I NOSTRI CONTATTI

IMMORALEX

SEGUI I NOSTRI SOCIAL:

angeverd53@libero.it

123456789


STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

IL DONATORE DI SPERMA

cap. 20 peccato infedeltà - copia.jpeg

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 21   PECCATO e INFEDELTA’         

 

Note:

“Chi l’ha detto che l’adulterio sia sinonimo di infedeltà?   Quando siamo logorati d'amare, siamo ben lieti che la moglie ci divenga infedele, a volte consente di mantenerci uniti per tutta la vita.”

G.M.

                                                                          ***********

 

A osservare mia moglie chiavata da Ciro adesa alla parete che sosteneva il  lungomare, ero eccitato e nonostante quell’uomo sconosciuto al mio fianco che mi condizionava lo sentii diventare inaspettatamente più duro dentro i pantaloni, pulsando forte, tanto che istintivamente su suo suggerimento lo tirai fuori anch’io e iniziai a toccarmi, e un calore improvviso bello, piacevole mi pervase il basso ventre quando al culmine dell’amplesso la sentii godere in piedi tra le sue braccia in un gemito seguito da un mugolio trattenuto.

Fu tremendo, non pensavo mai che avrei avuto una reazione simile da continuare a farlo, di masturbarmi mentre mia moglie veniva chiavata da Ciro, sapendo che un estraneo, un guardone la osservasse. 

Assieme a quel tizio ero diventato un guardone anch'io...il guardone di mia moglie.

La sentivo godere e vedevo che alle spinte del donatore quando glielo impiantava tutto dentro, lei d’istinto si spostava in alto con il bacino e il tronco, sfregando la schiena e il sedere contro il muro.

Non resistetti nel vedere muovere il bacino di mia moglie con il cazzo duro dentro come a impalarla, imprigionato tra il muro e la pelvi di lui davanti, strusciare il culo nudo sul cemento e spingere in avanti per essere penetrata di più a fondo. Quella forma di calore che mi aveva pervaso aumentò maggiormente, come se avessi avuto la febbre, in quel momento avendolo durissimo, continuai a masturbarmi depravatamente, osservando Laura in piedi adesa alla parete chiavata da quel porco... altro che donatore.

Negli occhi e nell’espressione del viso di mia moglie coglievo un piacere intenso che non aveva mai avuto prima con me, una sorta di godimento perverso ad essere presa lì, in un luogo pubblico, all’aperto e ad essere scrutata da quel guardone che si masturbava osservandola.

Gli aveva aperto le gambe in modo osceno, perché io, ma anche l'altro la vedessimo bene in tutta la sua volgarità, non più come moglie per bene ricevente di sperma per essere fecondata e futura mamma, ma come donna vogliosa...una puttana da quattro soldi disposta a farsi chiavare da quasi uno sconosciuto in una spiaggia maleodorante e disordinata.

Tra il rumore della risacca delle onde e il caldo sentivo il suo respiro accelerare quando le mani di lui assieme alle spinte del suo cazzo nell’amplesso le accarezzavano il corpo e la baciava o in bocca o sul collo o sul seno.

Ero turbato ed eccitato al massimo, non perché avveniva la donazione, ne aveva già avuto due, ma nel modo come accadeva, lei li, nuda in una spiaggia che anche se sera tardi, quasi notte, si era sempre in un luogo pubblico e con oltre me, un guardone a osservarla.

Come un automa la scrutai, vedevo lei ormai incurante di essere completamente nuda, a gambe divaricate e lui davanti a lei con i pantaloni giù alle cosce dare colpi ritmati con il bacino dentro e contro di lei. Ancora una volta come le precedenti ero come assente, sollevato, incredulo, geloso, contento, cornuto, ma anche invidioso che lui fosse con mia moglie e la stesse possedendo meglio di me e mentre sbalordito mi chiedevo com’era possibile che in pochi giorni eravamo caduti così in basso e fissavo negli occhi Laura timorosa, lei a sua volta mi osservava godente a bocca socchiusa, in preda a un piacere che non riusciva a controllare.

 

A ridosso di quelle cabine eravamo io e l'altro con il cazzo fuori, e vedere il fallo duro ed eretto di quello sconosciuto, con la cappella diversa dalla mia, più grande e violacea, era depravante. E per un attimo mi misi a pensare alle nostre aste di carne, tutte e tre dure e piene di desiderio per mia moglie, e mentre quella di Ciro la possedeva realmente per la donazione, le nostre due osservandoli le masturbavamo per lei.

E mi venne in mente quella di lui, del donatore. Avevo già visto il suo fallo a casa nostra e ce l'aveva, leggermente girato in su, che le permetteva in quella posizione eretta di chiavare bene anche in piedi. Esteticamente era bello, con la cappella arrotondata e l'asta lunga e massiccia di discreta circonferenza, che mostrava con superbia quando si voltava verso di me con il cazzo oscillante. Il mio, normale, aveva l'area del glande più stretta e a cappuccio appuntito, (assomigliante alla punta di una matita arrotondata), mentre l'asta era tutto dello stesso diametro, presentando una parvenza uniforme ed era dritto e non molto lungo.

Il guardone aveva un fallo con un glande molto grosso e prominente e un'asta corpulenta e voluminosa, più stretta del glande, di quelli chiamati pene a fungo.

 

La sessualità che vivevo in quel momento non era intrisa solo di eccitazione, ma anche di ansia, perversione e paura, che mi davano una sorta di tormento piacevole a osservarli fare sesso, con lei aderente alla parete. Così come provavo sentimenti di inadeguatezza, di frustrazione e di rabbia assieme al disagio ad essere lì con quell’uomo, e avevo difficoltà ad allontanare quelle emozioni e tutto gravava oltre che sulla mia personalità anche nei confronti della mia sessualità.

Invece il tipo affianco a me, quel guardone era tranquillo e si godeva quel rapporto mostrando una espressione di libidine.

Osservavo mia moglie e notavo il suo piacere salire, alimentarsi dalle spinte del donatore in vagina, assieme ai suoi sguardi, alle parole, carezze, che incrementavano le altre fasi che sarebbero seguite, desiderio, eccitazione, orgasmo e risoluzione. 

Laura godeva... esultava e lo baciava in bocca con la lingua dentro, si vedeva in viso e da come si muoveva e sfregava il sedere e la schiena sul muro per mantenersi in equilibrio... se ne accorse anche lui che esclamò con un sorriso trionfale:

" Brava … godi! … Godi! …Lasciati andare."

Lei muoveva i fianchi dal piacere senza riuscire a restare ferma, ma li muoveva in modo lascivo e provocante, come una ballerina di danza del ventre, ondeggiandoli e scuotendoli, mentre lui le dava pacche schioccanti sulle cosce e sulla parte laterale dei glutei, dicendole parole oscene.

Laura emetteva dei rantoli di godimento ogni volta che le spingeva il cazzo fino in fondo, ma ogni volta che si allontanava, istintivamente lo afferrava per le natiche o le spalle riportandolo verso di lei, dentro lei, di più….

Era in una fase particolare.

Dal benessere del piacere rilasciò anche i muscoli tesi delle cosce, aprendole di più. Lui entrava con l’asta della sua carne dura in lei arrivando a fondo contro la cervice dell’uterina,

ricevendo lei a fondo il suo glande, inarcandosi, con le spalle contro il muro sentendolo toccare l’utero e in preda a quel piacere, a quella carnalità e oscenità che non aveva mai conosciuto prima, si lasciava andare aprendosi completamente e strusciandosi sul muro.

Si dimenava contorcendosi e ansimando, imprigionandolo con una gamba sulle sue come per non farlo scappare e tenerlo dentro lei a volerlo sentirlo a fondo, nel ventre, in quella posizione volgare da donne da strada.

Era tutto impressionante, sembrava davvero una donnaccia con quei gemiti e quei gesti. Pareva di osservare un video amatoriale porno.

Il viso mostrava emozione, sbarrava o socchiudeva gli occhi a seconda dei momenti, come a cercare di mettere a fuoco qualcosa dentro lei, incredula di quello che stava facendo.

Le pupille erano dilatate come quando si prova piacere, un piacere sfrenato, come se fosse un’estasi, come se fosse drogata.

 

Chiuse gli occhi dondolando la testa e roteandola all'indietro, come in assenza di coscienza, sfregando anche i capelli sulla nuca nel muro, con il capo rivolto in alto come se guardasse le stelle, per poi abbassarlo velocemente verso lui aprendo gli occhi e le labbra per baciarlo...  e lasciare che la sua lingua frugasse nella sua bocca assieme alla sua, per poi staccarsi esaltata guardandolo ansimante provocatoriamente in viso.

Dall’eccitazione era scoordinata nei movimenti, muoveva il capo e le braccia involontariamente, le sue mani lo toccavano, accarezzano e stringevano.

Quei gesti e movimenti improvvisi e non coordinati avanti e indietro o di lato, la spettinarono tutta e le fecero pendere i capelli sul volto coprendone una parte, assieme alla fronte e a un occhio, mostrandola vogliosa e purtroppo sempre più volgare. 

Infastidita, con un altro movimento del capo accompagnato dal gesto della mano li spostò di lato, riscoprendo il viso, mostrando l'attaccatura del naso alla fronte corrucciata dalle rughe nel centro, espressive della tensione e del godimento che provava, mentre il trucco con il sudore si sfaldava diventando irregolare e osceno.

Socchiuse la bocca, ad aspettare che arrivasse ancora la sua lingua che era uscita, mentre i muscoli mimici contraendosi entravano in tensione assieme al desiderio e il piacere, cambiando l'espressione dolce del suo viso in quella avida e libidinosa di una donna vogliosa.

Le labbra si congiungevano e discostavano spesso cambiando forma e aspetto al suo volto in pochi secondi, le univa o le apriva mostrando i denti o le protendeva in fuori o estendeva lateralmente dischiudendo la bocca, quasi come se parlasse da sola in un linguaggio erotico che solo lei capiva in quel momento, fatto di desiderio e godimento a sentire l’asta di Ciro dentro di le.

La bocca in quello stato di avidità e attesa lussuriosa si apriva di più, lasciando entrare la lingua di lui, quando da padrone Ciro decideva di farlo, tra le sue labbra, succhiando la sua con voglia e con l'apice volteggiare sul palato e sui suoi denti.

La fronte sudata a quella tensione mostrava le sue palpebre tremolanti colorate dall'ombretto color fumé ormai sfaldato.

Era incredibile quello che vedevo, non solo si lasciava possedere lascivamente addossata a un muro dal donatore, ma partecipava godente.

Vidi nei movimenti del capo alla luce del lampione e della luna, il collo lungo e teso, con i muscoli contratti, l'espressione in quel momento era di piacere e iniziò ad ansimare velocemente come se le mancasse l'aria, scuotendo il torace e il seno su di esso.

All'improvviso un suono le uscì dalle labbra, un gemito che diventò lungo e interrotto, era un gemito di piacere, di godimento…:

”Ooooooooooohhhhhhhh!!!!!!”

“Gode!... Sta godendo…!!” Mormorò il guardone vicino a me osservandola sempre masturbandosi. Non me lo sarei mai aspettato di vederla nuda e davanti a quel guardone godere in quel modo lascivo e lasciarsi andare completamente.

 

All'improvviso rialzò la testa, sobbalzando su un colpo di cazzo deciso e profondo della sua asta dura che le urtava l’utero e assieme al movimento improvviso del capo i suoi orecchini pendenti oscillarono ai lobi delle orecchie, brillando nella semioscurità dal riflesso della luce alle sue spinte peniene in vagina, dandomi il senso con quel ciondolare luccicante, del piacere che provava, cambiando forma e scintillio.

Vedevo lui darle volutamente baci succhiandole le labbra, la gola e il mento come i ragazzini in una sorta di succhiotto. Addentandolo in quello che chiamano ‘ morso d’amore’, fingendo di morderlo con una pressione leggera, mostrando i denti, per segnarlo volutamente e farle ricordare l'accaduto quando si sarebbe guardata allo specchio.

Una forma di gelosia mi pervase, nel vederla lasciarsi succhiettare il collo ed il mento come se fosse una fanciulla innamorata e godere con lui anche di quell’atto. Della donazione asettica e distaccata che in chat avevamo stabilito di praticare, nemmeno l’ombra…. L'aveva effettuata la prima volta solo per possederla carnalmente dopo, ma non solo quello… vedendola perfetta, educata, pudica e fedele, voleva anche involgarirla, corromperla, contaminarla con la sua degenerazione, facendole apprezzare tutto quello di sconveniente e osceno che le praticava.

 

Nuda contro la parete, scorreva le sue mani sul collo di lui e gli infila le dita tra i capelli brizzolati della tempia e della nuca, mentre lui dandole spinte sempre più profonde al limite dello sfondamento, la fece sobbalzare e chiudere gli occhi dal piacere.

Era un'altra donna, e si rendeva conto di tutto quello che avveniva, ed ero preoccupato e curioso di vedere il giorno dopo come si sarebbe comportata e cosa avrebbe pensato di sé stessa.

Li osservavo che si toccavano sudati dalla passione e tensione; e la maglietta di lui trasudava di sudore chiazzandosi di scuro.

Lei era partecipe, più che con le parole con il corpo e i gemiti, e la sua disponibilità e arrendevolezza a lasciarsi “fare” dalle sue azioni, mentre lui continuava ad offenderla e umiliarla mi dava rabbia.

All’improvviso esclamò con voce forte:

“Ti piace farlo come le puttane contro un muro? “Dandole nel contempo colpi profondi.

Avevo sentito bene e anche lei, le chiedeva se le piaceva farlo come le puttane, e pensavo che non dicesse nulla, non reagisse e invece a quella frase i suoi occhi da spalancati dal piacere si socchiusero per poi riaprirsi subito; ferma, impalata a quel muro alle sue spalle dalla carne viva e calda di Ciro, era un’altra.

“Sii!!...Siii!!!” Gemette all’improvviso Laura alternando quel gemito urlato ai baci che le dava lui quando spingeva dentro lei la sua asta. Per un momento mi sembrò tutto irreale, pazzesco, impossibile:

“Che ho fatto!?” Mi chiesi preoccupato a sentire mia moglie considerarsi una puttana.” Cosa ho creato o svegliato in lei?... L’ho fatta diventare una dissoluta, una libertina? “Ma l'osservazione di quella visione di lei così impudica e oscena purtroppo mi eccitava e quel pensiero fu sormontato dall’eccitazione.

Probabilmente lui sapendo che ero vicino che osservavo e ascoltavo, lo faceva apposta a umiliarla e dirle quelle parole, per mostrarmi che anche la mia Laura era una donna come tutte le altre, che le piaceva chiavare… e fare sesso in tutte le sue forme, una sorta di vendetta postuma a tutti i suoi atteggiamenti e tentennamenti verso lui, al suo perbenismo ed essere donna borghese educata in un determinato modo.

Lei, con le gambe tese ma divaricate e i muscoli in tensione per il peso del corpo e la posizione, avvertiva la stanchezza per il sostenersi su, a volte le cedevano le gambe, impalandosi di più della sua carne dura dentro lei. Era sconcertante.

Ero sconvolto.... Mi aveva colpito molto la sua disponibilità e partecipazione, che lei cercasse la sua bocca, i suoi baci, la sua lingua... e volerla nella sua, lasciarsi fare i succhiotti, andando oltre al fatto che lui gli piacesse fisicamente. Lo trovavo scandaloso e scioccante comportarsi così, per la donna che era e per la madre che sarebbe diventata.

Nel sentirla ansimare, con le mammelle premute dalle mani di Ciro o schiacciate contro al suo torace, pensavo al fiato uscente di mia moglie godente e boccheggiante dal profumo gradevole che conoscevo bene, caldo e pulito, urtare nell'uscire con forza contro i denti e su il viso di lui e quello di Ciro, dal gusto forte di tabacco e liquore arrivare sui suoi capelli, la fronte, il viso.

Pensavo a quel porco che possedeva mia moglie, che me l’aveva fecondata e ingravidata, al mio rimorso e pentimento, a quella forma di gelosia eccitante che mi invadeva, al loro scambiarsi la saliva oltre che i baci e la lingua nelle loro bocche. Alle sue linguate, ai suoi finti morsi che premevano i denti sul mento e sulle sue labbra, ai suoi succhiotti sul collo, sul mento e sulle mammelle, al piacere che provava lei a lasciarseli fare, come una ragazzina conquistata, ma che l'avrebbero marchiata per giorni lasciandole il segno… e lei!... Lei lo lasciava fare e ne godeva, le piaceva lasciarsi succhiare il viso e il collo, lo viveva come un atto di desiderio di lui nei suoi confronti, incurante e ignara che gli avrebbero lasciato l’impronta come la sua firma.

Pensavo, alle sue dure spinte peniene in vagina, a come mia moglie se la sentiva piena della sua carne calda, ai movimenti improvvisi del capo, facendomi capire con quel dondolarlo quanto le piacesse e godesse.

E mentre lui continuava veloce a dare spinte profonde, spostandola, quasi sollevandola da terra facendola sfregare sul muro, avvertendo gli spasmi della sua vagina sul cazzo e il suo umore bagnarlo, gonfiarlo e indurire sempre più la sua asta e la sua cappella, lei gemeva, godeva dimenandosi fino ad ansimare nella notte come un animale in calore, una cagna che soffia e guaisce quando vuole ii maschio….

Sentivo chiaramente la sua bocca emettere mugolii sempre più forti che piano piano si trasformavano sempre più per il godimento in gemiti lunghi. Ormai quasi non c’era più bisogno di tenerle le gambe allargate, era lei a farlo da sola e a protendere i fianchi in avanti per essere stimolata meglio in vagina. Come una prostituta.

 

I minuti passavano e in quei momenti la vidi continuare a stringerlo forte e dopo un istante scuotersi e sussultare in preda all'orgasmo, un piacere urlato, cedendole le gambe e abbassandosi involontariamente con il bacino e il tronco, aggrappandosi a lui, alle sue spalle, ricevendolo suo malgrado di più all'interno e gettandosi addosso e contro lui, tirandolo a sé in preda a un piacere incontrollato.

Come avevo avuto modo di leggere spesse volte su internet, immaginavo il condotto vaginale di mia moglie sotto le sue spinte, per il piacere provato, dilatarsi e allungarsi, e la osservavo e notavo in lei un tremito pelvico, dovuto probabilmente alla sensazione di calore che si irradiava dalla vagina in tutto il bacino per l'innalzamento dell'utero sotto la spinta del suo glande, con il sollevamento del canale cervicale per creare una eventuale sede interna naturale di deposito dello sperma.

Sentii un suo gemito, un urlo e vidi il rilassamento di tutti i suoi muscoli del viso, le labbra distendersi e sorridere, la bocca aprirsi di più con gli occhi rivolti in alto a roteare; mentre le sue braccia lo stringevano a lei e le sue dita si impiantavano sulla sua camicia.

Era l’orgasmo quello che provava, una scarica di energia e tensione nel raggiungimento del picco del piacere fisico e mentale, un’esplosione di godimento e sensazioni straordinarie, continuando a spingersi con la pelvi dal muro contro lui.

In quell’orgasmo così forte e violento sembrava che perdesse conoscenza per qualche attimo.

“Ooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!! Mmmmmmhhhhhhhh!!!!!!”

Era forte e prepotente, probabilmente avvertito in quel modo a causa della situazione, e pervasa dall'estasi orgasmica godeva con lui, sapendo che era lui, sapendo che mi tradiva e rendeva cornuto e lo sapeva …e lo approva e accettava in quel luogo.

 

Il guardone bavoso mentre si masturbava si avvicinò di più per osservare meglio e si mise affianco a me, mormorando:

” Le proprio una gran maiala questa turista… povero il biscaro che si è ammogliato con lei, avrà per tutta la vita le corna, un palco come quelle di un cervo…” E rise.

Lo guardai ma non dissi nulla, non resistetti e iniziai a masturbarmi freneticamente in preda a un raptus, mentre quel guardone mi osservava sorridendo, finché venni in pochi secondi, venni anch'io con un rantolo che mi morì in gola vergognandomi, in un orgasmo incontrollabile, mentre vedevo loro avvinghiati che si possedevano ancora. Riversai anch'io le mie poche gocce di sperma su quella sabbia sporca e maleodorante, ma con immenso piacere, guardando mia moglie negli occhi, mentre le spinte di Ciro in preda agli spasmi della vagina e dell'orgasmo di mia moglie erano diventate più lente ma non meno profonde.... Ciro aspettò fino all'ultimo prima di venire, sapeva controllarsi.

Lo sentivo parlare a bassa voce con mia moglie, sussurrarle qualcosa ma non capivo, lei era esausta e lui portò la sua bocca sul suo collo dandole dei piccoli baci e succhiotti tra i loro respiri affannati… con un suo ultimo e lunghissimo mugolato di piacere.

Le venne dentro, fermandosi e impalandola alla parete, facendola alzare in punta di piedi sulle zeppe, con la cappella rivolta in alto puntata contro l’utero a spingerlo su, e lei a gambe larghe quasi seduta sulla sua asta, le spalle al muro in preda a scosse di contrazioni muscolari incontrollate e nervose spingere sempre la pelvi verso lui che le stava eiaculando dentro …fu tremendo, impressionante, sconvolgente. 

Aveva i capelli sudati, spettinati e appiccicaticci alla fronte e alle tempie, tirati indietro da lui con le dita quando l’accarezzava e baciava, lo sguardo allucinato e il respiro ansimante con la fronte umida e inespressiva.

La bocca socchiusa, quasi aperta come di chi ha goduto molto e ha fame d’aria e tutti i muscoli del corpo prima tesi fino allo spasmo, poi all'improvviso rilassati dopo l'orgasmo.

Quel poco trucco che aveva disfatto sulle sue palpebre tremanti e colorate la rendevano oscena e la imbruttivano. Ma con il volto esprimeva emozioni di sofferenza e piacere ogni volta diverse.

Il piacere era arrivato, prepotente, come un uragano infinito le aveva pervaso tutto il corpo, senza che lei capisse come.

 Si sentiva la voce di lui che le diceva: “Apri gli occhi!”

Ma lei non ci riusciva, non capiva, era assente, stordita, i suoi occhi erano altrove estasiati, impegnati a visualizzare nel vuoto e nel buio emozioni che toccavano tutti i sensi, e restava lì con gli occhi socchiusi a godere con ogni millimetro di pelle, impregnarsi del suo odore, nutrirsi del suo sapore.

Era terribile, peggio della volta precedente, mai avrei pensato potesse avere una reazione fisica e sessuale del genere mia moglie, mentre lui la soffocava con la sua lingua in gola, riversando la saliva dentro la sua bocca, sulla lingua di lei, succhiandole e tirandole con i denti le labbra in fuori, facendole succhiotti che lei godente non sentiva nemmeno più, ma talmente intensi da lasciarle l'ecchimosi.

Se mai prima avessi avuto qualche dubbio, dopo quella sera capii che il donatore era come tutti gli altri, solo un porco! Un maiale! Che con la scusa della donazione, voleva chiavare solo le mogli degli altri; ci aveva ingannati e rovinati sessualmente e sentimentalmente, perché niente per noi sarebbe stato più come prima. Stava dimostrando quello che era realmente, un porco depravato.

Aprendo gli occhi Laura mi vide vicino a lui e ci guardò. Mi guardò negli occhi, annuendo e sorridendo maliziosa senza rendersi conto che così mi umiliava di più, senza allentare la stretta e i movimenti del bacino verso lui.

Fu troppo!! Mi sentivo doppiamente umiliato… disonorato.

Il suo orgasmo e stato paradisiaco, sembrava non finisse mai e continuasse sempre, ansimava e gemeva sotto i colpi profondi di Ciro, mentre noi osservavamo e il mio vicino guardone commentava continuamente masturbandosi fino a venire anche lui con schizzi violenti e abbondanti di sperma sulla sabbia.

In quel momento ero confuso e stravolto, non capivo perché avessi acconsentito che mia moglie lo facesse lì, invece che a casa nostra in un comodo letto.

Vedendola in quella esplosione di gioia fisica e mentale, tutte le mie sicurezze e certezze su di lei si annullarono in un secondo. Non dissi nulla e restai assieme a quell’uomo che osservava mia moglie posseduta da Ciro, il napoletano. Avevo il cuore in gola e la testa che iniziava a farmi male per la tensione.

Ero pentito di tutto quello che avevo accettato e fatto, compreso aver scelto il metodo della donazione di sperma naturale, diretta e privata, con quel metodo lì avevo rovinato mia moglie sessualmente per sempre oramai e irreversibilmente, e anche io mi ero rovinato sessualmente. Meglio sarebbe stata la fecondazione artificiale… ma oramai!

 Cercai di deglutire, ma non avevo la saliva, quella tensione mi aveva asciugato la bocca.

Avvertivo una stretta allo stomaco.

Lo vidi fermarsi impalandola probabilmente stava venendo anche lui, stava riversando il suo sperma caldo contro l’utero di mia moglie, come aveva fatto altre due volte e seppur peccaminosa stava avvenendo la donazione, il rito si compiva di nuovo anche se in modo osceno e perverso.

Restò un paio di minuti fermo in quella posizione a svuotarsi dentro di lei, finché smise di spingere lasciandola abbassare e vidi che lo tirava fuori da dentro la vagina, ancora duro e bagnato di piacere, con la cappella sporca di sperma e pensai con un senso di liberazione:

” Finalmente è finita. È finito tutto…. Dio ti ringrazio!”

Non vedevo l'ora di ritornare a casa e abbracciarla e coccolarla. Stranamente a vederla così con il rischio di perderla, scoprii che le volevo più bene, che l’amavo di più, lei era mia.... ma purtroppo non era la fine, ma un inizio di qualcosa di più depravante e perverso di quel rapporto sessuale.

Laura aveva provato il piacere perverso molto fisico dell’eccitazione, il piacere sconvolgente dell’orgasmo, e ora avvertiva il piacere sottile dell’appagamento, dell’estasi durante la fase di risoluzione, al termine del suo rapporto sessuale.

Aveva ancora le gambe tremanti che le cedevano e restava aderente al muro con il sedere e la schiena appoggiati, sentendo lo sperma di lui dall’alto dell’utero colarle in vagina verso la vulva .... era una strana sensazione quella che avvertiva.

Come si tolse, lui si voltò verso me e mi guardò dicendo:

“Su vai! Tocca te ora! Donagli il tuo sperma.”

Era un bel gesto, ed ero eccitato non lo nascondo, ma non avevo più l’erezione, mi avvicinai e lei ancora nuda adesa al muro in preda all’estasi mi guardò per qualche secondo silenziosa. Poi lui mi spinse di dietro:

“Su chiavala!... Cosa aspetti!?”

Mi avvicinai emozionato tra le sue gambe ancora divaricate, non so nemmeno io perché, lo tirai fuori, vidi e toccai la sua figa ancora dilatata, con il foro aperto dal rapporto sessuale, calda e depilata con le grandi labbra bagnate di sudore, umori di piacere e sperma. Ma non potevo farlo.

Lei mi aspettava, mi attendeva come la prima volta, mi voleva, lo vedevo dal suo viso, il suo sorriso e non volevo deluderla.

Avrei voluto chiavarla anch’io, ma non ci riuscivo, non mi veniva più duro.

Fu in quel momento che si fece avanti il guardone ansimante e tutto eccitato dicendo:

“Lo faccio io, la chiavo io ... io ce la faccio, ce l’ho ancora duro!”

Lui lesse il terrore nei miei occhi e in quelli di Laura, non so se lei avrebbe accettato di farsi chiavare anche da quell’uomo, ma in quella situazione e in quello stato di confusione ed eccitazione con lei in calore, tutto era possibile, poteva avvenire di tutto, anche che si concedesse a quello sconosciuto su ordine di Ciro.

“No tu no!” Gli disse lui.

Ma insisteva:

“Perché no?! …Ce lo bello duro e mi piace lei… dai fammela chiavare anche a me per favore!” Esclamò.

“No…!” Ripeté Ciro e rivoltandosi verso di me fu lui a dirmi:

“Leccagliela allora! Vieni qua ...” Disse sorridendo perfidamente:” ...mettiti in ginocchio davanti a lei e leccagliela che ha appena finito di chiavare e di godere ed è bella calda e piena di sperma… di tuo figlio! “

Io e mia moglie ci guardammo negli occhi a pochi metri di distanza, lei non diceva nulla, lui mi prese per la spalla e mi portò davanti a Laura, e come aveva fatto con lei, premendo sopra mi spinse fino a farmi inginocchiare davanti, come a sottomettermi a lei e spingendomi con il capo contro la figa dilatata, umida e calda di mia moglie mi sollecitò:

“Su dai leccagliela!... Leccagliela che lei lo vuole … vuole te ora!” … Aggiungendo con una smorfia maliziosa:”” Per leccarla non serve averlo duro.” E sorrise.

Io accostai la lingua iniziai a leccarla.

Quando appoggiai la lingua sulla sua fessura aperta, avvertii un forte odore di selvatico e limone… e alla prima leccata sentii la figa calda e bagnata, di un caldo umido impressionante che arrivava dall'interno della vagina, cosa che mai aveva avuto così con me, da dove uscivano una mescolanza di odori densi e forti, ed essendo anche dilatata potevo sentirli bene e penetrarla con la lingua. D'istinto iniziai a leccarla, girando il capo in alto verso lei a guardala. Ero in ginocchio davanti a mia moglie a leccarle la figa che aveva appena chiavato con Ciro il suo donatore di sperma, sborrata internamente, piena della donazione del suo sperma.

Mi sentivo inferiore, sottomesso a lei, eppure mi piaceva quella condizione. Lei mi guardava dall'alto e chiudeva gli occhi, godeva forse… come le sgualdrine si prese le mammelle nelle mani e iniziò ad accarezzarle e stringerle come le donnacce.

Intanto lui ancora con la sua asta fuori si era avvicinato e parlava con il guardone sorridendo probabilmente di noi… spiegandogli chi ero io.

La leccai perversamente con passione e avidità, come non avevo mai fatto, anche dentro, fin dove mi arrivava la lingua avvertendo tra i vari sapori, un gusto di mandorle in bocca, probabilmente senza volerlo avevo toccato con la punta della lingua anche lo sperma di lui che iniziava a scendere per colare fuori. Era tanto bagnata e dilatata che infilai la lingua facilmente in quell’ardore lussurioso e quell'odore forte di sesso e selvatico che emanava la sua figa appena chiavata da un altro.

“Così bravo! Continua che lei non dice niente ma le piace.”

Mi sollecitò lui dietro le mie spalle, accarezzandomi il capo e i capelli come se fossi un cane ed esortandomi a continuare, mentre lui avvicinatosi a lei , mentre le leccavo la figa, riprese a baciarla ancora in bocca con la lingua. Probabilmente Ciro aveva capito la mia natura inconscia, quella di cuckold e mi aveva sottomesso a lui e a mia moglie e pur piacendomi ne ero spaventato.

La sfioravo internamente sulla mucosa vaginale e avvertivo il suo sapore pizzicante e aspro, ma anche il sapore di  mandorle aumentare nella vischiosità che avvertivo sulla lingua, mi resi  conto che stavo leccando anche il suo sperma, ma non mi faceva schifo, ma anzi in quel contesto e quel momento mi  eccitava, ed avvertivo  il tremore forte del piacere sotto tutti i suoi aspetti, l’odore , il sapore , il calore e l’umidità della sua figa sulla lingua e nel naso,  assieme all’umiliazione e la sottomissione, che mi davano esaltazione e piacere.

“Così, bravissimo, continua…”  Continuava a dirmi Ciro deridendomi e umiliandomi davanti a mia moglie e a quell’uomo che guardava; ma non dicevo nulla... mi piaceva farlo. Mi incitava, mi sfidava e in quel momento non capivo più niente e leccavo lei che muoveva e ruotava il bacino facendomi assaporare il piacere dei loro orgasmi.

Dopo un poco mi disse.

” Va bene! Alzati, anche tu le hai dato e ricevuto piacere anche se in modo diverso. E fece segno a mia moglie di andare davanti a lui e prendendola per mano la portò dietro sé.    

E vedendola seguirlo, mi domandai:

“Che intenzioni ha? … È nuda Laura! Dove la vuole portare? …  In riva al mare forse?...  Ma se c’è o passa qualcuno e la vedono nuda? “Mentre dietro di loro assieme a quel guardone che mi sorrideva osservavo.

Invece fatti pochi passi scendendo da cemento sulla sabbia guardandola fissa negli occhi le disse autoritario:

” Inginocchiati!”

Accompagnandola con la mano sulla spalla come aveva fatto con me, e lei assoggettata a quella spinta si inginocchiò nuda davanti a lui sulla sabbia, che le offrì il suo glande contro le labbra chiuse.

La vidi inginocchiarsi a lui, in quella posizione di sottomissione.

Capii subito cosa voleva fare e anche mia moglie lo capì, desiderava che avesse un rapporto orale con lui. Era incredibile fino a che punto osasse spingersi e ci umiliasse, con quel tizio che osservava.

Lei d'istinto cercò di ritrarsi con la testa e voltarla, ma lui la sollecitò:

“Dai bacialo! Leccalo un po’ .... tuo marito non ti dirà niente, piace anche a lui guardarti che lo fai.” 

Laura con i capelli in disordine e il viso sfatto restò immobile si voltò tra il chiaro-scuro della spiaggia e mi guardò. Ci furono alcuni secondi di silenzio che sembrarono una eternità, io non dissi nulla... a lei non piaceva quella pratica volgare e poco igienica, lo sapevo, con me si rifiutava sempre di farla e pensavo che non l’avrebbe compiuta mai, e capii l'indecisione che manifestò nel dover baciare e prendere in bocca il pene di quel napoletano, capii il disagio e la meraviglia che probabilmente provava a quella richiesta, e anche a vedere la mia passività nell’osservarla. Come io mi ero inginocchiato a lei, ora era lei inginocchiata a lui, a umiliarsi e sottomettersi a Ciro.

Dagli occhi di mia moglie, guardando quell'asta ormai piegata che a fatica manteneva una semi erezione, traspariva anche il suo desiderio inconscio a volerlo fare, baciare davvero e, leccare quel pene che le aveva dato così tanto piacere, perché era bello il suo cazzo, ancora quasi duro e vigoroso, lucido e bagnato dai suoi stessi umori e sul glande sporco dal suo stesso sperma.

Mi venne un impeto di gelosia che si fuse assieme al tormento. Le effusioni di lui con la mano sui suoi capelli e le esitazioni di lei mi angosciavano ed eccitavano, e mi dissi:

“Un rapporto orale con quel napoletano… con lui che l’ha appena posseduta? ... No!... Non posso permetterlo. “

Ma vedendola tentennante che mi osservava fui preso anch'io dal desiderio di vederla umiliata e sottomessa a lui, come se la volessi punire per aver chiavato e goduto con Ciro e mi dissi:

” O adesso o mai più!”

E feci dondolare il capo in senso affermativo, come a dirle:” Fallo! Prendilo in bocca!” Anche se avrei voluto urlare:” Nooo!!...Non farlo Laura!! Andiamo via!!"

Quella contrapposizione di sentimenti e desideri contrastanti era adrenalina per me, il volere e non volere era tormentoso ed eccitante.

Voltandosi mi guardò ancora, ma senza più esitazione e abbassandosi con il capo, quando fu all'altezza del suo cazzo con una mano gettò indietro i capelli e con l'altra su sua richiesta gli aprì e tirò più giù i pantaloni. Timorosa gli prese il pene tra le dita ingioiellate, con la fede nuziale che brillava all’anulare, con le mani tremanti e con una delicatezza tutta sua e una leggerezza che poche donne hanno, avvicinandosi con la lingua fuori come i cani quando desiderano bere alla ciotola si porto con la bocca sopra sporgendo le labbra, si chinò iniziando a baciargli il glande incurante dello sperma.

“Brava così!”  Disse Ciro.

E battendo la mano sotto il suo mento la esortò:

“Su... su da brava Laura, apri la bocca e tira fuori la tua bella lingua da vitellina…” E intanto le dava colpettini sotto il mento:” Su tirala fuori… e leccalo un po’, dagli tanti bacetti che se lo merita ti ha dato tanto piacere … ti ha fatto tanto godere.”

Lei la tirò fuori e come se fosse un gelato iniziò a leccarlo, iniziando a pulirglielo incurante fosse sporco del suo sperma, dello sperma che l’aveva fecondata e le avrebbe dato un figlio, facendomi morire di vergogna.

D’istinto urlai un “noooooo!!!!” Tanto forte che il guardone vicino a me trasalì e si spaventò guardandomi.

Un " nooo!!” che avevo dentro, che significava tutto. Ma era troppo tardi, lei senza nemmeno girarsi e darmi retta, forse eccitata, iniziò a leccarlo, mentre Ciro sorrideva trionfante di averla vinta.

 Lo leccò pregno degli umori della sua stessa figa e del suo orgasmo, leccandolo come una cagna in calore.

Mi sentivo avvilito e impotente per quello che avevo fatto e per quello che stava facendo lei, praticamente leccandogli il glande, glielo puliva tutto, lo lavava dal suo sperma e anche lei lo assaporava e deglutiva come avevo fatto poco prima io leccando nella sua vagina ….

Non potevo credere che fosse mia moglie quella donna... che inginocchiata come se pregasse, davanti a lui le faceva un pompino.

L'inesperienza di Laura si notava, non era pratica nei rapporti orali, ma lui le andò in aiuto mettendole una mano sulla nuca, sotto i capelli e prendendoglieli tra le dita l’accompagnò e

la spinse avanti e indietro, mentre con l’altra accarezzandole il viso e la sua lunga chioma bruna, si faceva spompinare. Lei gli teneva in mano il pene che gonfiava sempre più sotto la sua lingua e conducendola per il capo all'improvviso glielo spinse di più tra le labbra, dentro, in bocca; sollecitandola sempre accarezzandole amorevolmente i capelli e la fronte a succhiarglielo bene:

“Succhialo! Succhialo!”

Lei senza opporre la minima resistenza si lasciò penetrare introducendo il glande in bocca, lo vidi entrare tra quelle labbra magnifiche, tra il balenio dei suoi denti bianchi e perfetti e la fede nuziale al dito che tenendolo brillava sulla mano, mentre il seno sotto in un sospiro lungo si sollevò. E lo succhiò vincendo con l'eccitazione gli odori sessuali della sua stessa vagina e di sudore che emanava il suo cazzo pregno.

 “Succhia con calma … prendilo tutto bene in bocca…”

Le diceva spostandole perfidamente con la mano i capelli dal volto in modo che la vedessimo bene viso che spompinava, dandole lezioni di fellatio.

“Saper fare bene i pompini è un arte!” Mormorò accarezzandole il capo:” Prima inizia leggermente e lentamente, poi in modo intenso con passione…” Era assurdo, la istruiva mentre la guidava a succhiare e leccare il suo cazzo, lasciando che le sue labbra e la sua saliva avvolgessero completamente il glande gonfio e portassero via i residui di sperma e degli umori del loro piacere, continuando a sussurrarle consigli sul come fare …come se fosse la sua allieva pompinara.

La sua asta sotto le linguate di Monica era ritornata dura e rigida come il ferro ed era tra le sue labbra che entrava e usciva.

Lo succhiò con calma, lentamente, seguendo i suoi consigli, mettendosi tutta la cappella in bocca, vedendola bene io quando lo succhiava, con le guance afflosciarsi e rigonfiarsi come quelle di un mantice.

 “Leccalo!... Lecca bene la cappella… veloce con la punta della lingua!” La esortava lui, e lei come incontenibile presa da una frenesia improvvisa lo faceva.

Lui dall’alto la osservava soddisfatto inginocchiata davanti a se, spostandole  spesso  con la mano libera i capelli  dalla parte destra del volto scoprendoglielo bene, come spesso si vede nei video porno di fellatio, per renderle il viso libero e far vedere a me che li stavo osservando, che mia moglie gli stava facendo un pompino; incrociando spesso lo sguardo con lei, che inginocchiata nuda sulla sabbia davanti a lui osservava anche me con vergogna e timore,  come a cercare di capire cosa pensassi io. Era terribile …questo non doveva succedere.  

Tenendola per i capelli, mentre il pene era dritto in bocca, le fece mettere la mano alla sua radice e sotto i testicoli ad accarezzarli e sfiorarli nella loro pienezza e turgore.

Era una scena scioccante, oscena, vedere mia moglie Laura in ginocchio davanti a lui, in quella posizione sottomessa. Era sbalorditivo quello che faceva, le stava praticando davvero un pompino, lei, che ne aveva sempre avuto schifo non solo di prenderlo in bocca, ma di baciarlo e leccarlo, quando chiedevo di farlo a me.

Glielo succhiò finché senti la voce di lui esclamare sogghignando:

“Va bene brava! ...Basta!!.... Va bene così! Sei brava a fare i pompini, hai imparato… li sai fare bene!” Lasciandole i capelli facendole abbassare il capo con ancora la bocca aperta, e tirandolo fuori dalle labbra pieno della sua saliva, sogghignando glielo sbatte dolcemente sul volto, strusciandolo sulle guance, il naso, la fronte.

Ero stravolto… Mia moglie Laura gli aveva fatto un pompino in mia presenza, come una vera puttana, senza ritegno e io senza impedire che tutto questo avvenisse.

Osservandola inginocchiata toccarsi le labbra, mi domandavo:

“Le piacerà farli? ...Ha ragione lui? “

Non sapevo cosa pensare. In certi momenti la odiavo... in tutti i sensi, ma poi pensavo che eravamo vittime di lui, e lei di me.

Si alzò aiutata da lui per un braccio, si pulì le ginocchia dalla sabbia, mentre il guardone vedendola piegare da dietro le osservava il culo.

Io feci qualche passo verso lei, mentre lui ritornava sul cemento.

 

C'era silenzio rotto solo dal frangere delle onde sulla battigia e dal passaggio di qualche auto lontana, sembrava la quiete dopo la tempesta. Lui se lo rimise dentro lo slip tirando sui pantaloni abbottonandoli e si accese la sigaretta intanto che si riordinava, bagnato fradicio di sudore nella fronte, sulle tempie e la camicia sulla schiena e sotto le ascelle.

Il guardone anche lui lo rimise dentro i pantaloni e restò fermo ad osservare assieme a me. Io restai lì a guardare mia moglie incredulo di quello accaduto, non sapendo che fare e anch’io mi rimisi a posto rimettendo il mio pene dentro i pantaloni e passandomi più volte le dita sulle labbra come a togliere l’odore, ma soprattutto quello strano sapore che mi era restato in bocca quando le avevo leccato la figa, un gusto amarognolo e aspro, che in quel momento mi dava fastidio e che volevo togliere.

Laura dopo il momento d’estasi e di perdizione tornata in se, senza più il fuoco della passione e perversione , nuda e pallida nella notte, tornò sul piano di cemento, dove era stata chiavata e in preda alla vergogna cercò le mutandine a terra, le prese e le scrollò per togliere qualche granello di sabbia e poi una gamba alla volta le infilò tirandoli su a coprirsi il sesso senza pulirlo e asciugarlo, lo stesso fece con il reggiseno e il vestito appoggiato alla ringhiera, sgualcito e oramai rovinato lo indossò, mentre quell’uomo continuava a guardarla intanto che si vestiva. Notai che dallo sfregamento sul muro, benché liscio, aveva schiena e le natiche rigate con abrasioni e strisciature, che al momento ancora eccitata e in preda alla tensione del piacere, non le davano fastidio. Poi quel guardone, facendomi un cenno con la mano come un saluto tra vecchi amici o colleghi mormorò:

“Le è stato davvero un bello spettacolo con la maiala. Fortunato il marito che le ha una donna così!”

Facendomi capire con quella frase che sapeva chi fossi.

Sorrise e si allontanò tra il buio e gli ombrelloni della spiaggia verso il mare, lasciandoci soli.

 

Quando fu vestita e pronta Laura accaldata e sudata mise apposto capelli con le dita e come un automa, barcollando sui tacchi tenendosi alla paratia della cabina fece alcuni passi verso il buio, lontano si sentivano vaghi rumori della notte, auto che passavano veloci, fanali in lontananza che fendevano l’aria, luci di barche di pescatori allargo sul mare calmo.

Quando tornai a guardarla ancora, la vidi ferma di schiena a gambe larghe, all’improvviso tirarsi ancora su la gonna svasata del vestitino e giù lo slip verso le ginocchia, abbassandosi e accovacciandosi nell’angolo vicino a dove era stata chiavata. Capii che urinava e dopo il primo getto a intermittenza, sentii il fruscio dello zampillo sul cemento.

Era accosciata in posizione di mingere, con le mutandine alle cosce tenendosi su la gonna per non bagnarla dagli spruzzi che rimbalzavano dal cemento tra i suoi piedi.

Era volgare ma affascinante in quell'atto naturale, ma meno che essere in ginocchio davanti a lui a succhiarglielo, non c'era stato erotismo in quella scena di fellatio, ma solo volgarità, oscenità e pornografia.

Sotto i suoi piedi in pochi secondi si formò una chiazza liquida, scura e schiumosa, che si allargava sempre più facendo rivoli spumeggianti che correndo sul cemento si portavano verso la sabbia sottostante. Stava pisciando.

Lui si avvicinò toccandole i capelli mentre lei urinava:

” È stata una bella serata!” Esclamò.

Poi finito, lei si alzò, tirò in fretta su lo slip come avesse il timore che qualcuno potesse vederla e venne a occhi bassi verso me, restandomi affianco in silenzio.

Non dissi nulla e nemmeno Laura che cercava comprensione, tenerezza e forse che la proteggessi.

Mentre sempre nel silenzio salivamo la scalinata e ci avviavamo sul lungomare Ciro esclamò:

” Andiamo a bere qualcosa? Conosco un locale che sarà ancora aperto e pieno di gente…”

“No!” Risposi deciso, riprendendo tutta la mia autorità di marito con mia moglie vicino:” È tardi, andiamo a casa noi.”

Non replicò nulla, l’aria era diventata pesante fra noi, si era creata una forma di tensione dovuta alla mia gelosia e a quello che le aveva fatto.

 Ci avviammo sul lungomare senza parlare, con lui assieme a noi che cercava di spezzare quel silenzio e parlava ma non riceveva risposte né da me né da Laura, solo qualche sguardo distaccato e assente. Finché giungemmo nei pressi del centro, allora lì ci salutammo e dividemmo.

“Ok allora vi saluto! “Esclamò allungando la mano dietro Laura e dandole una pacca sul sedere da schioccare che la fece sobbalzare irrigidendola, come se fosse davvero una donna facile. Mi guardai attorno, per fortuna non c’era nessuno, mi chiesi come si permettesse, forse era ubriaco? Ma vidi mia moglie sorriderle di quel gesto insolente e irrispettoso e come per tutto il resto restai in silenzio.

Era il tipico comportamento di chi si prende troppa confidenza, senza averla avuta.

Poi gliela porse, davanti, e lei gliela strinse, tirandola improvvisamente verso sé con uno strattone e baciandola sulle labbra in un bacio affettuoso, da amanti. Lo stesso fece con me, me la porse e la strinsi anche se avrei preferito non dargliela, ma lo feci per non apparire come un marito cornuto e geloso a cui era sfuggita la situazione di mano. E ancora mi chiedevo perché gliela stringevo. Per ringraziarlo di aver chiavato ancora mia moglie o per salutarlo con la speranza di non vederlo più?

“Buonanotte… ci vediamo domani!” Disse.

Non risposi, io e Laura disagiati per come eravamo ci avviammo verso casa. Era l’una passata.

 

Giungemmo al nostro appartamento senza scambiare una parola tra noi, nel silenzio più assoluto, con lei affianco a me in quel vestitino con la gonna svasata e tutto sgualcito che ora non mi sembrava più sexy ma solo ridicolo; non parlavamo per vergogna di noi stessi, pudore, solo quando fummo soli all’interno dell’appartamento, lei posando la borsetta mormorò:

” Vado a lavarmi.”

E si avviò in bagno.

Io andai in cucina, presi una birra, l'aprii e mi misi a bere in bottiglia, sedendomi sconsolato sulla poltrona in soggiorno, stanco, demoralizzato, pentito, arrabbiato e geloso, a pensare e guardare il vuoto sorseggiandola.

“Eh ora?” Mi chiedevo:” Dopo quello che è successo come facciamo a dirci che ci amiamo? Ritornare come prima non sarà più possibile.” Riflettevo triste e abbattuto.

Non so quanti minuti passarono so solo che sentii aprire la porta del bagno e vidi mia moglie uscire, nuda a testa bassa con i capelli bagnati che si avviava in camera con ai piedi gli infradito, e guardando in avanti sfuggiva al mio sguardo, coprendosi il collo e il mento con la mano aperta, come se avesse mal di gola. La fermai.

“Laura!!” Esclamai.

“Che c’è?” Si voltò.

“Fermati un attimo!”

Lo fece non senza apprensione, temendo qualche mia reazione, e mi avvicinai le tolsi la mano e vidi i segni di quei succhiotti sul mento e sul collo che iniziavano ad essere evidenti, anche se in quel momento si notavano appena, ma la mattina dopo sarebbero stati certamente ben visibili. Guardai bene e anche la pelle candida e delicata di una mammella era segnata da un succhiotto.

Lei mi guardò e arrossì vivendo il mio sguardo su di lei con vergogna. Le era ritornato il pudore. La feci girare e la osservai bene la schiena e il bel sedere, erano arrossati con delle striature rosse che sembravano graffi, dovute probabilmente alla compressione e allo sfregamento su quel muro che in quella fase eccitata non le faceva sentire il dolore, ma ora iniziavano a comparire e diventare fastidiosi.

“Ti fa male? ...Ti brucia?” Le chiesi passandole sopra il dito.

“Si!” Rispose titubante e sofferente.

“Non hai qualcosa da mettere su, qualche crema?” Domandai.

“Ho quella per le scottature solari.” Rispose.

“Va bene anche quella è contro gli arrossamenti cutanei. Prendila!”

E così gliela spalmai sulla schiena e sui glutei pallidi arrossati e striati e sopra i succhiotti.

Era assurdo, ci preoccupavamo delle sue contusioni ed ecchimosi e non dicevamo una parola su quello che era avvenuto, la chiavata contro il muro e quel pompino umiliante inginocchiata. Era tutto insensato, nessuno dei due aveva il coraggio o la forza di parlarne per primo tanto ritenevamo quello successo scandaloso e osceno, e come una buona famiglia borghese sapevamo che quello che avevamo compiuto era indecente e sconvolgente, ma quella sera non parlandone agivamo come non fosse accaduto.

Non sapevo cosa dire e cosa fare e quello era l’unico modo per ritornare a iniziare a parlare con lei.

“Speriamo che domani non si vedano!” Mormorò mentre la frizionavo sulla pelle, rendendosi conto di cosa si era lasciata fare, non solo sessualmente.

“Vedremo!” Risposi:” Ma andiamo a dormire…” Le dissi abbracciandola inaspettatamente, ricambiato da lei che appoggiò il capo con i capelli bagnati su di stringendomi forte, restando improvvisamente alcuni minuti in piedi, abbracciati silenziosi. Poi quando ci staccammo, notai che aveva le lacrime agli occhi.

“Mi ami sempre?” Le domandai.

“Si!” Fu la risposta decisa, mentre la lacrima staccatasi dalle ciglia le scendeva sulla guancia.

Quella lacrima significava tante cose, ma soprattutto che era finito l’amore come lo vivevamo e intendevamo noi prima, pulito, sincero, dolce e delicato.  E mentre lei andava in camera, io andai in bagno a lavarmi.

Volevo parlarle, spiegarle, ma al mio ritorno era già a letto che dormiva o fingeva di farlo proprio per non parlare. Spensi tutte le luci di casa, chiusi la porta e andai a letto anch'io.

Passai la notte agitato, tra mille rimorsi.

“Domani mattina le parlerò!” Mi dissi.

 

 

Per commenti, suggerimenti, idee, notizie o critiche, scrivere a:

dressage1@hotmail.it

Grazie.

 

 

I contenuti presenti sul blog "Immoralexx" dei quali è autore il proprietario del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o ridistribuiti in forma parziale o totale senza previo accordo con l’autore stesso e citando sempre la fonte d’origine.

È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.

Copyright © 2022 Immoralex. All rights reserved