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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IL DONATORE DI SPERMA

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PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI

Cap. 9 L’AVVICINARSI DELLA DONAZIONE.             

 

 

 Ci risentimmo altre sere, oramai eravamo arrivati ai primi giorni di giugno e il caldo stava per scoppiare, ma soprattutto il tempo programmato per la fecondazione stava per scadere e bisognava procedere.

Una mattina ne parlammo ancora:

“Allora cosa ne pensi di Andrea? “Domandai durante la colazione. “Potrebbe andare bene?”

“Non so!” Rispose incerta.

“Accetteresti la donazione di sperma da lui?” Domandai a bruciapelo senza tanti giri di parole. Restò in silenzio, sorpresa del modo in cui l’avevo chiesto, poi sbottò con voce bassa e calma:

” Ma lui vuole farlo con un rapporto sessuale!” Esclamò delusa.

“Si è vero...! Ma hai letto cosa ha scritto…” Risposi.

“Si, lo so magari è una persona per bene, ma io avere un rapporto sessuale completo con lui o chiunque altro non mi va!”

“Allora su!!…” Esclamai serio e spazientito. “Innanzi tutto iniziamo a dare il nome giusto alle cose. Non ci sarà nessun rapporto sessuale tra voi, ma una donazione di sperma, che è una cosa molto diversa, lui sarà il donatore e tu la ricevente. Quindi usiamo una terminologia appropriata tra di noi che è importante, che serve ad estraniarci dal metodo con cui verrà praticato.”

“Si va bene...” Replicò disagiata:” ... ma… se poi vorrà conoscere il figlio?”

“Ha detto di no… hai letto anche tu!”

“Si dicono così ma poi?”

“Poi cosa? “Ripetei.

“Che garanzie da che sia pulito e una persona seria? “E aggiunse:” È un napoletano!”

“Be si è un napoletano ce lo ha detto lui stesso, ma non tutti i napoletani sono truffatori e delinquenti!” Esclamai. “Forse, anzi senz’altro lui è onesto! Per le garanzie gliele chiederemo la prossima volta… poi a parte che lo vedremo prima della donazione e poi hai letto anche tu, sarà una donazione molto professionale, senza coinvolgimento fisico ed emotivo.”

E vedendo la sua faccia dubbiosa e smarrita esclamai con voce alta e alterata:

“Ma vuoi o non vuoi diventare mamma!? Vuoi ricevere questa donazione? Si o no!!”

“Ma sì che vogliooo!!...” Rispose decisa:” ... è che ho paura!”

“Di nuovo? “... Replicai:” Incominci di nuovo? …Paura di cosa?”

“Ma non so! Di tutto...ho paura di tutto!” Rispose angosciata con il viso smarrito.

La presi l’abbracciai e baciai e la strinsi forte a me.

” Ne abbiamo già parlato amore … tranquillizzati, hai sentito cosa ti ha scritto pensando di farlo a Elisa? “Domandai guardandola ridendo e facendo sorridere anche lei. “La prossima volta decidiamo, o sì o no! Se è no, chiudiamo con lui e rimandiamo tutto, è più di una settimana che chattiamo e un po' lo conosciamo. Sei d’accordo Laura?” Le chiesi tirandole su il volto tenendola amorevolmente per il mento guardandola nella sua bellezza e disagio.

Mia moglie sorrise.

“Va bene, ma chiedile di che città è?”

“Sorrisi anch’io. D’accordo.” Però la prossima chattata le diciamo sì o no!”

Seppur tra mille dubbi e incertezze oramai aveva quasi accettato, mancava poco era solo paurosa di tutto…

L’ultima sera che ci sentimmo prima di decidere, dopo i saluti e i convenevoli e avermi chiesto se c’era anche Elisa vicino a me, ricevendo risposta affermativa. iniziammo la nostra chattata e dopo una introduzione soft, passai a chiedere cose serie che ci interessavano per poter decidere. 

“Non hai mai desiderio di voler conoscere i tuoi figli biologici?” Domandai ricordandomi le preoccupazioni di Laura della sera precedente.

“Io sono molto corretto. “Rispose:” Sì, mi piacerebbe vederlo o conoscerlo, ma farlo come amico, senza turbare il suo e l'equilibrio della coppia e quello della mia famiglia. Ma solo se volessero i genitori.” Precisò:” Poi ci sono gli accordi che si prendono con la coppia un donatore serio non può prendere scelte personali che tradiscano la fiducia altrui, sarebbe motivo di gravi conflittualità per sé stesso e gli altri.

“Ma tu che garanzie dai?” Domandai. “Tutte le garanzie che volete, ho i certificati medici e analisi del sangue aggiornate, per garantire di non avere Hiv, epatiti e sifilide e altri tipi di malattie trasmissibili sessualmente e in primis ho l’esame dello spermiogramma, quello chiedetelo sempre anche se scegliete un altro, perché se quello non è ottimale, va da sé che viene meno l’obiettivo per cui si richiede la donazione di sperma e ci si può trovare di far ricevere alla moglie donazioni senza che resti incinta. “

Ci fu una pausa di silenzio, nessuno scriveva, si stava entrando sempre più in un aspetto profondo e personale.

“Chiedile se sua moglie non ha mai sospettato che fa il donatore?” Mi sussurrò Laura. E domandai un po' curioso e un po' interessato.

“Come fai a conciliare la tua attività di donatore con la tua famiglia?” Scrissi.

“Sono sposato e ho due figli già abbastanza grandi. Naturalmente come ho già detto mia moglie non lo sa se è questo che vuoi sapere.”

“Ma se lo sapesse tua moglie cosa direbbe? “Digitò Laura portando le mani sulla tastiera e battendo lei sui tasti al posto mio, continuando:

” E se lo sapessero i tuoi figli da grandi di avere così tanti fratelli e sorelle in giro per l’Italia cosa direbbero? “

Si staccò lasciandomi nuovamente la tastiera.

Lui tagliò corto probabilmente seccato.

“Non lo sapranno mai. La vivo come una scelta mia privata, e comunque sarebbe lo stesso di come lo saprebbero i vostri, resterebbero sconcertati.”

E seguendo quello che aveva iniziato a chiedere mia moglie continuai:

“Scusa! Non fraintendermi, non sono qui per giudicarti, ma per capire, ma quello che fai non è l’equivalente di un tradimento verso tua moglie?” Digitai.

“Non lo vivo come tale, come non lo vive così la ricevente.”

“Hai mai pensato di dirglielo?”

“Non glielo dirò mai … Perché è qualcosa che mi appartiene, appaga e dà gioia solo a me, a lei la farebbe soffrire. Lei non approverebbe e io a quel punto cosa dovrei fare? Smettere? Litigare con lei? Lasciarci?”

Sembrava una persona seria e sensibile. Anche Laura aveva letto.

Lui proseguì: “Comunque mi pare di avervi detto tutto, io sono a Marina di Pietrasanta in Toscana voi?”

“Del nord!” Scrissi:” Della cintura di Torino!”

“Va bene...” Aggiunse, liberandoci entrambi un po’ della nostra riservatezza. “Fatemi sapere quando avrete deciso e se volete venire giù, io vi aspetterò. Ci siamo detti tutto in queste quasi due settimane, ora a voi la scelta!”

“Si... sei stato chiaro e ci pari una persona affidabile, ci penseremo e ti faremo sapere…”

“Dai un bacione a Elisa per me... futura mamma, e spero di essere io il suo donatore.” Digitò ancora e sorrise con una emoticon, come Laura leggendo sorrise realmente.

“D’accordo ti faremo sapere. “Scrissi ancora.

“Come vuoi …” Aggiunse come se non volesse chiudere la conversazione:” Sappiate che se deciderete e non volete fare solo un week end, vi consiglio di venire qui o in un paese limitrofo il mese di giugno, almeno una settimana o due, così vi farete anche una bella vacanza e tornerete a casa felici con Elisa incinta.” E inviò ancora una faccina emoticon sorridente. “D’accordo ci sentiremo. Ciao Andrea.”

“Ciao!” E chiudemmo. E ci lasciammo così.

Ora la scelta era solo nostra, lui era disponibile, eravamo ai primi di giugno, avevamo tempo per decidere e preparare tutto, gli esami del sangue di Laura e tutto il resto. 

Il giorno seguente ne riparlai con mia moglie.

“Allora dobbiamo decidere in questi due giorni amore!” La sollecitai:” Perché bisogna preparare tutto.”

“Ma non c’è un altro modo!” Domandò ancora.

“No! Devi solo dire o sì o no, ora dipende solo da te per noi avere un figlio. Tu sai già come la penso io e che sono favorevole a questo metodo e a questa persona con cui siamo in contatto.” Restò indecisa, esitante, poi acconsentì rispondendo subito:

“Va bene!... Ma però se incontrandolo non è una persona che mi aggrada e da affidabilità non farò niente.”

“Certo! Stai tranquilla, sono io il primo a far sì che ci tiriamo fuori.”

A quel consenso mi sentii pervaso da una emozione particolare, pur avvertendo timore anch'io, stranamente mi sentivo felice, non sapevo dire se era per il fatto che probabilmente saremmo diventati genitori o perché avesse accettato la donazione naturale diretta con rapporto sessuale.

“Si però fatti mandare una fotografia almeno.” Ripeté lei mentre pensavo:” Insisti! ... .” Mi esortò.  

Lo ricontattai e chattai ancora con lui da solo. Gli confermai che avevamo accettato la donazione di sperma come avrebbe voluto lui, ma che mia moglie voleva vedere una sua fotografia, visto che eravamo decisi e pronti, insistetti con lui:

“Sai come sono le donne…” e mi feci mandare una sua fotografia. La inviò con il viso quasi coperto come se avesse una maschera, ma si vedeva che era un bel tipo, sul magro, come ero io prima dell’incidente e con tutti i capelli in testa. La feci vedere mia moglie che giustamente disse:” Dalla foto sembra una persona di bell’aspetto, bisogna poi vedere al momento, nella realtà.”

Praticamente era come si descriveva lui, che dalla foto non si definiva niente. 

Una volta decisi organizzammo tutto, tramite internet prendemmo appuntamento con lui per la seconda metà di giugno, saremmo stati più precisi con i giorni dopo i calcoli del ciclo mestruale di Laura. Saremmo andati una settimana in vacanza nella sua città a Marina di Pietrasanta, ma con una condizione chiara, che se non fosse piaciuto a mia moglie o non ci avesse ispirato fiducia vedendolo di persona, tutto sarebbe saltato.

Il donatore Andrea accettò, dicendomi:

“Ricorda di far eseguire gli esami anche a tua moglie … come sai io sono sposato e ho figli.

Ci scambiammo in chat il numero di cellulare e ci sentimmo di persona al telefono, anche con mia moglie, la voce era calda e profonda anche se con la cadenza napoletana. Prenotammo telefonicamente in una agenzia immobiliare del centro che ci indicò lui e affittammo un appartamentino, le chiavi le avremmo ritirate una volta arrivati. 

Una volta decisi, facemmo bene tutti i calcoli, soprattutto per quel che riguardava il periodo dell'ovulazione e i suoi giorni fecondi, visto che lei era molto diligente e precisa e segnava sempre sull'agenda dello smartphone quando le venivano le mestruazioni. Ancora qualche giorno prima di partire le chiesi:

“E’ tutto a posto?”

“Si!” Rispose:” L’ultimo ciclo mi è terminato il 14 Giugno.”

“E quindi?” Domandai profano e curioso.

“Quindi i giorni più fecondi dovrebbero essere cinque, dal 26 al 30 Giugno. Il periodo che abbiamo scelto per andare in vacanza una settimana per la donazione.”

Mi guardò e le feci un sorriso, io a quelle sue parole feci dei calcoli mentali e risposi:

“Bene… allora prenotiamo tramite internet all’agenzia immobiliare che ci ha segnalato un appartamentino dal 26 al 30 Giugno, una settimana circa. Così avremmo il tempo di fare tutto con calma, incontrare lui, conoscerlo e se ti piace di aspetto e come persona, e ci dà le garanzie che chiediamo, ricevere la donazione di sperma, se no ...non facciamo nulla.” Dissi come a rassicurare lei e me stesso. “Ora gli invio un messaggio e lo informo!”

Subito arrivò la sua risposta con una emoticon sorridente:

” Ok, vi aspetto!”

Feci una pausa e aggiunsi guardandola. “Comunque anche al cellulare, parlare con lui e sentire la sua voce sembra una persona seria...e giusta per noi, ma vedremo.”

Poi cambiando discorso mia moglie chiese curiosa: “Ma gli esami li avete già scambiati? “

“Si!” Risposi.

“Gli hai mandato i miei?”

“Si! Lui mi ha mandato i suoi per email, naturalmente entrambi con il nome e cognome cancellati, sono tutti negativi stai tranquilla. C’è anche lo spermiogramma, è alto ...” Aggiunsi con un mezzo sorriso. E ripetei a Laura in una sorta di auto persuasione:

“E comunque un conto è vedersi e parlarsi virtualmente in chat, un altro incontrarsi di persona.” Come se inconsciamente sperassi che nell’incontrarlo realmente saltasse tutto. Andavamo alla cieca, senza esserci mai visti realmente, nemmeno in fotografia, era un azzardo, ma era anche stimolante e ci eccitava non sapere chi fosse, anche a Laura, come se dovesse andare all'improvviso con uno sconosciuto, questo alone di mistero e di attesa aumentava la nostra eccitazione, che però l’un l’altro fingevamo di non avere.

In una ventina di giorni avevamo preparato tutto e per non lasciare nulla al caso e avere certezze, Laura si rilevava la temperatura basale con il termometro all'interno della vagina, per vedere quando aumentava e fosse il momento più fecondo.

Si dice che nei giorni di massima ovulazione, nei primi dei cinque se si viene fecondate nasce una femmina e se avviene negli ultimi tre un maschio.” Mi comunicò Laura sorridendo.

“Dove lo hai letto?” Chiesi. Ridendo.

“Su una rivista ...” Rispose con un viso serio e convinto, che mi fece capire che lo reputava vero.

La guardai domandandole:” E tu ci credi amore?”

Porto avanti il capo alzando le spalle in un gesto infantile di affermazione dicendo: “Sono credenze… ma non si sa mai...sai com’è il proverbio no! Non è vero ma ci credo!”

Scossi il capo e mi misi a sorridere.

” Sono tutte cazzate amore!” Esclamai.” Come fai a credere a queste cose? I primi giorni femmina, gli ultimi maschio, se ha la pancia a punta maschio, se rotonda femmina.... Tutte cazzate amore, dicerie …”

Non disse più nulla. Quella preparazione alla partenza anche se l’affrontavamo in modo distaccato e impersonale, la vivevo come se mi preparassi ad offrirla sessualmente al donatore di sperma, a quell’Andrea, quell’attesa aveva qualcosa di erotico che ci avvolgeva.

Sapevamo che la donazione sarebbe stata il risultato di un rapporto sessuale tra mia moglie e uno sconosciuto e l’accettavamo con spirito di sacrificio, come mezzo e come fine per coronare il nostro sogno d’amore, quello di avere un figlio.

Nel vivere e discutere di quella situazione il nostro linguaggio era modificato, non esisteva più “rapporto sessuale, ma donazione”, non più il “maschio o l’uomo, ma il donatore”, non più” la femmina o lei, ma la ricevente”. Sembrava che quel linguaggio distaccato e specifico, asettico e scientifico ci tenesse distante dalla sessualità e dall’erotismo.

Laura preparò le due valigie, una per ciascuno e visto che andavamo al mare e al caldo mise indumenti leggeri. 

Partimmo in auto da Torino la mattina del 25 giugno, molto presto, dopo aver salutato la sera prima i parenti e amici, pensando tutti che saremmo andati una settimana a divertirci. Eravamo tesi e Laura era emozionata, lungo il viaggio in autostrada parlammo poco, più che altro ascoltammo la musica. Arrivammo dopo poco più di quattro ore di viaggio tranquillo, a Marina di Pietrasanta, la cittadina turistica della Toscana sul mare che ci aveva indicato lui, era la fine di giugno, ci saremmo fermati una settimana e rientrati i primi di luglio. Niente albergo per privacy, per non fare vedere a nessuno chi veniva a trovarci e per essere noi più liberi e indipendenti da tutto. Seppur non c’erano comodità, avremmo sopperito pranzando e cenando fuori in qualche ristorante.

Avevamo prenotato un appartamentino nel centro, su consiglio di lui, tramite un’agenzia immobiliare che affittava alloggi settimanalmente. Un bilocale di medie dimensioni, ma sistemato bene, camera, soggiorno, bagno, cucinino, oltre un balconcino che dava sulla strada con piante e fiori secchi bruciati dal sole, mal curati dai precedenti inquilini, ma con vista sulla spiaggia e sul mare.

Giunti passammo dall’agenzia che ci diete le chiavi e ci accompagnò mostrando dov’era, facemmo poca strada perché era nel centro storico. La gente in quella cittadina non mancava, i turisti iniziavano ad arrivare, le scuole erano finite e c'era molta vita e locali per divertimento, ed essendo noi ancora una giovane coppia di sposi, pensammo che in seguito avremmo unito l'utile al dilettevole, la donazione con la vacanza e il divertimento in spiaggia, a ballare o a passeggiare.

In quel periodo Laura sembrava più bella e notai che molti uomini la osservavano discretamente, compreso il consulente dell’agenzia immobiliare che ci accompagnò. 

Entrati in casa curiosammo. La camera era arredata stile anni 50, con mobili di quel periodo color noce scuro. Un armadio a tre ante con uno specchio che ricopriva completamente l’anta centrale, con letto sullo stesso stile, comodini e comò con grande specchiera sopra, a muro di fronte al letto, con 3 cassettoni nella parte inferiore. La grande specchiera (cm 80 x 100), in linea con la lavorazione del comò, era sproporzionata e dava un risultato di grande effetto, con il rispecchiamento ingrandiva la stanza. Il mobilio restaurato era in buono stato, solido e affidabile. In alcune parti mostravano lievi segni dell’usura e del tempo, con patina dovuta all’età e all’utilizzo. Sui comodini due lampade notturne dell’Ikea moderne, a intensità regolabile, che facevano a pugni con lo stile del mobilio della stanza. Cosa c’era di bello che la tipologia di luce non era fredda ma calda e rilassante. Decisamente meglio la cucina e il soggiorno in stile più moderno.

“Dio che appartamento!” Esclamò Laura vedendolo:” Non c’è una stanza con lo stesso stile e una parte uguale all’altra.”

“Sono appartamenti per i turisti di passaggio, li arredano così, sai quante cose rompono i bagnanti? E poi noi dobbiamo starci solo una settimana.” Risposi:” Vedrai che per quello che dobbiamo fare andrà bene. “Sorrise.

Lasciammo le valigie in camera, ci rinfrescammo e uscimmo a fare due passi. Camminammo un po' sul lungomare e poi a mezzogiorno ci fermammo in un bar tavola calda con dehors di uno stabilimento di bagni sulla passeggiata, con spiaggia annessa, dove prenotammo anche per una settimana ombrellone, sdraio e prendisole. 

Io cercavo di favorire il suo soggiorno di modo che si tranquillizzasse e non fosse tesa.

Mentre seduti a un tavolino consumavamo quel spuntino mi disse:

“Ora cosa facciamo? Ti metti in contatto con lui?”

“Non ora ...” Risposi:” ... lo farò nel pomeriggio, adesso pensiamo a noi, faremo due passi in centro, scarichiamo la tensione, andremo a vedere i negozi, poi con calma lo chiamerò. Rimandavo perché ero teso anch’io, ora che ero lì era tutto diverso, più difficile, non c’era più l’enfasi e la sicurezza iniziale che avevo in chat. Riflettevo. Un altro uomo con il mio consenso avrebbe dovuto fare sesso con mia moglie e al di là del nobile scopo e della eccitazione iniziale che avevo avuto prima di partire, ora mi dispiaceva, mi dispiaceva che Laura fosse posseduta da un altro uomo.  Dopo aver pranzato come detto facemmo un giro nel centro città e vista la stagione quasi tutti negozi erano aperti, curiosammo e vidi lei entrare in uno che vendeva costumi da bagno.

“Vieni!” Mi invitò. “Devi acquistare qualcosa?” Domandai. “Tu ne vuoi uno?” Chiese.

“No! “Risposi:” Ho già quelli dello scorso anno in valigia, spero che li hai messi e non ti sei dimenticata?”

“Ma certo che li ho messi, per chi mi hai presa, una smemorata?” Ribatté sorridendo piegando leggermente il capo.

“Piuttosto acquistane uno per te!” Replicai.

“Guarda che ti prendo in parola!” Esclamò con uno sguardo vispo e una espressione allegra. “Dai ...” Insistetti.

“Va bene prenderò un bikini!” E si mise a guardare e a visionare una serie di modelli in esposizione, toccandoli. Osservò con attenzione tutta femminile molti modelli e ne scelse uno, e improvvisamente facendo segno alla commessa le indicò il manichino che lo indossava.

” Bello questo!” Esclamò avvicinandosi e toccandolo. “Me lo fa vedere?”

“Certo signora! Che misure ha?”

“Quaranta dello slip, reggiseno una terza con coppa C.”

 “Questi hanno la coppa elasticizzata signora, sono a ‘Bandeau’. “Disse la commessa, mentre Laura divertita dal mio sguardo stupito e ignorante in materia sorrideva spiegandomi: “Bandeau significa a fascia, senza spalline e coppe, il seno viene sostenuto e sporto in avanti dalla fascia che sotto lo alza…”

“E dov’è la differenza con l’altro?” Chiesi.

“E’ senza spalline e ti abbronzi meglio e dappertutto senza strisce chiare sulle spalle.”

“Ma come fa a starti su?” Domandai curioso.

È elasticizzato, si conforma benissimo alla forma del seno e sta su da solo.”

“Bandeau…” Ripetei sorridendo.

La guardai sarcastico allungando le labbra in un sorriso chiuso e ironico. “Certo detto in francese sarà più elegante.”

“Certo!” Ribatté lei guardandomi.

“Si, e magari costa di più detto in francese. “Sorrise e scosse la testa con una smorfia.

“Me lo faccia provare. “Esclamò Laura alla commessa.

“Ha qualche preferenza al colore?” Chiese.

“Si, arancio!” Rispose.

Le passò le buste nuove della misura richiesta e i pezzi dentro, che curiosa aprendola lo tirò fuori mettendolo ad altezza del viso e allontanandolo a braccia tese lo allargò con le dita e lo visionò.

“Lo analizzi?” Dissi ridendo.

“Si!” E rivolgendosi alla commessa domandò:” Me lo fa provare? “

“Certo prego!” E l’accompagno nello spogliatoio, e io aspettai fuori.

Pochi minuti e uscì con i pezzi in mano dicendo:” Va bene, lo prendo!”

“E non mi fai nemmeno vedere come ti sta!” Domandai.

“No! Lo vedrai a casa o al mare!” Ribatté ridendo.

Uscimmo con un sacchetto di carta a busta con dentro il suo nuovo costume da mare, l’insieme di slip e reggiseno in tessuto elastico di lycra di colore arancio.

“Bandeau!” Ripensavo per estraniarmi dal motivo per cui eravamo lì:” Certo che per dare un nome al reggiseno a fascia sono strane le donne.” Pensai. Guardandola camminare davanti a me con la gonna leggera e svolazzante che le arrivava al ginocchio e una camicetta leggerissima, chiara, quasi trasparente che faceva intravvedere sotto di essa il reggiseno bianco di pizzo, elegante e di marca; con i capelli sciolti e liberi sulle spalle; e sapere che era guardata dagli uomini, stranamente mi ingelosiva ed eccitava.

Sembrava felice e mi chiedevo per cosa lo fosse, perché era lì con me? Oppure per la donazione che avrebbe ricevuto da quell’uomo? E ancora avvertii una sensazione di turbamento e gelosia.

“Andiamo a casa?” Disse.

“Si andiamo!” Risposi mentre lei mi prendeva contenta a braccetto.

 Giunti nell’alloggio iniziò ad aprire le valige e mettere i nostri indumenti nei cassetti e nell’armadio. Avendo la pelle chiara e sensibile, evitava di mettere abiti sintetici a contatto della cute e preferiva materiali naturali come il cotone o il lino, optando per colori chiari che le piacevano molto, tranne alla sera in qualche uscita particolare.

Dalle valigie tirò fuori i suoi abitini leggeri che arrivano sopra il ginocchio, gli shorts non troppo corti, pantaloni leggeri e larghi di lino e jeans aderenti. Il vestito spezzato con stoffa estiva e fresca e una gonna lunga nera, tutti pezzi che andavano di moda; top, camicie leggerissime dai colore allegri. Il Caftano in lino impreziosito da perle e strass, leggero e semi-trasparente che avevamo acquistato in una vacanza in Tunisia assieme al pareo, e che ne usufruiva come abito da mare-copri costume. Per non parlare delle calzature espadrillas leggere, infradito con strass, sandali con nastri neri. Aveva portato anche un cappello di paglia con falde a tesa larga acquistato anni prima a Ibiza, che le piaceva molto perché le teneva in ombra il viso e con gli occhiali scuri per proteggersi dal sole la rendevano indecifrabile.

Maxi borsa o borsone per il mare a righe bianca ricamata e una borsa da passeggio. Bigiotteria da spiaggia e un paio di orecchini a lobo.

Dalla mia estrasse pantaloni lunghi e corti, camice e magliette a maniche corte, tutto disposto in cassetti diversi, oltre a infradito e mocassini. Mise bene tutto in ordine come era suo solito, gli abiti sulle stampelle nell’armadio, il resto nei cassetti, la sua biancheria intima, reggiseno e slip che avrebbe cambiato giornalmente o all’occorrenza, in ordine ben piegata e divisa dalla mia in un altro cassetto del comò.

Una volta terminato io passai dal soggiorno, presi una rivista e andai nel terrazzino a sedermi, lei sorridendo e guardandomi a leggere prese la busta con il bikini nuovo:

“Ora lo indosso, ti faccio vedere come sto! “Esclamò e sparì in camera.

Sorrisi. Ne aveva due di bikini, uno con il reggiseno a fascia e l’altro a coppe e spalline. Faceva un caldo terribile e c'era un sole luminoso che picchiava forte, anche perché eravamo all’ultimo piano della palazzina. Ero seduto nel nostro balconcino, da dove alzando gli occhi potevo ammirare la nostra spiaggia e il mare calmo e mentre guardavo alle mie spalle sentii dire: “Girati amore !!”

Mi voltai e vidi Laura all’interno nel soggiorno che indossava il bikini nuovo con il reggiseno a fascia. Le stava molto bene ed era più che sexy, erotica.

 Sapevo che aveva un bel seno, proporzionato e ben definito anche nelle areole e nei capezzoli, e sotto quel reggiseno a fascia lo mostrava esuberante. Quando venne fuori sul terrazzino alla luce del sole, la vidi bene, era bellissima. La parte superiore era composta dalla fascia a mezze coppe che le cingeva il seno e copriva solo la parte inferiore delle mammelle, che spinte in alto aumentavano di volume e slanciavano ancora di più il seno che fuoriusciva dal tessuto.

Lo slip era abbastanza ridotto, le copriva il pube e posteriormente lasciava scoperti tre quarti dei glutei. Tutto color arancione. Era splendida ed eccitante nelle forme giovani. Le guardavo il reggiseno a fascia, le aderiva bene, imprigionava le giovani mammelle trattenendone l’esuberanza e debordandole superiormente, che alzandole ne aumentava l’eroticità e la seduzione.

E la pensavo al mare ammirata dagli sguardi dei turisti. Era molto piacente aveva un corpo invidiabile, allettante, desiderabile e attraente nei suoi quasi 26 anni. Mi piaceva vederla così e mi eccitava assieme a tutta quella storia della donazione che stavamo vivendo.

“Gira su te stessa … fai come se fossi una modella!” La esortai guardandola. E lei vanitosa con un sorriso malizioso lo fece, ruotò su sé stessa. Le guardai il sedere e pronunciai: “Hai un bel culo amore!” Lei sorrise compiaciuta.

“Ti piace?” Mi domandò.

“Si tanto, mi è sempre piaciuto il tuo sedere, anche se non l’ho mai colto sessualmente, è bello, pallido, pieno, sodo e invitante. Molto seducente.” Mormorai mentre lei sorrideva compiaciuta di quelle mie parole.

“Il mio bel sedere non lo coglierà mai nessuno né sessualmente né in altro modo!” Rispose ridendo.

 In realtà, la mia conoscenza di costumi da bagno femminili non era eccellente, ma le sue forme dentro di esso si, erano eccitanti. Le stava bene addosso, le risaltava le gambe, pallide, lunghe e affusolate.

Quel tipo di bikini valorizzava il suo corpo diafano, rendendolo più bello e attraente. Le donava molto. sia per quanto riguarda la struttura e lo stile del costume, sia per quanto riguardava il colore. Era soddisfatta ma impacciata, si vergognava anche di me di mostrarsi in quel gioco intimo, glielo leggevo in viso, dal tipo di sorriso, dal lieve disagio che esprimeva; ma si lasciava osservare. Le piaceva essere guardata da me, gradiva i miei apprezzamenti, quelli di suo marito. 

Più tardi uscimmo, si lasciò il suo nuovo costume e infilò il Caftano, prese la borsa con le nostre cose da mare, cappello e occhiali, mise gli infradito e andammo in spiaggia, presso lo stabilimento dove avevamo prenotato qualche ora prima pranzando e che vedevo dal nostro terrazzino. Ci fermammo ad acquistare delle riviste e poi ci incamminammo, la distanza non era molta. Laura era elegante anche per andare al mare, con il suo costume da bagno nuovo e il copricostume Caftano trasparente bianco, con decorazioni dorate, leggero e trasparente che lasciava intravvedere sotto di esso la forma del corpo e il colore arancio del bikini. Il cappello di paglia a falde larghe con un fiocco di nastro bianco, che portava assieme agli occhiali scuri, le nascondevano il volto rendendola carismatica e misteriosa. 

 

Quel pomeriggio il sole era accecante, con il riverbero sul mare mi impediva osservare bene e focalizzare le persone e le cose lontane. Giunti in spiaggia, il bagnino ci indicò la fila e i posti prenotati e ci accomodammo. La guardavo indaffarata ad aprire il borsone e tirare fuori le sue cose, riviste, cellulare, creme. Mentre io aprivo l’ombrellone, lei tolse il cappello e lo appoggiò sul prendisole, era attraente con i suoi capelli scuri raccolti sulla nuca tenuti fermi da un grosso mollettone dorato. Sbottonò il copricostume Caftano che la rendeva più alta e più snella e lo tolse piegandolo bene, restando con il nuovo bikini. Quando fu seduta tolse il mollettone alla nuca, scrollò il capo allargando i capelli e mise una fascia a tenerli su, che dalla nuca le girava in fronte lasciandole libero solo il viso, liberandole il collo e le spalle per poter prendere il sole. Era una sensazione molto piacevole essere lì, il sole e il caldo pervadevano i nostri corpi velando la mia mente, trasferendomi in un mondo corrispondente, governato esclusivamente dai sensi e dal motivo per cui eravamo li. Il donatore di sperma.

Aprì e mise l’asciugamani sul prendisole davanti a noi e si ci sedette sopra, e iniziai a spalmarle la crema dermoprotettiva per il sole nelle parti del corpo in cui lei non arrivava, mentre un signore pingue, sulla sessantina in costume da bagno poco lontano ci osservava. Partii dalle spalle, per scendere a ungerla massaggiandola sulla schiena, giù fino ai lombi, e sdraiata spalmarla sul retro cosce, mentre l’uomo con il pancione continuava sempre a osservarci, probabilmente invidiandomi che la toccavo e massaggiavo il corpo.

Lei mentre l’aiutavo, aveva lo sguardo che vagava sulla spiaggia, il mare e la gente nella battigia, per poi soffermarsi all’orizzonte assieme al mio, dove una barca di pescatori stava rientrando. Erano momenti bellissimi, romantici, magici, che da li a poche ore si sarebbero infranti per sempre.

Mi sdraiai anch’io sul prendisole, godendo del sole sulla pelle prima che la bruciasse, riverso con l’asciugamano di fianco lei, che girata a pancia in su aveva terminato di spalmarsi il torace, l’addome e la parte anteriore delle cosce, ora ascoltava i suoni naturali che ci giungevano e osservava i movimenti sulla spiaggia.

Laura, sembrava lontana dalla realtà quotidiana e di città, dalla nostra Torino e dallo scopo e motivazione per il quale ci trovavamo lì, sapeva nascondere bene la sua apprensione. Era coricata distesa sugli asciugamani sopra il prendisole caldo, con tra gli altri il rumore dello sciacquio ritmico delle onde sulla riva, che arrivavano sulla battigia e poi si ritiravano dolcemente. Era la condizione ideale per liberarsi da ogni pensiero e restare nel vuoto, fermo nel tempo a pensare o non pensare.

Guardandosi intorno osservava la figura di una adolescente seduta su uno scoglio in riva al mare con lo sguardo rivolto in lontananza, forse innamorata e rapita da mille pensieri giovanili. Mi assopii un attimo in quel calore di benessere e quando aprii gli occhi, non la vidi a fianco a me, sollevai la schiena, mi guardai attorno e la scorsi con il suo cappellone e gli occhiali scuri sulla riva a passeggiare e bagnarsi i piedi in quel suo bikini ridotto, sotto lo sguardo del bagnino e alcuni turisti. Mi vide desto, e mi salutò con la mano e io ricambiai, iniziando a risalire e tornare a sedersi vicino a me. 

In quel momento il cellulare suonò, guardai e vidi che era lui a contattarmi, il donatore. Ci cercava. Vedendo il mio volto serio domandò sottovoce: “Chi è?” Curiosa forse intuendo.

La guardai e dissi:” È lui!” Spostando il volto e lo sguardo dallo smartphone verso lei.

Ci osservammo silenziosi negli occhi penetrandoci l’uno con l’altro con lo sguardo. Risposi. “Ciao!” Esclamai.

“Ciao!” Ribattei appena sentì la mia voce.

“Siete arrivati? Tutto bene?” Domandò con una voce allegra e squillante.

“Si…sì...abbiamo già preso possesso dell’appartamento e ora siamo un po’ alla spiaggia.”

“Ah bene!” Disse lui. E continuò a parlare mentre Laura attenta e seria si sedette sul prendisole.

“Quando volete che ci incontriamo?” Domandò.

“Ma non so! ...”

Laura su mio cenno si alzò e venne più vicino a me che avevo inserito il viva voce. Aveva un volto meraviglioso, leggermente umido dalla crema, ma bello con appena quel rossore che non era ancora abbronzatura, con l’espressione di vergogna e disagio a sapere che era il donatore di sperma al telefono.

“Stasera!?” Esclamò prima che io aggiungessi qualcosa.

“Ma non so devo chiedere a La...Elisa!” Mi corressi subito. “Ora non è qui!” Dissi mentendo: “Ti richiamo io più tardi e ti faccio sapere.”

“Va bene, allora aspetto la tua chiamata, per me stasera va bene, intanto divertitevi. Ciao!” “Ciao!” E chiusi.

Mi voltai e guardai Laura. “Stasera?!” Disse avendo ascoltato. “O stasera o domani!” Esclamai vedendo l’apprensione sul suo viso:” Intanto bisogna incontrarlo prima o poi e non dobbiamo mica ricevere la donazione stasera, intanto vediamo chi è, e com’è e poi il resto lo valutiamo!” Acconsentì.

Quella chiamata ci aveva portato alla realtà, al motivo perché eravamo lì! Lasciai passare un’oretta e lo richiamai.

“D’accordo a stasera ...” Dissi io.” Ma dove?”

“Ci vediamo davanti alla pizzeria ‘da Gennaro’ sul lungomare verso nord, è una casetta azzurra, la troverete subito, alle venti, vi aspetto! Offro io.”

Mi voltai verso Laura informandola:” Vuole offrici la pizza...” Lei tirata sulla fronte gli occhiali corruccio le sopracciglia e le alzo aprendo di più gli occhi protrudendo le labbra unite in fuori come dire.

“Mah…se vuole!” E confermai.

“Va bene a stasera alle 20.00 davanti alla pizzeria.  

Dopo quella telefonata fu come se Laura si fosse tolto un dente, d’istinto ci guardammo attorno per vedere se la gente ci guardasse, come se sapesse cosa c’eravamo detti e avevamo intenzione di fare.

“Come ha detto che si chiama il ristorante?” Domandò.

“Da Gennaro!” Risposi.

Ci guardammo e sorrise:” Ma sono suoi parenti?”

“Non so! Forse amici o conoscenti, tra paesani si conoscono tutti qui, anche noi a Torino con i nostri.” Sorrise divertita e poi esclamò: “E allora…viva Napoli!!”

Voleva esorcizzare tutto con quella battuta. Poi seduti sul prendisole, senza parlare come a scacciare la tensione per il futuro incontro, ci mettemmo a osservare i bagnanti. C’erano turisti di tutti i tipi, maturi, giovani, abbastanza giovani, bambini, coppie di amici da una vita che facevano le vacanze assieme con i figli che stavano crescendo insieme. Ma furono due donne a richiamare la mia attenzione. Una biondina trentenne giovane, molto bella e delicata con la pancetta di chi aveva partorito da pochi anni e non riusciva più a tornare in forma, che con gli occhi non perdeva mai i movimenti del suo bimbo che giocava con la sabbia.

Spostai lo sguardo e ne vidi un’altra ragazza poco lontano, aveva un costumino striminzito, troppo ridotto per il suo fisico ridondante, le cui mammelle sembravano voler sfuggire ad ogni istante dal reggiseno del bikini. Lei non seguiva nessun bimbo, ma il suo sguardo vagava ansioso sui gesti di un uomo che stava sistemando i vestiti, l’asciugamani e il borsone. Forse era una moglie insicura e forse trascurata, che nel silenzio mostrava il suo distacco quasi a farne un grido di attenzione.

Con un sospiro di sollievo mi girai e vidi Laura che mi stava osservando sorridente: “Cosa guardi? “Le chiesi …

“Nulla!” Rispose.

Ma non era vero, entrambi avevamo visto qualcosa che aveva attirato la nostra attenzione. In piedi, a una ventina di metri da noi, sotto a un ombrellone una donna incinta, sui trent’anni, in bikini con il suo pancione in mostra, di sei sette mesi, lo esibiva fiera e orgogliosa. Era bella e sensuale in quella figura materna. La guardavamo entrambi da due punti diversi con quel suo pancione pieno, non dicevamo nulla ma ne eravamo attratti e invidiosi e speravo che presto, anche Laura, mia moglie diventasse così.

Avvicinatosi nel prendisole e osservandola sempre, mormorai con un sorriso:

“Potrebbe capitare anche a te fra qualche mese di essere così!”

Sorrise in silenzio, tirando le labbra, alzandone i margini e le guance stringendo gli occhi, in una espressione di gioia. “Oppure tra qualche anno di trovarti su una spiaggia, con un bambino o una bambina a giocare sulla riva con lei.” Aggiunsi.

Si voltò, mi guardò e sorrise teneramente.

Quella donna, non sapendo di essere osservata, tranquillamente portando le mani sul capo cercava di sistemare la sua chioma bruna in un foulard, provando a mettere sotto di esso i riccioli ribelli che uscivano fuori cadendole sul viso o le tempie. Ma invano. E con un gesto stizzito dopo soli pochi secondi lasciò perdere, rivelando un’indole impaziente, chinandosi tra le sue cose a prendere la crema protettiva e spalmarsela prima di esporsi al sole. Come Laura di giorno lasciava la pelle del viso pulita e protetta da creme solari e probabilmente alla sera metteva un leggero trucco.

“Stasera sapremo!” Esclamai io facendo allusione al donatore.

Non disse nulla, mostrò solo il movimento delle labbra tirate restando seria.

E dopo aver osservato con discrezione il motivo vivente, la figura per la quale eravamo lì, mi sdraiai sul prendisole, presi una rivista e mi misi a leggere, facendo lo stesso mia moglie. 

 

Quella sera giunti a casa, ci lavammo con l’acqua dolce per togliere la salsedine e ci preparammo per andare in pizzeria, eravamo entrambi tesi ed emozionati di quell’incontro, di vedere se il donatore di sperma corrispondesse alle nostre aspettative e cosa sarebbe successo.

Ci vestimmo in modo casual ma elegante, Laura specialmente, si truccò anche un po' leggermente, inconsciamente voleva fare bella figura. Era bella e sensuale con quella prima leggera abbronzatura dorata presa nel pomeriggio, e il trucco la evidenziava di più assieme agli occhi dolci. Eravamo pronti.

 

 

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