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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IL DONATORE DI SPERMA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 27 NUOVI DESIDERI E CROLLO DEL PASSATO.

 

Note:

“Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.”

Khalil Gibran.

 

                                                                           ********

 

Oramai sessualmente Laura era diventata una donna completa avendo avuto rapporti sessuali con altri uomini e ironia della sorte durante quegli incontri, oltre che far mettere loro il preservativo, assumeva e lo fa ancora gli anticoncezionali orali prescritti dal ginecologo, a scanso di sorprese non desiderate… e di gravidanze non volute.

Era nata una nostra nuova vita sessuale, l’avevamo creata noi e accettata e a nostro modo eravamo felici e ci amavamo più di prima.

In quel periodo nell’essere coppia seria e morigerata, vivevamo momenti di trasgressione, in cui lei diventava una libertina e io un cornuto consenziente, o meglio una specie di cuckold come si dice ora ….

Sempre segretamente e nessuno sapeva niente.

 

In quel nostro cambiamento della vita sessuale, vedemmo emergere nuovi desideri e bisogni carnali, più raffinati e ricercati.

Nel praticare la nostra nuova sessualità, sopraggiunse il crollo delle nostre proiezioni passate che lasciarono spazio a un’altra realtà nuova. Affrontammo anche delusioni, di chi come noi aveva troppo idealizzato il matrimonio e la fedeltà coniugale e non ci riuscì facile avere una nuova maturità nella costruzione di una nuova vita e sessualità di coppia, più idilliaca, stabile, affettiva e sentimentale tra noi, ma più carnale, passionale, duratura ed appagante nella trasgressione.

Vivemmo in quella situazione trasgressiva per qualche anno, praticando incontri sessuali saltuari con altri uomini, a modo nostro eravamo felici e realizzati, eravamo giunti al punto che segretamente ci piaceva farlo e ci soddisfaceva trasgredire e lo accettavamo come parte di noi stessi. Ma proprio perché era una trasgressione, eravamo consapevoli che prima o poi sarebbe passata, diminuita e forse finito tutto; ma quel periodo lo vivemmo appieno, godendone ognuno a proprio modo, lei diventando sessualmente una donna completa, esperta e lussuriosa, soddisfatta di offrirsi e abbandonarsi al partner scelto, oltre che goderne delle capacità e misure sessuali.

In quel periodo parlavamo molto di noi e di quello che compievamo, ci filosofavamo sopra, facendo discussioni e confrontandoci con idee di alto concetto e ragionavamo sugli impatti che quel trasgredire a tre avrebbe avuto nel nostro vivere, sulle motivazioni che ci portavano a farlo, se era giusto o no e in un certo senso ci giustificavamo sempre, costruendoci delle nostre convinzioni personali, comuni e individuali che ci assolvevano.

 

Ragionando e parlando delle motivazioni che ci avevano portato a quello, le donazioni di sperma, Ciro e i figli, comparando le idee, arrivammo alla dissociazione tra amore e sessualità, sentimenti e passione, tenerezza e vigore, dolcezza e brutalità, ma anche a gestire emozioni contrastanti man mano che si manifestavano in noi durante gli incontri trasgressivi.

In quel periodo avvertivo sentimenti di ambivalenza, la coesistenza simultanea in me di amore e odio rivolti verso Laura, perché erroneamente ritenevo lei la causa di tutto quello che eravamo diventati, per aver goduto con Ciro la prima volta che ricevette la donazione di sperma. E quel conflitto interiore i primi tempi mi portò a vivere con frustrazione, confusione, incertezza e incapacità nel prendere decisioni a riguardo, e quindi spesso ad un blocco delle mie azioni, lasciando lei a decidere che si dimostrava ogni giorno più spigliata.

In pochi anni giungemmo al punto che non fu più possibile ritornare noi stessi ed integrare sesso e amore passionale come l’avevamo vissuto prima delle donazioni di sperma, ma solo con affetto e tenerezza tra noi...

La sessualità, il possesso fisico e carnale di mia moglie non mi apparteneva più, in quegli incontri e momenti erotici diventava la donna di un altro uomo, che per nostra scelta consensuale la possedeva sessualmente.

Mi consolava il fatto che non eravamo gli unici ad amarci in quel modo, dove sotto un aspetto diverso, l’amore e la passionalità tra noi non moriva ma si trasformava in peccato, tenerezza e affetto. Questo accadeva anche ad altre coppie come noi, cosiddette normali e per bene, con lui cornuto e consapevoli entrambi che lo fosse, e vivevano segretamente come noi.

 

Nel nostro nuovo modo di vivere gli incontri trasgressivi erano saltuari, cinque, sei volte all’anno e in genere mai più di due volte con lo stesso uomo. Nel tempo passammo dagli incontri nella camera da letto di un albergo di provincia, all’auto all’aperto in mezzo al verde; e ci esaltava, eccitava e disinibiva trasgredire nei luoghi inconsueti con la consapevolezza di poter essere visti da estranei, come accadde quella notte in spiaggia durante la terza donazioni di sperma, quando Ciro la chiavò contro al muro con il guardone e me che li osservavamo e ci masturbavamo.

 

Ricordo che i primi incontri trasgressivi in quella condizione di promiscuità che le proponevo e che poi praticammo e ne discutemmo, le attivarono dubbi nei miei confronti, sul mio essere marito e maschio e sul ruolo che avevo nella sua vita, sul senso di appartenenza reciproca. Accadde infatti che Laura vivesse la mia presenza solo come marito, ma non considerandomi e sentendomi più come il suo maschio, il suo uomo che la possedeva, capiva, proteggeva e sosteneva e con cui condivideva la sua vita sessuale. Mi percepiva e si rapportava con me come con un fratello, un padre o un amico bisognoso di aiuto e protezione, considerandomi solo con sentimenti di affettività e amorevolezza.

Io, sempre più nel nostro rapporto coniugale e di gestione famigliare e sociale avvertivo un senso di insicurezza, di disagio e spesso un malessere verso di lei, scoprendola sicura, autonoma e risoluta e non più la ragazza fragile che mi aveva fatto innamorare e avevo sposato e che per fare qualunque cosa chiedeva sempre a me.

Lei, come vidi in seguito e mi disse nelle discussioni che avemmo, per paradosso riuscì meglio di me a scindere amore e sessualità, provando desiderio suo a conoscere dopo il donatore Ciro, altri uomini a livello sessuale e sperimentare, provare… attratta da quel nuovo ruolo lussurioso che le proponevo e in cui lei piacevolmente si calava; pur considerando ambedue che l’amore non gira tutto intorno al sesso e all’affetto, ma esistono anche le progettualità del futuro, organizzazione di crescita in comune, i figli…

 

Parlammo anche di quello che all’inizio consideravamo fosse un suo tradimento fisico nei miei confronti.

Una premessa indispensabile, parlando di questo argomento fu l’accettazione dell’adulterio, non visto come tale, ma come una scelta che prima avviene con il pensiero e poi con il corpo. Tradire in genere è sempre una scelta personale anche se si concorda con il partner, anche quando il rapporto sentimentale è perfetto.

Noi stabilimmo che non era adulterio il gioco trasgressivo che praticavamo, ma che era un gioco erotico dovuto al disagio psico-fisico di Laura e me alle condizioni in cui ci trovavamo, dovute per me all’incidente e per lei a essere la ricevente alle donazioni di sperma di Ciro.

Il tradimento se così vogliamo chiamarlo (ma è errato), come tale non esisteva da parte sua, primo perché era una scelta concordata e di desiderio voluto da entrambi e poi perché si definisce tradimento qualsiasi atto contrario alla fiducia riposta in una persona e visto che io ero consenziente che lei si unisse carnalmente con un altro uomo, l’atto sessuale che praticava non era tradimento perché non andava contro la mia fiducia in lei. Sarebbe stato tradimento se io non l’avessi saputo o comunque non lo approvassi, ma tutt’altro, ne ero consenziente, felice e partecipe.

Il nostro trasgredire era dettato dal desiderio sessuale, dalla fantasia, dal piacere e dalla mia partecipazione diretta o indiretta e non dall’amore di lei per un altro uomo, anche se poi con l’ultima trasgressione con un nostro amico con cui si incontrava, si instaurò una attrazione sentimentale oltre che carnale che perdura tutt’ora.

Con i partner si uniformò alla situazione e alla nostra scelta, proprio come me. Era chiaro che negli incontri con i conseguenti rapporti sessuali lei provasse piacere carnale e psicologico a praticarli, come lo provavo io nel guardarla. Lo scoglio più grande da superare fu il farmi vedere da lei masturbarmi mentre aveva un amplesso con un altro uomo.

All’inizio ci vergognavamo entrambi di quella situazione lo ammetto, a osservarci tra di noi evitando di incrociare gli sguardi. Non era come essere con Ciro che conoscevamo e comunque era il padre biologico dei nostri figli, ma poi proseguendo in queste trasgressioni, entrammo una sorta di sintonia e complicità anche visiva, di godimento e accettazione reciproca e lo superammo.

Giungemmo al punto che anche lei provava piacere e contentezza nel vedermi masturbare mentre la osservavo che veniva posseduta da un altro uomo e godeva con lui e che anch’io giungessi al piacere e all’orgasmo da solo, osservandola.

Quelle chiacchierate e confronti intellettuali serali che avevamo, rappresentarono anche un’occasione di crescita, di evoluzione e di consapevolezza per entrambi, soprattutto per Laura che in un certo senso esprimeva e affermava la sua indipendenza e libertà da me, dalle convenzioni educative e consuetudini matrimoniali con nuovi valori e vedute della vita e del modo di vivere. Anche se per me all’inizio fu difficile prendere atto e accettare di vederla cambiare, emanciparsi e vivere la nostra nuova sessualità in quel modo. Vederla crescere, evolversi socialmente e mentalmente e accettare oltre a non avere figli miei, sapere che non era più carnalmente nemmeno mia moglie.

Come dicevo sopra sapevamo che questo gioco e trasgressione promiscua e rischiosa non poteva durare a lungo nella nostra situazione, con i figli, la famiglia... il lavoro e la nostra posizione sociale. Eravamo a conoscenza che la trasgressione era solo una parentesi della nostra coniugalità, ed eravamo consapevoli che ad un certo punto avremmo chiuso o diradato i nostri incontri esterni e che tutto sarebbe cambiato, meno che la complicità tra noi e sarebbe ritornato come prima. Ma mi illudevo…

Visto il mio calo di libidine e vigore sessuale nei suoi confronti, ero consapevole che se cessavamo di trasgredire, per vivere la nostra coniugalità serena, avremmo dovuto acquisire un ulteriore e nuovo punto di vista comune, che avrebbe sostituito la trasgressione, diverso dagli incontri con partner occasionali, ma appagante per entrambi sessualmente, ed essere disposti a ripartire da zero con qualcosa di nuovo che ancora non conoscevo, accettando nuove regole.

Naturalmente in quel rapportarci tra noi, assieme andammo anche a navigare su internet per apprendere di più la conoscenza psicologica di quello che discutevamo o si conosceva e ci eccitava di più carnalmente.

Nel mio lungo leggere e approfondire anche su siti internazionali, mi rincuorò apprendere che quella forma di cuckoldismo che avevo io, non era una devianza sessuale né una sintomatologia di perversione... ma semplicemente una evoluzione del rapporto coniugale, di innovazione sessuale... prova ne era il largo aumento consensuale di questa pratica in Italia e nel mondo.

 

In quel nostro nuovo rapporto, la fedeltà non solo quella fisica ma anche quella psicologica lentamente erano svanite nel desiderio e nel piacere che provavamo nella trasgressione, io a vederla posseduta da un altro uomo e lei nell’esserne posseduta e in un certo senso sottomessa carnalmente a lui. Si erano creati e realizzati in noi piaceri diversi ma complementari.

Quel nostro nuovo modo di vivere la sessualità diventò la tomba della fedeltà, ma non dell’amore. L’amore ci fu sempre e c’è ancora, anche se in modo diverso e scisso da altre emozioni materiali e carnali.

 

Capii che in me era tutto cambiato quando cominciai ad accorgermi che non manifestavo più gelosia nei confronti di mia moglie o meglio, l’avevo, ma non mi opprimeva più come prima, anzi aveva su di me un effetto afrodisiaco uno stimolo eccitatorio sentirmi pervaso da quella emozione, come una raffica improvvisa di adrenalina che ti arriva nelle arterie.

Vivevo tra la gioia che fosse desiderata e posseduta da altri e più che dalla la gelosia ero pervaso dal malessere che si concedesse e godesse con loro, che la assoggettassero ai loro desideri, che poi erano anche i miei e quelli di Laura, e che la trattassero come una donna qualunque, una quasi puttana e non la signora per bene e borghese che era, la moglie di un piccolo imprenditore.

Vivevo tra la mia superbia di avere una moglie bella e ammirata da mostrare e l’umiliazione di vederla dominata, posseduta, goduta e godente con un altro più abile, esperto e dotato di me, accettandolo lei come suo signore e maschio per la sua virilità e vigore sessuale in quei momenti immorali e dissoluti; e si esaltava la mia eccitazione ammirando la prevaricazione sessuale del partner su di lei.

Quelle emozioni e contraddizioni fisiche e mentali che avevo mi stordivano piacevolmente assieme al vederla conquistata e remissiva a lui, alla sua bocca, alla sua asta di carne dura.

Più che la gelosia che la possedessero, la mia si era trasformata in timore di perderla, che un altro che riuscisse a soddisfarla carnalmente me la portasse via sentimentalmente e che lei non avesse solo rapporti sessuali con lui, ma anche sentimentali.

 

In alcuni momenti di riflessione, solitudine e tranquillità, lontano dal fragore sessuale, anche sul lavoro vedendo gli altri amici e dipendenti vivere felici con le loro mogli, venivo preso da sconforto, forte angoscia e senso di colpa per quello che la sorte mi aveva riservato con l’incidente e quello che era successo con Ciro e in seguito con le trasgressioni che praticamente avevo voluto e creato io; cominciando in alcuni momenti a perdere il rispetto che avevo di me stesso. Pensavo ai figli, a Ciro, a come eravamo prima io e Laura, a quello che vivevamo in quel momento e come apparivamo alla gente, felici e amorevoli, ma pensavo anche all’eccitazione degli incontri sessuali, nel vederla gioire carnalmente e il mostrarsi a me nel farlo.

A fronte a questo stato di angoscia e malessere per reazione reagivo con uno stato di tensione e sottomissione a lei, non fisica ma psicologica, individuandola superiore a me.

 

Personalmente credo che in realtà la vita intima che svolgevamo noi non fosse né un paradiso ma nemmeno un inferno, soprattutto la sua, ma solo un amore in un gioco trasgressivo che praticavamo perché ci faceva stare bene e soddisfaceva per parecchio tempo.

Vivevamo in un mondo nostro, costruito da noi a nostra misura, fuori dagli schemi convenzionali, e lei accoppiandosi con uomini molto più prestanti e belli di me, vigorosi e dotati, sapendo che provavo piacere ai suoi rapporti sessuali con loro, ne era soddisfatta.

Era una forma o una formula d’amore il nostro. E più l’altro la dominava e la faceva gemere e godere e lei lo stringeva a sé, più io ne ero felice e godevo mentalmente e fisicamente di lei masturbandomi.

So che sono difficili da capire queste emozioni e stati d’animo se non si vivono direttamente, ma credetemi, sono sensazioni contrastanti ma bellissime. Concedere la propria moglie a un altro uomo, la persona che si ama tanto, la compagna della propria vita e madre dei propri figli, e lei ad accettarlo e donarsi consenziente a lui è una prova di unità, amore e complicità unica.

 

Sapevamo che era rischioso incontrarsi con sconosciuti anche se in modo regolato e organizzato.

Con il tempo quel trasgredire saltuario in modo promiscuo con i partner di turno che si chiavavano mia moglie facendola gioire, si trasformò quasi senza che ce ne accorgessimo in routine e poi abitudine, diradandoli sempre di più, fino quasi a praticarlo di rado, con mio dispiacere e perdendo entrambi l’emozione e l’adrenalina dell’avvenimento. Tutto procedeva bene, ma si stava verificando quello che con tanta attenzione avevo evitato, la consuetudine e l’assuefazione.

La variazione avvenne inaspettata, quando un giorno come successe qualche anno prima con il donatore, una sera in casa mentre guardavamo la TV, Laura esordì dicendo:

“Io non voglio più avere incontri con degli sconosciuti, saresti contrario se mi incontrassi con un tuo amico?”

Restai sorpreso da quella domanda, ma anche inspiegabilmente eccitato. La prima cosa che dissi non fu: “Perché?” Ma: “Con chi?”

Lei fu evasiva, ma io conoscendola bene sapevo che se faceva quella domanda era perché aveva già in mente qualcuno che le piaceva e forse le era sempre piaciuto anche in passato e ora aveva l’occasione di far sesso con lui.

“Sarebbe contro le regole che ci siamo imposti, niente conoscenti o amici ricordi?” Aggiungendo:” Perché?... C’è qualcuno che ti piace in modo particolare?”

“No.… tanto per cambiare, fare qualcosa di nuovo e di diverso. Non mi va più di incontrarmi con sconosciuti e lo sai.” Proseguendo: “Nei giochi quando all’inizio mi facevi fantasticare, mi facevi pensare spesso a qualche nostro amico, conoscente o tuo dipendente. Ricordi?” Mormorò esitante ma provocatoria.

“Sì è vero, erano vari!” Risposi chiedendole: “Ma tu senz’altro per farmi questa domanda avrai qualcuno in testa?!”

Rise spingendomi con un braccio...

La guardai: “Lo so che ce l’hai già!... Dimmelo!” Domandai turbato ed eccitato di voler conoscere quale amico o conoscente le piacesse al punto da farsi chiavare da lui.

“Mi piacerebbe farlo con Giulio.” Esclamò imbarazzata di getto e senza esitazione e rise ancora come se si vergognasse di avermelo detto.

“Giulio??!” Ribadii stupito: “Ma lavora nella nostra ditta, è un mio dipendente e amico di infanzia e sua moglie Manuela è una tua cara amica…”

“Appunto!” Esclamò interrompendomi. “Più trasgressivo ed eccitante di così… non trovi!?”

Era diventata perfida, viziosa, fredda e calcolatrice, non le interessava se era il marito della sua amica, l’avrebbe resa cornuta lo stesso come a me pur di soddisfare il suo desiderio di avere suo marito.

Ma era vero, era trasgressivo al massimo... eccitava anche a me pensare che Giulio, mio amico da tanti anni e mio dipendente potesse chiavarla, lui era una persona seria, sposato e aveva due figli come noi e diceva sempre di essere innamorato di sua moglie, che appunto era una delle migliori amiche di Laura.

“Sarebbe bello, piacerebbe anche a me.” Risposi: “Ma è impossibile!” Affermai.

“Perché impossibile?” Ribatté lei guardandomi.

“Perché ci conosce troppo bene, è un amico di famiglia e se sapesse che facciamo queste cose non sono sicuro che le terrebbe per sé, lo direbbe alla moglie, gli scadremmo come amici e persone... e con il rischio che si venga a sapere in giro. E poi...”! Aggiunsi con un sorriso beffardo: “È innamorato di sua moglie e non credo che verrebbe con te. Dovrebbe scegliere tra lei e te, ma sai de è innamorato …” Lasciai la frase così sorridendo colpendola anch’io con perfidia.

Lei mi guardò sorridendomi a sua volta e dalla sua risposta capii che non era un pensiero improvviso, ma meditato da tempo:

“Tu non preoccuparti se è innamorato di sua moglie, sarà una sfida tra me e lei, vedremo chi sceglierà tra le due... Riguardo al resto stai tranquillo che non si saprà nulla, sai quante coppie, anche che conosciamo si tradiscono e nessuno sa niente...?” 

“Come fai ad essere così sicura che non dirà nulla?” Chiesi curioso.

“Semplice!... Perché tu non ci sarai!” Rispose.

Trasalii sorpreso; “Come non ci sarò?” Poi riflettendo domandai: “Vuoi fare come qualche anno fa in vacanza da Ciro?... Riprovare da sola?”

“Sì!” Rispose decisa: “Fino adesso abbiamo fatto come piaceva a te, ora faremo come piace a me. Lui non saprà che tu sai, perché lo faremo da soli, invece tu conoscerai tutto perché io ti dirò tutto, ti racconterò...” Ribadendo nuovamente con un sorriso scherzoso: “Lui non saprà che tu sai!”

“Cioè vorresti incontrarti da sola con lui e farti chiavare come due amanti?” Dissi volgarmente.

“Sì!” Rispose in modo positivo muovendo il capo: “Se anche tu lo vuoi naturalmente…” Precisò subito: “… è un gioco anche questo, più raffinato e cerebrale del tuo di accoppiarsi con partner sconosciuti che non sappiamo mai chi sono. E non cambierebbe nulla per noi se ci fosse lui o un altro in un rapporto carnale con me, ma invece sarebbe tutto diverso, adrenalina pura dal punto di vista sessuale e cerebrale se fosse un tuo amico a chiavarti la moglie…” Aggiungendo ridendo: “... e quando ci incontreremo tu farai la parte del cornuto ignaro e lui quella dell’amante che si chiava la moglie dell’amico e invece tu saprai tutto.”

Era diventata perfida, ora era lei che proponeva il gioco, l’incontro, probabilmente Giulio le piaceva da tempo anche se non me lo aveva mai detto, ma era un gioco eccitante anche se pericoloso e per la prima volta provavo gelosia a saperla chiavata davvero dal nostro amico comune, e che magari poi sotto voce e con timore, lui lo confidasse a qualche altro suo amico fidato:

“Sai… mi chiavo Laura!”

“Laura chi?” Gli avrebbe domandato l’altro.

E lui risposto con orgoglio e fierezza: “Laura… la moglie di Roberto!”

“Ma va! Davvero?... Raccontami!... Lo fate beccu? ...E come mai lei lo fa cornuto? Non è buono a letto??”

Era qualcosa di nuovo di diverso, mi infiammava il loro incontro e mi eccitava fare segretamente con lui la parte del cornuto ignaro, provavo una sorta di piacere interiore, psicologico.

Ma sapevo anche che era un rischio per il fatto che lui avrebbe potuto dirlo anche se in modo riservato a qualche amico intimo e fidato, e perché nonostante quel che diceva mia moglie, con lui diventava più un incontro intimo che sessuale, con tutte le complicanze e i risvolti sentimentali che potevano esserci o nascere in seguito.

Era eccitante ma pericoloso e poiché me ne rendevo conto, cercai di farla desistere da quell’incontro.

“Bisogna vedere se lui ti corteggerà, è sposato, ha una bella moglie, figli e come ti ho detto è innamorato.” Dissi per scoraggiarla ed evidenziarle le difficoltà.

“Ohhh... tu lascia fare a me, vedrai che mi corteggerà, te lo dico io che ci proverà perché non perde occasione di dirmi quanto sono bella e sorridermi, che sono migliorata ora che sono una donna e mi ha perfino invitata a prendere un caffè con lui!” Mi informò.

“Ahh… però!” Esclamai restando sorpreso. Da Giulio non me lo sarei mai aspettato che tentasse alle virtù di mia moglie. Era proprio vero che degli amici non devi fidarti, sono i primi che ti insidiano la moglie.

“E tu che hai risposto?” Le chiesi interessato.

“Gli ho sorriso e detto che ci avrei pensato… quindi abbiamo un caffè in sospeso.” Rispose con uno sguardo e un sorriso che denotava sicurezza.

Era davvero un’altra donna dalla ragazza timida e timorosa che avevo sposato sette anni prima.

“Ti piace lui?” Domandai.

“Sì certo che mi piace...” Rispose sincera con un sorriso: “… è un bel ragazzo.”

“Più di Ciro ti piace?” Domandai ancora.

“Sì!... È più giovane e poi a Ciro non ci penso nemmeno più ora.” Ribatté infastidita di averglielo ricordato.

“Già! Giulio è bello, è un bel ragazzo, ha tutti i capelli testa e piace alle ragazze.” Aggiunsi con un pizzico d’invidia.

“Cosa c’entra?” Rispose ridendo.

“C’entra! “... Ribattei: “E se ti innamori?!” Domandai serio e preoccupato con un pizzico di gelosia che nascondevo.

“Oh Dio Roby, ancora con questi pensieri dopo tutto quello che abbiamo vissuto assieme? … Non succederà te l’assicuro, figurati se mi innamoro di lui …” Mormorò sicura: “… con il tuo consenso avrò un incontro e una relazione segreta e tu sarai a conoscenza di tutto… e basta.” Rispose con un sorriso rassicurandomi che quello che avevo ipotizzato non sarebbe accaduto.

“E se io non ti dessi il consenso ad avere l’incontro con lui?”

“Non lo farei! Mi dispiacerebbe, ma farò come vuoi tu…. Ma se è solo per quello che hai ipotizzato ti assicuro che non accadrà mai… non accadrà…” Ripeté: “… io amo solo te!”

Furono le sue parole e in quel momento probabilmente erano vere e sincere.

Ma era tutto nuovo anche per lei quello che proponeva, e saperla posseduta da un mio amico che le piaceva, mi eccitava e spaventava oltre che ingelosire, mi dava una sensazione di tormento piacevole, come i primi tempi che ci incontravamo con Ciro.

Rassicurato dalla sua ultima risposta accettai quella sorta di sfida a tre, pur sapendo che Giulio corrispondeva al suo immaginario di uomo ideale, sia d’aspetto e probabilmente anche sessualmente, ed ero eccitato di questo gioco, che soprattutto volesse rubare il marito alla sua amica Manuela, rendere cornuta anche lei oltre che me. E questo significava che Giulio le piaceva molto e davvero.

Così acconsentii.

Nei giorni seguenti iniziammo quello strano gioco, in cui Laura incontrandosi volutamente ma da apparire casualmente con lui, gli faceva gli occhi dolci da gatta che fa le fusa. Si lanciavano occhiate e sorrisi, chiacchierando dei propri consorti e dei figli; le prime volte qualche minuto che poi divennero molto di più e poi a casa mi raccontava tutto eccitandomi, masturbandomi  e invogliandomi a proseguire.

Dopo un paio di settimane mi informò che aveva accettato e si erano dati appuntamento per quel famoso caffè.

Lui era sposato e pensavo fosse felice con la moglie e fino a quel momento lo avevo visto solo come amico e dipendente, probabilmente a Laura piaceva e ora diventava un mio antagonista come lo era stato Ciro il napoletano.

“Cosa c’è che ti attrae tanto di lui?” Le domandai visto che ne parlava sempre con allegria.

“Mi sorride, si avvicina, mi fa ridere, mi sfiora, mi guarda costantemente e insistentemente cerca il mio sguardo e il mio contatto fisico… facendo attenzione che nessuno si accorga di nulla.” Aggiungendo contenta: “Mi ha detto che nello smartphone ha una mia fotografia scattatami di nascosto e che spesso la guarda.” Sorridendo quasi ridendo felice come una ragazzina di quella sua confidenza.

“Vi siete incontrati di nuovo?” Domandai interessato.

“Sì!” Rispose sempre sorridendo.

“Ma dove vi vedete?” Chiesi.

“A Grugliasco, alle Gru quando vado a fare la spesa, gli mando un messaggio e lui se è libero mi raggiunge e aspetta nel parcheggio multipiano.”

“Ma non c’è il rischio che vi vedano?”

“No posteggiamo all’ultimo piano interno, non ci sono molte auto e se arriva qualcuno o in auto o in ascensore ce ne accorgiamo subito.

“E che fate lì?”

“Chiacchieriamo, fumiamo, come due ragazzini…”

“Come due innamorati?” Affermai. Non rispose alla domanda dicendo:

“L’ultima volta abbiamo chiacchierato, poi parlando lui si è avvicinato e dolcemente mi ha accarezzata su un braccio.”

“E tu?”

“Gli ho sorriso e lui si è fatto audace e mi ha preso la mano stringendomela. E vedendo che restavo ferma e non reagivo nascosti dalle auto si è avvicinato e mi ha baciata sulle labbra!”

“Oh… che romantico…” Esclamai infastidito ma accalorato. Lei sorrise. “E poi?” domandai?

Assurdamente ero eccitato da quello che mi raccontava e per ciò che stava per avvenire, che mia moglie mi tradisse con un nostro amico, con me consenziente, da sola senza che io partecipassi.

“Dai racconta!” La esortai eccitato: “Non farti pregare, ma fallo bene senza fretta e con tutti i particolari… sai che mi piace ascoltare queste cose e i dettagli.” Lei scosse la testa dicendo con un sorriso malizioso come se accontentasse un bambino.

“Gli ho detto di no… di non baciarmi lì che poteva vederci qualcuno. Allora lui prendendomi per la mano mi portò dentro una rimessa, una specie di sgabuzzino con la porta di ferro a fianco all’ascensore.”

“E che avete fatto?”

“Ha socchiuso la porta, eravamo in piedi all’interno e nessuno poteva vederci e passandomi la mano dietro sulle spalle mi ha tirata a sé baciandomi ancora, questa volta lo ha fatto con passione introducendomi la lingua in bocca e io ho ricambiato e ci siamo limonati. Nello stesso momento mi ha alzato la gonna lateralmente con le mani, facendole scorrere sulle cosce, su fino alle mutandine, accarezzandomi su di esse il sesso e il sedere. Era bello, mi piaceva essere toccata da lui lì! Sentire le sue dita sulla vulva e sulle natiche.” Fece una pausa e proseguì sempre guardandomi maliziosa quasi con sfida.

“Nello stesso tempo mi tirò su la maglietta davanti e introdusse una mano sotto ad accarezzare il reggiseno e subito guardandolo lo tirò su scoprendomi il seno in modo tale che fosse fuori e si vedessero completamente le mammelle con le areole. Io ero eccitata… oh sì ero eccitata tanto da avere i capezzoli turgidi e sporgenti, mi piaceva e non dicevo niente.”

“Ti piaceva?” Ripetei.

“Sì… quei toccamenti, stringere e rilasciare la mammella mi eccitavano come se mi stesse possedendo.”

“E lui?”

“Lui se n’è accorto che mi piaceva… ma anche a lui piaceva vedermi eccitata, ansimante e baciarmi. Poi togliendo la mano dal sesso, la mise sulla natica tirandomi per il sedere e stringendomi a lui, premendomi contro il suo sesso duro e quasi d’istinto ho iniziato a muovere il bacino contro la sua mano, mentre abbassando la testa si mise a baciarmi il seno e leccare e succhiare i capezzoli che mi venivano sempre più turgidi e sporgenti. Sentivo il suo cazzo strusciarmi sulla figa, spingeva che sembrava volesse rompere le mutandine, penetrami e chiavarmi lì in piedi.”

“Dì la verità in quel momento lo avresti voluto il suo cazzo dentro?” Chiesi eccitato.

“Sì!” Rispose sincera: “Pensavo che avrebbe fatto come Ciro quella notte alla spiaggia e mi avrebbe preso contro il muro, invece…!” E rise.

“Cosa ha fatto?” Chiesi vedendola ridere.

“All’improvviso si piegò e abbassò sulle ginocchia con il volto all’altezza del mio sesso, prese l’elastico delle mutandine, e facendole scorrere me le abbassò a mezza coscia…”

“Addirittura!... Dissi io:” Nel parcheggio multipiano?... State attenti che non vi vedano.” … Mi raccomandai come un padre.”

“No stai tranquillo erravano dentro il ripostiglio degli attrezzi del piano con la porta socchiusa, non ci poteva vedere nessuno, non sono così stupida, sono una signora sposata con un marito io…” E sorrise maliziosa.

Aggiungendo io: “Non lo facevo così audace!”

E invece lo fu” Rispose sempre con quel suo bellissimo sorriso: … “mi abbassò lo slip mettendo in mostra tutta la figa, mi fece allargare le gambe guardandomela, e vide il luccichio dei miei umori sui peli e avvicinando le labbra iniziò a baciarmeli; e io apprezzavo, e mi eccitavo sempre più sotto le sue carezze e baci.

 

“A un certo punto avvicinò la bocca e cominciò a leccarmela sopra i peli e lungo la fessura, mi piaceva, non riuscivo a dirgli niente e lo lasciavo fare, e quando con le mani mi ha fatto allargare ancor di più le cosce, inspiegabilmente l’ho fatto volentieri, per permettergli di mettere la lingua in mezzo alle labbra vaginali e leccarmi meglio il clitoride come faceva Ciro.”

“Però Giulio… non l’avrei mai pensato così!” Borbottai ancora.

“Nemmeno io …” Disse lei proseguendo: “Cominciò a leccarmela da Dio, fino a quando abbandonata, con le spalle contro la parete del garage gli ho preso la testa tra le dita e l’ho spinta con forza contro il mio sesso dicendogli…< Continua così! ... Sì, continua così… sì, non ti fermare, continua dai che mi stai facendo godere e venire.> E dopo un mio piccolo urlo di piacere a sentire la sua lingua sul sesso umido di umori e saliva, si è sollevato baciandomi sulla bocca, con il sapore della mia figa e dei miei umori sulla lingua e le labbra.”

Restai in silenzio, lei mi guardava e le chiesi ancora eccitato: “Ti è piaciuto?”

“Sì ma ora cosa penserà di me?” Rispose con un ripensamento tardivo sul suo comportamento.

“Niente cosa vuoi che pensi?... Che sei una bella figa, penserà che lui ti piace e continuerà a corteggiarti per chiavarti. Penserà che tu sia una di quelle donne insoddisfatte del proprio marito, e si ricrederà su di me, pensando che hai provato una nuova sensazione con lui, una soddisfazione e crederà anche che sia la prima volta che mi fai le corna.”

“Sì! ...” Ammise sorridendo: “Lo pensa.”

“E poi cosa è successo?”

Lui voleva fare di più, ma io gli ho detto seria:

“No… non possiamo farlo qui! Se arriva gente?... E poi è una specie di garage, sgabuzzino.”

Mi guardò felice perché capì che avrei fatto sesso con lui se fossimo stati in un luogo diverso e dichiarò sorridendo e scherzando:

“Hai ragione, troppo pericoloso qui per noi, e poi siamo stretti non possiamo distenderci da nessuna parte, e non possiamo farlo di certo a terra. Anche se non sarebbe una cattiva idea…” continuò lui ridendo: “… con te lo farei ovunque, solo che non ho niente da mettere per terra e ci sporcheremmo.” E rise ancora allegro stringendomi e abbracciandomi.

“Potevi farti avanti tu e farlo appoggiata al muro.” Ribattei malizioso:

“Eh sì! … No… non voglio che pensi male di me. Abbiamo solo rimandato appena lui troverà un luogo adatto lo faremo.

Mi venne una sorta di invidia e dispiacere, e uno stordimento piacevole a sentire dire dalla sua bocca che appena trovato un luogo riservato avrebbero fatto sesso.

“E di me non avete detto niente?” Domandai.

“Di te?”

“Sì del cornuto!” Dissi sconsolato sorridendo, sapendo che scherzando tra noi poteva usare quegli appellativi, come accarezzarmi la fronte e dirmi sorridendo: “Stanno crescendo bene le tue corna.” E poi scoppiare tutti e due a ridere.

“Sentirla parlare in quel modo mi eccitava da morire, sì perché in quel momento stava facendo l’adultera, e anche se mi stava chiamando cornuto, era un gioco, ma era mia moglie, ed era una donna che tutti si sarebbero chiavata.”

“No… Non mi ha detto nulla! Solo di fare attenzione che tu non scoprire qualcosa.” Esclamò con una espressione sorridente. E continuando terminò:

“E quindi mi sono messa in ordine e siamo usciti da quel gabbiotto, quella specie di garage e fuori ci siamo salutati e divisi, ognuno ha preso la sua auto e siamo andati via in momenti diversi. Ah!!... Mi ha chiesto se poteva messaggiarmi o se c’era il rischio che tu lo scoprissi. Gli ho detto di farlo pure che non l’avresti saputo, che sei un marito meraviglioso e che non frughi nelle mie cose e io gli ho chiesto di Manuela, se potesse sospettare di lui, mi ha rassicurato che non sospetterebbe né crederebbe mai che la tradisca.”

 

Si erano lasciati d’accordo che lui provvedesse a trovare un luogo appartato e riservato dove incontrarsi e poter chiavare tranquillamente visto che erano entrambi sposati, anche se io sapevo tutto, la moglie di Giulio, Manuela non era a conoscenza di niente.

Da come mi aveva raccontato il loro approccio, con enfasi, passione e contentezza avrei preferito che non ci fosse stato più alcun seguito a quello sciagurato incontro.

Mi eccitavo e angosciavo. Stavo male emotivamente quando ero solo, avvertivo di aver fatto una cazzata consentendole di incontrarsi con lui, nostro amico di famiglia fin da ragazzi e nonché mio dipendente. Non sarebbe stato come andare con Ciro o avere un incontro a tre con uno sconosciuto, lui ci conosceva bene, era di casa e poi piaceva a Laura e a volte mi dolevo di aver accettato. Vedevo che era troppo allegra e partecipe a quel gioco, a quella forma di tradimento concordato e avevo un brutto presentimento.

Mi avrebbe tradito con un nostro amico, marito della sua migliore amica Manuela, l’amica del cuore. Non ero riuscito a impormi, a dire di no quando s’era presentata l’occasione, perché venivo preso e sopraffatto dagli impulsi dell’eccitazione.

“Ma che razza di donna è diventata? Anzi, che razza di moglie è? ...” Mi chiedevo: “…Da non rispettare neppure la sua amica e istigare suo marito a tradirla?”

Questo significava una cosa sola, che a Laura, Giulio piaceva davvero molto e va sapere da quanto tempo, forse addirittura prima di sposarci? E io non me ne ero mai accorto e ora nella nostra condizione lei aveva trovato la possibilità e l’occasione per averlo, accoppiarsi con lui, amarlo e farsi amare, con me consenziente.

E pur sapendo che poteva essere pericoloso la lasciavo fare.

Ma d’altronde che potevo fare? Se le dicevo no …non voglio che lo vedi e ti incontri più, che ti fai chiavare da lui cosa ottenevo?... Che mi avrebbe detto sì, va bene e poi lo avrebbe visto e fatto di nascosto da me, diventando di fatto la sua amante senza che io sapessi niente?... No… oramai dovevo lasciare che si togliesse questo capriccio e soddisfazione da sola e poi sarebbe ritornata come prima.

Erano ragionamenti superflui quelli che facevo, sapevo benissimo che era cambiata e non era più la stessa Laura di prima.

 

A me oramai venivano erezioni solo parziali, non più atte ad avere la rigidità per la penetrazione e avere rapporti sessuali completi con lei e mi masturbavo per provare a me stesso che riuscivo ancora a godere della mia sessualità, riuscendoci però solo dopo che soprapponevo all’immagine di mia moglie a quella di Giulio e del suo sesso potente ed eretto che la chiavava.

Con trepidazione celata, eccitazione e tormento attendevo il prossimo incontro dove appena trovato un luogo adatto l’avrebbe chiavata realmente e completamente.

Notai che si messaggiavano frequentemente tramite sms, ma era sincera e me lo diceva e faceva leggere. Dal tenore i messaggi di Giulio erano di un innamorato e dicevano sempre la stessa cosa:

“Ti penso. Ti desidero, non vedo l’ora di vederti… incontrarti, baciarti…”

E lei me li faceva leggere divertita, orgogliosa che gli manifestasse i suoi sentimenti, cancellandoli subito dopo averli letti e avermeli mostrati, senza mai rispondergli, nell’intenzione tipica femminile di giocarci e di aumentare sempre più il suo desiderio verso lei. Ma era un gioco pericoloso perché senza accorgersene anche lei veniva attratta dall’amore e passione che gli manifestava.

 

Arrivò il giorno del loro incontro, mi informò che si sarebbero incontrati un pomeriggio in un appartamentino imprestatogli da un amico di Giulio in un paese limitrofo a Torino, a Borgaretto.

Verso sera quando tornò a casa, non stavo più nella pelle, la scrutavo e la vedevo soddisfatta in viso.

“Avete fatto?... Ti ha chiavata?” Mormorai avvicinandomi all’orecchio.

Lei si voltò, mi sorrise maliziosamente pronunciando: “Sì…!”

“Solo un sì?” Replicai.

Fui preso da una forma di eccitazione e gelosia perché il mio amico e dipendente se l’era chiavata davvero, si era chiavata la moglie del suo padrone-principale, del suo datore di lavoro e fui invaso anche da rabbia, ma non dissi nulla. Mi dispiaceva parecchio che un mio amico e per giunta mio dipendete si fosse chiavato mia moglie….

“Racconta!” Le chiesi agitato.

“Ora no! Stasera a letto ti racconto tutto.” Rispose: “Devo preparare cena.”

“Sì ma mi dirai anche i particolari?... Tutto, vero?” Precisai.

“Sì!” Rispose sorridendo: “Ma ora devo preparare cena.”

 

Dopo cena, guardammo un po’ di Tv e Laura portò i bambini a letto, poi andammo in camera nostra e la guardai spogliarsi era bella, arrotondata e florida ma bella e mi piaceva pur essendo consapevole che non riuscivo più a chiavarla bene come gli altri e come voleva lei. L’accarezzavo sulla pelle, baciavo, leccavo il seno, l’areola, quello che probabilmente aveva fatto poco prima Giulio, ma non riuscivo più ad avere erezioni tali da chiavarla e quindi giustificavo che si sfogasse sessualmente con un altro, anche se lo aveva scelto lei e tra i nostri amici di compagnia.

Laura conoscendomi oramai e accarezzandomi sdraiati sul letto alla penombra iniziò a raccontarmi l’accaduto, mentre io eccitato disteso a fianco a lei ascoltavo.

 

“Mi portò in quell’appartamentino e appena entrati e posata la borsa mi venne contro abbracciandomi e stringendomi, baciandomi in bocca, e sentendomi premere sul basso ventre avvertii che il suo sesso si stava indurendo strofinandosi contro il mio, a contatto della gonna, del mio corpo, facendomi provare una leggera scossa di piacere.

Inavvertitamente non potei fare a meno di irrigidirmi e contemporaneamente chiudere gli occhi e rilassarmi, che avvertii una vampata di fuoco uscire dalla vagina inumidendo il leggero slip che avevo indossato per l’occasione.

Era bellissimo sentire attraverso la leggera stoffa dell’abito e delle mutandine, il suo sesso strofinarsi senza violenza contro il mio e sul basso ventre. 

Continuammo a restare abbracciati, stretti, baciandoci in bocca per un po’, mentre le sue mani mi aprirono anteriormente sul petto il vestito chiuso sul davanti da bottoni dorati.

Portò le labbra sul mio collo e baciandolo una sua mano entrò nella mia scollatura e rovistando ne fece uscire fuori una mammella, quasi fossi io ad offrirgliela, mentre l’altra mano alzatami la gonna si era infilata nelle mutande alla ricerca del sesso, ad accarezzarlo e a sondare la mia disponibilità a ricevere la vibrante e passionale “minchia” come la chiamava lui scherzosamente, che spingeva nei pantaloni.

Continuò a baciarmi stringendomi per le natiche, forte, poi volle godere del mio petto scoperto e si abbassò con le labbra a succhiarmi la mammella fuori dall’abito aperto e il capezzolo e gli si leggeva negli occhi il piacere sconvolgente che stava provando a leccarlo, succhiarlo e ad allattarsi da me.

Sentivo nettamente e impetuosamente il suo cazzo premermi contro la vulva, forte e virile, che con vigore mi trasmetteva la sua energia ed eccitazione, meglio di Ciro.”

“Più di Ciro?” Domandai.

“Sì… tremavo dall’emozione nel sentirlo spingere sulla mia vulva mentre tenevo lui stretto a me. E anch’io strofinandomi a lui, al suo sesso, dapprima impercettibilmente quasi da non muovermi e sentirlo, poi sempre più forte e più sfacciatamente come la più vogliosa delle ninfomani, per farmi chiavare liberamente senza inutili timori e tabù. Ed ebbi un piccolo orgasmo.”

“Addirittura?”

“Sì!” Rispose sincera: “Ero eccitata ed era tanto il desiderio di averlo.”

Mentre l’ascoltavo rilassato alle sue parole, accarezzandomelo riflettendo, mi rendevo conto che mi piaceva che lei mi parlasse di quello che le aveva fatto lui e avrei voluto vederli dal vero in quel momento; e provavo un desiderio strano di contentezza a che si incontrassero, ma speravo tanto che non diventassero amanti.

Avevo in me una gran voglia di osservare l’amore peccaminoso proibito che praticava Laura con lui, ma sapevo che era impossibile. Ero sconvolto dalle forti emozioni che provavo solo a immaginarla sentendo la sua voce che narrava, non me lo aspettavo. E proseguì:

 

“Avvinghiati ci lasciammo cadere sul divano stretti baciandoci e abbracciandoci come divinità in amore. Io col vestito sbottonato e il seno oramai fuori, avvertendo le sue mani che mi carezzavano su tutto il corpo, fermandosi sulle mutandine, perdendosi ad accarezzarle invece di togliermele. Ma quando accaldata gli sussurrai:

“Daiii… daii… Giulio… toglile… fammi tua che lo voglio!”

Non ebbe esitazione, prese lateralmente l’elastico delle mutandine e facendomi alzare il sedere dal divano me le tirò giù lungo le cosce e le gambe fino a sfilarle dai piedi assieme alle scarpe e lasciarmi senza.”

Tolto lo slip si gettò a leccarmi la fica, così facendo ruppe ogni indugio dando il via alla nostra felicità sessuale, con il trionfo della libertà, dell’amore di quello da condividere con le persone che si vogliono veramente bene.” Esclamò entusiasmata.

“Ma che stai dicendo?” Dissi tirando su la testa e guardandola mentre quasi duro me lo tenevo in mano:” Felicità sessuale… trionfo della libertà… dell’amore… persone che si vogliono veramente bene? Che dici Laura?”

Si fermò dal parlare, si rese conto di aver detto parole sproporzionate, che forse sentiva e pensava davvero, ma inappropriate dette a me, suo  marito e si corresse subito con un sorriso: “È un modo di dire Roby… un po’ poetico e divertente.” Affermò imbarazzata, senz’altro arrossendo in quella penombra.

Ero eccitato e non le diedi importanza e la lasciai cadere lì, ma fui ferito da quelle parole e lei continuò:

“Lui poi si alzò e inaspettatamente lo tirò fuori dallo slip e, preso coraggio, si avvicinò alle mie labbra con il sesso duro per farselo baciare. “Bacialo!” Sussurrò.

“Io non volevo, o meglio fingevo di non volere per non farmi vedere indecente e oscena, pratica di quell’atto che chiedeva gli facessi. Ma lui mi sorrise prendendomi la testa e portandola verso di esso, me lo mise davanti, duro, eretto, potente, voltato con il glande in su e me lo appoggiò sulle labbra spingendo.”

“E tu?”

“Io feci la ritrosa ma lo baciai, e di lì appoggiandomi la mano sulla nuca mi spinse verso lui e continuai a baciarglielo e iniziai a leccarglielo.”

“Glielo hai preso in bocca? Gli hai fatto anche un pompino la prima volta che vi appartavate?” Domandai contrariato.

“Sì… era lui che mi spingeva a farlo.”

“Sì … era lui che ti spingeva a farlo…” Ripetei: “Ma tu… Ma scusa la prima volta che vi incontrate gli vai già a fare un pompino?  Un nostro amico e dipendente? ...Davvero chissà cosa penserà… ora” Dissi dispiaciuto ma eccitato.

“Ehhh…!!” Rispose lei risentita: “È avvenuto tutto di conseguenza, mica pensi le cose in quei momenti lì, ti lasci trasportare.”

“Già ti lasci trasportare …” Pensai.

Mi irritava che gli avesse fatto un pompino, ma ancora non davo la colpa a lei, ma a lui che quasi glielo aveva imposto. Laura probabilmente accalorata anche lei proseguì a narrare:

“Mi guardava dall’alto in basso, con il suo cazzo pulsante in bocca, era eccitante, aveva gli occhi lucidi e spalancati, me lo spingeva in bocca e io succhiavo… succhiavo… succhiavo.”

“E poi?”

“Non ti arrabbi se te lo dico?”

“No… non mi arrabbio dai… voglio sapere tutto anche i particolari te l’ho detto…” La esortai mentre mi era venuto ancora più duro.

“Mi eccitai, mi piaceva troppo, era bello il suo cazzo e continuai a baciarlo e strusciarmelo sul seno, sulle guance sul collo. Lo scappellavo, lo sbaciucchiavo, lo leccavo, lo accarezzavo, gli baciavo e gli leccavo la cappella. Mi piaceva troppo il cazzo di Giulio in quel momento e poi ero accaldata…”

“Ti piaceva più di quello di Ciro?” Domandai con un sorriso malinconico.

“Sì!... Più del suo! E mi eccitava sapere che era del marito della mia amica e che ora era mio e glielo portavo via io. Che lui preferiva me a lei.”

“Stai attenta a spingerti troppo a fare certe cose Laura, renditi conto che sei una donna sposata e non una ragazzina.” Le raccomandai.

E per risposta ribatté con un pizzico di superbia:

“Ha detto che ho un seno bellissimo, più di sua moglie… più di Manuela.”

“Ti ha detto così?” Domandai.

“Sì… che sono due mammelle meravigliose e invitanti, da signora. Io l’avevo già notato che gli piaceva perché me lo osservava spesso e non è l’unico.” Pronunciò vanitosa.

 

A quel racconto dolce e consenziente di mia moglie mi ero perso nel mondo dell’eros quanto lei nell’incontro con Giulio, e tremavo per le sconvolgenti sensazioni che aveva provato con lui e che provavo io alla sua narrazione, che mi attanagliavano.” Proseguì:

“Giulio mi tirò su facendomi alzare in piedi, baciandomi in bocca, gustandosi il sapore del suo cazzo appena uscito dalle mie labbra.”

Gli dissi sorridendo ma angosciato: “Sarebbe stato bellissimo vederti fare sesso con Giulio.”

Sorrise di più facendosi seria: “Sai che non si può!”

“Già non si può!” Ripetei io deluso.

“Quando fummo in piedi dopo avermi baciato, seguendo il sottofondo musicale mi accarezzò il viso facendo scendere le mani sul collo e prendendo la stoffa mi svestì lentamente tirandomi il vestito dietro le spalle a scoprirle, spingendolo giù fino ai fianchi, sfilandolo dalle braccia e lasciandolo cadere ai miei piedi. Poi mi abbracciò e stringendomi portò le mani dietro la schiena, sganciò la chiusura del reggiseno e staccandosi da me se lo portò dietro sfilandomi le spalline dalle braccia finché non fui spogliata completamente. Tutto il mio corpo era mostrato nella sua totale nudità a Giulio.

Il seno formoso ad ogni movimento sussultava alle sue mani sotto di esse, spostandosi in su e giù, in fuori lateralmente come le grosse mammelle delle vitelle al pascolo. Il mio sedere con i segni dell’elastico dello slip era esposto in primo piano e lo accarezzava e piegandosi baciava, gli piaceva.

In un attimo si spogliò anche lui, nudo, con la sua asta eretta oscillante davanti. Completamente nudi mi portò in camera, sul letto, mi fece sdraiare e venne sopra di me sbattendo il suo pene rigido contro il mio ventre e le cosce.

Sdraiata alzai la testa lentamente verso lui lasciandomi guidare dal caldo umido del suo respiro, e finalmente trovai le sue labbra. Istintivamente ci abbracciammo, restando avvinghiati ci baciammo, dapprima timidamente ma poi con la bocca sempre più aperta scambiandoci sciabolate di lingua insalivata sempre più evidenti e passionali e mi sentii autorizzata a continuare a perdermi nelle braccia di quella lussuria e passione che non riuscivo a controllare.” Fece una pausa.

Al pensiero di quello che ascoltavo da mia moglie, il mio corpo fu attraversato da una specie di scarica elettrica, ero certo ormai che il loro rapporto adultero sarebbe continuato, che ci sarebbe stata un’altra volta, che sarebbero diventati amanti vedendo l’enfasi che metteva nel narrare.”

“E poi?” Esclamai curioso.

“Poi prese dai pantaloni sulla sedia un blister lo aprì e si mise il preservativo come gli avevo detto di fare io. Si sdraiò su di me, tra le mie cosce larghe, con le dita mi accarezzò la vulva spostando i peli e lo appoggiò tra le grandi labbra e premendo e spingendo mi penetrò con desiderio e passione, facendomi sussultare e d’istinto e per reazione abbracciarlo. E incominciò a muoversi felice di farlo.”

Laura si fermò dal parlare, e senza che io le dicessi nulla riprese:

“Sussultai per la sua penetrazione profonda, ma ero pronta, ero lubrificata dai miei umori e dalla sua saliva, e la sua grossa asta affondata dentro di me iniziò a muoversi incessantemente avanti e indietro mentre mi accarezzava i capelli e il profilo del volto in preda all’eccitazione.

Avevo la bocca aperta, la lingua che sporgeva leggermente fuori dalle labbra e richiamava la sua, tenevo gli occhi chiusi sotto i colpi d’ariete che mi dava in vagina con il toccandomi l’utero con il glande, facendomi sussultare procurandomi brividi di godimento, emettendo dalle mie labbra gemiti, parole frammentate e gridolini di piacere, con la voce dolce e godente.

Finché ebbi l’orgasmo! …”

Non le dissi nulla e la lasciai continuare raccontare:

“Non so quanto durò quell’amplesso, avvinghiati in un corpo solo, ma ogni istante mi sembrava interminabile, e a un certo punto fu come se esplodessi…” Disse: “… e con lui venni anch’io in un orgasmo violento, da farmi tremare tutto il corpo.

Lo tirò fuori dalla vagina con il preservativo lucido di umori, i miei umori… i miei umori vaginali del piacere che avevo provato nell’essere posseduta da lui, e vidi la sua asta eretta con la parte anteriore del profilattico tanto piena di sperma, che dal peso pendeva sul davanti.

Felici e sudati ci abbracciammo e riposammo un po’.

“Ce l’ha grosso?” Domandai.

“Abbastanza, più del tuo. Più o meno come quello di Ciro.” Rispose accarezzandomi i pochi capelli che avevo in testa.

E nel toccarmelo venni anch’io con una eiaculazione minima, debole che mi sporcò appena la mano, mentre lei continuava:

“Poi siamo restati un po’ lì sdraiati abbracciati e ansimanti a guardarci, abbiamo fumato, e poi ci siamo alzati, lavati e in seguito usciti, prima io e ognuno con la sua auto è tornato a casa.”

“Tutto finito?” Domandai.

“Sì tutto finito!” Aggiungendo fiera non rendendosi conto di farmi del male:

“Mi ha detto che mi ha sempre desiderata, anzi ha usato la parola “sognata”, di condividere con me l’amore proibito, quello trasgressivo che fa impazzire tutti gli uomini e che ti invidia di avermi come moglie.”

“Probabilmente gli piaci molto!” Ribattei.

“Sì lo penso anch’io, mi ha detto che sono una dea, la dea dell’amore, del sesso…” E rise stupidamente.

“Più di Manuela?” Gli chiesi.

“Sìììì… sìììì.” Rispose orgogliosa e superba sempre ridendo e scherzando:” Manuela con la faccia sta a un palmo dal mio culo…” E rise ancora:” Gli ho rubato il marito… ho fatto cornuta anche lei.”

Ero emozionato e demoralizzato dal suo comportamento, da quel suo linguaggio e modo di parlare che non era da lei. “Quindi adesso è tutto finito!” Domandai.

Non rispose. Poi all’improvviso come una bambina da dietro mi saltò con le braccia al collo, dicendomi con le labbra vicino all’orecchio:

“Mi lasci andare ancora!?” … Baciandomi in testa e strusciando la sua faccia contro la mia.

“Lo vuoi rivedere?” Domandai.

“Sì!”

Perché!”

“Così… mi piace!”

“E basta! Non c’è nient’altro?”

“No… niente te lo giuro.”

“Vedremo.” Risposi evasivo.

Mi alzai e andai in bagno a lavarmi.

 

“Cercavo di non dare peso a quei segnali ma iniziavo a intuire che non era più solo un rapporto trasgressivo il suo e lo capiva anche lei, era emotivo e rischiava di diventare sentimentale, solo che non sapevo come fare a parlarle, a dirle di no che avrei voluto che non lo incontrasse più Giulio, nonostante la condizione che vivevamo sessualmente da coniugi.

Ero certo che lui si fosse innamorato di mia moglie e forse anche lei... e io... io non lo so, non riuscivo a capire se da parte di mia moglie c’era solo attrazione fisica forte o altro. Mi chiedevo come potevo fare:

“Le parlerò chiaro?” Mi dicevo: “… Oppure non le parlerò e faccio continuare questa danza di sguardi, sfioramenti, brividi e rapporti sessuali a Laura?”

Mi sentivo di nuovo agitato e in crisi come un’adolescente, per qualcosa che avevo concesso io.

 

Nei giorni seguenti con un sorriso malizioso mi informò che lui la cercava continuamente con messaggi e telefonate, che voleva rincontrarla e me li fece leggere, e che anche lei voleva rincontrarlo e mi chiese se poteva rifare sesso con lui.

Il fatto che me lo chiedesse, mi faceva sentire considerato e apprezzato da lei, come se fossi io a decidere e condurre il gioco, ma purtroppo non era così e non me ne resi conto in quel momento che non era più un gioco, una trasgressione ma si stava trasformando in qualcosa di diverso.

Ci pensai su parecchio, ma alla fine le dissi di sì, accettai, l’autorizzai ad appartarsi ancora con Giulio e fare sesso con lui, perché sapevo che se non l’avessi fatto mi sarebbe sfuggita di mano e forse lo avrebbe fatto da sola a mia insaputa, mi avrebbe tradito. Così accettai vittima di me stesso e della mia paura di perderla.

Si incontrò nuovamente con lui raccontandomi poi l’accaduto e dopo me lo chiese ancora, e gli incontri proseguirono ancora nei giorni successivi, una volta alla settimana, dicendomi che le piaceva fare sesso con lui, non dichiarandomi mai che si era innamorata di Giulio o viceversa. Ma lo capii da come si guardavano e sorridevano quando si incontravano ed eravamo presenti anche io e sua moglie per qualche passeggiata assieme e soprattutto com’era felice in casa, con me e i bambini al punto che a volte canticchiava da sola.

 

Un giorno vedendo che questi appuntamenti si protraevano da un paio di mesi, incontrandosi in appartamenti diversi, la presi da parte e le parlai e su mia insistenza lo ammise, lo confessò, mi disse che si era innamorata di Giulio, ma che voleva bene anche a me e che non mi voleva lasciare.

“Me lo sentivo maledizione…” Pensai furioso dentro me: “… con la sfortuna che ho doveva succedermi qualcosa di negativo. Non bastava l’incidente, la mia sterilità i figli avuti da Ciro, ci mancava solo che mia moglie ora si innamorasse di un altro… e di Giulio per giunta.”

Ne discutemmo civilmente, e mi rassicurò che mai e poi mai mi avrebbe lasciato se io le avessi concesso di frequentarlo e incontrarsi con lui segretamente e saltuariamente.

Quell’innamoramento e quella relazione con Giulio fu non voluta e inaspettata per lei come per me.

“Se mi sono innamorata cosa posso farci?!” Ripeteva seria sembrando dispiaciuta: “Io voglio bene anche a te, a modo mio ti amo e non voglio perderti!”

Era una sfida con noi stessi, con emozioni d’amore di lei verso Giulio e di paura di perderla per me verso lei; una sorta di perderci e ritrovarci, come un gioco d’azzardo.

Una partita che persi in principio a accettare le sue condizioni a che frequentasse a insaputa da tutti Giulio, diventandone la sua amante, restando il loro un rapporto segreto.

 

Riflettendo pensai che per staccarla da lui avrei dovuto farli sentire in colpa e coinvolgere la moglie di Giulio, la sua amica Manuela nelle nostre presenze e aumentare i nostri incontri comuni, sociali e amichevoli, affinché si sentissero a disagio e vivessero lo strazio di renderla cornuta; continuando io a fare il marito cornuto e contento per mia moglie e ignaro del loro adulterio con Giulio, consolandomi della situazione che anche sua moglie Manuela fosse la cornuta ignara assieme a noi.

Così iniziai a dire a lui di venire a trovarci con sua moglie e i figli a casa nostra e cominciammo a frequentarci e uscire tutti otto assieme, a passeggiare con i bambini e il sabato sera andare a cena o in pizzeria. Una sera andammo anche al cinema a vedere un cartoon e poi a casa nostra che era più grande e spaziosa della loro per bere qualcosa e chiacchierare tutti assieme.

Decidemmo anche di passare i fine settimana tutti quanti insieme al mare, ma non più in Toscana a Pietrasanta, ma in Liguria a Loano a due ore di macchina da Torino, in un appartamentino dei miei suoceri che Laura usava spesso per portare i bambini in vacanza al mare. Andavamo a viverci tutti assieme ognuno nella propria stanza, ma con la possibilità per loro di vedersi e stare spesso vicini, sempre attenti che non si notasse e si sapesse nulla.

Ma invece di crearle problemi morali, quella situazione sortì l’effetto contrario, la vicinanza della moglie-amica cornuta la eccitarono di più, non ebbe nessun rimorso e quegli incontri famigliari insieme divennero anche stimolanti per loro, giustificativi per vedersi, incontrarsi. In fin dei conti vivevamo tutti assieme felici. E alla fine fui preso nel gioco e accettai di avere vicino mia moglie e il suo amante.

 

Ora è qualche anno che si frequentano segretamente, che hanno una relazione sentimentale e sessuale, lui non sa che io so, mi crede all’oscuro di tutto, mentre Laura quando arriva a casa se le chiedo mi racconta tutto, se no non dice nulla. A volte dopo aver fatto sesso con lui, sapendo che mi piace se la lascia baciare e leccare da me, altre volte mentre mi racconta, mi masturba. È il mio contentino e lei lo asseconda.

Potrei far finire tutto subito mandando una lettera anonima alla moglie di Giulio, dicendole della loro relazione adultera. Ma non so che cosa succederebbe, non sono sicuro che lui lascerebbe mia moglie o piuttosto lascerebbe la sua e sceglierebbe di vivere con la mia, sarebbe capace di farlo, di lasciare Manuela e mettersi con mia moglie. E se Laura accettasse? Se facesse lo stesso?... Lascerebbe me per mettersi con lui? Il danno sarebbe peggio della situazione che vivo ora, la perderei per sempre e questo mi frena, e quindi mi son detto meglio lasciare stare tutto com’è e vivere così da cornuto e contento con mia moglie, almeno tutte le sere è a letto con me.

 

Nonostante quello che abbiamo passato e le scelte fatte, è una moglie e mamma affettuosa, dedita a me e ai figli che stanno crescendo bene e frequentano già le scuole elementari, Giada la terza e Federico la quinta e anche al suo amante passionale Giulio a cui dedica ardenti chattate con WhatsApp alla sera e incontri sessuali bisettimanali. Oramai si sono organizzati e hanno un appartamentino in affitto a Borgaretto, che usano solo per andare a chiavare.

Io con lei ho rapporti sessuali radi con l’erezione non piena, sono pochi e non più soddisfacenti, ma non mi interessa, trovo piacere masturbandomi o facendomi masturbare da lei. Oramai mi ritengo raffinato e superiore al semplice contatto carnale con penetrazione di mia moglie, sono diventato molto cerebrale e godo con il cervello più che con il corpo. Lei in questa situazione è realizzata, ha tutto, bella casa, marito, figli, l’amante marito della sua amica ed è diventata una bella signora.

Che frequenti solo lui o sostituisca i partner come prima non cambia nulla per me, cornuto ero prima, e cornuto sono adesso.

E da marito cornuto consenziente e felice è come se si fosse rivelata una nuova persona dentro me, o forse ho solo liberato quella parte segreta prigioniera dentro noi, fatta dei vincoli che la collettività ci impone e la vivo normalmente.

Sinceramente non avrei mai pensato che mia moglie un giorno sarebbe diventata l’amante di Giulio un mio dipendente, ci amavamo così tanto… ma lo riconosco, lui è stato bravo a riuscire a sconvolgere il suo equilibrio psichico. Bastarono pochi incontri romantico-sessuali-sentimentali per far nascere in lei l’amore, annientare tutta la nostra vita sentimentale e sessuale precedente e a far mettere in discussione sé stessa, e probabilmente inconsciamente forse era già innamorata di lui quando mi chiese di volerci fare sesso assieme.

 

Comunque ognuno della propria vita fa ciò che vuole e può giudicare come vuole, per noi è diventato normale tutto quello che praticavamo sia saltuariamente con desiderio, che quello che succede ora diventando l’amante del mio amico, e lo ammetto, prima non ragionavamo e non la pensavamo così, anche per noi quello che praticavamo pensavamo fosse frutto di menti perverse e peccaminose e l’adulterio la fine di un amore, ma così non è. E quindi comprendiamo anche se non condividiamo più chi pensa in modo differente dal nostro o meglio la pensa come prima pensavamo noi.

Lei sa che l’ho amata tanto e la amo ancora da soddisfare ogni suo desiderio e diciamolo pure, anche capriccio. Come ho fatto con il desiderio di maternità, di farla rendere madre per ben due volte da un altro uomo, di farla ingravidare e crescere nostro figlio nel suo grembo.

Purtroppo l’ignoranza e i pregiudizi sul sesso e in particolar modo sul mondo della trasgressione di coppia e del modo di amarsi e di procreare conducono a opinioni nette e fuori strada. Chiunque ha diritto a vivere la propria sessualità e maternità come più ritiene opportuno e non è giusto giudicare le persone e la genuinità del loro sentimento basandosi solo sul modo in cui fanno sesso, con chi, dove e quante volte lo praticano e da chi hanno i figli.

Chi ha queste idee è intollerante.

Non si può chiamare perversa, troia o viziosa (come facevo anch’io prima, purtroppo...) una moglie perché ha avuto un figlio da un altro uomo che non è il marito o non pratica sesso nel modo tradizionale con lui, o lo tradisce. E allo stesso modo nessuno può dubitare sulla presenza o meno dell’amore in una coppia che pratica sesso in altri modi fuori da quello convenzionale.

Per me e Laura ora è normale vivere così, anche se prima non lo era. Non giudico più la sessualità della gente, ma molti giudicano anormale che un uomo accetti che la propria moglie sia condivisa con un altro e che lei lo ami ricambiata condividendolo sessualmente con il marito. Oppure di donarsi a uno sconosciuto solo per piacere sessuale di godere, e si divertano o vivano con la presenza di una terza persona gli incontri carnali, restandone soddisfatti.

Lo ripeto, anche ora come allora non c’è mancanza d’amore tra noi, è solo diverso, ci si accetta e si fa parte culturalmente e simbolicamente di un modo nuovo e diverso dell’essere coppia, sia nella vita comune che coniugale e intima, convinti che non è più patologico o peccaminoso e amorale concedersi a un altro uomo o avere un amante consensualmente al marito, ma anzi ora lo riteniamo fisiologico al nostro star bene, integrante con la nostra nuova sessualità.

Ho scritto tutto questo nell’ultimo capitolo, perché è un piccolo sfogo umano personale che sento dentro di me e serve a giustificarmi con me stesso.

Non saprei vivere senza Laura, morirei, preferisco saperla sessualmente di un altro, ma mia e quando arrivo a casa la sera vederla scherzare e giocare con i bambini e con me, ridere e sorridermi, abbracciarmi e baciarmi felice che io ci sia e io che ci sia lei.

Difficile da capire chi non vive queste situazioni e queste emozioni.

Siamo sempre le stesse persone di prima, lei sempre, serena, affettuosa, con me la moglie perfetta e con lui l’amante ideale con cui fa sesso senza domande e aspettative.

Abbiamo trovato un nostro nuovo equilibrio coniugale, mentale e sessuale, ripeto ci amiamo a modo nostro assieme ai nostri figli, anche se è attratta in modo (per me irrazionale) da Giulio, ma spero sempre che anche con lui un giorno finisca tutto, non so quanto durerà il loro amore, se ancora un mese, un anno o forse più. Quando lo scopriremo lei forse amerà nuovamente un altro, scoprendo ancora che un sentimento non esclude l’altro.

 

Una sera tutti e due sul divano osservando la TV, ripensando a tutto quanto era accaduto in questi quasi dieci anni, parlando con lei di come eravamo a come siamo diventati, le dichiarai:

“Che strana odissea la nostra vita Laura, uno stupido incidente di gioco in vacanza, il desiderio di un figlio da parte tua, e la nostra vita stravolta. La mia testardaggine di avere un figlio con metodo di donazione di sperma naturale privato e diretto per non far sapere niente a nessuno e non lasciare tracce della mia sterilità, poi la voglia di trasgredire con altri uomini, e in ultimo tu che ti sei concessa e innamorata del nostro amico Giulio. Tutto questo ci ha stravolto completamente la vita.”

“Sì è vero...” Rispose lei: “...è stata un’avventura piena di vicissitudini, siamo cambianti moltissimo da quello che sognavamo ed eravamo a quello che abbiamo realizzato e siamo. Si potrebbe scrivere un libro.... “Affermò lei.

La guardai in silenzio, per un attimo e ci fissammo negli occhi e senza proferire parola, capì che ero tentato. Aggiunse solo con un sorriso dolce e due parole: “Fallo! Scrivilo Roby!”

 

Ed ecco questa è la nostra storia, dedicata a Roberto e Laura.

 

 

 

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