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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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STORIE IGNOBILI
PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI.
BATTONA PER GIOCO.
Buonasera, mi chiamo Antonella, ho 45 anni, sono un medico chirurgo specializzata in radiologia, che professa in un grande ospedale della riviera ligure e voglio rendere pubblico nell'anonimato un avvenimento succedutomi qualche anno fa, di cui me ne vergogno sentitamente e che ha cambiato radicalmente il mio essere, e i rapporti con mio marito.
Un’allegria, un gioco con una piccola trasgressione si è trasformata in una tragedia.
Siamo sposati da più di 20 anni, appena mi ero laureata.
Mio marito, medico anche lui, ha cinque anni più di me, cinquanta e abbiamo due figli che frequentano il liceo. Ci amiamo ancora come i primi anni, seppur ora il nostro rapporto con il tempo è cambiato diventando tenero ed abitudinario.
Mi curo molto nell'aspetto e nella persona e mi mantengo tonica giocando a tennis i fine settimana o facendo anche saltuariamente qualche pomeriggio che sono libera un’oretta di cyclette e assieme alla dieta ottengo dei risultati soddisfacenti.
Mi reputo una donna gradevole e attraente, di statura normale, bionda con capelli lunghi che mi cadono sulle spalle, sono sempre morigerata e seria, anche per la professione che svolgo, ma quella sera complice il vino e il caldo, eravamo allegri.... ma leggete e valutate voi.
...Era il mese di luglio, un sabato sera.
Vivevamo in una fase routinaria della nostra vita.
Eravamo stati a una cena di matrimonio di una mia collega nel basso Piemonte e mentre
ritornavamo in giù verso casa nostra in Liguria, decidemmo di non prendere l’autostrada, ma di fare la statale.
Non l'avevamo mai fatta e volevamo viaggiare tranquilli senza la tensione della guida autostradale, prendendo un po' d'aria fresca, vista la nostra allegria dovuta a qualche bicchiere di vino di troppo, che si beve sempre a queste feste e soprattutto avere la possibilità di fermarci in qualsiasi momento lo avremmo voluto per qualsiasi necessità.
In fondo, avremmo allungato solo di mezz'ora il tempo del nostro viaggio.
Ridevamo e scherzavamo tra noi, eravamo allegri della bella serata trascorsa...
Io avevo un abbigliamento particolarmente sexy quella sera, un vestitino leggero di seta nero, molto scollato con spalline sottili, lungo fino a metà coscia e una giacca rossa dello stesso tessuto stretta sulla vita e leggermente svasata sui fianchi
Il modello del vestitino era classico ed era stato creato da Coco Chanel, una vera icona di stile. Lo indossavo con orgoglio e ostentazione, era leggero e quasi trasparente lasciando trasparire sotto il tessuto il segno del reggiseno e delle mutandine e la loro fattura decorata che mi dava eleganza e sensualità anche intimamente.
I capelli sciolti sulle spalle e alcune gioie al collo, ai polsi e alle dita completavano il mio look.
Quella sera ero stata al centro dell'attenzione di tutti durante la cena.
Nonostante i miei 45 anni, mio marito mi diceva che ero bellissima e stavo molto bene vestita così, che ero una delle più affascinanti alla festa. Ero felice che lo dicesse, mi faceva sentire amata e sua.
Erano circa le 23 e percorrevamo la statale, tra il silenzio e il buio della sera inoltrata con l'aria fresca che entrava dai finestrini aperti a spettinarci e a rinfrescarci, si guidava bene a quell'ora e mio marito era rilassato, poche auto in circolazione e ogni tanto incontravamo qualche paese e tra l'uno e l'altro nessuno, qualche automobile ferma sui bordi stradali e campagne o boschi. Eravamo giunti quasi in Liguria.
Mentre sfrecciavamo sulla strada provinciale parlando del più e del meno delle nostre faccende famigliari e professionali e anche di noi, passammo davanti a delle ragazze che si prostituivano, delle battone e io guardandole, curiosa esclamai:
” Dioooo!! Sono tutte giovani! Chissà perché lo fanno e quanto chiedono?”
“Cinquanta euro. “Rispose subito mio marito.
Mi voltai di scatto stupita, guardandolo in volto e chiedendogli:” Come fai a saperlo? ...Ci sei stato? ...”
“No! No!” Rispose giustificandosi:” Non andrei mai con una prostituta e specialmente da strada. Con una donna come te, anche se tiepida non ho certo bisogno di andare con loro.” Affermò.
“Allora come lo sai? “Domandai curiosa, seria e invadente.
” Lo so perché lo ha detto un mio collega separato che ci è andato la settimana scorsa. Prendono dai 30 ai 50 euro. Sono rumene e ucraine la maggior parte.” Rispose.
“Cinquanta euro?” Ripetei curiosa e domandai:” Sono tanti o sono pochi?” Non sapendo valorizzare quel mercato di meretricio sessuale.
” Dipende dal tipo di donna “Rispose lui continuando a guidare.
“E che cos'è che dà il valore a queste donne che si vendono?... Che quantifica la tariffa? “Domandai sempre più curiosa.
“Bè... dipende… l'aspetto e poi le capacità professionali:” Dichiarò ridendo affermando subito: “Innanzi tutto l'aspetto fisico.”
Restammo un po' in silenzio, andando spediti verso la riviera.
Dopo un po' di chilometri, appena fuori dal paese seguente, passammo davanti ad altre ragazze che si prostituivano, che passeggiavano sotto i lampioni. “Certo che sono giovani.” Ripetei.
Poi all'improvviso non so cosa mi prese, forse l'euforia della serata appena terminata o l’aver bevuto un po' e aver sentito a quella cena tutti gli sguardi degli uomini invitati su di me, domandai curiosa...:
“Ma se danno cinquanta euro a loro. Io quanto valgo secondo te?” Mio marito restò sorpreso, si voltò e mi guardò:
” Ma che domande fai?” Disse.
“Così! ...mi è venuta in mente osservandole!” Aggiunsi io sorridendo.
“Ma non so!... Cosa ti salta in mente di fare questi paragoni, di confrontarti a loro? ...A delle
puttane!” Rispose serio e divertito.
“Così... per curiosità.!” Risposi.
E intrigata da quel discorso continuai: “Secondo te quanto valgo?”
” Ma non lo so!” Rispose lui:” Non me ne intendo di queste tariffe, penso duecento euro, tu sei una bella donna, una signora affascinante, matura, ma attraente ed elegante ...forse anche qualcosa di più di 200 euro.”
Quello strano discorso mi eccitava e probabilmente eccitava anche a lui... e continuai: “Duecentocinquanta euro?” Chiesi io sorpresa ...:” Appena? ...Non di più?”
” Bè ora non esagerare!” Rispose: “Forse sì! ...Ma non so ...dipende da vari fattori, se una donna piace se eccita e da cosa fa.”
“Bè potrei provare a chiederlo! “Esclamai sfacciata… scherzando divertita.
“Cosa? ... Ma che dici? Ma sei pazza?... E a chi vorresti chiederlo?” Mi domandò sorpreso.
“Be potrei provare a fare come loro! Credi che non sarei capace? Che qualcuno si fermi?” Esclamai ridendo.
“Fermarti a fare cosa? “Replicò, incredulo mio marito, facendo finta di non aver capito.
“A provare a mettermi lì sotto un lampione e passeggiare e chiedere alla prima auto che si ferma quanto mi darebbe, quanto valgo?!“Gli dissi sempre ridendo divertita.
“Ma tu sei pazza!!!... Dai… Hai bevuto troppo stasera! “Esclamò serio...
“Vorresti prostituirti solo per vedere quanto ti darebbero? Una donna come te, un medico ...prostituirsi?... Non dirlo neanche per scherzo.” Reagì infastidito.
“Ma no !!” Precisai io:” Cosa hai capito? Provare solo a vedere quanto mi offrirebbero, quale è la tariffa per una donna come me, senza andarci assieme naturalmente. Figuriamoci se mi prostituisco!” Specificai chiaramente.
Vedere il suo volto sbalordito e scandalizzato da quella mia richiesta mi divertiva.
” Vorresti provare davvero?” Mi domandò balbettante.
“Ma solo per curiosità” Precisai:” E senza andarci e se tu sei d'accordo...se no non importa.”
Il vino che avevamo bevuto ci disinibiva e quei discorsi trasgressivi inconsciamente stavano giocando un ruolo determinate in quel momento, rendendoci vivaci e insensati. Restò alcuni attimi in silenzio, pensoso, poi eccitato rispose:
“Bè ma devi sembrare una di loro!”
Capii che con quella risposta anche se timoroso accettava la mia proposta e replicai ridendo:
“Non sono pratica ma posso provare! Non deve essere difficile fare la battona.”
Ci guardavamo in faccia nella penombra dell’abitacolo, tanto che lui guidava e io comoda seduta scomposta parlavo. Ci eccitava quella possibilità di provare a fare la battona per conoscere quanto mi avrebbero offerto, eccitava anche a lui, me ne accorsi da come mi guardava e dalla voce tremante. E passeggiare per gioco sotto un lampione sculettando eccitava anche a me, eravamo esaltati dall'alcol e da quella possibilità trasgressiva.
“In fondo è una prova, un gioco, siamo a cavallo delle due regioni e le strade sono deserte e non ci conosce nessuno qui! Vuoi davvero provare?” Mi chiese.
“Se vuoi anche tu si!” Risposi scherzosa:” Vorrei solo provare a vedere quanto valgo!” Dissi con civetteria inebriata da quella serata trascorsa.
Lui eccitato mi assecondò.
Restammo in silenzio e mentre andavamo ci guardammo in giro, non c'era un'anima viva, oramai era quasi mezzanotte.
“Qui non ci conosce nessuno. “Ripeté lui come a giustificarsi di assecondarmi:” E poi è notte!”
Non finii la frase che esclamò:” Là va bene! “indicando con lo sguardo uno spiazzo laterale la strada. Ci sono i lampioni e il marciapiede.
“Si!” Replicai ridendo esaltata.
Si fermò sul bordo di una strada fuori dalla città appena passata, era poco illuminata, c’era un lampione ogni 30 metri circa e parlammo.
“Ma sei sicura?” Mi chiese eccitato e sorridente, intricato da quella trasgressione.
“Ma certo!” Risposi sicura di me:” Non ci vado mica davvero, voglio solo provare a vedere. Chiedo quanto mi danno e se loro mi offrono 50 euro, io ne chiedo 100 e se ne offrono 100, io ne chiedo 200 e così via aumento sempre di più e li faccio andare via.”
Era un gioco per me e anche per lui, trasgressivo che eccitava entrambi. Ma era un gioco pericoloso e non c'è ne rendevamo conto.
“Dovresti truccarti un po' però! Essere più volgare!” Affermò lui:” Non hai il rossetto nella pochette?”
“Si!” Risposi frugando:” Ho i trucchi!”
Con le mani tremanti, tirai fuori dalla borsetta il piccolo astuccio beauty che portavo sempre con me, con tutto l'essenziale per avere il viso a posto.
“Come mi devo fare?” Gli chiesi.
“Devi truccarti il modo pesante, tanto rossetto sulle labbra e mettiti del fard sul viso, devi sembrare una di loro.” Mi precisò.
Tirai giù il parasole dalla mia parte. Accesi la luce dell'abitacolo e osservandomi nel piccolo riquadro di specchio misi il rossetto e mi truccai volgarmente. Poi sfregandomi le labbra tra loro per amalgamare e spandere bene il rossetto mi girai verso lui:
“Va bene così?” Domandai eccitata.
“Si va bene.” Rispose:” Ma per sembrare una battona vera devi spettinarti un po’ i capelli, tirare su la gonna fino a quasi le mutandine e mostrare le cosce; toglierti il reggiseno e lasciare il seno libero sotto il vestito da farlo intravvedere ai clienti, mettere la borsetta sulla spalla a tracolla e aspettare passeggiando. Ma ti dovresti mettere sotto un lampione. E ricordati di dare sempre del tu.”
Ero infervorata, quella preparazione, quel gioco trasgressivo era eccitante. Avevo un paio di scarpe in vernice, nere come l’abito, con il tacco abbastanza alto. La notte non era fredda, anzi eravamo accaldati.
Su consiglio di mio marito mi tolsi la giacca rossa e i gioielli, compresi gli orecchini e gli anelli, restando solo con il vestitino di seta nero, leggerissimo, e aiutata da lui mi tirai giù le spalline dell’abito fino sull’addome, mi voltai con la schiena e mi sganciò il reggiseno dietro e lo levai facendo scorrere le spalline sulle braccia, avendo già i capezzoli turgidi di quello che mi accingevo a fare. Ritirai su l’abitino davanti da coprire appena e da fare intravvedere sia lateralmente all’apertura che alla trasparenza dell’abito le mammelle gonfie sotto ai clienti, libere e dondolanti e coprendomi rimisi le spalline, restando solo con il vestitino di seta nero, leggerissimo e prima di scendere dall'auto, mio marito mi diede un lungo bacio sporcandosi di rossetto.
Mi sorrise e disse: "Vediamo l'effetto che fai agli uomini... sono molto curioso." E scesi e chiuse la portiera dell'auto.
Ero anch'io curiosa di vedere che effetto facevo e quanto valevo sessualmente come donna.
Mi raccomandò per l'ultima volta di chiedere sempre un prezzo alto, così nessuno avrebbe accettato e avremmo solo vissuto quell'esperienza trasgressiva come un gioco, senza conseguenze.
“Va bene!” Risposi:” Ma tu stai qui vicino!” Lo esortai.
“Si, ma non posso restare in vista e in macchina se no sembro il tuo magnaccia e non si ferma nessuno e non posso nemmeno andare via e lasciarti sola.” Pronunciò.
“Eh sì! “Risposi.
E guardandosi in giro mormorò:” Non ci sono posteggi, la metterò laggiù tra quegli alberi a quasi 50 metri da qui...!”
“Si mettila là!” Lo esortai io:” Che resta nascosta, poi vieni qui a piedi e ti nascondi dietro a questi cespugli dietro me che fanno da siepe, almeno siamo vicini e ci sentiamo quando parliamo.” Ero carica di adrenalina e mi batteva il cuore forte.
Ero già particolarmente eccitata e mentre mio marito stava posteggiando nascondendo l’auto, pensavo a quando i clienti mi avrebbero chiesto la tariffa. A sé mi avessero fatto dei commenti pesanti e osceni. Pensavo a come ero conciata, quasi nuda sotto quel vestito leggerissimo tirato su quasi fino agli inguini a mostrare le cosce e le parti del mio corpo che si intravedevano sotto la trasparenza, a quello che sarebbe potuto accadere e tutto questo inconsciamente più che spaventarmi mi eccitava, mi riempiva di adrenalina.
Ritornando di corsa esclamò sorridendo:” Da laggiù sembri proprio una puttana vera!”
Sorrisi anch’io quasi compiaciuta della sua affermazione.
Poi si avvicinò baciandomi:
” Sono in questi momenti che capisco quanto ti voglio bene e di quanto una donna seria e rispettata come te, riesca a diventare una porcellina. “
Poi mi osservò fissa, quasi da imbarazzarmi:” Bè che c'è?” Gli chiesi.
“Pensavo che anche tu nella tua curiosità sei peccaminosa per prestarti a questo ruolo. Ma sei bellissima, con i capelli sciolti e vaporosi sulle spalle, truccata volgarmente e disposta a giocare questa parte trasgressiva della battona, complice delle nostre voglie.”
“Sai! “Continuò mio marito eccitato dal luogo e dalla situazione:” Mi piacerebbe che il vestito fosse ancora più trasparente perché tutti quelli che si fermeranno potessero guardarti, come se fossi nuda. Forse è troppo, ma la mia libidine si sta aggravando sempre più, mi piace vederti così! Desiderata!”. Disse sorridendo.
E mi misi sotto un lampione, mentre lui si nascose dietro a quel grosso e lungo cespuglio dietro me che pareva una siepe e per arrivarci al buio dovette fare un giro di oltre 5 metri.
“Sai non posso credere che sei tu!” Mi diceva eccitato parlando da dietro al cespuglio. “Non posso credere ai miei occhi, la mia bella Antonella, mia moglie, la dottoressa Antonella, medico chirurgo apprezzato e conosciuto, sotto un lampione come una battona che si vende bellissima, con il vestito che le risalta le forme del corpo, tutta profumata, potenzialmente disponibile per chiunque volesse comprarla e possederla, pronta a farsi acquistare, accarezzare, toccare penetrare da un qualsiasi sconosciuto.”
“Piantala di dire queste cose… dai! “Le rispondevo io turbata:” È solo un gioco, una prova e null'altro.”
“Si lo so!” Aggiungeva lui:” Ma pensare che sei tu, mi eccita. Pensare che sei una donna così seria in casa e sul lavoro, stimata e rispettata da tutti, chi ti conosce non potrebbe immaginare come sei veramente peccaminosa e lussuriosa in questo momento. Se ti vedessero i tuoi colleghi dell’ospedale, nessuno di loro, il tuo primario compreso, chiunque ti conosca non immaginerebbe mai che sei tu, conciata come sei veramente in questo momento, quando la libidine e la voglia di trasgredire prevale sulla ragione.”
Da sola, iniziai a passeggiare come le puttane, quelle vere, come le scene classiche che si vedono al cinema o in tv, era divertente.
Poco dopo arrivò una macchina, rallentò e si fermò vicino a me, io mi allontanai un poco, vidi abbassarsi il finestrino elettrico e un tizio si sporse con il capo, mi parve il classico padre di famiglia pacioccone che andava a puttane e mi chiese: “Quanto?”
Una scarica di adrenalina mi pervase il corpo, mi aveva preso per una puttana vera. Ero agitata, emozionata, ma riuscii a dire:
“Quanto valgo? ...Quanto mi dai?”
” Come quanto vali? ... “Rispose stupito.
“Si, quanto mi daresti?” Mormorai.
” Ti posso dare cinquanta euro per chiavare, sennò trenta se mi fai un pompino.” Disse guardandomi il corpo.
“Cinquanta euro?” Replicai io:” Allora vai più in su che ci sono le rumene e le albanesi, loro te la danno per cinquanta euro! “Esclamai, aggiungendo:” E se insisti anche meno, per trenta euro!” Ormai esaltata nella parte.
“Ma per un pompino quanto vuoi?” Domandò ancora.
“Non ne faccio pompini!” Risposi:” Solo chiavare.”
Ero divertita da quello che facevo e dicevo, ero sicura, a pochi metri c'era mio marito pronto ad intervenire.
“Ma tu quanto vuoi per chiavare?” Domandò.
“Cento euro!” Risposi io
“Cento euro? ...Eh la madonna… ma ce l’hai d’oro? Non c'è lo cento euro e poi non so se le vali! “
Stavo al gioco vedendo mio marito nascosto dietro al cespuglio che ascoltava tutto ed ero tranquilla e risposi maliziosa calandomi nella parte:” Le valgo... Le valgo! Stai tranquillo!”
Ma questi, forse un operaio non li aveva i soldi, erano troppi per lui e ripartì probabilmente andando verso le albanesi e rumene che gli avevo consigliato.
Io e mio marito nascosto restammo di nuovo soli nel silenzio della notte e alla luce del lampione, mi girai sorridente e vidi lui alzarsi dal cespuglio dicendo divertito:” Hai visto!! Ti ha preso per una battona vera e ti ha offerto cento euro!”
“Già, me li avrebbe dati se li avesse avuti.” Dissi io ridendo:” Ma non li aveva l’ho mandato dalle albanesi e rumene. Mi mangiava con gli occhi ...hai visto anche tu? ...”
“Si!” Rispose eccitato e mentre ero voltata verso di lui e avevamo intenzione di andare via, lo vidi abbassarsi di colpo dietro la siepe e sottovoce dirmi:” Prova con questo! Spara duecento euro, vedrai che andrà via come l’altro.”
Subito dopo si fermò un’altra macchina di grossa cilindrata, con un uomo che tirò giù il finestrino e mi chiamò:” Ehii bellaaa!!!”
Ruotai su me stessa come una vera puttana, ma essendo interno non si vedeva in viso.
Si avvicino di più al finestrino e mi chiese: “Sei nuova? Non ti ho mai vista qui ...ma sei italiana?”
“Si!” Risposi impacciata:” Italianissima!”.
“Come ti chiami?”
Non sapevo che dire ed esclamai il primo nome che mi venne in mente, quello di una mia collega.
“Francesca! ...Mi chiamo Francesca!” Ripetei.
Quell'uomo mi guardò e chiese la tariffa:
“Quanto vuoi?”
Risposi con la solita domanda:” Tu quanto mi dai? “
“Qual è la tua la tariffa?” Ripeté.
Io non risposi, parlava a monosillabi e non ero nemmeno sicura che fosse italiano, non mi sembrava dall’accento.
La sicurezza me la dava mio marito, sempre nascosto dietro il cespuglio.
Mi guardò bene scrutandomi dalla testa ai piedi: “Per essere una puttana sei molto elegante! “Esclamò.
Per farlo andare via dissi: “Voglio cento euro!”
“Cosa! ...Cento euro!” Rispose stupito:” Ma sei pazza?”
“Allora vai con le rumene più in su!” Replicai io. E feci cenno in fondo alla strada con la mano e mi girai per andarmene.
"Aspetta! ...Fammi vedere come sei fatta!" Chiese:” Almeno guardarti.”
Maliziosa feci un passo indietro dall'auto allontanandomi dal finestrino e con civetteria ruotai su me stessa chiedendo:
"Ti piaccio? “
Sentì dire dal buio dell’abitacolo: “Si! ... Te li do cento euro. Sali!”
Mi fermai e mi girai sorridente facendo finta di nulla verso il cespuglio dove era mio marito e lo intravidi accucciato tra gli arbuti e le foglie che ascoltava tutto non facendosi notare. Mi rigirai e dissi pretenziosa:” Ne valgo minimo 200 di euro."
“Ma se ne avevi chiesto cento…” Replicò.
“Be ora ho cambiato idea, ne voglio duecento euro.”
L'uomo rispose: “200 euro? ... E chi sei miss Italia? Sei bella sì, ma sei anche stagionata!” Esclamò.
Io sorrisi.
Quella contrattazione al finestrino dell’auto sulle grazie del mio corpo era eccitante.
E lo esortai:” Prendere o lasciare?"
“Forse, le vali.” Replicò lui aggiungendo: “Vieni qui vicino, fatti toccare!"
Immaginavo mio marito nascosto, eccitato come me.
Ma vedendo che non mi avvicinavo scese lui dall'auto e facendo il giro e si appoggiò al cofano dalla mia parte. Dicendo:” Fatti almeno vedere se li vali? “
Vidi dalla luce del lampione che era un uomo maturo, sulla cinquantina, ben vestito, tarchiato, e pelato in testa. Vedendomelo a pochi metri d'istinto ebbi un brivido e con un gesto della mano, spostai il vestito cercando di tirarlo più giù per coprirmi le cosce.
Quando fu di fronte mi guardò e disse:
“Sì potresti valerli duecento euro, ma bisogna vedere cosa sai fare e se c'è roba buona sotto questo vestitino.”
“C'è!... C’è! “Risposi io incoscientemente non capendo che quel gioco stava superando il limite.
Ma lui voleva che mi lasciassi toccare prima di spendere una somma così alta.
“E' per valutare la merce!” Affermò allungando una mano per toccarmi.
Mi discostai d'istinto, all’improvviso non mi piaceva più quel gioco, volevo smettere. Non mi lasciai toccare, non volevo e mi allontanai da lui, avvicinandomi alla portiera posteriore.
Non c'era traffico e la strada era deserta, non passava nessuno, era una zona di confine regionale e poco frequentata.
“Duecento euro sono tanti sai!” Ripeté avvicinandosi e aprendo la portiera anteriore dalla nostra parte per farmi salire e disse all’improvviso:” Va bene te li do 200 euro entra! ... Speriamo che li vali tutti. Dai, sali in macchina!”
Restai spiazzata e senza parole da quell'affermazione e dall’imprevisto.
Cercai di voltarmi per guardare il cespuglio dove era mio marito.
Ma prima che mi riprendessi dalla sorpresa dell’accettazione, quell'uomo mi afferrò il polso stringendolo e piegando il braccio, ripetendo:” Su entra in auto che te li do i duecento euro!”
"E' meglio di no!" Farfugliai mentre mi tirava e sospingeva verso la portiera aperta, sperando che mio marito intervenisse.
“Guardi che si sbaglia.” Dissi spaventata dalla piega che prendeva la situazione…” Io non sono quella che pensa…” Ma lui non capì.
E alla mia resistenza fisica esclamò:
” Ed entraaa ...hoo dettoo che te le do sti cazzo di 200 euro!”
Fu talmente veloce che mi spinse dentro facendomi sedere in auto e tirare su le gambe chiudendo la portiera con il telecomando; girando intorno ad essa fino al guidatore per risalire.
Sentii mio marito gridare:” Antonella scendi!!” E poi con rabbia:” Lasciala stare bastardo!”
Capii dalle sue urla di essere nei guai, mi si gelò il sangue nelle vene; mai avrei dovuto salire in macchina con qualcuno, era solo un gioco e come tale doveva restare.
Mentre faceva il giro davanti al cofano per ritornare al volante, spaventata cercai al buio dell’abitacolo di riaprire la portiera, ma non ci riuscii, non sapevo dove era l’apertura, aveva la chiusura di sicurezza centralizzata e solo dal guidatore poteva farlo. Entrò anche lui e chiuse la sua portiera.
Mi trovai in macchina con uno sconosciuto che pensava che fossi una puttana vera, una battona.
Non sapevo chi era, avevo paura ...mi chiedevo perché mio marito non era uscito fuori subito, ma d'altronde era stato tutto così rapido che nemmeno io me l’aspettavo e probabilmente non ne aveva avuto il tempo.
“E ora!? “Pensai:” Mio marito ci inseguirà... Speriamo!”
D'istinto gridai... mi girai indietro verso il lunotto posteriore e vidi mio marito correre lungo il cespuglio e fare agitato i metri di siepe che ci separavano e quando giunse a noi, battendo sopra la carrozzeria con la mano, la macchina ripartì veloce con me dentro verso il buio della strada.
Mi voltai in dietro verso il vetro posteriore, lo sentii gridare e lo vidi sbracciarsi preso dal panico come me, ma l'auto s’allontanò spedita. Lo vidi girarsi e correre verso la nostra auto, che era a una cinquantina di metri da dove eravamo a giocare.
Poi non vidi più nulla solo il buio dietro noi e mi voltai in avanti.
“Chi era il tuo magnaccia?” Chiese quell'uomo.
“No, si sbaglia.” Risposi:” Non è come crede. Non sono la donna che pensa lei. Mi riporti indietro per favore e sarà ben ricompensato.” Gli dissi.
Ma lui non mi diede retta, svoltò in una stradina laterale, ce ne erano molte su quella strada e andò un poco avanti.
Pensai a mio marito:” Se prende l'auto e ci raggiunge, spiegherà lui che era un gioco. Ma se non ci riesce? “Mi chiedevo tormentata:” E poi chi è quest’uomo?” ...Dio mio... non volevo pensarci.
Sentivo lo smartphone squillare nella borsa, feci per prenderlo, ma quando lo ebbi in mano lui me lo tolse cacciandolo dietro e facendolo squillare a vuoto.
Ero convinta che mio marito mi avrebbe cercata e che fosse arrivato. Mi sentivo a disagio e intimorita in quella macchina, in quel sedile di pelle nera, con quello sconosciuto a fianco che guidava.
Pensai di spiegare la situazione, di dirgli la verità che avrebbe capito e dissi:
“Senta ...guardi che è tutto un equivoco ... io non sono quella che pensa, era solo un gioco e dietro al cespuglio c'era mio marito.
“Un gioco?” Disse sorridendo.
“Sì! ...Sì! ...Un gioco stupido glielo assicuro, volevamo solo vedere quanto valevo, quanti euro mi avrebbero offerto…. Venendo giù dal Piemonte lungo la strada abbiamo viste delle prostitute vere e parlando tra di noi abbiamo pensato, chissà quanto darebbero a me, quanto valgo? E mi sono detta proviamo!... Ed eccoci qui, ma è tutto un gioco, io non sono una prostituta… Lo so, c’è da vergognarsi a fare queste cose, ma non era mia intenzione accettare niente da nessuno. Guardi io sono un medico!” Affermai tirando fuori il tesserino dalla borsa per mostraglielo. “Anche mio marito, non è un magnaccia, giocavamo. Se si ferma glielo confermerà.” Aggiunsi. Ma lui per risposta sbuffo:
“Be io ti do 200 euro e tu per me sei solo una puttana adesso.”
Ero preoccupata e spaventata della sua considerazione e dal suo modo di ragionare:
“Ma no guardi!” Ripetei:” C'è un equivoco ... si fermi la prego mi lasci scendere.”
Avevo paura, mi domandavo chi era questo tizio grande e grosso con quella faccia brutta e massiccia che diceva che io ero solo una puttana per lui. Forse pensai se le offro dei soldi?
“Guardi gli do dei soldi se mi lascia scendere. “Pronunciai, mentre lui si era infilato dentro delle stradine buie e continuava a sterzare e fare curve sullo sterrato, segno che conosceva bene i posti.
Presi il portafogli lo tirai fuori dalla borsa per dargli dei soldi, ma lui offeso mi diede un colpo alle mani facendo saltare tutto in aria e cadere tra i miei piedi sul tappetino al buio, documenti, carte di credito, tutto.
Mi chinai allungando la mano al buio tra le gambe per raccoglierli.
“Non ho bisogno di soldi, quelli te li ho dati io. Ti ho detto che per me sei solo una puttana e adesso ... bastaaa!!” Urlò, facendomi accapponare la pelle. “E lo sai che lo sei! Ti do 200 euro per chiavarti come hai chiesto e cerca di farmi divertire e non cercare di scappare che è meglio per te se non vuoi che te lo dimostri.”
Ero terrorizzata, mi minacciava.
“Diooo miooo!” Pensai:” Che posso fare?”
Era deciso ad avere un rapporto sessuale con me, perché mi considerava una puttana.
Con le lacrime agli occhi lo supplicai:
“Senta… io sono stata sempre e sola di mio marito...Sono un medico glielo giuro! Sono sposata e ho due figli lavoro in ospedale. La prego! “Esclamai cercando di farlo ragionare.
“Non me ne frega un cazzo di quello che sei!! “Fu la sua risposta: “Adesso sei un medico puttana e vuol dire che fai cornuto tuo marito facendoti pagare.” E rise. Intanto che guidava.
L'auto intanto si fermo in uno spiazzo sterrato al buio vicino alla vegetazione.
Mi guardò! Ero impaurita, tremante con gli occhi umidi. Cercò di accarezzarmi ma mi ritrassi:” Ti conviene non fare la ritrosa, ma partecipare da brava puttana e farmi godere se non le vuoi prenderle.” Disse.
Restai ammutolita, quell'energumeno minacciava di mettermi le mani addosso se non cedevo alle sue voglie ... cercai di reagire.
“Ma ioo ! ...Guardi! ...” Provai a dire.
“Bastaaaa!!” Urlò ancora più forte facendomi sobbalzare dal sedile. “Tu ora sei una puttana, una puttana e basta! …Lo hai capito!!”
Furioso aprì il portafogli, prese duecento euro e me le mise nella borsetta, lasciandomi sbalordita. Era tutto così assurdo quello che accadeva.
“No! Che fa?” Chiesi io.
“Ti pago per farmi chiavare…” Rispose.
“Ma…io non…” Cercai di dire, ma fui interrotta.
“Zittaaa!!” E mi tirò su il vestitino guardandomi le cosce osservando anche lo slip di pizzo nero, mentre io mettevo le mani sopra per non farmi scoprire.
“Hai anche le mutandine? “Mormorò come se fosse stupito:” Lo sai che le puttane non le portano?!” Dicendo subito:” Dai toglile! .... Fai in fretta che ho voglia. Ti conviene essere affettuosa e disponibile, se non vuoi che ti faccia diventare quel tuo bel visino pallido, rosso a suon di schiaffi.”
Avevo paura ed ero regredita diventando passiva, sarebbe stato capace di schiaffeggiarmi davvero e chissà cosa altro farmi...
“Ma poi mi riporti indietro?” Mormorai impaurita.
“E certo, non ti porto di sicuro a casa mia. C’è già mia moglie che rompe i coglioni.” Fece una pausa e domandò: “Hai i preservativi? “
“No! ...Non li ho! Gli ho detto che non sono una prostituta. Che era solo un gioco.” Ripetei con le lacrime agli occhi piangendo.
“Bè lo faremo senza allora!” Esclamò lui. Continuando: “Ora però spogliati nuda, ti voglio toccare...anzi ti spoglio io troia!" Dichiarò abbassandomi le spalline del vestito lungo le braccia per poi abbassare l’abitino facendolo scendere alla vita e lasciandomi scoperta dall’ombelico in su scoprendomi tutto il seno, il torace e la schiena fino ai lombi, e mentre piangevo silenziosa lui giocherellava con le mie mammelle.
Poi mi fece alzare il sedere dal sedile:
“Alza il culo dai!” Mi sollecitò e fece passare il vestitino da sotto il sedere alle cosce e poi giù alle gambe e lo lasciò scivolare sul tappetino dell’auto; il mio bel vestitino di Coco Chanel. Lasciandomi sola con le mutandine.
Capii che non gli importava chi fossi, se fossi bella o brutta, lui voleva solo chiavare e avendomi caricata dal marciapiedi e pagata voleva farlo con me.
Subito mi guardò le mammelle accarezzandole.
“Belle!... Hai un bel seno da signora. Vedrai come ti farò godere quando te lo succhierò.” Disse agitandomi maggiormente.
Volle che fossi io a sfilarmi le mutandine come una vera puttana, cosa che sotto minaccia e terrorizzata feci. Oltre che impaurita, mi sentivo umiliata ma ubbidii e le tolsi piano, alzando e staccando ancora il sedere dal sedile come poco prima, mentre lui abbassava lo schienale al limite.
Ero impotente, umiliata e spaventata, ero un medico e mi trovavo ad essere una battona. E mi chiedevo mio marito dove fosse, perché non arrivasse. Mi fermai per la vergogna con le mutandine aderenti al pube, ma lui allungo le mani e le tirò giù a metà coscia. Guardandomi il sesso nudo.
“Hai una bella figa curata.” Pronunciò:” Con la striscia di peli come le signore. Dai toglile che ti voglio chiavare!”
Non potevo fare diversamente e lo feci, restando completamente nuda di fronte a lui, uno sconosciuto, con le mutandine sotto i piedi su quel sedile della sua automobile.
Me l'accarezzo con la sua mano grossa e ruvida. Giocando con i peli.
“Quanto sei buona!! “Esclamò:” Sei un gran pezzo di fica sai?... Tutta profumata…Li vali tutti i duecento euro, anche di più. Ti voglio subito! Ti voglio tutta! " Ripeteva eccitato ed esaltato.
Quando fui nuda, accarezzandomi il seno, iniziò a succhiarmi un capezzolo, come un neonato che si allatta, che diventò turgido, gonfio ed evidente. Fu terribile provavo repulsione ed eccitazione oltre a piacere a sentire le sue labbra fasciarmi e succhiarmi il capezzolo palpandomi ovunque. Ero immobile e passiva, ma con sconcerto e inquietudine mi accorsi che non ero insensibile alle sue carezze e nemmeno indifferente a quelle succhiate che praticava al capezzolo.
Slacciò la cintura e abbassò i pantaloni, tirando fuori dallo slip un pene molto grande, già duro e oscillante.
“La prego!” Lo supplicai ancora vedendo nella penombra il suo pene grosso e ritto che puntava verso me: “Io non sono una puttana. Mi creda! Sono una madre e una dottoressa e non mi sono mai prostituita…” Ripetei di nuovo.
“Bè stasera lo sarai! Lo sarai per me! ...E se non la sei, lo diventerai da stasera. “Rispose perfidamente.
Mi allargò le gambe, mentre io come un manichino lasciavo fare, si ci mise in mezzo e si sdraiò sopra di me, con il suo pancione e il suo peso.
Non lo avevo mai fatto in macchina, nemmeno da ragazza con mio marito perché avevamo l'appartamento dei nonni. Mi sentivo incastrata, prigioniera di lui sopra me, sentivo il suo odore di sudore mischiato al suo profumo di lavanda che stordiva.
“Per favore ...la pregoo!” Esclamai ancora piangendo.
” Zitta puttana!” Rispose lui, mentre avvertivo che mi bagnava il sesso con la saliva e le sue dita frugare tra le grandi labbra.
Lo vidi sputare saliva ancora sulle dita e poi portarle giù sul suo sesso a lubrificarlo in quel modo sul glande e lungo l’asta. Non mi sembrava vero quello che succedeva, pensavo a un incubo.
” Non può accadere a me questo. A me!... “Mi ripetevo pensando: “E mio marito dov'è? Dov’è?... Perché non arriva a salvarmi a fare finire tutto questo? “Mi chiedevo sudata e spaventata.
Poi lo sentii sopra di me respirare forte e puntare qualcosa di grosso e duro contro il mio sesso, premere sulla fessura tra le grandi labbra, dischiudersi fino ad aprirsi completamente e qualcosa di rigido e caldo entrare in me. Ero tesa e provavo malessere e fastidio, ebbi un sussulto era come se concretizzassi in quel momento che era finito il gioco con mio marito, avevo le lacrime agli occhi ...Diooo ...quell'uomo mi stava penetrando davvero ...non volevo:
” Non voglio!” Mormorai ad alta voce.
Ma lui incurante continuò a spingere, facendo scorrere la sua asta tra le grandi labbra, penetrando in vagina e quando fu dentro, tutto, riempiendomi della sua carne voluminosa e calda, mi mise le mani sotto i glutei alzandomi un poco il sedere e mi tirò a se facendolo penetrare tutto su, fino a toccarmi l’utero e farmi sussultare e iniziò a muoversi.
Mi sentivo la vagina piena.
“Non voglio!” Ripetevo facendo resistenza mentale, rifiutandolo ...ma lui continuava a muoversi dentro di me, finché iniziai a sentire qualcosa di diverso che non avrei mai voluto provare, restando in silenzio.
Lui probabilmente baciandomi il collo si accorse che iniziava a piacermi, forse perché si era dilatata e bagnata di più la vagina e non so se lo fece per eccitarsi o perché gli piaceva, incominciò a insultarmi:
“Hai visto puttana che ti piace? Vedrai che adesso godi! ...” Esclamò.
“Dioo questo no!” Pensai, era già umiliante essere penetrata contro la mia volontà, subire quella violenza, ma godere con lui e da lui, no...non volevo. Ma era più forte di me il piacere dello sfregamento del suo grosso glande contro le pareti vaginali umide mi stava prendendo. Mi accorsi che il mio corpo non rispondeva più alla mia mente, ma agli stimoli di quell'uomo.
“Ti chiaverò ben bene come la puttana che sei, lo meriti, anche se hai la figa un po’ stretta vedrai che te la allargo io.” Esortandomi eccitato: Dai!! ...Dillo che ti piace! Che sei puttana e che godi. Dillo!” Ansimava con la sua voce roca.
Restai in silenzio, cercavo di trattenermi ma non ci riuscii e lacrimando silenziosamente iniziai a godere, ad avvertire un gran calore nella pelvi e la vagina contrarsi ritmicamente sempre più, mentre, lui continuava a ripetermi:
“Dillo che sei una puttana! Dilloo...dillooo!! Gridando forte nell’abitacolo e io spaventata come un automa lo ripetei.
” Sono… una… puttana! ...”
E mentre lo balbettavo e la frase mi moriva in gola dalla vergogna, avvertivo la vagina dilatarsi dal piacere e bagnarsi maggiormente dagli umori e anche lui lo percepì e continuò:
“Brava!... Brava la mia signora puttana! Brava il mio medico puttana che gode! Brava!... Ora dillo che sei una troia, dai su! “Continuò.
Lo sentivo correre dentro di me, arrivare fino in fondo a toccarmi l’utero e poi tornare indietro per ritornare su e presa dal piacere mi lasciai andare e mormorando ripetevo assurdamente le sue incitazioni:
” Si! …Sono una troia!... Sono una troia! “
Smettendo di piangere ... e godendo mentre lo dicevo.
Lui invece per eccitarsi di più continuava a umiliarmi:
” Ti piace battere ehh?” Mi chiedeva esaltato:” Su rispondi ...dai su forza...dai!!”
“Siii mi piaceee! “Farfugliai confusa mentre godevo, ma non lo ripetevo più perché spaventata dalle sue parole, ma perché in quel momento provavo piacere.
“Brava! Vedi che sei puttana anche tu come quelle rumene e albanesi che hai visto in strada … una puttana che gode, una puttana perché io ti pago … ti ho comprata sessualmente per 200 euro. Lo sai che ti pago vero perché tu ti lasci chiavare? ...” Fece una pausa ansimante con il fiatone e aggiunse:” Io sono un tuo cliente e lo sai che tu mi hai venduto la tua bella figa e il tuo corpo per 200 euro. Lo sai vero?”
Ero inquieta e tormentata da quelle parole:
“Siii!!” Risposi godendo e confusa:” Siii!”
Non connettevo più, quell’uomo o cliente che fosse, mi stava facendo godere davvero e mentre ero in quella posizione sdraiata a gambe larghe con lui tra le cosce, vidi sugli alberi e tra i cespugli della strada sterrata l’illuminazione di fari di auto che passava lì vicino.
Era senz’altro mio marito che mi cercava, o meglio cercava girovagando al buio della vegetazione l’auto di quell’uomo che sul marciapiede mi aveva sottratto a quel gioco, senza trovarla, senza vederla, mentre io, sua moglie all'interno dell’abitacolo venivo abusata da lui.
Per un attimo pensai a mio marito mentre godevo, lui era lì che mi cercava girando in auto con i fari accesi e io con quello sconosciuto che mi possedeva facendomi godere contro la mia volontà.
All’improvviso mi diede dei colpi forti e profondi in vagina, da staccarmi con il sedere dal sedile e farmi gridare dal godimento. Ebbi l'orgasmo, un orgasmo non voluto ma desiderato e gioito. Non l’aspettavo, arrivò inatteso contro la mia risolutezza, come mai lo avevo avuto con mio marito, tanto da stringere a me il corpo di quell’uomo grasso e sudato, avvertendo arrivare un caldo maggiore dentro di me, nel mio sesso e nel mio utero; e per reazione ai suoi tentativi di baciarmi lo lasciai fare ed eccitata e fuori di me dal piacere, confusa ricambiai e lo baciai anch’io in bocca stringendolo a me, spingendo il mio bacino contro il suo.
Lui si irrigidì, rallentò il movimento sessuale dell’amplesso e iniziò a muoversi a colpetti, sempre meno forti e veloci, piccoli, quasi impercettibili, ed era bello e piacevole sentirli contro la cervice uterina a far vibrare tutto l’utero.
“Dioo mioooo!! “Pensai incredula e stravolta.
All’improvviso in un attimo di lucidità capii che mi stava venendo dentro, lo sentivo più duro e grugnire, ma godevo anch'io in quel momento e non avevo né la forza né la volontà, né la possibilità incastrata com’ero sotto di lui di farlo smettere, allontanarlo da me, la mia mente era annullata ed ero bloccata sotto di lui, al suo corpo. E mi eiaculò in vagina riempiendomi del suo sperma. Mormorai solo: No.…no…nooo…” Ma poi mi lascia andare.
Quando lo tirò fuori accese la luce dell’abitacolo e lo vidi, era enorme, con il glande violaceo e sporco di sperma e con grossi vasi venosi sotto pelle sulla superficie.
Si rigirò e scavalcando il cambio e si sedette dalla parte del guidatore dicendomi:
“Adesso puliscilo!”
“Come puliscilo? “Chiesi.
“Si puliscilo!” Ripeté.
Presi dalla borsetta dei fazzolettini, ma lui rise e mi fermò:
“Non così! Con la lingua, come le puttane.” Precisò.
“Ma io ...no! Mi fa schifo. Mai!” Esclamai schifata e con ripugnanza.
“Dai ti do 50 euro in più se lo fai che mi piace!” Prendendo il portafogli e porgendomi un biglietto da 50 euro.
“No.…no.… non faccio queste cose…” Affermai.
Ma lui prendendo la borsetta sul cruscotto le infilò i 50 euro dicendo:” Dai che è ancora bello duro…”
“No… no…non voglio …” Ripetei scuotendo la testa.
Ma lui mi prese i capelli mi tirò sopra dicendo:” Perché proprio ora che siamo alla fine vuoi finire male? Ora lo lecchi bene tutto, lo pulisci, me lo lavi con la saliva e lo asciughi con la lingua. Capitoo!!”
Ero intimorita, incredula, mi stava tirando forte i capelli da farmi male, e con paura, disgusto e repulsione lo feci purtroppo, vinsi il ribrezzo e lo schifo e mi piegai su di lui e lo leccai, con slinguate appena percettibili e di punta, ma lui tirandomi ancora i capelli disse:
“ Bene… a lingua larga lecca, come quando lecchi il gelato e succhiamelo anche...” Domandandomi ridendo: “Ma non sei capace a fare i pompini dottoressa?”
Non risposi.
Mi spinse maggiormente giù con la testa facendomi assaporare il gusto del suo sperma ancora caldo e filante e dei miei umori vaginali sopra di esso e il suo glande. Devo dire che aldilà dell’eiaculato e dei miei umori sul glande era pulito, anche se mi fece venire conati di vomito per l’odore e a prendere in bocca forzatamente il sesso di un altro uomo.
Me lo fece prendere in bocca e succhiare, ero schifata, umiliata, mi sentivo oltraggiata anche se non piangevo più. Il rossetto sulle labbra baciandolo e succhiando il suo cazzo gonfio si era sfatto e sbordato dalle labbra assieme al trucco degli occhi dal pianto, dandomi un aspetto da vera battona disperata.
Fu come se solo in quel momento pensassi che mi era venuto dentro e che non ero ancora in menopausa, ed erano due anni che avevo smesso di prendere gli anticoncezionali. Sarebbe stato preoccupante per me se mi avesse messa incinta, ma in quel momento terrorizzata avevo altro a cui pensare, temevo per la mia vita.
Terminato tutto, sudata e scossa ero immobile.
“Scendi! Mettiti le mutandine e vestiti.” Disse mentre lui da seduto si tirava sui pantaloni alzando il sedere dal sedile e si allacciava la cintura.
Tremante riuscii ad aprire la portiera, misi i piedi giù, sulla terra, le pietruzze e l’erba. Cercavo sul tappetino le mutandine al lume della luce interna, ma non le trovai. Raccolsi il mio bel vestitino nero di Coco Chanel dal tappetino stropicciato e sporco dalle mie e sue pedate, e lo sbattei e lo rinfilai dai piedi, tirandolo su fino alla vita, e poi sul torace a coprirmi le mammelle e la schiena; poi inforcai l’apertura delle spalline con le mai e le tirai lungo le braccia fino alle spalle e le misi a posto e rimisi le scarpe di vernice nera.
“Su! Sbrigati o ti lascio qui!” Esclamò nervoso.
“Sto cercandole mutandine.” Risposi tastando il tappetino e sotto il sedile con la mano…
“Sali! ...Le cercherai mentre andiamo, intanto è normale per le puttane essere senza mutandine.” Asserì ridendo.
Lo odiavo, odiavo quell’uomo che mi aveva pagato, fatto fare la puttana e violentata, lo odiavo con tutte le mie forze.
Salii dentro, mise in moto l'auto e accese i fari.
Partimmo senza parlare, uscimmo dalle stradine sterrate e ritornammo sulla statale, mi stava riportando dove mi aveva presa. Ero silenziosa e umiliata, mi sentivo offesa e oltraggiata dentro, come donna, come moglie e come madre.
Quasi subito presa la provinciale dietro di noi arrivarono i fari di un’automobile, era quella di mio marito che suonava il clacson e lampeggiava, aveva riconosciuto l’auto:
“Cosa vuole quello stronzo?... Il cornuto!” Disse accelerando invece di fermarsi.
Finché non arrivammo da dove eravamo partiti.
Ci fermammo e l’auto di mio marito dietro noi, scesi subito, feci pochi metri e come lo vidi lo abbracciai scoppiando a piangere. Mi vide sconvolta, con il trucco disfatto e gli occhi gonfi dal pianto e chiese:
“Che cosa ti ha fatto? ...Ti ha?... Ti ha? ...” Ripeteva balbettando senza continuare, avendo paura di dire quella parola.
“Si! “Risposi con un filo di voce annuendo con il capo e scoppiando a singhiozzare.
“Porco!!... Maledetto bastardo... ti denuncio!” Urlò mio marito scagliandosi contro l’auto e battendoci sopra la mano sul cofano e il tettuccio.
Lui non scappò, ma scese e si colpirono, ci fu un a piccola colluttazione dove quell'uomo ebbe la meglio, percuotendo e spingendo forte mio marito facendolo cadere a terra.
“Ti denuncio.!” Gridava mio marito:” Hai violentato mia moglie!” Mentre io dietro lui cercando di tenerlo per le braccia mi proteggevo e cercavo d calmarlo.
In quel momento presa dal coraggio che ero con mio marito confermai gridando:” Si! ...Io non volevo... mi ha preso con la forza e la minaccia.” E diedi un calcio alla sua auto.
“Cosaaaa!!” Rispose lui furioso. Tirando fuori dalla tasca lo smartphone urlando: “Li chiamo io i carabinieri. Ti ho trovata qui che battevi, mi hai chiesto 200 euro e te lo dati, ci siamo appartati e ti ho chiavata e ti ho dato l’extra per il pompino e adesso tiri calci alla macchina?
Lo direte a loro che non è una puttana, quando vi porteranno in caserma e la schederanno e ti denunceranno come magnaccia, il suo marito sfruttatore. Non sei il primo e non sarai nemmeno l'ultimo che porta la moglie a battere. “Strillò.
Restai ferma e in silenzio mentre mio marito impaurito si alzava.
Aveva ragione.
D'istinto presa dal panico che chiamasse davvero i carabinieri gli dissi:” Non lo faccia! ...Non li chiami...per favore, era solo uno stupido gioco tra me e mio marito finito male. Lei ha avuto quello che voleva… finiamola qua…”
“Ahhh!! ...Adesso avete paura di finire sui giornali? ... Ehh!!” Esclamò.
Ci rendemmo subito conto che ci teneva in pugno, se avesse chiamato la polizia o i carabinieri, sarebbe stato uno scandalo...la vergogna e il disonore per noi, avremmo dovuto spiegare quello che avevamo fatto e perché.
“Allora se vuoi che non faccia niente e me ne vada, digli la verità!” Gridò arrabbiato.
“Quale verità? “Chiesi io impaurita, con mio marito ormai in piedi vicino a me che ascoltava.
“Che ti sei tolta tu stessa le mutandine per farti chiavare ...da sola! ... E che godevi quando ti chiavavo. Ti piaceva! …Diglielo! E digli che mi hai fatto anche un pompino, me l’hai pulito!”
Diventai rossa come un peperone, mi vergognai enormemente e abbassai gli occhi davanti a mio marito, farfugliando qualcosa di quasi incomprensibile.
“Chiedilo! Dai chiedilo alla tua bella mogliettina tanto per bene... il medicooo !!...” Esclamò sarcastico rivolgendosi a lui:” Che le piaceva!... Le piaceva essere puttana quando la chiavavo! “Gridò rientrando in macchina e sbattendo la portiera, cacciando fuori dal finestrino la mia borsetta da sera con tutti i miei oggetti dentro e lo smartphone che caddero a terra.
Accese il motore e mentre era dentro trovo e prese le mie mutandine nere dal tappetino e partendo tenendole tra le dita con il braccio fuori dal finestrino le fece volteggiare in aria e ce le lanciò dicendo:
“Queste sono sue! … Cornutooo!!! ...Gliele faccia rimettere alla sua signora, perché se no rischia di diventare una battona vera.” E partì veloce facendo stridere le gomme sull'asfalto.
Restammo in silenzio e subito dopo ci abbracciammo mentre piangevo, quel gioco era finito finalmente, ma era finito... male.
Raccolsi le mutandine da terra assieme alla borsetta e alle mie cose sparse per l’asfalto e li rimisi nella pochette e stravolti salimmo in macchina nostra e tornammo lentamente a casa, mentre io in silenzio mi lavavo il viso con delle salviette per riordinarlo e struccarlo da non far vedere il pianto se qualcuno ci avesse incontrato.
Non comunicavamo, solo poche parole e lui che mi ripeteva che avrebbe voluto ammazzarlo quel porco per quello che mi aveva fatto se non fossi intervenuta io. Ma lo diceva per giustificarsi della sua paura, non lo avrebbe mai fatto, non era il tipo.
Mi chiese se era vero quello che aveva detto quell’uomo, che mi ero tolta io le mutandine di mia volontà e lo avevo preso anche oralmente.
“Si!” Risposi dicendo la verità:” Ma sotto la sua minaccia, mi picchiava se non lo facevo.”
“Ed è vero che provavi piacere, godevi?” ... Continuò.
“No! Non è vero! “Replicai mentendo:” Non crederai a quell'essere spregevole Come avrei potuto in quella condizione godere, è come se mi avesse violentata.”
Dentro di me pensavo.” Ecco...è questo che gli interessa, se ho goduto con quell’uomo o no, non come mi sento io, cosa ho provato e cosa provo adesso.”
Ma la mia preoccupazione era un'altra ... mentre tornavamo verso casa, sentivo il suo sperma colarmi fuori dalla vagina e macchiarmi il vestito di Chanel, ero senza slip e quel bastardo mi aveva riempita del suo sperma.
Arrivati a casa andai subito a lavarmi, una doccia purificatrice e feci una lavanda vaginale, introducendo anche un ovulo antinfiammatorio, avevo la vagina arrossata, mi bruciava, ce l'aveva grosso e me l'aveva irritata.
Ero turbata, in bagno ci pensavo, non avevo mai goduto così tanto e il fatto che mi avesse trattata come una puttana inconsciamente ora che era passato tutto, mi era piaciuto. Ma lo tenni per me non lo dissi a nessuno, mi vergognavo perfino a pensarlo.
Ma la mia preoccupazione era un'altra:
” Speriamo che non mi abbia messo incinta.” Pensavo:” Se no mi toccherà abortire.”
A mio marito non dissi nulla della sua eiaculazione in vagina, decisi mentre viaggiavamo che se fosse stato così, avrei fatto una rcv, la revisione della cavità uterina, un curetage o raschiamento come si dice volgarmente.
Ma grazie a Dio non c'è ne fu bisogno, il mattino dopo seppur sconvolta andai subito nell'ospedale dove lavoro, nell'ambulatorio di ginecologia, erano passate solo poche ore da quel rapporto sessuale e ne avevo 72 di tempo e dicendo che era per una mia cara amica, mi feci dare dalla mia collega ginecologa, una pdg , la pillola del giorno dopo. Presi immediatamente una compressa di Levonorgestrel, che avrebbe bloccato l'ovulazione se mai ci fosse stata. E così fu, non restai incinta di quel viscido energumeno.
D'altronde che potevamo fare? Ne parlammo anche in seguito tra di noi, anche mio marito convenne con me. Eravamo impotenti, non potevamo denunciarlo, avremmo dovuto dimostrare cosa facevamo noi lì, noi ...io sul marciapiede… e lui nascosto dietro …e poi lo scandalo, il lavoro e i figli. Decidemmo di dimenticare tutto e non parlare più, di rimuovere quella sera dalla nostra mente.
Nei giorni successivi, feci anche gli esami clinici del sangue, che per fortuna risultarono tutti normali.
Poi controllando nel portafoglio, mi accorsi che non c'era la carta di identità, guardai nella borsetta ma c'erano solo i suoi 200 euro, più i 50 euro aggiunti dopo, che mi riportarono con la mente a quel momento.
Lo dissi a mio marito, gli raccontai l'episodio della botta sulla mano quando volevo dargli i soldi per farlo desistere dal suo proposito e mi fece cadere tutto dalla borsetta nel tappetino. Oppure senza accorgermene l'aveva presa lui e ora sapeva chi ero ...dove vivevo e dove lavoravo.
Mio marito affermò:” Di lui non sappiamo niente, non abbiamo nemmeno preso la targa... Che vuoi fare, attendiamo se si fa avanti. Ma non credo…”
È passato qualche anno e sono ritornata a fare il medico, rispettata e stimata da tutti e quel tipo non si è mai fatto vivo, meno male, ma viviamo sempre con questa apprensione, soprattutto io che a volte ho il pensiero che ritorni e mi tratti ancora come una puttana. A volte lo sogno, non so se come incubo o fantasia, se con ossessione o desiderio.
Quel gioco trasgressivo e per certi versi innocente lo pagammo a caro prezzo. Quando ci penso, mi rendo conto che sono stata davvero una puttana per una notte… una battona.
Misi i suoi duecentocinquanta euro in un porta gioie come ricordo, erano soldi guadagnati con il mio corpo, vendendolo. Li tengo a testimonianza di quello che è accaduto, ogni tanto apro il portagioie e li guardo, li tocco, ne sento il tatto con le dita, chiudo gli occhi e ripenso a quella sera, e ho l'illusione di essere ancora là in macchina con quel tipo... e ne sono ancora turbata.
Dott.ssa. Antonella.
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