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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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IL DONATORE DI SPERMA
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 23 TRE ANNI DOPO.
Note:
“Sei un mio amico, non vuoi aiutarmi? Devi fare solo sesso con mia moglie e renderla felice.”
Anonimo.
*********
Passarono due anni dal parto e vivevamo la nostra vita felice anche se diversa dalla precedente, Laura era una mamma meravigliosa e anche una buona moglie, anche se sessualmente non era più come prima tra noi, non facevamo più sesso senza introdurre tra noi e ricordare o fantasticare di lui, Ciro quel napoletano che faceva il donatore di sperma. Ma non solo, ci eravamo spinti talmente avanti in quel gioco che iniziai con il suo silenzio assenso prima, e poi con il suo coinvolgimento e partecipazione sessuale, a introdurre nei nostri amplessi anche figure diverse dal donatore, personaggi quotidiani, di negozianti, amici e conoscenti che vedevamo giornalmente, facendole dire chi le piaceva di più dei nostri amici e da chi di loro le sarebbe piaciuto essere chiavata, parlandone e fantasticandone durante i rapporti sessuali. E questo non suscitava in me gelosia, ma anzi esaltazione nel pensarla sessualmente con qualche amico o conoscente e Laura lo sapeva, accendeva i sensi anche lei giocarci, ma restava tutto confinato nella fantasia e nella camera da letto.
Ci eccitavamo così, eravamo complici in quel gioco sessuale fantastico, trasgressivo, e in quella condizione avevamo trovato la nostra dimensione sessuale, un nostro modo personale di fare sesso e di goderne che ci soddisfaceva.
Laura come me era cambiata mentalmente e sessualmente, ma anche esteriormente, non aveva più il corpo magro di una ragazzina cresciuta, ma era diventata donna, la gravidanza l'aveva maturata anche fisicamente, arrotondando un po’ le sue curve longilinee, sviluppando il suo sedere in fuori e con l'allattamento, fatto crescere le mammelle da essere prosperose e restarle tali. Era più adulta, più donna, una mamma.
Aveva tagliato i suoi lunghi capelli sul collo, in caschetto lungo, in stile tipico da signora, ma era sempre bella, curata e piacente.
Lei oramai per via di nostro figlio veniva poco sul lavoro in ufficio, saltuariamente proprio per far presenza come faceva mia madre da giovane, e poi dedicava tutto il suo tempo al bambino, a me, alla casa oltre che a sé stessa, perché mi piaceva che fosse sempre bella, ben tenuta, in ordine con il look, attraente e che gli altri uomini dipendenti compresi la guardassero con desiderio e che piacesse a loro, e per questo, e un po’ per vanità, curava molto il suo aspetto.
Prendemmo ad ore una ragazza, una baby sitter per permettere a lei di avere tempo libero e divagarsi, andare un paio di volte la settimana in palestra, dal parrucchiere o fare acquisti personalizzati.
Spesso in ufficio quando mi trovavo solo, pensavo a lei e a noi sessualmente, e fantasticando andavo sui siti di annunci erotici solo a leggere, dove trovavo tante persone come me che volevano offrire la propria moglie ad altri uomini, e capii di essere anch’io come loro, e c’erano anche uomini e ragazzi che si offrivano di chiavarle. Sarebbe piaciuto anche a me offrire Laura a qualcheduno di loro, ci fantasticavo fino ad arrivare quasi a masturbarmi. Mi sarebbe piaciuto vederla ancora fare sesso con un altro, amico, conoscente o sconosciuto che fosse, chiavata da loro e lei gioire carnalmente con uno di essi.
Glielo avevo anche chiesto più volte se volevamo provare davvero, ma la sua risposta era sempre negativa… non voleva.
“Prima il donatore, ora incontrarsi con un altro per far sesso, ma per chi mi hai preso?!... Una prostituta?” Esclamava irata.
“Ma no… con qualche amico, conoscente, o anche sconosciuto se vuoi…” Ribadivo: “…tanto per trasgredire, giocare tra noi.”
Ma niente, non ne voleva sapere, ma era a conoscenza che mi piaceva e ci fantasticavamo solo nei rapporti sessuali. Sapevo che non era possibile da realizzare se lei non accettava di partecipare e mi sarei accontentato anche di meno, solo atti di libidine su di lei, ma l’unico con cui era possibile chiavare era Ciro, il donatore.
Anche rivederla chiavata da lui mi sarebbe andato bene, ci pensavo spesso, rivederla realmente godere con lui e non solo ricordarla o immaginarla, e ci riflettevo frequentemente, ma l'unico modo per realizzarlo sarebbe stato quello di tornare da Ciro e chiedere di ingravidare nuovamente mia moglie, quella sarebbe stata una motivazione valida per tutti, anche per Laura, e credo che sia lui che lei avrebbero accettato.
Ci pensai parecchie volte, finché una sera, finito di avere uno di quei nostri tipici rapporti sessuali con lui virtualmente tra noi, che non erano più d'amore, ma semplici giochi sessuali che soddisfacevano entrambi, le dissi improvvisamente:
“Perché non compriamo un fratellino o una sorellina a Federico!?”
Restò stupita, ebbe un soprassalto e tirandosi su con il busto appoggiandosi con i gomiti sul materasso mi chiese stupita guardandomi in viso:
“Come un fratellino? Un altro figlio!?”
“Sì!” Risposi io: “Possiamo fare come abbiamo fatto con Federico... un’altra donazione.”
Restò in silenzio come se riflettesse, mi osservava attenta, aveva preso sul serio quella mia richiesta e mormorò:
“Ma con lui? ...” Domandò senza dire il nome, continuando: “Vuoi tornare di nuovo da lui per un'altra donazione?”
Sapevo che avrebbe chiesto quello, che fosse stata la sua scelta ma fui volontariamente pronto e provocatorio:
“Non è detto!” Esclamai: “Con lui oramai è tutto finito, non deve sapere niente di noi e di nostro figlio, non abbiamo avuto più contatti per tre anni e non dobbiamo mai più rivederlo, si è comportato male con noi. Meglio non rischiare e complicare le cose. Possiamo benissimo farlo con un altro, con altre donazioni!” Esclamai …
“Con un altro?” Ripeté meravigliata della mia esternazione e con una espressione delusa dal prosieguo della mia risposta a quella sua domanda.
“Sì, un altro donatore.” Risposi facendo finta di nulla passandomi la mano sul capo rasato ad accarezzarmelo:
“Ce n’è tanti donatori! Lo cerchiamo come abbiamo fatto la prima volta e se vuoi ti rifai mettere incinta e questa volta senza tanti sotterfugi ti lascerò godere con lui liberamente, tanto lo hai già fatto.” Affermai sorridendo malizioso.
Restò in silenzio a guardarmi e allora aggiunsi:
“Se preferisci può essere anche qualche conoscente o amico che pensiamo nelle nostre fantasie, oppure lo cerchiamo su internet come abbiamo fatto la prima volta.”
Lei mi osservò tirandosi le labbra una contro l’altra e corrucciando il viso in una espressione dubbiosa pur interessata: “Ma come facciamo?” Chiese aggiungendo subito: “No!... Amici e conoscenti no…”
“A questo penso tutto io… lo sai! Come abbiamo già fatto, si contatta su internet un donatore di sperma, ce n’è tanti, si sceglie la persona appropriata e adatta che ti piace, ci si parla... e il resto lo sai, lo abbiamo già fatto… si va in un’altra città in vacanza e si consuma… ti lasci fecondare.” Dissi.
Lei mi osservò, dallo sguardo pareva d’accordo, l'interesse c’era, ma era il possibile potenziale nuovo donatore che non le andava bene, almeno in quel contesto della donazione per farsi fecondare nuovamente. Era interessata sì… ma non come intendevo io e mi domandò seria e decisa quasi con aria di sfida che non le avevo visto mai:
“Sì va bene un'altra donazione, ma perché dovrei farlo con un altro?... Ciro non va bene!?”
“E perché tu lo vorresti rifare con lui?” Ribattei infastidito.
La sua risposta fu chiara e risoluta ma a me non andava.
“Per una questione di logica… Certo, se devo essere fecondata ancora preferisco lui, ci ha già dato un figlio, conosciamo che tipo è, chi è.…” Poi interrompendosi come facendo sua quella mia proposta disse: “Scusa, tu vuoi un altro figlio?”
“Sì certo… vorrei!” Ribattei.
“Anch'io!” Rispose lei: “Fratellino o sorellina che sia non ha importanza, quindi meglio di lui chi c’è?” Mi domandò.
“Ma non è solo questo Laura, cambiando donatore si hanno nuove esperienze ed emozioni…” Aggiunsi.
Capì subito cosa intendevo e rispose a modo:
“Nuove esperienze ed emozioni con un altro potremmo averle quando vorremo, ma non certo per farci un figlio assieme. Sono cose che devi tenere ben distinte. Ciro è la persona più indicata, ragiona!... Non puoi dirmi con lui o con un altro è uguale scegli tu. Perché non lo è uguale, e non è così che si fa.
Certo, non necessariamente deve essere Ciro a fecondarmi di nuovo, ma io lo preferisco ad altri, va benissimo come persona, ha tutti i requisiti che vogliamo…”
Poi con un assolutismo che pensavo non avesse guardandomi negli occhi proseguì:
“Non deludermi Roby!... Devi preferirlo anche tu perché sei una persona intelligente e responsabile, è per il bene della famiglia dei nostri figli e del nostro futuro!” Aggiunse decisa invertendo il mio ragionamento, disarmandomi e facendomi sentire inferiore a lei. Era come se mi imponesse la sua scelta, la sua volontà, e ad ascoltarla aveva ragione.
Continuò seria e convinta a parlare:
“Qui non si tratta solo di trasgredire e giocare a fare sesso con un altro uomo. Come ti ho detto avremo tempo per pensare a queste cose, qui si tratta di avere un figlio che è una cosa differente, importante, fondamentale e seria.”
Poi calmandosi rendendosi conto che mi aveva sopraffatto con il suo parlare e conoscendo le mie tendenze, intenzioni e idee trasgressive su di lei, con aria sufficiente su quello che pensavo io, forse per darmi un contentino disse:
“In futuro per il sesso vedremo! Abbiamo tempo per giocare!” Comprendendo appieno il mio proponimento e lasciando una sorta di porta aperta alle mie fantasie e desideri, forse per convincermi e controllarmi di più. “
Ma ora la scelta deve essere ponderata bene.” Affermò e fece una pausa.
“E poi lui sarebbe più indicato…” Continuò: “… il nuovo figlio avrebbe il patrimonio genetico del fratellino, identico come Federico e gli assomiglierebbe molto anche, con un altro cambierebbe tutto.”
Restai in silenzio, aveva ragione, non l'avevo mai vista così decisa e determinata fino ad allora, addirittura soverchiante a me nel ragionare e nel decidere.
La nostra vita si stava impostando in modo differente, Laura non era più come prima, la ragazza della prima volta che eseguiva tutto quello che le dicevo, essere diventata mamma in quel modo e l'esperienza sessuale che aveva avuto con il donatore l’avevano fatta diventare donna, l’avevano maturata, ed era meno insicura e più determinata.
Anche il cambiamento d’aspetto incideva sul suo atteggiamento mostrandola più emancipata e cresciuta, e contribuiva a darle quella grinta decisa che presentava.
“Ammettiamo che tu abbia ragione.” Dissi ricredendomi: “E che le esperienze che dico io, si possono fare in futuro come scelta e gioco, ma lui sono quasi tre anni che non lo sentiamo.”
“Questo dimostra che è una persona seria.” Ribatté pronta lei.
“Sì lo è ...” Ammisi: “... ma si è comportato male con noi... ci ha ingannati, hai dimenticato l’ultima donazione cosa ci ha fatto e ti ha fatto fare in spiaggia?” Affermai.
“Non mi pare che ci abbia fatto tanti danni moralmente se alla sera quando facciamo sesso lo tiri sempre in ballo…” Replicò presuntuosa.
Mi faceva rabbia quella sua indisponenza, era irritante.
“Perché so che ti piace farlo così.” Ribadii io.
“E a te non piace?!” Replicò subito sprezzante.
“Appunto è questo che mi spaventa.” Risposi.
“Ti spaventa? Cosa ti spaventa?... Che ti piace fare sesso alla sera con lui tra noi?” Domandò con una espressione seria.
“Non precisamente, ma che tu lo ami!... O se lo rivedi ti innamori di lui se non lo sei già!” Replicai sincero:” Ed è questo che mi fa paura, di perditi…”.
Fece una risata forte e scosse la testa dondolandola lateralmente assieme ai capelli, nuda nel letto, poi guardandomi seria asserì:
“Non dire stupidaggini Roby, io amo solo te! Tu sei matto e geloso... e sono sicura che in tutti questi ultimi anni non hai pensato che a questo…”
“Sì è vero!” Ammisi con un senso di fastidio per la sua supponenza, mentre lei guardandomi continuava a scuotere il capo ridendo.
Poi prendendomi il naso tra l’indice e il pollice per gioco come faceva a volte, lo tirò scuotendomi la testa:
“Tu sei matto! Matto... matto!” Esclamò sempre ridendo.
Era bella quando faceva così che scherzava con me tirandomi il naso o il mento o la guancia, o l’orecchio, contraendo il volto e la bocca, era una forma di intimità gioiosa nostra e mi piaceva.
“Il fatto che lui mi piaccia e che durante la donazione mi ha fatto provare un piacere sessuale che tu non mi hai mai dato è vero, lo ammetto, ma non significa che lo ami. Mi piace sì è vero! E te l’ho detto anche al nostro ritorno. Ma io amo te Roberto, se no, non sarei qui, me ne sarei andata da lui se lo amassi. “Poi nel silenzio facendo una pausa guardandomi esclamò sibillina:
“Non mi crederesti capace!?”
A quella frase mi venne un brivido di terrore, sapevo che sarebbe stata capace di farlo, ma lei proseguì tranquillizzandomi:
“Io amo te!... Solo te!... Diversamente da prima, ma ti amo. Mettitelo in testa, ti amo così come sei! Pelato e con la pancia, anche… anche se quando ti ho conosciuto avevi una testata di capelli e un fisico snello.” E rise.
“Tu sai perché sono così!” Ribattei io.
“Sì!... Ma Il fatto che lui mi piaccia, mi abbia fatto godere più di te e lo coinvolgiamo virtualmente nella nostra intimità, non significa assolutamente che lo amo più di te... Mi piace e basta! Ma ho solo un bel ricordo, piacevole di lui.” Disse.
Quella sera finimmo così di chiacchierare e ci addormentammo. La decisione di dare una sorellina a Federico, era stuzzicante e in un certo senso anche eccitante. E pensai che la scelta di Laura sarebbe stata logica, tutto come la prima volta, così il padre biologico di tutte e due i miei figli sarebbe stata la stessa persona, e poi oramai era vero… nonostante fosse stato un mascalzone lo conoscevamo abbastanza.
Accettai la scelta che fosse ancora lui a fecondarla:
“Va bene amore…” Dissi la sera dopo mentre assieme guardavamo la televisione:” … sono d’accordo a farti fecondare ancora da Ciro, anche se tu conosci le mie paure e sai mi sta sulle palle…” Affermai.
Lei abbozzò un sorriso che nascose subito.
“Hai fatto la scelta giusta, ma non avevo dubbi che la facevi, ti conosco, sei un uomo intelligente che capisce i fatti e le convenienze.” E, assurdamente, mi strinse a lei.
Superato questo problema se ne presentò un altro, che si sarebbe posto nella settimana che saremmo andati da Ciro a compiere un nuovo ciclo di donazione di sperma, avremmo dovuto portare con noi il bambino che aveva due anni. Non era Federico in sé stesso il problema, essendo già stati in vacanza con lui, ma mi dava fastidio che Ciro lo vedesse e magari lo accarezzasse e ci giocasse. Era nostro figlio, anche se lui era il padre biologico, ed ero contrario e geloso del bambino.
Dissi chiaro e tondo a Laura:
“Stai a sentire amore!... Federico non lo portiamo, lo lasciamo qui con tua madre o con la mia, si tratta di pochi giorni in fondo tre o quattro, ed è già stato solo con loro.”
“No.…” Rispose subito scuotendo la testa: “Io Federico non la lascio qui da solo con nessuno, lo porto con me!”
“Ma si tratta di andare giù a fare qualche donazione e poi ce ne torniamo subito su. Intanto resta con tua madre. Lo sai che non mi va, che lui lo veda, lo tocchi…” Precisai.
Inaspettatamente si rivolse a me con decisione e superiorità che mi lasciò smarrito.
“Stai a sentire Roberto! Tu devi vincere queste tue paure, non ci sarebbe niente di male...” Rispose continuando: “… Federico è mio figlio biologico ed è tuo, ha il tuo cognome e Ciro lo sai chi è, quindi... finiscila con queste cose…” Disse senza più precisare lasciando la frase morire così come se fosse già tutto deciso.
Io ero insicuro e indeciso davanti alla sua risolutezza.
“Va bene, ammettiamo che lo portiamo con noi, ma dove starebbe lui durante la donazione?” Chiesi evidenziando i problemi della sua presenza.
“Nell’altra stanza nella culla... a dormire o giocare con te…” Rispose secca: “... compriamo un box pieghevole e ce lo portiamo dietro.”
“Non è bello fare la donazione con il figlio nell’altra stanza.” Replicai mettendola sul piano morale: “E poi io vorrei essere presente.” Dissi.
“Perché non è bello farlo con il figlio nell’altra stanza?! Allora se la metti su questo tono, sul piano morale non è bello nemmeno farlo con te che guardi.” Rispose aggiungendo: “Sai quante coppie fanno sesso per concepire il secondo figlio mentre il primo dorme accanto a loro nel lettone? O è nella culla o nel box? Fanno piano, attenzione a non svegliarlo!”
“Sì, è vero, ma non è la stessa cosa con lui, e non mi sembra etico…” Ribattei. Senza più avere argomenti validi.
“Etico! … Non ti sembra etico hai detto? È forse etico ricevere una donazione di sperma diretta e naturale da uno sconosciuto mentre il marito ti guarda?”
Era una testa dura, mi faceva una rabbia, ribatteva a tutte le problematiche che ponevo, voleva farlo assolutamente come voleva lei, non era più la Laura di qualche anno prima che lasciava decidere a me.
Ci fu una discussione, dove io mi imposi che il bambino non venisse e lei a un certo punto scazzata alzandosi disse chiaro:
“Bè... se non viene anche il bambino io non vengo! Non faccio nessuna donazione. Vorrà dire che Federico resterà figlio unico!”
Mi guardò dall’alto in basso e troncò il discorso, forse conoscendomi e sapendo che avrei ceduto a lei, come era già capitato spesso ultimamente. Vissi quella imposizione come una forma di ricatto.
A nulla era servito parlarle, così alla fine accettai di andare giù tutti e tre, con il bambino.
“Hai fatto la scelta giusta credimi!” Esclamò vincitrice quando dispiaciuto glielo dissi, facendomi capire che da quel momento tutte le situazioni importanti le avrebbe gestite lei.
“Noi siamo una famiglia unita, siamo in tre e non dobbiamo dividerci ma ragionare sulle problematiche che si presentano e pensare e decidere allo stesso modo.” Affermò.
“Sì, ma se ci inviterà in pizzeria diremo di no!” Esclamai.
“Perché?” Domandò sempre contraria a quel che dicevo, quasi a sfidarmi su ogni cosa che proponevo e a impormi le sue scelte.
“Come perché? Ci toccherebbe andare con Federico e lo vedrebbe.”
“E cosa ci sarebbe di strano anche se lo vedesse? Biologicamente è suo figlio. Ricordi aveva anche detto anni fa in chat che c’erano coppie che poi tornavano da lui con il figlio… a praticare una nuova donazione di sperma per un secondo figlio.”
“Sì ricordo, ma io non voglio…” Dissi tormentato.
Laura si sedette sulla sedia con aria di pazienza e mi guardò fissandomi negli occhi e con un mezzo sorriso esclamò:
“Sei geloso di me o di Federico?!”
Non esitai e risposi subito guardandola anch’io negli occhi:
“Tutti e due!” Risposi: “Perché vi amo, siete la mia vita.”
Lei si avvicinò, mi accarezzò il viso guardandomi e dicendo:
“Roby, conosco il tuo male qual è, non creare e non crearti problemi che non ci sono. Anche se lo vede non succederà nulla, lui non può vantare nessun diritto, è nostro figlio, tu sei mio marito lui ha già i suoi, ne ha due... e sei tu il padre.” Mormorò cercando di rassicurarmi.
Poi facendo come una pausa esitante ed esasperata aggiunse:
“Mettiti in testa una cosa, e te lo dico una volta per tutte e non voglio più tornarci sopra. Al di là del piacere che proverò nella donazione e che lui sia più bravo di te a fare sesso, io amo te e solo te! Mettitelo in testa!” Ripeté dolce accarezzandomi con la mano il cranio quasi calvo:
“Non mi interessa come uomo, nemmeno se è più bello e bravo di te, non sono innamorata di lui, forse la prima volta sì, lo ammetto, mi ero un pò infatuata di lui, ma è passato tutto e non ho intenzione di viverci assieme, però mi piace come uomo e come maschio.” Precisò sempre guardandomi.
Poi da donna intelligente che era, baciandomi sul volto continuò a far scorrere ripetutamente la sua mano sul mio cranio quasi liscio accarezzandolo, aggiungendo:
“Roby! Non creiamoci problemi che possano mettere in crisi la nostra vita di coppia, la nostra famiglia e la nostra coniugalità. Noi non siamo come gli altri, ci abbiamo messo un po’ a capirlo, ma ora lo sappiamo e ci stiamo creando un nostro modo di vivere... tutto e solo nostro.” Precisò.
Restai in silenzio, era vero quello che diceva, capii in quel frangente che lei era più forte di me, più capace e anche superiore intellettualmente su certi aspetti e sapeva impormi la sua volontà, e sempre guardandomi negli occhi continuò:
“Percepisco il tuo disagio come tu percepisci il mio, la tua gelosia e il turbamento per quello che abbiamo fatto, che sono come il mio imbarazzo. Siamo cambiati Roby e diversi da prima, accettiamoci, costruiamoci nuovamente e non produciamo insofferenze tra di noi.” Fece una pausa e proseguì: “Se Federico mangia una pizza con noi, con presente il suo padre biologico, credi che fra dieci anni si ricordi tutto? Non si ricorderà nemmeno di essere stato a Marina di Pietrasanta, a due anni cosa vuoi che ricordi! I genitori siamo noi. Tu sei il padre a tutti gli effetti mettitelo in testa!”
Era stata decisa e risoluta.
Dopo quella decisione, d’accordo con mia moglie decidemmo di chiamarlo direttamente al telefono saltando internet e tutte le chattate e i vari passaggi, in fin dei conti Laura meritava una corsia preferenziale e oramai lo conoscevamo.
Il pomeriggio dopo ci sedemmo vicini sul divano da soli mentre Federico dormiva. Erano quasi tre anni da quando c’era stata la donazione che non ci eravamo più sentiti.
Presi lo smartphone e lo cercai in rubrica, lo trovai, c’era ancora. Digitai donat…che apparve subito “donatore” era con questo nome che lo avevo memorizzato.
Avevamo tenuto il numero in caso di qualche evenienza per il bambino, e cliccai la chiamata e dopo l’attesa, non rispose.
“Chissà forse ha cambiato numero. O forse non c’è nemmeno più in quella cittadina.” Dissi a Laura.
“O forse semplicemente non vuol rispondere…” Aggiunse lei puntualizzando: “Siamo partiti fuggendo come ladri e non ci siamo più sentiti e lui non ci ha più cercato…”
Restai in silenzio e non sapevo se avrebbe risposto.
Eravamo smarriti, provai due volte ma dava sempre occupato. Mi alzai, posai lo smartphone sul tavolinetto e mi misi a chiacchierare con lei dicendole che se non lo trovavamo, avremmo dovuto prendere in considerazione le altre opzioni. Ma invece dopo circa 15 minuti mentre stavamo ancora parlando, lo sentii suonare.
Lo presi e guardai il nome sul display, era lui: “Donatore.”
“È lui!” Urlai quasi da svegliare il bambino con una sorta di contentezza rivolta a Laura che sorrise allegra. Mi sedetti di nuovo al suo fianco ripetendo sottovoce.
“Laura è lui!!”
Entrambi fummo presi da una strana esaltazione. Lei venne più vicino a me che misi il viva voce e risposi: “Ciao!”
“Ciao Roberto! Mi hai chiamato?” Domandò.
Riconoscemmo subito la sua voce e ci guardammo d’intesa con mia moglie.
“Sì… volevo parlarti. Ti ricordi ancora di noi?”
“Certo siete stata la coppia più simpatica e bella a cui ho donato lo sperma e come dimenticare la bellissima Elisa… anzi Laura…” Si corresse: “…un angelo sulla terra!”
Lei ad ascoltare quelle parole sorrise compiaciuta.
Scusatemi ma prima ero con mia moglie e i miei figli e non potevo rispondere.”
“Figurati!” Replicai io.
“Innanzi tutto come state?” Chiese.
“Tutti bene grazie!” Risposi.
“Laura come sta?”
“Bene…” Dissi io.
Lei mettendo la mano sullo smartphone mi bisbigliò all’orecchio.
“Digli che non sono più come prima, che ho una taglia in più, che ho tagliato i capelli e ho un altro stile, un'altra pettinatura più corta, se no lui mi crede ancora com’ero prima.”
Ci teneva a non deluderlo e voleva prepararlo.
“...È un po’ cambiata fisicamente sai n questi tre anni.” Aggiunsi. Mentre lei ascoltava silenziosa.
“Cambiata come?”
Domandò curioso, e d’accordo con lei vicino lo informai:
“È meno ragazzina e più mamma, più adulta e appariscente anche nelle forme…” Era un modo elegante per dirle che aveva qualche chiletto in più, visto che lei non voleva assolutamente sentirsi dire che era un po’ ingrassata. Ma precisai subito: “… ma è più bella di prima ed è diventata molto signora!”
“Ah bene allora, come piace a me!... Sarà senz'altro più bella!” Esclamò, facendole abbozzare un sorriso sul volto di Laura e affermando: “Con la maternità ha smesso i panni di ragazzina…”
“Eh sì!” Dissi io: “Ora è una donna.” Confermai.
“E tuo figlio o figlia come sta?” Chiese.
Quell’ascoltare chiamare Federico mio figlio da lui, mi fece felice e sentire davvero padre.
“Figlio!” Risposi fiero. “Sta bene, è un maschio e cresce bene! Si chiama Federico. È bello come sua mamma!” Replicai.
“Allora diventerà un bellissimo ragazzo.” Rispose. “Sono contento, sapevo che eravate una bella coppia a posto e ve lo meritate di essere felici.”
Facemmo ancora qualche altro scambio di formalità e poi mi chiese:
“Laura è lì con te?”
Ci guardammo non sapevamo che dire, ci dispiaceva mentire.
“Sì è qui a fianco a me.” Risposi.
E fu in quel momento che si avvicinò con la testa e le labbra allo smartphone che avevo in mano e lo salutò:
“Ciao Ciro!” Esclamò.
“Ciao Laura! Hai sempre una bellissima voce.” Disse.
“Grazie!” Rispose contenta.
Parlammo ancora, ci fu qualche altro scambio di formalità tra noi, lui che ascoltava e noi rispondevamo entrambi.
“Dovete dirmi qualcosa?” Chiese a un certo punto.
“Sì! Dovremmo parlarti di una cosa delicata.” Risposi io.
“Dimmi!” Esclamò, e senza tanti giri di parole gli dissi subito:
“Sai... vorremmo dare un fratellino o una sorellina a Federico e volevamo sapere se tu eri disponibile a donare ancora il tuo sperma a mia moglie e ingravidarla nuovamente.”
“Un fratellino o una sorellina!?” Ripeté aggiungendo: “Bene bravi! … Certo che sono disponibile, voi siete una coppia seria e speciale e mi dispiace che ci siamo lasciati in modo un po’ brusco.” Dichiarò.
“Oh ma non pensiamoci più Ciro, ero io che ero agitato, scusami tu, non succederà più.” Ribattei davanti a mia moglie che in silenzio guardandomi con gli occhi approvava il mio dire e il quasi scusarmi con lui.
“Bisogna però che ci accordiamo sul periodo e sui giorni di fecondità di tua moglie.” Asserì.
“Sì certo! Intanto volevamo conoscere la tua disponibilità!”
“La mia disponibilità c’è, io sono pronto, fatemi sapere voi... quando Laura avrà l’ovulazione, per il periodo a me mette bene ancora giugno che mia moglie va in vacanza con i ragazzi al sud e sono libero, perché poi io la raggiungo…”
Guardai Laura e pronunciai: “Siamo a marzo, potremo organizzarci bene per giugno se sei d’accordo.” Lei annuì con il capo e io risposi: “Anche per noi va bene giugno, ti faremo sapere il periodo preciso.”
“Se è fine mese meglio, che sono solo.” Ripeté.
Poi continuammo ancora e si parlò del più e del meno di tutti e tre, Laura curiosa mi chiese di domandargli se avesse fatto altre donazioni in questi anni.
“Senti Ciro, una domanda impertinente, una curiosità più che altro e se vuoi non rispondere, ma volevamo sapere se in questi tre anni hai fatto altre donazioni.”
“Certo che le ho fatte! Come vi avevo detto calcolate dalle tre alle quattro l’anno.”
“Ma le hai ingravidate tutte??” Chiesi io stupito.
“Sì certo… e sono andate tutte a buon fine come la vostra.”
“Grazie, era così per sapere.”
“D’accordo ora vi lascio che di là c’è mia moglie. Allora chiamatemi quando siete pronti che programmiamo.”
“Ma guarda che noi saremo in tre!”
“Ottimo!” Disse capendo subito cosa intendevo: “Così ritornerete a casa in quattro! ...” E ridemmo tutti.
“Dobbiamo rifare gli esami?” Domandai.
“No… oramai la conosco, so che Laura è una donna seria, pulita. Io invece li ho pronti, li faccio ogni quattro mesi quando dono il sangue.”
Ci salutammo restando d’accordo che ci saremmo aggiornati. Stranamente io e mia moglie eravamo entrambi stupidamente felici perché era disponibile a nuove donazioni di sperma e di conseguenza a chiavarla per ingravidarla ancora e anche perché lo avremmo rivisto, e io in particolare perché avrei osservato che avrebbe ancora chiavato e fecondata mia moglie.
“Caspita! … il nostro Federico avrà decine e decine di fratelli e sorelle sparsi per l’Italia.” Dissi sorridendo.
Lei alzò le spalle e sorrise mentre io continuavo a parlare dicendo: “Quante donne ha chiavato e fecondato quel napoletano… da non credere.”
Quel periodo Laura aveva ventinove anni e lui quasi 45 anni.
Quel portare il figlio, mostrarglielo anche se ero rassicurato dalle parole di mia moglie lo vivevo con umiliazione e sofferenza, nei miei pensieri era come se lei gli dicesse:
“Ecco!... Guarda Ciro che bel figlio mi hai dato e ora ne voglio un altro, mi offro di nuovo a te per farmi ingravidare!”
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