveva anche nelle fotografie, una catena d’oro con un medaglione della madonna…. Ero estasiata, incredula.

“Non posso accettare papà!” Le dissi:” Sono un ricordo di vostra moglie.”

“Proprio per questo voglio che li abbia tu:” Rispose:” Sono la sua eredità per te, anche lei ti voleva molto bene…”

Al mio nuovo diniego insistette, finché li accettai, anche perché sinceramente, mi piaceva avere qualche gioiello veramente di valore da indossare e mostrare quando uscivo e non solo chincaglieria.

Mi avvicinai contenta e lo abbracciai e baciai:

” Grazie papà! ...Farò onore ai gioielli di Angela.” Dissi

“Vedrai, quando lo saprà Lillo che li ho dati a te, sarà felicissimo.” Aggiunse e così fu, mio

marito era orgoglioso che li portassi, che indossassi le gioie di sua madre quando uscivamo assieme a passeggiare.

Come dicevo sopra, nei giorni seguenti iniziai anche a indossare gli abiti di mia suocera, assieme ai suoi gioielli, erano belli e mi piacevano, pensavo all'invidia che suscitavo nelle paesane quando mi vedevano così, ancora giovane e già elegante e ingioiellata.

Quando mio marito sbarcò e mi vide con quelle donazioni, fu contentissimo:

” Ti vuole bene come a una figlia mio padre.” Mi disse:” Sei la figlia che non hanno mai avuto…” e anch'io lo pensavo.

 

Passato un mese Lillo si rimbarcò, quando partì, mi abbracciò e baciò, ribadendomi frasi di

circostanza, di stare attenta a me e ai bambini, dicendomi:

” Per ogni cosa rivolgiti a mio padre. Lui ti aiuterà.” Risposi di sì, di stare tranquillo.

Quel giorno fu di tristezza, lo passai in casa a girare e far pulizie chiusa in me stessa mettendo in ordine per far passare il tempo e non pensare. Sarei stata dopo 45 giorni con lui, nuovamente sola per sei- sette mesi.

Alla sera in camera mia, dopo aver messo a dormire i bambini nella loro, mi guardai nuda allo specchio, ero bella nella mia tristezza e solitudine da vedova bianca, con tutti i capelli corvini tirati sulla nuca in modo disordinato, tenuti assieme da forcine, lasciando libero il collo, lungo e superbo e ciocche disordinate e cadenti.

Guardavo il mio bel viso e il corpo maturo e piacente che stava lentamente cambiando Sarebbero passati molti mesi, prima che avrei rivisto mio marito, che mi avrebbe accarezzata

ancora la pelle, che mi avrebbe baciata e fatto l’amore.

Vedevo il mio corpo nudo e vivo riflesso nello specchio, come prigioniero del tempo, che

cresceva e mutava con gli anni, da ragazza a donna … armonioso stava maturando, formandosi in pienezza nell'attesa che lui tornasse e lo prendesse nuovamente, lo rifacesse suo.

 

Passarono i giorni e le settimane e i mesi, eravamo giunti in piena estate, luglio, ed ero tornata

alla mia routine quotidiana di mamma, casalinga e di vedova bianca in attesa del suo uomo.

Con mio suocero andavo d’accordo, mi consolava e tirava su il morale, le prime settimane furono vissute normalmente, lui era sempre molto gentile e rispettoso.

Lentamente vivendo assieme iniziammo a entrare di più in confidenza, anche se io le davo sempre del lei e lo chiamavo papà come si usa da noi dai generi e le nuore.

Praticamente vivevamo assieme con i miei figli, mangiavamo insieme e abitavamo nella stessa

casa, anche se dormivamo separati in stanze diverse, ma la nostra vita era praticamente in comune e in soggiorno in bella vista per farlo contento, sul tinello misi il ritratto di mia suocera che sorrideva con la catena e il medaglione d’oro al collo che mi aveva donato.

Era passato più di un anno oramai dalla sua scomparsa.

Mio suocero non era un bell’uomo, era basso, calvo completamente e con la pancia, il tipico meridionale, il contrario di Lillo suo figlio, mio marito, che era più bello e alto di lui.

Tra noi iniziò una sorta di amicizia rispettosa, scherzando anche a tavola, parlando del più e del meno.

I pomeriggi li passava al circolo a giocare a carte, verso sera rincasava e trovava la cena pronta. Le sue giornate come le mie erano simili una all’altra, erano abitudinarie.

Notavo che ogni tanto mi guardava e sorrideva:

” Sei bella come Angela! ... “Mi diceva:” Più di lei, vestita con i suoi abiti e indosso i suoi gioielli, sembri lei.”

M i riempivano di piacere quei complimenti, li prendevo come segni d’affetto, come quelli che fa un padre alla figlia paragonandola alla madre e ogni tanto mi faceva dei regalini, come maglie, scarpe e altre cose femminili. Quando le facevo notare che spendeva troppo per me e i bambini rispondeva:” E se non li spendo per voi per chi li devo spendere?”

“Per voi papà…” Rispondevo.

“Io sto bene così… a vedere voi che state bene sorridenti e a te bella e felice…” Replicava.

“Tu devi essere fedele e seria, come lo è stata Angela con me e tu lo devi essere per tuo marito. E a un certo punto mi chiese imbarazzandomi enormemente dandomi anche fastidio con quella sua curiosità.

“Lo adoperi il fallo di Angela che ti ho regalato?”

Arrossii violentemente, non volevo rispondergli ma poi scossi la testa:” No!” Mormorai.

“Perché non ti piace? Ne hai uno tuo che ti ha regalato Lillo e adoperi quello?”

Gli risposi voltata di spalle fingendo di riordinare qualcosa:” No… non ne ho altri, ma non mi piace sostituire Lillo con degli oggetti, aspetto quando torna…” Dissi.

Capii dalla sua voce che restò stupito e forse deluso anche lui della mia risposta:” Ma come fai allora? Ce l’hanno tutte le mogli in paese e lo usano con il permesso del marito quando è lontano…”

“Lo so…” Replicai:” …. ce l’aveva anche mia madre e probabilmente ce l’ha anche mia sorella, ma io per ora preferisco così, non usarlo…” E per troncare quel discorso che mi imbarazzava non poco dissi:” …chissà forse un domani lo adopererò anch’io come tutte, ma ora no…”

“Ma è pericoloso senza… come fai, sei giovane…” Ribatté come se fosse preoccupato.

“Mi aggiusto da sola…”  E troncai quella discussione uscendo mentre lui diceva ancora:

“Ricordati, la fedeltà è tutto per una donna!” E in seguito me lo ripeté spesso. Penso che restò deluso e preoccupato a che io non lo usassi, ma io mi masturbavo con le dita, solo che non volevo dirglielo, mi vergognavo…era sempre mio suocero.

Lui, come si usa da noi, per mio marito, i miei famigliari e i paesani, esercitava una sorta di controllo paterno su di me, scoraggiando eventuali corteggiatori che avessi potuto avere o incontrare.

 

Ogni tanto notavo che si soffermava spesso a guardare la mia biancheria intima stesa, mutandine e reggiseno, li osservava con attenzione, come se li studiasse, pensai che probabilmente lo faceva perché era quella di sua moglie, mia suocera che indossavo io e pensasse a lei osservandola e forse immaginandomela addosso. Ma le consideravo manie innocenti, curiosità di un uomo maturo e vedovo che aveva perso la passione probabilmente la sessualità e niente di più.

Un pomeriggio rientrando a casa, mi vide che stavo lavando il pavimento con lo spazzolone, lo

straccio e il secchio del risciacquo vicino, avevo una vestaglia da casa vecchia, di quando ero più magra e giovane e mi era corta e stretta, ma per i lavori domestici andava bene e lo vidi con l'angolo dell'occhio che mi osservava, le forme del corpo.

Quel pomeriggio faceva molto caldo e sotto la vestaglia leggera non avevo il reggiseno, non lo

mettevo in casa con il caldo, mi dava fastidio, sudando lo sfregamento del tessuto mi irritava la cute e sotto le ascelle.

Con il caldo e il sudore alcune parti della stoffa del vestito si erano incollate alla pelle, lasciando evidenziare e trasparire di più le forme sottostanti.

Come dicevo era un vestitino leggero e stretto, di qualche anno prima che avessi le gravidanze, quand’ero più magra e mi arrivava a mezza coscia, stretto alla vita da un nastro di stoffa uguale, che metteva in risalto senza volerlo le mie forme del seno e del sedere.

Lo usavo solo in casa per le pulizie e quando mi piegavo per raccogliere lo straccio a terra o lo

risciacquavo nel secchio, saliva dietro mostrando la parta alta delle cosce posteriori, pallide e sensuali.

Quando mi accorsi che mi guardava, restai imbarazzata, feci finta di nulla, di aver finito di lavare e mi allontanai con tutto il materiale.

Ci furono altre giornate e altre situazioni del genere tra me e lui in cui percepivo i suoi sguardi di desiderio su di me, sul mio corpo, ma lui non disse mai nessuna parola o fece accenno al all’abbigliamento che indossavo, continuava a rispettarmi.

Ma anche se mi imbarazzava, li catalogavo, come desideri maschili di un uomo solo e vecchio, che non potendo più avere rapporti sessuali, si appagava con gli occhi.

 

Una sera era il compleanno di mia figlia Nunzia, facemmo una piccola festa casalinga, solo tra noi, con cena, dolci e balli. Indossavo una veste di mia suocera, leggera, chiara con fiori disegnati e chiusura davanti a bottoni che mi arrivava al ginocchio, stretta alla vita da una cintura della stessa stoffa. L’avevo ristretta troppo ed evidenziava sotto il tessuto le grosse mammelle senza reggiseno fasciandomi stretta il corpo, seguendo le sue curve e i suoi rilievi, lasciando le braccia nude, il sedere sporgente vistoso e il ventre leggermente pronunciato.

Purtroppo quel vestito l’avevo ristretto tanto senza volerlo, che lasciava intravvedere il rilievo dell'elastico delle mutandine sulla stoffa.

Bevemmo un po’, del vino buono e forte delle nostre terre che aveva portato mio suocero. Ne

bevvi anch'io che non ero abituata. Poi finito di cenare mettemmo della musica e iniziammo a ballare con i bambini, loro erano felici di giocare ballando con me e con il nonno e successivamente mentre loro, scartavano i regali portati dal nonno, noi finimmo, dietro suo invito a ballare tra noi. Lo feci con piacere, ingenuamente.

Dai balli vivaci dove muovevamo ridendo il corpo, le braccia e le gambe in modo scoordinato come i ragazzi che vedevamo alla tv, passammo ai lenti, ma ballando questi, e poco dopo mi accorsi che appoggiandosi a me contro il mio pube, premendo, strusciandolo e stringendomi, c'è l'aveva duro.

Ero sorpresa da quell'atteggiamento verso sua nuora, la situazione mi infastidiva e turbava, ma anche mi piaceva se devo essere sincera sentire la sua virilità contro di me, quasi sul mio sesso.

Ero accaldata dalla stagione estiva, era una calda serata di luglio e accalorata dal poco vino bevuto e feci finta di niente, di non sentirlo contro di me, per non trovarmi in imbarazzo e temendo di offenderlo se mi staccavo da lui e continuai a ballare normalmente.

Ancora pensando lo giustificavo: “E’ più di un anno che non tocca una donna, da quando è morta sua moglie Angela e certamente sarà stata una reazione involontaria a sentirmi contro di lui, vestita come sua moglie…”

Ma continuando a ballare diventai inquieta e taciturna, cercando di non pensare a quello che sentivo contro il pube, provando un senso di disgusto e piacere per quello che accadeva.

Diedi colpa al vino bevuto per quella sensazione piacevole e il continuare a ballare, avrei dovuto smettere subito e invece lo feci quando finì la canzone e quando smettemmo ero rossa come un peperone in viso e imbarazzata, lui invece no, non disse nulla, c'è l'aveva duro e me lo aveva fatto sentire sulla pancia mettendomi a disagio. Non immaginavo che fosse ancora virile, aveva sessant’anni, il doppio dei miei anni e pensavo che ormai fosse in quiescenza sessualmente.

Quell'episodio e quella scoperta mi avevano smarrita e disorientata, sentivo dentro me scontrarsi emozioni differenti, rabbia e dispiacere per quello che aveva fatto a me, la moglie di suo figlio, mancandole di rispetto con quel strusciamento, ma anche turbamento e piacere ad averlo sentito contro di me, accompagnate da una forma di eccitazione per l’accaduto.

Tutto questo mi rendeva triste e silenziosa. Mille sensazioni mi passavano in testa.

Al termine della festicciola, sorridendo forzatamente, con i bambini allegri e felici per i regali del nonno, ci salutammo e li portai a letto, stetti con essi aspettando che si addormentassero, raccontando loro una favola e una volta dormienti andai nella mia camera, mi spogliai e restai sola con le mutandine e misi una vestaglietta bianca leggerissima e trasparente di mia suocera, come ci avevano insegnato a noi i genitori, che non si dorme mai nude, nemmeno d’estate.

Prima di coricarmi, andai in bagno a fare la pipì, come facevo tutte le sere prima di mettermi a letto.

Mentre uscivo dal bagno, nella semi oscurità del corridoio, mi sentii afferrare per un braccio e tirare forte, era lui, mio suocero in pigiama.

“Vieni qui Rosa!” Mi disse accaldato con gli occhi fuori. “Vieni in camera mia!”

Restai incredula e sorpresa:

“Ma no! ...Che fate papà!” Esclamai, mentre lui mi toccava e mi stringeva cercando di baciarmi. “Sono la moglie di vostro figlio… di Lillo.”

Ma lui ripeteva: “Non c'è peccato tra noi! Siamo in famiglia!”

Mi sentii toccare il sedere, stringerlo e la sua mano scendere fino a dietro le cosce.

“Noo!! Che fate! “Esclamai ancora ripetendo:” Sono vostra nuora, la moglie di vostro figlio! Ci sono i bambini che dormono, potrebbero svegliarsi e vederci.”

Ma lui non mi dava retta, come un invasato, infervorato parlava da solo…

“Lo so che anche tu vuoi, l’ho sentito quando ballavamo che ti sei eccitata a sentirlo contro lo sticchiu (la figa), conosco le femmine e tu sei calda e prima che finisci con qualche altro, lo farai con me, resterà tutto in famiglia.” Sussurrò.

“Noo! Nooo! Non voglio! “Ripetei forte a quelle parole cercando di divincolarmi e porre resistenza alle sue avances e allontanarlo da me, ma lui esclamò ripetendo la mia frase:

” Ssshhh!!! Ci sono i bambini che dormono, li vuoi svegliare? ...Vuoi che ci vedono?”

Era l'ultima cosa che volevo che vedessero i bambini, la loro mamma abbracciata dal nonno che le alzava la camicia da notte e accarezzava le cosce e il sedere.  

E dicendo così, mi tirò dentro camera sua e chiuse la porta accendendo l’abatjour, iniziando a stringermi più forte,

abbracciarmi e baciarmi sul collo ripetendo:” Rosa…Rosa…Rosa…” Mentre con una mano dietro, mi alzava la camicia da notte scoprendomi il sedere e cercando l'elastico delle mutandine.

Cercai di divincolarmi dicendole:” No papà… che fate!?”

Ma lui probabilmente eccitato continuò a stringermi e lentamente e leggermente a sfiorare la pelle del sedere con la sua mano grossa e ruvida dentro le mutandine; mi accarezzava, toccava e stringeva delicatamente il culo.

Era la prima volta che mi accarezzava un uomo che non era mio marito, ero confusa, schifata ed eccitata, e mi piaceva.

Mi spinse e mi getto sul letto, non ebbi la forza di reagire, mi sembrava incredibile quello che stava succedendo, che mio suocero mi facesse questo. Ero turbata, sconvolta e avevo paura, ma ero anche eccitata e mi piaceva farmi toccare e accarezzare da un uomo, anche se era lui.

In un attimo mentre ero sdraiata tirò su la camicia da notte, prese l’elastico e mi tirò giù le mutandine fino alle ginocchia. Io mormoravo:” No… no... non voglio…” Ma con una mano mi spinse giù con il tronco sul letto abbassandole con l’altra fino ai piedi e togliendole e togliendole anche se scalciavo.

Era agitato, accalorato, sudato.

Appena mi rimosse le mutandine, abbassò le sue, facendo comparire al chiarore della luce sul comodino, il suo pene. Ce l'aveva dritto come un'asta e tanto duro, che non gli stava più nelle mutande uscendo fuori in alto.

In un attimo tirò giù il pigiama e abbassando le mutande lo fece uscire completamente, eretto e oscillante, con la pelle rugosa e vasi venosi sopra.

 A quella vista fui sconvolta… il desiderio contro la mia volontà mi prese il corpo e la voglia cresceva in me.

“No che fate papà!... Fermatevi! Sono vostra nuora.” Lo implorai guardandolo e vedendo il suo cranio calvo imperlinato di sudore.

Ma continuava a frugarmi sopra le cosce e il sesso e sotto la camicia da notte il seno.

Attorno a noi tutto era silenzioso, la luce soffusa dell’abatjour era sensuale ingigantendo la sua ombra sul muro e sentivo le sue dita frugare il mio sesso peloso.

Avevo le palpitazioni e l'eccitazione mi faceva perdere la razionalità, quella poca che può avere una giovane donna sola e in astinenza sessuale da parecchio tempo.

Il mio viso avvampò di calore per reazione, fui presa dal batticuore, dalla paura e dalla vergogna di essere toccata da mio suocero.

Lo sentivo respirare forte, mentre tenevo gli occhi chiusi.

Per alcuni secondi che mi sembrarono una eternità, non sentii nessun rumore, solo il suo respiro e le sue mani che mi frugavano. Avevo il viso congestionato dall’emozione e dal calore, stavo per perdere il senso del limite.

Avvertivo distintamente il suo respiro farsi sempre più affannoso.

Passò la mano sopra il mio sesso, tra il nero dei peli e il biancore della pelle sottostante, li

accarezzò e sfiorò la fessura con le dita facendomi fremere.

Muovendo il dito medio mi accarezzò le grandi labbra vaginali, diventate involontariamente umide, gonfie e pulsanti dall'eccitazione e desiderio di quello che non volevo accadesse. Io restavo ferma, immobile, non reagivo più…

Con il medio continuò ad accarezzarmi lentamente e superficialmente il pelo folto e arruffato,

spostandolo quel tanto che permise alla sua grossa falange di spingere ed entrare dentro la mia fessura già umida.

Spinse tra i peli e la sentii involontariamente di riflesso al piacere di quella spinta dischiudersi, lasciando entrare il dito completamente e mi penetrò.

” Sei bagnata! “Mormorò con la voce roca ansimando.

Avrei voluto sprofondare dalla vergogna, ma era vero purtroppo.

“Sei già tutta bagnata! Non mi sbagliavo, mi vuoi anche tu.” Ripeté.

Non risposi, restai in silenzio.

Lui nudo e sudato si sdraiò su di me che anche se eccitata ero incredula e sbalordita da quello che accadeva. Tenevo le gambe unite in un senso di pudore, avvertivo la sua asta con la cappella calda contro la mia pancia tra la sua e la mia e lo sentivo lungo e carnoso.

Non so perché, ma per reazione mi eccitai di più, il suo cazzo duro nonostante l’età, premeva

forte sul mio ventre, sembrava volesse esplodere.

Restai passiva ad occhi chiusi sdraiata, sentendo le sue mani che mi allargavano le gambe e si metteva tra loro, bloccandole aperte con il suo corpo in quella posizione divaricata.

Sapevo cosa voleva fare e non lo impedivo, oramai silenziosa attendevo…

Non riuscivo a muovermi e dalla tensione respiravo a fatica, fra la sua morsa e l'eccitazione che mi stava assalendo.

Era in mezzo a me a gambe larghe, tutte e due coscienti ed eccitati da quello che stava per

accadere. Sentivo tra la luce fioca dell’abatjour che lo appoggiava sui peli e la sua cappella strusciarsi sopra e mi piaceva.

Lo fece più volte lentamente passare su e giù sulla mia fessura, sfregandolo, probabilmente le

piaceva, dando piacere anche a me.

Era diverso dal modo di fare sesso di mio marito, ma mi piaceva di più.

La sua pancia premeva contro il mio ventre e avevo sempre gli occhi chiusi come ad estraniarmi, a dissociarmi, a negare quello che stava accadendo.

Poi lo fermò e lo sentii appoggiare tra i peli al centro della figa, pulsante, calda, bagnata e già

dischiusa.

Lo teneva fermo con la mano tra le mie grandi labbra.

“Ora ti fotto! (chiavo)” Mormorò nel nostro dialetto.

Restai in silenzio, passiva ad attenderlo incoscientemente desiderosa.

Lo appoggiò sulla fessura, spinse e sentivo le mie labbra vaginali aprirsi alla forza della sua

cappella, penetrando in me, tutto fino in fondo, facendomi sussultare e inarcare, iniziando a

muoversi con foga avanti e indietro.

Quando lo infilò tutto, ebbi un sussulto, un gemito forte, e anche lui dopo anni di astinenza

sessuale si inarcò, mentre con le mani, una sul sedere e l'altra sulla schiena mi tirò verso lui

brutalmente, abbracciandomi e baciandomi.

Ero passiva ed eccitatissima. Non pensavo a niente.

Nella foga tirò giù le spalline della camicetta da notte, che ormai sotto era arrotolata

all’ombelico, lasciando uscire le mammelle grosse e gonfie ai respiri ansiosi che avevo e le accarezzò, baciandole e leccandole, iniziando a muoversi dentro di me e a chiavarmi...

 Lo sentivo duro dentro di me, più voluminoso di quello di mio marito, era bello quello che provavo, erano quattro mesi che non praticavo sesso, da quando si era imbarcato mio marito, e morivo dalla voglia di averlo e lo sentivo tutto dentro di me bello duro e grosso, più di quello del mio Lillo, mi sentivo piena internamente e mi piaceva.

Scoprii che mio suocero era ancora un uomo attivo e capace di avere rapporti sessuali, non lo avrei mai creduto.

Mi stringeva forte con le braccia, muovendosi dentro di me. Parlava in dialetto con dei sussurri.

“Sei bella Rosa! Sei la mia Angela e ti voglio. Da oggi sarai sempre la mia Angela…Stringimi e baciami, ti farò godere come facevo godere lei.”

Come in trance ubbidivo, seguivo quello che mi diceva lui in silenzio, lo stringevo e baciavo, ero eccitatissima e sconvolta, stavo chiavando con mio suocero.

All’improvviso avvertii un gran calore nella pelvi e inconsciamente ansimando iniziai a muovermi con il bacino verso di lui, prima lentamente, poi sempre più veloce, mentre mi stringeva e mi baciava le spalle, il collo e il viso sussurrandomi parole dolci.

Cominciò a baciarmi con la lingua in bocca e io ricambiai sentendo il gusto della sua saliva calda che aveva ancora il sapore del vino.

Avvertivo sempre più un forte calore sprigionarsi dentro di me dalla figa e diffondersi in tutto il corpo, mi piaceva quella sensazione e lo strinsi a me abbracciandolo e avvinghiandomi a lui, iniziando a godere e gemere.

Ero infervorata, non eroo più io, godevo contenta, ansimavo e lui capiva che provavo piacere.

Continuai a muovermi sempre più veloce con il bacino andando contro il suo e ai colpi

Vigorosi del suo cazzo dentro la mia figa.

In un godimento crescente portai le mie cosce attorno ai suoi fianchi pieni e grassi, stringendoli e i piedi sopra i suoi grossi glutei, spingendolo con i talloni verso di me verso me, partecipavo.

Confusa ed esaltata godevo, sentivo la figa in fiamme e allo stesso tempo fracida di umori sguazzare a ogni colpo che mi dava con il suo cazzo e crescere in me il desiderio di essere accarezzata da altre mani che non fossero le mie o quelle di mio marito.

Con gli occhi chiusi non capivo più niente, gemevo solo tanto ero accalorata e coinvolta.

Xxxxx L'astinenza e il desiderio mi avevano giocato un brutto scherzo, avevano scavalcato il mio pudore, la mia vergogna, la fedeltà e il rispetto che avevo per mio marito, lasciandomi concedere il corpo a suo padre.

Ansimando e gemendo, sentivo gli spasmi della mia vagina stringere il suo grosso cazzo, in un

godimento mai provato prima.

Sentivo la sua grossa pancia contro la mia e a ogni colpo che dava spingerla in alto e farmi dondolare sul letto. Mio suocero era brutto e grasso, non mi era mai piaciuto fisicamente, ma in quel momento per me era un adone, lo desideravo e amavo e mi lasciai andare allargando di più le cosce e ricevendolo tutto dentro me, era il secondo uomo della mia vita dopo suo figlio, ed era meglio del primo.

L'amplesso durò intensamente una decina di minuti, e dopo i godimenti mi arrivò l'orgasmo, forte e brutale, fremendo e tremando tutta mi esplose dentro, facendomi gridare e stringerlo forte a me. Mi inarcai aggrappandomi a lui, accarezzandolo dappertutto e baciandolo sul viso, lasciandomi trascinare in quelle emozioni e sensazioni peccaminose ma piacevoli, un:” Siiiiii!!! “Seguito da un:” Aaaaahhhhhhhhh!!!!!!” Liberatorio uscì incontrollato dalle mie labbra, mentre il mio corpo sussultava preso dalle scosse di godimento dell’orgasmo.

Fu un rapporto intenso e brutale, ma molto piacevole, fino all'orgasmo che non avevo mai

provato così intenso e profondo, ne ero estasiata!...

 L'astinenza si era fatta sentire all’improvviso, forte e incontrollata e il desiderio era prevalso sulla mia fedeltà e il rispetto per mio marito. Non lo sapevo ancora, ma da quel momento non sarei stata più una vedova bianca o almeno, lo sarei stata solo in apparenza, per gli altri.

Anche lui si irrigidì e dopo avermi dato colpi veloci e profondi, lo tirò fuori all'improvviso e mi

venne sulla pancia, macchiandola con il suo sperma caldo. Quando tirai su la resta e vidi bene il suo cazzo restai sorpresa, era fatto in modo strano, lungo, duro e un po' storto da una parte, con una cappella molto grossa. Restai ansimante a guardarlo. Lui si girò a pancia in su mettendosi poi di fianco verso me. Mi aveva preso dentro la sua camera, sul suo letto matrimoniale, dove amava anche sua moglie Angela, mia suocera.

Eravamo fracidi di sudore, stanchi e sfiniti e restammo così fermi vicini per qualche minuto ansimando entrambi, mentre lui mi accarezzava i capelli e con il fiatone mi baciava il viso.

Nessuna parola, solo il nostro respiro e il caldo ci avvolgeva.

Poco dopo come un capo sussurrò:” Vai a lavarti e non sentirti in colpa, è un nostro segreto, una cosa di famiglia, non è un tradimento. Non devi parlarne con nessuno, tanto meno con Lillo, lui non deve sapere, è tuo marito.”

Andai a lavarmi e non tornai più in camera da lui, ma andai in quella dei bambini. Li guardai con le lacrime agli occhi. Quello che avevamo fatto era indecente, avevo tradito mio marito con suo padre e mi ero lasciata andare provandone piacere.

Fui subito presa dal rimorso, mi sdraiai vicino ai miei figli e li abbracciai piangendo

silenziosamente, vidi lui sulla porta guardarci in silenzio e poi andare via.

Ero sconvolta e confusa, pentita per essere stata di mio suocero e aver goduto con lui.

Ci pensavo e ripensavo, mi era piaciuto, avevo goduto e questo mi dispiaceva, mi sentivo in

colpa ad aver tradito mio marito, soprattutto con suo padre. Non lo sapevo ancora, ma da quella sera sarei diventata la sua donna, la sua Angela.

 

La mattina dopo mi svegliai presto e preparai la colazione ai bambini e a mio suocero come ogni mattina.

Lui entrò in cucina mentre preparavo, abbassai lo sguardo vedendolo arrivare, avevo timore ad incrociare il suo e guardarlo negli occhi.

“Buongiorno Rosa!” Disse, mentre i bambini a tavola avevano già iniziato a fare colazione con latte e biscotti.

“Buongiorno papà!” Risposi come ogni mattina, ma esitante e inquieta.

Si sedette a tavola e facemmo colazione tutti assieme, nessuna parola, solo sguardi sfuggenti.

Passarono alcuni giorni, tutto sembrava essere tornato normale, quello che era accaduto sembrava un episodio isolato, dimenticato, la nostra vita aveva ripreso come prima.

Finché una sera, finito di cenare, mentre lavavo i piatti e i bambini guardavano la televisione mi si avvicinò alle spalle sussurrando:” Stasera ti aspetto!”

Non dissi nulla, fui presa da una scossa, una sorta di panico e desiderio, mi girai e lo guardai negli occhi silenziosa, quel comando mi aveva eccitata.

Non risposi, continuai a lavare i piatti, ma quella sera ci andai, tornai in camera sua.

Misi a letto i bambini e dopo che si erano addormentati andai in bagno a rinfrescarmi, faceva molto caldo anche alla sera in quel periodo.

Dopo avere fatto toilette e i bisogni serali, all’uscita dal bagno vedendomi passare davanti alla sua porta aperta mi chiamò:” Rosa!... Vieni qui!” Disse. Aveva un modo di fare autorevole che mi turbava e come un automa entrai in camera sua con la camicetta da notte leggerissima e lui alla luce dell’abatjour sdraiato sul letto mi guardava.

“Spogliati!” Mi disse:” Levati la camicia da notte, ti voglio vedere nuda!”

Ero a disagio ma eccitata da quel suo modo di fare deciso e autoritario, dai suoi comandi…

Lo feci, il desiderio di provare piacere ancora con un uomo era tanto e poco mi importava se fosse mio suocero. Tolsi la camicetta da notte sfilandola dalla testa a braccia alzate e restai nuda a contemplarmi allo specchio dell'armadio vicino a me, a guardare il mio corpo adulto che avrei offerto di nuovo a mio suocero, quello specchio dove probabilmente nelle notti calde d’estate, anche mia suocera eccitata si rispecchiava nuda quando era in vita, nel vedersi sfiorire nei giorni, mesi, anni la sua bellezza femminile. E intanto lui mi osservava, in quello specchio, dove si specchiava anche mia suocera Angela, sua moglie.

Mi guardava il seno gonfio e i capezzoli turgidi muoversi ai respiri affannati, le curve dei fianchi pieni e il triangolo rovesciato di peli nerissimi che avevo tra le cosce.

Guardai ancora anch’io il mio corpo riflesso, il seno materno e pallido con i capezzoli rosa dritti e duri, alzarsi e abbassarsi sotto i respiri eccitati.

La forma risaltante della fessura del mio sesso, traspariva da sotto il grande cespuglio di peluria nera che la copriva, era dischiusa, luccicante dei miei umori vaginali a quella situazione, pulsante e in attesa di lui.

Quel triangolo irregolare di peli folti e neri, brillanti dal piacere dell'umidità vaginale e delle sue secrezioni, sembrava rugiada sopra fili di erba.

Mentre lui in silenzio sempre sdraiato mi osservava, mi guardai ancora a lungo riflessa, era la prima volta che vedevo da vicino la mia figa eccitata, palpitante di desiderio e di maschio e piena di voglia.

Vedevo il seno prosperoso, che fino a poco anni prima aveva allattato i miei figli, era candido,

incastonato in un corpo semplice che si stava riempiendo, ma attraente, che mostrava le sue forme provocanti e desiderabili.

Senza dire nulla mi sdraiai nel letto affianco a lui, dalla parte dove dormiva mia suocera, senza coprirmi, restando nuda a sua disposizione.

Ero eccitata e timorosa da quella situazione che si era creata, che mi piaceva e mi attraeva.

Lui sdraiato al mio fianco si girò verso me e iniziò a baciarmi in bocca e con la mano ad accarezzarmi la figa sopra i peli umidi.

“Sei già bagnata!” Mormorò, ed era vero.

” Sei una femmina calda come tutte le donne siciliane e quando sentì avvampare il fuoco nello

sticchiu (figa), ti scordi di tutto, anche del marito.” Esclamò sorridendo pur sapendo che era suo figlio, proseguendo: “E ti lasci andare al piacere che ti pervade. Sei un femmina calda! “Ripeté:” Una buona siciliana di razza e hai l'Etna in mezzo alle cosce che ti incendia la figa… e tuo marito non c'è”!

Meglio così!” Continuò: “Se avresti ceduto a qualche conoscente sarebbe stato molto peggio.

Lillo sarebbe stato "beccu" ...(cornuto) di qualche suo paesano, con il rischio che lo avrebbero

saputo in paese e sarebbe stato disonorato. Almeno con me è tutto in famiglia e nessuno saprà nulla!”. Precisò.

Io non risposi ero ferma e infervorata.

Mio suocero, allungando una mano, come se fossi sua moglie, mi accarezzò il seno sinistro,

che sentiva caldo e gonfio, vi lasciò la mano sopra qualche secondo, sentendo sotto di essa il capezzolo turgido e il mio cuore battere forte e veloce come impazzito.

Poi la sua mano grossa e ruvida riprese ad accarezzare la pelle chiara e marmorea, con alcune

venuzze azzurre che nel pallore mi comparivano nel seno, contrastando con il bianco candore della mia mammella materna ed erotica, che era sempre stata protetta dagli sguardi degli uomini e dal sole, la penombra della stanza.

Provavo un piacere incredibile a farmi toccare e accarezzare il seno.

Quando le sue grasse dita sfiorarono il margine dell'areola e il capezzolo, ebbi un sussulto violento.

Sobbalzai chiudendo gli occhi.

“Ti ho fatto male? “Chiese

“No! Niente! “...Risposi riaprendo gli occhi.

“Ti piace?”

Non parlai, annui con il capo.

Ero una giovane donna e il mio corpo ribolliva solo ad essere sfiorato dalla mano di un uomo e non importava se fosse vecchio o giovane, importante era che mi accarezzasse come stava facendo lui con dita ruvide, ma in modo dolce e delicato sulla mia pelle di donna calda e fremente. Mani maschili, che ogni femmina sola nelle sere solitarie vorrebbe sentire sul suo corpo, che rimuovevano l'astinenza e accentuavano il desiderio di sesso, la carnalità, la passione in me, facendomi dimenticare il rispetto e la fedeltà per mio marito.

In un attimo involontariamente mi trovai prigioniera della voglia sessuale che si stava

trasformando in smania di piacere. Vergognandomi.

Fui io che mi avvicinai a lui, che eccitato mi accarezzò sul ventre e sulle spalle questa volta con la luce accesa per sua volontà in modo da potermi vedere in volto e ammirare le mie nudità vicino a lui:

” Bella! ...Bellissima !!” Mormorò baciandomi sul seno.

Con una mano mi sciolse il nastro sui capelli e li sparse sul cuscino, annusandomi essendomi appena lavata e profumata e mi piaceva essere ammirata e complimentata da lui, mi

soddisfaceva interiormente essere desiderata da un uomo, mi inebriava il suo sguardo senile e autoritario, lo baciai anch’io e lo strinsi a me accarezzandolo sulla pelle.

Ero nuda, seducente, piacente e invitante, calda e infuocata, l’Etna dentro di me iniziava ad

eruttare voglia e desiderio.

Accalorato mi disse: “Toccamelo!”

Allungai la mano su quell'asta ormai dritta e dura e l'accarezzai più volte ricordandomi quante volte, sola nel letto la notte, lontana da mio marito, avevo desiderato di averne una così, vera e viva.

Lo toccai e sfiorai. Lui mi divaricò le gambe e si mise tra di esse, cercò il mio sesso, la fessura tra i peli con le dita, le insalivò e ne bagnò l’entrata, subito dopo sentii la sua pancia su di me, su il mio addome e il glande premere tra le grandi e piccole labbra vaginali, le sentii dischiudersi e alla sua spinta aprirsi e il sesso entrare. Mi inarcai d’istinto ad avvertire la sua intrusione in me, lo baciai in bocca per poi perdermi tra le sue braccia, lasciandomi penetrare in profondità, godendo di lui fino all'orgasmo e togliendolo velocemente dalla vagina riversò il suo seme sul mio ventre.

Iniziava così la nostra relazione...

Da quella sera settimanalmente, avemmo rapporti sessuali, lui mi avvisava in cucina e io dopo

aver messo i bambini a dormire andavo in camera sua e lo trovavo a letto nudo o coperto da un lenzuolo.

Il tempo passava e il nostro legame incestuoso si intensificò. C'era complicità è confidenza tra

noi, i nostri rapporti sessuali erano diventati più intensi, ma abituali e serali, come se fossimo marito e moglie.

Incominciò a giocare con me e a farmi scoprire cose inconsuete, insolite, che aveva imparato

Navigando sulle navi e quando nei porti andava nei bordelli con le prostitute.

Ero diventata la sua amante.

Tutto era rigorosamente segreto, in casa, senza che nessuno sapesse o sospettasse nulla.

 

I rapporti sessuali tra noi si susseguirono anche quando sbarcò mio marito, quando usciva e andava al circolo anche lui o a pescare con gli amici, ci appartavamo non visti dai bambini. E facevamo sesso, mi chiavava.

Mi dava più piacere mio suocero anche se era vecchio e brutto, che farlo con mio marito con cui a volte fingevo, non godevo quasi più con lui, ma gli volevo sempre molto bene.

Ero diventata la donna di mio suocero, la sua Angela e anche se avessi voluto, non ero capace di ribellarmi.

Una sera ero mestruata ed è usanza in Sicilia che con una donna mestruata non si fa sesso, non

bisognerebbe neanche toccarla, alcuni dicono che porta male, ma mio suocero se ne fregava e mi portava a letto lo stesso, mi accarezzava e baciava, come aveva fatto con sua moglie.

Una sera che le davo la schiena e avevo scoperto davanti ai suoi occhi il mio sedere, mi chiese:

" Te la mai fatto il culo Lillo?” Restai sorpresa e imbarazzata da quella domanda inaspettata.

“No! ...Che dite? ...Mi rispetta! “Risposi seria, aggiungendo:” Che domande mi fate?”

“Non ci ha mai provato? “Domandò ancora.

“No non l'ha mai fatto! “Continuai:” Ci provò qualche volta, ma mi faceva male, avevo paura, ero spaventata e così non provò più, si accontentò davanti.” Gli dissi.

Stette un attimo in silenzio e poi esclamò deciso:

“Provo io!! ...Girati bene !!”

" Come? “Risposi stupita e intimorita.

" Si, fammi provare a me.” Ripeté lui

“No!! No!!...Infilarlo nel culo no! ...Non voglio!” ...Esclamai spaventata.

"Dai!! …Fammi provare!” Insistette lui.

" Mi fai male papà, non è piccolo il tuo, ce l'hai più grosso di quello di Lillo.” Dissi io.

Ma lui con tono padronale insistette:

” Girati! Fammi provare!... Io lo so fare il culo, lo facevo anche a mia moglie Angela quando

sbarcavo e a bordo, c’era il ragazzo di cucina che si appartava in cuccetta con me e lo inculavo quasi tutti i giorni.” Aggiungendo per incoraggiarmi: “Se senti male smetto subito!”

Cercavo intimorita di farlo desistere, quasi pregandolo.

Si girò verso me e mi guardò in silenzio:” Vedrai che poi piacerà anche a te e lo rifarai.” Mi

confortò.

Forse eccitata dalla proposta e insistenza di provare non dissi di no, risposi solo:

“Ma se sento male?... Lillo ci ha provato molte volte, poi ha smesso rassegnato.”

“Proviamo!! Io non sono Lillo, lo so fare il culo, se senti male mi fermo e smetto subito.” Rispose sicuro.  

Lo osservai con uno sguardo indeciso, interrogativo, pensando:

” Intanto non ci riuscirà. Non c'è riuscito suo figlio che è giovane e ce la più piccolo, figuriamoci se ci riesce lui.”

Sospirai ed esclamai:

“Va bene! ...Proviamo” Quasi con un tono di sfida precisando:” Ma se sento male smetti subito.”

“D’accordo! Te lo prometto! Ma vedrai che non sentirai male, ti farò godere!” Rispose mio

suocero sicuro di sé.

Senza dire altro mi fece girare a pancia in giù, appoggiandomi il viso voltato di lato sul materasso, mettendomi un cuscino piegato in due sotto la pancia, alzandomi il sedere in aria con le gambe divaricate.

” Ecco mettiti così!” Disse mettendomi bene in mostra il sedere e i fianchi e posizionandosi dietro me con il cazzo già duro.

Ero in quella posizione sconvolgente, volgare e indecente, ma molto eccitante in

quell'atteggiamento animalesco.

Mi allargò il solco profondo del culo, aprendomi bene le natiche, sentivo che mi passava le dita

piene di salive sull’ano, su il mio foro chiuso, ancora vergine, entrando appena dentro con la

falange, facendomi irrigidire e inarcarmi per reazione.

“Mi lubrificò con la saliva, come quando chiavavamo.” Lo stesso con il suo cazzo, sì sputò sulla mano abbondantemente più volte e la passò sulla cappella e sull'asta lubrificandolo.

Mi piaceva sentirmi accarezzare l’ano, era una sensazione nuova.

Ero pronta !!... A pecora!! Come si usa dire.

Lo appoggiò durissimo e dritto sull'ano aprendo bene le natiche corpose e tenendomi per un fianco con una mano, con l'altra lo spinse lentamente, fermandosi e spingendo.

“Ti fa male ora? “Chiese ansioso di infilarlo.

“Un po’! Ma entra? “Domandai preoccupata.

“Entra!... Entra! ...Stai tranquilla.” Rispose deciso.

Quando lo ebbe puntato, mi tenne ferma per i fianchi e mentre lo spingeva dentro mi tirava verso di lui facendomelo entrare lentamente, mentre sussultavo gridando dal dolore.

“Sssssssshhhhhhhhhhh!!!! Che svegli i bambini se gridi!” Mi ammonì.

“Mi fai male! ... Mi fai male!” Lo supplicai:” Smettiamo!”

“No! “Rispose:” Morsica il lenzuolo così senti meno male e non gridi.” Mi esortò, continuando a

spingere.

Ebbi un sobbalzo dal dolore quando lo sentii entrare, sembrava che mi spaccasse tutto dentro, lo implorai di smettere:

“Ahi! Ahi! ...Fermati!... Fermati !!... Mi stai facendo male!!”

La sua cappella tra grida e sofferenza era ormai entrata e non mi dava retta, eccitato continuava a

spingere infilandone dentro quasi metà, tenendomi ferma per i fianchi, in modo che non potessi scappare in avanti; iniziando a muoversi piano avanti e indietro, fino a incularmi, penetrandomi completamente, facendomi dimenare per cercar di fuggire, mentre morsicavo il lenzuolo fino a strapparlo per attenuare il dolore.

Mi inculava lentamente aumentando il ritmo e la velocità, facendomi provare alcuni minuti

dopo ...piacere.

Era vero, lo sapeva fare.

Iniziai a godere e muove il culo anch’io, nodeggiandolo, pressandolo indietro.

Sentivo il suo cazzo spingere il buco stretto e allargarlo per sempre, facendolo contrarre

spasmodicamente ogni volta che si muoveva.

Mi aveva sverginata e io sentendomi inculata, mi sentivo sottomessa a lui, come lo ero stato per tanti anni a mio marito.

Mi prendeva come una cagna, che godeva e guaiva .... godeva e gemeva, continuando a

morsicare il lenzuolo, non più dal dolore, ma dal godimento.

Mi piaceva al punto da spingere il culo verso di lui, per sentire meglio il suo cazzo grosso dentro.

Mi inculò per alcuni minuti, poi eccitato mi venne dentro, tra il piacere di tutti e due.

Quel rapporto anale, quella svaginazione, mi aveva sottomessa psicologicamente a lui, mi

sentivo posseduta, domata e sua.

Da buona siciliana era diventata felicemente assoggettata al mio nuovo uomo. Mio suocero

Ci incontravamo sempre una volta alla settimana.

Da quella volta avemmo anche rapporti anali oltre che orali. Molte volte i nostri rapporti sessuali iniziavano, chiavando, per finire in rapporti anali, inculandomi con passione, dove lui poteva liberamente venirmi dentro.

E fu per questa abitudine di venire liberamente dentro di me inculandomi, che una volta presi dal piacere, mi venne anche davanti.

Quando c'è ne rendemmo conto fui spaventata:” Diooo!! Sei venuto dentro! ...Posso rimanere

gravida!” Esclamai.

Ma oramai era tardi. Restò pensoso:” Tra una settimana sbarcherà Lillo “Disse:” Cerca di fare in modo di fargli credere che sia lui che ti vene dentro. Resterà tutto in famiglia” … Così feci.

Due mesi dopo mi accorsi di essere restata incinta, per fortuna coincideva con il periodo in cui mio marito era ancora a casa. Lui si era già imbarcato, gli mandai un telegramma dandogli la notizia e mi rispose felice, dicendomi che se era maschio, lo avremmo chiamato come suo padre. E così fu.

Ora abbiamo tre figli e vivo quello strano triangolo.

Mio marito continua a navigare e io ho l'amante in casa nella figura di mio suocero.

Rosa.

 

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